[Lecce-sf] Fw: Uomini in vendita

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Szerző: Lecce Social Forum
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Tárgy: [Lecce-sf] Fw: Uomini in vendita
Riceviamo da...

----- Original Message -----
From: Gaetano Bucci gaetanobucci@???
To: forumlecce@???
Sent: Saturday, July 05, 2003 9:19 PM
Subject: Fw: Uomini in vendita

Ricevo dal compagno Angelo Ruggeri , del centro politico-culturale "IL
LAVORATORE",questo scritto che , pur elaborato in modo veloce ed informale e
,quindi, con qualche imperfezione di carattere stilistico ed espositivo, mi
sembra denso di spunti interessanti sull'attuale deriva politica , culturale
e morale dell'attuale sinistra.Buona lettura a chi ne ha voglia.ninì.

----- Original Message -----
From: Angelo Ruggeri
To: Gaetano Bucci
Sent: Saturday, July 05, 2003 3:52 PM
Subject: Uomini in vendita

Dopo un apprezzabile inizio, come al solito c'è una caduta in una
valutazione personalistica di Berlusconi. Stimo Tabucchi come scrittore, è
avevo molto apprezzato la sua lettera contro il Ciampi dei "ragazzi di
Salo". Anche qui dice cose condivisibili ma poi non riesce a sottrarsi al
"senso comune" contradditorio indotto da tutta una "sinistra" che chiede a
Ciampi di garantire la Costituzione violandala con un ruolo
presienzialistico, invece di contestarlo proprio per la sua pretesa
presidenzialistica(quando dovrebbe parlare solo attraverso messaggi alle
camere). Ma d'altra parte Tabucchi non è un politico e un
costituzionalista: altri dovrebbero raccogliere il suo stimolo critico per
dargli forma politica costituzionalmente corretta; mentre invece proprio
questi stravolgono la C. mentre di dicono di volerla difendere: a cominciare
da quel Zagrebelsky che usa la Costituzione per fini di interesse di
schieramento politico, rovesciando addirittura il rapporto tra Costitzione e
realtà a favore di quest'ultima: dicendo in pratica, camaleontisticamente,
che la Costituzione "non è ma diviene", proprio come i camaleonti diessini
"non sono niente ma divengono sempre qualche cosa d'altro". Stimo meno la
Gagliardi che però questa volta pare ci ci azzecchi meglio, tentando una
analisi non personalistica di Berlusconi, analizzando forze e interessi
rappresentati, come uno scontro tra esponenti capitalistici tradizionali e
nuovi ed emergenti capitalisti d'ispirazione tipo "neo conservatori"
americani, di cui sarebbe teatro anche l'Europa e l'Italia con Berlusoni e
altri. Cosa che si può condividere o non condividere in tutto o in parte, ma
che almeno getta le basi per possibili discussioni e approfondimenti meno
strumentali e più fecondi di quelli esclusivamente sulla persona, che si
fanno astraendola dai processi reali e dagli interessi e forze motrici che
agitano economia, società e istituzioni. La sinistra in genere, come un
gattino cieco, guarda solo a cosa gliene può venire riducendo tutto a
Berlusconi, in fondo per dire che loro sono più affidabili come camerieri
dei poteri dominanti che non Berlusconi. Non sanno o non vogliono credere al
fatto che la storia torna indietro solo apparentemente, ma mai
sotanzialmente. Che Dio gliela mandi buona, anche a noi, perchè la
situazione è pericolosa e tale utilitarismo d'accatto di tutti, proprio di
tutti (come si vede anche da qui sotto) lascia campo libero ad ogni tipo di
peggio.

Tra memoria e realtà.
Il Paese delle banderuole.

Come si diceva di Occhetto, anche Bertinotti è in trasformazione permanente:
"lui non è ma diventa".
Il metodo contrappuntistico del rovesciamento della tesi, applicato in massa
dalla sinistra
Ogni giorno mi capita di vedere qualcuno con cui lavoravamo fianco a fianco
e che è passato a posizioni opposte non solo sul piano degli schieramenti
politici, che davvero è difficile dire oggi se essere di FI o del centro
destra sia peggio dei DS ( sulle singole posizioni ad es. sull'Europa e
sulle pensioni e meglio la Lega; sulle Agenzie, certe privatizzazioni e
interventi pubblici è meglio Tremonti, sugli affittuari delle case dello
stato privatizzate è meglio AN, insomma su tante cose la destra sociale è
meglio della pseudo sinistra di governo antisociale e antipopolare) ma
passati a posizioni opposte sul piano ideale e culturale: l'ultimo è
Ludovico Festa, diventato marito della prima donna diventata vice-presidente
della Camera, Maria Luisa San Giorgio,  ma che soprattutto è stato uno dei
miei "grandi elettori " e sostenitori tempo prima, quando diventai
segretario nazionale della FGCI (anche se Borghini rideva sempre del fatto
che Festa credeva che io ero di destra), e che ora è diventato addirittura
editorialista del Sole 24 ore: ancora ancora quando fino a poco fa faceva l'
editorialista del Foglio, ma adesso addirittura della Confindustria. Così
come Antonio Mereo che aveva la sua scrivania alla mia sinistra ed è che ora
scrive su Milano-Finanza e il prof. Santoro docente di politica
internazionale a Venezia, che aveva la scrivania alla mia destra ed è stato
sottosegretario agli esteri nel primo governo Berlusconi. Ma questi sono una
sfilza, talmente tanti che me ne ricordo solo quando li vedo in TV o li
sento da qualche parte: da uno dei primi "emigranti" come Paolo Franchi
ingraiano duro e puro e ora editorialista moderatissimo del Corsera, che
stava in segreteria nazionale della FGCI quando c'ero io, all'ultimo che ho
visto di recente, Vallini: era responsabile scuola regionale ed eravamo
amici come lo ero con Gennaro Barbarisi il prof. autore di libri di testo
per le superiori. Ora Vallini regge il pallino a Vittorio Feltri su antenna
3, non solo facendogli domande ma sostenendo e annuendo a tutto ciò che dice
(ne va dimenticato che il vice di Feltri, Farina, è un fascista, di quelli
veri però).
Poi non parliamo di tutti quei diessini che hanno cambiato bandiera e
cultura senza nemmeno scendere da cavallo, cioè senza cambiare schieramento
ma che sono altrettanto e anche più di destra di quelli diventati di destra:
ma quelli li avevamo già identificati da subito (come l'amico Ranieri,
portaborse prima di Chiaromonte e poi di Napolitano, e per ciò diventato
sottosegretario agli esteri) . Già, non ci sarebbe stato niente di più
facile anche per noi si accettare di adeguarci, come ci hanno chiesto in
cambio di ... Saremmo finiti male come loro.
Ma l'elenco potrebbe continuare all'infinito, con riguardo anche a Veltri
rifattosi una verginità con noi quando facemmo la rivista "A sinistra" ad
extra parlamentari: un caso per tutti la Marida Bolognesi che dopo averci
chiesto e ottenuto (fu l'unica volta che facemmo l'eccezione di sostenere
qualcuno) un sostegno decisivo per farsi eleggere su posizioni di sinistra
rispetto a Garavini (che pure avevamo "lanciato" e convinto a diventare
segretario ma che poi tendeva all'accordo con il Pds), ma che una volta
eletta mi "puzzò" quando la trovai una domenica in aeroporto che si
lamentava perché "costretta" ad andare ad una riunione di partito a Como
"anche alla domenica" a cui risposi: "se non ti va questo perché ti sei
fatta eleggere". Poi la vedemmo diventare "famosa" per essere passata con
Garavini al Pds tra le lacrime versate senza pudicizia in Parlamento, ed ora
è una convinta diessina in "carriera".
Ma il caso ultimo e per certi aspetti più patetico e grave è quello di
Bertinotti. Che fosse inaffidabile lo sapevamo da tempo e lo abbiamo detto
anche a lui in faccia: culturalmente eclettico e senza basi teoriche ne
radici politiche solide, va a finire che da ragione ai cossutiani del
carrierista Di Liberto
(uno che Garavini ci presentò come "un professore di Cagliari che ha deciso
fare carriera politica". "Dategli una mano" ci disse, perché aggiunse Di
Liberto "devo fare il responsabile "problemi istituzionali ma non ne so
niente". Anni dopo fummo relatori con lui a un convegno internazionale su
Togliatti: si capì che di Togliatti non sapeva niente e ne misurammo l'
inconsistenza culturale oltre che politica; lo attaccai anche direttamente
per aver sostenuto il cancellierato e il proporzionale tedesco,
ricordandogli che era una proposta di Gelli nel suo piano P2;
successivamente invece, dopo essersi separato da Bertinotti che sostiene il
sistema tedesco, Di Liberto si dichiarò contro il sistema tedesco; adesso
chissà: dipende anche da qualche potere occulto che deve avere dietro,
tramite l'alta borghese moglie, tanto che senza che mai di lui si fosse
parlato come ministro, in 24 scavalcò la Salvato già designata al ministero
di giustizia: e lei per solo questo passò al Pds (sic))
Bertinotti in questo post referendum sociale non solo non ha fatto alcun
l'approfondimento, anzi è mancato del tutto, anche perché altrimenti
avrebbero dovuto ammettere di non aver dato corso ad alcuna mobilitazione e
di essersi limitati ad invocare la TV in mano ai "nemici" del referendum ma
da cui pretendeva fosse essa a risolvergli i problemi di informazione e
mobilitazione elettorale sul referendum; neanche ha tentato di arrivare come
partito e gli altri come promotori, al popolo. Del partito di massa non
hanno nemmeno l'idea, figuriamoci la prassi. E sono del tutto lontani dai
tempi in cui il Pci - uno dei grandi partiti su cui si innervava la
democrazia e soprattutto, per Costituzione, quella italiana (senza partiti
di massa non c'è ne Costituzione ne democrazia - analizzava e discuteva per
mesi su ogni esito elettorale, analizzando le cause sia confrontando analisi
e opinioni sia comparandole con le esperienze dirette e pratiche di
centinaia di miglia di militanti che dal centro fino al seggio più sperduto
arrivavano a capire i flussi di quartiere e di caseggiato, molto meglio di
qualunque istituto di ricerca e sondaggio: e infatti la Doxa e i giornalisti
e persino il ministero si rivolgevano al Pci per avere prima e meglio
approfonditi i dati .
Invece la RC di Bertinotti non solo ha chiuso subito il dibattito,
manifestando finta sorpresa per i dati dei votanti (finta perché era
largamente previsto), ma forse per trarsi di impiccio l'ha buttata in
politica come si dice, proponendo una giravolta, senza pensarci due volte e
prima ancora di aver capito o anche solo analizzato qualche cosa.
E così dopo aver detto che il centro sinistra era finito e si doveva passare
attraverso una sua dissoluzione e superamento, che nessun accordo politico e
programmatico sarebbe mai stato possibile se il centro sinistra rimaneva
tale ne tantomeno tra quelle che "equivocamente" chiama "due sinistre" (già
questo basta a qualificarlo lui come l'altro - il Barenghi che dirige il
Manifesto sostenendo la linea delle due sinistre - come equivoco parolaio e
intrallazzatore) ecco che il parlamentino di Rifondazione ha approvato, a
larghissima maggioranza, il documento di Bertinotti che impone al Prc la
linea dell'apertura a tutte le forze del centrosinistra per un accordo di
governo sia politico che programmatico. La smania di governo di tutti quelli
di sinistra colpisce ancora (proprio mentre scrivo Pannella su radio
radicale sta polemizzando in questo caso giustamente, col mistificante
Pasquino, ricordandogli che per art. 49 della C. i partiti non sono quelli
che hanno per scopo di fare liste elettorali, partecipare alle elezioni e
andare al governo: per una volta Pannella gliela dice giusta al Pasquino al
soldo del cavallo di Troia de Il Mulino: per Costituzione i partiti sono lo
strumento della società che vive e lavora nel territorio, cioè i cittadini,
per concorrere da li, "con metodo democratico a determinare la politica
nazionale", cioè dal basso verso l'alto.
La proposta della segreteria ha ottenuto 65 voti a favore e 17 contrari,
raccogliendo anche il consenso dell'Ernesto (quante volte abbia detto e
abbiamo scritto all'Ernesto che è una testata equivoca) il gruppo di Claudio
Grassi, che aveva presentato inizialmente un documento alternativo con il
direttore di "Liberazione" Sandro Curzi (già solo questo la dice lunga:
Curzi da sempre della destra comunista fin dal PCI, si trova ad essere in
contraddizione con Bertinotti "da sinistra". Così si è ricompattato con gli
ex cossutiani di rifondazione (è tutto da piangere: gruppi sotto gruppi, ex
post, ecc, tutti senza idee, solo quella di galleggiare per dei posti).
L'unica voce che si oppone a questa indigesta marmellata ulivista rimane
quindi quella della minoranza trotzkista guidata da Marco Ferrando (un altro
che si è affidato al nostro Laboratorio di iniziativa politica e poi al
Lavoratore, con seminari e convegni assieme, per legittimarsi e dargli
credibilità, ma che poi ha deciso di accettare il gioco delle parti delle
correnti avendo in cambio posti nella segreteria e il ruolo di minoranza
riconosciuta dalla maggioranza - obbligata a stare dentro determinati
confini - su cui aveva diritto a mettere le sue bandierine), il cui
documento ha ottenuto 9 voti a favore e cinque astensioni. Tralasciando
ovviamente un terzo documento presentato, praticamente a titolo personale,
da due delegati, che ha ottenuto, appunto, due voti (presumo siano gli amici
di "Area oltre": glielo chiederò).
       Dunque, nuovamente Rifondazione si ripiega nella corsa alla poltrona,
pronto ad ogni mediazione, anche ad accettare anche Prodi, per un posto in
un futuro governo e per la possibilità di continuare ad avere qualche
assessore, magari in una giunta guidata da un post democristiano o da un
anticomunista diessini.
Il collante di questa insana alleanza dovrebbe essere la comune opposizione
a Berlusconi.
Questo processo di apertura di Rifondazione a tutto il centrosinistra avvia
dunque un percorso verso il"confronto tra molti", come dice Bertinotti, che
potrebbe presto trasformare il partito per la rifondazione comunista in un'
appendice dello schieramento liberal democratico di centrosinistra.
Insomma come si diceva di Occhetto, anche Bertinotti "non è ma diventa".
Ormai si fanno giravolte senza nemmeno più darsi la pena di un minimo di
coerenza e senza minime analisi e giustificazione. E senza nemmeno chiedersi
come mai da 10 anni, ogni anno, il 30% degli iscritti esce dal partito dopo
un anno di iscrizione, sostituito da altri: un turn over pazzesco, che se
Rifondazione fosse riuscito a tenere la metà di tutti quelli che si sono
iscritti e poi sono usciti ogni anno oggi sarebbe un partito di massa con
molti più di tutti gli altri partiti.
Il partito del capo di tipo craxiano-prussiano è tanto più inaccettabile
quanto più si dice di essere o si vuole far credere di essere di "sinistra
radicale" che di comunista hanno solo il riferimento all'equivoco nome di
rifondazione ma che mistificatoriamente ad ingannare sempre meno gli
elettori diventa "Partito comunista". Il turn over di Rifondazione denota
però anche quanta potenzialità ci sia e quanto poco sia invece la capacità
di darle forma organizzata a tale massa rimasta senza partito da quando dall
'alto (e anche con brogli congressuali) si è abrogato il Pci. Uno nuovo ha
ancora da venire, ma è storicamente inevitabile.
Per intanto offro una ricetta da provare: salame e finocchi. Affettare a
mano del buon salame, coprire ogni fetta di strato di finocchi affetati e
condire con olio, limone, sale e pepe dopo averli mischiati assieme. E'
ottimo.