[Cerchio] I: [Papillon] lettere dal FIES

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Auteur: Bebe
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Sujet: [Cerchio] I: [Papillon] lettere dal FIES
piss&love
"la vostra violenza ha il colore dei soldi, la nostra quello della passione"
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From: zoe debord <sbalaklava@???>
To: <>
Sent: Thursday, September 25, 2003 7:56 PM
Subject: [Papillon] lettere dal FIES


> mando allegate tre lettere che giungono da compagni
> incarcerati in spagna nei moduli F.I.E.S. La prima e'
> la lettera postuma di Francisco Oritiz Jimenez, morto
> il 19 luglio di quest'anno nel carcere di Badajoz
> modulo 7 F.I.E.S. Le due lettere seguenti giungono da
> altri compagni in F.I.E.S. a Huelva e a Badajoz.
> ciao
>
> __________________________________
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> LETTERA POSTUMA DI FRANCISCO ORTIZ PRIMA DI MORIRE.
> BADAJOZ 18/7/03.
> Saluti e amore a tutti i compagni.
> Questa lettera pretende essere breve e concisa pero´ sopratutto postuma. Come

saprete, almeno la maggioranza, ho pagato 20 anni di carcere integri, e di
questi tra regime di isolamento e dal 1991 in reggime F.I.E.S. 1 R.E., quasi 17
anni nella attualita´, dopo una breve parentesi di 6 mesi di liberta´, sposato,
figlio abortito e per lui divorziato. Mi ritrovo 3 anni e 13 giorni prigioniero
e dal primo giorno senza motivo, in reggime F.I.E.S.; Malaga, Alicante,
Picassent, Huelva, Jaen e, adesso stesso, Badajoz. Sono libertario -dentro e
fuori- da quando ho l'uso della ragione e tanto in strada che come carcerato ho
lottato per questo, per mettere un granello di sabbia e di cambiamento nella
attualita´ esistente di continuo schiacciamento dal capitalismo piu´ fascista e
selvaggio. Per le circostanze (23 anni di gattebuie sterminatrici) la mia lotta
e´ stata piu´ forte nel carcere (anche se per la strada si fecero piu´ di due
'buone storie' di sabotaggio al nemico, che non descr
> ivo per spazio e per non dare rischio ad altri.)
> In 20 anni non ce ne fu uno in cui non intervenni negli ammutinamenti

direttamente in tutti i suoi aspetti: ideologici, strategici e di azione
diretta. E come e´ ben saputo mantenemmo sotto scacco tutto un governo durante
piu´ di una decade nonostante la sua durissima repressione.
> Pero´cosa succede adesso? In 3 anni ha mancato solo che tanto come a Claudio,

Gilbert e me ci tappassero la bocca -testualmente-.
> Ho approffitato di piccoli trionfi sopra questi cani, cosi´ io, Francisco

Ortiz Jimenez, contribuii direttissimamente al licenziamento di direttori
generali di centri direttivi, direttori, secondini di abbastanza carceri e
abbastanza elementi subalterni.
> Questo e´; l' opportunita´ di azione nulla, comunque li´ dove mi sono trovato

c'é armonia tra i carcerati ed in alcuni posti anche alcune belle storie. Pero,
in generale e riassumendo il 99% dei prigionieri, e parlo per il F.I.E.S. (degli
altri piu o meno e lo stesso) sono addormentati a base di pastiglie e contro
questo non serve il lavoro quotidiano di uno per uno, facendoli diventare
consapevoli perche´ lascino di accettare questa merda che li mantiene passivi,
addormentati, nonstante parlino e camminino.
> Questo non si puo´ fare perche´ e´ come nel 'grande fratello' se capiscono che

trionfi ti trasferiscono e ricominci da capo.
> Ragionando in un modo intimamente personale e senza che mi importi l' opinione

contraria di assolutamente nessuno (che quindi non la chiedo) negli ulitimi anni
ho deciso (da tempo) di lasciare di esistere.
> Ho provato a suicidarmi in varie occasioni senza riuscirci in nessuna di loro

(essendo totalmente sano, forte di bell' aspetto, senza anticorpi di niente ne
niente di niente, con 43 anni ma con aspetto giovanile) lasciai una o due
lettere di rivendicazione: liberta´per gli incarcerati malati, fine dei F.I.E.S.
ed di la dispersione e accusava il controllo diretto e tutta questa banda di
canaglie azzurre (secondini) di induzione al suicidio cosi´ come i giudici di
sorveglianza per azione od omissione (ogni intento di suicidio aveva come
terapia una sanzione).
> Nel carcere di Madrid, e per accettarlo non dovevo trovarmi nelle mie piene

facolta´ mentali, mi trasferirono per farmi visitare a fondo da uno psicologo
extra penitenziario a Huelva, e nell' ospedale di Jaen dallo psichiatra e dalla
psicologa professionista. La cosa gli e´ riuscita male sia come sia morire, per
mia scelta libera e consapevole e la faro´ con una grande overdose di pastiglie
che ci somministrano, non a caso.
> So che non cagliera´, magari, pero´mi piacerebbe tanto che riflettessero anche

se fossero solo la meta´. E in ogni caso, non muoio 'da solo' perche´ voglio
(amo la vita e desidero vivere) ma perche´ non ce la faccio piu´a vivere cosi´;
come una belva ingabbiata nei dipatimenti che sembrano segreti militari, dove
non e´ valido per i cani da guardia, per ordine dei loro capi nelle proprie
leggi che dettero le vipere con la giacca e cravatta che governano in nome di
quelli di sempre; dove non ti riconoscono piu´ dignita´ che quella che ti fai
valere da solo, a livello individuale; dove la maggioranza delle volte non hai
un' altra 'difesa' possibile che la tua voce luciferina per giustificare la
bestia che sei (aggiungo in parte, in piccoli esempi di difesa in solitario
della tua dignita´, assumendo quello che viene dopo con totale integrita,
valenza e legalita´, che mai mi sono mancate).
> Quindi, sto morendo per me, per tutti i miei compagni, per la dignita´di tutti

gli esseri umani e per un mondo libero di uomini e donne svegli e senza carceri.
> Vi amo compagni
> Nonsottomissione! Insurrezione! Anarchia, liberta´ e dignita´!
> Puoi fare con questo scritto quello che vuoi, buttarlo via, diffonderlo... io

ti autorizzo per la presente, dalla mia mano e lettera Francisco Ortiz Jimenez
DNI 27375760
> Un abbraccio tanto immenso come libertario.
> SCIOPERO DELL' ORA D' ARIA NEL CENTRO PENITENZIARIO DI BADAJOZ PER L'ASSASINIO

DI F.Ortiz.
> I compagni di modulo di Paco Ortiz stanno in sciopero indefinito dell'ora

d'aria dopo la morte di Paco. In rivendicazione per questo suicidio incitato. I
compagni hanno bisogno di aiuti economici urgenti per continuare lo sciopero,
siamo in cattive condizioni economiche.
> Che si diffonda questa notizia dentro le prigioni perche´si aggiungano a

questo atto piu´ incarcerati.
> Dall'esterno chiediamo la diffusione di questa notizia e solidarieta´ urgente

rivoluzionaria. L'indirizzo al quale potrete dirigere per informarvi e mandare
il vostro appoggio sia morale che economico e´ :
> Miguel Tigeras Rincon
> C.P. De Badajoz mod.7
> Ctra de Olivenza km.7,300 Badajoz
> Saluti e anarchia.



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> Non tanto tempo fa ridattai un testo in memoria di un amatissimo amico: el

Guiri.
> Il 19 luglio e' morto il mio amico Francisco Ortiz Jimenez nel modulo FIES di

Badajoz.
> La morte mi circonda cosi palpabile per questi corridoi che io stesso mi sono

chiesto se non sarebbe arrivato il momento di andarmene. non riesco a capire
come mai resisto, ultimamente o anzi la senzasione di essere morto. forse
resisto per lo stesso sentimento di pace che perseguiva Paco. Paco e' morto e io
sto qua vuoto, nonstante devo parlarvi di lui. Paco voleva che la sua morte si
rendesse utile a qualcosa, che avesse un po di risonanza nella strada perche uni
ed altri sapessero in che quale realta abbiamo dovuto vivere.
> Paco era forte. forse il piu forte di quei compagni con cui mi sono trovato in

questi moduli. era quello che volevo lasciare chiaro. IL CARCERE NON L'AVEVA
VINTO
> per lui questa frase non era l'ultimo grido di orgoglio ma una verita che

soltanto quelli che lo hanno conosciuto bene potevano sapere. e troppo difficile
spiegare tutto quanto...
> paco era un guerriero, cosi si definiva e cosi si concepiva, ci fu un momento

in cui lui ha smesso di credere nella lotta. aveva gia lottato piu di vent'anni.
e senza dubbio il compagno che piu ha fatto contro le istituzioni penitenziarie,
sempre nell'ombra, sempre fottendoli.
> un suo amico, il suo amico del cuore Patxi Zamoro mi disse piu di una decade

fa nel modulo FIES di Jaen II che PAco era l-uomo piu temuto
dall-amministrazione carceraria. ALCUNI MESI DOPO HO AVUTO L'OPPORTUNITA DI
CONOSCERlo in Valladolid ci capimmo al primo sguardo le parole diventarono
superflue.
> Patxi e morto due anni fa, dopo aver denunciato il reggime FIES, tutti quelli

che ha potuto. mori in pace e liberta accanto alla sua amata compagna.
> un giorno la mattina, qua in Huelva ci portarono all'aria. Paco non usciva.

non rispondeva alla chiamata dei secondini che non osavano ad entrare nella
galleria allora capii subito che si era ucciso. sapevo che aveva sempre su di
lui una centinaia di pastiglie e io soltantoriuscii a farmi promettere che
arrivato il momento lui me lo dicesse. la notte scorsa mi aveva salutato con un
allusione che avrei dovuto capire ma gli risposi automaticamente praticamente
senza lasciare quello che stavo facendo.
> chiesi ai secondini di lasciarmi andare nella sua cella che e quella vicino

alla mia. era li steso sul suo letto vestito pulito... subito capii che ancora
respirava. provai a svegliarlo alla fine apri gli occhi. non chiamai subito i
secondini, sapevo che Paco aveva deciso di morire con la stessa determinazione
con cui aveva lottato durante tutta la sua vita. la unica domanda che mi
riempiva la testa era: e adesso che faccio io! come tante volte lui stesso ci
aveva detto che la sua vita apparteneva soltanto a lui e se lui aveva deciso
freddamente di togliersla nessuno poteva autorizzarsi il diritto di
impedirglielo. alla fine riuscii a far si che aprisse gli occhi ma non riprese
coscienza. ho deciso di chiamare i secondini e costringerli ad entrare subito
con un medico nella galleria perche potessero portarlo all-ospedale. Paco e un
mio amico, gli volevo bene. ''come ho fatto ad avere il sangue freddo per non
chiamare subito i secondini ma chedermi cosa avesse voluto che io fa
> cessi.'' alcuni penseranno che sono arrivato ad un grado tale di

diumanizzazione che la morte di un amico ha smesso di impressionarmi. Ma che
cazzo! mentre lo scutevo e lo schiaffeggiavo per svegliarlo, le lacrime mi
sciendeva da gli occhi. la morte e diventata cosi quotidiana fra noi, sono in
tanti che se ne sono andati, e cosi lungo il processo di morte lenta alla quale
ci sommettono che la morte e diventata una liberazione definitiva per chi la
vede come scelta.
> Paco desiderava con tutta la sua anima una liberazione definitiva, una pace

per sempre... vent'anni lottando e alcuni pochi mesi di liberta' prima di
ritornare all'inferno dei moduli FIES l'hanno ammazzato.
> Nel capire che ormai non riuscira' questa pace che tutti desideriamo preferii

morire, l'ammazzo sapere che sucedesse quello che sucedesse mai avrebbe potuto
godere della semplicita della vita mentre i suoi amici rimanevano incarcerati, e
amici, almeno compagni ne aveva tanti: tutti gli uomini e le donne capaci di
insorgere contro le carceri a partire dalla propria individualita.
> poche settimane prima della sua morte ricevette una sua lettera in cui dopo

di essere uscito da un momentaccio , mi gridava le sue voglie di vivere.
leggendola pensai, come volevo pensare, che avesse cambiato d'idea e che si era
messo a camminare verso la vita.
> Jaen gli ha fatto bene. Qui i tre avevamo smesso di lottare accettando, anzi

l'inaccettabile, senza neancherenderci conto e interirizzando la repressione.
Quando quelli di sopra non possono usare la forza bruta per annichilirci
inprecano metodi piu sottili di depersonalizzazione. in primo luogo, jaen lui si
soffoco' e dopo venne Dani con le sue eterne denuncie al sistema . Poi Paco
inizio a riprenderesi di animo e l'uomo che da anni soltanto prendeva una penna
in poche occasioni, comincio' a denunciare la sua situazione. quello e soltanto
un pagliativo a quello che lui considerava lottare davvero. pero comunque cio
gli permise di recuperare il sapore per la vita. La lotta dava senso alla sua
vita. la lotta e la pace, due concetti diversi e cotradditori che nascevano da
uno stesso impulso: la necessita esistenzile della liberta, di essere libero e
di stare libero. quando capi che non poteva riuscirci preferi' morire con la
dignita' che sapeva mantenere.per me quel gesto, come
> sono sicura anche per lui, non fu una sconfitta, ma l'ultimo grido di liberta

che gli rimaneva. Non penso che la sua morte porti qualcosa alla lotta contro il
carcere forse cosi avrebbe voluto: che ognuno goda dei momenti di pace chhe la
vita ci offre e per la lotta che ognuno scelga la strade che crede piu
conveniente.
> rivolta e liberta, Gilbert.



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>
>
>
>
> HUELVA
>
> ...nostro amato compagno Francisco Ortiz Jimenez (Paco) é morto il Sabato

scorso, 19 Luglio, nel carcere di Badajoz modulo 7 F.I.E.S.
>
> si cerco"la liberta" attraverso il suicidio con una dose mortale di pastiglie,

una forma molto dura per fuggire definitivamente dalla realtá carcere e
isolamento che non poteva piu´sopportare.
>
> Paco lo conobbi qui nel modulo F.I.E.S. di Huelva piú di due anni fá e lo

apprezzavo molto, tutti quelli che lo hanno conosciuto lo amavano molto.
>
> Mi diceva che "amava la vita, la vera vita in piena libetá... non quella che

facciamo qua nel modulo di isolamento...'' Questa non era una vita che valeva la
pena di vivere.
>
> Da quando entró in carcere l'ultima volta, tre anni fá, tentó per sette volte

di togliersi la vita, l'ultimo tentativo fu in Jaen II, tagliandosi le vene il
22 Marzo 2003, peró non ci riuscí, la vita, troppo forte nel suo cuore, rifiutó
la morte un altra volta.
>
> Ricordo che in una delle sue lettere che recevimmo mi disse "incredibile,

sembro immortale."
>
> In Huelva quando stava qui con noi tento´per due volte, lo portarono

all'ospedale e ritornó dopo pochi giorni come se non fosse sucesso nulla... un
poco nauseato, questo sí, peró tranquillo nella sua determinazione.
>
> "La vita," mi diceva "é un bene che ci appartiene ad ogni uno e abbiamo il

diritto indiscutibile di fare di questa il meglio che vogliamo."
>
> Paco si é passato quasi tutta la sua vita in carcere. Vent'anni, lottando

contro le ingiustizie del sistema penitenziario, lottando per la vita e per la
libertá degli altri e per la sua... e adesso dopo tanti anni gli mancó la forza
per ritornare a cominciare.
>
> L'ultima volta che parló in uno scritto commentava la sua situazione da quando

partí da qui durante un trasferimento verso Jaen II, annunciato anteriormente da
una notifica della direzione dove poneva che era "debito a facilitare il suo
recupero..." quello di facilitare qualcuno mettendolo in Jaen II era una
stronzata, (io sono passato di li e so molto bene come é duro).
>
> Convertirono il suo trasferimento in una specie di sanzione nascosta e quello

che succedeva all'uscita dell'ospedale... dimostra, se fosse necessario, quanto
ci amino quelli dell'istituzione penitenziarie.
>
> Aver messo lí il nostro compagno per "propiziare il suo adattamento" fu una

sfacciata menzogna, li si distruggono i prigionieri. Si intenta di,
annichilirlo, togliendogli il poco di allegria che ancora gli rimane. Potete
immaginarvi il suo malessere nel puzzolente modulo F.I.E.S. di Jaen II, laggiú
isolato, allo scuro, solo e in silenzio, il luogo idoneo e il piú somigliante ad
una tomba, non a caso anche lí tentó un'altra volta di togliersi la vita. A
prescindere dalla sua situazione e stato d'animo, assieme a prigionieri che
arrivarono dopo fu protagonista di una lotta per bloccare il progetto che
avevano pensato, trasformare il F.I.E.S. di Jaen II in un modulo di doppio
utilizzo per prigionieri F.I.E.S. di prima e di seconda fase, in modo uguale a
quelli di Picassent (Valencia). Le proteste, a tutti i livelli, furono efficaci
e la direzione non poté ottenere quello che desiderava. Paco fu trasferito al
F.I.E.S. di Badajoz un modulo di seconda fase dove morí.
>
> E adesso che non ci vengano con stronzate, per noi é chiarissimo, tutte le

morti in un carcere sono un crimine di stato, essi sono responsabili di creare
le condizioni perché questo succeda.
>
> Risulta difficile fare capire agli altri il perché succendano cose cosí; come

spiegare la realtá e i danni che provoca in ognuno di noi gli anni e anni di
isolamento?
>
> Nell'incontro che ebbe luogo in Olanda nel Dicembre del 2002, si commentó che

"l'isolamento é una delle forme piú estreme di repressione, qualcosa come la
tortura fisica o l'assasinio, un mezzo per distruggere idee in generale e le
idee in generale e le politiche in paritcolare, una tortura bianca concepita per
eleminare il carcerato."
>
> Io aggiungerei anche l'aspetto vendicativo dell'isolamento... una particolare

vendetta nel sistema di dominio, contro quelli che per una ragione o per
l'altra, si sono messi contro di lei e hanno rifiutato qualsiasi intento di
sottomissione.
>
> Parlare di isolamento é avvicinarsi a una realtá di morte che costa molto

intendere, quando non si parla di morte fisica si puó tranquillamente palare di
cerebrale, la pazzia scorre per questi corridoi.
>
> Perfino gli esperti del ministero non possono negare lo squilibrio mentale del

prigioniero dopo 10 anni passati in isolamento.
>
> E´ per dirlo in un modo semplice, l'aver sostituito la pena di morte con

qualcosa di peggiore come la segregazione in vita per un tempo indeterminato.
>
> Vivere cosí le 24 ore del giorno tra una gattabuia dove si vede solo un pezzo

di cielo e un patio di pochi metri quadrati, é qualcosa che produce effetti
psicologici devastanti nella personalitá del prigioniero. Il potere ha fra le
sue mani una macchina di distruzione piú efficace della sedia elettrica, e
questo e´giustamente quello che costa molto capire alla maggioranza delle
persone libere.
>
> Fino a che non arriveremo ad equiparare l'isolamento alla pena di morte,

qualsiasi lotta contro il carcere si convertirá in qualcosa di superficiale e di
scarsa possibilitá di progressione... perché si starebbe dimenticando la parte
piú importante, piú annichilatrice, e la piú effettiva di tutto l'insieme del
sistema repressivo sociale messo in atto ultimamente.
>
> Come carcerati sappiamo che non abbiamo un altra soluzione, disgraziatamente e

da tempo che stiamo assaporando il velenoso ambiente del carcere, sappiamo che
se ci fermiamo di rivendicare i nostri diritti, andiamo a perdere tutto il poco
che fino ad adesso abbiamo ottenuto.
>
> Cosi che continueremo ad essere quello che siamo...dei prigionieri... senza

opzione che scegliere di continuare lottando e vivendo per qualcosa in cui
crediamo, peró temo molto che le lacrime che caderanno per il nostro amato Paco
continueranno a cadere per molto piú tempo... se fra tutti non mettiamo un freno
a queste bestie che ci dominano.
>
> Questo e il mio contributo al dibattito...
>
> Quelli del modulo F.I.E.S. di Huelva.
>
> Claudio
>
>



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