[06/09]- 11-09-01
----- Original Message -----
06/09/2003 Liberopensiero .
La parola chiave è DATA
Si parla di:
- Nozionismo
- 11-09-01
- Un po' di latino scolastico
- Animali notturni
IL FATTO
Tra pochi giorni ricorre il secondo anniversario
dell'attentato a New York
Nozionismo
Difficilmente la storia si libererà delle date, scriveva
il filosofo francese Gilles Deleuze. La storia, in
verità, ha cercato di liberarsi delle date e, in parte,
c'è riuscita. Nessun professore è così ingenuo da
attribuire ad esse un valore maggiore di quello di un
segno convenzionale. La data deve servire a far
ricordare l'essenziale, vale a dire il "processo"
storico complessivo, il quale nella data trova soltanto
il suo simbolo. Ogni volta che lo storico si misura con
un'epoca scopre che le date non contano. La rivoluzione
francese non ha atteso per cominciare il 14 Luglio.
11-09-01
Eppure la data mantiene una sua arcana potenza. La più
semplice delle lapidi raccoglie nell'intervallo tra due
cifre l'intera esistenza di un uomo e solo la moderna
tecnica fotografica ha permesso di aggiungere
all'aridità dei numeri la malinconia di due occhi che
non guardano più nessuno. La fotografia ha del resto
qualcosa in comune con le date: anch'essa, come loro, è
un indice puntato su un momento assolutamente singolare
dell'indefinito scorrere del tempo. Lo cattura e lo
mostra, strappandolo all'omogeneità della successione,
dove tutto si confonde e si perde in una continuità
senza eventi. La data, come la fotografia o l'impronta
della mano in fondo alla caverna, segnala invece proprio
la discontinuità dell' "evento". Non dice "che cosa" è
accaduto - compito, questo, che spetta allo storico o
all'archeologo - ma è la traccia persistente fino
all'osse ssione dell'aver avuto luogo di qualcosa. Da
questo punto di vista le date sono la più immediata
forma di memoria. Sono la prima impressione che il
divenire incide nella coscienza collettiva e privata.
Quello che da qualche anno ci sta accadendo e del quale
non abbiamo ancora nessuna sicura conoscenza non è forse
tutto rappreso in quella data di cui tra pochi giorni si
celebra la ricorrenza?
Un po' di latino scolastico
Gli antichi maestri medievali distinguevano con cura la
quidditas dalla quodditas. Con il primo termine
indicavano il "che cosa è" di una cosa, la sua
"essenza". Questa trova espressione nella definizione ed
è tesaurizzata nel sapere. Con il secondo termine,
invece, nominavano l'esserci della cosa, il suo
accadere, il suo "che c'è". La quodditas differisce
allora dalla quidditas per un ulteriore caratteristica.
L'essenza di una cosa è necessaria, mentre il suo "che
c'è" è contingente. Potrebbe cioè anche non essere. Un
triangolo, ad esempio, non può essere tale se non
corrisponde alla definizione del triangolo. E'
necessario che abbia tre lati e tre angoli. Non è però
necessario che questo triangolo qui, che ho appena
disegnato su questo foglio, esista. Avrebbe potuto
essere del tutto diverso (isoscele invece che retto...)
o non essere affatto. Quan do nel cuore della notte la
nostra testa va in folle, angosciata dai più neri
pensieri, è perché improvvisamente sperimenta la
contingenza di tutto ciò che è. Il sapere con le sue
definizioni, anche quello più elevato, non ci è allora
di nessuna consolazione, perché a spingerci sul limite
della follia non è la domanda "che cosa è (la nostra
stessa vita, ad esempio)?", ma "perché c'è quando
avrebbe benissimo potuto essere altrimenti o non esserci
per niente?".
Animali notturni
Le date non fanno la storia. La storia la si racconta a
giochi fatti, guardando indietro e ricapitolando. Allora
si ritrova un senso, quasi il filo di un discorso, dove
prima si scorgevano solo macerie fumanti e folli scoppi
di violenza. E' questo il significato della celebre
metafora hegeliana della saggezza che si leva in volo,
come la nottola di Minerva, solo al crepuscolo di
un'epoca. Al momento opportuno, quando la sera sarà
calata su questo nostro mondo, anche l'11 Settembre avrà
la sua definizione. Al pari del 14 Luglio 1798, troverà
insomma la sua quidditas. Le date, però, non sono la
storia, perché sono sempre "più" della storia. Esse
significano, taglienti come delle lame, la contingenza
della storia. Evocano la sua quodditas. Al di là della
storia-racconto, c'è dunque la storia come evento, la
storia come libero accadimento o, come direbbe Martin
Heidegger, la storia in quanto "destino". A dispetto
della loro apparente banalità, le tanto bistrattate date
ci fanno toccare proprio questo fondo notturno che fa da
misteriosa cornice alla "historia" raccontata nei libri
di testo.
Rocco Ronchi
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