----- Original Message -----
From: "A-infos" <ainfos@???>
To: <libertari@???>
Sent: Tuesday, July 29, 2003 3:15 AM
Subject: Re: [libertari] l'olocausto psichiatrico
> da "Contropotere - giornale anarchico" numero 14 - Luglio/Agosto
> 2003 - anno 2
>
> Contro la psichiatria
>
>
> --------------------------------------------------------------------------
>
> Questo scritto non ha pretese di essere documentato e completo: a
> qualcuno potrà apparire scontato. Ci è parso che, anche tra i compagni che
> hanno affrontato la questione della psichiatria con un approccio
> radicalmente ostile, si presentino molte contraddizioni. Intervenire
> direttamente nel contrastare la psichiatrizzazione ci ha, con nostra
> sorpresa, procurato l'ostilità di persone che a parole criticavano gli
> internamenti e, poi, nei fatti, non si opponevano ma, anzi, intralciavano
la
> liberazione dei loro stessi amici. Aver partecipato ad un intervento
contro
> la costruzione di strutture psichiatriche ci ha svelato l'estrema
difficoltà
> del comunicare le ragioni avverse alla psichiatria.
> L'intervento è scritto per permetterci di accennare a diversi
aspetti,
> essere comprensibili, e porre chiaramente la nostra posizione.
> La bellissima sceneggiatura che la rivoluzionaria Meinhof scrisse
per
> un film sulle carceri minorili ruota intorno alla fondamentale questione
> posta da una giovane detenuta ad un'umanitaria assistente sociale: "tu da
> che parte stai ?".
> Da che parte state?
> Se vi ponete la questione di come risolvere il problema dei malati
di
> mente a chi scrive questo testo non interessa avere nessun dialogo con voi
> perché siete l'ultima ruota del miserabile carro in cui stanno gli
> psichiatri, gli infermieri e gli assistenti sociali.
> Tra i compagni è purtroppo ancora diffuso l'atteggiamento
caritatevole
> cristiano verso i "più sfortunati": questa non è solidarietà, non è un
> atteggiamento tra pari che presuppone eguaglianza. Nessun soccorso ai
> poverelli!
> I poverelli siamo noi, siamo quelli che potrebbero trovarsi al più
> presto internati, e che si devono difendere, non certo chi vuole discutere
> come si possa gestire al meglio una galera.
> Ho incontrato un solo psichiatra in un reparto. È stato quando me ne
> sono fuggita. Quando m'hanno offerto di barattare il reparto con droga a
> pagamento e l'inquisizione di uno psicologo fuori dal reparto, mi sono
> rifiutata di infamare e svendere la mia memoria, tutta la mia vita con il
> suo più spregevole mercante. E sono rimasta.
> Chiunque, per svariati motivi, può essere sottoposto, per decisione
di
> un medico, ad un trattamento sanitario obbligatorio consistente
nell'essere
> forzatamente prelevato, rinchiuso, sottoposto a somministrazione forzata
di
> composti tossici che provocano la perdita dell'autocontrollo delle azioni
e
> del pensiero, essere interrogato, rilasciato in libertà vigilata.
> Chiunque non si sottomette alle imposizioni dei medici, può essere
> sottoposto a continui ricoveri, reso assuefatto ai farmaci, sottoposto ad
> una metamorfosi della persona, trasformato nel surrogato di sé stesso,
> spossessato della propria memoria, del suo appartenersi e rigettato nel
> "fuori", spoglio di sé, nel peggior stato d'esilio, marchiato da un
terrore
> ineliminabile e da un'alta probabilità di dipendenza dalle droghe, per
> arrivare a perdere infine la residua autonomia del suo corpo e restare
> quindi accantonato in una struttura fino alla morte.
> Questo è quanto normalmente accade in una struttura psichiatrica.
Qual
> è la cura? La cura è la repressione.
> In quanto sfruttati siamo già potenzialmente incarcerati,
> psichiatrizzati o ammazzati lungo una strada: il nostro unico interesse in
> merito alla questione psichiatrica è che i reparti si chiudano, le
medicine
> e le cure scompaiano e che, in quanto ai medici, resti valido l'invito del
> poeta francese ad approfittare di un momento di lucidità per fare fuori al
> più presto un dottore.
> Visto che mi trovo in un corridoio di un ospedale psichiatrico, dove
> non so che droghe continuano ad iniettarmi, dove le gambe mi reggono poco
e
> le meningi stanno per scoppiare, devo scrivere per trovarmi un appoggio,
per
> non cascare del tutto nella dislessia, per non affondare la mia volontà
nel
> sogno... perché allora distruggerei pian piano la mia memoria installata
in
> un corpo già dolente.
> Angoscia, paura, paura non vedo più le parole scritte, non riesco a
> guardare la tele... forse devo lasciare che qui le cose vadano come devono
> andare lasciare vivere solo il dolore per me non c'è adesso né poi..perso
è
> il conto del tempo che scorre, sopravvivo ad un interminabile istante che
si
> ripete. Sembra che la mia storia e la mia memoria si stiano sciogliendo
> nelle contratture del mio corpo. in astinenza di non so che. del mio
> desiderare ormai polverizzato.
> La cosiddetta malattia mentale è un prodotto della società
> capitalista, prodotto di rapporti sociali, in quanto relazione tra il
> condizionamento che il sistema produce sugli individui e la sanzione che
> applica loro per l'incapacità di adattamento ai canoni comportamentali
> imposti.
> Definire malata, malata di mente una persona, indica il rifiuto con
> cui la società la marchia per spingerla ai suoi margini e polverizzarla:
il
> concetto di malattia mentale e di malattia in toto fa parte del lessico
> nemico, di ciò che il nemico ha creato come sua letale arma che si dirama
> poi in un sistema parcellizzato di altre categorie ideologiche e morali.
Chi
> qui scrive disconosce tali categorie già a partire da come vengono
nominate.
> Permane tra molti compagni un tabù in merito alle scienze intese
> ancora come sapere inconfutabile e non come prodotto dai rapporti sociali.
> Per una specie di persistente ubriacatura positivista rimane diffuso un
> atteggiamento fideista e acritico che la stessa filosofia della scienza ha
> abbandonato da tempo. Se analizziamo la psichiatria vediamo come questa
> parta da presupposti non dimostrati per giungere a conclusioni faziose: le
> pulsioni vitali degli esseri umani vengono definite anormali in base a
> discrimini derivanti da convinzioni morali relative e poliziesche. Ad
> esempio, l'omosessualità è stata per questi "scienziati" una malattia fino
a
> che era moralmente condannata, ed ha smesso di esserlo solo di recente per
> decisione dell'organizzazione mondiale della sanità, una volta che il
> movimento degli omosessuali ha imposto con forza la propria accettabilità
> sociale.
> Le conclusioni di questa presunta scienza e, quindi, i suoi
"rimedi",
> le cure, sono asservite alle cricche del potere specialistico della
ricerca
> e dell'industria chimico farmacologica, come nel caso della divulgazione
che
> tende ad esasperare il ruolo della genetica nel funzionamento del vivente,
e
> i vantaggi nella possibilità di alterarlo: le esilaranti notizie relative
> alla scoperta del gene della schizofrenia, del crimine, della bellezza o
> dell'aerofagia mascherano malamente gli interessi di dominio economico
> esistenti nella diffusione della manipolazione genetica.
> Il condizionamento è la principale forma di controllo sociale e,
> quindi, la principale forma di repressione; l'am-biente in cui viviamo è
> modificato per condizionarci continuamente - tanto ci colpisce una
> manganellata la zucca quanto, con maggiore discrezione, in una determinata
> situazione un codice comportamentale ci suggerisce l'atteg-giamento che è
> preferibile mantenere. Una svariata serie di specialisti è costantemente
al
> lavoro per mantenere questo controllo.
> Ai vostri colpi non dovrebbero scampare oltre ai tradizionali
padroni,
> preti, poliziotti e politici anche parenti, psicologi, sociologi,
urbanisti,
> insegnanti, giornalisti, sindacalisti, personaggi dello spettacolo, amici
> dal facile pensare al vostro posto e tutti i cialtroni indovini di quale
sia
> il vostro proprio bene.
> Se non vi và questo sistema o i vostri sforzi per adeguarvi sono del
> tutto inutili, ad esempio non riuscite ad alzarvi ogni mattina alle sette
> per fare qualcosa che vi tocca fare, ma a cui non riuscite a dare una
> giustificazione plausibile siete in pericolo, e siete in pericolo con ogni
> vostro atteggiamento, anche il più scontato, se non v'è riuscito di
imparare
> qualche ruolo sociale tra i possibili concessi.
> Di fronte ad una rottura tra il nostro essere e il mondo che ci
> circonda ci si pone domande, si assumono atteggiamenti, si prendono
> decisioni che, in svariati modi, al di là della loro volontarietà,
> confliggono con l'ordine che ci circonda.
> La psichiatria è una delle tante istituzioni repressive che
> garantiscono l'edificio sociale togliendo di torno chi confligge.
> Gli psichiatri non girano nella grande gabbia dei matti, lo fanno
> eccezionalmente, in casi estremi.
> Li si incontra sì, ma fuori dalle porte sbarrate.
> Li si incontra nella prescrizione delle dosi di droga, poi gestite
ad
> hoc dai loro secondini infermieri.
> Gli psichiatri non ascoltano quello che ti chiedono: blaterano e
> studiano la dilatazione delle tue pupille per capire quanto li odi. Non
> ascoltano: hanno già scritta davanti la tua storia ancor prima di sentire
la
> tua voce. La tua storia l'hanno estorta con compiacenza da chi è
> amorevolmente preoccupato per il timore e il disordine che gli incuti.
> La tua storia è la casa che non hai, il tuo conto in banca, il ruolo
> sociale che, sembra, non riesci a recitare troppo bene, o che addirittura
> rifiuti.
> Lo psichiatra traduce la schedatura sociale in scheda medica,
> diagnosticando la condanna senza appello del corpo "malato" e del pensiero
> "malato".
> Tramite la psichiatrizzazione l'individuo improduttivo torna
> economicamente utile in quanto oggetto di cure, garantendo l'esistenza del
> lucroso traffico di medicamenti e la proliferazione di quella genia di
> sciacalli portanti il nome di medici, psicologi, infermieri, assistenti
> sociali. Qualsiasi cosa contenga una mente, non vi è dubbio, sarà premiata
> se utile alla società e punita se dannosa; il più sanguinario assassino
sarà
> elevato alla gloria, l'anima più gentile e innocente derisa, umiliata e
> afflitta, a seconda dell'utile prodotto.
> Le condizioni di oppressione rispecchiano rapporti di forza e più
> questo rapporto è sbilanciato più l'oppressione è forte. Lo
psichiatrizzato
> subisce uno dei rapporti di forza più sbilanciati: il campo di sterminio
lo
> supera ma gli elementi di contiguità tra campo di sterminio e reparto
> psichiatrico sono molteplici e fondati essenzialmente sul fatto che
> psichiatrizzato e internato hanno perso lo status di persone, ciò
> autorizzando le peggiori vessazioni, le violenze nascoste sotto l'egida
> dello strapotere medico: che droga, tortura, blocca nei movimenti, umilia,
> forza, castra, elettrifica, mutila, fa cavia d'esperimenti, frigge il
> cervello, porta al coma, uccide, senza processo, senza specifica accusa
> alcuna, né possibilità di difesa. L'internato è un oggetto, che non può
> contrattare quasi nulla con il carnefice se non con la sottomissione più
> umiliante e dolorosa. Basta stare dalla parte giusta per gli aguzzini: i
> medici di Hitler sono stati cacciati dalla storia, ma i loro degni
colleghi
> democratici, saliti sul carro dei vincitori, hanno vinto il premio nobel
per
> la scoperta della lobotomia.
> Nei non luoghi non vi è tempo. Anche il tempo è sospeso come la
vita,
> non è vissuto, ma imposto o cancellato con l'oblio coatto. Ogni istante,
> reiterato in dolore e ripetizioni forzate, può essere fatale.
> La psichiatria, in quanto pratica violenta e oppressiva non è parte
> eliminabile del sistema.
> Non si possono eliminare carceri, C.P.T., reparti psichiatrici, si
può
> solo superare questo ordinamento sociale abbattendolo e, con esso, i suoi
> indispensabili strumenti di dominio.
> La tendenza verso il costante aumento del controllo sociale: più
> prigioni, più assistenti sociali, più psichiatrizzazione coatta, è
collegata
> alle scelte strategiche fondamentali del capitale in merito alla gestione
> dei rapporti di classe nell'attuale periodo.
> La lotta riformista per una democratizzazione della psichiatria,
> attuata nei decenni scorsi, non ha portato che a false vittorie, ad una
> violenza più camuffata e presentabile, quindi, ad una evoluzione degli
> apparati oppressivi, permettendo, oltretutto, alle tendenze psichiatriche
> più reazionarie di ritornare a spadroneggiare alla prima occasione come
sta
> avvenendo con l'introduzione della legge Burani.
> Non esiste alcuna tendenza progressista della storia: la società non
> tende ad evolversi verso il meglio e, conseguentemente, la psichiatria non
> uscirà necessariamente dalle brutture. La psichiatria, come tutte le
> attività repressive, tende all'efficienza, quindi, a diffondersi, a
> diversificarsi, a mascherarsi, a giustificarsi, e tende a questo in
> proporzione allo sbilanciamento dei rapporti di sfruttamento, conseguenza
> dell'arretramento dello scontro sociale negli ultimi decenni.
> Affrontare la critica della psichiatria in senso rivoluzionario ci
> porta ad affrontare contraddizioni.
> Sappiamo che ogni lotta che voglia abolire la psichiatria da questo
> sistema è destinata a portare delusioni, quindi: si può lottare contro la
> psichiatria in modo radicale solo se si sa inserire la questione nella
> prospettiva totale della liberazione dallo sfruttamento. Nella lotta
> parziale questo avviene acquisendo posizioni di autonomia e attacco alle
> strutture oppressive.
> Sappiamo anche che la rivoluzione lungi dall'essere un cambio della
> guardia è l'instaurazione di una nuova sensibilità, sensibilità che rende
> intollerabili aspetti di un vecchio mondo che deve scomparire.
> L'odio incorruttibile che preme nei nostri cuori contro
l'istituzione
> totale, è il mondo nuovo che avanza.
>
> Bonnie e Claid all'italiana
>
>
> --------------------------------------------------------------------------
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
> ----- Original Message -----
> From: "malega" <cutigae@???>
> To: <libertari@???>
> Sent: Monday, July 28, 2003 12:27 PM
> Subject: [libertari] l'olocausto psichiatrico
>
>
> > L'OLOCAUSTO PSICHIATRICO
> >
> > La psichiatria inizia nel 17° secolo in Francia, col sistema degli
> > ospedali statali per i malati di mente; prima della creazione di queste
> > istituzioni non si può realmente parlare di psichiatria. Nei secoli 17°
> > e18° si assiste all'inizio della rivoluzione industriale ed alla
crescita
> > di grandi agglomerati urbani; in queste città ci sono poveri, gente
> > bisognosa di aiuto, gente senza famiglia, disgraziati ed emarginati di
> > ogni sorta, in un sistema sociale disorganizzato e marcato da una forte
> > disoccupazione. Tutto ciò presentava un nuovo problema per le autorità.
> > Nel frattempo i lebbrosari erano divenuti vuoti in Francia e fu deciso
di
> > utilizzare tali strutture per prendersi cura, alloggiare ed
eventualmente
> > riabilitare gli emarginati sociali. Le leggi per questi posti detti in
> > Francia "Ospedali generali" diedero il potere ad un dottore (volevano
> > dare a questa istituzione una parvenza di assistenza medica) di
> > amministrare l'ospedale e di portarvi dentro secondo il suo volere
> > chiunque fosse bisognoso, cronicamente ammalato, disoccupato, matto.
> > La situazione negli istituti moderni è identica, ci sono stati solo
> > alcuni pochi limiti in più posti sulle leggi, ma sostanzialmente abbiamo
> > ancora dottori che hanno il potere di ricoverare esseri umani negli
> > ospedali in grande numero sotto il pretesto della riabilitazione, e la
> > maggior parte della gente ricoverata è povera; questa è la loro
> > caratteristica principale, non sono necessariamente folli. Queste forme
> > di ricovero coatto si svilupparono anche perché nel 17° e 18° secolo
> > c'erano leggi che rendevano difficile rinchiudere ed etichettare un
> > criminale; così delle leggi civili furono sviluppate senza nessuna delle
> > usuali garanzie, e questo è vero ancora oggi.
> > Questo sistema di ricovero coatto e di trattamento obbligatorio è ancora
> > la colonna portante della psichiatria, che si comporta a tutti gli
> > effetti come se fosse una religione al di sopra del governo che
definisce
> > chi è buono e chi è cattivo, chi ha il diritto di vivere libero e chi
no;
> > e tutto ciò viene fatto passare per scienza. Come se la questione
> > fondamentale fosse quella di rispettare la società piuttosto che certi
> > valori fondamentali quali quello di essere liberi almeno fino a quando
> > non si danneggia qualcuno o si viola una legge.
> > Negli anni trenta la situazione era diventata insostenibile, gli
ospedali
> > sempre più affollati rinchiudevano migliaia di persone in strutture
> > antiquate. Persone che avevano già grossi problemi a prendersi cura di
sé
> > stese rinchiuse forzatamente assieme a gente sconosciuta e spesso
> > indesiderata, in condizioni orribili e senza niente da fare, venivano
> > pure (ed è ancora così ai nostri giorni) picchiate e maltrattate. Ma ad
> > un certo punto negli anni trenta i governi di tutto il mondo decisero
che
> > per mantenere tali strutture si stavano spendendo troppi soldi,
> > licenziarono molti impiegati e ridussero al minimo indispensabile i
costi
> > di vitto e alloggio.
> > Cosa succede allora? Inizia l'assalto al cervello in modo da controllare
> > la gente in queste gigantesche prigioni. Prima di ciò il trattamento
> > tipico negli ospedali psichiatrici statali era la fame, questa era la
> > "terapia" generale, oltre ai salassi, alle sedie ruotanti, e alle altre
> > violenze. Anche nel 19° secolo era all'ordine del giorno oltre a queste
> > cose fare fustigare i pazienti e produrre forzatamente il vomito. Il
> > "padre della psichiatria americana", Benjamin Rush, il quale fece morire
> > per un salasso George Washington e fece morire rinchiuso in un manicomio
> > il proprio figlio, inventò pure la "sedia tranquillizzante" che
> > immobilizzava le persone facendole agonizzare per ore intere.
> > Quindi negli anni trenta fu scoperto che si poteva assaltare il cervello
> > direttamente, il primo mezzo usato fu il coma da insulina: in seguito
> > alla somministrazione di un'overdose di insulina il cervello perde il
suo
> > zucchero e inizia a morire; le cellule nervose avvizziscono e muoiono
> > mentre il paziente è preso da convulsioni. E poi quando il paziente esce
> > dal coma è grato per il suo succo d'arancia, grato per una piccola pacca
> > sulla testa grato ed è docile per mesi. Ma troppi sono morti per coma da
> > insulina, ed era molto costoso mantenere una persona in coma per ore, ci
> > volevano infermieri che gli dessero ogni tanto dello zucchero in modo
che
> > non morissero. L'elettroshock non è altro in fondo che un'evoluzione di
> > queste "tecniche".
> > Contemporaneamente un'altra idea si andava sviluppando, l'eugenetica, in
> > nome della quale sono stati sterilizzati decine di migliaia di pazienti
> > mentali. In questo campo l'America fu come un laboratorio per Hitler; un
> > certo dottor Poponoe che era alla testa del più grande centro di
> > pianificazione familiare negli USA spesso andava nella Germania nazista
e
> > riportava come veniva bene accettata la sterilizzazione di massa in
> > America; in seguito egli si trovò ad elogiare i programmi eugenetici di
> > Hitler.
> > In nome dell'eugenetica l'omicidio era ormai solo un piccolo passo da
> > fare ancora. Una volta che le persone sono trattate come oggetti,
> > lobotomizzate, sterilizzate, castrate, trattate con l'insulina e
> > l'elettroshock, perché non ucciderle se sono degli esseri inutili?
> > Nella Germania, dove la psichiatria era più avanzata (e quindi la più
> > crudele e oppressiva) apparve nel 1920 un libro di un professore di
> > psichiatria, tale Hoche, dove veniva propugnata la tesi dello sterminio
> > dei pazienti mentali, considerati degli "inutili mangiatori", un costo
> > per lo stato. La realtà è che l'olocausto di sei milioni di ebrei è
> > strettamente legato allo sviluppo di certe pratiche psichiatriche.
> > Nel 1939 i grandi professori della psichiatria tedesca organizzarono un
> > massiccio programma di eutanasia; vennero creati dei centri di sterminio
> > i cui nomi non si trovano nei libri di scuola, come Sonnenstein e
> > Hadamar. Spesso accadeva pure che i pazienti venivano portati negli
> > ospedali statali solo per essere uccisi.
> > Quando i tedeschi iniziarono a protestare per questi fatti Hitler disse
> > che lui non aveva niente a che fare con quei programmi, ed era vero,
però
> > quando furono fermati i centri di sterminio, l'uccisione sistematica dei
> > pazienti continuò negli stessi ospedali. Ma, cosa ancora più importante,
> > usò l'esperienza degli psichiatri per addestrare le sue SS allo
sterminio
> > degli ebrei; questi fatti, al solito, scompaiono dai libri di storia.
> > Come alcune frasi che sono scomparse dalla pubblicazione dei verbali del
> > processo di Norimberga contro i crimini di guerra nazisti: "Se la
> > psichiatria avesse preso una posizione di netta opposizione
all'uccisione
> > di massa dei pazienti tedeschi prima della guerra, c'è da pensare che
> > l'intera idea e la tecnica dei centri di sterminio per il genocidio non
> > si sarebbero materializzati". Le pronunciò il dotto Ivy, presidente
> > dell'associazione medica americana.
> > Quando questi fatti vennero portati alla luce dal dottor Breggin nel
> > 1974, Leo Alexander lo assalì violentemente in pubblico. Chi era
> > Alexander? Lo psichiatra delegato ufficialmente dal governo americano a
> > presenziare al processo di Norimberga, uno psichiatra che praticava
> > l'elettroshock e la lobotomia e che aveva applaudito ai programmi di
> > sterilizzazione di Hitler. Come ci si poteva aspettare allora che la
> > psichiatria stessa venisse accusata al processo di Norimberga?
> > In Russia (almeno fino a qualche tempo fa) i dissidenti politici
venivano
> > ricoverati negli ospedali psichiatrici e trattati con psicofarmaci che
> > distruggevano la loro capacità di pensare, di riflettere, persino di
> > prendersi cura di sé stessi; questo è un fatto ben noto a tutti. Meno
> > noto è invece il fatto che i farmaci impiegati in tali "trattamenti"
sono
> > gli stessi usati altrove per i comuni "malati di mente", primo fra tutto
> > l'Haldol. Forse i farmaci che vengono usati in Russia per torturare i
> > prigionieri politici hanno un effetto benefico sulle altre persone?
> > Eppure gli psichiatri vogliono farlo credere.
> >
> >
> >
> > Tratto da "A BRIEF HISTORY OF PSYCHIATRY" di Peter Breggin, Direttore
del
> > "Centro per lo Studio della Psichiatria" di Bethesda nel Maryland
> >
> >
> > ps
> > Non ditemi da dove l'ho prelevato, perche' non me lo ricordo piu'-
> > L'avevo nascosto in un angolo del mio pc-
> > Malega
> >
> >
> >
> >
> >
> >
> >
> >
> >
> > sito della lista:
> > http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/files/sito/index.htm
> >
> >
> >
> >
> >
> > L'utilizzo, da parte tua, di Yahoo! Gruppi è soggetto alle
> http://it.docs.yahoo.com/info/utos.html
> >
> >
>
>
> sito della lista:
> http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/files/sito/index.htm
>
>
>
>
>
> L'utilizzo, da parte tua, di Yahoo! Gruppi è soggetto alle
http://it.docs.yahoo.com/info/utos.html
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