[Cm-roma] Fatalita'

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Szerző: cm-roma@inventati.org
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Régi témák: [Cm-roma] dar poro
Tárgy: [Cm-roma] Fatalita'
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Fatalita'

Era come una piccola morte. Quando il cerchione trasmetteva le asperita'
del selciato e il manubrio sbandava leggermente. Le gambe si arrestavano
sui pedali. La schiena inarcata e gli occhi al cielo a richiedere
l'impronunciabile attenzione delle divinita' cicloniche. Capitava spesso,
troppo spesso. Sulle prime era una vera e propria scocciatura, poi divenne
fastidio per poi farsi inevitabile componente del viaggio. Avrebbe dovuto
essere piu' regolare, si' piu' regolare. Ogni trenta chilometri? Una volta
a settimana? Due alla settimana? Il Lunedi? Il Lunedi' alle 13,30? Beh..
basta saperlo. Ci si organizza. Una camera d'aria nuova ogni quindici
giorni e via. Lo so, quando capita lo so. Casomai non si affrontano viaggi
lunghi. Vieni con noi oggi? No, grazie, oggi no, devo bucare tra due ore!
Alla prossima!
Invece accadeva ovunque e improvvisamente. Di giorno, di notte, dopo tre
chilomentri dall'ultima foratura. Appena dopo la partenza, appena prima
dell'arrivo. Era una componente del viaggio. Era nel carattere del
destriero nero marchiato Bianchi. Era nell'anima di ferro e alluminio. Il
desiderio di disarcionare il cavaliere. La volonta' di non concedersi
totalmente. Piu' le strade diventavano difficili, sampietrini, pietrisco,
marciapiedi piu' lei si ribellava appiedando la padrona.
Era una guerra dura da vincere. C'erano in gioco abilita', forza d'animo,
speranza, disperazione, perseveranza, rabbia, illusione. S. aveva tutta
l'intenzione di portarla fino in fondo. Battaglia su battaglia, pezza su
pezza. Io ti domero' nera compagna, quando vincero' vinceremo entrambe.
I tempi di manutenzione si erano ridotti al minimo. Pochi minuti per
piazzare il ciclo, sciogliere le viti, smontare il cerchione , aprire il
pneumatico, estrarre la camera d'aria. Tre forse cinque minuti durante i
quali le mani si muovevano come se da sole sapessero dove appoggiarsi,
dove forzare, agire.
La ricerca del foro invece richiedeva una pausa. Metteva in moto altri
sensi, il tatto, l'udito, la vista. Sentire un filo d'aria che uscendo dal
foro ti accarezza il labbro. Ascoltare il sibilo traditore senza vederne
la sorgente. A volte serviva astuzia. Aiutarsi con l'acqua, una bacinella
nel migliore dei casi o una fontana, una pozza. Passare la gomma tra le
mani immergendola nel liquido, scrutare il minimo movimento dell'acqua,
con calma, pazienza. E' richiesto un tempo appropriato. L'Allegro con
brio, lo Scherzo, l'Allegro vivace son del pedalare, qui serve un Adagio.
Poi la caccia finisce. Lo sbuffo di bolle segnala il danno. Le mani
riprendono l'attivita' frenetica, la carta vetrata, la pezza, il mastice,
asciuga, soffia, aspetta, premi, pulisci, premi ancora, aspetta, di piu',
prova, gonfia, prova adesso.
S. rimonta la camera d'aria con attenzione, massaggia con due dita il
penumatico che fa scorrere nelle mani. Vuole che la camera d'aria si
stenda uniforme e occupi tutto il suo spazio. Chiude il cerchione, gonfia.
Tutto riprende forma. Non mostra memoria dell'accaduto. La Bianchi nera
priva della ruota aspetta in riposo che le sia restituito l'arto. Si
rimonta, si allinea, si raccolgono gli attrezzi e si riparte. Lo sa S. che
non e' l'ultima foratura. Che tra due chilometri ci si ritrova daccapo. Fa
parte del gioco. Della sfida all'anima nera di ferro e alluminio che
ancora non abbandona la lotta.
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<br><font size=4 face="Verdana">Fatalita'</font>
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<br><font size=4 face="Verdana">Era come una piccola morte. Quando il cerchione
trasmetteva le asperita' del selciato e il manubrio sbandava leggermente.
Le gambe si arrestavano sui pedali. La schiena inarcata e gli occhi al
cielo a richiedere l'impronunciabile attenzione delle divinita' cicloniche.
Capitava spesso, troppo spesso. Sulle prime era una vera e propria scocciatura,
poi divenne fastidio per poi farsi inevitabile componente del viaggio.
Avrebbe dovuto essere piu' regolare, si' piu' regolare. Ogni trenta chilometri?
Una volta a settimana? Due alla settimana? Il Lunedi? Il Lunedi' alle 13,30?
Beh.. basta saperlo. Ci si organizza. Una camera d'aria nuova ogni quindici
giorni e via. Lo so, quando capita lo so. Casomai non si affrontano viaggi
lunghi. Vieni con noi oggi? No, grazie, oggi no, devo bucare tra due ore!
Alla prossima! </font>
<br><font size=4 face="Verdana">Invece accadeva ovunque e improvvisamente.
Di giorno, di notte, dopo tre chilomentri dall'ultima foratura. Appena
dopo la partenza, appena prima dell'arrivo. Era una componente del viaggio.
Era nel carattere del destriero nero marchiato Bianchi. Era nell'anima
di ferro e alluminio. Il desiderio di disarcionare il cavaliere. La volonta'
di non concedersi totalmente. Piu' le strade diventavano difficili, sampietrini,
pietrisco, marciapiedi piu' lei si ribellava appiedando la padrona. </font>
<br><font size=4 face="Verdana">Era una guerra dura da vincere. C'erano
in gioco abilita', forza d'animo, speranza, disperazione, perseveranza,
rabbia, illusione. S. aveva tutta l'intenzione di portarla fino in fondo.
Battaglia su battaglia, pezza su pezza. Io ti domero' nera compagna, quando
vincero' vinceremo entrambe. </font>
<br><font size=4 face="Verdana">I tempi di manutenzione si erano ridotti
al minimo. Pochi minuti per piazzare il ciclo, sciogliere le viti, smontare
il cerchione , aprire il pneumatico, estrarre la camera d'aria. Tre forse
cinque minuti durante i quali le mani si muovevano come se da sole sapessero
dove appoggiarsi, dove forzare, agire. </font>
<br><font size=4 face="Verdana">La ricerca del foro invece richiedeva una
pausa. Metteva in moto altri sensi, il tatto, l'udito, la vista. Sentire
un filo d'aria che uscendo dal foro ti accarezza il labbro. Ascoltare il
sibilo traditore senza vederne la sorgente. A volte serviva astuzia. Aiutarsi
con l'acqua, una bacinella nel migliore dei casi o una fontana, una pozza.
Passare la gomma tra le mani immergendola nel liquido, scrutare il minimo
movimento dell'acqua, con calma, pazienza. E' richiesto un tempo appropriato.
L'Allegro con brio, lo Scherzo, &nbsp;l'Allegro vivace son del pedalare,
qui serve un Adagio. Poi la caccia finisce. Lo sbuffo di bolle segnala
il danno. Le mani riprendono l'attivita' frenetica, la carta vetrata, la
pezza, il mastice, asciuga, soffia, aspetta, premi, pulisci, premi ancora,
aspetta, di piu', prova, gonfia, prova adesso. </font>
<br><font size=4 face="Verdana">S. rimonta la camera d'aria con attenzione,
massaggia con due dita il penumatico che fa scorrere nelle mani. Vuole
che la camera d'aria si stenda uniforme e occupi tutto il suo spazio. Chiude
il cerchione, gonfia. Tutto riprende forma. Non mostra memoria dell'accaduto.
La Bianchi nera priva della ruota aspetta in riposo che le sia restituito
l'arto. Si rimonta, si allinea, si raccolgono gli attrezzi e si riparte.
Lo sa S. che non e' l'ultima foratura. Che tra due chilometri ci si ritrova
daccapo. Fa parte del gioco. Della sfida all'anima nera di ferro e alluminio
che ancora non abbandona la lotta. </font>
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