[Lecce-sf] blak-out elettrico

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Aihe: [Lecce-sf] blak-out elettrico
vorrei sapere perchè i giusti indirizzi di politica energetica delineati
nell' articolo dovrebbero implicare la cancellazione di ogni residuo
monopolio pubblico ed addirittura la reale liberalizzazione del
mercato.Ovviamente il "pubblico-burocratico" è indifendibile, ma nel
prospettare linee evolutive non dovremmo rivendicare , da sinistra, l'idea
di un "pubblico-sociale" ed un mercato controllato ed indirizzato a fini
sociali?.ninì.
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From: "Verdi Lecce" <verdicomlecce@???>
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<lecce_cittaplurale@???>
Sent: Thursday, June 26, 2003 8:40 PM
Subject: [Lecce-sf] blak-out elettrico


> SUI RISCHI DI BLACK-OUT ELETTRICO
> MEZZE VERITA' E ALLARMI INTERESSATI
> di Antonio De Giorgi e Mauro Pascariello
> (Federazione dei VERDI)
> Si sta svolgendo in questi giorni una pesante campagna di disinformazione
> sulle carenze del sistema elettrico italiano, che rischiano di confondere

il
> cittadino, generalmente ignaro di molti inquietanti retroscena di questo
> settore, e che ha difficoltà a individuare ruoli e responsabilità.
> Un grido di allarme, adeguatamente amplificato dagli organi di stampa, si

è
> levato da molti operatori del settore, istituzionali e non: l'energia
> elettrica prodotta è insufficiente! Ed ecco pronta la ricetta: occorre
> costruire nuove centrali! Conclusione, contenuta in modo più o meno
> esplicito nelle varie prese di posizione: la responsabilità della

situazione
> attuale è soprattutto di coloro (ambientalisti, comitati spontanei,
> cittadini) che si oppongono alle nuove centrali elettriche. L'operazione

di
> depistaggio e disinformazione è completa! Il messaggio è chiaro: accettare
> nuovi insediamenti elettrici è una strada obbligata e quasi un "dovere
> morale", se non si è nemici del progresso e del benessere!
> La realtà è ben diversa da come viene spesso prospettata; alcuni segnali
> devono far riflettere il cittadino, se non vuole cadere in fuorvianti
> conclusioni; non occorre essere esperti del settore, ma semplicemente

usare
> i dati disponibili ed il proprio cervello. Vorremmo che quanti in questi
> giorni hanno lanciato allarmi o preannunciato black-out diffusi
> rispondessero, con altrettanta enfasi, sui punti che qui riportiamo.
> 1) Dai primi Piani energetici nazionali degli anni '70 si denuncia la
> pesante dipendenza (per l'80% circa) dei nostri fabbisogni energetici da
> fonti importate; tuttavia ben poco è stato fatto per attuare una reale
> diversificazione degli approvvigionamenti, in un quadro di valorizzazione
> delle risorse locali, ma si è insistito per decenni con la politica delle
> megacentrali elettriche alimentate da fonti fossili; di chi la
> responsabilità per queste scelte?
> 2) Di chi è la responsabilità se non si è mai attuato un programma

organico
> e diffuso di risparmio energetico, con relative campagne informative,
> puntando a ridurre i consumi, piuttosto che far fronte ad un aumento
> incontrollato della domanda? Quanti cittadini sanno (e ne sono coscienti)
> che usare l'energia elettrica per produrre acqua calda è improprio da

punto
> di vista tecnico e sconveniente dal punto di vista economico, e che è
> preferibile ricorrere in questi casi ai pannelli solari?
> 3) Di chi è la responsabilità se fino al Piano energetico nazionale del

1988
> la previsione di produzione da nuove fonti rinnovabili (idroelettrico,
> eolico, solare, biomassa, ecc.) è rimasta su 2 miseri Mtep (milioni di
> tonnellate equivalenti di petrolio) su un totale di 185 Mtep di consumi
> globali, causando un grave ritardo al sistema nazionale nella ricerca e
> nello sviluppo di tecnologie innovative?
> 4) Di chi è la responsabilità se in Germania (con caratteristiche

climatiche
> meno favorevoli delle nostre) si installano in un anno il doppio dei
> pannelli solari per acqua calda installati complessivamente in Italia, e

se
> in Giappone un programma di diffusione dei pannelli fotovoltaici ha

portato
> a 135 MW (megawatt = 1 milione di watt) di impianti installati, a fronte

di
> 1 solo MW del programma italiano "Tetti fotovoltaici"?
> 5) Si è credibili nel "lanciare allarmi" se per decenni si è fatto poco o
> nulla per ridurre quel 60% e oltre di energia che viene dissipata come
> calore (con relativo inquinamento ambientale) nella produzione elettrica

da
> megacentrali (come Cerano), mentre erano già da tempo disponibili (se ne
> sono accorte le aziende municipalizzate, ma non l'Enel) piccole centrali
> elettriche con rendimenti che possono arrivare al doppio?
> 6) Di chi è la responsabilità se le nostre strategie energetiche sono

state
> sempre ispirate alla "politica dell'offerta" (ampia offerta di energia
> prescindendo da come questa viene impiegata) piuttosto che ad un più
> corretto "governo della domanda" (produrre energia nella quantità e

qualità
> necessarie, dopo aver perseguito il massimo risparmio energetico), e se

così
> si sono incoraggiati gli sprechi e gli usi impropri, che oggi

ipocritamente
> e tardivamente si denunciano?
> 7) Di chi è la responsabilità se le tariffe elettriche multiorarie (che
> scoraggiano i consumi in orari di punta e "appiattiscono" proprio quelle
> punte di richiesta che causerebbero i black-out) non sono ancora state
> estese alle piccole utenze, a differenza di altri stati europei?
> 8) Di chi è la responsabilità se il mercato elettrico italiano è ancora
> pesantemente condizionato da Enel, che esercita ancora di fatto un ruolo

di
> monopolista, e che ha storicamente scoraggiato, con l'avallo dei vari
> governi in carica, l'autoproduzione di energia ed una reale

liberalizzazione
> del mercato, che incontra ancora oggi vari ostacoli normativi e di

gestione?
> Se si risponde correttamente a queste domande, si potrà concludere che la
> responsabilità storica delle scelte e degli errori fatti non è certo degli
> ambientalisti o dei vari comitati che giustamente si sono mobilitati per
> difendere salute ed ambiente, ma di molti dirigenti e decisori -
> istituzionali e non - coinvolti a vario titolo nella nostra politica
> energetica, molti dei quali, invece di essere invitati a cambiare mestiere
> per palese inadeguatezza, continuano ancor oggi la loro carriera a spese

dei
> cittadini.
> Se si aggiunge che dietro la costruzione di nuove centrali elettriche

(solo
> in Puglia previsti insediamenti per 10.000 MW) sta un fortissimo gruppo di
> pressione, ben rappresentato nel Parlamento, nei centri decisionali e

sugli
> organi di informazione, si ritiene di aver dato sufficienti motivi di
> riflessione al cittadino, che deve pretendere una corretta politica
> energetica e non si deve rendere più disponibile ad avallare ed a pagare

con
> le proprie tasche (a partire dagli "oneri nucleari" previsti nelle

bollette)
> errori storici e interessi di parte.
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