Szerző: dario rossi Dátum: Tárgy: [NuovoLaboratorio] stop the wall
> CARI AMICI, VI ALLEGO IL DOCUMENTO SULLA CUI BASE è STATA CONVOCATA LA > MANIFESTAZIONE DELL'8/11, A ROMA.
> Direi che si potrebbe organizzare una iniziativa pubblica preparatoria a
> GEnova.
> Le varie associazioni (Arci, Lilliput etc,) hanno valutato la possibilità di > aderire, lo hanno per caso già fatto a livello nazionale?
> ciao
> dario
>
> ********
> ecco la versione definitiva del documento al termine di un altro giro di
> discussione. l'orizzonte si e allargato all'insieme del medioriente, alla
> guerra infinita di bush e sharon e all'iraq. vi ricordo che la riunione
> a roma ci sarà domenica 26 e che allora sarà pronto anche il manifesto della > manifestazione. e importante raccogliere in questa settimana il maggior
> numero di adesioni e segnalare le iniziative locali di preparazione della
> manifestazione e eventuali indicazioni per i pullman e i treni per venire
> a roma
>
> in solidarietà
>
> stefano chiarini
>
> STOP THE WALL, STOP THE WAR
>
> VITA, TERRA, LIBERTA? PER IL POPOLO PALESTINESE E TUTTI I POPOLI DEL
> MEDIORIENTE
>
>
> Il 9 novembre del 1989 cadeva il muro di Berlino. Nel novembre del 2003
> un altro muro sta sorgendo in Palestina, nei territori occupati nel
> 1967, ad opera del governo israe
> iano di Ariel Sharon. Il muro dell?apartheid
> si prospetta come il più grande furto di terre dal 1967 in poi tanto che,
> una volta completato, avrà una lunghezza di 650 chilometri e permetterà
> ad Israele di controllare defintivamente più della metà della Cisgiordania
> rendendo così impossibile qualsiasi soluzione negoziata del conflitto
> israelo-palestinese.
> Questa costruzione - chiamata con eufemismo «barriera di sicurezza»- non
> segue infatti il confine tra Israele e la Cisgiordania occupata ma
> penetra all?interno della West Bank per oltre 20 chilometri connettendo
> tra di loro
> e con Israele la stragrande maggioranza delle colonie ebraiche (illegali
> per la Convenzione di Ginevra e la comunità internazionale) che sarebbero
> così annesse definitivamente allo stato ebraico con una buona metà delle
> terre palestinesi della Cisgiordania, e con la gran parte delle fonti
> idriche
> della regione. Un altro muro è previsto nella valle del Giordano, scorrendo > a 20-30 chilometri all?interno della Cisgiordania occupata, con l?obiettivo > di tagliare fuori i palestinesi da terre fertili, risorse idriche e da
> ogni sbocco verso la Giordania. In tal modo, con questo secondo muro,
> verranno defintivamente annesse ad Israele sia la valle del giordano che
> il «deserto della giudea».
> La vita dentro il muro, in particolare nel nord-ovest della Cisgiordania
> sarà impossibile: il popolo palestinese, imprigionato dentro vere e proprie > «riserve circondati da muri e con una sola porta di entrata e di uscita
> per
> ogni città e villaggio perderà la possibilità di coltivare le sue terre
> rimaste al di fuori del muro, le risorse d?acqua e quindi i suoi mezzi di
> sostentamento oltre alla possibilità di recarsi a scuola o negli ospedali
> del centri maggiori. I primi 150 chilometri del muro sono già completi
> oltre il 10% dei palestinesi della Cisgiordania, in particolare quelli delle > comunità più vicine al confine con Israele, Qalqiliya, Tulkarem etc, sono
> già imprigionati dentro il muro come avveniva nei ghetti ebraici delle
> nostre
> città nei tempi più bui della storia europea.
> Secondo l?organismo israeliano per i diritti umani Betzelem circa 80.000
> palestinesi perderanno ogni forma di sostentamento dal momento che le loro
> terre sono rimaste al di là del muro. Questi terreni nella parte
> nord-occidentale
> della West Bank (Jenin, Tulkarem, Khaliliya) costituiscono il 40% delle
> terre coltivabili della Cisgiordania e sono tra le più produttive con una
> resa doppia rispetto a quelle delle altre regioni.
> In questa zona, già investitata dal muro, ci sono inoltre i 2/3 delle
> sorgenti
> della West Bank e ben 28 pozzi si trovano ormai al di là della muraglia,
> verso Israele.
> Ancora più tragica la sorte di quei palestinesi, circa 30.000, che abitano > 13 villaggi che si sono trovati ad ovest del muro tra il confine con Israele > e la grande muraglia, impossibilitati ad andare nello stato ebraico,
> impossibilitati a recarsi nel resto della Cisgiordania e persino nelle città > più vicine
> alle quali facevano riferimento per gran parte delle loro esigenze
> lavorative,
> di studio, familiari e per accedere ad ogni servizio di base.
> Impossibilitati a raggiungere i campi da cui traggono il loro
> sostentamento.
> La costruzione di alcune «porte» di passaggio,
> dal momento che la loro apertura è decisa dall?umore dei soldati
> israeliani,
> si è rivelata una tragica beffa. In tal modo non solo verrà annesso ad
> Israele
> circa il 60% della Cisgiordania ma, rendendo loro la vita impossibile,
> privandoli dei loro mezzi di sussistenza e di ogni prospettiva di studio,
> di lavoro e di movimento verrà realizzata una vera e propria pulizia etnica > ai danni di un numero di palestinesi compreso tra i 90.000 e i 200.000.
> Una volta che il muro sarà stato costruito i palestinesi saranno rinchiusi > in tre grandi «riserve» (una sorta di salsiccia da Jenin a Ramallah, un
> altra da Betlemme a Hebron e una terza attorno a Gerico)
> separate le une dalle altre, e da ogni sbocco esterno, su una superficie
> pari all?incirca
> al 40% della Cisgiordania (il 9% della Palestina mandataria).
> In tal modo emerge chiaramente come l?obiettivo del muro sia non certo
> la «sicurezza» di Israele, raggiungibile solamente con una giusta pace tra
> i due popoli, ma l?annessione allo stato ebraico della "maggior parte delle > terre con il minimo di arabi" che invece verranno concentrati all?interno
> delle città e dei villaggi privi ormai di ogni retroterra.
> Uno stato palestinese libero e indipendente diventerà quindi impossibile
> dal momento che le condizioni minime perché possa costituirsi sono: il
> ritiro di Israele, colonie, coloni e soldati, alle frontiere del 1967,
> una continuità
> territoriale all?interno dell?entità palestinese e un suo sbocco verso
> l?esterno, la Giordania e l?Egitto, oltre naturalmente al riconoscimento
> del diritto
> al ritorno dei profughi - la cui attuazione andà poi negoziata. Eppure di
> fronte a questo vero e proprio tentativo di distruzione dell?esistenza
> del popolo palestinese come una legittima entità sociale, politica ed
> economica attraverso la distruzione della sfera pubblica e privata degli
> abitanti
> della West bank e di Gaza, le reazioni internazionali e nazionali sono
> praticamente
> inesistenti.
> Per questa ragione un vasto arco di forze politiche e sociali del nostro
> paese, raccogliendo l?invito proveniente dalla Palestina per una
> mobilitazione internazionale, ha proposto una manifestazione nazionale
> a Roma il prossimo otto novembre contro il muro dell?apartheid, contro
> l?occupazione
> israeliana
> della West Bank e di Gaza e a sostegno del diritto inalienabile del popolo
> palestinese alla vita, alla terra, alla libertà.
> Una manifestazione dall?alto profilo che chieda al governo,
> all?opposizione,
> all?opinione pubblica, alle forze politiche e sindacali, alle singole
> persone impegnate per il raggiungimento di una pace giusta in Medioriente
> di pronunciarsi chiaramente contro il muro della vergogna e l?occupazione
> israeliana e di adottare concrete misure di pressione su Israele - come
> il congelamento,
> sulla base della clausola sui diritti umani, del trattato di associazione
> di Tel Aviv all?Uione Europea.
> Una mobilitazione, il più vasta possibile, punto di arrivo ma anche punto
> di partenza perché l?Italia dica No al muro della vergogna, No
> all?occupazione,
> No alla prigionia del legittimo presidente palestinese Yasser Arafat, di
> Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici palestinesi nelle carceri > israeliane e in quella di Gerico.
> Un No che, nel solco delle grandi mobilitazioni per la pace dello scorso
> anno, rifiuti la teoria e la pratica della «guerra preventiva» e la follia
> della «guerra permanente» di Bush e Sharon contro gli stati e i popoli del
> Medioriente -dall?Iraq, alla Siria, al
> Libano, all?Iran- e la partecipazione italiana a tali avventure coloniali
> tese a disgregare, «balcanizzare» e dominare la regione mediorientale.
> Una manifestazione che invece chieda una soluzione negoziata del conflitto
> israelo-palestinese, che riaffermi la necessità del rispetto della
> Convenzione
> di Ginevra sulla protezione delle popolazioni dei territori occupati (in
> Palestina come in Iraq), del rispetto e dell?attuazione delle risoluzioni
> dell?Onu sulla questione palestinese -181 (divisione della Palestina in
> due stati), 242 (ritiro da tutti i territori occupati), 194 (diritto al
> ritorno dei profughi palestinesi) - e dei diritti umani e nazionali del
> popolo palestinese e di tutti i popoli del Medioriente.
>
>
>
> No al muro dell?apartheid in Palestina
> No all?occupazione israeliana della West bank, di Gaza e delle alture del
> Golan
> No alla guerra permanente di Bush e Sharon contro gli stati e i popoli del
> Medioriente
> No alla partecipazione italiana all?occupazione Usa dell?Iraq
>
>
> Si al ritiro israeliano alle frontiere del 1967 e alla nascita dello stato
> palestinese
> Si al rispetto delle risoluzioni dell?Onu e della Convenzione di Ginevra
> Si alla liberazione di Yasser Arafat, Marwan Barghouti e di tutti i
> prigionieri
> politici palestinesi
> Si ad un Medioriente di pace senza armi di distruzione di massa
> Si al ritiro del contingente italiano dall?Iraq
>
>
> ***Il Comitato promotore della manifestazione dell'8 novembre a Roma:
>
> Comitato per non dimenticare Chatila, Bruno Steri (Prc), Mauro Bulgarelli
> (Verdi), Maurizio Musolino (Pdci), Letizia Mancusi (Prc), Comunità
> palestinese
> del Lazio,
> Forum Palestina, Com. di solidarietà con l'Intifada, Amici della Mezzaluna
> rossa palestinese.
>
>
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