[Cm-roma] BLACK OUT

Delete this message

Reply to this message
Autor: P.Giordano
Data:  
Assumpte: [Cm-roma] BLACK OUT
Direttamente dalla mailing list di Attac.

ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL BLACK OUT ELETTRICO


Carissime/i,

date le montagne di fesserie che sono state dette e diffuse dai media
riguardo al black out di sabato notte, è il caso di fare alcune
considerazioni.

Per prima cosa va puntualizzato che il black out non ha nulla
a che vedere in modo diretto dalla insufficiente potenza elettrica
installata in Italia e dalla nostra dipendenza energetica dall'estero.
Secondo i dati GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale) la
potenza media disponibile alla punta in Italia è di circa 50000 MW,
quando il consumo di sabato notte era attorno ai 20000 MW. Quindi
disponiamo di più del doppio della potenza elettrica richiesta in quel
momento. Nonostante ciò 5-6000 MW venivano comunque importati da Francia
e Svizzera. Questo accade per un semplice motivo: l'energia elettrica
francese costa meno di quella italiana, quindi conviene importare
piuttosto che produrre in casa.
Sempre secondo i dati GRTN, la quota di energia importata è quasi
costante durante l'anno (forse anche per motivi contrattuali).
Quindi non si importa solo quando non riusciamo a produrre
l'energia necessaria ma sempre.
In queste condizioni l'incidente di sabato notte avrebbe avuto le
stesse caratteristiche anche se avessimo avuto molte più centrali
elettriche (e quindi MW installati) disponibili.

La rete elettrica ha una caratteristica di vulnerabilità particolare.
L'energia immessa in rete deve essere all'incirca uguale a quella
richiesta, cioè consumata, non è possibile immettere in rete
quantitativi molto minori (o maggiori) di energia, pena il collasso
del sistema. Vi è quindi un centro di controllo nazionale (del GRTN)
che controlla i consumi in tempo reale, e regola la potenza immessa
in rete dai vari impianti di produzione.
Quando sabato notte sono mancati improvvisamente 6000 MW dalla Francia
si sarebbe dovuto intervenire in uno dei due modi seguenti:
1) aumentare la produzione delle centrali italiane per coprire il
buco. Questa operazione deve però essere effettuata in tempi molto
ristretti e forse non incompatibili con i tempi richiesti per
ottenere 6000 MW (che equivalgono circa a 3 centrali come quella di
Tavazzano a pieno regime). Alcuni impianti, come gli idroelettrici
(se c'e' acqua nell'invaso) possono aumentare la potenza molto
rapidamente, altri (ad esempio le grosse centrali a carbone)
necessitano tempi più lunghi.
2) staccare la corrente ad alcune aree di territorio per ridurre i
consumi di quei 6000 MW mancanti. Si provocano in questo modo dei
black out controllati, senza compromettere l'intera rete elettrica.
Le aree sotto black out vengono successivamente riconnese quando
la potenza prodotta sale in modo sufficiente.

Nessuna di queste cose è accaduta e l'intera rete è andata
automaticamente offline. La responsabilità dell'evento è quindi
principalmente del centro di controllo del GRTN, che non è stato
in grado di gestire l'evento.

Anche escludendo per il momento i sospetti di on black out provocato
o lasciato succedere, si è rilevata la debolezza stutturale di un
mercato dell'energia elettrica liberalizzato (e parzialmente
pivatizzato) nel quale la garanzia del servizio è in secondo piano
rispetto al profitto e nel quale l'interazione fra i molteplici
soggetti coinvolti nella produzione, importazione,trasmissione e
distribuzione dell'energia rende la gestione del sistema molto
complessa. In mancanza di un piano energetico nazionale e di
una vera autorità di pianificazione e gestione del sistema elettrico
la maggior parte delle responsabilità sembrano andare a ricadere sul
GRTN anche oltre il suo ruolo istituzionale.
Fino ad oggi la liberalizzazione ci ha dato quindi: aumento delle
tariffe e diminuzione della sicurezza della fornitura. Presto
ci darà la costruzione di nuovi impianti in modo "emergenziale",
al di fuori di qualsiasi piano energetico che stabilisca di quali
e quanti impianti necessitiamo.

E' infine curioso lo spirito autarchico con il quale si teorizza
l'indipendenza energetica nazionale, invece dell'ottimizzazione
delle risorse a livello europeo.