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Parma: contestata la festa macabra della polizia
Ieri pomeriggio a Parma la polizia ha celebrato la sua festa, cui solo pochi
intimi hanno accettato di prendere parte (politici nazionali, amministratori
comunali, clero, industriali). Il resto della cittadinanza ha osservato
severamente la militarizzazione del centro, in cui pare consista tutta la
gioia e la festosità dei poliziotti. Una festosità paragonabile a quella
delle squadracce di Italo Balbo.
Compagne e compagni erano in piazza, contro i tutori dell'ordine borghese e
contro lo stato di polizia. Assediati dai festosi celerini, hanno fatto
volare uno striscione con la scritta <assassini>, mentre gridavano il nome
di Carlo Giuliani. Lo striscione è stato poi afferrato dai festeggiati e
conquistato dopo un festoso tiro alla corda con i compagni, che, sia chiaro,
hanno lasciato vincere i questurini solo per lo scoramento che di solito ci
spingere a soddisfare un bambino petulante o alienato. I fumogeni coloravano
la piazza, e offuscavano ancor più del normale la mente dei servitori dello
stato. Nessuna contestazione poteva aver luogo. Invece c'è stata, visibile a
tutti, fuorchè ai miserabili scribacchini della Gazzetta di Parma, che oggi,
sia detto metaforicamente, praticano una fellatio a 18 colonne ai potenti
convenuti ieri in città.
Gli slogan risuonavano nel clima plumbeo della festa poliziesca mentre i
compagni percorrevano le vie del centro, infestate di omuncoli d'apparato e
divise da parata.
Gocce di sole nella città degli spettri...