[NuovoLaboratorio] Report israeliano

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Autor: Elisabetta Filippi
Data:  
Assumpte: [NuovoLaboratorio] Report israeliano
Report israeliano sulle morti dell'Intifada


02 set 03 - fonte: lemonde.fr - trad: gap

Il rapporto israeliano sui primi morti dell'Intifada denuncia la
responsabilità della polizia
Le autorità israeliane sono accusate di aver tentato di mascherare metodi
sbrigativi.

Al termine di quasi tre anni di inchiesta, la commissione presieduta dal
giudice israeliano Theodor Orr ha emesso il suo verdetto, lunedi 1
settembre.

Incaricati di fare luce sugli incidenti che opposero la polizia israeliana a
manifestanti arabi israeliani all'inizio dell'Intifada, a partire dal 29
settembre 2000, e che si concluse con la morte di dodici arabi israeliani e
di un palestinese presente sul posto, i tre membri della commissione, due
giudici, Orr e Hashem Khatib e un orientalista, Shimon Shamir, hanno
concluso che ci fu una pesante resposabilità da parte delle forze di
polizia. Queste ultime, che hanno sostenuto, secondo i giudici, "una cultura
di menzogna", sono inoltre accusati di avere avuto di fronte ai manifestanti
un atteggiamento "a priori ostile" e di avere tentato di mascherare alla
classe politica i metodi spicci, tra cui l'uso di proiettili veri, durante
scontri in cui ci fu un'altra vittima, un israeliano di confessione ebraica,
ucciso dal lancio di sassi.

Il primo ministro allora in carica, Ehoud Barak, e soprattutto il suo
ministro degli interni, Shlomo Ben Ami sono ugualmente accusati per avere
sottovalutato la gravità della situazione e di aver tardato a reagire. I tre
esperti ritengono che alcuni rappresentanti della comunità dei palestinesi
d'Israele, tra cui il deputato Azmi Bishara hanno, con il loro
comportamento, gettato olio sul fuoco. Più di un milione dei 6 milioni e 600
mila cittadini israeliani sono arabi.

Puntando il dito contro gli attori di una repressione violenta, che faceva
eco a quella in vigore allo stesso momento nei Territori Palestinesi, la
commissione Orr a individuato dei responsabili, ma nessun colpevole, eccetto
un responsabile subalterno della polizia. In effetti, la commissione non si
esprime su provvedimenti a carico delle persone incriminate. Ovviamente, si
pronuncia contro una eventuale reintegrazione dei due alti responsabili
della polizia, che hanno già abbandonato le loro cariche e che Ben Ami non
possa più, in futuro, esercitare un ruolo di resposanbilità nell'ambito
della sicurezza interna israelina, ma questi ha già preso le distanze dalla
politica. I commentatori israeliani sono d'accordo nel considerare che il
rapporto della commissione non dovrebbe minacciare altrettanto Barak, in
caso di un suo ritorno in primo piano. Conseguenze immediate: queste
conclusioni non hanno attenuato il dolore e la collera delle famiglie delle
vittime, che avevano già espresso la loro diffidenza nel corso dei mesi
passati. Il Comitato di controllo, la più alta istanza rappresentativa della
comunità degli arabi israeliani, ha vivamente criticato l'assenza di
sanzioni giudiziarie e di accuse nei confronti dei responsabili arabi
israeliani.

In realtà, la volontà evidente dei tre membri della commissione di non
limitarsi ai soli incidenti ma di esaminarne allo stesso modo il contesto,
per richiamare il paese ai suoi doveri nei confronti di alcuni autoctoni,
vittime di lunga data di molteplici discriminazioni nell'educazione, nel
alvoro, non ha comunque, a quanto pare, convinto gli arabi israeliani. Come
se questi ultimi si aspettino che questo lavoro subisca l'identica sorte di
numerosi rapporti allarmisti rimasti nel dimenticatoio. Perché la cicatrice
degli avvenimenti dell'ottobre 2000 è lontana dall'essere rimarginata. Il
malessere tra la maggioranza ebrea d'Israele e la sua minoranza araba,
percepita spesso come una "quinta colonna" palestinese, è stata alimentata
dai seguiti giudiziari intrapresi nel 2001 contro Bishara, in seguito ai
suoi viaggi in Siria e di un discorso energico in favore della resistenza
palestinese, come pure per gli intrighi che hanno coinvolto un altro
deputato arabo israeliano, Ahmed Tibi, al tempo dell'iscrizione alle
elezioni di gennaio, o ancora per le accuse di sostegno ad una
"organizzazione terrorista", in particolare il Movimento della resistenza
islamica (Hamas), portate contro il ramo del nord del movimento islamico
israeliano e singolarmente contro il suo capo, lo sceicco Raed Salah.

Il rapporto della commissione Orr rischia dunque di non saldare i conti. Se
sarà confermato, il raduno annuale che il ramo del nord del Movimento
islamico organizza sin dal 1995 nella metà di settembre, in omaggoi alla
moschea al-Aqsa di Gerusalemme, potrebbe offrire l'occasione a questo
risentimento di esprimersi.

Gilles Paris

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