[Lecce-sf] Fwd: Costituzione europea: i pericolosi obiettivi…

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Szerző: luisa rizzo
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Tárgy: [Lecce-sf] Fwd: Costituzione europea: i pericolosi obiettivi della Convenzione
>X-Sender: mrta@???
>Date: Wed, 3 Sep 2003 01:12:44 +0200
>To: forum@???
>From: Marco Trotta <mrta@???>
>
>Costituzione europea: i pericolosi obiettivi della Convenzione
>di Mario Agostinelli
>
>
>Trattato o Costituzione ?
>
>Una autentica discussione sul processo costituente aperto in Europa =E8
>impedita da due pregiudiziali: quella che bolla per euroscettico chiunque
>entri nel merito dei compromessi raggiunti in una assem-blea elitaria e
>senza mandato e quella che vanifica qualsiasi rilievo critico con la
>motivazione che tanto ci troviamo di fronte ad un semplice trattato con
>implicazioni costituzionali dubbie e senza cogenza. Le due categorie sono
>state introdotte da autorevolissimi responsabili dei lavori della
>Con-venzione: Valery Giscard d'Estaing che a Salonicco, di fronte al
>Consiglio Europeo riunito, ha defi-nito "euroscettici" i cinque oppositori
>alla unanimit=E0 raggiunta dagli altri 100 designati alla assem-blea da=

lui
>guidata; Giuliano Amato che sul "Sole 24 Ore" si =E8 chiesto se era in
>qualche modo legit-timato quel risultato a cui lui aveva prestato un
>supporto personale molto attivo, dal momento che nessun rapporto era in
>qualche modo intervenuto con il popolo sovrano. Eppure nessuno meglio di
>lui sa che il processo costituente dell'Europa ha imboccato una direzione
>irreversibile e che proprio la lontananza del popolo sovrano gli pu=F2
>consentire di approdare a principi e valori in continuit=E0 con quelli di
>Maastricht. Meglio comunque non lasciarsi ingannare: Giscard non ha perso
>tempo nel chiedere a Berlusconi il 18 luglio a Roma di non ridiscutere
>alcunch=E9 delle conclusioni della Con-venzione, perch=E9 "se ci=F2=

avvenisse
>sarebbe messa in causa la scelta stessa di appartenere all'Europa", e Amato
>ha raggiunto lo scopo che la Convenzione tacciasse di estremismo l'ipotesi
>federalista sostenuta da Fischer e, di conseguenza , desse impulso alla
>"politica senza sovrano" o "post statuale" a lui cara, riconoscibile in un
>mutamento della funzione dello Stato in rapporto so-prattutto al mercato e
>lungo i canoni imposti dalla competizione globale. Meglio quindi, quando si
>chiede un'Europa democratica, non temere il trabocchetto dell'antieuperismo
>e non rassegnarsi all'a-nomalia politica, cos=EC incredibile per il XXI
>secolo, di una Costituzione "octrayee" scambiandola per una innocua
>esercitazione. Occorre invece porsi la domanda di maggior implicazione
>politica: c'era davvero bisogno di costituzionalizzare, come =E8 avvenuto=

con
>la parte III del "trattato che istituisce la Costituzione dell'Unione
>Europea", i trattati di Amsterdam e di Maastricht, collocando cos=EC il=

modo
>di produzione e il governo della politica economica europea nell'orizzonte
>del pi=F9 schietto liberismo in cui l'Europa monetaria e del mercato si =E8=

fin
>qui riconosciuta?
>E' politicamente corretto, socialmente responsabile e culturalmente
>ineccepibile - e parlo di catego-rie liberali! - affrontare nella fase
>nuova segnata dai movimenti di Seattle, di Porto Alegre e di Fi-renze e
>dalle immense manifestazioni contro la guerra che Habermans assegna alla
>nascita di uno spazio pubblico europeo, il necessario passaggio ad una
>Europa politica e sociale con una operazio-ne riduttiva, di parte, priva di
>legittimit=E0 democratica? Al di l=E0 delle impressioni suscitate da chi ha
>fornito letture parziali del trattato costituzionale sottoposto alle
>decisioni finali della conferenza dei rappresentanti dei Governi europei
>(CIG) che si riunir=E0 a Roma a partire dal 4 ottobre, =E8 proprio la parte=

III
>- quella che traduce Maastricht nelle politiche dell'Unione e che
>illustrer=F2 compiuta-mente - la cartina al tornasole del viraggio morbido
>della futura Costituzione Europea verso valori lontani dalla centralit=E0=

del
>primato del lavoro e dal ripudio della guerra in cui si erano identificate
>le Costituzioni antifasciste. Possibile che questa operazione di
>spostamento dell'asse verso l'impresa e di relativizzazione del principio
>della pace possa passare sotto silenzio in un continente percorso dai pi=F9
>grandi movimenti degli ultimi trent'anni?
>Nei fatti la debolezza, la vaghezza e le carenze della I parte del testo
>della Convenzione - quella che Giscard definisce "parte costituzionale vera
>e propria" - non saranno - come sembra ritenere Rodot=E0 su "Repubblica"=

del
>22 luglio - recuperate dalla forza traente delle Costituzioni nazionali
>che so-pravviveranno alla costituzione europea o dalla forza giuridica
>assunta dalla Carta dei diritti fonda-mentali, ma verranno invece
>interpretate alla luce delle disposizioni della III Parte, quella che
>sta-bilisce nei dettagli minimi (338 articoli!) come le dichiarazioni di
>principio diventano politica eco-nomica e sociale, politica estera e
>militare cui verranno vincolati tutti i Paesi d'Europa. Quella parte III
>che, unica di tutto il trattato, prevede leggi europee che superano la
>forza giuridica delle legisla-zioni nazionali o che ne orientano o
>armonizzano le future disposizioni . Quella su cui ha diretta competenza il
>Parlamento Europeo, l'unico organismo eletto direttamente dai cittadini, ma
>gi=E0 dal-l'inizio vincolato da disposizioni tassative. Chi, come gran=

parte
>della cultura giuridica europea, considera il processo costituente
>soprattutto in chiave di dialettica interpretativa interna alle Corti di
>Giustizia e all'attivit=E0 puntuale e insostituibile di giudici e=

magistrati
>protesi a consolidare il pas-saggio dall'Europa dei mercati a quella dei
>diritti, pu=F2 essere portato a sopravvalutare l'aggancio che la Carta dei
>diritti fondamentali offre ad una evoluzione coerente del comportamento
>delle stesse istituzioni europee "dal commercio alla cittadinanza". Ma non
>pu=F2 contemporaneamente trascurare il fatto che quelle stesse istituzioni
>escono indebolite dalla Convenzione e che, con il metodo di una
>costituzione scritta in segreto da rappresentanti designati e non eletti e
>senza diritto di voto, si =E8 preclusa la nascita di una Europa dei=

cittadini
>che partecipano a decisioni politiche e che beneficiano di diritti
>universali e indivisibili conquistati in uno spazio pubblico. Come possono
>dispiegarsi le potenzialit=E0 di una attivit=E0 giuridica democratica in=

Europa
>se non si procede verso un sistema democratico multilivello perch=E9 gli
>Stati con i loro organi governativi spezzano il monopolio par-lamentare
>della legislazione concentrandolo nelle mani degli esecutivi riuniti nel
>Consiglio? E come si confermano diritti sociali avanzati se i "corpi
>intermedi" e gli stessi sindacati vedono ridursi la loro rappresentanza ai
>simulacri della consultazione e del dialogo sociale ridimensionato normato
>dalla III Parte? Qui si pongono le domande di Alfredo Reichlin ("Unit=E0"=

del
>20 giugno) sul compito dei "riformisti seri" di "organizzare e unire
>all'interno dell'Europa visioni, culture, passioni politiche, partiti". Ma
>esse non trovano risposte, perch=E9 qualunque sia la maggioranza politica=

al
>potere in un Paese, non avr=E0 altra scelta che adeguarsi ad un ordine
>liberista reso inattaccabile dai vari trattati europei ed ora
>costituzionalizzato secondo il linguaggio soft della burocrazia di
>Bruxelles. Se si legge con cura la parte III ci si rende conto che erano
>realistici i timori che Bruno Trentin, in una intervista a Quale Stato del
>2001, avanzava gi=E0 allora: il destino del lavoro, lo stato sociale, il
>rapporto tra governanti e governati non saranno portati al centro del
>confronto sulla futura Costituzione e ne scaturir=E0 un "compromesso" prima
>di aver fatto emergere le differenze e le divergenze attraverso una sana
>trasparenza del confronto e del conflitto; non si riuniranno cos=EC la
>politica economica e quella sociale e quest'ultima verr=E0 immaginata come
>un'infermeria che cura i morti ed i feriti del processo di
>globalizzazione". Se si sottovalutano queste considerazioni, ci potremmo
>trovare di fronte ad un problema nuovo:
>il superamento dei patti sociali e costituzionali nazionali, gi=E0 in atto
>nelle intenzioni di molti governi, non avverrebbe per una vittoria sul
>campo, laddove i sindacati e le resistenze dei movimenti nella societ=E0
>l'hanno impedito, ma per aggiramento in una sede europea ademocratica a cui
>vengono trasferite quote di sovranit=E0 dagli Stati e dove si va affermando
>l'idea che i diritti provengono dal mercato e che la loro enunciazione
>solenne nella I e II parte della costituzione europea possa essere
>realmente tradotta attraverso la pratica delle politiche di stampo
>liberista previste dalla III . E' quanto hanno affermato e auspicato in un
>documento del 1999 Schaub e Lamers, due dirigenti della CDU: "l'eguaglianza
>e la giustizia non saranno conseguite per mezzo di trasferimenti, ma
>attraverso la competizione, poich=E9 il federalismo europeo che noi
>propugnamo =E8 una forma di federalismo competitivo".
>
>La Convenzione: struttura, metodo di lavoro, "legittimazione".
>
>La Convenzione che ha concluso i suoi lavori =E8 un'assemblea formata da=

105
>membri ed altrettanti sostituti, cos=EC ripartiti: 16 rappresentanti del
>Parlamento europeo, 1 rappresentante per ogni governo degli stati membri
>dell'Unione (dunque 15 in totale), 2 rappresentanti per ogni Parlamento
>nazionale degli stati membri (30 in totale), e 2 rappresentanti della
>Commissione europea; ci sono poi il Presidente, Val=E9ry Giscard d'Estaing,=

e
>i due vicepresidenti: Giuliano Amato, e Jean-Luc Dehaene, ex primo ministro
>belga. Oltre a questi, sono presenti nelle stesse proporzioni i membri
>provenienti dai paesi candidati all'adesione. Nella plenaria della
>Convenzione, dunque, la componente parlamentare =E8 numericamente
>maggioritaria. All'interno di quest'assemblea, cos=EC composta, =E8 stato
>nominato il Presidium della Convenzione: un organo ristretto, formato da 12
>membri (il Presidente della Convenzione, i due vicepresidenti, i
>rappresentanti dei 3 governi che durante la Convenzione esercitano la
>presidenza di turno del Consiglio, 2 rappresentanti dei Parlamenti
>nazionali, 2 Nel Presidium, dunque, i rappresentanti governativi sono in
>maggioranza. del Parlamento europeo e 2 della Commissione, oltre ad un
>rappresentante dei Parlamenti nazionali dei paesi candidati con lo status
>di osservatore). La Convenzione ha avuto circa un anno e mezzo di tempo per
>lavorare. Ha cominciato i suoi lavori nel febbraio 2002 e li ha terminati
>il 20 di giugno, subito dopo il vertice europeo di Salonicco. Ha elaborato
>il suo regolamento ispirandosi al regolamento interno della Convenzione
>precedente, quella che aveva elaborato la Carta dei diritti fondamentali di
>Nizza: questa prima Convenzione aveva inaugurato un metodo di lavoro
>secondo il quale non ci sono voti sulle proposte che fanno i membri (gli
>emendamenti), n=E8 ci sono voti sui progetti di articoli, ma si procede per
>"consenso". Questo significa che, contrariamente al lavoro parlamentare
>classico, dove si hanno progetti di legge, si hanno degli emendamenti per
>cambiarli ed attraverso il voto si arriva a testi che riflettono l'opinione
>della maggioranza dell'assemblea, =E8 il Presidium che, secondo i progetti=

di
>articoli che esso stesso ha proposto, gli emendamenti presentati ed il
>dibattito che ne =E8 seguito, valuta quali sono le proposte che potrebbero
>ricevere il consenso di tutta l'assemblea.
>=C8 attraverso questo metodo che =E8 emersa chiaramente l'importanza del=

ruolo
>del Presidium e che si =E8 visto il potere enorme che esso ha detenuto nel
>lavoro di sintesi di quella che doveva essere l'opi-nione condivisa dai
>membri della Convenzione. Si pu=F2 cos=EC comprendere meglio perch=E9 =E8=

stato
>a-dottato il metodo del consenso all'interno della Convenzione: i Governi
>degli Stati membri non vo-levano trovarsi di fronte a decisioni che
>avrebbero limitato la loro sovranit=E0 e hanno scelto il con-senso=

piuttosto
>che il voto a maggioranza. E' pertanto chiaro perch=E9 la societ=E0 civile=

=E8
>stata tenuta fuori dal processo decisionale della Convenzione, dopo essere
>stata soltanto coinvolta in una due-giorni di udienza pubblica in cui sono
>stati ascoltati i rappresentanti delle associazioni, senza dare loro potere
>decisionale. Quale che sia l'esito dei lavori della Convenzione, sar=E0 la
>Conferenza In-terGovernativa, ossia la Conferenza dei capi di stato e di
>Governo (CIG) che si riunisce da Ottobre ad adottare il "trattato che
>istituisce la Costituzione". Nella storia della democrazia moderna e
>con-temporanea, ogni assemblea costituente (ossia che ha il mandato di
>scrivere una costituzione) viene eletta direttamente dal popolo. Non =E8
>stato cos=EC per la Convenzione, di cui soltanto una parte dei membri
>proviene da organismi eletti direttamente dai cittadini (i Parlamenti). Ma
>in pi=F9, ogni as-semblea costituente =E8 eletta espressamente per=

redigere
>una costituzione. Non =E8 cos=EC neppure per questa parte di delegati dei
>Parlamenti, poich=E9 sono stati eletti per altri compiti (rispettivamente=

per
>riunirsi nel loro Parlamento nazionale e votare leggi nazionali, o per
>riunirsi nel Parlamento europeo e votare direttive o leggi quadro). Nessuno
>li ha eletti per scrivere la futura costituzione europea. Formalmente,
>saremmo quindi di fronte pi=F9 ad un "trattato" che ad una al=

"costituzione":
>un trattato =E8 un accordo internazionale tra Stati sovrani; una=

costituzione
>=E8 la legge fondamentale di uno Stato. Lo stesso Presidium della=

Convenzione
>per diverso tempo ha preferito usare il termine "trattato costituzionale",
>formula ambigua ma pi=F9 corretta che "Costituzione"; salvo aver poi=

rivisto
>questa terminologia nell'ultimo progetto di testo presentato a fine Maggio,
>in considerazione dell'operazione politica che si vuole forzare: dare una
>costituzione di stampo liberista ad una Europa che si ridefinisce nel
>processo economico di globalizzazione e come potenza nello scenario
>internazionale, si mantiene intergovernativa, rinuncia a fare dei diritti e
>della pace il nucleo di una proposta politica di governo democratico
>mondiale. Cos=EC ci troviamo di fronte ad una Europa statica, mentre la
>dinamica della sua societ=E0 =E8 estremamente viva. Il processo di=

revisione
>costituzionale accentua il carattere di dipendenza della costituzione
>europea dagli esecutivi e subordina qualsiasi processo di trasformazione
>sollevato dai governati al consenso dei governanti. Una modifica che fosse
>richiesta da cittadini, da organizzazioni politiche o sociali o
>dall'opinione pubblica, andrebbe anche sostenuta dal governo degli stati
>membri, dal Parlamento Europeo o dalla Commissione e verrebbe poi
>sottoposta attraverso di essi al Consiglio europeo che, per l'esame,
>dovrebbe convocare una Convenzione come l'attuale, la quale per consenso
>dovrebbe adottare una raccomandazione alla CIG, titolare ultima delle
>modifiche da apportare. Nel documento della Convenzione il linguaggio
>utilizzato rivela come si stia conducendo un'operazione strumentale volta a
>svuotare di significato le formule rivendicative: ci si appropria di
>termini come "democrazia partecipativa", "dialogo con le parti sociali",
>ecc. e li si svuota di ogni sostanza, proponendo ridicolmente un sito
>internet o degli scambi formali senza alcuna ricaduta reale. Gli effetti
>dell'unanimismo che si sono ricercati nelle conclusioni della Convenzione,
>hanno poi portato a limitare il pi=F9 possibile le posizioni estreme, tanto
>da parte degli "euroscettici", quanto da parte degli "euroentusiasti" che
>hanno assistito alla caduta, una dopo l'altra, delle loro proposte per
>un'UE federale e con veri poteri anche in politiche sensibili come il fisco
>o la politica estera e di difesa. Il risultato =E8 che il testo finale non
>convince nessuno completamente e scontenta soprattutto i pi=F9 federalisti,
>ma per accordo interno va mantenuto cos=EC come =E8. Dal punto di vista
>esterno, questo si traduce in una presa di posizione estremamente chiara in
>favore del compromesso finale, che spesso viene presentato come un
>risultato molto positivo, anche quando non lo si crede davvero.
>
>I contenuti della parte III: le politiche dell'Unione
>
>Giorgio Ruffolo su "Repubblica" del 21 luglio fa un'affermazione molto
>appropriata nei confronti della politica monetaria dell'UE: "ha sconfitto
>l'inflazione, ma non riesce a promuovere lo sviluppo. Occorrerebbe una
>frustata che rianimi il cavallo". Ma come =E8 possibile se nella sua nuova
>co-stituzione l'Europa rinuncia a qualsiasi capacit=E0 decisionale e a
>risorse nel campo fiscale e della spesa e addirittura vincola gli Stati
>Nazionali alle regole del patto di stabilit=E0? Ovunque ci sono im-pegni
>stringenti e regole forti per la stabilit=E0 dei prezzi, qua e l=E0 ci=

sono
>raccomandazioni e auspici per uno sviluppo di qualit=E0; da nessuna parte=

c'=E8
>una indicazione per la ripresa degli investimenti pubblici, L'unico cenno
>alla politica industriale passa per le piccole medie imprese e per il
>coordi-namento e la promozione del settore degli armamenti. In compenso, le
>regole di concorrenza sono articolate su 6 articoli assai corposi e
>l'art.66 adotta il principio di "un'economia di mercato aperta", in cui il
>sistema europeo di banche centrali, assistito da Ecofin, guida la politica
>monetaria e coordina le politiche degli Stati membri affinch=E9 "perseguano
>stabilit=E0 dei prezzi, una finanza pubblica so-stenibile, un livello
>concordato dei tassi di interesse e mettano sotto controllo i costi unitari
>del la-voro". In quanto all'obiettivo dell'occupazione, esso passa dalla
>"piena occupazione" della parte I ad un "livello di occupazione elevato,
>attraverso la promozione di forza lavoro adattabile e di mer-cati del
>lavoro che rispondano ai mutamenti economici ed alla competitivit=E0". La
>politica sociale =E8 perseguita sia nella necessit=E0 di assicurare una
>protezione adeguata, sia per il mantenimento della competitivit=E0
>dell'Unione. Sotto questo profilo, l'armonizzazione dei sistemi sociali e
>il riavvicina-mento delle disposizioni legislative vengono promossi solo
>col voto di unanimit=E0 e riguardano, tra l'altro, le rappresentanze dei
>lavoratori, il trattamento dei lavoratori immigrati e la protezione da
>licenziamento ingiustificato "secondo prescrizioni minime e senza vincoli
>giuridici che ostacolino lo sviluppo delle piccole medie imprese". Come se
>lo spettro dell'estensione dell'art.18 avesse a-leggiato sui lavori della
>Convenzione! La ricerca e lo sviluppo tecnologico hanno come orizzonte il
>rafforzamento del sistema industriale ed una migliore competitivit=E0
>dell'Unione in campo interna-zionale. Leggendo questi testi viene da
>pensare che l'agenda del vertice di Lisbona del marzo 2000 , linea
>divisoria tra una nuova destra ed una nuova sinistra, nuovo progetto con
>cui l'Europa intendeva incrociare con un modello sociale proprio le grandi
>questioni del mondo (la scienza, gli scambi, la solidariet=E0 tra i Paesi,=

la
>concentrazione dei mezzi di comunicazione, le diversit=E0 culturali, la
>propriet=E0 intellettuale e il concetto dei beni comuni), abbia qui=

compiuto
>la sua parabola involutiva gi=E0 evidenziata a Barcellona nel 2001 e la=

sfida
>della globalizzazione economico - tecnologica fosse stata riconsegnata al
>mercato, come aveva insistentemente chiesto l'asse Aznar Berlusconi Blair.
>Si =E8 persa cos=EC l'ambizione di una nuova politica industriale, della
>ricerca e dell'innovazione, di una politica del lavoro collegata
>all'estensione e all'aggiornamento dello Stato Sociale, e si =E8 impedita=

una
>convergenza fra politica economica e politica sociale in nome della
>modernizzazione e del primato dell'impresa. Le eccezioni a questo quadro
>riguardano l'ambiente, l'energia, la cultura e, in parte, il programma
>quadro della ricerca.
>Su questi temi emergono novit=E0 importanti in connessione con positive
>innovazioni della Carta dei diritti fondamentali riconducibili ai principi
>di precauzione e di azione preventiva. E' la conferma di una possibilit=E0
>reale di fare dell'Europa una leva del cambiamento e basterebbe un po' di
>coraggio per allargare anche oltre la dimensione settoriale questi spazi
>conquistati dai movimenti e dalla pra-tica ambientalista. Un'idea dei
>servizi generali di pubblica utilit=E0 e della definizione di beni comuni=

non
>commerciabili potrebbe essere confermata a partire dall'approccio delle
>sezioni 3,5 e 7 (cultura, ambiente e energia) ma la Convenzione ha fatto
>rapidamente marcia indietro quando, al riguardo, il dogma della
>privatizzazione avrebbe dovuto confliggere con l'utilit=E0 sociale. Cos=EC=

la
>grande e mo-dernissima questione dell'acqua non trova posto adeguato in una
>Costituzione scritta con la testa ri-volta all'indietro. Sul tema dei
>migranti l'articolo 161 =E8 impressionante per la sua impostazione: non c'=

=E8
>accoglienza o apertura delle frontiere, ma un rosario di intenzioni che
>riconducono al concetto temperato della "fortezza Europa": politica dei
>visti, dei controlli, governo dei flussi migratori in base alla necessit=E0
>produttiva, gestione integrata delle frontiere esterne. Sulla pace e il
>ripudio della guerra gli articoli 188, 205, 207 e 210 sono per lo meno
>inquietanti. La pace non =E8 tra i principi , su cui si fonda l'ispirazione
>della politica estera dell'Unione, ma solo tra gli obiettivi della sua
>azione ed il ripudio della guerra non =E8 mai preso in considerazione.
>Ci=F2 che si vuole salvaguardare sono "gli interessi fondamentali
>dell'Unione" ed =E8 chiaro come la pace, non venendo prima di essi, possa
>venire interrotta da missioni militari, che sono contemplate per
>"assistenza militare, prevenzione dei conflitti e mantenimento della pace,
>combattimento nella gestione di crisi, stabilizzazione al termine dei
>conflitti, lotta contro il terrorismo anche sul territorio di Stati terzi".
>Una "Agenzia europea per gli armamenti"dovrebbe potenziare le capacit=E0
>militari degli Stati ed il bilancio dell'Unione, oltre ad un fondo
>costituito da contributi degli Stati membri, dovrebbe contemplare e
>sostenere il riarmo e gli interventi previsti. Il Parlamento europeo al
>riguardo ha una preminente funzione consultiva, mentre =E8 il Consiglio=

che
>trattiene il potere decisionale.
>Resta da vedere come queste proposizioni incontrino le richieste delle
>straordinarie manifestazioni europee di Firenze del novembre 2002 o del 15
>febbraio 2003 in tutte le capitali del continente. Se si pensa che
>Habermans ha visto in esse la nascita di un demos europeo e che questa
>affermazione =E8 stata aspramente contestata da Dahrendorf richiamando in
>loro vece le aspirazioni atlantiche dei Paesi ex-comunisti dell'Est, si
>capisce come su questa grande questione anche nel centro sinistra europeo
>abbia prevalso alla fine un avvicinamento alla linea atlantica, che ruota
>attorno a Londra e a Madrid e, oggi, a Roma e che trova un certo consenso
>di Giscard e Amato, predisposti a stemperare le critiche pi=F9 aspre
>all'ideologia della guerra preventiva.
>
>Lavoro e welfare, pace, cittadinanza, beni e servizi comuni
>
>Dar conto, come si =E8 fatto nel paragrafo precedente, di quanto la parte
>sulle politiche dell'Unione sia in continuit=E0 con i trattati di Amsterdam=

e
>di Maastricht, aiuta ad esprimere un giudizio pi=F9 organico su quattro
>grandi temi - lavoro e welfare, pace, cittadinanza e beni comuni -
>declinati lungo tutto il testo e trattati sotto un profilo pi=F9
>tradizionalmente costituzionale gi=E0 nella parte I ( definizioni,=

principi,
>obbiettivi dell'Unione) e nella parte II ( la Carta dei diritti
>fondamentali). La costituziona-lizzazione dei trattati realizzata
>attraverso l'articolato della III parte, fa s=EC che il monetarismo entri=

nel
>bagaglio dottrinario ufficiale della costruzione europea. Il carattere
>rigido dei parametri di bilancio che ne consegue, finisce col sostenere le
>politiche di taglio alla spesa sociale e contrastare l'obiettivo di una
>riunificazione della politica economica e della politica sociale a tutela
>del lavoro e degli strati popolari. Ne deriva che la centralit=E0 del=

lavoro
>ed i diritti del welfare ne escono sfumati, indeboliti. Valga ad esempio il
>fatto che lo statuto della Banca Centrale Europea riveli la sua missione
>solo in funzione della stabilit=E0 dei prezzi, mentre perfino quella della
>FED americana fa riferimento anche a sviluppo ed occupazione. Pertanto il
>diritto al lavoro - impegno universale di politiche pubbliche - diventa
>solo " diritto a lavorare" legato alla persona, facolt=E0 individuale del
>cittadino che non =E8 obbligatorio promuovere, quanto semplicemente
>sgomberare il pi=F9 possibile da ostacoli sul mercato. Allora la
>giurisprudenza del lavoro sposta il suo campo di applicazione dalla
>prestazione al mercato del lavoro e l'indebolimento delle tutele andr=E0 di
>pari passo con la redistribuzione del carico fiscale a vantaggio delle
>classi medio alte. Non =E8 un caso che il metodo del voto a maggioranza non
>sia passato per il fisco, la protezione sociale, l'ambiente. Sono le
>quattro libert=E0 di circolazione a rimanere i cardini dell'Unione, cos=EC=

come
>la concorrenza =E8 la pietra angolare dei processi decisionali. Occorre
>riflettere sul fatto che in Europa si d=E0 libert=E0 di movimento per=

motivi
>economici, ma non c'=E8 diritto a circolazione semplicemente per ottenere
>migliori prestazioni sociali. La filosofia dominante =E8 che il welfare
>stesso derivi dalla crescita economica in regime di concorrenza, non da
>politiche pubbliche redistributive e di regolazione. Ne segue che
>l'armonizzazione prevista per i sistemi di welfare, prima che elevare le
>prestazioni, debba migliorare i sistemi di concorrenza. C'=E8 da chiedersi
>quanto sia sostenibile in una carta costituzionale l'ambiguit=E0 di
>assicurare una regolazione sociale e minimi adeguati a fronte
>dell'ossessiva promozione di efficienza economica e competitivit=E0,
>combinando i due concetti sempre insieme, in uno sforzo insoddisfacente di
>presentare l'agenda della competitivit=E0 nel mercato e della flessibilit=

=E0
>del lavoro in scontata armonia con la difesa del modello sociale europeo.
>Si pu=F2 ben dire che nel welfare che si sta delineando ha pesato=

moltissimo
>la richiesta di Blair di trattare le materie sociali nella Costituzione
>solo se accompagnate dalla flessibilit=E0 e dalla derego-lamentazione del
>mercato del lavoro, a dispetto anche della tradizione socialdemocratica del
>"capi-talismo regolato". A riprova di questa contraddizione irrisolta, per
>quanto riguarda i diritti sociali, i nuovi paragrafi aggiunti all'art. 52
>della Carta fanno distinzione tra norme e principi, rimettendo cos=EC i
>diritti alle competenze dell'Unione e minandone l'universalit=E0. Quanto
>conti al riguardo la parte III, lo si deduce dal fatto che i diritti
>sanciti dalla Carta si esercitano "alle condizioni e nei limiti previsti
>dalle altre parti pertinenti della Costituzione". Come se ne deduce, la
>gerarchia tra le parti I, II e III =E8 capovolta anche nel testo, a
>valorizzazione della nostra impostazione critica. Nell'elenco dei valori
>fondanti dell'Unione all'art.I-2 colpisce l'assenza del valore della pace,
>assunta invece solo come obiettivo e, quindi, derubricata da guida primaria
>all'azione politica. L'Unione si pone innanzitutto come potenza sulla scena
>internazionale con una riaffermazione implicita di quella ragion di stato
>che viene riproposta, esautorato al riguardo il Parlamento, a livello
>sovrastatale sotto la guida di un organismo intergovernativo come il
>Consiglio e che il movimento pacifista mondiale sta attaccando dalle
>fondamenta nella prospettiva di un mondo unificato. Affermare invece che la
>pace =E8 un valore in s=E9 avrebbe avuto come conseguenza che sarebbe stato
>assumibile l'art. 11 della nostra Costituzione - il ripudio della guerra -
>assieme ad impegni vincolanti sulla giustizia, l'eguaglianza, la lotta alla
>miseria nelle relazioni Nord-Sud del mondo. Non basta, evidentemente,
>cullarsi nel per-seguimento "della propria sicurezza, indipendenza ed
>integrit=E0" per affrontare i nodi posti dalla strategia della guerra
>permanente e dell'unilateralit=E0 dell'amministrazione americana. La
>cittadinanza viene riservata ai cittadini degli stati membri. I nativi sono
>permanentemente distinti dai migranti e non esiste in Europa un "ius soli".
>Un mercato che si intende aperto alla circolazione delle merci, delle
>persone, dei capitali, dei servizi, richiede alla fine che si presidiano
>le sue frontiere, si disci-plinino le politiche dell'immigrazione in base a
>principi securitari, si limitino i diritti degli extraco-munitari, si
>declini l'accoglienza secondo i concetti della sicurezza interna. .
>Sappiamo come lo scontro per l'imposizione del modello economico
>occidentale riguardi le risorse almeno quanto le dinamiche demografiche
>transnazionali. Ma qui l'identit=E0 europea non si misura con una capacit=

=E0 di
>"allargare" i suoi confini e di disporsi a considerare la possibilit=E0 dei
>migranti di vivere a pieno diritto l=E0 dove la ricchezza viene consumata e
>non solo come produttori in casa propria. Anche i servizi di interesse
>generale non mercantile - scuola, salute, protezione sociale - non sono
>oggetto di riconoscimento formale. La salute, l'istruzione, la cultura, i
>servizi sociali sono ancora sottoposti alla norma dell'unanimit=E0,=

lasciando
>cos=EC mani libere ad una loro strisciante privatizzazione. Acqua ed=

energia
>sono sempre pi=F9 sottoposte a pressioni liberalizzatrici che contrastano=

con
>la loro perce-zione come beni comuni decisivi per l'ambiente, da trasferire
>anche alle prossime generazioni fuori dalle logiche del mercato. Ancora,
>occorre dire che nella Carta non =E8 stata assunta pienamente=

l'u-guaglianza
>di genere proprio quando la parte femminile della societ=E0 =E8 al centro=

di
>tutte le contrad-dizioni della nuova Europa e la dimensione del genere
>costituisce nel nostro continente il terreno di verifica di quanto si
>voglia o meno procedere nella strada dell'ampliamento della cittadinanza e
>della giustizia sociale.
>
>Alcune Considerazioni
>
>Da tutte le parti si lamenta un deficit di democrazia per l'Europa che
>nasce ed una mancanza di le-gittimazione delle sue istituzioni. Ma c'=E8 un
>nesso preciso che non si pu=F2 sottacere. E' difficile pen-sare che una
>politica complice della demolizione della spesa sociale, permissiva verso
>la precarizza-zione del lavoro, chiusa verso le frontiere, incerta nel
>ripudio della guerra, possa giovarsi di un as-setto democratico pieno e di
>una partecipazione attiva. Si mantiene un orizzonte in cui l'economia
>sovrasta la politica e che la classe dirigente europea sembra incapace di
>infrangere. Con la conse-guenza di finire in contrasto o in posizione di
>indifferenza rispetto al
> " sentire europeo" delle nuove generazioni, di una parte crescente del
>mondo del lavoro, dei movi-menti. Il problema di assetti istituzionali
>democratici e di procedure leggibili della costruzione eu-ropea non sta
>quindi, come dice la stampa, solo nella resistenza dei Governi a
>trasferire le loro pre-rogative all'Unione, ma nasce soprattutto dalle
>conseguenze dell'orientamento liberista dei trattati, che viene recepito da
>una costituzione senza legittimazione popolare, con una simmetria evidente
>tra incertezza dei diritti e ipercentralizzazione del potere negli
>esecutivi. C'=E8 quindi una stretta relazione tra deficit democratico e
>deficit sociale e l'uno e l'altro aspetto non possono essere recuperati e
>ricostruiti separatamente ed in tempi distinti. Se non si interviene a
>questo livello, si sottovaluta la portata reale della fase che attraversano
>la societ=E0 e la politica europea e si permette che la "voglia di Europa"
>venga cinicamente utilizzata per spegnere la sua potenziale alterit=E0 nel
>processo di glo-balizzazione. Il meccanismo che la Convenzione ha generato
>e che, come dice Rossanda, disegna "un'Europa fuori dal mondo", potrebbe
>trovare un suo surrogato di legittimazione: quello che fa delle elezioni
>del Parlamento europeo del 2004, sempre nel contesto del prendere o
>lasciare, l'atto di accettazione, politico se non formale, della
>costituzione licenziata dalla CIG. Ma, se questa analisi =E8 corrisposta,
>perch=E9 mai la sinistra europea non dovrebbe riaprire la discussione e
>subire invece l'egemonia del centro moderato che ha costruito quello che
>Giscard ha definito " un edificio ed un equilibrio" non modificabile? E
>perch=E9 la societ=E0 civile, i "corpi intermedi" ed in particolare il
>sin-dacato dovrebbero tollerare la regressione del diritto di associazione
>ad una funzione meramente consultiva nel processo decisionale europeo,
>dando per scontato che il conflitto non faccia parte del contesto
>istituzionale e che si debba escludere il suo apporto alla trasformazione?
>Il dialogo sociale codificato nella parte III della Convenzione rappresenta
>un arretramento perfino rispetto alla debole prassi in vigore ed =E8 un
>pessimo segnale dato all'organizzazione e all'autonomia del mondo del
>la-voro in costruzione in Europa. Mi sembra di conforto constatare che
>invece il Forum Sociale Euro-peo abbia deciso di misurarsi con la direzione
>e la qualit=E0 di questo "processo costituente". Il "mo-vimento dei
>movimenti" riunito a Genova ha indetto per il 4 ottobre una manifestazione
>europea in concomitanza con la prima riunione della CIG sotto la presidenza
>di Berlusconi ed ha fatto della "democrazia costituzionale europea" uno
>dei centri della discussione del grande appuntamento a novembre di Parigi,
>oltre che l'obiettivo della mobilitazione degli "Stati Generali del
>movimento" nei primi mesi del 2004. Il FSE si =E8 dato il compito di creare
>spazi pubblici europei in cui elaborare proposte, carte dei diritti,
>organizzare lotte e orientamenti di settori della societ=E0, per mobilitare
>soggetti che perseguano con l'azione conflittuale i diritti e la
>democrazia, costruendo l'Europa dal basso. Quando i partiti lamentano
>l'impoliticit=E0 dei movimenti, forse non riflettono abbastanza di quanto i
>confini si stiano rimescolando e di quanto l'Europa fornisca l'occasione
>per una reciproca contaminazione. In fondo, solo la mancanza di un progetto
>alternativo e partecipato potrebbe tenere lontano a lungo dalla politica
>una generazione e quella parte della societ=E0 che sono di nuovo alla
>ri-cerca del bene comune.
>
>
>29 luglio 2003
>
>
>
>
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>
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