[Cerchio] Referendum e disinflazione competitiva ( pane per …

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Author: Khorakhané-Trezzi
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Subject: [Cerchio] Referendum e disinflazione competitiva ( pane per Vampire...)
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COMMENTO=20
Referendum e disinflazione competitiva=20
EMILIANO BRANCACCIO
Si =E8 giustamente sottolineato che dieci milioni e mezzo di S=EC sono =
tanti, e che occorrer=E0 trovare un modo per valorizzarli e non =
disperderli. E' un fatto, tuttavia, che essi non basteranno n=E9 ad =
estendere l'articolo 18 n=E9 ad impedirne l'aggiramento contenuto nella =
legge 30 e nella 848 bis del governo Berlusconi. Vediamo allora di =
esaminare gli effetti economici e le possibili implicazioni politiche =
della sconfitta referendaria. Innanzitutto, dalla consultazione =E8 =
uscito vincitore il vecchio modello della disinflazione competitiva, un =
meccanismo di difesa del sistema produttivo fondato sulla compressione =
del costo per unit=E0 di prodotto e sulla capacit=E0, per questa via, di =
contenere i prezzi e di sostenere le vendite. Il modello della =
disinflazione competitiva risulta da tempo dominante in Europa. A causa =
dei vincoli macroeconomici imposti dal Trattato dell'Unione, il rigido =
controllo dei prezzi nazionali rappresenta infatti una condizione =
necessaria per l'equilibrio nei conti con l'estero. Le imprese tedesche =
e francesi cercano almeno in parte di garantire quell'equilibrio in modi =
pi=F9 sofisticati, attraverso una collocazione nelle produzioni =
tecnologicamente avanzate (che costano di pi=F9 ma generano attivi di =
bilancia commerciale). In Italia, invece, da tempo il ceto =
imprenditoriale preferisce adagiarsi sul contenimento dei prezzi =
attraverso una continua pressione sui salari. Del resto, nel nostro =
paese questa tecnica di sopravvivenza dell'apparato produttivo =E8 stata =
praticata fin dai tempi della crisi industriale, attraverso il =
sistematico deprezzamento della lira. La svalutazione riduceva il prezzo =
delle merci esportate e aumentava al tempo stesso quello delle merci =
importate, inclusi i beni-salario prodotti all'estero. Essa quindi =
sosteneva la competitivit=E0 delle produzioni nazionali attraverso un =
controllo sui salari di tipo indiretto, l'unico del resto realizzabile =
in un'epoca in cui gli esiti della contrattazione erano fortemente =
condizionati da un sindacato combattivo e ben organizzato. Con =
l'introduzione della moneta unica, per=F2, lo strumento del tasso di =
cambio =E8 venuto meno, ed =E8 quindi diventato indispensabile agire =
direttamente sui salari al fine di generare disinflazione. Ci=F2 =E8 =
avvenuto con le buone nel corso degli anni `90, attraverso la politica =
dei redditi e la concertazione, ed avviene oggi con le cattive, dando =
del =ABfomentatore di eversione=BB a chi non firma gli accordi =
predisposti dal governo e dagli imprenditori.

In quegli accordi, come =E8 noto, =E8 inclusa la progressiva =
neutralizzazione dell'articolo 18. Tale neutralizzazione, si badi, =E8 =
necessaria per eliminare qualsiasi intralcio alla disinflazione =
salariale. L'indagine economica ha infatti chiarito che l'articolo 18 e =
le altre norme di protezione dei lavoratori accrescono il potere =
contrattuale degli stessi, e tendono quindi a ostacolare le strategie di =
mantenimento della competitivit=E0 basate sulla riduzione dei salari. La =
vera ragione per cui i vertici di Confindustria e alcuni membri del =
governo restano affezionati all'idea di abolire l'articolo 18 non verte =
affatto sulla clamorosa panzana secondo cui quell'articolo =
pregiudicherebbe l'occupazione e la crescita delle imprese. Essa deriva =
piuttosto dall'obiettivo di indebolire i sindacati, per generare una =
ulteriore pressione sulle remunerazioni e tentare di preservare la =
competitivit=E0 internazionale.

Con il referendum alle spalle, non sembrano sussistere pi=F9 molti =
ostacoli al perseguimento di una simile strategia disinflazionistica. =
Una prospettiva drammatica, questa, non solo per i suoi effetti sui =
salari, ma anche per le sue funeste ripercussioni sulla struttura del =
sistema produttivo italiano. La vecchia pretesa di rimediare con la sola =
compressione del costo del lavoro alle gravissime lacune dell'economia =
italiana (dalla carenza di infrastrutture, all'inefficienza =
dell'apparato finanziario, alla riluttanza a crescere del ceto =
imprenditoriale) rappresenta una delle cause prime del declino =
industriale.

Il referendum, dunque, non rappresentava soltanto una sacrosanta =
battaglia di civilt=E0 per rendere pi=F9 uniformi i diritti dei =
lavoratori. Esso costituiva anche un'occasione per abbandonare una =
strategia produttiva fallimentare, e pi=F9 in generale per contrapporsi =
al dogma europeo della disinflazione competitiva, causa principale =
dell'elevata disoccupazione dell'ultimo decennio. L'occasione =E8 venuta =
a mancare, ma la strada tracciata =E8 quella giusta. Ricordarlo =E8 il =
modo migliore per non disperdere i voti ottenuti.=20

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tuttavia, che essi non basteranno n=E9 ad estendere l'articolo 18 n=E9 =
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Berlusconi.=20
Vediamo allora di esaminare gli effetti economici e le possibili =
implicazioni=20
politiche della sconfitta referendaria. Innanzitutto, dalla =
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uscito vincitore il vecchio modello della disinflazione competitiva, un=20
meccanismo di difesa del sistema produttivo fondato sulla compressione =
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i prezzi e=20
di sostenere le vendite. Il modello della disinflazione competitiva =
risulta da=20
tempo dominante in Europa. A causa dei vincoli macroeconomici imposti =
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Trattato dell'Unione, il rigido controllo dei prezzi nazionali =
rappresenta=20
infatti una condizione necessaria per l'equilibrio nei conti con =
l'estero. Le=20
imprese tedesche e francesi cercano almeno in parte di garantire=20
quell'equilibrio in modi pi=F9 sofisticati, attraverso una collocazione =
nelle=20
produzioni tecnologicamente avanzate (che costano di pi=F9 ma generano =
attivi di=20
bilancia commerciale). In Italia, invece, da tempo il ceto =
imprenditoriale=20
preferisce adagiarsi sul contenimento dei prezzi attraverso una continua =

pressione sui salari. Del resto, nel nostro paese questa tecnica di=20
sopravvivenza dell'apparato produttivo =E8 stata praticata fin dai tempi =
della=20
crisi industriale, attraverso il sistematico deprezzamento della lira. =
La=20
svalutazione riduceva il prezzo delle merci esportate e aumentava al =
tempo=20
stesso quello delle merci importate, inclusi i beni-salario prodotti =
all'estero.=20
Essa quindi sosteneva la competitivit=E0 delle produzioni nazionali =
attraverso un=20
controllo sui salari di tipo <I>indiretto</I>, l'unico del resto =
realizzabile in=20
un'epoca in cui gli esiti della contrattazione erano fortemente =
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un sindacato combattivo e ben organizzato. Con l'introduzione della =
moneta=20
unica, per=F2, lo strumento del tasso di cambio =E8 venuto meno, ed =E8 =
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generare disinflazione. Ci=F2 =E8 avvenuto con le buone nel corso degli =
anni `90,=20
attraverso la politica dei redditi e la concertazione, ed avviene oggi =
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cattive, dando del =ABfomentatore di eversione=BB a chi non firma gli =
accordi=20
predisposti dal governo e dagli imprenditori.<BR><BR>In quegli accordi, =
come =E8=20
noto, =E8 inclusa la progressiva neutralizzazione dell'articolo 18. Tale =

neutralizzazione, si badi, =E8 necessaria per eliminare qualsiasi =
intralcio alla=20
disinflazione salariale. L'indagine economica ha infatti chiarito che =
l'articolo=20
18 e le altre norme di protezione dei lavoratori accrescono il potere=20
contrattuale degli stessi, e tendono quindi a ostacolare le strategie di =

mantenimento della competitivit=E0 basate sulla riduzione dei salari. La =
vera=20
ragione per cui i vertici di Confindustria e alcuni membri del governo =
restano=20
affezionati all'idea di abolire l'articolo 18 non verte affatto sulla =
clamorosa=20
panzana secondo cui quell'articolo pregiudicherebbe l'occupazione e la =
crescita=20
delle imprese. Essa deriva piuttosto dall'obiettivo di indebolire i =
sindacati,=20
per generare una ulteriore pressione sulle remunerazioni e tentare di =
preservare=20
la competitivit=E0 internazionale.<BR><BR>Con il referendum alle spalle, =
non=20
sembrano sussistere pi=F9 molti ostacoli al perseguimento di una simile =
strategia=20
disinflazionistica. Una prospettiva drammatica, questa, non solo per i =
suoi=20
effetti sui salari, ma anche per le sue funeste ripercussioni sulla =
struttura=20
del sistema produttivo italiano. La vecchia pretesa di rimediare con la =
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compressione del costo del lavoro alle gravissime lacune dell'economia =
italiana=20
(dalla carenza di infrastrutture, all'inefficienza dell'apparato =
finanziario,=20
alla riluttanza a crescere del ceto imprenditoriale) rappresenta una =
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prime del declino industriale.<BR><BR>Il referendum, dunque, non =
rappresentava=20
soltanto una sacrosanta battaglia di civilt=E0 per rendere pi=F9 =
uniformi i diritti=20
dei lavoratori. Esso costituiva anche un'occasione per abbandonare una =
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produttiva fallimentare, e pi=F9 in generale per contrapporsi al dogma =
europeo=20
della disinflazione competitiva, causa principale dell'elevata =
disoccupazione=20
dell'ultimo decennio. L'occasione =E8 venuta a mancare, ma la strada =
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quella giusta. Ricordarlo =E8 il modo migliore per non disperdere i voti =
ottenuti.=20
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