[Cm-cagliari] Newsletter n.° 3 del 2003 - La Nuova Casa Ecol…

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Autore: cm-cagliari@inventati.org
Data:  
Oggetto: [Cm-cagliari] Newsletter n.° 3 del 2003 - La Nuova Casa Ecologica - idee, riflessioni e appuntamenti dalla cooperativa sociale Artimestieri
SOMMARIO<br>
- Ha senso promuovere l’autocostruzione?<br>
- Le pitture murali naturali<br>
- Un parquet “flottante e naturale”: le possibilità<br>
- Un nuovo "centro del naturale" a Bordighera<br>
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HA SENSO PROMUOVERE L’ AUTOCOSTRUZIONE ?<br>
di Ettore Macchieraldo<br>
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Da qualche tempo ci stiamo chiedendo se l’autocostruzione, ovvero la fornitura di semilavorati che il cliente-produttore possa trasformare in oggetti e arredi, possa essere una prospettiva interessante per la nostra cooperativa sociale.<br>
Già sono presenti sul mercato aziende e attività commerciali che o si rivolgono al mondo del bricolage o sviluppano politiche di abbattimento dei prezzi proponendo al cliente di svolgere direttamente alcune fasi della lavorazione (insieme con altre meno condivisibili strategie).<br>
Ci sembra che queste tendenze, per quanto interessanti, manchino di qualcosa per essere prese come esempio dalla nostra cooperativa. <br>
Questo "qualcosa" è la diversa dimensione del progetto. Per progetto intendiamo quella capacità di anticipare le fasi, i passaggi e gli strumenti necessari per realizzare un fine, sia concreto, un oggetto, che più astratto. Questa capacità porta alla possibilità di scegliere e indirizzare. Le nostre scelte non vorrebbero andare nella medesima direzione delle suddette aziende e attività commerciali, ma essere portatrici di un tarlo (quale contraddizione per una falegnameria!) che possa, col tempo, modificare il nostro rapporto con le merci.<br>
Nella costruzione di un oggetto non è irrilevante essere consapevoli sia delle possibili tecniche di lavorazione, che del contesto in cui si realizza e si porrà l’oggetto. <br>
O forse pensate che non sia importante utilizzare materiali atossici, legnami indigeni e tipologie d’assemblaggi efficaci?<br>
Insomma la dimensione progettuale è << […] la coerenza con le ragioni ergonomiche, tipologiche, tecniche, storiche, linguistiche oltreché etiche: in sostanza la coerenza con tutto ciò che concorre a determinare una forma>>. <br>
Questa citazione è tratta da Progetto e passione di Enzo Mari (E. Mari, Progetto e passione, Bollati Boringhieri, Torino, 2001), un libro che abbiamo incontrato nella nostra ricerca. Nello stesso capitolo abbiamo trovato un altro pezzo che ci ha stimolato nel proseguire questa riflessione. Qui Mari fa riferimento alla possibilità di botteghe di artigiani autoproduttori, ma in realtà, ci pare, si avvicini alla nostra esperienza e a quelli che vorremmo fossero futuri possibili:<br>
<< […] Progetto e produzione potrebbero coincidere in un prossimo futuro. Se ne dà qui un’ipotesi utopizzante, quella dei progettisti autoproduttori:<br>
- ovviamente non nel senso dei già esistenti progettisti che hanno assunto il ruolo di imprenditori ma in quello di progettisti che realizzano personalmente gli oggetti progettati. Oggi sono già presenti in forme marginali quali, ad esempio, quello dell’artigianato artistico oppure atipiche quali quelle di un cuoco proprietario di un piccolo ristorante. […]<br>
- L’impiego di robots, ormai inarrestabile, sta escludendo gran parte del lavoro umano dalle fabbriche, dagli uffici e dai servizi, da quello meno qualificato a quello più qualificato. La disoccupazione è in continua crescita e si cerca di attenuare questa tendenza irreversibile con diversi accorgimenti. Con il promuovere attività sostanzialmente improduttive nell’ambito dell’Amministrazione pubblica oppure in quello della “creatività” commerciale, e, anche, consentendo lo sviluppo di attività illegali e di quelle inerenti al loro controllo. La riduzione delle ore di lavoro più faticose o, comunque, meno ambite ma non per quelle inerenti al progetto. […]<br>
Dunque, quali forme di lavoro meno alienanti ma utili si possono immaginare? Immaginiamo che tra qualche anno le Nazioni Unite accettino di votare una legge della quale si anticipa qui qualche articolo grossolanamente approssimativo:<br>
1) tutti gli oggetti oggi prodotti industrialmente, ma producibili artigianalmente potranno essere realizzati solo in botteghe autonome gestite da non più di tre persone e un apprendista. I loro ruoli di produzione e commercializzazione dovranno essere intercambiabili; sarà proibito realizzare con procedure industriali i prodotti artigianali dei quali sarà redatto un elenco completo; sarà proibita la proprietà di più botteghe compresa quella della loro concentrazione commerciale;<br>
2) continuerà a essere prodotto industrialmente solo ciò che richiede una potenzialità di organizzazione e di investimenti per la realizzazione di componenti altamente standardizzate o tecnologicamente molto complesse<br>
3) un organismo centrale, dotato di pieni poteri (è ancora utopia!), controlla che questa legge sia pienamente rispettata in ogni paese […]<br>
Si può obiettare che i costi saranno eccessivi per gli oggetti di tipo non élitario. E’ però prevedibile il loro contenimento, sia per la produzione sia per la vendita, basato su due condizioni. La prima corrisponderà alle tecniche del nuovo modo di produrre e al suo mercato. Si ridurranno i costi di trasporto e di imballaggio perché gli oggetti saranno prodotti e distribuiti solo localmente, per le stesse ragioni si ridurranno i costi di amministrazione e di pubblicità; semilavorati industriali prodotti appositamente saranno disponibili a basso costo, così anche piccole e sofisticate macchine utensili che potranno semplificare e potenziare le produzioni. La seconda condizione corrisponderà a facilitazioni di diverso tipo alle botteghe artigiane concesse dalle Amministrazioni pubbliche, finanziate dal risparmio di stipendi di disoccupazione altrimenti necessari. […]>><br>
Forse non è solo l’automazione dei processi produttivi che sta causando la crescente disoccupazione, così come bisogna tenere presente che in molti luoghi del mondo stanno aumentando forme di sfruttamento di lavoratori non qualificati; ma quello che ci ha stimolato è stata la dimensione utopica, e anche concreta, della proposta. Ci pare che possa essere una direzione in cui è possibile, già da ora, realizzare delle esperienze con qualche possibilità di successo. E non per rafforzare l’idea della dimensione artigianale come luogo della felicità e della realizzazione dei lavoratori, ma per iniziare a trovare delle dimensioni del "fare" più progettuali.<br>
Insomma, per continuare a citare Mari:<br>
<< […]una produzione su misura ma necessariamente attentissima ai costi favorirebbe un’essenzialità (e qualità) della forma paragonabile a quella dei contadini autocostruttori. Gli oggetti sarebbero più cari ma più duraturi, riparabili e riutilizzabili: sparirebbe l’assurdo spreco del nostro “usa e getta”<br>
Chi abbia idee, tempo e voglia di condividere queste prospettive con noi si faccia avanti, abbiamo solo formulato delle domande e siamo in cerca di intelligenze per trovare le risposte.<br>
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Per conoscere meglio l’attività della cooperativa sociale Artimestieri, puoi visitare il nostro sito <a href="http://www.artimestieri.com">www.artimestieri.com</a> <br>
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LE PITTURE MURALI NATURALI<br>
di Matteo Rovere<br>
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Le pitture naturali sono figlie della “fitochimica” ovvero della chimica delle piante. Il sole e tutti gli elementi della natura sintetizzano nei vegetali una quantità infinita di oli, resine e cere assolutamente innocue per l’ambiente e per l’uomo, gradevolissime nei profumi ed al contatto, traspiranti come la nostra pelle e resistenti molto di più di quanto si possa pensare.<br>
Al contrario le vernici chimiche convenzionali provocano danni alle persone ed all’ambiente nel momento della loro produzione, durante l’applicazione e successivamente, alterando per lungo tempo il microclima degli ambienti domestici.<br>
Le pitture naturali non sono quelle a calce che l’industria ha messo a punto da una ventina d’anni e dichiara per “centri storici”, ma che in realtà sono composizioni con resine sintetiche, siliconi, altri componenti chimici e ossidi di ferro artificiali come pigmenti.<br>
Questi prodotti presentano toni di colore metallici e lontani dalle gamme consuete del passato e danno risultati deleteri alle architetture e ai loro contesti ambientali.<br>
Le pitture naturali vere e proprie sono realizzate con leganti organici come caseina, latte, uovo, cera, resine vegetali, oli o colle animali. Queste colle, stabilizzate con aceti e sali, legano bene le terre coloranti naturali, il grassello di calce e le eventuali cariche come i carbonati e le polveri di marmo.<br>
Questi prodotti naturali sono privi di sostanze tossiche e garantiscono la vostra salute. Essi danno numerosi vantaggi come la possibilità di applicazione su un intonaco fresco, la resistenza all’umidità e ai sali igroscopici, un’ottima prevenzione delle muffe, una traspirazione totale. <br>
Le tonalità di colore e le possibilità cromatiche sono molto varie poiché le terre o altri pigmenti di origine vegetale danno quella nitidezza e quel calore delle tinte del passato, scomparsi dopo l’avvento dei prodotti sintetici.<br>
Le pitture naturali non si spellano mai, ma con il tempo lentamente si consumano. Questa caratteristica, gradevole esteticamente, viene definita “invecchiamento nobile”. Per non avere dubbi sull’autenticità di una pittura naturale, cercate in etichetta la dichiarazione completa di tutte le sostanze contenute, sostanze che devono essere elencate anche nella scheda tecnica del prodotto “naturale”: tale prassi è consuetudine dei pochi produttori di vernici naturali che hanno scelto di autocertificarsi al fine di garantire il consumatore permettendogli di riconoscere i prodotti naturali da quelli convenzionali sintetici.<br>
Altra norma autoimposta dai produttori ecologici è l’esclusione totale dei petrolderivati nella formulazioni.<br>
Quindi, norme volontarie più restrittive di quelle richieste dagli enti pubblici o dalla legislazione italiana ed europea.<br>
Per ulteriori informazioni sulle pitture murali, puoi visitare il nostro catalogo <a href="http://www.artimestieri.com/ricerca/ricerca.php?action=ricerca&ricerca_tipo=tipologia&cat_id=5&tip_id=43">ciccando qui</a><br>
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UN PARQUET “FLOTTANTE E NATURALE”:LE POSSIBILITA’.<br>
di Enzo Princivalle<br>
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Quando si vuole realizzare un pavimento di legno su un vecchio fondo o su una piastrella esistente , o quando si scopra all’ultimo momento che la soluzione incollata non è quella che si desidera ci si orienta ai cosiddetti sistemi “flottanti”. <br>
Nei sistemi “flottanti o galleggianti”il parquet non è in nessun modo fissato al fondo ma, costituisce un piano libero di dilatarsi e restringersi in relazione alle variazioni di umidità ambientale. Questo dato di rischio porta in genere alla scelta di elementi non massicci ma stratificati, per la maggiore indeformabilità tipica dei multistrati.<br>
Si può capire così perché i sistemi “flottanti” normalmente reperibili sul mercato siano ciò che di meno naturale si possa pensare: sono posati su una guaina sintetica a protezione dall’eventuale umidità sottostante che impedisce però ogni traspirazione della soletta, il parquet multistrato contiene una notevole quantità di colla con emissione di formaldeide, la finitura superficiale sintetica completa l’opera aggiungendo le sue emissioni tossiche a quelle delle colle menzionate.<br>
C’è la possibilità però di realizzare un “flottante” con un listone massiccio di 2 cm di spessore a costi abbordabili. La cosa è resa possibile dall’assunzione di qualche accorgimento che permette la posa di un listone massiccio (che normalmente andrebbe inchiodato) in maniera “flottante”:<br>
La guaina sintetica sottostante è sostituita da una carta oleata e feltro di juta.<br>
Il listone massiccio è contenuto nella larghezza (12 cm) al fine di limitare il rischio di deformazioni.<br>
L’aggancio tra i listoni è ottenuto con clips sottostanti che evitano il ricorso a colle di ogni tipo.<br>
Un battiscopa di 2 cm di spessore darà la possibilità al parquet così costruito di “muoversi” in relazione ai cambiamenti di umidità senza danno.<br>
Un ulteriore vantaggio di questo sistema è dato dalla sua “smontabilità” con la possibilità di recuperare i listoni quando si dovesse ristrutturare o riparare il sottofondo.<br>
Su un pavimento di questo tipo è consigliato il trattamento con prodotti naturali della superficie: non si avranno esalazioni tossiche e si garantirà la traspirazione di tutto il sistema.<br>
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Per avere ulteriori informazioni sui prezzi e sulle essenze disponibili potete visitare il nostro catalogo <a href="http://www.artimestieri.com/ricerca/ricerca.php?action=ricerca&ricerca_tipo=tipologia&cat_id=7&tip_id=64">ciccando qui</a> <br>
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UN NUOVO "CENTRO DEL NATURALE" A BORDIGHERA<br>
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Si chiama "Bio L'Hogarth", il nuovo negozio di alimenti naturali e non solo che ha aperto i battenti a Bordighera in Corso Italia, 59/61.<br>
Oltre al biologico alimentare di qualità, da "Bio L'Hogarth" potrete anche trovare alcuni dei prodoti di Artimestieri.<br>
Gradualmente, si vorrà offrire un servizio sempre più ampio anche sui temi della Bioedilizia e del Bioarredamento.<br>
Per avere maggiori informazioni sull'attività di "Bio L'Hogarth" potete telefonare al n. 0184 255057. <br>
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Se non si desidera ricevere in futuro questa newsletter, è sufficiente cancellare il proprio indirizzo andando alla pagina <a href="http://www.artimestieri.com/notizie/newsletter.php">http://www.artimestieri.com/notizie/newsletter.php</a><br>
Per avere altre informazioni sull’attività della cooperativa sociale Artimestieri può spedire una email all’indirizzo <a href="mailto:info@artimestieri.com">info@???</a>, oppure visitare il sito <a href="http://www.artimestieri.com">www.artimestieri.com</a> o, ancor meglio venire a trovarci a Boves in via S. Mauro, 12 - 12012 Boves Cuneo (tel 0171 388 998) <br>
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