[Lecce-sf] le opere dell'8 per mille

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Don Cesare al servizio degli immigrati

Quando nel '91 in Puglia arrivò la prima ondata di immigrati albanesi in
cerca dell'Amerika, don Cesare Lodeserto decise che anche il rudere di una
colonia infantile poteva andare bene. Di fronte alla catastrofe umanitaria
di quei mesi estivi mise a dormire alcune decine di persone nella casa di
fronte alle scogliere di san Foca (Lecce). Senza vetri, abbandonata e con i
muri in rovina, da anni vi entrava solo il rumore delle onde.

Oggi, quello stesso posto, è il Centro Regina Pacis. Un esempio unico in
tutto il Mediterraneo.

Sostenuta con i fondi dell'Otto per mille, è l'unica struttura d'accoglienza
per gli immigrati gestita da un sacerdote, senza filo spinato, senza
tentativi di fuga. Per i nuovi poveri don Cesare, tuttora segretario del
vescovo Ruppi, ha fissato regole chiare di sicurezza, servizio agli altri
immigrati, collaborazione, rispetto delle diverse nazionalità e delle donne.

Il Regina Pacis funziona come una città: prepara i pasti nella grande
cucina, dove a turno si mangia e si serve. Medica gli immigrati in un
ambulatorio dove presta servizio volontario anche un primario dell'ospedale
di Lecce. "chi arriva qui è al limite delle forze umane" -spiega lui stesso-
Quasi tutti i curdi hanno camminato a piedi per oltre due mesi,
attraversando l'Iraq o la Turchia, e poi tutti gli altri Paesi fino al mare
Mediterraneo. Ma è il passaggio in gommone, ad altissima velocità e in mano
ai criminali, la parte più violenta. Vedono la morte".

E aggiunge: "il trauma dura a lungo, con una forte depressione tra gli
adulti e incubi tra i piccoli. Molti arrivano con gravi ferite e ustioni
perché viaggiavano accanto al motore".

Al Regina Pacis organizzato come una cooperativa, si chiede agli adulti di
lavorare come volontari al servizio dei nuovi sbarcati. Don Cesare e i
volontari assistono anche le giovani avviate alla prostituzione che decidono
di cambiare vita. Lavorano ai ricongiungimenti familiari, grazie a un
archivio informatico.
Don Cesare assiste personalmente i profughi, insieme ad altri sacerdoti che
saltuariamente raggiungono il Centro: "sia che restino per qualche giorno,
di passaggio prima di raggiungere un altro Paese occidentale, sia che si
preparino al reimpatrio, trovano qui un'occasione per ripensare alla loro
vita, in una fase particolarmente dolorosa e critica".

Oltre al sostegno personale, al Regina Pacis funziona un laboratorio di
sartoria per la formazione professionale. I rumori delle radio accese e
delle macchine tessili in funzione non arriva al primo piano, dove ci sono i
dormitori separati per le donne e i loro bambini. Stanze piccole e
tranquille, con scritte in italiano, cinese e curdo.
"Questa è una strada" spiega don Cesare indicando l'Adriatico "che verrà
usata ancora per secoli. Dobbiamo pregare: Signore, dacci oggi il nostro
povero quotidiano".

nella >>>
Don Cesare Lodeserto mentre celebra la messa sulla scogliera davanti al
centro.