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Come promesso...
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L'Attacco alle Nazioni Unite Sottolinea lo Sgretolamento dell'Autorità
Americana e Dimostra che Non Può Garantire La Sicurezza di Nessuno.
Di Robert Fisk
Tradotto da M . canadianm@???
23 Agosto, 2003
20 Agosto: quale membro delle Nazioni Unite contemplerebbe mai di inviare
truppe di pace in Iraq in questo momento? Gli uomini che stanno attaccando
l'esercito di occupazione degli Stati Uniti sono spietati, ma non sono
stupidi. Sanno che il Presidente George Bush è sul punto della disperazione,
e che farà qualunque cosa - e potrebbe persino andare dal temuto Consiglio
di Sicurezza a chiedere aiuto - per ridurre le perdite militari degli Stati
Uniti in Iraq. Ma l'attacco di ieri alle sedi delle Nazioni Unite a Bagdad
ha chiuso sbattendo la porta che conduce a quell'uscita d'emergenza.
Nelle ore dell'esplosione, ci è stato detto che questo è stato un attacco
"ad un obiettivo soft", un colpo contro le Nazioni Unite stesse. Vero, era
un obiettivo "soft", anche se il nido della mitragliatrice piazzato sul
tetto dell'edificio dell'ONU potrebbe suggerire che persino l'organismo
internazionale stava militarizzandosi. Vero anche, che è stato un assalto
disastroso sulle Nazioni Unite come istituzione. Ma in realtà, l'attacco di
ieri è stato contro gli Stati Uniti.
Poichè dimostra che nessun'organizzazione straniera - nessuna ONG,
nessun'organizzazione umanitaria, nessun investitore, nessun uomo d'affari -
può pensare di sentirsi sicuro sotto l'autorità di occupazione degli USA.
Paul Bremer, il pro-console degli Stati Uniti, era supposto essere un
esperto "dell'anti-terrorismo". Tuttavia da quando è arrivato in Iraq, ha
visto più "terrorismo" di quello che avrebbe potuto sognarsi nei suoi incubi
peggiori - e non ha potuto farci niente. Sabotaggio delle condutture,
sabotaggio dell'elettricità, sabotaggio dell'acqua, attacchi alle truppe
degli Stati Uniti e dell'Inghilterra, ai poliziotti Iracheni e adesso l'
attentato alle Nazioni Unite. Che cosa verrà dopo di questo? Gli Americani
possono ricostruire le facce morte dei due figli di Saddam, ma non possono
ricostruire l'Iraq.
Naturalmente, questo non è il primo segno che "gli internazionali" sono nel
mirino del movimento di resistenza in rapida crescita dell'Iraq. Lo scorso
mese, un impiegato delle Nazioni Unite è stato ucciso sparandogli a sud di
Bagdad. Due operatori internazionali della Croce Rossa sono stati
assassinati, il secondo di loro un impiegato dello Sri Lanka ucciso nella
sua automobile, chiaramente contrassegnata dal simbolo della Croce Rossa,
sull'autostradea 8 appena a nord di Hilla. Quando è stato trovato, il sangue
stava ancora fuoriuscendo dalla portiera del suo veicolo. Il delegato capo
della Croce Rossa, che ha autorizzato la missione a sud di Bagdad di quest'
uomo condannato, ora sta lasciando l'Iraq. Già la Croce Rossa stessa è
confinata nei suoi uffici regionali e non può viaggiare per strada
attraverso l'Iraq.
Un appaltatore americano è stato ucciso a Tikrit una settimana fa. Un
giornalista britannico è stato assassinato a Bagdad lo scorso mese. Chi può
ritenersi sicuro in questo momento? Chi potrà ritenersi sicuro in qualunque
hotel di Bagdad quando uno dei più famosi di questi - il vecchio Hotel
Canal, che ha alloggiato gli ispettori delle armi delle Nazioni Unite prima
dell'invasione - è stato fatto esplodere? Sarà il prossimo "spettacolare"
contro le truppe di occupazione? Contro la leadership di occupazione? Contro
il cosiddetto "Consiglio ad Interim" Iracheno? Contro i giornalisti?
La reazione alla tragedia di ieri potrebbe essere stata scritta in anticipo.
Gli Americani ci diranno come questo dimostri quanto i "maligni resti" di
Saddam siano divenuti "disperati" - come se sia probabile che gli
attaccanti la diano su come diventano più efficienti nel distruggere l'
autorità degli Stati Uniti in Iraq. La verità - anche se molte delle vecchie
mani del regime di Saddam sono implicate - è che l'organizzazione di
resistenza Irachena ora coinvolge centinaia, se non migliaia, di Musulmani
Sunniti, molti di loro senza alcuna lealtà al vecchio regime. E sempre di
più, anche gli Sciiti stanno rivelandosi coinvolti nelle azioni
anti-Americane.
La reazione futura è ugualmente prevedibile. Incapaci di incolpare la
propria razione quotidiana di rancore scagliata contro il seguito di Saddam,
gli Americani dovranno evocare l'intervento straniero. "Terroristi" Sauditi,
"terroristi" di Al-Qa'ida, "terroristi" pro - Siria, "terroristi" pro -
Iran -- qualunque misterioso gruppo di "terroristi" basterà, se la loro
presunta esistenza dissimula la realtà dolorosa: che la nostra occupazione
ha dato vita ad un vero esercito nazionale Iracheno di guerriglia capace di
umiliare il più grande potere sulla Terra.
Con gli Americani che stanno ancora provando ad imbarcare altre nazioni a
bordo della loro avventura irachena - persino gli Indiani hanno avuto il
buon senso di declinare l'invito - l'attentato di ieri è stato quindi
puntato alla giugulare di qualunque missione futura "di tutela della pace".
La bandiera delle Nazioni Unite era supposta garantire la sicurezza. Ma in
passato, la presenza dell'ONU era sempre dipendente dall'acquiescenza del
potere sovrano. Senza un potere sovrano esistente in Iraq, la legittimità
dell'ONU è stata limitata dall'essere legata all'autorità di occupazione. E
così l'ONU potrebbe anche essere vista - dai detrattori dell'America - come
nient'altro se un'estensione del potere statunitense. Il presidente Bush fu
felice di mostrare il suo disprezzo per le Nazioni Unite quando i suoi
ispettori non riuscirono a trovare alcuna delle armi di distruzione di massa
e quando il suo Consiglio di Sicurezza non si conformò all'invasione
Anglo-Americana. Ora Bush non può neppure proteggere le vite dell'ONU in
Iraq. C'è qualcuno che ora desideri investire in Iraq? C'è qualcuno che
desideri investire i propri soldi su una futura "democrazia" in Iraq?
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Robert Fisk è un corrispondente straniero, vincitore di riconoscimenti, per
The Independent (Regno Unito), dove questo articolo è stato originariamente
pubblicato. È l'autore di "Pity Thy Nation: The Abduction of Lebanon" (The
Nation Books, Edizione 2002).