Autor: Carlo Ghione Data: Assumpte: [NuovoLaboratorio] Fw: articolo di domani
-
---- Original Message -----
From: "Vittore Luccio" <vittore.luccio@???>
To: "Carlo Ghione (E-mail)" <carlo_coord_ge@???>
Sent: Wednesday, June 11, 2003 4:47 PM
Subject: articolo di domani
> Il commento, di Vittore Luccio, responsabile nazionale cooperazione sociale > del PRC
>
> La sentenza appare veramente molto interessante. A partire dai dati politici > che ci trasmette: un gruppo di lavoratrici e di lavoratori di una
> cooperativa, operanti nell'ambito dei servizi sociali, e quindi retribuiti
> sulla base di un contratto collettivo nazionale di lavoro decisamente
> inferiore (dal punto di vista della retribuzione) ai corrispondenti
> contratti utilizzati negli Enti Pubblici, decide, a partire dalla banale
> considerazione che a parità di prestazione lavorativa deve corrispondere la > parità dello stipendio, di chiedere che venga loro corrisposta la differenza > di trattamento economico. Un Pretore li ascolta e da loro ragione. L'Ente
> cerca di opporsi e fa ricorso. Il Tribunale da nuovamente ragione alle
> lavoratrici ed ai lavoratori e torto all'Ente, che presenta un'altro
> ricorso. La Corte di Cassazione pone la parola fine alla vicenda condannando > l'Ente al pagamento della differenza retributiva. La Cassazione, per dare
> ragione ai lavoratori, si è basata su una legge di oltre 30 anni fa, la
> legge 23 ottobre 1960 n. 1369 "Divieto di intermediazione ed interposizione > nelle prestazioni di lavoro e nuova disciplina dell'impiego di mano d'opera > negli appalti di opere e di servizi". Questa norma esprime il principio di
> cui sopra: chi appalta un servizio deve pagare i lavoratori appaltanti non
> meno di quanto non siano pagati i propri lavoratori.
> La negazione di questo principio è stata una delle cause che ha portato
> all'esternalizzazione selvaggia dei servizi e allo sviluppo di alcune forme > imprenditoriali che sviluppano e adottano forme di lavoro precarie. Il
> neoliberismo globale all'americana che viene introdotto in Italia ha fatto
> anche leva sulle differenze retributive a parità di mansione, riuscendo così > ad accelerare e ad incrementare la frantumazione dei soggetti che nella
> progressiva perdita dei diritti si sono visti privare anche di una loro
> identità lavorativa.
> La proposta di schema di decreto legislativo approvata dall'ultimo consiglio > dei ministri in attuazione della legge delega sul lavoro prefigura degli
> scenari sconcertanti. Il decreto legislativo deriva direttamente dall'Atto
> del Senato 848 - bis "Delega al Governo in materia di incentivi alla
> occupazione, di ammortizzatori sociali, di misure sperimentali a sostegno
> dell' occupazione regolare e delle assunzioni a tempo indeterminato, nonché > di arbitrato nelle controversie individuali di lavoro", che sarà il punto
> centrale del governo Berlusconi per il superamento delle attuali tutele dei > lavoratori. E con il riconoscimento e l'autorizzazione della
> somministrazione di manodopera (in altri termini la liberalizzazione
> dell'intermediazione di manodopera) che è praticato con lo smantellamento
> del sistema del collocamento pubblico, affidandolo ai privati, si vuole
> andare al superamento dello scenario suggerito dalla sentenza di cui sopra. > Ma, senza perderci in un eccesso di interpretazione giuridica rispetto al
> complesso della normativa, è necessario sottolineare sino da ora la
> rilevanza politica della sentenza: il riaffermare l'obbligatorietà dello
> stesso trattamento economico per chi svolge lo stesso lavoro anche se
> appartiene a due imprese diverse vuol dire riaffermare l'importanza del
> diritto al lavoro. Ad un lavoro che restituisca dignità a chi lo fa, in
> maniera particolare per chi presta la propria opera in regime di appalto e
> che è stato massacrato negli ultimi anni sul piano dei diritti così
> profondamente da essere costretto ad accettare delle condizioni che hanno
> alimentato precarietà ed esclusione sociale.
> L'appuntamento referendario di domenica assume, alla luce anche di questa
> sentenza, una ulteriore valenza di liberazione dai soprusi che tante
> lavoratrici e lavoratori hanno dovuto ingoiare in questi anni. L'estensione > dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori anche alle aziende al di sotto > della soglia dei 15 dipendenti è l'estensione di un diritto. Se non vale per > tutti, che diritto è?
> Domenica dobbiamo fare tutti uno sforzo perché il quorum sia superato e i SI > prevalgano, per riaprire una stagione di lotte che riporti i diritti e la
> dignità del lavoro in primo piano.
>