Szerző: Paola Manduca Dátum: Tárgy: [NuovoLaboratorio] Fwd: Re: [bastaguerra] da Nella Ginatempo una
riflessione MATERIALI DA FORUM
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>Date: Tue, 8 Jul 2003 10:57:54 +0200
>Subject: Re: [bastaguerra] da Nella Ginatempo una riflessione
>Reply-To: bastaguerra@???
>
>Penso ke l'analisi politica fatta da Nella sia condivisibile al 100%:
>l'ulivo, eccezion fatta per verdi, pdci e parte del correntone ds , non è
>antiliberista, non condivide e non comprende le ragioni del movimento, e
>anzi lo vive come un fastidioso fenomeno con cui a volte è costretto a
>confrontarsi e a dirsi d'accordo. E' anke vero ke la leadership dell'ulivo
>(fassino, d'alema, rutelli e compagnia brutta) non è emendabile. Resta la
>difficile scelta del "nuovo cartello di forze radicali" che rappresenti il
>movimento, e dico difficile per vari motivi:
>1) verdi, pdci e correntone uscirebbero dall'ulivo e sarebbero da
>considerare parte di questo cartello? e rifondazione?
>2) questo cartello dovrebbe cmq fare alleanze perlomeno elettorali con
>l'ulivo? altrimenti riconsegnamo l'italia a berlusconi per altri 5 anni e
>questo, anke in un contesto internazionale e di lotta all'imperialismo usa,
>sarebbe un atto scellerato.
>3) come si coniuga un'idea del genere (la rappresentanza politica del
>movimento) con un'idea molto presente nel movimento stesso, cioè quella di
>una nuova forma di lotta politica capace di "cambiare il mondo senza
>prendere il potere"?
>4) la "politicizzazione" dei movimenti, storicamente, rappresenta la fase
>finale di un movimento stesso, il suo passare da essere spontaneo e
>informale aggregarsi di forze intorno a delle idee, ad una formale struttura
>partitica per cercare di attuare queste idee con la lotta politica
>parlamentare. Di solito questi nuovi partiti non fanno una bella fine, non
>so perché.
>
>Cmq io per primo non mi sento rappresentato da questo ulivo e se si votasse
>oggi sarei in gravissimo imbarazzo, quindi la proposta di Nella è di quelle
>da far scatenare un vespaio immenso di discussioni, però forse è bene
>affrontarle.
>
>liz4rd
>-<*>-<*>-<*>-<*>-<*>-<*>-<*>-<*>-<*>-<*>-<*>-<*>-
>Per un'informazione indipendente: SOLARIA
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>
>
>NOTE ATTORNO ALLA RAPPRESENTANZA POLITICA DEL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA.
>
>Ragiono sull?esperienza politica che ho fatto in questi mesi del 2003 e
>mi pongo alcune domande, forse troppo difficili. Nel comitato FERMIAMO LA
>GUERRA al quale ho partecipato attivamente, si è sempre cercato un confronto
>con le forze politiche parlamentari, alla ricerca di una sponda, ovvero
>di una rappresentanza di quella posizione radicale contro la guerra espressa
>dal nostro striscione del 15 febbraio ?NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA?.
>Mi sono perciò trovata sia prima, sia durante sia dopo il 15 febbraio, sia
>per il 12 aprile e post vittoria militare a partecipare ad alcuni incontri
>con esponenti del centro-sinistra: incontri molto istruttivi per me. Essendo
>stata tra le persone che hanno proposto e sostenuto vivamente il cosiddetto
>?vincolo di coerenza?- cioè la richiesta ai partiti e ai singoli
>parlamentari
>che aderivano alla piattaforma del 15 febbraio di un impegno di voto contro
>la guerra senza se e senza ma ? mi assumo di conseguenza anche l?onere di
>trarre un bilancio di tutta questa vicenda e di valutare che cosa ne è stato
>veramente di questo vincolo di coerenza, ovvero chi e come ha rappresentato
>il grande movimento contro la guerra nelle sue istanze più autentiche e
>sentite.
>In sintesi, mi pare che ci sia stata una divaricazione, fattasi nel tempo
>sempre più profonda e visibile, man mano che si definiva la vittoria
>militare
>degli USA sull?Iraq ed il piano di occupazione militare, tra una parte del
>centrosinistra più Rifondazione che hanno sempre votato coerentemente e
>si sono battuti in Parlamento contro la legittimazione della guerra, sia
>prima, sia durante che dopo, e dall?altra parte l?area di maggioranza dei
>DS e quasi tutta la Margherita che sono scivolati da una posizione di
>incerto
>compromesso e ambiguità (molti se e molti ma a cominciare dalla questione
>della presunta autorizzazione dell?ONU) ad una posizione di legittimazione
>a posteriori della vittoria militare e di subalternità alle scelte degli
>USA. Infatti dopo aver votato perché l?Italia non partecipasse alla guerra
>contro l?Iraq , via via il voto di quest?area politica, purtroppo
>maggioranza
>del centro-sinistra, ha abbracciato prima il rinnovo della missione degli
>alpini in Afghanistan e poi l?invio dei soldati italiani in Iraq ?a scopo
>umanitario?, come se si potesse ancora usare questa parola per mascherare
>oscenamente una chiara aggressione militare ed un piano neocoloniale di
>espropriazione violenta delle risorse di tutta un?area del mondo. Mi
>risultano
>perciò chiare le seguenti evidenze:
>- la posizione maggioritaria dentro il centrosinistra non esprime un vero
>NO ALLA GUERRA, ma semplicemente un no a quella particolare fase della
>guerra
>all?Iraq, dopo la guerra del Golfo e l?embargo, che appariva intollerabile
>all?opinione pubblica mondiale, una guerra più sporca di tutte le altre
>perché senza più giustificazioni e soprattutto arrogantemente preannunciata
>dalla potenza più armata e più minacciosa del mondo, contro l?ONU e contro
>la volontà della maggioranza dei governi del mondo (a loro volta pressati
>dall?opinione pubblica e dai movimenti e minacciati nei loro interessi
>economici
>dalla prepotenza imperiale);
>- per questo motivo i leaders dell?Ulivo, a eccezione di Verdi, Comunisti
>Italiani e - con alcune oscillazioni e incertezze - sinistra Ds,
>abbracciavano
>la tesi di un No a questa specifica guerra perché non autorizzata dall?ONU,
>inseguendo nel contempo l?idea ambigua e fuorviante di una ricucitura
>dell?Europa
>attorno ad un compromesso con gli USA che superasse in fretta l?episodio
>della guerra sporca e consentisse il ritorno alla diplomazia ed al
>patteggiamento
>tra potenze. Cosa puntualmente verificatasi dopo la ?vittoria militare?
>sia in sede di Consiglio di Sicurezza ONU, sia ad Evian col vertice G8;
>- la maggior parte del ceto politico dirigente dell?Ulivo abbraccia
>ideologicamente,
>eticamente, culturalmente, politicamente la teoria della guerra giusta.
>Condivide la posizione di D?Alema e dello stesso Veltroni che continuano
>diabolicamente a perseverare nell?errore, continuando a giustificare la
>guerra umanitaria di cui sono stati ideologhi e fautori. Per questo motivo
>solo pochi, come Occhetto e Cofferati hanno fatto l?autocritica circa la
>guerra alla Serbia e da qui sono stati capaci di spostarsi su posizioni
>pacifiste più radicali che portano a rifiutare tutte le guerre e le
>occupazioni
>militari comunque giustificate, dalla Yugoslavia, all?Afghanistan, all?Iraq.
>Queste autocritiche sono strumentali? Alcuni lo sospettano ma io ritengo
>che siano state comunque utili ed abbiano innescato meccanismi di chiarezza
>in seno alla Cgil ed ai Ds;
>- la maggior parte del ceto politico dirigente dell?Ulivo compie una analisi
>errata dell?attuale ruolo degli USA nel contesto internazionale, dei reali
>interessi in campo, della strategia di guerra permanente globale e del
>disegno
>imperiale che sta dietro alla dottrina Bush, ed alla formula di ?guerra
>preventiva?, eversiva del diritto e della diplomazia internazionale. Essendo
>la guerra permanente globale l?ultimo approdo della gestione capitalistica
>del mondo da parte della fazione più potente e più armata, che sta a capo
>dell?economia mondiale, essa non può essere spiegata all?interno di un
>pensiero
>che accetta l?orizzonte complessivo del neoliberismo, i rapporti sociali
>dominanti e la supremazia del mercato sui diritti;
>- l?opposizione alla guerra senza se e senza ma presuppone una analisi del
>mondo che connette guerra e neoliberismo, così come connette tutte le guerre
>guerreggiate dagli USA dopo l?89 all?imposizione di un Nuovo Ordine Mondiale
>basato sulla supremazia militare e geopolitica statunitense. Negli anni
>più recenti la strategia di guerra permanente globale della giunta Bush
> ha utilizzato l?attentato terroristico alle due Torri per scatenare la
>quarta guerra mondiale agli ?Stati Canaglia? (prime tappe Afghanistan e
>Iraq). Per questi motivi strutturali non è possibile opporsi efficacemente
>alla guerra o addirittura tentare di fermarla se non si assume la visione
>di UN ALTRO MONDO POSSIBILE, cioè se non si connette la battaglia pacifista
>al conflitto contro il neoliberismo e le istituzioni economiche
>internazionali
>che producono lo squilibrio tra il Nord-Ovest del mondo e i restanti paesi,
>realizzando la guerra economica permanente. Nello stesso modo non è
>possibile
>opporsi efficacemente alla guerra se si rimane confinati in una visione
>filoatlantica del ruolo progressivo e liberatorio degli Stati Uniti e non
>si combatte strenuamente contro la strategia imperiale che avanza e oggi
>minaccia nuovi popoli.
>
>CONCLUSIONI CON DOMANDE.
>A) La maggioranza del centrosinistra è molto distante dalle posizioni del
>movimento contro la guerra espresse in tutta Italia con le lotte del
>trainstopping,
>coi raduni arcobaleno, con le proteste alle basi ed ai porti, oltre che
>naturalmente col 15 febbraio e col 12 aprile. E? molto distante da chi
>chiede
>?Fuori la Guerra dalla Storia?, da chi chiede il disarmo militare, la
>chiusura
>delle basi Usa, un modello pacifista di Difesa basato sui corpi civili di
>pace, una definitiva rinuncia al riarmo europeo e al modello dell?Europa
>armata, un impegno chiaro per la riduzione delle spese militari, una lotta
>alla produzione ed al commercio di armi che continuano a produrre guerre
>a mezzo guerre di cui siamo sempre più responsabili dopo aver abolito la
>legge 185 e dopo avere, col centrosinistra ai tempi della guerra umanitaria
>(e poi con la guerra al terrorismo in Afghanistan) praticato il Nuovo
>Concetto
>Strategico della NATO che di difensivo non ha più niente. Domanda: chi
>rappresenterà
>in Parlamento le istanze del movimento, se si profila un governo D?Alema
>bis sia pure con Rifondazione Comunista ?
>B) Le forze politiche che hanno costantemente o quasi votato contro la
>Guerra
>senza se e senza ma, sono anche le stesse(eccezion fatta per Cofferati)
>che hanno sostenuto il referendum sull?art.18 e che hanno rifiutato il voto
>bipartisan al Senato sull?Europa e la presidenza Berlusconi. Dunque sono
>forze politiche che hanno connesso il No alla guerra con la battaglia per
>i diritti e raccolgono molte istanze del movimento dei movimenti. Hanno
>una larga base sociale che non coincide con i loro partiti o con la loro
>porzione di partiti, ma possono contare sulla Cgil, sull?Arci, su un vasto
>mondo di associazioni e ONG e su componenti cattoliche radicali. Domanda:
>cosa impedisce alle donne e agli uomini che sono responsabili e dirigenti
>di questo schieramento di forze di costituire un cartello elettorale su
>un nuovo programma di governo che salvi Pace e Diritti e offra una
>rappresentanza
>politica al movimento di questi anni e alle speranze di milioni di persone
>?
>C) Il movimento contro la guerra non ha cambiato nella sostanza la linea
>politica attualmente dominante nei DS e nella Margherita. E? vero che ha
>spostato delle forze sociali, come la CGIL ed ha riposizionato la sinistra
>del centro-sinistra. Ma, circa la prima, non possiamo dimenticare la perdita
>di radicalità determinata dalla mancata promessa dello sciopero generale
>contro la guerra. Circa le forze politiche antiguerra che stanno
>nell?Ulivo,
>alla fine non possono costituire una efficace rappresentanza politica
>alternativa
>visto che rimangono nella attuale gabbia del centrosinistra e si apprestano
>dunque ad esprimere un governo unitario .Personalmente ritengo che l?attuale
>leadership del centrosinistra non sia riformabile, neanche sotto la spinta
>del movimento, e che fare l?unità significa sacrificare la radicalità.
>Allora
>domando: non sarebbe meglio fare l?unità delle forze radicali e aprire su
>questo un grande processo di partecipazione collettiva ?
>
>Nella Ginatempo - BASTAGUERRA.
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