[Badgirlz-list] 4/10/03 sessismo nei movimenti (altri commen…

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Autore: b b
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Oggetto: [Badgirlz-list] 4/10/03 sessismo nei movimenti (altri commenti)
Ragazz* non perdetevi nel sessismo che in questo caso non c'entra una
beata....quel che volete voi....

http://italy.indymedia.org/news/2003/10/395991_comment.php#396209
http://italy.indymedia.org/news/2003/10/395147_comment.php#395352

qui forse sono illustrati i problemi più "urgenti" per il movimento, nulla
volendo togliere al vostro sacrosanto diritto di chiarirvi anche sul punto
delle ragazze da combattimento si/no
mazzetta
>From: noreply@???
>Reply-To: badgirlz-list@???
>To: badgirlz-list@???
>Subject: Re: [Badgirlz-list] 4/10/03 sessismo nei movimenti (altri
>commenti)
>Date: Mon, 06 Oct 2003 18:05:16 +0200
>
>
>altri commenti che incollo
>
>per il resto la discussione sta su:
>http://italy.indymedia.org//news/2003/10/394339_comment.php#395273
>
>
>per giuliana
>by aa. vv. Monday October 06, 2003 at 03:17 PMmail:
>Cara Giuliana, nemmeno io sono solita intervenire su Indy ma questa volta
>faccio un’eccezione. Mi sembra assolutamente necessario ricominciare a
>ragionare con un po’ di calma perché davvero la situazione è ormai pesante.
>Innanzitutto vorrei provare a ridimensionare il disagio che provi rispetto
>alle dinamiche di ‘scannamento’ che si sviluppano su Indy. Non si tratta di
>non riconoscere che ormai il tiro al disobbediente è effettivamente lo
>sport più praticato su Indy, ma di provare a leggere un po’ oltre, avendo
>sempre presente che questo è un effetto in gran parte inevitabile del
>meccanismo che sta alla base del newswire, aperto, senza filtri e anonimo.
>Detto questo però bisogna stare attenti a non cascare nell’errore di
>utilizzare i limiti evidenti dei post e dei commenti su Indy come alibi…
>Detto più chiaramente: hai ragione, il livello della polemica contro i
>disobbedienti è ormai molto violento (e – lo capisco – molto pesante da
>sostenere), ma questo non può significare che allora non c’è una critica
>‘vera’ ai disobbedienti, che si tratta solo di sterili polemiche inutili.
>Non è così, c’è un problema reale e mi sembra evidente che negli ultimi
>uno/due anni il disagio e la rabbia nei confronti delle pratiche dei e
>delle disobbedienti sta crescendo un po’ ovunque, no? E non si tratta solo
>di chi si diletta al tiro al piccione contro chiunque faccia qualcosa
>(sempre accusato di essere moderato, morbido, finto o venduto) ma, ti prego
>davvero di rifletterci, di un’area molto più vasta e che coinvolge
>tantissimi (singoli e realtà organizzate) che fanno politica da anni e che
>spesso fino a poco tempo fa avevano molti punti di convergenza con i/le
>disobbedienti. E allora? Direi che questo è un dato sul quale vale la pena
>confrontarsi davvero, se no si rimane solo nell’ambito di logiche di
>appartenenza inutili fra ‘buoni’ e ‘cattivi’. Insomma, fra tanti insulti
>gratuiti, qualcosa che non va ci sarà, no?
>Allora proviamo a ragionare nel merito delle critiche all’ultimo corteo e
>alle cose che tu scrivi, ok?
>L’idea di aprire con uno spezzone di donne non è piaciuta a molt*, in
>primis non è piaicuta a tante, tantissime donne. Ti prego di non chiuderti
>a riccio: non si tratta di una pregiudiziale contro le ‘donne dei
>disobbedienti’ (o addirittura contro donne che non vantano un adeguato
>‘pedigree’ di militanza ‘femminista’ alle spalle). Non è piaciuta a molte
>per due semplici motivi: perché inserita in una logica già predeterminata
>(quindi senza nessun percorso di discussione e costruzione collettiva) e
>soprattutto perché percepita come meramente simbolica e strumentale a
>quello che gia tutti e tutte sapevano che sarebbe successo, ovvero lo
>sfondamento con gli scudi, i bastoni e quant’altro. Questa è una delle
>critiche principali che vi vengono rivolte: perché questo continuo
>utilizzare parole e simboli che vengono da esperienze diffuse e diverse da
>voi per poi ridurle a semplice copertura di quello che avevate deciso
>comunque di fare e che con queste esperienze non ha nulla da spartire?
>L’idea di uno spezzone di donne mi sarebbe piaciuta moltissimo, ma sono
>rimasta veramente male quando ho visto che era la stessa identica cosa di
>sempre, anzi pure peggiorata, solo che a farla erano le donne. Oltrettutto,
>scusami, era generale e diffusa la sgradevole sensazione che fosse solo un
>trucchetto, che tanto ad un certo punto i maschioni della situazione
>avrebbero preso in mano la situazione. E’ infatti così è stato. Per molte
>questo è stato un po’ umiliante e ti assicuro che i commenti che giravano
>fra le compagne non disobbedienti erano veramente avviliti…
>L’assedio alla zona rossa, poi, non era affatto condiviso da molti, sia per
>motivi ‘logistici’ e di sicurezza, sia per motivi di comunicazione e
>costruzione di senso e percorsi. Anche questo è un dato di fatto col quale
>bisogna confrontarsi: quando stava per cominciare l’assedio la maggioranza
>del corteo se ne è andata via e non si trattava solo dei vari lilliput,
>arci ecc. ecc. Sono le stesse persone che fino a poco tempo fa stavano con
>voi…e allora? Che sta succedendo? Il fatto è che molti hanno considerato
>questa scelta del tutto sterile, rituale, pericolosa e inutile. Hanno
>pensato che sarebbe andata a finire che questa azione avrebbe coperto ogni
>altra espressione e che avrebbe, ancora una volta, privato il discorso di
>qualsiasi contenuto.
>Questo è uno dei nodi centrali del discorso: tu dici che l’intento della
>giornata di sabato era esprimere conflitto. So che i compagni e le compagne
>disobbedienti la vedono così, ma rimane il fatto che molti, ma tanti
>davvero, non erano d’accordo, non pensavano che in questo modo si
>esprimesse alcunché. Non sono pregiudizialmente contraria a pratiche
>‘forti’, figurati, ma ogni volta dipende da come, dove, quando, perché e
>per come. Ecco, mi pare che sia questa riflessione che manchi ormai
>completamente. Il processo sembra ormai il contrario: l’obiettivo è
>arrivare alla forzatura dei cordoni delle guardie e in virtù di questo si
>sacrifica tutto: relazioni e discorso con gli altri compagni e confronto e
>rispetto per pratiche e percorsi altri da voi.
>Scrivi che non capisci perché non parlarne prima di tutto questo… sulla
>carta hai ragione, ma nella pratica no. Ti rispondo prima in generale:
>perché ormai mancano quasi completamente luoghi e momenti di confronto
>reale e perché ormai non c’è più nessun dialogo fra diverse realtà,
>peraltro spesso in forte crisi già da sole. Però, dato che stiamo parlando
>soprattutto di questo, ti rispondo anche un po’ più nel dettaglio: perché è
>molto difficile riuscire a parlare con i/le disobbedienti, perché ci si
>sente rispondere sempre che ‘si, ok’ ci ragioniamo’ e poi si viene a sapere
>di decisioni comunque già prese in altri luoghi, perché ci si trova di
>fronte a forzature continue, perché troppo spesso negli ultimi due anni
>avete dimostrato di non volere in realtà parlare con nessuno ma solo
>egemonizzare qualsiasi cosa si muovesse, perché – infine - ormai moltissim*
>hanno rinunciato a parlare con voi. Detto in due parole: molti e molte si
>sono definitivamente allontanati da voi, ma sono stati questi metodi ad
>allontanarli. Questo purtroppo è lo stato delle cose, credo che sarebbe
>davvero il caso di cominciare una seria riflessione e autocritica. Credo
>anche io che i/le compagn* disobb. siano una parte importante del
>movimento, ma il movimento è fatto anche di altri e se non ci si riconosce
>reciprocamente leggittimità è difficile che il movimento esista. Quindi
>smettiamola col tiro al piccione, ma smettiamola anche con questo tirare il
>sasso (leggi forzare situazioni e percorsi) e nascondere la mano (leggi
>protestare perché tutti vi criticano ma nessuna fa nient’altro).
>E’ diventato impossibile fare qualcosa con i disobb. ed è diventato molto
>difficile fare qualcosa senza che i disobb. determinino comunque a priori
>l’esito delle cose, soprattutto in piazza. In tanti hanno preferito
>andarsene, pochi sono rimasti con voi e altri ancora hanno scelto pratiche
>diverse (che credo - ed anche su questo ci sarebbe da discutere – vanno
>comunque rispettate).
>Poi possiamo parlare dei limiti evidenti e delle forzature degli altri da
>voi,figurati, ma sarebbe un altro discorso, no?
>Spero che magari dal tuo post si possa sviluppare di nuovo un confronto
>(significativamente più facile dietro ad un monitor che dal vivo), ciao.
>versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un
>dibattito sul forum
>
>donne a che pro?
>by blu Monday October 06, 2003 at 04:16 PMmail:
>Care compagne e cari compagni,
>mi trovo assolutamente daccordo con aa.vv in praticamente tutto il suo
>discorso, e devo dire che mi dispiace, perche' avevo riposto moltissime
>speranze negli invisibili.
>purtroppo ho visto in troppe occasioni come alcuni leader hanno
>marginalizzato gruppi e soggetti esterni ai loro percorsi anche quando ci
>sono stati tentativi di cooperazione. Forse sbaglio, ma non ho piu' voglia
>di provarci, nonostante sia difficilissimo trovare una collocazione
>interessante nel panorama politico romano/italiano.
>cio' ancora di piu' nel momento in cui il rispetto per le donne e la
>critica verso il sessismo diventano una condizioni necessarie per
>intraprendere qualsiasi lavoro con qualsiasi gruppo.
>il comunicato delle donne disobbedienti mi ha lasciato senza parole perche'
>non vedevo nessuna spiegazione del perche' delle donne, A ROMA, IN QUELLA
>MANIFESTAZIONE, avrebbero dovuto mettersi in prima fila. Ritengo che le
>azioni delle contadine in Messico avessero un significato molto diverso,
>primo fra tutti sottolineare che le donne come soggetti sociali sono
>particolarmente colpite dagli attacchi che la globalizzazione sferza sui
>piu' deboli (basta guardare al traffico di essere umani e alla
>prostituzione, nonche' allo sfruttamento intensivo della manodopera
>femminile nei pasei del Sud del mondo). Inoltre penso che sia stato un modo
>per essere ancora piu' visibili e prendersi un valore all'interno di un
>contesto politico che le marginalizza ancora - perche', diciamo la verita',
>la politica, anche quella che viene fatta dal basso, e' ancora
>tremendamente maschile e maschilista.
>qui e' diverso. perche' le donne vogliono andare in prima fila per fare
>esattamente quello che fanno gli uomini? il fatto di essere protagoniste
>dell'azione di piazza (che personalmente non condivido, e come aa.vv,
>ritengo ormai datata) e' segno che sono diventate protagoniste e vengono
>tenute piu' in considerazione negli spazi di discussione e di lavoro
>politico? O questo e' quello che viene concesso, ma tutto il resto rimane
>immutato?
>mi preoccupa che le donne prendano la parola ma senza dire nulla di nuovo,
>perche' in questo modo tutto quello che veramente avremmo da dire, tutte le
>critiche positive e costruttive che potremmo fare ai nostri gruppi, perdono
>di forza e di significato.
>la caratteristica che io ritengo piu' negativa per la sinistra, QUASI IN
>TOTO, dai gruppi piu' radicali e di base a quelli istituzionali, e' che non
>riescono ad ammettere i propri errori e ad essere autocritici, ma fanno i
>duri e puri, senza un errore, senza un momento di incertezza, "da veri
>maschi".
>anch'io ritengo che i disobbedienti siano importanti, lo ribadisco, ma
>penso che se veramente vogliono essere una forza politica e sociale si
>devono aprire, aprire DAVVERO alle moltitudini e alle varie voci che si
>sentono venire dal basso.
>Grazie mille per questi contributi, che mi sembrano comunque costruttivi e
>rispettosi, spero davvero servano a cambiare le cose, perche' se non
>cambiamo noi, come possiamo sperare che cambino gli altri?
>Buon lavoro a tutte e a tutti
>versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un
>dibattito sul forum
>
>anche io
>by solanas Monday October 06, 2003 at 05:26 PMmail:
>Anche io condivido in pieno quanto scritto da aa.vv. Bisogna fermarsi e
>prendersi il tempo per ragionare e ricominciare a parlare, pena la fine non
>solo del dialogo fra diverse anime del movimento, ma alla fine anche del
>movimento stesso. Vedo dispiegarsi dinamiche di avvitamento su sè stessi
>che non giovano a nessuno, se non a chi non aspettava altro che il riflusso
>di un movimento che per la prima volta da molti anni si era guadagnato uno
>spazio importante. Bisogna fare autocritica quando serve, e adesso serve
>più che mai. Partiamo da qui, da un confronto sereno sul corteo di sabato.
>La mia personale valutazione è di tristezza e di sconfitta e mi pare di non
>essere l'unica, basta leggere i commenti qui su Indymedia. Che ne dite?
>Cominciamo a parlare?
>
>
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