GirasoleQuesta volta non utilizzerò le mie capacità nello spinning per
presentare questo articolo di Fisk. Mercoledì scorso è morto Edward Said,
maledetta sia la morte per esserselo portato via!
Dopo Rachel Correy, in condizioni diverse, se ne va un altra grandissima
persona che ha fatto sentire la sua voce potente nella resistenza alla
brutalità Israeliana nei territori occupati. Sono triste e amareggiato, ho
lavorato velocemente per questo articolo che volevo fosse in lista oggi
stesso, non assicuro la massima precisione nella traduzione, ma capirete...
M
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Palestinese, Intellettuale, e Combattente, Edward Said Se La Prende Con
Arafat e Sharon in Punto di Morte
Di Robert Fisk
27 Settembre, 2003
Tradotto da M - canadianm@??? -
www.melektro.com
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L'ultima volta che ho incontrato Edward Said, gli ho chiesto di continuare a
vivere. Sapevo della sua leucemia. Aveva spesso precisato che stava
ricevendo un trattamento "avanzato" da un medico Ebreo e - malgrado tutta l'
immondizia che i suoi nemici gli hanno gettato contro - lui ha sempre
riconosciuto la bontà e l'onore dei suoi amici Ebrei, tra i quali Daniel
Barenboim era fra i migliori. Edward stava pranzando ad un buffet con la sua
famiglia a Beirut, debole ma arrabbiato all'ultima resa di Arafat nel
conflitto Israelo-Palestinese. E ha risposto alla mia domanda come un
soldato. "Non morirò" mi ha detto. "Perché tanta gente mi vuole morto."
Mercoledì notte è morto in un ospedale di New York, all'età di 67 anni.
L'ho incontrato per la prima volta all'inizio della guerra civile Libanese.
Avevo sentito parlare di quest'uomo, questo combattente intellettuale,
linguista, accademico e musicologo e - Dio mi perdoni per la mia ignoranza
negli anni 70 - a quel tempo non sapevo poi molto di lui. Mi venne detto di
andare in un appartamento che stava non lontano da Hamra Street a Beirut. Si
stava sparando nelle strade - quanto fu facile per noi tutti arrivare ad
accettare la normalità della guerra - ma quando salii gli scalini che
conducevano all'appartamento, sentii una sonata di Beethoven al piano. No,
non era la "Moonlight" - niente di così popolare per Edward - ma aspettai
per dieci minuti fuori dalla porta dipinta di marrone fino a che non ebbe
finito.
"Avete letto i miei libri, Robert - ma scommetto che non avete letto il mio
lavoro sulla musica", lui una volta mi rimproverò. E naturalmente, corsi
velocemente alla Librarie Internationale nel Gefinor Building a Beirut per
comprare il suo libro definitivo da aggiungere alla mia collezione; i suoi
saggi meravigliosi sui Palestinesi, le sue critiche severe alla corruzione e
alla viziosità di Yasser Arafat, la sua rabbiosa condanna della criminalità
di Ariel Sharon.
Non era un uomo perfetto. Poteva essere arrogante, poteva essere spietato
nella sua critica. Poteva essere ripetitivo. Poteva arrabbiarsi fino al
punto di illuminarsi. Ma ha avuto molto di cui essere arrabbiato. Un
pomeriggio, sono andato a trovarlo nella casa di Beirut di sua sorella
Jean - una signora molto distinta il cui racconto dell'invasione Israeliana
del Libano nel 1982, 'Beirut Fragments', è degno della stessa integrità di
suo fratello - e lui se ne stava mezzo sdraiato su un sofà. "Sono solo un pò
stanco a causa del trattamento per la leucemia," mi disse. "Ma vado avanti.
Non mi fermerò."
Era un duro, il difensore più eloquente di un popolo occupato e il più
irascibile attaccante della sua corrotta leadership. Arafat ha vietato i
suoi libri nei territori occupati - dimostrando l'immensità di Said e
l'impoverimento intellettuale di Arafat.
A quel primo incontro a Beirut verso la fine degli anni settanta, gli avevo
chiesto di Arafat. "Sono andato ad un meeting ch'ha tenuto a Beirut l'altro
giorno", mi disse. "Ed Arafat ne stava là e gli venne chiesto cosa pensasse
di un futuro stato Palestinese, e tutto ciò che riuscì a dire fu che 'Dovete
fare questa domanda ad ogni bambino Palestinese'. Tutti applaudirono. Ma che
cosa voleva dire? Di che diavolo stava parlando? Era retorica. Ma non aveva
alcun significato".
Dopo che Arafat procedette ad impegnarsi con gli accordi di Oslo, Said è
stato il primo - giustamente - ad attacarlo. Arafat non aveva mai visto un
insediamento Ebraico nei territori occupati, lui disse. Non c'era presente
un singolo avvocato Palestinese durante le trattative di Oslo. Said fu
immediatamente condannato - tutti noi che abbiamo detto che Oslo sarebbe
stato un fallimento catastrofico lo furono - come "contro la pace" e, per
viziosa estensione, "a favore del terrorismo".
Said si affaticava per soddisfare il bisogno di ripetere la storia
Palestinese, l'importanza di denunciare le vecchie bugie - una delle quali,
che lo faceva particolarmente infuriare, era il mito che le stazioni
radiofoniche Arabe avevano invitato gli Arabi Palestinesi del 1948 ad
abbandonare le loro case nel nuovo stato Israeliano - ma sottolineava,
continuativamente, l'importanza di ri - raccontare la storia della tragedia
Palestinese. Fu abusato da chiamate anonime, il suo ufficio venne visitato
da un bombardiere e fu calunniato molte volte da Ebrei Americani che
odiavano il fatto che lui, un professore di letteratura alla Columbia
University, potesse difendere così eloquentemente e vigorosamente il suo
popolo occupato.
Un tentativo è stato fatto, nei giorni che hanno preceduto la sua morte, di
privarlo del suo lavoro accademico, da parte di alcuni crudeli sostenitori
di Israele che hanno sostenuto - lo stesso vecchio, menzognero discredito -
che era un anti-Semita. La Columbia University, in una dichiarazione lunga
ma un pò ambivalente, lo difese. Quando il direttore Ebreo di Harvard ha
espresso la sua preoccupazione circa l'aumento di "anti-Semitismo" negli
Stati Uniti - da parte di coloro che osavano criticare Israele - Said
scrisse sarcasticamente che un accademico Ebreo che era a capo di Harvard
"protesta dell'anti-Semitismo!".
Mentre la sua salute stava declinando, venne invitato a fare una conferenza
nell'Inghilterra del Nord. Posso ancora sentire la signora che ha
organizzato l'evento protestare perché Said aveva insistito per viaggiare in
business class. Ma perché no? Era un uomo criticamente malato, che stava
combattendo per la sua vita e la sua gente, perché non permettergli una
certa comodità attraverso l'Atlantico? La sua amicizia con il brillante
Barenboim - ed il loro sostegno congiunto ad un'orchestra Arabo-Israeliana
che soltanto lo scorso mese ha suonato in Marocco - era prova della sua
modestia umana. Quando a Barenboim non fu permesso di suonare a Ramallah,
Said riorganizzò il suo concerto - provocando la furia del governo di
Sharon, per il quale Said sentiva solo un profondo disprezzo.
L'ultima volta che l'ho visto, lui era esaltato dalla felicità per il
matrimonio di suo figlio con una giovane e bella donna. La volta precedente
che lo incontrai, Said era stato fatto infuriare dall'incapacità dei
Palestinesi di Boston di predisporre nel giusto ordine le sue diapositive ad
una conferenza "sul diritto al ritorno" dei Palestinesi in Palestina. Come
tutti gli accademici seri, voleva l'accuratezza. Ancora più grande fu la sua
furia quando uno dei suoi nemici ha sostenuto che non era mai stato un vero
rifugiato dalla Palestina perché era al Cairo ai tempi della espropriazione
Palestinese. Non ha mai barattato con il giornalismo sciatto - date un'
occhiata a Covering Islam, nel reportage sulla rivoluzione Iraniana - ed ha
avuto ancora meno pazienza con gli anchormen della televisione Americana.
"Quando sono andato in onda", mi ha detto una volta, "il console Israeliano
a New York ha detto che ero un terrorista e che voleva uccidermi. E che cosa
mi ha detto la anchorwoman? 'Sig. Said, perchè volete uccidere il console
Israeliano?' Come rispondere a tale immondizia?"
Edward era un uccello raro. Era sia un'icona che un iconoclasta.
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Robert Fisk è un corrispondente straniero, vincitore di riconoscimenti, per
The Independent (Regno Unito), dove questo articolo è stato pubblicato. È
l'autore di Pity Thy Nation: The Abduction of Lebanon (The Nation Books,
Edizione 2002).