[ssf] I: [actionforpeace-palestina-israele] presidio di pace…

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Author: Walter
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Subject: [ssf] I: [actionforpeace-palestina-israele] presidio di pace a nablus
Nat =E8 un volontario di Assopace, una delle tante associazioni aderenti =
ad
Action for Peace.
Ora =E8 a Nablus, in Cisgiordania.
Il suo reportage non ha bisogno di commenti.

Walter


-----Messaggio originale-----=20
Inviato: marted=EC 2 settembre 2003 0.25
A: action for peace ml
Oggetto: [actionforpeace-palestina-israele] presidio di pace a nablus

invio, in formacompleta, l'ultima testimonianza
che ci hanno mandato da nablus
il diario e le foto sono su
http://assopace.blog.tiscali.it
questo =E8 il testo completo speditoci da nat
non ho parole, bastano le sue:

Il campo profughi di Balata vicino Nablus
e' il campo piu' popolato della west bank,
in un area di 1km quadrato
abitano 25.000 persone.

Vi ricordo brevemente che gli abitanti di questi campi nella west bank,
di gaza e dei paesi arabi confinanti (circa due milioni di persone),
sono i profughi della prima guerra arabo-israeliana (1948) e i loro
discendenti.
Famiglie che hanno abitato per secoli in quella terra che ora si chiama
stato di Israele e che sono scappate prima e immediatamente dopo la
fondazione dello stato per paura della guerra e del terrorismo sionista
(sui gruppi terroristici sionisti consiglio l'articolo dell'israeliano
Ury Avnery su
www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/27-Agosto-2003/art37.html).

Famiglie che da 55 anni aspettano di ritornare nelle loro case;
aspettano non solo perche' sono arabi e sentimentali,
aspettano perche' il diritto internazionale garantisce il rientro per i
profughi di guerra,
aspettano perche' c'e' una risoluzione dell'ONU che ha ribadito questo
loro diritto (una delle 36 risoluzioni dell'ONU che Israele attualmente
viola).

Aspettano e intanto vivono ammassati in zone delimitate sotto
l'amministrazione dell'UNRWA,l'ente delle nazioni unite che si occupa
dei profughi palestinesi, da cui ricevono la casa, il cibo e
l'istruzione elementare.

I campi sono la peggiore realta' che si puo' incontrare nella palestina
occupata: l'asfalto non esiste, la rete fognaria e' inadeguata, alcuni
vicoli sono larghi non piu' di 40 cm, le case non potendosi estendere al

di la' dell'area assegnata all'UNRWA si sviluppano in altezza; quando
qualcuno si sposa la famiglia costruisce un altro piano per il nuovo
nucleo familiare.

Nel campo di Balata l'unico edificio in buono stato e' l'imponente
moschea che c'e' all'entrata, icona dell'aria che tira da queste parti.

Siamo nell'immediata periferia della citta', ma qui non e' piu' Nablus,
qui siamo a Balata: qui le donne sono tutte velate e con gli uomini non
hanno nessun tipo di contatto fisico, anche le Internazionali (a Balata
c'e' la base dell'ISM) non possono toccarsi troppo con gli uomini, non
possono fumare.
Qui nei processi di pace e nelle tregue non ci hanno mai creduto.
Qui anche i volontari del Medical Relief sono visti con diffidenza, sono

gente di Nablus, sono stranieri.
Qui ci sono delle armi e persone pronte ad usarle, anche se fino ad oggi

scontri diretti non c'e' ne sono stati, solo simbolici colpi sparati in
aria.
Qui molti bambini camminano scalzi nella polvere e hanno la carnagione
piu' scura.
Qui quelli che lavoravano facevano gli schiavi in Israele, ora le
frontiere sono chiuse e non lavora quasi nessuno.
Qui la poverta' e l'emarginazione si toccano con mano, ad ogni angolo,
ad ogni vicolo.
Qui 4 giorni fa e' arrivato l'esercito israeliano.

Balata e' un brutto posto,
anche quando non c'e' l'IDF
in questi giorni sembra l'anticamera dell'inferno.

Le strada principale e' un deserto di polvere dove le jeep scorrazzano
allegramente,
le due entrate sono presidiate dai tank,
quei pochi sfigati negozietti sono serrati,
gli shebab sono appostati nei vicoli e tirano pietre quando vedono
passare le jeep,
le jeep si fermano all'altezza dei vicoli e sparano.
Ogni tanto l'esercito occupa una casa,
chiude tutta la famiglia in una stanza,
abbatte qualche parete
distrugge qualche mobile
e poi se ne va'...
"this is a terror place and we do what we want..."
la strategia dei soldati
magistralmente riassunta da uno di loro.

What they wants:
vi faccio il bilancio di quello che abbiamo visto in questi giorni,
non di tutto quello che hanno voluto fare,
solo di quello che abbiamo visto.
(Tenete presente che tutti questi episodi sono accaduti non durante
operazioni di guerra,
bensi' durante il lancio di pietre su mezzi blindatissimi e tank)

Un ragazzo di 16 anni ha perso un occhio,
colpito dai particolari proiettili di gomma israeliani;
lo abbiamo conservato il "proiettile di gomma"
una palla di piombo poco piu' grande di una biglia rivestito da un
sottile strato di gomma..."what they wants"

Un bambino di 9 anni ieri e' stato colpito in bocca,
la mascella e' andata in pezzi
e ora si trova in ospedale
rischia di morire,
lo abbiamo soccorso insieme ai volontari del Medical Relief
non c'era nessuno scontro a fuoco in atto,
solo il solito lancio di pietre,
mentre correvamo verso l'ambulanza
il soldatino che ha sparato e' sceso dalla jeep
bianco in volto,
lo ha guardato e ci ha gridato:"let him die!!"..."What they wants"

Due giorni fa' un adolescente e' stato colpito ad una gamba,
i drusi ce lo hanno strappato dalle mani
lo hanno caricato sulla jeep
e lo hanno portato al presidio dove sono concentrati i mezzi militari
per "interrogarlo"
intanto lui sanguinava...
dopo 30 minuti gli hanno permesso di salire sull'ambulanza e andare in
ospedale..."What they wants"

Giorni fa' nel centro della citta'
hanno sperimentato i nuovi lacrimogeni,
certa roba gialla che se la respiri per due minuti svieni,
lo hanno lanciato nella finestra di una casa,
per evitare che le persone dentro soffocassero
nell'attesa che arrivasse l'ambulanza
i volontari hanno rotto i vetri della finestra al secondo piano tirando
sassi..."What they wants"

A volte chiediamo ai soldati di farci entrare in una casa occupata con
il personale di un'ambulanza per controllare se ci sono casi che
richiedono assistenza sanitaria,
quando ce lo impediscono (a volte si a volte no...arbitrio, what they
wants)
mentre ci allontaniamo ci dicono sorridenti Bye bye..."What they wants"

I volontari del Medical Relief vestono una particolare casacca
e hanno tutti una tesserino di riconoscimento con foto e nome,
serve ad indicare ai soldati sono addetti al primo soccorso
e che hanno il diritto di camminare durante il coprifuoco;
oni giorno qualcuno di questi volontari viene fermato e trattenuto per
ore,
e' capitato anche che li picchiassero,
anche le ragazze..."What they wants"

What they wants
sono giorni che questa frase ci gira nella testa,
che cosa vogliono fare?

Qual'e la giustificazione di questi soldati?
Si devono difendere?
Da cosa?
Il lancio di pietre mette a repentaglio le vite dei soldati?
Quando i soldati girano a piedi nessuno si permette di tirargli nemmeno
una gomma,
li bersagliano solo quando girano nei blindati.

"Lanciare le pietre non serve a niente"
su questo siamo tutti d'accordo.

Ma che dovrebbero fare?
"Dovrebbero starsene chiusi in casa insieme ai loro genitori"
serebbe meglio che rischiare occhi e mascelle per ammaccare un po' un
blindato.

Si,
sarebbe meglio,
ma sarebbe una resa inaccettabile.
Spiegateglielo voi a questi ragazzini
che non hanno il diritto di tirare pietre su i mezzi di un'esercito
che occupa la loro terra da 35 anni.

Tirare le pietre e' il simbolo dell'intifada,
gli shabab sanno cosa rischiano ma non c'e' modo di impedirglielo
hanno il diritto di farlo
e lo fanno.

Proviamo una volta tanto a cambiare prospettiva:
parliamo dei diritti umani che stanno tanto a cuore a noi occidentali,
per difendere i quali piu' di una guerra abbiamo fatto
qui in questi 10 giorni di assedio
noi abbiamo assistito ad una sistemtica e permanente violazione dei
diritti umani:
- ostacolo al soccorso i feriti
- sequestro di intere famiglie per svariati giorni
- lancio di lacrimogeni nelle case
- spari su ragazzini disarmati da distanza ravvicinata
- fermi ingiustificati e violenze su personale sanitario

Questo non e' l'Iraq di Saddam Hussein
ne l'Afghanistan dei Talebani
o la Serbia di Milosevic
Israele e' uno stato democratico
che ha un seggio all'ONU
rappresentanze diplomatiche all'estero
e forti rapporti commerciali con il resto del mondo.
Sarebbe ora che qualcuno cominciasse a pensare seriamente
di attuare una pressione anche forte nei confronti dello stato di
Israele
per mettere fine a queste violazioni:
embargo economico
divieto di vendere armi
osservatori internazionali
forze di interposizione (caschi blu) delle Nazioni unite
gli strumenti ci sono
manca solo la volonta' di usarli.

Qui la gente non ne puo' piu' di vivere cosi'
oggi sono cominciate le scuole
e pareva che l'esercito si fosse ritirato
invece e' ricomparso esattamente all'ora in cui i ragazzini escono da
scuola
e ci sono stati scontri: ovviamente
un ragazzino e' in fin di vita in ospedale
con due pallottole di gomma in corpo,
una in gola e una nel collo,
sparate a distanza ravvicinata,
una specie di esecuzione.

Questa vita non e' una vita dignitosa,
non e' neanche vita,
e' solo una disperata forma di sopravvivenza.

nat



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