[NuovoLaboratorio] dal Tavolo Campagne: documento sul vertic…

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Autor: deborah lucchetti
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Betreff: [NuovoLaboratorio] dal Tavolo Campagne: documento sul vertice di Cancun
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Proposte di riflessione e azione politiche e culturali -
numero 1 luglio 2003
Il Tavolo Campagne, nell'ambito del percorso di riflessione politica
intrapreso tra le organizzazioni che lo compongono, ha elaborato il seguent=
e
documento riguardo alla prossima conferenza ministeriale della World Trade
Organization (WTO), che si svolger=E0 a Cancun in Messico dal 10 al 14
settembre 2003.

Cordiali saluti e buona lettura
Il Tavolo Campagne

Il Tavolo Campagne =E8 costituito da: Sdebitarsi | CTM-Altromercato | Nigrizi=
a
| Campagna per la Riforma della Banca Mondiale | Manitese | AIFO | Pax

Christi | Beati i costruttori di pace | Rete Radi=E9 Resch | WWF-Italia |
Associazione Botteghe del Mondo | Bilanci di Giustizia | Innovazioni e Reti
per lo Sviluppo/Ired Nord


SERIE / Proposte di riflessione e azione politiche e culturali - Numero 1
Luglio 2003
a cura del Tavolo Campagne

Fermare l'espansione non democratica del WTO a Cancun per dare respiro alla
proposta di un nuovo sistema internazionale giusto, equo e sostenibile di
relazioni commerciali, economiche e finanziarie.

Il 2003 passer=E0 alla storia come un anno cruciale per i destini dell'intero
sistema delle istituzioni e delle relazioni internazionali e sar=E0 ricordato
per la guerra preventiva ed unilaterale promossa dall'amministrazione
americana in Iraq e per la V conferenza ministeriale dell'Organizzazione
mondiale del commercio (World Trade Organization - WTO), che si svolger=E0 a
Cancun in Messico dal 10 al 14 settembre.
Cancun =E8 una localit=E0 turistica abbastanza giovane, creata distruggendo
quello che era un tessuto di turismo tradizionale e di economia di pesca
locale nella bellissima regione messicana dello Jucatan. Anche il WTO =E8
un'istituzione molto giovane, all'interno del cosiddetto sistema
multilaterale che ha governato le relazioni politiche, commerciali,
economiche e finanziarie dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad
oggi. Quella che =E8 una conferenza che cade a met=E0 del cosiddetto round
negoziale del millennio, lanciato alla IV ministeriale svoltasi a Doha, in
Qatar nel novembre 2001, sembra ormai diventare un passaggio cruciale del
processo di globalizzazione cos=EC come l'abbiamo conosciuto fino ad oggi.
Come nella sfera politico-militare, anche nel WTO mai come oggi abbiamo
assistito a conflitti cos=EC roventi tra i principali attori, al punto che
qualche negoziatore nelle segrete stanze di Ginevra, dove dal 1995 ha sede
l'istituzione, inizia a parlare di crisi dell'istituzione.

Questo perch=E9 la posta in gioco =E8 molto alta, nonostante alcuni governi,
come quello italiano, diminuiscano l'importanza del vertice per non
prendersi le responsabilit=E0 di un possibile fallimento. Cancun rappresenta
la sfida finale di un processo di globalizzazione ingiusto, alla quale la
societ=E0 civile deve andare preparata: Cancun =E8 l'ultima spiaggia per fermar=
e
l'inclusione nel mandato negoziale del WTO di tematiche quali gli investent=
i
e la concorrenza, che trovano la dichiarata opposizione della gran parte de=
i
paesi in via di sviluppo membri del WTO e dell'intera societ=E0 civile
globale, bloccando cos=EC l'espansione dell'istituzione che con il round
negoziale iniziato a Doha mira a diventare una World Economic Organization,
dal momento che gli accordi sul commercio coprirebbero questioni economiche
e finanziarie, nonch=E9 ambientali e sociali ad ampio spettro, esautorando le
altre istituzioni del sistema ONU con competenze consolidate al riguardo.

Infatti, la politica neoliberale di forzare la liberalizzazione, la
privatizzazione e la deregolamentazione dei mercati globali non =E8 ancora
completata. Manca un pezzo importante del puzzle: la libert=E0 totale per le
multinazionali di investire, cio=E8 di comprare gli enti pubblici privatizzat=
i
o le ditte fallite a causa della schiacciante competizione internazionale
nei mercati pi=F9 appetibili. Per le multinazionali la libert=E0 degli
investimenti =E8 il passaggio cruciale dalla penetrazione dei mercati tramite
le loro merci alla dominazione dei sistemi economici nazionali direttamente
tramite il loro capitale. Mentre il primo approccio comporta una
sovrapproduzione ed una competizione agguerrita, abbassando i prezzi, il
secondo garantisce la riorganizzazione degli assetti produttivi globali,
cio=E8 l'integrazione dei concorrenti locali nelle multinazionali, la loro
chiusura o la loro degradazione a fornitori subordinati.

L'ambizione del WTO =E8 quella di chiudere una volta per tutte la scrittura
delle regole globali, sigillando l'approccio neoliberista promosso per due
decenni dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale,
istituzioni che impongono tramite i piani di aggiustamento strutturale
l'apertura dei mercati dei capitali e prescrivono le privatizzazioni e
liberalizzazioni come condizioni per accedere ai loro prestiti, abbattendo
tutte quelle barriere di regolamentazione nazionale che rappresentano una
difesa dei diritti sociali, ambientali e del lavoro acquisiti dopo decenni
di battaglie. Sarebbe un errore pensare che non esistano attualmente regole
nazionali ed internazionali per la salvaguardia dei diritti di base per
tutti e dell'ambiente. L'attuale processo di globalizzazione, ed il WTO ne
rappresenta un esempio cruciale, sta effettuando una riscrittura delle
regole, in senso di deregolamentazione, a vantaggio delle multinazionali e
dei grandi investitori mettendo a rischio la sopravvivenza di economie
locali e nazionali. Lavoratori, contadini, popoli indigeni, donne ed altri
gruppi sociali; la salute e la sicurezza, l'ambiente locale e globale, e la
protezione degli animali e di altre specie viventi.

E' venuto il momento di riconoscere la crisi del sistema commerciale
internazionale e della principale istituzione che lo governa. E' necessario
fermare il nuovo round negoziale lanciato a Doha e subordinare il commercio
internazionale a regole che servano gli interessi di tutti e non che
concentrino ancor pi=F9 la ricchezza nelle mani di pochi ricchi, aumentando l=
a
disuguaglianza tra ed all'interno delle nazioni, aumentando la povert=E0 per
la maggioranza dei popoli del mondo, costringendo contadini e lavoratori de=
i
paesi in via di sviluppo a migrare e promovendo modelli insostenibili di
produzione e consumo.
=20
E' venuto il momento di restringere i poteri del WTO, poich=E9 gli originali
squilibri nelle regole del WTO, il fallimento fino ad oggi dei tentativi
atti a riformarle, le tante promesse di concessioni per i paesi in via di
sviluppo non rispettate dai paesi ricchi e il non soddisfacente contenuto e=
d
avanzamento dei negoziati sui servizi, sull'agricoltura ed i prodotti
industriali, sono in larga parte dovuti ai processi decisionali
non-trasparenti e non democratici interni al WTO. Questi processi, sempre
pi=F9 necessari al nord del mondo per imporre le sue decisioni visto che il
sud =E8 sempre pi=F9 restio a dare il suo consenso a compromessi negoziali
iniqui, sono strutturati e lavorano contro i paesi in via di sviluppo e la
gran parte dei paesi membri dell'organizzazione, e se non radicalmente
cambiati, saranno causa di ulteriori fallimenti di riforme interne ad essa.

E' venuto il momento di fermare l'espansione del WTO a Cancun per rimettere
in discussione l'intero round negoziale di Doha ed avere cos=EC due anni di
respiro che permettano di rivedere gli impatti collegati all'attuazione
degli accordi esistenti e ad elaborare proposte innovative per un'economia
ed un commercio mondiale equi ed a sostegno delle popolazioni locali, nel
nord come nel sud del mondo, intorno a cui trovare il consenso di forze
sociali e dei paesi in via di sviluppo. Questo in un contesto multilaterale
autenticamente riformato, con processi democratici che siano realmente tali
e finalmente efficiente per il perseguimento, come inizio, degli obiettivi
di sviluppo del millennio e l'attuazione ed il rafforzamento delle
convenzioni e degli accordi internazionali siglati in ambito Nazioni Unite.

Il sistema WTO: falsa promessa di un multilateralismo riformato

Sembrava che l'agenda di Doha, spinta con forza dai paesi del quadrilatero
(Stati Uniti, Unione Europea, Canada e Giappone) nel difficile contesto
politico del dopo 11 settembre, dovesse produrre un nuovo quadro per la
cooperazione commerciale e politica a livello internazionale, ma attualment=
e
i negoziati del WTO sono un chiaro esempio di indecisione ed incapacit=E0 di
mediazione politica tra numerosi ed accesi interessi. E' importante
ricordare, a questo riguardo, che il WTO non =E8 formalmente parte del sistem=
a
delle Nazioni Unite, a differenza della Banca mondiale e del Fondo monetari=
o
internazionale, che come agenzie economiche e finanziarie specializzate del
sistema ONU devono riferire all'Assemblea Generale almeno una volta l'anno.

Tutte le scadenze negoziali di diversi accordi e discussioni in ambito WTO
fissate a Ginevra in preparazione del vertice di Cancun sono
sistematicamente saltate, di fronte al profondo contrasto tra i paesi ricch=
i
e quelli in via di sviluppo, tra Stati Uniti ed Europa su questioni quali
gli organismi geneticamente modificati e le barriere tariffarie
sull'acciaio, tra economie emergenti, quali India, Cina e Brasile, ed i
poteri del quadrilatero che reggono da sempre il timone del WTO.

L'apparente stabilit=E0 del sistema multilaterale del commercio, basata
formalmente sul sistema decisionale un paese-un voto a differenza del
sistema di Bretton Woods, che distribuisce il potere ai vari paesi membri
sulla base della loro contribuzione finanziaria, si =E8 mostrata molto
relativa, ed uno sguardo pi=F9 attento rivela gravi pericoli per lo stesso
funzionamento del WTO che si potrebbero verificare gi=E0 al prossimo vertice
ministeriale di Cancun e, pi=F9 in generale, nel perseguimento dell'attuale
round negoziale basato sull'agenda dello sviluppo di Doha.

La riprovevole vicenda sul negoziato sull'accesso ai farmaci in seno
all'accordo TRIPS sui diritti di propriet=E0 intellettuale del WTO =E8 un
innegabile segnale in tal senso. L'opposizione degli Stati Uniti su
pressione della potente lobby farmaceutica americana e la debolezza
dell'Unione Europea nel sostenere le richieste dei paesi pi=F9 poveri hanno
portato al mancato rispetto di un accordo multilaterale sancito a Doha nel
novembre 2001 e salutato dalla societ=E0 civile globale come uno dei pochi
passi avanti a favore dei poveri nell'agenda del commercio mondiale. Di
fronte ai ripetuti abbandoni dei tavoli negoziali da parte dei paesi
africani a causa dell'intransigenza americana, che ricordano nelle modalit=E0
il fallimento di Seattle del dicembre 1999, =E8 necessario chiedere una
frenata al WTO che mira ad aggiungere altri temi alla sua agenda gi=E0
controversa e sovraccarica.

Il WTO si basa su regole decisionali assai precise, regolando in maniera
chiara il funzionamento dei suoi organi comuni ed il rapporto tra i membri
ed il segretariato, ma con il crescente atteggiamento poco democratico e
poco trasparente dei paesi ricchi nei processi decisionali interni
all'istituzione tali meccanismi non sono pi=F9 in grado di garantire
l'efficienza dell'apparato. La formula del "single undertaking" - ossia per
essere membri del WTO bisogna siglare tutti gli accordi negoziati in seno
all'organizzazione, altrimenti si =E8 fuori - appoggiato da un meccanismo di
enforcement, che era stato pensato per permettere una mitigazione tra i var=
i
interessi, ora si presenta come principale limite del WTO nel coniugare
l'efficienza con la democrazia.

Dalla ministeriale di Seattle in poi assistiamo ad una corsa al ricorso a
nuovi meccanismi informali per trovare il consenso politico, che sono
caratterizzati da un palese impiego di elementi di "power politics" e da un
crescente svuotamento di significato dei meccanismi formali democratici a
partire dai gruppi di lavoro negoziali operanti a Ginevra. Ad esempio, i
poteri dei presidenti dei vari tavoli negoziali e la prassi di presentare
documenti consensuali in qualit=E0 personale che non rispettano lo status dei
negoziati; il sistema delle cosiddette green rooms a Seattle e dei "green
chairmen" a Doha, che vedono un alto livello di discrezionalit=E0 riguardo
alla selezione dei partecipanti; ed, infine, il sistema delle
mini-ministeriali per preparare documenti consensuali tra interlocutori
scelti da parte dei paesi che ospitano gli incontri.

Tali meccanismi informali con la pretesa di aumentare l'efficacia dei
negoziati alterano l'importante equilibrio tra efficacia e democrazia a
scapito della democrazia. Le decisioni sulla politica commerciale di un
paese, sono decisioni di lungo termine e devono essere sostenute dalle vari=
e
forze presenti nella societ=E0. Privilegiare decisioni rapide, a scapito dell=
a
loro sostenibilit=E0 politica, sociale ed ambientale, danneggia il sistema di
regole multilaterali per il commercio molto pi=F9 che non un passo pi=F9 lento,
che per=F2 includa tutti gli attori nel processo decisionale. La crescente
protesta della societ=E0 civile globale, ma anche la crescente disillusione
verso il WTO da parte di numerosi paesi in via di sviluppo, sono chiari
segnali che un'efficienza senza democrazia non sar=E0 tollerata. E'
sconcertante che, ad esempio, i negoziati attuali sui servizi in ambito GAT=
S
dovrebbero rimanere segreti per non interferire con lo scopo di raggiungere
rapidamente a conclusione. Un funzionante sistema multilaterale non pu=F2
sacrificare principi di democrazia sull'altare dell'efficienza, che poi
alcuni membri non sono in grado di inserire nell'assetto democratico
interno. Quindi, il principio di efficienza non solo svuota il principio di
democrazia interno all'organismo multilaterale, ma mette in pericolo la vit=
a
democratica interna dei paesi membri.

Il WTO perno cruciale della sorte dell'intero sistema economico e
commerciale multilaterale

Bisogna ricordare come molti ambiti negoziali del WTO sono intimamente
intrecciati con ambiti decisionali di altri meccanismi del sistema economic=
o
globale, soprattutto del sistema di Bretton Woods (Banca mondiale e Fondo
monetario internazionale) nel quale i membri del WTO, soprattutto i paesi i=
n
via di sviluppo, hanno molto meno peso politico e poteri decisionali. I
rapporti tra la segreteria del WTO ed i centri decisionali del sistema di
Bretton Woods sono spesso informali e rischiano di portare ad uno
svuotamento strutturale del potere negoziale in ambito WTO, soprattutto dei
paesi meno forti e altamente indebitati, cio=E8 i paesi che maggiormente
dovrebbero godere dei vantaggi nell'ambito commerciale. Vari paesi ricchi e=
d
in posizione influente nelle istituzioni di Bretton Woods possono
condizionare la concessione di prestiti ad un paese in via di sviluppo al
sostegno per i negoziati in ambito WTO.

La diffusione di tale "power politics" =E8 l'effetto della collaborazione
intima tra organizzazioni multilaterali a limitato contenuto democratico e
costituisce un pericolo ancor pi=F9 grave per il funzionamento del
multilateralismo del tipo WTO che non i deficit democratici interni
all'istituzione. Questa =E8 la prova che l'anello democraticamente pi=F9 debole
della catena delle organizzazioni multilaterali determina la qualit=E0
democratica di tutto il sistema e che quindi =E8 necessaria una riforma
profonda anche del sistema di Bretton Woods, se si vuole creare un diverso
sistema multilaterale di relazioni commerciali in seno ad un'organizzazione
mondiale del commercio.

La dilagante crisi del multilateralismo del tipo WTO viene anche nutrita
dalla possibilit=E0 per i paesi potenti, primi fra tutti gli Stati Uniti, di
scegliere liberamente quale meccanismo usare per sostenere i propri
interessi nazionali. Non soltanto a livello finanziario, ma anche a livello
commerciale i paesi forti dispongono di una serie di possibilit=E0 su dove e
con chi negoziare le questioni commerciali, da trattative bilaterali ad
accordi regionali. Il sistema WTO in questo quadro =E8 solo una possibilit=E0 i=
n
pi=F9, da usare quando utile per avanzare i propri interessi e da bloccare in
caso contrario. La possibilit=E0 di relativizzare arbitrariamente l'importanz=
a
del WTO rende la crisi del multilateralismo del tipo WTO un aspetto
strutturale. Di fatto, basterebbe che gli Stati Uniti si ritirassero
momentaneamente dal WTO, favorendo negoziati commerciali bilaterali e
regionali, per far fallire l'intera istituzione o per svuotarla da ogni
significato reale. Al riguardo risulta emblematica la questione degli
investimenti, in cui gli Stati Uniti pretendono un accordo WTO estremamente
aggressivo ed a loro vantaggio, altrimenti si possono accontentare degli
accordi bilaterali e regionali esistenti ed in via di definizione bloccando
qualsiasi negoziato diverso sugli investimenti in ambito WTO, o meglio
UNCTAD nel sistema delle Nazioni Unite, che includa clausole sociali od
ambientali.

Fermiamo il WTO a Cancun per lanciare finalmente nuove regole globali per i=
l
commercio, la finanzia e l'economia mondiali

La pace e lo sviluppo mondiale dipendono da sistemi multilaterali
funzionanti, oggi pi=F9 che mai. Dipendono da sistemi multilaterali cos=EC tant=
o
che, se dobbiamo scegliere tra migliorare la loro efficienza o la loro
democrazia, sarebbe in ogni caso da scegliere la democrazia. Tra limitare l=
a
rapidit=E0 di espansione o abbandonare la loro legittimit=E0 democratica, non
esiste dubbio che dobbiamo rallentare. Il WTO si =E8 allargato ed ha deciso s=
u
fin troppe questioni fin ad oggi, data la sua breve esistenza di meno di
dieci anni. Ora dobbiamo ricavare il tempo necessario a ritrovare una
diversa agenda commerciale internazionale e rivedere radicalmente il
funzionamento democratico dell'istituzione ed i suoi rapporti con le altre
istituzioni internazionali.

Sosteniamo le richieste e l'azione della Campagna italiana "Questo mondo no=
n
=E8 in vendita" e del coordinamento globale Our World Is Not For Sale e
crediamo che sia necessaria una cura dimagrante per il WTO: frenando
l'allargamento del mandato del WTO ai nuovi temi proposti, tra cui gli
investimenti, sui cui un ben altro dibattito internazionale non solo nel WT=
O
=E8 necessario prima di prendere qualsiasi decisione; affermando la supremazi=
a
delle regole internazionali su ambiente, diritti sociali e del lavoro e
diritti umani sulla legislazione commerciale del WTO; escludendo i servizi
essenziali e di significato pubblico dai negoziati GATS; permettendo ai
governi di limitare la protezione dei brevetti se necessario per proteggere
la salute pubblica e la sicurezza; escludendo qualsiasi forma vivente dalla
brevettazione; abbattendo i sussidi per l'esportazione in ambito agricolo e=
d
escludendo dal regime WTO le misure prese per promuovere e proteggere la
sovranit=E0 e la sicurezza alimentare e le pratiche di agricoltura sostenibil=
e
dei piccoli contadini; riconoscendo e rafforzando un trattamento speciale e
differenziato per i paesi in via di sviluppo; ed, infine, democratizzando i=
l
sistema decisionale del WTO e riformando radicalmente in senso democratico =
e
trasparente il sistema di risoluzione delle dispute dell'organizzazione.

Per questo invitiamo tutte le organizzazioni della societ=E0 civile italiana =
a
partecipare attivamente, ciascuna con le modalit=E0 che ritiene pi=F9 opportune=
,
agli eventi in programma in Italia dal 4 al 6 settembre prossimi a Riva del
Garda a margine del Consiglio informale degli affari generali dell'Unione
Europea, e soprattutto a mobilitarsi localmente in Italia il 13 settembre,
ad un giorno dalla chiusura del vertice di Cancun, all'interno della
giornata di azione globale per fermare il WTO promossa dalla rete Our World
Is Not For Sale ed in Italia dalla Campagna "Questo mondo non =E8 in vendita"
con il sostegno delle botteghe del commercio equo e solidale.

Riteniamo, infatti, che sia nostro compito come societ=E0 civile e dei
parlamenti nazionali dei paesi ricchi quello di frenare la pericolosa corsa
del WTO a Cancun per dare spazio alla creazione di un sistema commerciale
internazionale che corrisponda alle capacit=E0 ed alle aspettative dei paesi
in via di sviluppo, che oggi non riescono a coprire neanche tutti i
negoziati in corso a Ginevra per mancanza di risorse finanziarie e di
competenze tecniche. Occorre ricordare ai governi dei paesi ricchi che il
loro potere =E8 purtroppo pressoch=E9 illimitato e che devono abituarsi ad
utilizzarlo in modo saggio con una visione di lungo periodo. Le macchine
svedesi hanno un autolimitatore della velocit=E0. Per i governi strapotenti l=
a
societ=E0 civile globale =E8 un limitatore di velocit=E0 che ricorda come i
governi non abbiano ricevuto un mandato democratico per schiacciare il rest=
o
del mondo.
=20
Oggi il sistema ONU non ha forza, non possiamo negarlo, ma quanto meno gode
ancora della fiducia della maggior parte dei paesi in via di sviluppo pi=F9 d=
i
quanto abbia fatto il WTO da Seattle in poi. Non ci possiamo pi=F9 permettere
di vedere i negoziatori africani abbandonare i tavoli negoziali a Ginevra d=
i
fronte all'egoismo del settore privato dei paesi ricchi a cui danno voce i
negoziatori del nord. Il sistema multilaterale ha bisogno di riforme
profonde e compromessi di lungo periodo. L'agenda di Doha non =E8 un'agenda d=
i
sviluppo ed =E8 ben lontana da essere il frutto di un multilateralismo
autenticamente riformato. Cambiare un sistema economico, finanziario e
commerciale globale ha bisogno di tempo e non di strattoni affrettati frutt=
o
di una visione di breve periodo. La storia dei diritti umani, la vera
conquista culturale e politica per l'umanit=E0 del secolo scorso, ci insegna
che la strada =E9 lunga e faticosa, ma si pu=F2 andare avanti lentamente e con
successo purch=E9 in una direzione diversa dalla visione neoliberista di oggi=
.
Come cittadini del ricco nord siamo disposti ad ottenere meno e questo
chiediamo ai nostri governi, se un tale impegno potr=E0 salvare il pianeta e
ridurre i conflitti tra chi ha troppo e chi non ha affatto.

La conferenza di Cancun pu=F2 chiaramente fallire. Difficilmente si avr=E0 un
effetto 11 settembre, come quello che catalizz=F2 il risultato forzato di
Doha, ma se gli eventi politico-militari ci metteranno di fronte
all'alternativa o chiudere il round subito o niente, diremo niente, perch=E9
prima vogliamo valutare gli impatti del libero commercio sull'ambiente e lo
sviluppo dei paesi pi=F9 poveri e quindi definire le regole del gioco.

Un possibile fallimento del vertice di Cancun aprirebbe una questione
chiave: quella della governance, ossia del sistema equilibrato di regole da
definire per l'attuale processo di globalizzazione economica, finanziaria e
commerciale che l'intero pianeta sta vivendo con gravissimi impatti sociali=
,
ambientali e sui diritti umani, poich=E9 fino ad oggi incentrato sul dogma
neoliberista della crescita economica a tutti i costi e dell'espansione del
libero commercio come panacea di tutti i mali del pianeta. Modello la cui
bont=E0 non =E8 mai stata dimostrata nei fatti dall'economia reale e dallo
sviluppo dell'intero pianeta.

Ma un fallimento di Cancun, dovuto ai profondi contrasti politici tra nord =
e
sud del mondo e tra le due sponde dell'Atlantico, rischierebbe anche di
offrire ai neo-conservatori, che oggi governano gli Stati Uniti,
l'opportunit=E0 politica per diminuire il profilo Usa anche nel WTO,
perseguendo il rafforzamento di accordi commerciali bilaterali e regionali,
quali il famigerato ALCA in America Latina ed accordi bilaterali sugli
investimenti imposti un po' ovunque nel mondo ai partner commerciali, senza
alcun controllo democratiche e regole sociali ed ambientali. Questo sarebbe
l'attacco finale al multilateralismo, che gi=E0 fa acqua da tutte le parti.
Per questo di fronte all'auspicato e possibile fallimento di Cancun la
proposta della societ=E0 civile globale di ottenere una pausa ed un
rallentamento della folle corsa del WTO rimane quanto mai valida e cruciale
per prevenire un pericoloso isolamento ed un atteggiamento unilaterale da
parte degli Stati Uniti e per aprire l'opportunit=E0 politica per prefigurare
un nuovo sistema multilaterale di relazioni internazionali giuste, eque e
capaci di prevenire senza armi i conflitti di domani, e di nuove regole
vincolanti fondate sui principi di trasparenza e partecipazione, controllo
democratico delle risorse, di sostenibilit=E0 ecologica, di precauzione, di
equit=E0, e di cooperazione solidale.


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<TITLE>dal Tavolo Campagne: documento sul vertice di Cancun</TITLE>
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a dall'amministrazione americana in Iraq e per la V conferenza ministeriale =
dell'Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization - WTO),=
che si svolger&agrave; a Cancun in Messico dal 10 al 14 settembre.<BR>
Cancun &egrave; una localit&agrave; turistica abbastanza giovane, creata di=
struggendo quello che era un tessuto di turismo tradizionale e di economia d=
i pesca locale nella bellissima regione messicana dello Jucatan. Anche il WT=
O &egrave; un'istituzione molto giovane, all'interno del cosiddetto sistema =
multilaterale che ha governato le relazioni politiche, commerciali, economic=
he e finanziarie dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad oggi. Quel=
la che &egrave; una conferenza che cade a met&agrave; del cosiddetto round n=
egoziale del millennio, lanciato alla IV ministeriale svoltasi a Doha, in Qa=
tar nel novembre 2001, sembra ormai diventare un passaggio cruciale del proc=
esso di globalizzazione cos&igrave; come l'abbiamo conosciuto fino ad oggi. =
Come nella sfera politico-militare, anche nel WTO mai come oggi abbiamo assi=
stito a conflitti cos&igrave; roventi tra i principali attori, al punto che =
qualche negoziatore nelle segrete stanze di Ginevra, dove dal 1995 ha sede l=
'istituzione, inizia a parlare di crisi dell'istituzione.<BR>
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Questo perch&eacute; la posta in gioco &egrave; molto alta, nonostante alcu=
ni governi, come quello italiano, diminuiscano l'importanza del vertice per =
non prendersi le responsabilit&agrave; di un possibile fallimento. Cancun ra=
ppresenta la sfida finale di un processo di globalizzazione ingiusto, alla q=
uale la societ&agrave; civile deve andare preparata: Cancun &egrave; l'ultim=
a spiaggia per fermare l'inclusione nel mandato negoziale del WTO di tematic=
he quali gli investenti e la concorrenza, che trovano la dichiarata opposizi=
one della gran parte dei paesi in via di sviluppo membri del WTO e dell'inte=
ra societ&agrave; civile globale, bloccando cos&igrave; l'espansione dell'is=
tituzione che con il round negoziale iniziato a Doha mira a diventare una Wo=
rld Economic Organization, dal momento che gli accordi sul commercio coprire=
bbero questioni economiche e finanziarie, nonch&eacute; ambientali e sociali=
ad ampio spettro, esautorando le altre istituzioni del sistema ONU con comp=
etenze consolidate al riguardo. <BR>
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Infatti, la politica neoliberale di forzare la liberalizzazione, la privati=
zzazione e la deregolamentazione dei mercati globali non &egrave; ancora com=
pletata. Manca un pezzo importante del puzzle: la libert&agrave; totale per =
le multinazionali di investire, cio&egrave; di comprare gli enti pubblici pr=
ivatizzati o le ditte fallite a causa della schiacciante competizione intern=
azionale nei mercati pi&ugrave; appetibili. Per le multinazionali la libert&=
agrave; degli investimenti &egrave; il passaggio cruciale dalla penetrazione=
dei mercati tramite le loro merci alla dominazione dei sistemi economici na=
zionali direttamente tramite il loro capitale. Mentre il primo approccio com=
porta una sovrapproduzione ed una competizione agguerrita, abbassando i prez=
zi, il secondo garantisce la riorganizzazione degli assetti produttivi globa=
li, cio&egrave; l'integrazione dei concorrenti locali nelle multinazionali, =
la loro chiusura o la loro degradazione a fornitori subordinati. <BR>
<BR>
L'ambizione del WTO &egrave; quella di chiudere una volta per tutte la scri=
ttura delle regole globali, sigillando l'approccio neoliberista promosso per=
due decenni dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale, isti=
tuzioni che impongono tramite i piani di aggiustamento strutturale l'apertur=
a dei mercati dei capitali e prescrivono le privatizzazioni e liberalizzazio=
ni come condizioni per accedere ai loro prestiti, abbattendo tutte quelle ba=
rriere di regolamentazione nazionale che rappresentano una difesa dei diritt=
i sociali, ambientali e del lavoro acquisiti dopo decenni di battaglie. Sare=
bbe un errore pensare che non esistano attualmente regole nazionali ed inter=
nazionali per la salvaguardia dei diritti di base per tutti e dell'ambiente.=
L'attuale processo di globalizzazione, ed il WTO ne rappresenta un esempio =
cruciale, sta effettuando una riscrittura delle regole, in senso di deregola=
mentazione, a vantaggio delle multinazionali e dei grandi investitori metten=
do a rischio la sopravvivenza di economie locali e nazionali. Lavoratori, co=
ntadini, popoli indigeni, donne ed altri gruppi sociali; la salute e la sicu=
rezza, l'ambiente locale e globale, e la protezione degli animali e di altre=
specie viventi.<BR>
<BR>
E' venuto il momento di riconoscere la crisi del sistema commerciale intern=
azionale e della principale istituzione che lo governa. E' necessario fermar=
e il nuovo round negoziale lanciato a Doha e subordinare il commercio intern=
azionale a regole che servano gli interessi di tutti e non che concentrino a=
ncor pi&ugrave; la ricchezza nelle mani di pochi ricchi, aumentando la disug=
uaglianza tra ed all'interno delle nazioni, aumentando la povert&agrave; per=
la maggioranza dei popoli del mondo, costringendo contadini e lavoratori de=
i paesi in via di sviluppo a migrare e promovendo modelli insostenibili di p=
roduzione e consumo.<BR>
&nbsp;<BR>
E' venuto il momento di restringere i poteri del WTO, poich&eacute; gli ori=
ginali squilibri nelle regole del WTO, il fallimento fino ad oggi dei tentat=
ivi atti a riformarle, le tante promesse di concessioni per i paesi in via d=
i sviluppo non rispettate dai paesi ricchi e il non soddisfacente contenuto =
ed avanzamento dei negoziati sui servizi, sull'agricoltura ed i prodotti ind=
ustriali, sono in larga parte dovuti ai processi decisionali non-trasparenti=
e non democratici interni al WTO. Questi processi, sempre pi&ugrave; necess=
ari al nord del mondo per imporre le sue decisioni visto che il sud &egrave;=
sempre pi&ugrave; restio a dare il suo consenso a compromessi negoziali ini=
qui, sono strutturati e lavorano contro i paesi in via di sviluppo e la gran=
parte dei paesi membri dell'organizzazione, e se non radicalmente cambiati,=
saranno causa di ulteriori fallimenti di riforme interne ad essa. <BR>
<BR>
E' venuto il momento di fermare l'espansione del WTO a Cancun per rimettere=
in discussione l'intero round negoziale di Doha ed avere cos&igrave; due an=
ni di respiro che permettano di rivedere gli impatti collegati all'attuazion=
e degli accordi esistenti e ad elaborare proposte innovative per un'economia=
ed un commercio mondiale equi ed a sostegno delle popolazioni locali, nel n=
ord come nel sud del mondo, intorno a cui trovare il consenso di forze socia=
li e dei paesi in via di sviluppo. Questo in un contesto multilaterale auten=
ticamente riformato, con processi democratici che siano realmente tali e fin=
almente efficiente per il perseguimento, come inizio, degli obiettivi di svi=
luppo del millennio e l'attuazione ed il rafforzamento delle convenzioni e d=
egli accordi internazionali siglati in ambito Nazioni Unite.<BR>
<BR>
<B>Il sistema WTO: falsa promessa di un multilateralismo riformato<BR>
<BR>
</B>Sembrava che l'agenda di Doha, spinta con forza dai paesi del quadrilat=
ero (Stati Uniti, Unione Europea, Canada e Giappone) nel difficile contesto =
politico del dopo 11 settembre, dovesse produrre un nuovo quadro per la coop=
erazione commerciale e politica a livello internazionale, ma attualmente i n=
egoziati del WTO sono un chiaro esempio di indecisione ed incapacit&agrave; =
di mediazione politica tra numerosi ed accesi interessi. E' importante ricor=
dare, a questo riguardo, che il WTO non &egrave; formalmente parte del siste=
ma delle Nazioni Unite, a differenza della Banca mondiale e del Fondo moneta=
rio internazionale, che come agenzie economiche e finanziarie specializzate =
del sistema ONU devono riferire all'Assemblea Generale almeno una volta l'an=
no.<BR>
<BR>
Tutte le scadenze negoziali di diversi accordi e discussioni in ambito WTO =
fissate a Ginevra in preparazione del vertice di Cancun sono sistematicament=
e saltate, di fronte al profondo contrasto tra i paesi ricchi e quelli in vi=
a di sviluppo, tra Stati Uniti ed Europa su questioni quali gli organismi ge=
neticamente modificati e le barriere tariffarie sull'acciaio, tra economie e=
mergenti, quali India, Cina e Brasile, ed i poteri del quadrilatero che regg=
ono da sempre il timone del WTO.<BR>
<BR>
L'apparente stabilit&agrave; del sistema multilaterale del commercio, basat=
a formalmente sul sistema decisionale un paese-un voto a differenza del sist=
ema di Bretton Woods, che distribuisce il potere ai vari paesi membri sulla =
base della loro contribuzione finanziaria, si &egrave; mostrata molto relati=
va, ed uno sguardo pi&ugrave; attento rivela gravi pericoli per lo stesso fu=
nzionamento del WTO che si potrebbero verificare gi&agrave; al prossimo vert=
ice ministeriale di Cancun e, pi&ugrave; in generale, nel perseguimento dell=
'attuale round negoziale basato sull'agenda dello sviluppo di Doha.<BR>
<BR>
La riprovevole vicenda sul negoziato sull'accesso ai farmaci in seno all'ac=
cordo TRIPS sui diritti di propriet&agrave; intellettuale del WTO &egrave; u=
n innegabile segnale in tal senso. L'opposizione degli Stati Uniti su pressi=
one della potente lobby farmaceutica americana e la debolezza dell'Unione Eu=
ropea nel sostenere le richieste dei paesi pi&ugrave; poveri hanno portato a=
l mancato rispetto di un accordo multilaterale sancito a Doha nel novembre 2=
001 e salutato dalla societ&agrave; civile globale come uno dei pochi passi =
avanti a favore dei poveri nell'agenda del commercio mondiale. Di fronte ai =
ripetuti abbandoni dei tavoli negoziali da parte dei paesi africani a causa =
dell'intransigenza americana, che ricordano nelle modalit&agrave; il fallime=
nto di Seattle del dicembre 1999, &egrave; necessario chiedere una frenata a=
l WTO che mira ad aggiungere altri temi alla sua agenda gi&agrave; controver=
sa e sovraccarica. <BR>
<BR>
Il WTO si basa su regole decisionali assai precise, regolando in maniera ch=
iara il funzionamento dei suoi organi comuni ed il rapporto tra i membri ed =
il segretariato, ma con il crescente atteggiamento poco democratico e poco t=
rasparente dei paesi ricchi nei processi decisionali interni all'istituzione=
tali meccanismi non sono pi&ugrave; in grado di garantire l'efficienza dell=
'apparato. La formula del "single undertaking" - ossia per essere =
membri del WTO bisogna siglare tutti gli accordi negoziati in seno all'organ=
izzazione, altrimenti si &egrave; fuori - appoggiato da un meccanismo di enf=
orcement, che era stato pensato per permettere una mitigazione tra i vari in=
teressi, ora si presenta come principale limite del WTO nel coniugare l'effi=
cienza con la democrazia. <BR>
<BR>
Dalla ministeriale di Seattle in poi assistiamo ad una corsa al ricorso a n=
uovi meccanismi informali per trovare il consenso politico, che sono caratte=
rizzati da un palese impiego di elementi di "power politics" e da =
un crescente svuotamento di significato dei meccanismi formali democratici a=
partire dai gruppi di lavoro negoziali operanti a Ginevra. Ad esempio, i po=
teri dei presidenti dei vari tavoli negoziali e la prassi di presentare docu=
menti consensuali in qualit&agrave; personale che non rispettano lo status d=
ei negoziati; il sistema delle cosiddette green rooms a Seattle e dei "=
green chairmen" a Doha, che vedono un alto livello di discrezionalit&ag=
rave; riguardo alla selezione dei partecipanti; ed, infine, il sistema delle=
mini-ministeriali per preparare documenti consensuali tra interlocutori sce=
lti da parte dei paesi che ospitano gli incontri.<BR>
<BR>
Tali meccanismi informali con la pretesa di aumentare l'efficacia dei negoz=
iati alterano l'importante equilibrio tra efficacia e democrazia a scapito d=
ella democrazia. Le decisioni sulla politica commerciale di un paese, sono d=
ecisioni di lungo termine e devono essere sostenute dalle varie forze presen=
ti nella societ&agrave;. Privilegiare decisioni rapide, a scapito della loro=
sostenibilit&agrave; politica, sociale ed ambientale, danneggia il sistema =
di regole multilaterali per il commercio molto pi&ugrave; che non un passo p=
i&ugrave; lento, che per&ograve; includa tutti gli attori nel processo decis=
ionale. La crescente protesta della societ&agrave; civile globale, ma anche =
la crescente disillusione verso il WTO da parte di numerosi paesi in via di =
sviluppo, sono chiari segnali che un'efficienza senza democrazia non sar&agr=
ave; tollerata. E' sconcertante che, ad esempio, i negoziati attuali sui ser=
vizi in ambito GATS dovrebbero rimanere segreti per non interferire con lo s=
copo di raggiungere rapidamente a conclusione. Un funzionante sistema multil=
aterale non pu&ograve; sacrificare principi di democrazia sull'altare dell'e=
fficienza, che poi alcuni membri non sono in grado di inserire nell'assetto =
democratico interno. Quindi, il principio di efficienza non solo svuota il p=
rincipio di democrazia interno all'organismo multilaterale, ma mette in peri=
colo la vita democratica interna dei paesi membri.<BR>
<BR>
<B>Il WTO perno cruciale della sorte dell'intero sistema economico e commer=
ciale multilaterale<BR>
<BR>
</B>Bisogna ricordare come molti ambiti negoziali del WTO sono intimamente =
intrecciati con ambiti decisionali di altri meccanismi del sistema economico=
globale, soprattutto del sistema di Bretton Woods (Banca mondiale e Fondo m=
onetario internazionale) nel quale i membri del WTO, soprattutto i paesi in =
via di sviluppo, hanno molto meno peso politico e poteri decisionali. I rapp=
orti tra la segreteria del WTO ed i centri decisionali del sistema di Bretto=
n Woods sono spesso informali e rischiano di portare ad uno svuotamento stru=
tturale del potere negoziale in ambito WTO, soprattutto dei paesi meno forti=
e altamente indebitati, cio&egrave; i paesi che maggiormente dovrebbero god=
ere dei vantaggi nell'ambito commerciale. Vari paesi ricchi ed in posizione =
influente nelle istituzioni di Bretton Woods possono condizionare la concess=
ione di prestiti ad un paese in via di sviluppo al sostegno per i negoziati =
in ambito WTO.<BR>
<BR>
La diffusione di tale "power politics" &egrave; l'effetto della c=
ollaborazione intima tra organizzazioni multilaterali a limitato contenuto d=
emocratico e costituisce un pericolo ancor pi&ugrave; grave per il funzionam=
ento del multilateralismo del tipo WTO che non i deficit democratici interni=
all'istituzione. Questa &egrave; la prova che l'anello democraticamente pi&=
ugrave; debole della catena delle organizzazioni multilaterali determina la =
qualit&agrave; democratica di tutto il sistema e che quindi &egrave; necessa=
ria una riforma profonda anche del sistema di Bretton Woods, se si vuole cre=
are un diverso sistema multilaterale di relazioni commerciali in seno ad un'=
organizzazione mondiale del commercio.<BR>
<BR>
La dilagante crisi del multilateralismo del tipo WTO viene anche nutrita da=
lla possibilit&agrave; per i paesi potenti, primi fra tutti gli Stati Uniti,=
di scegliere liberamente quale meccanismo usare per sostenere i propri inte=
ressi nazionali. Non soltanto a livello finanziario, ma anche a livello comm=
erciale i paesi forti dispongono di una serie di possibilit&agrave; su dove =
e con chi negoziare le questioni commerciali, da trattative bilaterali ad ac=
cordi regionali. Il sistema WTO in questo quadro &egrave; solo una possibili=
t&agrave; in pi&ugrave;, da usare quando utile per avanzare i propri interes=
si e da bloccare in caso contrario. La possibilit&agrave; di relativizzare a=
rbitrariamente l'importanza del WTO rende la crisi del multilateralismo del =
tipo WTO un aspetto strutturale. Di fatto, basterebbe che gli Stati Uniti si=
ritirassero momentaneamente dal WTO, favorendo negoziati commerciali bilate=
rali e regionali, per far fallire l'intera istituzione o per svuotarla da og=
ni significato reale. Al riguardo risulta emblematica la questione degli inv=
estimenti, in cui gli Stati Uniti pretendono un accordo WTO estremamente agg=
ressivo ed a loro vantaggio, altrimenti si possono accontentare degli accord=
i bilaterali e regionali esistenti ed in via di definizione bloccando qualsi=
asi negoziato diverso sugli investimenti in ambito WTO, o meglio UNCTAD nel =
sistema delle Nazioni Unite, che includa clausole sociali od ambientali.<BR>
<BR>
<B>Fermiamo il WTO a Cancun per lanciare finalmente nuove regole globali pe=
r il commercio, la finanzia e l'economia mondiali<BR>
<BR>
</B>La pace e lo sviluppo mondiale dipendono da sistemi multilaterali funzi=
onanti, oggi pi&ugrave; che mai. Dipendono da sistemi multilaterali cos&igra=
ve; tanto che, se dobbiamo scegliere tra migliorare la loro efficienza o la =
loro democrazia, sarebbe in ogni caso da scegliere la democrazia. Tra limita=
re la rapidit&agrave; di espansione o abbandonare la loro legittimit&agrave;=
democratica, non esiste dubbio che dobbiamo rallentare. Il WTO si &egrave; =
allargato ed ha deciso su fin troppe questioni fin ad oggi, data la sua brev=
e esistenza di meno di dieci anni. Ora dobbiamo ricavare il tempo necessario=
a ritrovare una diversa agenda commerciale internazionale e rivedere radica=
lmente il funzionamento democratico dell'istituzione ed i suoi rapporti con =
le altre istituzioni internazionali.<BR>
<BR>
Sosteniamo le richieste e l'azione della Campagna italiana "Questo mon=
do non &egrave; in vendita" e del coordinamento globale Our World Is No=
t For Sale e crediamo che sia necessaria una cura dimagrante per il WTO: fre=
nando l'allargamento del mandato del WTO ai nuovi temi proposti, tra cui gli=
investimenti, sui cui un ben altro dibattito internazionale non solo nel WT=
O &egrave; necessario prima di prendere qualsiasi decisione; affermando la s=
upremazia delle regole internazionali su ambiente, diritti sociali e del lav=
oro e diritti umani sulla legislazione commerciale del WTO; escludendo i ser=
vizi essenziali e di significato pubblico dai negoziati GATS; permettendo ai=
governi di limitare la protezione dei brevetti se necessario per proteggere=
la salute pubblica e la sicurezza; escludendo qualsiasi forma vivente dalla=
brevettazione; abbattendo i sussidi per l'esportazione in ambito agricolo e=
d escludendo dal regime WTO le misure prese per promuovere e proteggere la s=
ovranit&agrave; e la sicurezza alimentare e le pratiche di agricoltura soste=
nibile dei piccoli contadini; riconoscendo e rafforzando un trattamento spec=
iale e differenziato per i paesi in via di sviluppo; ed, infine, democratizz=
ando il sistema decisionale del WTO e riformando radicalmente in senso democ=
ratico e trasparente il sistema di risoluzione delle dispute dell'organizzaz=
ione. <BR>
<BR>
Per questo invitiamo tutte le organizzazioni della societ&agrave; civile it=
aliana a partecipare attivamente, ciascuna con le modalit&agrave; che ritien=
e pi&ugrave; opportune, agli eventi in programma in Italia dal 4 al 6 settem=
bre prossimi a Riva del Garda a margine del Consiglio informale degli affari=
generali dell'Unione Europea, e soprattutto a mobilitarsi localmente in Ita=
lia il 13 settembre, ad un giorno dalla chiusura del vertice di Cancun, all'=
interno della giornata di azione globale per fermare il WTO promossa dalla r=
ete Our World Is Not For Sale ed in Italia dalla Campagna "Questo mondo=
non &egrave; in vendita" con il sostegno delle botteghe del commercio =
equo e solidale.<BR>
<BR>
Riteniamo, infatti, che sia nostro compito come societ&agrave; civile e dei=
parlamenti nazionali dei paesi ricchi quello di frenare la pericolosa corsa=
del WTO a Cancun per dare spazio alla creazione di un sistema commerciale i=
nternazionale che corrisponda alle capacit&agrave; ed alle aspettative dei p=
aesi in via di sviluppo, che oggi non riescono a coprire neanche tutti i neg=
oziati in corso a Ginevra per mancanza di risorse finanziarie e di competenz=
e tecniche. Occorre ricordare ai governi dei paesi ricchi che il loro potere=
&egrave; purtroppo pressoch&eacute; illimitato e che devono abituarsi ad ut=
ilizzarlo in modo saggio con una visione di lungo periodo. Le macchine svede=
si hanno un autolimitatore della velocit&agrave;. Per i governi strapotenti =
la societ&agrave; civile globale &egrave; un limitatore di velocit&agrave; c=
he ricorda come i governi non abbiano ricevuto un mandato democratico per sc=
hiacciare il resto del mondo.<BR>
&nbsp;<BR>
Oggi il sistema ONU non ha forza, non possiamo negarlo, ma quanto meno gode=
ancora della fiducia della maggior parte dei paesi in via di sviluppo pi&ug=
rave; di quanto abbia fatto il WTO da Seattle in poi. Non ci possiamo pi&ugr=
ave; permettere di vedere i negoziatori africani abbandonare i tavoli negozi=
ali a Ginevra di fronte all'egoismo del settore privato dei paesi ricchi a c=
ui danno voce i negoziatori del nord. Il sistema multilaterale ha bisogno di=
riforme profonde e compromessi di lungo periodo. L'agenda di Doha non &egra=
ve; un'agenda di sviluppo ed &egrave; ben lontana da essere il frutto di un =
multilateralismo autenticamente riformato. Cambiare un sistema economico, fi=
nanziario e commerciale globale ha bisogno di tempo e non di strattoni affre=
ttati frutto di una visione di breve periodo. La storia dei diritti umani, l=
a vera conquista culturale e politica per l'umanit&agrave; del secolo scorso=
, ci insegna che la strada &eacute; lunga e faticosa, ma si pu&ograve; andar=
e avanti lentamente e con successo purch&eacute; in una direzione diversa da=
lla visione neoliberista di oggi. Come cittadini del ricco nord siamo dispos=
ti ad ottenere meno e questo chiediamo ai nostri governi, se un tale impegno=
potr&agrave; salvare il pianeta e ridurre i conflitti tra chi ha troppo e c=
hi non ha affatto.<BR>
<BR>
La conferenza di Cancun pu&ograve; chiaramente fallire. Difficilmente si av=
r&agrave; un effetto 11 settembre, come quello che catalizz&ograve; il risul=
tato forzato di Doha, ma se gli eventi politico-militari ci metteranno di fr=
onte all'alternativa o chiudere il round subito o niente, diremo niente, per=
ch&eacute; prima vogliamo valutare gli impatti del libero commercio sull'amb=
iente e lo sviluppo dei paesi pi&ugrave; poveri e quindi definire le regole =
del gioco. <BR>
<BR>
Un possibile fallimento del vertice di Cancun aprirebbe una questione chiav=
e: quella della governance, ossia del sistema equilibrato di regole da defin=
ire per l'attuale processo di globalizzazione economica, finanziaria e comme=
rciale che l'intero pianeta sta vivendo con gravissimi impatti sociali, ambi=
entali e sui diritti umani, poich&eacute; fino ad oggi incentrato sul dogma =
neoliberista della crescita economica a tutti i costi e dell'espansione del =
libero commercio come panacea di tutti i mali del pianeta. Modello la cui bo=
nt&agrave; non &egrave; mai stata dimostrata nei fatti dall'economia reale e=
dallo sviluppo dell'intero pianeta.<BR>
<BR>
Ma un fallimento di Cancun, dovuto ai profondi contrasti politici tra nord =
e sud del mondo e tra le due sponde dell'Atlantico, rischierebbe anche di of=
frire ai neo-conservatori, che oggi governano gli Stati Uniti, l'opportunit&=
agrave; politica per diminuire il profilo Usa anche nel WTO, perseguendo il =
rafforzamento di accordi commerciali bilaterali e regionali, quali il famige=
rato ALCA in America Latina ed accordi bilaterali sugli investimenti imposti=
un po' ovunque nel mondo ai partner commerciali, senza alcun controllo demo=
cratiche e regole sociali ed ambientali. Questo sarebbe l'attacco finale al =
multilateralismo, che gi&agrave; fa acqua da tutte le parti. <BR>
Per questo di fronte all'auspicato e possibile fallimento di Cancun la prop=
osta della societ&agrave; civile globale di ottenere una pausa ed un rallent=
amento della folle corsa del WTO rimane quanto mai valida e cruciale per pre=
venire un pericoloso isolamento ed un atteggiamento unilaterale da parte deg=
li Stati Uniti e per aprire l'opportunit&agrave; politica per prefigurare un=
nuovo sistema multilaterale di relazioni internazionali giuste, eque e capa=
ci di prevenire senza armi i conflitti di domani, e di nuove regole vincolan=
ti fondate sui principi di trasparenza e partecipazione, controllo democrati=
co delle risorse, di sostenibilit&agrave; ecologica, di precauzione, di equi=
t&agrave;, e di cooperazione solidale. <BR>
<BR>
<BR>
------ End of Forwarded Message<BR>
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</BODY>
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