Da Indymedia:
Basta con gli omicidi mirati. Ventisette piloti riservisti dell'aeronautica
israeliana, alcuni nella riserva attiva altri in pensione, in una lettera di
protesta, hanno comunicato il loro "no" a compiere altre esecuzioni di
leader palestinesi. La notizia è stata data dal secondo canale della
televisione commerciale in un servizio intitolato "Terremoto
nell'aeronautica". I piloti, rigorosamente in divisa e ripresi di spalle,
hanno ascoltato il portavoce leggere la lettera: "Noi, piloti di notevole
anzianità e tuttora attivi, ci rifiutiamo di compiere attacchi illegali ed
immorali, come quelli che Israele conduce nei Territori".
Dopo la lettura della dichiarazione, sono state trasmesse le immagini di un
attacco nella Striscia di Gaza che, nel luglio 2002, fece oltre venti morti
fra i civili. Quasi a voler sottolineare, semmai fosse necessario, che i
target delle operazioni mirate sono spesso in zone ad alta densità di
popolazione. Quartieri dove i leader di gruppi terroristici camminano per le
strade dei mercati, mischiandosi alla folla di mamme e bambini che vanno a
fare la spesa. E "noi" - sottolineano i 27 ufficiali in un altro passo della
lettera - "siamo stati educati ad amare lo stato di Israele, ma ci
rifiutiamo di prendere parte agli attacchi contro luoghi dove vive la
popolazione civile".
La protesta dei piloti, la prima nella storia di Israele, è destinata a
scatenare dure reazioni da parte del governo israeliano. Quella dei vertici
militari non si è fatta attendere: "è inaccettabile usare le proprie divise
per perseguire un obiettivo politico come questo", ha commentato sdegnato
Moshe Yalon, il capo di stato maggiore israeliano. E, per far capire che non
intende fare concessioni, ha ricordato che un ufficiale di fanteria, tempo
fa, venne allontanato dall'esercito per essersi rifiutato di far evacuare un
insediamento colonico. "Vedremo se si renderanno conto della gravità del
loro gesto", ha concluso Yalon, lasciando intuire che la decisione non
rimarrà senza conseguenze.
La scelta dei 27 piloti, anticipata nei giorni scorsi dalla stampa
israeliana, era nell'aria da diverso tempo. Il gruppo, aveva scritto il
quotidiano Haaretz, stava discutendo da oltre tre mesi l'iniziativa "molto
sofferta". Un'iniziativa nata anche sull'onda delle scelte del governo
israeliano. Dall'inizio della seconda Intifada, gli omicidi mirati sono
stati 146 e nelle ultime settimane, specialmente nella striscia di Gaza,
sono stati intensificati gli attacchi contro dirigenti di Hamas.
In alcuni casi, però, i razzi hanno mancato il bersaglio e hanno colpito
civili inermi. Il "no" dei 27 piloti vuole essere, almeno nelle intenzioni,
un invito, rivolto al governo e ai cittadini israeliani, a riflettere sugli
interventi delle forze armate. Gli altri movimenti di "rifiuto", sempre
secondo Haaretz, sperano che questa clamorosa protesta dia impulso alla loro
causa e stimoli un dibattito costruttivo sulle attività delle Forze armate
nei Territori occupati.
I vertici dell'esercito israeliano cercano di gettare acqua sul fuoco
dicendo che i firmatari della lettera sono piloti al momento non in servizio
attivo e ai quali non è mai stato chiesto di partecipare a questo tipo di
azioni. Comunque vadano le cose, la protesta di 27 piloti è un segnale che
il governo Sharon non può permettersi di ignorare. Anche perché, questa
volta, a protestare non è il governo palestinese, né tantomeno un gruppo di
militanti islamici, ma 27 militari. Ventisette uomini che rappresentano
parte dell'élite israeliana e tra i quali c'è anche il generale Yiftah
Spector, che partecipò alla guerra del Kippur nel 1973.
www.repubblica.it/2003/i/sezioni/esteri/moriente2/pilot/pilot.html
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