[Cerchio] Re: [movimento] Visto che non lo manda nessuno

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Szerző: stella
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Tárgy: [Cerchio] Re: [movimento] Visto che non lo manda nessuno
VE SETE FATTI RINCHIUDE COME POLLI IN UN RECINTO, VOLEVO VENIRE A PIEDI ALLA
MANIFESTAZIONE MA NON CI SONO ARRIVATA MAI
VORREI FARE UNA DOMANDA: NON VI SEMBRA IL CASO DI METTERE DA PARTE PER IL
MOMENTO LA CONTRATTAZIONE DELLA PIAZZA, CON GLI SBIRRI, VISTI I RISULTATI?
CON QUESTO VOGLIO DIRE CHE FORSE SAREBBE STATO PIU' "DIVERTENTE", UNA VOLTA
CHE VI SIETE VISTI ACCERCHIATI, SCIOGLIERE LA MANIFESTAZIONE, FAR RIAPRIRE
LA METRO E AUTOCONVOCARE DIECI CONCENTRAMENTI NEI QUARTIERI.

...E CERCATE DE VENNE MENO COCA COLA NEI CENTRI SOCIALI!

EQUOSOLIDALE E VEGETARIANO E' GIUSTO, POSSIBILE E SUBITO ATTUABILE!!!
From: "pkrainer" <pkrainer@???>
To: <movimento@???>; <cerchio@???>; "Il rumore di fondo della
rete" <Nihil@???>; <libertari@???>
Sent: Monday, October 06, 2003 5:19 PM
Subject: [movimento] Visto che non lo manda nessuno


>     COMUNICATO DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI/DELLE DISOBBEDIENTI 5 OTTOBRE
> ROMA

>
>
> COMUNICATO DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI/DELLE DISOBBEDIENTI
>
> 5 OTTOBRE ROMA
>
>
> Il giorno dopo le grandi mobilitazioni contro il vertice dei capi di stato

e
> di governo europei svoltosi a Roma, è per noi importante fermarci e
> riflettere.
> La nostra marcia nella moltitudine e come moltitudine di donne e uomini

che
> non si rassegnano allo stato di cose presenti, è fatta, da sempre, di

lunghi
> tragitti, corse, e anche momenti in cui ci fermiamo, per pensare, per
> guardare indietro e scrutare avanti. Oggi intanto, mancano alcuni compagni
> nella nostra comunità, e anche in quelle di altri. Sono coloro che hanno
> pagato con l'arresto e le botte il desiderio collettivo di sfidare i
> potenti.
> La prima riflessione è questa: li vogliamo subito liberi, tutti, come

anche
> vogliamo denunciare i pestaggi operati dalla polizia fin dal mattino del 4
> ottobre, durante diverse azioni di lotta. Riflettiamo guardando ciò che
> è accaduto nel modo che ci è proprio: i soldati, la polizia, le brutalità

e
> le violenze sono l'unica risposta che l'Europa dei potenti, che fa parte

del
> Mondo dei potenti, è capace di dare a chi protesta, sia che si tratti
> delle leggi proibizioniste di Fini, sia che questo riguardi l'infame

sistema
> del lavoro in affitto. Chi si ribella, in mille modi diversi, a queste
> imposizioni, alla fine trova una risposta uguale. La repressione, che

serve
> a proteggere
> le decisioni antidemocratiche di un potere sempre più sordo e dispotico.
> Non dobbiamo mai scordare, che abitiamo un paese dove, oltre alle leggi
> neoliberiste che vediamo approvare ogni giorno, oltre all'appoggio
> incondizionato alla guerra globale di bush, oltre a tutto ciò che
> impoverisce milioni di persone, i servizi segreti vengono utilizzati
> continuamente per costruire provocazioni che servono a chi comanda, in un
> intreccio tra massoneria, neofascisti e tangentari, di cui il massimo
> esponente siede alla presidenza del consiglio. Continuiamo allora a
> riflettere: c'è forse da stupirsi a leggere le cronache oggi dei giornali?
> Da una parte crediamo di no. Crediamo che faccia molto più comodo pensare

a
> movimenti spenti e compatibili, buoni ed ordinati, piuttosto che a
> un'insorgenza sociale che segnala la nascita di un'altra Europa. L'altra
> Europa non era sul palco di Piazza del Popolo, se a parlare potevano

essere
> solo le burocrazie sindacali, con il loro equilibrismo continuo che poco
> serve ( o molto nuoce ) a milioni di lavoratrici e lavoratori.
> L'altra Europa non può nemmeno nascere se a parlare, anche all'Eur,

fossero
> state le compatibilità o la testimonianza. L'altra Europa esiste se

esistono
> coloro che sono disposti a costruirla, a conquistarla, anche scontrandosi
> con l'arroganza dei sovrani.
> Ci sono quindi, ci sembra, due tipologie di giornali: quelli che non hanno
> capito, e quelli che hanno capito anche troppo bene, e quindi mentono. Ai
> primi diciamo cose chiare: rivendichiamo fino in fondo la contestazione

del
> vertice, in tutte le sue articolazioni, dall'azione alla casa del despota
> Berlusconi, all'iniziativa sotto i palazzi del governo, alla violazione
> della zona rossa. Eravamo sempre noi, diversi ma uguali, donne e uomini.
> Anche altre iniziative di lotta sono state prese dentro questa giornata:

ci
> sembra che segnalino con forza l'insofferenza contro le politiche di chi
> comanda, questo abbiamo da dire, non altro. La storiella che ci sono
> azioni buone o cattive è finita. Per noi, oltre al diritto dei movimenti

di
> autodeterminarsi e di non farsi utilizzare, anche in piazza, da nessuno,

ci
> sono azioni efficaci o meno, utili o meno, stupide o intelligenti,

creative
> o scontate, ma queste libere valutazioni vanno fatte fuori dalle logiche
> manichee che dividono tutto in bene e male, in violenza e non violenza.
> Che c'è di più violento di una guerra? Che c'è di più violento di chi

ordina
> a migliaia di celerini e carabinieri di usare la forza contro migliaia di
> persone che protestano? Che c'è di più violento della morte decretata per
> milioni per la fame, la sete, l'aids provocata dalle scelte di ben note
> corporations?
> Ai giornali che hanno capito anche troppo bene diciamo che non smetteremo

di
> batterci per l'autonomia sociale, insidiata dall'autonomia del politico.
> I movimenti non sono comprimibili dentro le logiche ed i tempi della
> politica istituzionale. I movimenti hanno una vita propria, un proprio
> percorso, e non possono essere utilizzati solo quando fanno comodo ai
> partiti e poi,
> quando aprono vere contraddizioni, allargando pratiche e comportamenti
> radicali, essere tacciati di violenza o teppismo. Questo è ovvio che lo
> faccia il ministro degli interni, ma è inaccettibile che lo facciano

coloro
> che parlano di un altro mondo possibile. Oltre a queste due tipologie di
> giornali ne esiste una terza: quella dei falsari. L'Unità di oggi può
> iscriversi pienamente
> a questo club, con il suo articolo completamente falso.
>
> Questo lo diciamo consapevoli di due questioni: il ruolo determinate di
> moltissimi operatori dell'informazione da Genova in poi, nel leggere e far
> leggere la realtà anche contro chi comanda e anche contro le linee
> editoriali
> dei proprietari dell'informazione; la necessità di attraversare la società
> della comunicazione non rinunciando a nulla, dall'uso dei media, alla
> costruzione autorganizzata della nostra indipendenza comunicativa.
>
> Ma oggi ci sembra fondamentale parlare soprattutto da movimento a

movimenti.
> Abbiamo deciso come disobbedienti di praticare l'assedio e il tentativo di
> forzare i limiti della zona rossa anche in questo appuntamento, come a

Riva
> del Garda, perché riteniamo fondamentale, in particolar modo

oggi,riproporre
> la pratica del conflitto come aspetto centrale della nostra azione

politica
> e sociale. E' un conflitto che cerca in tutti i modi di guadagnare

consenso
> e comprensione attorno a sé, ma non è subordinato per questo, a rimanere
> sempre nel terreno simbolico o di indicazione. E' proprio da questa

continua
> ricerca, come riuscire ad esprimere ed allargare le pratiche di conflitto
> dentro lo spazio politico culturale della disobbedienza e dentro il
> movimento
> dei movimenti, che è nata anche la proposta delle modalità con cui

compiere
> l'azione dell'Eur, che ha visto promotrici e protagoniste, come sempre
> d'altro canto, le compagne. La ricerca, teorica e pratica, di come stare

in
> piazza in una maniera che non sia né schiacciata sulla testimonianza
> passiva, né isolata in forme autoreferenziali ed autistiche, è un lungo
> percorso, per niente semplice. Quella dell'Eur è stata una sperimentazione
> che speriamo
> possa contribuire a far discutere e a continuare a sperimentare.
>
> Oggi ci siamo fermati e come abbiamo detto guardiamo indietro. Guardiamo
> insieme anche a ciò che è accaduto in questi giorni a Marghera. Ci sono

due
> aspetti che crediamo vadano comunicati, nell'intento di aprire un

confronto
> serio ed onesto, sulla base di una condivisione reale di alcuni punti

fermi.
> Primo aspetto è quello che riguarda certamente il superamento di ideologie
> assurde e totalitarie, ancorate ad una storia fatta di tragedie. Crediamo,

e
> la vicenda delle foibe non ammette giustificazioni di sorta, che sia parte
> del nostro patrimonio culturale e politico batterci contro un
> giustificazionismo assurdo che può lasciar spazio solo a coloro che non
> vogliono un altro mondo possibile, o forse ne vogliono uno peggio di

questo.
>
> Secondo punto, per noi fondamentale: non diamo nessuna cittadinanza a
> pratiche di criminalizzazione che usano categorie come violenti,

squadristi
> o cose simili sulla stampa e che contribuiscono a favorire le pericolose
> attenzioni inquisitorie da parte di chi ci vorrebbe in galera. Possiamo
> parlare di tutto, ma su questo non ci possono essere dubbi. Anche di

fronte
> a scontri interni al movimento o in questo caso tra movimenti e la
> federazione di
> Venezia di Rifondazione, non possiamo tollerare che ciò venga affrontato

da
> qualcuno con la logica, già vista nel passato, della criminalizzazione o
> peggio della delazione. Questo è il presupposto di partenza e che per noi
> vale sempre, anche al futuro, che è indispensabile per continuare a
> discutere, a fare pezzi di strada insieme, a confrontarsi. Se questo
> principio non fosse comune, non inizieremmo nemmeno a parlare. I tribunali

e
> le loro
> logiche devono stare fuori dal movimento.
>
> Guardiamo indietro, ma anche in avanti. Dopo le giornate di Roma torniamo
> alle nostre comunità, in attesa di ritrovarci insieme per raggiungere il
> Forum Europeo di Parigi. Come sempre non vediamo bene il futuro, non
> sappiamo cosa incontreremo riprendendo a camminare. Di certo sappiamo solo
> che continueremo ad andare avanti, pieni di difficoltà, di contraddizioni,
> ma anche felici di essere ribelli.
>
>
> 5 OTTOBRE 2003 Roma Pianeta Terra
>
> MOVIMENTO DELLE/DEI DISOBBEDIENTI
>
>