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>Date: Mon, 8 Sep 2003 12:07:57 +0200
>Subject: [ba ro news] (#161) Sull'ultima crisi palestinese
>Reply-To: ba_ro_news-owner@???
>
>La maggior parte dei giornali e la totalit=E0 delle TV hanno presentato
l'ultima crisi palestinese, e in particolare le dimissioni di Abu Mazen,
come il frutto delle "indebite ingerenze" di Arafat. Anche gli organi
legati al centrosinistra hanno ricalcato questa impostazione, dato che
Prodi e Joskha Fischer hanno contribuito ad aggravare la crisi accettando
la richiesta statunitense di collocare Hamas tra le organizzazioni
terroriste, e chiudendo gli occhi di fronte alla nuove azioni terroriste di
Israele a Gaza. Pubblichiamo quindi una utile nota informativa di Cinzia
Nachira, segnalando al tempo stesso l'ottimo articolo di Gennaro Migliore
uscito su "Liberazione" di domenica 7 settembre.
>
>Abu Mazen: non ha bevuto il calice avvelenato
>
>Nelle ultime settimane la situazione in Palestina, come in tutto il
Medioriente, sembra seguire due strade parallele. Dopo l=B4attentato a
Gerusalemme del 19 agosto scorso, risposta al non rispetto assoluto della
tregua da parte israeliana che nelle settimane della Hudna (tregua) ha
proseguito senza disturbo alcuno sia gli assassinii "selettivi" (con decine
di feriti tra i civili, e una decina di morti sempre fra coloro che si
trovavano nel momento sbagliato e nel posto sbagliato), sia la costruzione
del muro di "sicurezza", con relative confische di decine di ettari di
terra palestinese; la crisi in Israele si =E8 aggravata. Se in campo
palestinese la crisi politica =E8 molto grave, con lo scontro tra Mahmud
Abbas (Abu Mazen) e Yasser Arafat, in Israele chi pensa che tutto fili
liscio =E8 un illuso.
>Tutto questo mentre la situazione in Iraq =E8 impantanata fino a costringer=
e
George W. Bush a chiedere "aiuto" a quell=B4Onu che poche settimane, fa
grazie al fatto che le truppe d=B4occupazione non ritenevano necessario
proteggere le sue sedi, proprio a Bagdad ha perso il suo inviato speciale
Sergio Veira de Mello. Tenere a bada l=B4Iraq dopo che la guida spirituale
degli sciiti iracheni, l=B4 Ayatollah Al-Hakimi, =E8 rimasto vittima di un
attentato che ha provocato altri 87 morti nella citt=E0 santa di Al-Najaf, =
=E8
sempre pi=F9 difficile e costoso.
>Il copione in qualche modo si ripete: visto il fallimento della guerra
contro il popolo iracheno, visto che l=B4occupazione dell=B4Iraq non =E8 una
passeggiata e che i "liberatori" sono bersagliati da attentati quotidiani
da azioni di guerriglia; il "mondo libero e liberatore" spera di poter
almeno segnare un punto a suo favore in Palestina.=20
>Lo dicemmo all=B4epoca dell=B4elezione di Abu Mazen a primo ministro
palestinese: anche se la sua elezione =E8 stata sicuramente pi=F9 gradita a
Usa, Israele, Europa che ai palestinesi, dare per scontato che egli potesse
essere un burattino completamente telecomandato da coloro che vogliono
imporre la pax israeliana ai palestinesi =E8 stato un grave errore di
valutazione.=20
>Certo Abu Mazen =E8 uno degli esponenti pi=F9 moderati e filo occidentale d=
i
Fatah e dell=B4Anp (Autorit=E0 Nazionale Palestinese). Fin dallo scoppio del=
la
seconda Intifada, settembre 2000, egli =E8 stato colui che ha spinto di pi=
=F9
verso la cosiddetta "smilitarizzazione dell=B4Intifada", ossia la rinuncia
totale ad ogni forma di lotta armata contro l=B4esercito israeliano. Rimasto
nell=B4ombra durante gli anni duri della lotta =E8 riemerso perch=E9 la
leadership arafatiana si =E8 trovata non solo assediata e relegata nella
Muqata (il quartier generale di Ramallah), ma anche perch=E9 dopo l=B4arrest=
o
di Marwan Barghouti e lo sgretolamento della resistenza dopo i massacri del
2002, iniziati a gennaio e culminati in aprile con l=B4assassinio di
centinaia di persone a Jenin, la direzione politica dell=B4Intifada stava
rapidamente andando a finire nelle mani di quei gruppi, Brigate dei martiri
di Al Aqsa, Hamas e Al Jihad al Islami, che non hanno mai avuto intenzione
di abbandonare la lotta armata. In altre parole anche ad Arafat, Abu Mazen,
in definitiva, poteva risultare utile come primo ministro. Lo scontro tra
il presidente dell=B4Anp e il primo ministro =E8 stato aspro e aperto fin da=
lla
nomina di Mohammed Dahalan a ministro degli interni. Un lungo braccio di
ferro ha preceduto la sua nomina e il cedimento di Arafat che in Dahalan
vede non solo un nemico personale, ma soprattutto colui che pu=F2 "scavalcar=
e
a destra" lo stesso Abu Mazen, grazie all=B4autonomizzazione dei servizi di
sicurezza.=20
>Infatti mentre Dahalan annuncia di avere un piano per contrastare i
"terroristi" dall=B4altro Abu Mazen, nel discorso del 5 settembre al
Consiglio Legislativo Palestinese, annuncia la sua intenzione di voler
continuare a "dialogare con l=B4opposizione" e di non volerla "affrontare
militarmente". Lo stesso Mohammed Dahalan per=F2 non pu=F2 far a meno, in
un=B4intervista apparsa il 2 settembre sul Corriere della Sera, di ammettere=
:
"Mi dica lei come possiamo combattere il terrorismo, se Israele continua ad
ammazzare e a colpire anche gente innocente. Credono di estirpare la
violenza? Da una parte si rafforza Hamas, dall=B4altra si indebolisce l=B4An=
p.
Il parente, il fratello, il cugino di ogni ferito non vedr=E0 l=B4ora di
vendicarsi".=20
>Ora che Abu Mazen si =E8 dimesso tutti i commenti sono unanimi nel sostener=
e
che la sua decisione =E8 il frutto della contrapposizione con Yasser Arafat.
Certo lo scontro era in atto fin dall=B4accettazione della Road Map. Chi
legge lo scontro Abu Mazen-Arafat solo come uno scontro di potere non vede
un fatto di fondo: la vera posta in gioco non =E8 solo il controllo di quest=
o
o quel settore dei servizi di sicurezza ma la credibilit=E0 complessiva dell=
a
leadership palestinese. In questo senso, come nel luglio 2000, Arafat ha
avuto il fiuto di rimettersi in sintonia con la popolazione stremata. Per
di pi=F9 non solo la Road Map =E8 nata morta per il fatto che Israele in rea=
lt=E0
non la ha accettata, ma al suo interno tutti i veri nodi del conflitto
restavano irrisolti. Il muro della vergogna, che non divide solo il
territorio palestinese, ma circonda interi villaggi, non viene neanche
menzionato. Le colonie vengono di fatto legalizzate dal momento che si
ritengono "illegali" solo quelle costruite dopo il marzo 2001. L=B4aver fatt=
o
rilevare questi "dettagli" ha procurato per Arafat l=B4ennesimo marchio di
"terrorista". Ma che altro poteva e doveva fare il presidente di un popolo
che rischia la deportazione di massa e lo sterminio?
>Inoltre, e dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti, lo stesso Abu Mazen
per giungere alla tregua del 29 giugno non ha potuto che seguire la via del
dialogo con le organizzazioni dell=B4opposizione. Se avesse scatenato
puramente e semplicemente la repressione, che piace tanto anche a molti
settori della sinistra europea, sarebbe arrivato alle dimissioni molto=
prima.
>Abu Mazen in realt=E0 =E8 stato costretto alle dimissioni non dall=B4ostaco=
lo
rappresentato da Arafat, ma dal fatto che tutti i bei discorsi fatti ad
Aqaba, gli impegni presi da Sharon, Bush, Solana e dall=B4Onu si sono
rivelati vuoti. I soli, come di norma, a rispettare gli impegni dovevano
essere i palestinesi. Certo lo scontro con Arafat ha fatto da sottofondo,
ma sia il discorso tenuto al Consiglio legislativo palestinese che la
stessa lettera di dimissioni, denunciano l=B4impossibilit=E0 di avere dei
margini di manovra ragionevoli, non vogliamo dire equi.
>Le dimissioni di Abu Mazen paradossalmente sono un problema pi=F9 per il
"Quartetto" che per Arafat.
>
>L=B4ipocrisia dell=B4Europa
>
>Mentre Abu Mazen si dimetteva e Israele compiva l=B4ennesimo atto di
terrorismo di stato tentando di decapitare Hamas, a Riva del Garda
Frattini, De Villepin, Prodi, Fisher, Strowe, non avevano molto da dire, ma
molte iniquit=E0 da compiere. La decisione di inserire Hamas nella lista
delle organizzazioni terroristiche, come richiesto insistentemente da Bush,
viene seguita da dichiarazioni di un=B4ipocrisia senza eguali. Soprattutto
Prodi si =E8 distinto, telefonando ad Arafat per raccomandargli di non fare
il cattivo...
>Molti ancora si illudono che l=B4Europa possa e voglia avere un ruolo
"indipendente" e determinante perch=E9 si riprenda la via del dialogo. La
cosa grave =E8 che Prodi non ha chiamato Sharon per dirgli di non sparare
missili in quartieri densamente popolati di Gaza City, di non confiscare
terra che da generazioni =E8 palestinese, ecc.
>Non abbiamo particolare simpatia per lo sceicco Ahmed Yasin, leader e
fondatore di Hamas, ma sicuramente non =E8 possibile accettare n=E9 il suo
tentato omicidio n=E9 che un=B4organizzazione politica sia definita terroris=
ta
in base ai criteri dettati dall=B4imperialismo, sia esso statunitense,
israeliano, italiano, tedesco o francese o britannico. Comunque Francia e
Germania, che ciclicamente fanno finta di essere i "paladini dei deboli",
su questa decisione non hanno battuto ciglio.=20
>In questo senso la sinistra deve smettere di illudersi ed illudere:
scambiare i desideri per la realt=E0 non porta da nessuna parte.=20
>La Road Map non =E8 migliore perch=E9 nel quartetto c=B4=E8 l=B4Europa. I s=
oli
europei su cui possono contare palestinesi ed israeliani sono coloro, e per
fortuna siamo in tanti, che combattono Prodi e Frattini e non si fidano di
Fisher e di De Villepin, perch=E9 l=B4imperialismo non ci piace anche se par=
la
francese o tedesco. E=B4 ovvio che un dialogo israelo-palestinese deve esser=
e
avviato, lo abbiamo ripetuto fino alla nausea, ma esso o =E8 frutto di una
presa di coscienza generale che Israele deve ritirarsi incondizionatamente
da Gaza e Cisgiordania (tutte intere), deve smantellare tutte le colonie,
liberare tutti i prigionieri politici, demolire il muro (non solo fermarne
la costruzione), togliere tutti i check point, oppure non sar=E0 dialogo, ma
una tragica farsa costellata di morti e feriti assetati di vendetta.=20
>Prima che sia troppo tardi i venditori di fumo e di illusioni pericolose
traggano le conseguenze ascoltando chi in Israele combatte per la
sopravvivenza in un paese civile e non barbaricamente arroccato su se=
stesso.=20
>In questo senso il grido d=B4allarme lanciato da Michael Warshawski,
israeliano antisionista dal 1968, ci sembra adeguato a sintetizzare da dove
arriva il rischio reale per gli ebrei israeliani e non solo: "Quando Ariel
Sharon invita gli ebrei di Francia a fare le valige e a scappare da
un'Europa rimasta profondamente antisemita e potenzialmente genocida, tutto
quel che ha da offrire loro =E8 solo un grande bunker armato di enorme
paranoia e di bombe nucleari. Il misto "paranoia/nucleare" rappresenta un
pericolo mortale, non solo per i popoli arabi che circondano Israele, ma
chiaramente per lo stesso popolo israeliano, specie nel momento in cui il
concetto di guerra preventiva avvelena l'arena politica internazionale.
Infatti - =E8 non deve esservi il minimo dubbio - una forza nucleare
israeliana, che i generali-ministri Sharon ed Eitan non escludono,
decreterebbe a un certo punto la condanna a morte di una presenza ebraica
nel Vicino Oriente e, verosimilmente, anche un'ondata antiebraica senza
precedenti in tutto il mondo. =C8 una vera e propria scommessa di morte".
>
>Cinzia Nachira (7-9-2003)
>
>
>
>
>
>La redazione di Bandiera Rossa News
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>L'utilizzo, da parte tua, di Yahoo! Gruppi =E8 soggetto alle
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