Autore: massimo cannarella Data: Oggetto: [NuovoLaboratorio] Riflessioni - 10 mil. son tanti, certo...
Vorrei fare delle riflessioni a partire dal risultato del referendum,
buttate lì un pò di corsa, quindi scusatedmi magari il pressapochismo o gli
errori di battitura :-)
Bene, credo che non siano tempi di fare la fiera dell'accusa reciproca fra
chia ha sostenuto e si è sbattuto e chi invece si è astenuto. Credo che chi
abbia invitato all'astensione abbia fatto un grave errore politico con gravi
conseguenze sociali, ma anche che chi ha indotto il referendum abbia
sbagliato a farlo senza avere una larga maggioranza trasversale alle spalle,
rischiando un gioco che, se da una parte sensibilizza una decina di milioni
di persone sulla possibilità e l'esigenza di riappropriarsi dei propri
diritti, dall'altra si era coscienti che sarebbe stato quasi sicuramente una
sconfitta, anche se si sperava, me compreso, in un risultato migliore.
Credo che entrmbi gli atteggiamenti, con posizioni e soluzioni diverse,
abbiano in comune una lettura sbagliata dell'ambiente che ci circonda.
Da una parte, gli astensionisti, che continuano a vedere la politica
fondamentalmente come un esercizio realista della gestione delle risorse del
paese (possibilmente delegato ai professionisti), un gioco di forze in campo
in cui muoversi tatticamente, inseguendo consensi grazie all'affidabilità
del proprio operare.
Dall'altra i sostenitori, che hanno agito (oltre che per probabili, anche,
propri calcoli di convenienza inerenti temi quali, credo, la rappresentanza,
e non mi riferisco solamente a RC, visto che i promotori erano anche altri)
nella speranza di svegliare un consenso diffuso ad una campagna che tutti
interessava e quindi tutti avrebbe dovuto chiamare ad una (minima)
assunzione di responsabilità.
Ripeto, speravo anch'io in un risultato migliore, convinto che anche se non
si sarebbe raggiuntoi il quorum, almeno una percentuale intorno al 40%,
visto il tema.
Ma lo speravo contrdditoriamnte, pensando alla mia esperienza nei posti di
lavoro, dove p.e. nell'edilizia se si entra in un cantiere la stragrande
maggioranza dei lavoratori sono singoli artigiani e simili in subappalto o
giù di lì, magari con una o due persone che lavorano con loro, e non vedono
l'ora di potersi mettere anche loro in proprio per potersi gestire il
proprio lavoro, nella speranza di guadagnare qualcosa in più o, almeno, di
non dover fare questioni per avere il proprio reddito a fine mese. Non sono
giovani industriali o piccoli arrivisti, sono semplicemente persone che
lavorano come si può e che non sono interessate all'art.18, se non alcuni
perchè sensibili politicamente o socialmente, e sono pochi. Oppure i
precari, ed è inutile che dica cose già dette. In generale nei luoghi di
lavoro, dove persone che mi dicono che tentano di tirare su rappresentanza
sindacali rimangono esterefatte: la maggior parte dei colleghi percepiscono
i propri diritti come concessioni a discrezione del proprio datore di
lavoro.
L'art.18 era in qualche modo una giusta causa che però non riguardava tutti,
e che per essere compreso appieno e per stimolare una assunzione di
responsabilità necessitava di una sensibilità e di un interesse acquisiti da
parte delle persone votanti.
Il nodo, alla fine, credo che sia quello della partecipazione, e non intendo
a riunioni o manifestazioni o al voto, e della rappresentanza, e non intendo
quella elettorale dei soggetti canonicamente deputati a.
Sarebbe bastato passare in televisione per vincere? Perchè quelli che hanno
letto 80.000 volantini a Genova non hanno votato? Oppure sarebbe davvero
bastato che tutta la sinistra, il centrosinistra e tutte le organizzazioni
sindacali si spendessero per il sì? Non si recupera in pochi mesi la perdita
di decenni sulla cultura dei diritti.
Dieci milioni sono tanti, rappresentano una grande estensione di persone che
bisogna che acquistino profondità.
un'ultima cosa: non si raggiunge più un quorum referendario da una decina
d'anni, l'astensione fisiologica alle elezioni e circa del 30%, e questo mi
sembra confermi quello che dicevo prima. Nel contempo, lo strumento
referndario rimane importantissimo, in particolare se i governio in carica
vengono eletti con il sistema maggioritario, a pieno mandato elettorale e
magari con una maggioranza stabile, può diventare l'unico strumento per
contrastare le politiche governative, per dire la proria in modo incisivo,
ma allora va riformato, adeguandolo alla nuova situazione sociale ed
elettorale.
Una riflessione libera ed incompleta...
massimo cannarella
arci genova