[Cm-roma] Sabato 4 ottobre ore 14 stazione metro Laurentina

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Autor: Oltre
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Temat: [Cm-roma] Sabato 4 ottobre ore 14 stazione metro Laurentina
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Ci si va in versione CM?
                                               Oltre


"Voi 15 noi 400 milioni, l'Europa siamo noi!", il 04 ottobre torna in =
piazza il movimento
di Claudio Jampaglia

(tratto da Granello di sabbia (n=B0104), Bollettino elettronico =
settimanale di ATTAC di Luned=EC, 30-09-2003)

Sabato 4 ottobre, a Roma (ore 14 stazione metro Laurentina) il movimento =
torna nelle strade. In contemporanea si svolge al palazzo dei Congressi =
dell'Eur la Cig dell'Unione europea (conferenza intergovernativa) in =
seduta straordinaria, richiesta dal presidente di turno Berlusconi per =
presentare i lavori e i tempi sulla nuova Convenzione che dovrebbe =
essere pronta per l'elezioni europee di primavera 2004. Fin qui tutto =
come al solito. Si riuniscono i potenti d'Europa, chiusi nel palazzo a =
decidere destini, e in questo caso regole e principi su cui dovranno =
vivere i 400 milioni di europei, rispondono i sindacati della Ces =
(Confederazione europea dei sindacati) con un corteo e i movimenti =
"altermondialisti" (per un'altra globalizzazione) con un altro.
Eppure qualcosa di molto diverso si =E8 mosso, oltre ai riti e la =
passerella governativa assediata dai contestatori e difesa da ingenti =
apparati repressivi. E' cambiata "l'aria serena dell'Ovest" e non =
possiamo fare finta di nulla, anche perch=E9 in piccola parte ne siamo =
responsabili.
Da un lato il fallimento di Cancun (l'ultimo di una lunga serie) ci =
parla dell'impossibilit=E0 di regolazione liberista dei conflitti e =
della crisi economica e ci dice che il modello Tina (There is no =
alternative - non c'=E8 alternativa al liberismo, le privatizzazioni e =
la vittoria dei mercati sulle societ=E0) inventato dalla Tatcher negli =
'80 =E8 giunto ad esaurimento. Perch=E9 al limite, spremuti, umiliati e =
presi in giro, anche i paesi del sud, senza i quali la globalizzazione =
consensuale non si pu=F2 fare, possono dire di no (almeno dentro il Wto) =
come hanno dimostrato il Kenya fino a Antigua e Barbados.
D'altra parte, il liberismo =E8 finito, almeno nella versione in cui =
l'abbiamo conosciuto finora per due elementi legati tra loro e che da =
qualche anno denunciamo sistematicamente: crisi economica (fallimento =
dell'economia della crescita trainata da commerci, finanziarizzazione e =
liberalizzazioni a tutto spiano) e guerra (che sia lotta al terrorismo o =
guerra d'occupazione) che interviene nel ridisegnare aree d'influenza, =
aprendo cunei, territori, controllando risorse. A questi due elementi, =
la politica "istituzionale" o partitica risponde con ipotesi "blairiane" =
(la terza via), neocentriste (rifondiamo l'identit=E0 europea sulle =
tradizioni cristiane e socialdemocratiche, con una spruzzata formale di =
welfare e senza entrare in rotta di collisione con gli Usa), =
"protezioniste filoatlantiche o isolazioniste" (chiudiamo tutto, =
teniamoci i paesi dell'Est e cresciamo da soli o in alleanza con le =
politiche Usa).
Per inciso, in Italia su questi temi si gioca il destino del peggior =
governo repubblicano e dell'opposizione candidata troppo presto a =
prenderne il posto. Un dibattito che rischia di chiudersi prima di avere =
affrontato le alternative possibili, data l'urgente necessit=E0 di =
essere contro questa destra (cosa che siamo gi=E0), e che lascia per ora =
pochi margini alla riflessione su quale sviluppo, quale cittadinanza, =
quali priorit=E0 per la societ=E0 italiana.
Se dal lato guerra l'Europa foraggia, spalleggia e commercia, dal lato =
della crisi, l'Europa affonda pian piano, sottraendo garanzie, =
distruggendo diritti e riducendo prospettive per le attuali e future =
generazioni. Una crisi che va oltre quella dei mercati e che si riflette =
bene nell'incapacit=E0 di scelte politiche economiche, nell'assenza di =
dibattito e di una visione.
Senza bussola, se non le poche formule monetariste che fanno del patto =
di Maastricht l'immaginaria Maginot di una trincea gi=E0 desueta. Senza =
ridiscussione della propria "potenza e impotenza", senza cultura e =
coscienza della propria trasformazione, l'Europa si appresta a varare =
una nuova Costituzione, in cui (come potete leggere dal contributo che =
segue) cambier=E0 tutto (almeno per noi) senza nulla cambiare (nei =
rapporti di forza, nel meccanismo di scelta antidemocratico, nel =
"sequestro" delle popolazioni), e di sicuro senza incidere nella crisi.
Dal Forum sociale europeo di Firenze dell'anno scorso, al coordinamento =
contro la guerra che ha promosso la giornata globale del 15 febbraio =
scorso, in mille eventi e forum locali (e in previsione del prossimo =
appuntamento a Parigi Saint-Denis per la met=E0 di novembre), possiamo =
invece dire che associazioni, reti, gruppi, sindacati, personaggi =
politici, studiosi e tutta quella "bella gente" che fa il movimento =
hanno provato ad affrontare il nodo (la crisi, le tensioni, la =
trasformazione) di "un'altra Europa". In maniera spesso caotica, altre =
volte sorda, abbiamo cominciato a discutere, a confrontarci, tra =
"esperti" e "ingenui", provando a dare un calcio d'inizio.
Il prossimo venerd=EC, insieme ai sindacati europei, cercheremo di =
fornire anche una trama e una strategia che ci conducano agli "Stati =
generali dell' altra Europa". Si tratta, in breve, di un forum =
(venerd=EC 03 ottobre, dalle 10.30 del mattino presso l'Aula magna della =
Facolt=E0 di Scienze Politiche dell'Universit=E0 La Sapienza in piazzale =
Aldo Moro) dove sar=E0 presentato il
Cahier des doleances dell'Europa de "lorsignori" e tracciati alcuni assi =
di risposta e alternativa politica e sociale.
Un passaggio fondamentale per chi si =E8 conosciuto, confrontato e =
frequentato e ora vuole cominciare a costruire un'alternativa. Banale =
richiamare, il liberismo, la guerra, l'esclusione e il razzismo come le =
bestie nere da
sconfiggere, ora si tratta, si deve, cominciare a formulare risposte =
complesse, ponti tematici di riforma e trasformazione, alleanze sociali, =
culturali e futuribili. Un impegno degno di "una rivoluzione", perch=E9 =
coinvolgere territori, esperienze, differenze e provare e tracciarne =
sintesi nell'unit=E0, vuole dire per un movimento farsi soggetto =
politico (senza partito e senza elezioni) e qui sono caduti quasi tutti.
Chi avesse voglia di non perdersi il momento, armato della solita =
pazienza che contraddistingue chi partecipa (da chi consuma un evento), =
con spirito critico, caustico o entusiastico, =E8 il/la benvenut*, =
perch=E9 il processo =E8 ancora lungo, ma sarebbe cosa buona e giusta =
cominciarlo e finirlo insieme.

Per informazioni (organizzazione, logistica, appelli) su forum e =
manifestazione:
www.manifestazione.biz

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piccola parte ne siamo responsabili.<BR>Da un lato il fallimento di =
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versione in cui l'abbiamo conosciuto finora per due elementi legati tra =
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liberalizzazioni a tutto spiano) e guerra (che sia lotta al terrorismo o =
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d'occupazione) che interviene nel ridisegnare aree d'influenza, aprendo =
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"istituzionale" o partitica risponde con ipotesi "blairiane" (la terza =
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socialdemocratiche, con una spruzzata formale di welfare e senza entrare =
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rotta di collisione con gli Usa), "protezioniste filoatlantiche o =
isolazioniste"=20
(chiudiamo tutto, teniamoci i paesi dell'Est e cresciamo da soli o in =
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con le politiche Usa).<BR>Per inciso, in Italia su questi temi si gioca =
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destino del peggior governo repubblicano e dell'opposizione candidata =
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presto a prenderne il posto. Un dibattito che rischia di chiudersi prima =
di=20
avere affrontato le alternative possibili, data l'urgente necessit=E0 di =
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contro questa destra (cosa che siamo gi=E0), e che lascia per ora pochi =
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alla riflessione su quale sviluppo, quale cittadinanza, quali priorit=E0 =
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societ=E0 italiana.<BR>Se dal lato guerra l'Europa foraggia, spalleggia =
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patto di Maastricht l'immaginaria Maginot di una trincea gi=E0 desueta. =
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della propria trasformazione, l'Europa si appresta a varare una nuova=20
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