[Forumumbri] GIAP: LE FERITE SI RIMARGINANO MA L’INFAMIA RES…

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LE FERITE SI RIMARGINANO MA L’INFAMIA RESTA.



           "non tutto quello che si racconta è vero; ma tutto è stato raccontato. Il rapporto tra racconto dell'evento e racconto come evento sottolinea la funzione della memoria non come magazzino di fatti ma come matrice di significati". [A. Portelli, Biografia di una città].




Leggo solo ora “Mi dispiace per le tue costole”, con molto ritardo dalla stesura, a pagina 121 di “Giap” ed. Einaudi, la teatralizzazione ad opera di F.G. di un evento in cui sono stato coinvolto.

Un pestaggio di gruppo, come nelle migliori tradizioni staliniste dei cavalieri disobbedienti.

Ma più delle costole rotte, causate da 4 o 5 persone che mi hanno atterrato alle spalle mentre stavo discutendo con te, neopoliziotto buonista, non accetto la mitopugnetta (altro che poiesi .!) sull’evento, la falsificazione, la retorica da quattro soldi (..le famiglie, i signori di cinquant’anni, i nostri genitori…), la ricostruzione dei fatti di Genova con il capro espiatorio degli infiltrati e soprattutto lo sfruttamento economico e di senso realizzato attraverso la pubblicazione.

Ma lo spessore analitico ed anche la “cattiva coscienza” la dimostri nella tua “profonda” analisi sugli anni ‘70 “della merda degli anni ’70 non ne voglio più…” che riduci ad una lettura funzionale al presente, alla deresponsabilizzazione delle pratiche del Carlini con l’applicazione del capro espiatorio ai cattivi black bloc “delle mazze,delle bottiglie molotov, di poche decine di irresponsabili (sic!) che mettono a repentaglio la sicurezza di migliaia di persone” (forse neanche Pecchioli avrebbe osato tanto, la prossima volta ti consiglio “diciannovisti” o “fascisti di sinistra”…), periodo che conosci profondamente attraverso forse la lettura degli almanacchi di “famiglia cristiana” o al massimo di “La città futura” o “Rinascita” e che liquidi -coerentemente al tuo spessore politico- in maniera così superficiale che addirittura il buon Bui è costretto [“nota gennaio ‘03”] ad una lunga digressione per rimettere in linea o almeno offrire un po’ di decenza alla lettura di un periodo
in cui si è tentato l’assalto al cielo ponendo i propri corpi e le esistenze in gioco “a distanza di due anni [queste frasi sugli anni ‘70] suonano leggermente (sic) fuori contesto e necessitano di una nota…” . Molti compagni e compagne che negli anni ’70 hanno resistito alla violenza dello stato, alle stragi, alla repressione, all’eroina e alle strategie di annientamento sono stati a lungo carcerati, sono ancora esuli o semplicemente non si sono riciclati nel sistema (ma ai figli di mammà il conflitto appare come esteticamente non piacevole).

Forse la nota era necessaria anche per motivi di mercato considerando la annunciata remunerata “fatica” di un prossimo venturo lavoro sul caso Moro…

Quello che rimane, dopo due anni, è una triste nota sull’infamia non tanto o non solo del pestaggio di gruppo ma della ricostruzione dell’evento e dell’analisi delle dinamiche di resistenza, realizzate a Genova da migliaia di compagni quando la strategia mediatica che dichiarava guerre stellari e concertava con gli sbirri e la questura si è sciolta in piazza come neve al sole e tutto il teatrino imbastito è crollato su se stesso, portando con se Carlo e l’innocenza di chi credeva ai buffoni dello spettacolarizzazione del conflitto che passa dalle contraddizioni reali e non dalle parole di pennivendoli new age o leader virtuali.







francoppoli


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