ROMA, 4 OTTOBRE 2003: DALL'ILLUSIONE EUROPEISTA
ALL'UNITA' DEGLI SFRUTTATI.
L'Europa è un continente portatore di civiltà. Così si
legge nel preambolo della sua Costituzione, in via di
discussione, a partire da oggi, a Roma. E'
un'affermazione che solo poco tempo fa avrebbe fatto
affiorare nelle menti dei più immagini di distruzione.
Le efferatezze coloniali in Africa, la prima guerra
mondiale, Auschwitz...quanti momenti di barbarie hanno
segnato i trascorsi del continente!
Perché, allora, quella perentoria affermazione? Forse
perché, negli ultimi anni, si è costruita una nuova
immagine dell'Europa. I media, nel criticare
blandamente le infamie commesse dagli USA in varie
parti del mondo, hanno contrapposto ai loro "eccessi"
la mitezza della "potenza dal volto umano", capace,
anche se coinvolta in operazioni militari, di trovare
il giusto dosaggio tra bombe e diplomazia. Non si è
detto questo quando, nel 1999, essa, in combutta con
gli States, ha raso al suolo Belgrado? Ora che gli USA
fanno da soli, la propaganda ufficiale vede l'UE come
la forza capace di arginarne la spinta ad appropriarsi
delle risorse del pianeta e di operare perché nel
mondo si affermino le regole decise nelle "sedi di
tutti" come l'ONU. Ma c'è un'alternativa a questo
discorso? Sembrerebbe di no: tra le forze della
sinistra anche antagonista ha prevalso l'idea che
un'altra Europa è possibile. Si è, cioè, creduto al
discorso dei media, riprendendone le parole per
spostarle a sinistra, aspettandosi dall'UE ogni
meraviglia: dal modello sociale alternativo a quello
americano al pacifismo che ripudia la guerra. Il tutto
con l'idea di starvi dentro, condizionandone lo
sviluppo. E continuando ad opporsi ai soli Stati
Uniti, visti non come la più forte, bensì come l'unica
potenza imperialista.
Ora, gli effetti di tale atteggiamento sono evidenti.
Chirac e gli altri hanno accettato il sostegno
ricevuto senza appagare una sola delle aspettative
citate. Così, davanti a noi emerge un'Europa che si
considera portatrice di civiltà non meno degli States
e che con essi condivide i dogmi liberisti, esibiti
senza pudore nella sua Carta e vigorosamente applicati
nei diversi paesi, con le politiche della precarietà
del lavoro, i tagli alla spesa sociale e le riforme
dei sistemi previdenziali. Non solo: questa Europa
vuole contenere il potere militare yankee, ma solo
perché le interessa competere sullo stesso terreno.
Non a caso si dota di un esercito: le prossime imprese
belliche o le cogestirà con gli USA o, in caso di
grave divaricazione di interessi, le porterà avanti da
sola. Su questo piano, la Francia sta già facendo da
battistrada, intervenendo sempre di più in Africa,
all'insegna di un colonialismo che, pur meno sfrontato
di quello americano in Iraq, si colloca in totale
continuità con un passato inglorioso. Altro che Europa
dei sogni qui si torna al peggio della propria storia!
E in alcuni casi lo si supera. Si pensi al processo
che ha portato alla Carta europea, così diverso da
quello che ha generato le principali costituzioni
nazionali. Le quali, essendo il risultato di rapporti
di forza vigenti tra le classi sociali nel momento in
cui furono scritte, la cristallizzazione di equilibri
quasi sempre favorevoli a quelle detenenti il potere
economico, hanno comunque tenuto conto, certo per
imbrigliarle, anche di spinte provenienti dal basso.
La Carta europea, invece, ha considerato solo le
posizioni dei singoli Stati e di istituzioni che, come
la Commissione guidata da Prodi, non hanno rapporti
con alcuna realtà sociale o settore della popolazione.
Ma il verticismo del processo costituente non deve
sorprendere. L'Europa non può essere "democratica"
perché non nasce per portare la pace o affratellare i
popoli. E' vero, Francia e Germania non si scanneranno
più tra loro, ma l'aggressività sarà riversata fuori.
I paesi europei si sono uniti perché da soli, in un
momento nel quale gli Stati non controllano che in
parte l'economia, non possono sostenere lo scontro in
atto per la conquista di nuovi mercati e di aree dove
investire e di cui controllare le risorse. Perciò si è
formata l'UE, la quale, dovendo tenere testa alle
altre potenze, necessita di processi decisionali
rapidi, quindi accentrati. Nessuna possibilità di
influenzarla dal basso, quindi. Però...però quanto sta
accadendo ha anche un lato positivo. L'unificazione, a
tutti i livelli, dell'Europa offre una possibilità
storica. Coloro che subiscono gli attacchi ai diritti
sociali voluti da Bruxelles, potranno finalmente, in
prospettiva in 25 paesi, organizzarsi su basi comuni,
perché avranno tutti la stessa controparte. Di più,
opponendosi in modo così radicale all'UE da non poter
essere percepiti come portatori di sinistra della sua
civiltà, essi saranno in condizione di confrontarsi
meglio con chi quotidianamente subisce le scelte
dell'imperialismo. A partire dagli immigrati presenti
nel continente, fuggiti dalla miseria creata dal
nostro mondo ed ora spremuti senzà pietà dalle imprese
nostrane, fino alle masse sfruttate d'ogni area del
pianeta contesa dalle potenze. Sì, dalle ceneri
dell'europeismo di sinistra può nascere qualcosa di
nuovo, può sorgere un'utopia molto più concreta di
qualsiasi velleitario proclama sull'Europa sociale e
pacifista. L'utopia che vede nel consolidarsi di una
forte opposizione all'interno dell'UE un passo
decisivo verso il costituirsi di un unico, composito
movimento planetario, tale da coagulare le lotte
sociali e i moti contestativi per porre all'ordine del
giorno il superamento dell'ordine stabilito, la fine
degli imperialismi.
Corrispondenze metropolitane - collettivo di
controinformazione e di inchiesta (Roma)
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