Autore: Ugo Bo Data: Oggetto: [Cm-crew] graziano predielis sul corsera
o e' sfuggito a tutti, compreso all'attentissimo toni-i, o e' sfuggito a
me, e gia' qualcuno l'aveva riportato
comunque sul corriere della sera di domenica e' apparso questo articolo:
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Graziano, ucciso mentre rincasava in bici
Ora è il simbolo dei «ciclisti urbani»
La vedova continua ad apparecchiare per tre, poi cena da sola con il
figlio
L' INCHIESTA. I VOLTI DI UNA STRAGE
Porqueddu Mario
DAL NOSTRO INVIATO BAONE (Padova) - L' altro giorno a Milano alla
presentazione del libro «Critical Mass, l' uso sovversivo della
bicicletta» (Feltrinelli), insieme con un politico e un giornalista c'
era un tipo che diceva di chiamarsi Graziano Predielis. Sul Corriere
della Sera del 25 ottobre 2002 è stata pubblicata una lettera - «La
città che vorremmo» - firmata Graziano Predielis. La Repubblica del 10
maggio scorso ha intervistato un ragazzo che si è presentato come
Graziano Predielis e ha svelato l' arcano: «Siamo tutti Graziano
Predielis. Il nostro è un nome collettivo». Perché Graziano Predielis,
quello vero, è morto investito da un' auto il primo giorno di giugno del
2002. Lo chiamavano «caramella», per via di un vecchio lavoro: da
giovane a Este vendeva dolciumi. Più avanti negli anni, questa volta a
Monselice, aveva iniziato a commerciare automobili, marca Peugeot. E a
travolgerlo, poco più di un anno fa, è stata proprio una Peugeot. Era
sera e Graziano tornava da Este, in sella alla bici, diretto a Baone: un
paesino poco più sopra dove, dal 1988, viveva assieme alla moglie
Dorina. Al volante dell' auto, una «106» verde, c' era un ragazzo molto
giovane. L' ha buttato giù dalla bici e ha trascinato il suo corpo per
qualche metro, poi lo ha lasciato per terra con la testa spaccata e una
gamba staccata dal tronco. Graziano Predielis è morto sul colpo: aveva
65 anni, tre figli e altrettanti nipoti, da non molto era andato in
pensione. Il ragazzo al volante, A. B., pure lui di Baone, prima è
scappato, passando da casa a parlare col padre, poi è ritornato sul
luogo dell' incidente. Una stradina stretta che lì si chiama ancora via
Meggiaro e poco dopo diventa la provinciale numero 6, «Ca Borin». Il
pensionato la percorreva ogni giorno, avanti e indietro, sulla sua
bicicletta. Quando l' hanno investito era buio, e il fanale della bici
era spento, ma la tragedia è avvenuta proprio sotto un lampione. Dopo i
rilievi dei carabinieri, la Procura ha proceduto d' ufficio. A dicembre
è iniziato il processo, che non è ancora finito. Quel giovane che
guidava la Peugeot 106 ora circola in bici: «I suoi genitori - dicono
qui - sembra siano invecchiati di 10 anni». Dorina Predielis continua ad
apparecchiare per tre, ma poi cena soltanto con Pericle, il figlio più
grande. Ogni giorno da quando il marito è stato sepolto passa a prendere
la cognata per andare con lei al cimitero. Senza immaginare che nel
frattempo il suo Graziano è stato «adottato» da alcuni dei tanti
ciclisti urbani - in tutto ormai sono migliaia - che da oltre un anno si
aggirano per le strade di varie città d' Italia, un po' per segnalare
un' alternativa, un po' per protesta e un po' perché a fare così si
divertono un sacco. Un pezzo della storia di quest' uomo, che suo
malgrado è diventato un simbolo, è custodito in una busta di plastica
verde lievemente spugnosa. E' una busta che sa d' altri tempi e per
tenerla assieme ci vogliono i punti della pinzatrice. Monica, figlia di
Graziano e Dorina Predielis, la maneggia con cura: «Me la ricordo da
sempre. Sono anni che gira per casa». Conserva foto e pagelle,
passaporti e biglietti appartenuti a tre generazioni della sua famiglia.
Per esempio: in mezzo alle immagini di Graziano Predielis c' è la
ricevuta del versamento fatto nel ' 39 da Enrico, suo padre, per la
tessera del fascio. «Per forza, altrimenti era olio», dice Monica
rimettendola a posto. Monica ha 40 anni e lavora al Comune di Este. E'
la seconda figlia di Graziano e Dorina ed è a lei che i fratelli
Cristiano, il minore, e Pericle lasciano il compito di raccontare
qualcosa del babbo. «Mio padre - ricorda - è nato a Baone il 7 aprile
del ' 37. Dopo l' avviamento, le scuole professionali di allora, il
primo lavoro lo ha trovato in un panificio. Suo papà, invece, era
falegname. Lavorava il ciliegio e qualcuno a Baone se lo ricorda ancora
perché faceva le "bagoine", i bastoni per gli anziani». Oggi lei tiene
gli anelli in una scatola intagliata dal nonno. «Se fosse dipeso da lui,
papà avrebbe messo al mondo una decina di figli - prosegue -. Andava al
ritmo di uno ogni 16 mesi, ma la mamma l' ha fermato al terzo. Soldi non
ne giravano tanti e in casa lavoravamo tutti. Noi ragazzi, dopo la
scuola, papà, che intanto era diventato rappresentante di dolci, e mamma
che era cuoca dell' asilo». Poi Graziano aveva iniziato a vendere auto.
Le macchine gli piacevano: «Aveva una mini rossa alla quale teneva
tanto. Una volta, andando a pescare sul delta del Po, ci siamo saliti in
otto. Guidava lui. Al ritorno i carabinieri ci hanno fermato, ma non ci
hanno fatto la multa. "Poveri cani", avranno pensato». In chiesa ci
andava soprattutto se moriva un amico. «Non era un "basabanchi", un
cattolico fervente - dice Monica -. Ma non ha mai bestemmiato, cosa rara
da queste parti, e nel portafogli teneva la foto di Padre Pio». In
compenso, e su questo è unanime il giudizio del paese, da buon veneto
gli piaceva il vino: «Qui, si sa, bevono tutti. Lui la sera spesso
andava a Este, al bar del circolo Pci. Ma non credo per passione
politica, piuttosto per bere qualcosa in compagnia. Poi, prima di
rincasare, comprava un gelato per mamma. Al mattino c' erano le coppette
vuote sul comò». Monica racconta e intanto il tavolo si riempie di foto
e vecchie carte. Dalla busta verde esce un' immagine del 1957: nella
camerata di una caserma di Bari Graziano fa il «Presentat-arm» in
mutande ed elmetto con i compagni del 9° C.a.r. Poi, ecco un libretto
con la copertina blu: «Prontuario di elettrotecnica». Sulla prima pagina
Predielis ha scritto una frase in latino: «In labore fructum». La storia
va avanti. «Papà era un bravo cuoco. Le sue specialità erano trippa e
baccalà. Ma si metteva ai fornelli solo la domenica e, dopo, la cucina
era un casino. Era goloso di "galanni", frittelle simili alle
chiacchiere: a carnevale mamma gliele preparava ripiene di mostarda». E
ancora: Graziano amava cacciare. Ha trasmesso la passione al figlio
minore, Cristiano, che adesso ricorda: «Da bambino nei giorni di festa,
quand' era stagione di caccia, lo sentivo che si svegliava e mi facevo
trovare fuori dal bagno. Lui mi dava una pacca sulla spalla e mi diceva:
"Dai bocia, andiamo". Il primo fucile me l' ha regalato a 7 anni,
calibro otto a doppia canna». Domenica scorsa a Baone hanno inaugurato
il primo tratto della pista ciclabile che collegherà il paese alle
strade di Este. Quella che forse avrebbe salvato la vita a Graziano
Predielis. Mario Porqueddu (3 - continua)