[Lecce-sf] Fw: Amin

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Szerző: Carlo Mileti
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Tárgy: [Lecce-sf] Fw: Amin
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ricevo e inoltro

_________________________

IL MONDO NON FINISCE A WALL STREET
Settantun anni portati benissimo e lo spirito combattente di sempre. =
Samir Amin, economista egiziano, =E8 autore di moltissimi libri e di =
altrettante battaglie. Che cominciano da lontano e che oggi sempre pi=F9 =
si identificano con le rivendicazioni del movimento new global, di cui =
=E8 uno dei massimi ispiratori. Nel suo ufficio di Dakar, sede della =
sezione africana del Forum del terzo mondo di cui =E8 direttore, =
ribadisce alcuni concetti chiave che sottendono le sue lotte e quelle di =
molti intellettuali del Sud. No a un mondo globalizzato e militarizzato, =
no al neo-liberismo e all'egemonia unilaterale degli Stati Uniti. S=EC a =
una visione pi=F9 complessa del mondo, in cui entrino non solo i fattori =
economici, ma anche quelli culturali e sociali; s=EC a un "altro" =
sviluppo, al servizio dei popoli di tutto il mondo; s=EC a un processo =
di democratizzazione che parta da una riaffermazione della cittadinanza =
di tutti e dal rispetto dei diritti umani individuali e sociali.

Bei principi. Visti cos=EC, c'=E8 poco da eccepire. Ma nei fatti? Come =
trasformare la critica in proposta, l'ideale in azione?

=C8 quello che cerca di fare da trent'anni il Forum del terzo mondo. =
Abbiamo iniziato a parlarne nel 1973 a Santiago del Cile, e oggi =
continuano a discuterne un migliaio di persone, in prevalenza =
intellettuali del Sud del mondo. La nostra =E8 un'associazione di =
individui che intende organizzare un dibattito permanente attorno ad =
alcune questioni cruciali di quest'epoca, cercando di analizzare il =
mondo visto da Sud, ma non solo in termini geopolitici o economici, ma =
anche da una prospettiva sociale e culturale. Sin qui abbiamo pubblicato =
circa 130 libri, distribuiti in tutto il mondo, Cina compresa. =C8 =
chiaro che siamo molto critici nei confronti sia della mondializzazione =
che delle politiche del Nord del mondo, ma non risparmiamo neppure i =
regimi corrotti e dittatoriali del Sud. Inoltre, lavoriamo anche per la =
creazione di concrete e autentiche alternative. Per questo abbiamo =
promosso la nascita di un Forum mondiale delle alternative, nel 1997, =
un'associazione di associazioni sia del Nord che del Sud. La prima =
iniziativa =E8 stata l'organizzazione del contro-summit di Davos, in cui =
abbiamo cercato di dar voce alle vittime delle "politiche dei =
miliardari".

Il mondo visto dal Sud, dice. Ma che cosa significa esattamente?

Significa che non ci poniamo solo al livello delle grandi questioni =
internazionali che chiamano in causa le super potenze o le istituzioni =
come il Fondo monetario internazionale e l'Organizzazione mondiale per =
il commercio. Ma cerchiamo di affrontare anche le questioni che =
interessano i popoli, convinti che la marginalizzazione di taluni sia il =
frutto di politiche di integrazione ineguali e ingiuste. Per questo ci =
sforziamo di essere critici anche nei confronti delle politiche locali. =
E di analizzare quali siano le implicazioni per un'"altra" =
globalizzazione.

Lei insiste particolarmente sulla questione agraria, che invece =E8 =
largamente trascurata nei summit internazionali...

Quasi met=E0 dell'umanit=E0 vive ancora di agricoltura. Ma oggi la terra =
e l'agricoltura vengono trattate come "merci" ordinarie che sottostanno =
alle regole della liberalizzazione. La conseguenza =E8 la disgregazione =
delle societ=E0 agricole, che sta provocando un gigantesco =
impoverimento. Ma questo =E8 un problema che =E8 stato eliminato =
dall'agenda delle discussioni e che noi vorremmo assolutamente =
reintrodurre. Il diritto alla terra - in America Latina, in Africa, ma =
anche nei Paesi arabi - significa per miliardi di persone diritto alla =
vita. Ci vogliono politiche di ampio respiro e di lungo periodo e con =
ritmi che permettano di integrare i flussi di agricoltori che =
abbandonano la campagna in un processo di urbanizzazione progressivo e =
"controllato". Non abbiamo paura di dire che queste politiche devono =
essere "protette" per evitare il rischio di fare del mondo un'enorme =
bidonville e di trasferire la miseria dalla campagna alla citt=E0. =
Queste analisi partono dal locale, ma hanno anche una rilevanza globale. =
Partono da un concetto di sviluppo "popolare", di cui devono essere =
beneficiarie le masse, ma si ampliano a un discorso di riduzione delle =
disuguaglianze che =E8 la base del processo di democratizzazione.

Parla di masse, ma poi queste analisi restano circoscritte a un gruppo =
di intellettuali...

Il loro ruolo =E8 fondamentale, perch=E9 =E8 importante il ruolo che la =
cultura deve svolgere all'interno dei processi di sviluppo e =
democratizzazione. Gli intellettuali di tutto il mondo devono esserne =
implicati nella stessa misura in cui lo sono i politici e gli =
economisti, cos=EC come, pi=F9 in generale, si deve tener conto dei =
sistemi sociali, di cultura e di democratizzazione. Il tutto in un =
contesto in cui dobbiamo ripristinare il rispetto del diritto =
internazionale che =E8 stato brutalmente calpestato soprattutto in =
questi ultimi mesi.

Una frecciata, neppure troppo implicita, contro gli Stati Uniti, che =
sono il bersaglio delle sue critiche pi=F9 aspre...

Condanno la politica di militarizzazione della globalizzazione imposta =
dagli Stati Uniti. Un controllo militare e unipolare del pianeta =E8 =
inaccettabile. Pu=F2 avere effetti distruttivi giganteschi. La =
mondializzazione =E8 oggi fondata sull'imperialismo degli Stati Uniti, =
ma anche di Europa e Giappone, che reggono un sistema in cui il capitale =
=E8 dominante e il bisogno fondamentale =E8 quello di accedere a nuovi =
mercati. A qualsiasi costo. Eppure la questione economica non pu=F2 =
spiegare tutto. Del resto, la posizione degli Stati Uniti non =E8 di =
evidente dominio economico. L'America ha un deficit strutturale di quasi =
500 miliardi di dollari che tocca tutti i settori, compresi quelli delle =
moderne tecnologie, con l'unica eccezione dell'industria degli =
armamenti. La concorrenza dei Paese emergenti =E8 sempre pi=F9 forte, a =
cominciare da Cina e India, ma anche da parte di alcuni Paesi =
dell'America Latina. In un mondo veramente liberista gli Stati Uniti =
rischiano di essere battuti su pi=F9 piani. Di qui la fuga in avanti =
militare, con la violenza che compensa i limiti economici. Ma la scelta =
della guerra =E8 inaccettabile.

Come contrastarla?

Noi ci battiamo fortemente per la riabilitazione delle Nazioni Unite e =
contro la politica militarista dell'America. L'obiettivo =E8 il rispetto =
della sovranit=E0 delle nazioni e dei diritti dell'uomo, a cominciare =
dal diritto alla vita, alla terra e all'acqua, ma anche dei diritti =
sociali. Per quanto ci riguarda, =E8 chiaro che la guerra deve essere =
considerata in tutti i casi illegittima a meno che non si tratti di =
legittima difesa. Addirittura vorremmo che qualsiasi intervento militare =
sia misurato e provvisorio, e sempre anticipato o accompagnato da altre =
misure, come pressioni, embarghi, ecc. Pi=F9 in generale proponiamo una =
gestione del diritto nuova e pi=F9 complessa e una regolamentazione dei =
mercati.

Che ruolo pu=F2 svolgere l'Europa in questo contesto?

Un ruolo importante se decider=E0 di impegnarsi su questa via. Francia e =
Germania hanno gi=E0 mostrato posizioni coraggiose contrarie alla guerra =
in Iraq. Certo dipender=E0 molto dall'asse franco-tedesco, ma anche =
dalla capacit=E0 dell'Europa di allargare i propri orizzonti a Russia e =
Cina e di associarle a una politica estera pi=F9 coerente e meno succube =
degli Stati Uniti.

E il Sud del mondo cosa pu=F2 dire a proposito? E l'Africa in =
particolare?

Il Sud =E8 pi=F9 vulnerabile economicamente e quindi meno ascoltato. In =
Africa, l'Unione Africana potrebbe svolgere un molo significativo, a =
patto che si liberi dai vincoli che hanno ingabbiato l'Organizzazione =
per l'unit=E0 africana, incapace -dopo l'epoca delle lotte per =
l'indipendenza - di esprimere visioni comuni. Questo, anche a causa =
della fragilit=E0 dei singoli Stati e alla presenza di regimi odiosi, =
sostenuti sino alla fine da alcuni Paesi occidentali. Il contesto non =
=E8 cambiato di molto in questi ultimi anni. La situazione =E8 un po' =
migliorata, ma spesso solo di facciata. Alcuni regimi cercano di darsi =
una parvenza di democrazia per acquisire una maggiore legittimit=E0. Per =
fortuna da una decina di anni assistiamo ad una notevole presa di =
coscienza di questi problemi da parte di alcuni intellettuali.

Questo significa che l'unica chance per l'Africa =E8 rappresentata dalla =
societ=E0 civile?

Si parla molto di societ=E0 civile, ma mi chiedo esattamente di cosa si =
tratti. Sono nate numerose associazioni e ong, in questi ultimi anni. =
Molte, per=F2, svolgono interventi efficaci, ma limitati, senza una =
reale capacit=E0 di visione, e senza strategie globali. Ce ne sono molte =
altre, poi, estremamente corrotte e discutibili, estensione di poteri =
occidentali o locali, fortemente strumentalizzate sia all'interno dei =
Paesi che a livello internazionale. In Africa abbiamo ancora bisogno di =
uno Stato che svolga il suo compito e accanto ad esso di una societ=E0 =
civile organizzata in grandi strutture, sindacati, partiti, =
organizzazioni agricole e movimenti, capaci di costruire la convergenza =
nella diversit=E0, di individuare obiettivi strategici che permettano di =
avanzare in legame stretto con i grandi movimenti sociali a partire =
dalle masse organizzate.



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Sud del mondo. La nostra =E8 un&#8217;associazione di individui che =
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o economici, ma anche da una prospettiva sociale e culturale. Sin qui =
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corrotti e dittatoriali del Sud. Inoltre, lavoriamo anche per <STRONG>la =


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mondo veramente liberista gli Stati Uniti rischiano di essere battuti su =
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economici. Ma la scelta della guerra =E8 inaccettabile.</P><B>
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di=20
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Francia e Germania hanno gi=E0 mostrato posizioni coraggiose contrarie =
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