[Cpt] Bologna-riunione

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Autore: anna brambilla
Data:  
Oggetto: [Cpt] Bologna-riunione
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Purtroppo non riuscirò ad essere a Bologna a meno che entro domenica non si risolva positivamente la situazione dei 34 richiedenti asilo kurdi in sciopero della fame dall'11 giugno.
Approfitto per sottoporre al Tavolo migranti l'adesione al seguente appello

grazie e fatemi sapere
Anna



SCIOPERO DELLA FAME A PIAZZA VENEZIA:

APPELLO PER IL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO D’ASILO A 34 PROFUGHI KURDI





“Non abbiamo niente da perdere” sembrano dire 34 profughi kurdi che dal 11 Giugno hanno iniziato uno sciopero della fame contro la decisione della Commissione Centrale di negare loro l’asilo politico.

Avanti ad oltranza, dunque, nonostante la proposta da parte delle Associazioni presenti di interrompere lo sciopero per intraprendere altre forme di lotta e nonostante le critiche condizioni cliniche di alcuni di loro.

Vengono da Dersim, Bingol, Sirnak e sui pezzi di carta che mostrano c’è scritta la loro storia. Storia di violenza e persecuzione, una persecuzione che nel nostro paese non viene riconosciuta.

Sono provati dal gran caldo, dal digiuno, dal senso di precarietà in cui vivono da mesi, ma determinati e pronti a lottare. Chiedono che i loro casi vengano riesaminati e rivendicano il diritto di asilo che per i kurdi significa diritto ad esistere.

In Turchia, le violazioni dei diritti umani sono ancora all’ordine del giorno e le riforme democratiche tanto sbandierate dal governo turco devono considerarsi mere operazioni di facciata, almeno fino a quando non verrà presa in considerazione la proposta di un’amnistia incondizionata, a favore di tutti i prigionieri politici.

Alle condizioni attuali, quindi, il rimpatrio in Turchia rappresenta un serio rischio per la vita di queste persone.



A Piazza Venezia, nel cuore di Roma, mille realtà si interesecano e la storia dei profughi kurdi è solo un frammento di una più ampia, drammatica epopea.

I tempi e le modalità con cui si svolge l'intervista di fronte alla Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, compresa l’utilizzazione dei funzionari delle ambasciate dei paesi di provenienza, per le procedure di identificazione, non consente ai richiedenti asilo un’adeguata difesa.

Nel corso del 2002, su 16.970 domande esaminate dalla Commissione le decisioni positive sono state solo 1.270, contro 14.970 risposte negative, tra le quali solo 730 con concessione di protezione umanitaria. Nella maggior parte dei casi, i ricorsi contro i dinieghi rilasciati dalla Commissione, consentendo la presentazione di adeguate prove documentali, vengono accolti dai giudici, ma i tempi sono lunghi, considerata anche la tendenza dal parte del Ministero dell’Interno, a ricorrere in appello.

Nel frattempo, i richiedenti asilo rimangono abbandonati a se stessi, privati, una volta di più dei loro diritti, in un contesto aggravato ulteriormente dai tagli del governo al Piano Nazionale Asilo e dall’assenza di una legge organica in materia.

Dalla Sicilia, intanto, in un drammatico tam tam arrivano notizie di sbarchi, naufragi e morti, a cui l’Italia di Bossi, Fini e Berlusconi risponde varando il Decreto Anti – Sbarchi, rinchiudendo i superstiti in gabbie di metallo e chiedendo “uomini con le palle” pronti a usare i cannoni.

La proposta inglese di istituire “centri di transito chiusi” al di fuori dell’Unione Europea e “zone di protezione nei Paesi d’origine”, valutata postivamente dalla Commissione europea e dall’ACNUR, è stata solo temporaneamente accantonata, a causa delle divisioni tra gli Stati membri, per ragioni non certamente umanitarie.

Infatti, a Salonicco, il Consiglio europeo aggiunge altri mattoni al muro: schedature, impronte e sistemi di identificazione biometrici per tutti i richiedenti asilo e novità anche per i cittadini dell’Unione, nel caso fossero terroristi.



Nel panorama sconcertante che drammaticamente torna a ripetersi in questi giorni, lo sciopero della fame condotto dai richiedenti asilo kurdi rischia di perdersi. Questo non deve accadere! Non possiamo permetterlo e il rischio è troppo grande. Non si tratta di un convegno andato male o di una manifestazione fallita ma della vita di 34 persone e del destino di molti altri.

Per questo chiediamo che tutte le realtà che lottano per la tutela dei diritti dei richiedenti asilo e dei migranti intervengano in prima persona, perché sia concessa adeguata protezione a quanti stanno portando avanti questo sciopero e per il pieno riconoscimento del diritto d’asilo.







Promuovono l'appello: Associazione Azad, Senzaconfine, UIKI, Ararat, Ya Basta, Donne in nero, Wilpf, CDS, Attac, Villaggio Globale, Commissione Immigrazione Prc Roma, A.W.M.R. Italia, Associazione Culturale Epochè, Lunaria, Arci.



Per informazioni e adesioni telefonare a:

Anna: 347/8629193

Vanessa: 347/2696147


Oppure inviare una mail a: dirittodiasilo@???



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<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN style="FONT-SIZE: 9pt; FONT-FAMILY: Verdana; mso-bidi-font-size: 10.0pt">In Turchia, le violazioni dei diritti umani sono ancora all’ordine del giorno e le riforme democratiche tanto sbandierate dal governo turco devono considerarsi mere operazioni di facciata, almeno fino a quando non verrà presa in considerazione la proposta di un’amnistia incondizionata, a favore di tutti i prigionieri politici. <o:p></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN style="FONT-SIZE: 9pt; FONT-FAMILY: Verdana; mso-bidi-font-size: 10.0pt">Alle condizioni attuali, quindi, il rimpatrio in Turchia rappresenta un serio rischio per la vita di queste persone.<o:p></o:p></SPAN></P>
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