[Lecce-sf] Fw: [NetworkAnticapital] documento finale campegg…

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著者: Rosario Gallipoli
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題目: [Lecce-sf] Fw: [NetworkAnticapital] documento finale campeggio Villa San Giovanni
----- Original Message -----
From: <sabinavittoria@???>
To: <sudribelle@???>; <noomc-it@???>;
<no-ogm-ra@???>; <nobiotech-it@???>;
<NetworkcontroG8@???>; "Network Antikapital"
<NetworkAnticapital@???>; <ferrovierinlotta@???>;
<democraziapopolare@???>; "passione e ideologia"
<passioneeideologia@???>
Sent: Sunday, August 03, 2003 9:52 PM
Subject: [NetworkAnticapital] documento finale campeggio Villa San Giovanni


> Come promesso il documento finale del campeggio di Villa San Giovanni.

Vedi
> cosa si può fare: magari aggiornando la feature sull'inchiesta del Sud
> Ribelle, visto che molti dei protagonisti sono nell'inchiesta, e visto che
> fra le decisioni prese, c'è anche le giornate di lotta in concomitanza col
> processo di Catanzaro. Cque vedi tu.
> huambo
> 1 ° CAMPEGGIO INTERNAZIONALE CONTRO IL PONTE SULLO STRETTO
>
> Cannitello . Punta Faro 28 luglio - 2 agosto 2003
>
> FERMIAMO LO SVILUPPO DEL CAPITALE
> 1, sviluppo E SOSTENIBILITA: DUE TERMINI INCOMPATIBILI
>
> "Sviluppo sostenibile": binomio utilizzato per coniugare aggressione e
> cementificazione del territorio con la gestione politica e/o

amministrativa
> di centrosinistra. Per anni, anche in buona fede, molti hanno pensato che
> fosse possibile uno sviluppo sostenibile - Ong, associazioni, movimenti

per
> la cooperazione hanno creduto che sviluppo significasse aumento del
> benessere -ma non e mai successo che uno sviluppo importato dall'esterno
> migliorasse le condizioni di vita della gente: al contrario, si e

dimostrato
> che lo sviluppo non è nè utile se pensato e costruito al di fuori dei

luoghi
> in cui si insedia, né è esportabile
>
> E oggi i movimenti ambientalisti, tutti coloro che sono contrari alla
> globalizzazione neoliberista, studiosi/e che credono nella

eco-sostenibilità
> finalmente riflettono sulla contraddizione fra questi due termini
> inconciliabili: lo sviluppo ha a che vedere con I'espansione delle

relazioni
> di capitale - la sostenibilità ha a che vedere con I'armonizzazione dei
> rapporti tra esseri umani e natura. Lo sviluppo mira al profitto di pochi,
> la sostenibilità all'autogestione delle risorse di tutti.
>
> Quello che segue, è il risultato delle discussioni e dei workshop tenutisi
> durante il 1° campeggio internazionale contro il ponte sullo Stretto", ed
> evidenzia tali contraddizioni, indicando che cosa si intende per

"sviluppo"
> e che cosa vuol dire "sostenibilità" - e dimostrando la totale
> incompatibilità tra i termini.
>
> Si usa ancora, nella terminologia corrente, I'accoppiamento improprio

delle
> due parole. Cominciare, nell'ambito della politica istituzionale e non, a
> riflettere sulla necessità della separazione tra i due concetti non e una
> questione formale ma sostanziale.
>
> "Sviluppo" è una parola a cui e stato attribuito un significato positivo
> dalla rivoluzione industriale di fine Settecento in poi. Ha diverse

modalità
> di realizzazione, riconducibili però a un modello univoco. con le seguenti
> caratteristiche:
>
> 1. Decidere a livello centrale quali percorsi economici e sociali devono
> seguire i territori decentrati.
>
> 2. Negare le tradizioni, i valori, i modelli di produzione e riproduzione
> esistenti nei diversi territori, per imporre un modello di sviluppo che
> spazza via I' assetto societario preesistente.
>
> 3. Liberare investimenti, di cui solo una parte e realmente utilizzata,
> mentre il resto va a "consulenti" nazionali e lobby locali, spesso colluse
> con mafia e massoneria.
>
> 4. Ignorare sistematicamente le priorità di persone e luoghi, imponendo
> insediamenti produttivi fortemente nocivi alla salute e devastanti per
> I'ambiente.
>
> 5. Presentare le opere imposte come risolutrici dei problemi di
> disoccupazione e arretratezza. Nel Meridione, in particolare, lo sviluppo

è
> lavoro a termine e precario, in cui la sicurezza e la salute dei

lavoratori
> sono sistematicamente non tutelati; e il ritardo che si vorrebbe colmare
> sacrifica radici, appartenenze, tradizioni.
>
> 6. Degradare I'ambiente, modificando gli ecosistemi, gli equilibri della
> terra, dell'acqua, dell'aria, resi sempre più fragili da interventi umani
> dissennati: lo sviluppo avvelena e mercifica la terra, inquina le acque e
> contamina I'aria.
>
> Lo "sviluppo", insomma, ci fa ammalare e ci fa morire.
>
> Questo è lo sviluppo, è lo sviluppo del capitale - e I'unico che

conosciamo
> e non ci va bene - per noi stessi, per i nostri amici, per i nostri figli,

e
> per tutte le donne e gli uomini della terra.
>
> Diciamo quindi: FERMIAMO LO SVILUPPO
> Diciamo pure: VOGLIAMO MODELLI SOSTENIBILI con queste caratteristiche:
>
> 1. Devono spostare gli orizzonti di riferimento dell'economia e riflettere
> sul fatto che la bellezza dei territori e I'attenzione per le persone
> possono essere dei riferimenti per attività produttive e riproduttive non
> predatorie e non mercificanti orientate al benessere delle comunità.
>
> 2. Devono creare occupazione stabile, sicura e tutelata e potenziare le
> attività economiche specifiche dei territori, valorizzando i manufatti
> tradizionali e incrementando con politiche di incentivazione queste realtà
> produttive.
>
> 3. Devono sostenere la pluralità che nasce dalle diversità e specificità

che
> i territori propongono al loro interno.
>
> 4. Devono essere sostenibili dalle persone, dagli animali e dall'ambiente,
> non devono danneggiare la salute ma devono rispettare la terra, I'acqua,
> I'aria, senza occupare i territori con altro cemento. Va prestata

attenzione
> a come valorizzare e recuperare i nostri paesi, come va prestata

attenzione
> alla riduzione dei consumi energetici (un esempio per tutti: il
> surriscaldamento dell'atmosfera prodotto dall'uso domestico e non dei
> climatizzatori).
>
> 5. Devono partire da studi reali dei territori, dall'ascolto e dalla
> partecipazione delle persone che li abitano (per capire se e quali

attività
> economiche insediare o potenziare) e dalla condivisione dal basso di tutti

i
> processi decisionali - che devono essere sottoposti costantemente a forme
> auto-organizzate di controllo popolare.
>
> MODELLI ECOSOSTENIBILI, quindi, che emergono dall'interno, dai territori,
> dalle donne e dagli uomini delle diverse generazioni.
>
> Dobbiamo, adesso, dopo un secolo di saccheggiamenti e devastazioni senza
> limiti, recuperare il nostro rapporto con il pianeta, sapendo che noi ne
> siamo una parte, non i padroni, e pensare che alle generazioni che

verranno
> non dobbiamo lasciare macerie e veleni, ma un mondo da vivere e da
> continuare a proteggere.
>
> 1. IL MEZZOGIORNO: UNA PROSPETTIVA CRITICA
>
> II Meridione e un'area geografica dove la precarietà storica si aggiunge

al
> continuo peggioramento delle condizioni di vita in cui disagio e degrado
> sociale esprimono una continua negazione del diritto di cittadinanza per i
> 3/4 della popolazione.
>
> II fenomeno migratorio interessa un esercito di manodopera non solo
> giovanile, ma anche di espulsi dai processi produttivi industriali e
> agricoli, provocando fenomeni di abbandono e desertificazione delle terre.
>
> II fenomeno migratorio implica anche una emorragia di intelligenze,
> esperienze e saperi, che si spostano dal Sud al Nord per andare incontro a
> lavori e professioni sempre più precari, flessibili e sottopagati. La
> ripresa della migrazione interna nel nostro paese va compresa nel quadro

dei
> flussi migratori per motivi economici che interessano sempre di più le
> nostre coste, terre di approdo alla fortezza Europa, con un carico

crescente
> di morti per annegamento.
>
> II Mediterraneo, in cut si specchiano il Nord e il Sud di due continenti,

e
> mare di guerra, di conflitti economici e di massicce migrazioni, sia
> economiche che politiche, come quelle provenienti dalle terre del Maghreb,
> dalla Palestina e dal Kurdistan, luoghi che presentano situazioni di
> invivibilità altissima, ove i diritti di cittadinanza sono

sistematicamente
> negati da guerre e da condizioni di sottosviluppo imposte dai "padroni del
> mondo". Questi popoli sono condannati a morire net loro Paesi o a migrare,
> correndo il rischio di una detenzione illegittima net Centri di Permanenza
> Temporanea, graziosamente rinominati "Centri di Accoglienza" dai paesi

amici
> del Mediterraneo. E in questo contesto che I'ltalia emana nuove leggi
> razziali, come la Bossi-Fini, e costruisce nuovi lager nel Sud

dell'ltalia,
> opportunamente controllati da apparati militari.
>
>
> Inoltre cresce I'iniquità delta distribuzione della ricchezza sociale, con
> l'aumento del costo della vita, a fronte del decremento del potere
> d'acquisto che la forte diminuzione del peso contrattuale delle

associazioni
> sindacali e il passaggio all'EURO hanno determinato, e tendono a

scomparire
> quei lavori artigianali che nel Sud rappresentavano una salvaguardia delle
> risorse e una corretta gestione di esse (legno, ferro, carta, etc.).
> Artigianato, agricoltura e patrimonio naturalistico potrebbero

rappresentare
> per il Sud una fonte inesauribile di ricchezza per le comunità. Invece
> cozzano contro i processi di industrializzazione che, con le aree
> industriali e con le varie forme di trasformazione legate alla fabbrica,
> hanno ridotto dalla fine degli anni '60 vaste aree, un tempo legate
> all'agricoltura, in un cimitero di cemento armato.
>
> infatti, il mito della fabbrica e I'urbanizzazione selvaggia in nome dello
> "sviluppo" del Mezzogiorno caratterizzano e condizionano tuttora la
> disarmonia del rapporto individuo-natura, disarmonia che spesso si esprime
> in una selvaggia aggressione al nostro ecosistema, attraverso la

promozione
> di colture intensive trattate con prodotti chimici e attraverso la subdola
> introduzione di colture transgeniche a cielo aperto, anche solo per scopi

di
> ricerca, in alcune pianure del nostro Meridione.
>
> Vengono così tradite e disperse le tradizioni e le conoscenze legate alla
> cura del nostro patrimonio naturale, come le filiere dei boschi e degli
> orti, le produzioni legate al baco da seta e alla ginestra e la
> trasformazione e conservazione in modo naturale dei prodotti della terra.
> Inoltre il nostro ecosistema viene messo sempre più in pericolo dai
> cambiamenti climatici dovuti all'emissione di gas serra e

dall'inquinamento
> dovuto ai conflitti bellici.
>
>                     Molto spesso le calamità "naturali" (Valtellina,
> Sarno,Soverato) sono preannunciate da dissesti idrogeologici che vengono
> trascurati e spesso nascosti nel nome del profitto, del progresso e dello
> "sviluppo". La politica delle grandi opere continua ad essere, nonostante

le
> avisaglie del disastro ecologico, scelta primaria dei vari governi , sia
> locali che nazionali, sia di centrosinistra che di destra. Un esempio sono

i
> lavori ancora in corso della Salerno Reggio Calabria, che taglia come un
> coltello alcune regioni, mettendo a repentaglio il patrimonio boschivo, le
> pianure ed i corsi d'aqcau,i quali vengono cementificati e deviati. I

lavori
> della "terza corsia" della SA-RC da Nocera Inferiore fino a RC

indeboliscono
> un ecostistema già messo a dura prova, tra l'altro in aree ad alto rischio
> sismico.
>
>               Rischi sismici,scempi edidilizi, inquinamento,

contribuiscono
> a mettere a serio rischio una delle risorse più importanti: l'acqua, il

Sud
> è ricco di risorse idriche, nonostante ciò, più del 50% dell'acqua

potabile
> si disperde a causa della fatiscenza della rete idrica. A questo si somma

la
> gestione mafiosa delle risorse idriche che colpisce vaste aree del
> Mezzogiorno. Inoltre il processo di privatizzazione in atto sottrae alle
> comunità il diritto di accesso a questo bene pubblico.
>
> Anche la politica degli inceneritori e la privatizzazione dei servizi
> pubblici di raccolta di rifiuti incidono negativamente sull'economia, sia
> per quanto riguarda l'inquinamento dell'aria che quello di intere zone
> agricole. La FiAT, che licenzia ogni anno migliaia di iavcratcri (Termini
> Imerese, Melfi,Torino) gestisce, anche attraverso società
> consorziate, il ciclo dell'incenerimento dei rifiuti, mentre le
> organizzazioni mafiose importano scorie nucleari dal resto dell'Europa per
> seppellirle nei nostri mari, fiumi, boschi e terreni agricoli. Infatti la
> mafia, nonostante il commissariamento in materia di rifiuti, riesce a
> controllare il territorio, dal seppellimento di 35 mila tonnellate di
> rifiuti tossici nella Piana di Sibari, provenienti dalla Pertusola di
> Crotone, al traffico di amianto, alla gestione di discariche controllate.

La
> mafia è interna alle istituzioni, e attraverso di esse controlla sindaci e
> consigli comunali, regionali e provinciali, magistrati , forze

dell'ordine.
>
> Questi sono esempi di politica neoliberista attraverso cui lo stato (e
> I'Europa) cede ai privati la gestione di beni e servizi pubblici, questi
> sono i contesti geopolitici che fanno parte ormai della nostra

quotidianità.
>
> II Sud è fatto di tanti piccoli paesi. Ogni paese è interessato da

"piccole
> opere'' che diventano "grandi" nel rapporto con la popolazione. Pensiamo
> agli investimenti sulla portualità in Calabria: oltre 30 i porti

finanziati
> con finanziamenti regionali o mediante i POR, PIP, CEE, GAL, che, se
> realizzati, contribuiranno ancora di più alla già crescente erosione delle
> coste e all'inquinamento da carburanti provocato da migliaia di
> imbarcazioni. Pensiamo anche, nelle zone interne, ai nuovi impianti di
> risalita delle zone montane e alle strade di penetrazione nei parchi.
>
> Tutto questo in nome del progresso, della velocità e dello sviluppo di un
> Meridione la cui diversità viene sistematicamente letta in termini di
> mancanza di sviluppo piuttosto che in termini di ricchezza culturale,
> sociale e di patrimonio ambienteale.
>
> Sviluppo e progresso che comportano, inoltre, una politica di
> militarizzazione e di conflitto permanente. La Sardegna, la Puglia, la
> Campania, rientranti storicamente nelle strategie militari statunitensi,
> sono diventate vere e proprie portaerei e, aldilà degli insediamenti
> militari di terra, i nostri cieli e i nostri mari sono ormai diventati
> crocevia di mezzi di trasporto di ordigni atomici che, in modo mafioso e
> omertoso, vengono cosetantemente autorizzati.
>
> La militarizzazione del territorio si aggiunge al ruolo di patumiera, sia

di
> scorie radioattive che di rifiuti e liquami tossici delle fabriche del

Nord
> dell'Europa, i quali trovano deposito nell'interno delle regioni del Sud,
> ingrassando ulteriormente i profitti di politici e di varie cosche

mafiose.
>
> Questo tipo di sviluppo prevede anche che il diritto allo studio e la
> qualità stessa del percorso di studi, o meglio della formazione pubblica,
> vengano progressivamente smantellati. Un processo che indebolisce
> ulteriormente la possibilità di accesso all'istruzione per le popolazioni
> meridionali, sia in termini di costi che di servizi.
>
>             Le piccole e grandi università del Meridione hanno promosso,

dal
> dopoguerra in poi, l'evoluzione e i percorsi di liberazione di uomini e
> donne del Sud. Hanno promosso inoltre lo sviluppo della capacità critica,
> sono state freno alia migrazione delle intelligenze, permettendo a queste

di
> realizzarsi nei territori di origine. Purtroppo, con le scelte dei governi

e
> con le ultime finanziarie, tutto il sistema formativo subisce colpi
> durissimi.
>
> Si assiste così alia trasformazione del sistema scolastico e di quello
> universitario in un nuovo modello "aziendale" che produce precarizzazione

e
> frammentazione dei saperi, e che per funzionare, genera una massa di

precari
> ultra flessibili, con diritti rosicati, del cui lavoro si arricchisce:
> ricercatori, dottorandi, contrattisti di ogni genere, borsisti,

insegnanti,
> mentre gli studenti sono considerati solo utenti paganti. Questa
> progressiva mercificazione e privatizzazione del sapere crea un esercito

di
> "operai immateriali" non solo al Sud, ma che a Sud riscatena il fenomeno
> migratorio delle intelligenze verso il Nord e ancor di più all'estero.
>
> Continua cosi lo sradicamento e I'impoverimento: vecchio fenomeno, ma con
> nuove e diverse motivazioni. II bisogno di trovare risorse costringe le
> università a rivolgersi ai privati, piegandosi alle esigenze del mercato
> neoliberista. Vengono cosi influenzati i percorsi formativi e la
> progettualità, spesso lontani e in contrasto con la vocazione dei nostri
> territori.
>
> In nome dello sviluppo, passano sulle nostre teste e sulla nostra pelle
> innumerevoli opere dannose e inutili: il ponte sullo Stretto, I'alta
> velocità e le centrali a gas - riproposte con bombardamenti mediatici a
> fronte dello spauracchio dei "black out".
>
> 3, IL PONTE: MEGAPROGETTO INUTILE NEL CONTESTO GEO-POLITICO DEL SUD
>
> Perché le economie neoliberali hanno bisogno dei megaprogetti ? Lo

sviluppo
> funziona accentrando le risorse, non distribuendole, e ridisegnando la
> geografia dei paesi in funzione del profitto. Tutto ciò passa attraverso
> progressivi riaggiustamenti strutturali caratterizzati da megaprogetti

come
> quelli in atto nel"terzo mondo", che servono per il mantenimento degli
> standard di vita occidentali e che sono stati finanziati da Banca Mondiale

e
> Fondo Monetario Internazionale. Questo processo contribuisce a indebitare
> pesantemente i paesi in questione, i quali si sono "comprati"' grandi

dighe
> che hanno sommerso interi villaggi, interminabili oleodotti che hanno
> devastato foreste primarie, centrali idroelettriche che hanno deviato

fiumi
> importanti, assetando intere comunità.
>
> Questo tipo di riaggiustamenti è diventato necessario anche nelle

periferie
> del centro "sviluppato", in quelle aree di margine, di interfaccia della
> futura integrazione economica. II Sud dell'Europa diventa il Nord del
> Mediterraneo.
>
>
> II ponte sullo Stretto si inserisce nell'attuale "piano nazionale grandi
> opere", che è propagandato come volano dell'economia pubblica e privata,

ma
> che invece altro non è che un tentativo di risposta alla crisi dello
> sviluppo neoliberista.
>
> Questa forma "avanzata" di neoliberismo e caratterizzata da:
>
> - esproprio delle aree
>
> - esproprio e privatizzazione delle risorse presenti sul territorio (quali
> gas, petrolio, acqua, legname e la stessa terra)
>
> - esternalizzazione dei costi umani ed ecologici sulle comunità più
> vulnerabili;
>
> - annichilimento delle economie locali (artigianato, piccola imprenditoria
> etc.)
>
> - azzeramento degli spazi democratici
>
> - militarizzazione (rispondente ai meccanismi di sicurezza richiesti dalle
> grandi opere)
>
> - perdita dell'identità e del senso di appartenenza come popoli del
> Mediterraneo
>
> - velocificazione delle relazioni sociali e perdita del rapporto col mare.
>
> Da più di trent'anni e con grande sforzo mediatico, il ponte sullo Stretto

è
> stato offerto all'immaginario collettivo come la grandiosa opera del
> Millennio, portatrice di sviluppo, ricchezza e occupazione. In realtà ha
> nascosto, da una parte, la mancanza di progettualità concreta per il
> Mezzogiorno dei molti governi che si sono negli anni avvicendati,

dall'altra
> la volontà di imporre al Sud un modello di sviluppo basato essenzialmente
> sullo "spreco" di territorio, sulla rapina sistematica delle risorse, e

sull
> e opere grandi (e piccole - ma funzionali allo stesso disegno) in genere
> rimaste incompiute o divenute "cattedrali nel deserto", che sono state

causa
> a loro volta di ulteriore degrado dei territori meridionali e delle

economie
> locali.
>
> Tra I'altro, a tutt'oggi non esistono le tecnologie per risolvere molti

dei
> problemi ingegneristici legati alla costruzione del ponte. In pratica,
>
> NON LO SANNO COSTRUiRE!
>
> E' un ecomostro che serve essenzialmente a:
>
> - mantenere in vita la Società Stretto di Messina, carrozzone
> tecnico-politico che e gia costato agli italiani più di 200 mld di vecchie
> lire per produrre solo un discutibile progetto di massima dell'opera,
> oltretutto incomplete;
>
> - finanziare il progetto esecutivo: altri 750 milioni di euro che dovremo
> sborsare per sostenere la più grossa speculazione progettuale della storia
> del nostro Paese;
>
> - "posare la prima pietra": aprire i cantieri, nonostante tutti i problemi
> di fattibilità dell'opera non risolti, come grande operazione mediatica di
> questo governo e come risposta alle pressioni mafiose, con la possibilità
> molto reale che i lavori non proseguano e che il ponte non venga mai
> realizzato, per tutti i problemi tecnici che comporta e, soprattutto, per

la
> mancanza evidente dei fondi necessari. Ricordiamo, a questo proposito, che
> il ponte dovrebbe costare, secondo i proponenti, 6 mld di euro, ma, più
> realisticamente, il costo prevedibile e di 10 mld di euro;
>
> - sperimentare le procedure della legge Obiettivo, vera "opera strategica"
> del governo Berlusconi, che permetterà di aprire cantieri su tutto il
> territorio nazionale con procedure accelerate, approssimative, senza più
> garanzie, non solo sugli impatti e le compatibilità delle opere, ma anche
> sugli appalti e, cosa ancor più grave, senza il parere degli Enti locali

e,
> dunque, dei cittadini;
>
> - rinforzare in Europa la politica delle Grandi Opere. II semestre di
> Presidenza italiana della UE ha riaperto la porta a questa vecchia

politica
> neoliberista e il ponte e stato inserito tra le priorità per la
> "velocizzazione" degli assi trasportistici europei (Asse Berlino-Palermo).
>
>
> Quale sarebbe I'impatto del ponte sullo Stretto?
>
> Diversi studi scientifici ci indicano quali sarebbero gli effetti negativi
>
> della costruzione di questo mega-ponte sia a livello ecologico che umano:
>
> - 20 milioni di metri cubi di terra verranno sbancati, con effetti
> devastanti sui microclimi
>
> - verranno predisposte due enormi discariche per un totale di 10 milioni

di
> metri cubi
>
> " verranno "lavati" a mare ulteriori 10 milioni di metri cubi, con effetti
> devastanti sulle specie marine che non si possono allontanare, come i
> coralli
>
> - cementificazione dell'area dello stretto - candidate dall'Unesco a
> "patrimonio storico dell'umanità"
>
> - impatto su venti e sulle correnti con conseguenze negative nella

biologia
> marina
>
> - magnificazione del rischio sismico in un'area considerata tra quelle più
> interessate
>
> - rafforzamento del potere mafioso e del sistema clientelare che lo

sostiene
> in tutti i suoi risvolti economici e di controllo sociale - a cui vanno
> aggiunti i costi umani nella costruzione del ponte, di cui la mafia

sarebbe
> unica vera appaltatrice;
>
> - distruzione di intere comunità basate su pesca e turismo (da cui il no

dei
> sindaci)
>
> - cancellazione di elementi paesaggistici e culturali legati allo Stretto
> depotenziamento del trasporto su acqua e del porto di Gioia Tauro
>
> aumento dell'inquinamento da strada, che si moltiplicherebbe

trasformando
> la Calabria in un grande corridoio per il passaggio dei camion - con tutti

i
> problemi di salute pubblica correlati
>
>
> 4. conclusioni
>
> Le assemblee plenarie riunite, che hanno contribuito ad approfondire dal
> punto di vista scientifico, tecnico e politico le problematiche trattate,
> propongono scenari di riqualificazione ecosostenibile dell'assetto dei
> territori alternativi al fallimentare modello di sviluppo del Mezzogiorno

e
> degli altri Sud.
>
> In questo senso ci impegniamo a far nostre ed a praticare le indicazioni e
> le analisi di questa assemblea per costruire un ampio movimento di idee,
> proposte, saperi, conflitti, ribellione, capaci di ostacolare

concretamente
> le devastazioni e le miserie prodotte dallo sviluppo capitalistico.
>
> Vanno perciò individuati dei sistemi di risorse "verticali" (ecologiche,
> culturali', storiche, ecc.), non scambiabili, in grado di ricostruire
> identità e qualità socio-ambientale dei diversi ambienti del Sud, dei Sud,
> del Mondo.
>
> I partecipanti al campo ritengono importante il consolidamento e
> I'ampliamento di reti e coordinamenti di movimenti test a combattere le
> operazioni di attacco ai livelli di qualità sociale, ambientale e
> territoriale attraverso le grandi opere e, .in generale, tutte le

operazioni
> di trasformazione "flessibilizzatrici" degli spazi e dei tempi di vita e

di
> lavoro da parte del capitale monopolistico e speculativo.
>
> In particolare, si ritiene utile allargare il coordinamento dei comitati

di
> lotta alle Grandi Opere a tutte le situazioni attive su questo o su temi
> analoghi, nonchè incrociare I'attività di questa organizzazione con la

rete
> delle associazioni ambientaliste e cultural! presenti sulle tematiche,
> migliorando anche i livelli di scambio di informazioni, notizie e risorse
> tra gruppi attivi nelle realtà locali.
>
> Aderiamo:
>
> - alle giornate di mobilitazione e lotta in occasione della riunione dei
> Ministri dei Trasporti UE il 23 e 24 ottobre p.v. a Verona.
>
> a una giornata nazionale di lotta in difesa dei diritti civili e

ambientali
> e contro le politiche economiche, sociali, ambientali e territoriali in
> atto, da tenersi a Roma con conclusione davanti al Ministero delle
> Infrastrutture.
>
> Alle mobilitazioni che si terranno il 23 ottobre (forse una due giorni
> 22-23) giornata del riesame della Cassazione di Catanzaro sul

provvedimento
> di scarcerazione emesso dal Tribunale della Liberta nei confronti

dei/delle
> compagni/e del Sud Ribelle re-inquisiti - ricordiamolo, avendo fra i capi

di
> imputazione anche "I'attentato all'ordinamento economico dello stato".
>
> Assumiamo e facciamo nostro il percorso di costruzione del Forum Sociale
> Mediterraneo (Barcellona, Marzo 2003) come ambito di confronto e

iniziativa
> comune tra forze politiche, movimenti e realtà sociali del mediterraneo

per
> globalizzare le lotte contro questo modello di sviluppo e le sue politiche
> economiche, militari e sociali.
>
> Rinnoviamo:
>
> - la solidarietà a tutte le compagne e a tutti i compagni colpiti dalla
> repressione, ai disoccupati organizzati che subiscono quotidianamente le
> intimidazioni del potere, alle compagne e ai compagni ancora in galera, in
> esilio o in restrizione di liberta (tra cui Carlo e Stefania), alle

imputate
> e agli imputati del 4 dicembre e ai condannati per le manifestazioni del

25
> aprile 2001, a Jose Bove, a Jimmy, a tutte/i le/gli inquisite/i

"no-global"
> del Sud Ribelle. Ma vogliamo esprimere solidarietà a "Apo" Ocalan, a

Marwan
> Barghuti, ai 5 patrioti cubani nelle galere statunitensi, ai prigionieri
> politici palestinesi, ai turchi, ai curdi e ai baschi. AI popolo iracheno,
> che si trova a vivere in una grande prigione, soggetto a un processo di
> palestinizzazione, cosi come tutti i territori considerati strategici a
> livello economico e/o militare;
>
> il nostro impegno sul terreno della repressione, che ci riguarda a due
> livelli:
>
> a. direttamente, in quanto siamo partecipi delle lotte contro le politiche
>
> che caratterizzano il neoliberismo nel nostro paese
>
>      b. indirettamente, in quanto i grandi progetti come il ponte servono
> anche logiche di ulteriore militarizzazione del territorio e sono

funzionali
> ai disegni di guerra che lo sviluppo ci propina. In questo contesto la
> guerra va vista come un elemento fisiologico e regolatore dello sviluppo,

al
> punto che i movimenti che vi si oppongono vengono immediatamente bollati
> come "terroristi";
>
> - il nostro impegno contro la guerra, che significa lottare per lo
> scioglimento della Nato, la chiusura delle basi militari straniere, la

messa
> al bando delle armi all'uranio impoverito e delle mine. Esprimiamo inoltre
> un netto dissenso alla costruzione dell'esercito europeo in quanto

strumento
> dell'imperialismo europeo, che vuole contendere le redini della
> globalizzazione capitalista agli USA anche dal punto di vista militare.
>
> NON CI SPAVENTA la risposta tempestiva del governo alla nostra lotta

contro
> il ponte. Mentre siamo qui riuniti il Cipe ha deliberato, con grande

fretta,
> il primo "via libera" per la costruzione del ponte. Decisione che conferma
> gli intenti affaristici e speculativi di tutta I'operazione e ci svela la
> grande paura del governo che si coaguli una opposizione sociale

all'ennesima
> truffa che questo mega-progetto rappresenta e al blocco mafioso che lo
> sostiene.
>
> E grave che il governo abbia dato tale consenso mentre il comune di Villa
> San Giovanni ribadisce il suo fermo NO al ponte e quello di Messina (a

netta
> maggioranza di centro-destra) si spacca sulla questione chiedendo al

governo
> un rinvio che proprio in data odierna e stato clamorosamente negato.
>
>
> Alcuni elementi ci confortano nel nostro impegno: la partecipazione al

campo
> internazionale - che ha quintuplicato le presenze rispetto all'anno
> precedente - la positiva comunicazione fra i partecipanti al campeggio e

le
> popolazioni locali a Villa, Cannitello e Messina; la solidarietà ricevuta
> dalla popolazione del quartiere di Gazzi a Messina durante il corteo
> militante intorno al carcere; e infine la massiccia adesione al corteo di
> Messina il 1° agosto e di Villa S. Giovanni il 2° agosto.
>
> Questi elementi ci dimostrano che è possibile:
>
> 1.    un risveglio delle popolazioni locali nonostante la pesantezza delle
> intimidazioni mafiose e un'informazione distorta e martellante;

>
> 2.    la costruzione di rapporti di forza a nostro favore nella capacità

di
> fare convergere istanze ecologiste, antimafia e noglobal -
>
> 3.    una alleanza leale con la parte sana delle istituzioni anche su
> obiettivi oggettivamente antagonisti allo sviluppo neoliberale.

>
> Occorre quindi aumentare la sorveglianza militante e ribattere colpo su
> colpo a tutte quelle decisioni degli esecutivi centrali e periferici
> favorevoli all'integrazione economica neoliberale ovvero alla costruzione

di
> tutti i mega progetti e di tutte le forme di privatizzazione delle risorse
> naturali e dei servizi.
>
> Assemblea plenaria,
>
> Campeggio Internazionale Contro il ponte,
>
> 2 agosto 2003
>
>
>
> Sottoscrivono il documento e lo assumono come proposta di lotta:
>
> Confederazione COBAS
>
> Laboratorio dell'Autorganizzazione Sociale - Messina
>
> CSA "Asilo politico" - Salerno
>
> Modena Social Forum
>
> CSA "AURO" - Catania
>
> Catania Social Forum
>
> Circolo ARCI "Rua Sao Joao" Lamezia Terme
>
> Tirreno Social Forum (Alto tirreno cosentino)
>
> Giovani Comunisti Calabria
>
> Rete meridionale Sud Ribelle
>
> Partito della Rifondazione Comunista - Calabria
>
> La Kasbah - Cosenza
>
> Collettivo autonomo Scienze politiche - Pisa
>
> Network antagonista palermitano
>
> CSOA ^ex Carcere" - Coskalab
>
> Collettivo autonomo "Rosa Luxemburg" - Pisa
>
> Centro Occupato Autogestito "Transit!" - Milano
>
> CRIC - Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione - Reggio

Calabria
>
> Movimento antagonista toscano
>
> Spazio antagonista Newroz - Pisa
>
> CSOA "Godzilla" - Livorno
>
> Centro di solidarietà internazionalista "Alta Maremma"
>
> COBAS e Collettivo di Base - Taranto
>
> Libera associazione di idee (Commercio equo e solidale) - Cosenza
>
> Laboratorio Zeta - Palermo
>
> Aula Carlo Giuliani c/o Facolta di Lettere - Palermo
>
> Komitato Resistenza Antikapitalista - Palermo
>
> CSOA "Angelina Cartella" di Gallico - Reggio Calabria
>
> Coordinamento calabrese contro il ponte
>
> Messina Social Forum
>
> Associazione culturale "Andrea Proto" - Salerno
>
> Coordinamento contro la guerra per i diritti - Salerno
>
> Associazione "Marianela Garcia" - Catanzaro
>
> Comunita kurda calabrese
>
> Rete No Global Campana
>
> Gruppo NO WTO L'Aquila
>
> E.Co.Febio Onlus (Elaboratorio Cooperattivo Fermo Biologico)
>
> Nuova Compagnia di Canto Politico Popolare Aquilana
>
> Forum Cittadino contro il Terzo traforo del Gran Sasso
>
> Piana Social Forum - Gioia Tauro
>
> Associazione spazi autogestiti Lucca
>
> Comitato promotore contro vertice Montecatini
>
> Cobas Brindisi
>
> Osservatorio sui Balcani - Brindisi
>
> Brindisi Social Forum
>
> Verdi (1 ° Campeggio internazionale NO PONTE 28 luglio - 2 agosto 2003)
>
> L'Avamposto degli Incompatibili
>
> Collettivo "IQBAL MASIH" Lecce
>
> Il documento è firmato anche dagli imputati presenti nei campeggi.
>
>
>
> Per annullare l'iscrizione a questo gruppo, manda una mail all'indirizzo:
> NetworkAnticapital-unsubscribe@???
>
>
>
> L'utilizzo, da parte tua, di Yahoo! Gruppi è soggetto alle

http://it.docs.yahoo.com/info/utos.html
>
>
>