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CONFERENZA STAMPA DEL RAI 3 RADUNO ANTIRAZZISTA INTERNAZIONALE, CONVITATI DI PIETRA GLI SBIRRI

C’erano molti giornalisti stamattina alle 11.30 presso la sala del Comune di Terni dove si è tenuta la conferenza stampa degli organizzatori del RAI, 3° raduno antirazzista internazionale.

Ma la presenza più pesante, incivile e inqualificabile era rappresentata da Ilio Cerquaglia, Luigi Mazzitelli ed un altro agente della DIGOS di Terni. Considerando che una della parole d’ordine del RAI3 è contro la repressione, lo stato di polizia ha mostrato ancora una volta il suo triste volto, degno delle dittature fasciste del Sudamerica, con questa squallida, indegna di uno stato civile e ingiustificata presenza di sbirri in una conferenza stampa, alla faccia della libertà di espressione.



Ma lasciamo perdere le derive repressive e parliamo di contenuti. Fabrizio Pacifici, assessore ai Servizi Sociali del comune di Terni nella sua introduzione ha ribadito l’importanza dell’iniziativa che sviluppa discussione e riflessioni sui temi dell’antirazzismo, della solidarietà e della liberazione. Riconoscendo la vasta rappresentanza tra i giovani e la cittadinanza delle associazioni promotrici, ha esposto alcune difficoltà incontrate nella terza edizione che sono state però superate per la volontà politica di permettere l’iniziativa, riconoscendone la valenza sociale ed aggregativa. Ha concluso l’intervento affermando la necessità in un contesto di valorizzazione delle esperienze associative “con la terza edizione, di voler dare un segnale preciso ”.



Successivamente ha preso la parola Tonino, che ha spiegato le linee che sottendono l’organizzazione di questa 3° edizione del RAI.

I tre gruppi tematici che connettono l’iniziativa quest’anno sono la repressione, l’omologazione e la lotta all’eroina. Il rappresentante storico dei Freak Brothers ha parlato a lungo della repressione indiscriminata realizzata dallo stato nelle curve, dove l’operato delle “forze dell’ordine” troppo spesso si realizza in modo indiscriminato, antidemocratico e anticostituzionale, nello stesso tempo in cui il governo è garantista a senso unico solo per reati finanziari e quelli contestati al presidente del consiglio. E’ gravissima la legislazione speciale che viene ostentata per risolvere il feticcio della violenza negli stadi ma che serve solo ad una politica spettacolo, fatta per rassicurare i benpensanti attraverso pratiche iperrepressive. Ma tutte le leggi varate servono solo a creare consenso, perché dopo qualche mese la situazione torna la stessa. Allora è forte il sospetto che si utilizzi lo stadio come laboratorio sociale di controllo dei movimenti popolari, sul modello
della repressione negli USA contro le Black Panter ed il movimento degli afroamericani. Altro elemento che caratterizza il RAI è la lotta all’omologazione del calcio, alla sua completa commercializzazione e mercificazione.”Il calcio è del popolo” ha sottolineato più volte il rappresentante ultrà, non è né dei presidenti (che spesso hanno interessi esclusivamente politici ed economici, riferendosi ancora a Berlusconi), né delle multinazionali, né delle pay TV.

E’ seguita una critica strutturata ai meccanismi della globalizzazione nell’universo calcio e l’analisi degli interessi economici collegati al calcio che cercano di piegare il gioco e l’ambiente popolare del calcio all’audience ed al profitto. Le derive e le speculazioni edilizie collegate alle privatizzazioni degli stadi e alla loro trasformazione in enormi ipermercati dove deve regnare l’ordine delle merci rientra in questo tentativo di normalizzare e omologare il calcio.

Contro i padrini (Lega, FIGC ecc.) e i padroni del calcio (TV e presidenti) si ripropone una partecipazione attiva, calda e popolare sui temi dell’antirazzismo che ribadisca il carattere sociale e collettivo della scelta ultrà. Ma questo modo di vivere il calcio e di socializzare mette paura tanto che le procedure repressive rasentano il delirio, basti pensare che per l’accensione di un fumogeno si rischiano quasi due anni, lo stessa pena di una rapina! E’ chiara la scelta repressiva realizzata nel laboratorio-stadio.

Infine ha affrontato le tematiche relative alla lotta all’eroina, diffusa nelle periferie, nelle pieghe della società, nelle curve. Contro le politiche repressive annunciate da Fini, contro i proclami della “tolleranza zero” gli organizzatori del RAI ribadiscono la necessità di un intervento sulla persona, sulle cause sociali che spingono alla tossicodipendenza a politiche di riduzione del danno, di convincimento e non di repressione o spettacolo mediatico.



E’ intervenuto poi Simone che, dopo aver esposto il programma, ha inquadrato le politiche repressive negli stadi all’interno di un generale giro di vite delle libertà civili che si realizza nelle politiche repressive, nella proclamata “tolleranza zero”, nelle pratiche infami contro i migranti, nella precarizzazione del mercato del lavoro (dal pacchetto Treu alla legge Biagi). Negli stadi il risultato è una legislazione d’emergenza che rasenta, per uno stato di diritto, la mostruosità giuridica a partire dalle diffide con obbligo di firma per arrivare all’arresto per flagranza differita. E’ un paradigma repressivo che si cerca di calare sull’intera società, contro il quale l’unica risposta è la resistenza.

Infatti la propaganda sulla sicurezza tanto sbandierata è solo di facciata. La sicurezza non aumenta comprimendo le libertà. Al contrario solo aumentando le libertà si ottiene sicurezza che non è qualcosa di astratto bensì il rispetto dei diritti umani e di cittadinanza.. Il controllo sociale oggi vede il luogo “stadio” come contrario all’”ambasciata”. In quest’ultima vige l’extraterritorialità mente lo stadio rappresenta il paradigma della repressione e della sospensione dei diritti, il laboratorio del controllo e della repressione che poi viene estesa all’intera società a partire dai movimenti di piazza, come abbiamo visto a Genova. E’ per questo che il ricavato della sottoscrizione dei concerti andrà agli arrestati a Genova. Perché c’è un filo nero che collega la repressione negli stadi e quella nelle piazze. E’ il desiderio di libertà ed il bisogno di giustizia che sono alla base di questa iniziativa di confronto aperto tra gruppi ultrà prima conflittuali.



Infine “Baffo”, della Working Class ha ricostruito la storia del RAI, pensato quattro anni fa durante un iniziativa a Reggio Emilia, incentrata però solo sui temi del calcio. Ma il calcio è società e dunque era impossibile tener fuori le tematiche sociali.
Il primo raduno ha avuto un carattere fortemente antirazzista e contro la repressione. Il successo del primo appuntamento ha portato alla seconda edizione dell’anno scorso dove si è concretizzata l’esperienza di “RESISTENZA ULTRA’” il crearsi di un solido legame tra le tifoserie della Ternana, del Livorno e dell’Ancona sui temi dell’antifascismo e contro la repressione. Tifoserie prima ostili che hanno trovato nei contenuti ed in una lotta comune il terreno per sviluppare solidarietà, scambi di materiale, informazioni, esperienze. L’esperienza di quest’anno vuole rilanciare ed allargare le pratiche di “resistenza ultrà” sui temi della lotta alla repressione, all’omologazione, all’eroina e al razzismo.



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