[Lecce-sf] LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

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LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Numero 577 del 10 giugno 2003

Sommario di questo numero:
0. Due comunicazioni di servizio
1. Luigi Pintor: le parole dell'indiano
2. Angela Bellei ricorda Dino Frisullo
3. Tommaso Di Francesco ricorda Dino Frisullo
4. Eugenio Melandri ricorda Dino Frisullo
5. Luisa Morgantini ricorda Dino Frisullo
6. Riccardo Orioles ricorda Dino Frisullo
7. Letture: Angela Ales Bello, Edith Stein. La passione per la verita'
8. Letture: Archivio Arendt 2. 1950-1954
9. Letture: Ulrich Beck, Un mondo a rischio
10. Letture: Stefano Becucci, Monica Massari, Globalizzazione e criminalita'
11. Letture: Christoph Besemer, Gestione dei conflitti e mediazione
12. Letture: Anna Boschetti, La rivoluzione simbolica di Pierre Bourdieu
13. Letture: Carla Corso, Ada Trifiro', ... E siamo partite!
14. Letture: Nando dalla Chiesa, La legge sono io
15. Letture: Dipartimento della Pubblica Sicurezza (a cura di), Giovanni
Palatucci, il poliziotto che salvo' migliaia di ebrei
16. Letture: Gabriella Fiori, Anna Maria Ortese o dell'indipendenza poetica
17. Letture: Franco Fortini, Un dialogo ininterrotto
18. Letture: bell hooks, Tutto sull'amore. Nuove visioni
19. Letture: Giuseppe Impastato, Lunga e' la notte
20. Letture: Marco Ivaldo, Introduzione a Jacobi
21. Letture: Elena Loewenthal, Gli ebrei questi sconosciuti
22. Letture: Gianfranco Marrone, Il sistema di Barthes
23. Letture: Carlo Maria Martini, Gustavo Zagrebelsky, La domanda di
giustizia
24. Letture: Annamaria Rivera, Estranei e nemici
25. Letture: Francesca Salvarezza, Emmanuel Levinas
26. Letture: Leonardo Sciascia scrittore editore
27. Letture: Bruno Segre, Shoah
28. Letture: Jorge Semprun, Male e modernita'
29. Letture: Bianca Stancanelli, A testa alta
30. Letture: Gabriella Turnaturi, Tradimenti
31. Letture: Christa Wolf, Medea. Voci
32. Peppe Sini: Il dialogo come accostamento all'altro e riconoscimento di
umanita'
33. La "Carta" del Movimento Nonviolento
34. Per saperne di piu'

0. DUE COMUNICAZIONI DI SERVIZIO
La prima: scusate il ritardo
Per problemi tecnici il nostro notiziario quotidiano ha interrotto le
pubblicazioni per alcune settimane. Ci scusiamo con tutti gli interlocutori.
E dal profondo del cuore ringraziamo per la loro sollecitudine tutte le
persone amiche che hanno chiesto notizie e ci hanno fatto sentire la loro
vicinanza.
*
La seconda: un'avvertenza contro i virus
Ricordiamo ancora una volta ai lettori che i nostri messaggi non contengono
mai allegati.

1. MEMORIA. LUIGI PINTOR: LE PAROLE DELL'INDIANO
[La scomparsa di Luigi Pintor e' un lutto profondo. Dalla pagina 77 del suo
ultimo libro I luoghi del delitto (Bollati Boringhieri, Torino 2003)
riportiamo il seguente brevissimo estratto. Luigi Pintor e' nato nel 1925 a
Roma, fratello di Giaime, antifascista, giornalista a "L'Unita'" dal 1946 al
1965, parlamentare, radiato dal Pci nel 1969 ha dato vita al "Manifesto",
dapprima rivista e poi quotidiano su cui ha scritto fino alla scomparsa,
alcune settimane fa. Straordinario corsivista politico, univa una prosa
giornalistica di splendida bellezza ad un rigore morale e di ragionamento di
eccezionale nitore. Opere di Luigi Pintor: I mostri, Alfani, Roma; Servabo,
Bollati Boringhieri, Torino; Parole al vento, Kaos, Milano; La signora
Kirchgessner, Bollati Boringhieri, Torino; Il nespolo, Bollati Boringhieri,
Torino; Politicamente scorretto, Bollati Boringhieri, Torino; I luoghi del
delitto, Bollati Boringhieri, Torino]
Basta, non ho trovato la conclusione sensata che cercavo, la morale della
favola, ma credo che l'abbia trovata prima di me un piccolo indiano e la
sottoscrivo. Dice che finche' l'uomo non si porra' di sua volona' all'ultimo
posto tra le creature sulla terra non ci sara' per lui alcuna salvezza.

2. MEMORIA. ANGELA BELLEI RICORDA DINO FRISULLO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 giugno 2003. Angela Bellei e'
presidente dell'associazione "Azad" di solidarieta' con il popolo kurdo]
Abbiamo tutti noi perduto un grande compagno, un amico, una persona che ha
saputo vivere come molti vorrebbero, ma non ne hanno la forza. Dino e' stato
il nostro tormento e la nostra gioia, ci ha scatenato sentimenti di amore e
di insofferenza quando, testardamente, pretendeva il nostro coinvolgimento
immediato per evitare l'espulsione di un profugo. Lui era nel giusto, lui
provava la rabbia delle ingiustizie e si ribellava fino a farsi incarcerare
per il riconoscimento dei diritti dei curdi e fino a dimenticarsi di se
stesso. Dino era un amico e un compagno intelligente, colto, ma soprattutto
dotato di una straordinaria capacita': quella di farsi perdonare i suoi
eccessi attraverso la sua dolcezza e la coerenza che erano il suo stile di
vita.
Abbiamo lavorato per dieci anni, con i compagni curdi e gli immigrati. Un
lavoro difficile ma che Dino ha compiuto con grande capacita', con
partecipazione e passione. Ci mancheranno le sue telefonate notturne che
iniziavano sempre cosi': "... Due o tre cose ti devo dire, anzi cinque o
sei" e, in piena notte, ci squadernava le proposte di lavoro per il giorno
successivo.
La malattia lo aveva fortemente segnato nel fisico, ma non aveva intaccato
le sue elaborazioni e, da ultimo, la preoccupazione per la sorte dei
profughi curdi che si trovano ai confini tra Turchia e Iraq, nel campo di
Mahmura, per i quali stiamo portando avanti una campagna per la raccolta di
fondi.
Non dimenticheremo la sua determinazione, il suo coraggio, la sua passione e
cercheremo di continuare. Ci manchera', tanto.

3. MEMORIA. TOMMASO DI FRANCESCO RICORDA DINO FRISULLO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 giugno 2003. Tommaso Di Francesco,
poeta e saggista, e' esperto di questioni internazionali]
C'e' ancora una carretta del mare mezzo arrugginita, ancorata in un porto
italiano del sud, forse Brindisi, forse Mazara, che su una fiancata
scarcassata porta ancora inciso, con rabbia e con amore un grande graffito,
netto, quasi una ferita sul rosso screpolato della ruggine. E' un nome in
stampatello: "Frizullo". Quando la nave arrivo' cosi' 6 anni fa, veniva da
pensare, con invidia: "Ecco, Dino ci diventa mitico come Potemkin". Poi ne
arrivo' perfino un'altra di nave con lo stesso nome storpiato in
"Frisonullo". I profughi kurdi, in fuga dalla guerra etnica dei generali
turchi della Nato, pensavano che l'Italia li avrebbe accolti a braccia
aperte se solo avessero innalzato quel vessillo, quel nome a loro cosi'
vicino e caro: era di un uomo che, per i kurdi e come loro, era finito nelle
prigioni di Ankara. L'Italia era per loro "Frizullo", quasi un anagramma.
Come per Ocalan - prima che venisse consegnato ai servizi segreti
internazionali per finire nella galera speciale di Imrali - l'Italia
rappresentava il luogo dove avviare una svolta e trattativa per una lotta
arrivata a un punto di non ritorno e altrimenti sconfitta. Si', era stato
Dino a pensare che il Celio, l'ospedale militare dove si supponeva dovesse
transitare il leader kurdo, dovesse diventare un presidio permanente, fino a
trasformare il nome del luogo in "Piazza Kurdistan".
Scherzavamo con Dino: gli scavi archeologici di Roma non se la sarebbero
presa piu' di tanto, in fondo Celio Vibeuna era stato un eroe mitico degli
etruschi (originari in parte proprio dell'antica Lidia, l'attuale Turchia e
Kurdistan) quando quel popolo governava su Roma. Gia', questa e' la storia
profonda degli uomini e delle donne che ci ostiniamo a considerare
"immigrati", "clandestini" e "profughi" e a chiudere nei campi di
concentramento dei centri di accoglienza.
Addio Dino senza confini, sempre sereno eppure vulcano, con il sorriso
acceso dei perdenti che ricominciano tutto ogni giorno. Cosi'
"irresponsabile" ed eguale a noi. Dino, graffiato di rabbia e d'amore.

4. MEMORIA. EUGENIO MELANDRI RICORDA DINO FRISULLO
[Dalla newsletter di "Chiama l'Africa" (per contatti: info@???)
del 9 giugno 2003. Eugenio Melandri e' da sempre animatore infaticabile di
iniziative di solidarieta' con i popoli del sud del mondo, affinche' a tutti
gli esseri umani tutti i diritti umani siano riconosciuti]
La notte del 6 giugno, a soli 51 anni, ci ha lasciato Dino Frisullo, un
compagno di strada per molti pacifisti italiani, per gli antirazzisti, per
il popolo Kurdo, per gli immigrati nel nostro paese. "La voce delle vittime
di guerre e persecuzioni, dei civili e dei profughi palestinesi, kurdi,
afghani, argentini, irakeni, serbi, kossovari. La voce di chi non ha voce":
sono le parole con cui lui stesso amava definirsi.
*
Adesso che e' terminato il tuo tempo ed e' scaduto il tuo permesso di
soggiorno, sei partito per il viaggio piu' lungo e piu' difficile. Non avevi
nulla da lasciare, perche' nella tua vita non ti sei mai legato a nulla.
Solo l'indispensabile per vivere. Tutto il resto era di troppo.
Ti avrebbe impedito di dedicarti completamente ai piu' indifesi, ai piu'
piccoli, a quelli che nessuno vuole. Ma non in termini assistenziali. Non
era nella tua prassi. In termini politici. Di organizzazione. E in tanti
casi ci sei riuscito. Avevi intuito che quello dell'immigrazione era il tema
piu' scottante del nostro tempo. Ancora una volta non in termini
assistenziali, ma legato alle origini del fenomeno immigratorio: alla
sofferenza di tanti popoli che non vedono riconosciuti i loro diritti. Dal
popolo Kurdo, del quale eri praticamente diventato parte, condividendo
tutto, perfino il carcere, fino a tutti i popoli da cui arrivano i nostri
fratelli immigrati.
Non ti conoscevo bene quando ci siamo incontrati e abbiamo cominciato a
condividere, insieme con tanti altri, l'avventura di "Senza confine".
Non avrei mai immaginato che al mondo ci potesse essere una persona tanto
cocciuta e testarda. Non smettevi mai di lottare, di darti da fare, di
tentare l'ultima, l'ultimissima carta. Per questo tutte le questure d'Italia
ti conoscevano. Sempre in prima fila a organizzare manifestazioni, a lottare
per il permesso di soggiorno, a tentare le strade della politica presentando
emendamenti alle leggi e cercando sempre di trovare nella legge la
scappatoia che avrebbe permesso a qualcuno di restare qui e di non essere
rispedito al proprio paese.
Senza altra ricompensa che quella di stare sempre e comunque dalla loro
parte.
E allora, permettimelo, adesso che sei andato via, quando ormai, se ci sei -
e io credo che si sia ancora, anche se in modo nuovo e diverso - guardi
tutto con altri occhi e vedi scorrere le cose di questo mondo alla luce di
una dimensione senza tempo, sento il bisogno di dirti che ho sempre avuto
una stima enorme, unica di te. Abbiamo litigato tante volte. Non eri un tipo
facile. Quante volte - quando ero parlamentare - ho appreso dai giornali di
aver firmato una lettera o preso una posizione. Quante volte mi sono trovato
coinvolto con te, senza averlo saputo prima, in questioni e problemi. Ultimo
tra tutti un processo per diffamazione nei confronti di Gasparri. Ma ho
sempre saputo che lo facevi per loro. Per i piccoli piu' piccoli. Per gli
indifesi piu' indifesi. E ti ho sempre ammirato e amato per questo.
E voglio dirti che in te, io credente nel Dio di Gesu' Cristo, ho sempre
visto una sorta di santo laico. Ti vestivi come i gigli del campo e ti
nutrivi come gli uccelli dell'aria. Per te non cercavi mai nulla. Hai donato
tutto. Senza tenerti niente. Neanche un momento di riposo, neanche una
pietra dove poggiare il capo: "Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli il
loro nido, ma il Figlio dell'uomo non ha dove poggiare il capo". Giorno dopo
giorno. Anno dopo anno. "Beati i poveri. Di loro e' il Regno dei cieli".
Dino, lo sai che, con tutta la mia poverta', io credo che ci sia l'altra
vita. Sento la nostalgia di quel totalmente altro che ricondurra' tutto a
giustizia, dove le vittime avranno finalmente ragione dei loro oppressori. E
sono sicuro che, nel Regno che viene, tu avrai un posto grande, bello, pieno
di luce. Allora ho meno paura. Con te il paradiso diventera' senz'altro piu'
aperto. Rompera' i confini per fare entrare tutti. Lo troverai sempre,
infatti, il modo di far entrare anche quelli che - a rigor di legge - forse
non dovrebbero. Ti metterai accanto a San Pietro e non lo mollerai fino a
quando non dara' il permesso di entrata e di soggiorno anche all'ultimo
arrivato. Ti organizzerai con quelli che gia' sono arrivati, come don Luigi,
e riuscirete davvero a fare entrare tutti nella grande casa che ci aspetta.
Dino, adesso che sei arrivato la', io non ho piu' paura di morire.

5. MEMORIA. LUISA MORGANTINI RICORDA DINO FRISULLO
[Dalla mailing list "Peacelink news" (per contatti: e-mail:
news@???, sito: www.peacelink.it). Luisa Morgantini,
europarlamentare, e' una delle figure piu' vive dell'impegno pacifista e di
solidarieta']
E' morto Dino Frisullo. Di sera, era il giorno del suo cinquantunesimo
compleanno. Ha percorso strade difficili, molto spesso lasciato solo, forse
perche' chiedeva troppo a se' e agli altri. Forse perche' il suo amore per
la giustizia era assoluto, impaziente dei tempi, impaziente e indignato.
Con lui ho percorso sentieri e strade in Kurdistan e in Turchia, prima in
Palestina e Israele. Non con lo stesso passo, litigando, ma volendogli bene
e rispettando il suo passo, pensando spesso che senza di lui molte cose
tragiche e ingiuste sarebbero passate inosservate e molti di noi sarebbero
passati accanto a curdi torturati, ad immigrati e profughi sbarcati in
Italia in cerca di pace e scurezza trovando invece abbandono,
indifferenza,fame.
Ho il rimpianto, lo so quanto sia comune di fronte ad ogni morte, di non
averlo ascoltato abbastanza, di aver posato il telefono dopo conversazioni
agitate sul cosa fare di fronte ai problemi dei curdi, degli immigrati,
pensando con insofferenza, non ne posso piu', ma perche' e' cosi' testardo.
Avrei voluto vederlo e stargli accanto durante la malattia, ho parlato con
lui solo una volta, al solito, al telefono; disinteressato di se', pensava a
chi non aveva avuto il permesso di soggiorno, a chi veniva espulso, a chi
veniva cacciato nei centri di detenzione.
D'ora in avanti in ogni sguardo sperduto e impaurito di immigrati o profughi
che incontrero' so che vedro' Dino, il mio sorriso a loro sara' anche per
lui.
Ciao Dino, non saro' al tuo funerale, li manco quasi tutti, saro' da
un'altra parte, luoghi di conflitto e cosi' via. Non so se sia giusto,
soprattutto, non so se sia quello che desidero, so pero' che tu mi diresti,
vai.
Che la terra ti sia lieve.

6. MEMORIA. RICCARDO ORIOLES RICORDA DINO FRISULLO
[Dalla e-zine "tanto per abbaiare", n. 182 del 9 giugno 2003 (per contatti:
riccardoorioles@???). Riccardo Orioles, giornalista eccellente,
militante antimafia tra i piu' lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo
Fava all'esperienza de "I Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del
settimanale "Avvenimenti", ha formato al giornalismo d'inchiesta e di
impegno civile moltissimi giovani. Un esempio pressoche' unico di rigore
morale e intellettuale (e quindi di limpido impegno politico). Opere di
Riccardo Orioles: i suoi scritti e interventi sono pressoche' tutti dispersi
in periodici e varie piccole e piccolissime pubblicazioni; per gli utenti
della rete telematica vi e' la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi
scritti (curata dallo stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan.
Storie di un'altra sinistra. Sempre in rete e' possibile leggere una sua
raccolta di traduzioni di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e
lotta) politica e culturale, giornalistici e letterari. Opere su Riccardo
Orioles: due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando
Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, Torino 1990), e Storie eretiche di cittadini
perbene (Einaudi, Torino 1999)]
Senzaconfine. "Tutti amu a moriri, o prima o dopu - disse il vecchio
Bastiano - Pero', certuni comu morunu s'i puorta u ventu; cert'autri invece
pesanu comu u' Mongibeddu".
E' morto Dino Frisullo, e non ho molto da dire: e' un compagno davvero che
se n'e' andato, e ora siamo piu' soli. Aveva cinquant'anni, siamo nel
duemilatre', e dunque ha lavorato per tutti noi - aveva cominciato nel '70,
con Dp - per un po' piu' di trent'anni. Non da leaderino, da politico "di
sinistra": da compagno.
E' stato fra i primi pacifisti italiani e fra i primissimi (e forse il
primo) a organizzarsi insieme agli immigrati. Con loro, ha fondato la prima
associazione antirazzista, "Senzaconfine", che ha fatto da modello a tutte
quelle dopo.
E' andato a propagandare la pace, e i diritti dei poveri, in Palestina,
Bosnia, Albania e in altri luoghi.
In Turchia, a Diyarbakir, e' stato arrestato per aver difeso i curdi: e'
stato rinchiuso in carcere insieme a loro (primo europeo a dividere questa
sorte) e al processo ha alzato ancora la voce contro la repressione
anticurda. Su questa, e sulla condizione carceraria e sulla legislazione
"d'emergenza" turca, Dino scrisse un bellissimo libro (L'utopia incarcerata)
che gli fu pubblicato da "Avvenimenti". Su altri giornali (anche "di
sinistra") per un certo periodo ci fu invece un veto formale, imposto da
autorevoli mandarini, alle sue collaborazioni. (Poche settimane fa in
televisione tutti parlavano con gran prosopopea di curdi: Dino Frisullo era
l'unico italiano che non solo conoscesse i curdi ma ne fosse conosciuto
benissimo, e ne fosse amato. Eppure e' stato l'unico a non essere stato
invitato a parlarne).
La storia della sinistra italiana, per alcuni versi transeunte, per altri
versi meschina, nella sua parte piu' nobile e permanente e' la storia degli
uomini come Dino. I vecchi socialisti, gli anarchici, i militanti operai, i
comunisti clandestini... Qualcuno ha parlato di apostoli, e l'immagine e'
esatta. Dino e' appartenuto a quella razza.
Ingenui, poco "pratici", raramente a proprio agio nei palazzi, il loro
ambiente naturale era la vita dei poveri, la strada. Il loro modo
d'esprimersi, un po' impacciato e timido nei dibattiti ufficiali, attingeva
un'eloquenza inaspettata negli appelli di piazza o anche - come nel caso di
Dino - davanti ai giudici militari. In questo, erano antichissimi e
profondi. Dino, che ha lottato per i curdi e per gli operai bengalesi, e'
sempre lo stesso Dino (con un nome diverso, ma solo il nome) che in altri
tempi ha organizzato gli scioperi delle mondine nell'Ottocento o la rivolta
dei senzaterra nei latifondi.
Che possa la sinistra italiana, e noi stessi, raccogliere con umilta' e
coraggio l'eredita' di uomini come questi. La sinistra dei binghi, dei
salotti romani e dei compromessi, oppure la sinistra degli organizzatori,
delle testimonianze di vita, dei compagni. Non e' possibile essere tutt'e
due: c'e' da fare una scelta.
*
L'ultima volta che l'ho visto e' stato a piazza Vittorio, a Roma: una
manifestazione di immigrati - organizzata da lui - una delle tante.
Piazza di cento popoli, come nessun'altra in Italia: bengalesi, egiziani,
curdi, pakistani, cinesi... Un pezzo di mondo nuovo, operoso, duro: il piu'
multirazziale d'Italia e anche - per chi sa leggerlo - il piu' italiano.
La', tutti lo conoscevano e l'avevano sentito parlare; molti, in un momento
o nell'altro, avevano sfilato in corteo insieme a lui. E anche ora che non
c'e' piu', lui la' c'e' sempre.
Che c'entra un re sabaudo, con la piazza di Dino? Fra coloro che leggono ci
sara' sicuramente qualcuno che conosce il sindaco di Roma, Veltroni.
Coraggio, sindaco, cambiamo la targa di quella piazza. Via quel Vittorio
Emanuele, mettiamo una scritta nuova. "Piazza Dino Frisullo, compagno".
E la parola compagno, scrivetela in tante lingue.

7. LETTURE. ANGELA ALES BELLO: EDITH STEIN. LA PASSIONE PER LA VERITA'
Angela Ales Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni
Messaggero Padova, 1998, 2003, pp. 142, euro 11. Una monografia su Edith
Stein scritta da una delle maggiori conoscitrici della sua figura e del suo
pensiero, con bibliografia aggiornata.

8. LETTURE. ARCHIVIO ARENDT 2. 1950-1954
Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003, pp. XXVI + 230, euro
30. Il secondo volume della raccolta di scritti e interventi vari e poco
noti di Hannah Arendt dal 1930 al 1954. L'edizione italiana e' a cura di
Simona Forti. Gli articoli e le conferenze arendtiane qui presentate, degli
anni '50-'54, sono di grande interesse.

9. LETTURE. ULRICH BECK: UN MONDO A RISCHIO
Ulrich Beck, Un mondo a rischio, Einaudi, Torino 2003, pp. VI + 52, euro 7.
E' il testo del discorso tenuto alla Duma di Mosca nel novembre del 2001 dal
noto studioso, docente all'Universita' di Monaco ed alla London School of
Economics.

10. LETTURE. STEFANO BECUCCI, MONICA MASSARI: GLOBALIZZAZIONE E CRIMINALITA'
Stefano Becucci, Monica Massari, Globalizzazione e criminalita', Laterza,
Roma-Bari 2003, pp. XII + 152, euro 10. Una utile sintesi di due attenti
studiosi.

11. LETTURE. CHRISTOPH BESEMER: GESTIONE DEI CONFLITTI E MEDIAZIONE
Christoph Besemer, Gestione dei conflitti e mediazione, Edizioni Gruppo
Abele, Torino 1999, 2003, pp. 140, euro 12,50. Un agile manuale di uno
studioso di area nonviolenta.

12. LETTURE. ANNA BOSCHETTI: LA RIVOLUZIONE SIMBOLICA DI PIERRE BOURDIEU
Anna Boschetti, La rivoluzione simbolica di Pierre Bourdieu, Marsilio,
Venezia 2003, pp. 192, euro 9,90. Una buona monografia arricchita da alcuni
interventi e interviste del grande sociologo (alle pp. 117-182).

13. LETTURE. CARLA CORSO, ADA TRIFIRO': ... E SIAMO PARTITE!
Carla Corso, Ada Trifiro', ... E siamo partite!, Giunti, Firenze 2003, pp.
220, euro 10. Una raccolta di testimonianze di donne su migrazione, tratta e
prostituzione straniera in Italia.

14. LETTURE. NANDO DALLA CHIESA: LA LEGGE SONO IO
Nando dalla Chiesa, La legge sono io, Filema, Napoli 2002, pp. 144, euro
10,33. Dal settembre 2001 al dicembre 2002, dalla tragedia delle Torri
gemelle all'addio ad Antonino Caponnetto, una raccolta di articoli che
compongono una "cronaca di vita repubblicana nell'Italia di Berlusconi
nell'anno dei girotondi" (alle pp. 55-59 e' riprodotta anche la notissima
parodia - di effettuale efficacia disvelatrice - del "programma per la
giustizia" berlusconiano, che Nando dalla Chiesa recito' al Palavobis).

15. LETTURE. DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA (A CURA DI): GIOVANNI
PALATUCCI, IL POLIZIOTTO CHE SALVO' MIGLIAIA DI EBREI
Dipartimento della Pubblica Sicurezza (a cura di), Giovanni Palatucci, il
poliziotto che salvo' migliaia di ebrei, Laurus Robuffo, Roma 2002, pp.
XVIII + 158, euro 13. A cura di un appositamente costituito gruppo di studio
del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno un
profilo biografico, arricchito dalla riproduzione di numerosi documenti, del
questore che salvo' migliaia di ebrei dalla Shoah e che fu ucciso a
trentasei anni nel lager di Dachau.

16. LETTURE. GABRIELLA FIORI: ANNA MARIA ORTESE O DELL'INDIPENDENZA POETICA
Gabriella Fiori, Anna Maria Ortese o dell'indipendenza poetica, Bollati
Boringhieri, Torino 2002, pp. 144, euro 9,50. Una "lettura partecipante" -
che muove all'interlocuzione dalle acuminate e prezione interrogazioni e
suggestioni del pensiero delle donne - dell'opera della grande scrittrice da
parte della finissima saggista studiosa di Simone Weil.

17. LETTURE. FRANCO FORTINI: UN DIALOGO ININTERROTTO
Franco Fortini, Un dialogo ininterrotto. Interviste 1952-1994, Bollati
Boringhieri, Torino 2003, pp. LIV + 754, euro 40. A cura di Velio Abati, che
vi premette un'ampia introduzione, una vasta raccolta di interviste a Franco
Fortini apparse su quotidiani, periodici e in volume tra il '52 e l'anno
della scomparsa. Anche attraverso la mediazione di questo genere
comunicativo-espressivo ibrido per eccellenza, risuona nitida e forte la
voce di Fortini, indimenticabile maestro.

18. LETTURE. BELL HOOKS: TUTTO SULL'AMORE. NUOVE VISIONI
bell hooks, Tutto sull'amore. Nuove visioni, Feltrinelli, Milano 2000, 2003,
pp. 176, euro 6,50. Un saggio insieme lieve e appassionato della pensatrice
e militante femminista e antirazzista americana.

19. LETTURE. GIUSEPPE IMPASTATO: LUNGA E' LA NOTTE
Giuseppe Impastato, Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro
siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2003 (seconda
edizione), pp. 112, euro 8. A cura di Umberto Santino una raccolta di scritt
i del militante antimafia assassinato a Cinisi il 9 maggio del 1978.

20. LETTURE. MARCO IVALDO: INTRODUZIONE A JACOBI
Marco Ivaldo, Introduzione a Jacobi, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. 206, euro
10. Nella benemerita collana de "I filosofi" una monografia che ripropone
all'attenzione uno dei protagonisti del dibattito filosofico e culturale in
un momento decisivo della storia europea.

21. LETTURE. ELENA LOEWENTHAL: GLI EBREI QUESTI SCONOSCIUTI
Elena Loewenthal, Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini & Castoldi, Milano
1996, 2002, pp. 160, euro 7,80. In un agile volumetto introduttivo
dell'acuta e brillante saggista torinese "le parole per saperne di piu'"
sull'ebraismo.

22. LETTURE. GIANFRANCO MARRONE: IL SISTEMA DI BARTHES
Gianfranco Marrone, Il sistema di Barthes, Bompiani, Milano 1994, 2003, pp.
336, euro 15. Una assai utile monografia sulla figura e l'opera di Roland
Barthes.Con note e bibliografia aggiornate.

23. LETTURE. CARLO MARIA MARTINI, GUSTAVO ZAGREBELSKY: LA DOMANDA DI
GIUSTIZIA
Carlo Maria Martini, Gustavo Zagrebelsky, La domanda di giustizia, Einaudi,
Torino 2003, pp. 80, euro 7. Una bella riflessione a due voci sull'idea di
giustizia e l'esperienza dell'ingiustizia. Un libriccino che vivamente
raccomandiamo.

24. LETTURE. ANNAMARIA RIVERA: ESTRANEI E NEMICI
Annamaria Rivera, Estranei e nemici, DeriveApprodi, Roma 2003, pp. 160, euro
13. Dedicato "a Dino Frisullo, a coloro che esercitano il diritto di fuga,
alle vittime del fondamentalismo occidentale", questo libro scritto da una
delle piu' importanti studiose e militanti antirazziste, e' un'utile analisi
e una precisa denuncia sulla discriminazione e la violenza razzista in
Italia; con un ampio "inventario dell'intolleranza" in Italia tra 2000 e
2003 a cura di Paola Andrisani.

25. LETTURE. FRANCESCA SALVAREZZA: EMMANUEL LEVINAS
Francesca Salvarezza, Emmanuel Levinas, Bruno Mondadori, Milano 2003, pp.
224, euro 12,50. Un'agile ed acuta monografia sul grande pensatore di
Totalita' e infinito. Uno spiacevole neo la disattenzione nell'editing; ad
esempio: l'indice dei nomi e' incompleto, e il benemerito François Poirie'
si trova trasformato nel genere del nome e defraudato di una vocale nel
cognome (sia a p. 8 che in bibliografia, ove si dimentica che del suo libro
citato esiste una seconda edizione del '96). Sarebbe bene che in una nuova
edizione di questo utile libro si ponga rimedio a questi piccoli difetti di
cura editoriale.

26. LETTURE. LEONARDO SCIASCIA SCRITTORE EDITORE
Leonardo Sciascia scrittore editore ovvero la felicita' di far libri,
Sellerio, Palermo 2003, pp. 328, euro 10. A cura di Salvatore Silvano Nigro,
un'amabilissima raccolta dei testi scritti da Sciascia per la casa editrice
Sellerio come segnalibri, risvolti di copertina e note dell'editore. Questi
brevi paratesti di viatico a opere altrui, piu' che frammento e scheggia di
letteratura sono talora, e sovente, goccia e distillato di vibratili
emozioni, e di un meditare lungamente ruminato.

27. LETTURE. BRUNO SEGRE: SHOAH
Bruno Segre, Shoah, Net - Il Saggiatore, Milano 2003, pp. 182, euro 7. Una
monografia sintetica ma di grande rigore, scritta da un illustre studioso
che e' anche un grande costruttore di pace.

28. LETTURE. JORGE SEMPRUN: MALE E MODERNITA'
Jorge Semprun, Male e modernita', Passigli, Firenze 2002, pp. 110, euro
7,90. Due conferenze, tenute rispettivamente a Parigi nel 1990 e a
Francoforte nel 1994, del grande intellettuale e militante antifascista,
resistente, superstite del lager di Buchenwald.

29. LETTURE. BIANCA STANCANELLI: A TESTA ALTA
Bianca Stancanelli, A testa alta, Einaudi, Torino 2003, pp. 164, euro 12,50.
Il racconto rigoroso e appassionato della storia di don Giuseppe Puglisi e
della sua lotta contro la mafia, che lo assassino' nel 1993.

30. LETTURE. GABRIELLA TURNATURI: TRADIMENTI
Gabriella Turnaturi, Tradimenti, Feltrinelli, Milano 2000, 2003, pp. 144,
euro 6,50. Docente di sociologia all'Universita' di Bologna, la prestigiosa
studiosa analizza in questo libro breve e gentile "l'imprevedibilita' nelle
relazioni umane", con acute notazioni che propongono un percorso di crescita
ed approfondimento.

31. LETTURE. CHRISTA WOLF: MEDEA. VOCI
Christa Wolf, Medea. Voci, Edizioni e/o, Roma 1996, 2003, pp. 240, euro
7,50. Un notevole libro di una delle piu' acute scrittrici contemporanee,
l'autrice dell'indimenticabile Cassandra.

32. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: IL DIALOGO COME ACCOSTAMENTO ALL'ALTRO E
RICONOSCIMENTO DI UMANITA'
[Questo articolo sul dialogo interreligioso e' stato scritto su invito degli
amici dell'Aifo (Associazione italiana amici di Raoul Follereau, e-mail:
info@???, sito: www.aifo.it) ed e' apparso sul n. 6 del giugno 2003 del
mensile "Amici dei lebbrosi"]
1. Scegliamo la via difficile
Riflettere sul dialogo interculturale e specificamente su quello
interreligioso (dialogo ma anche conflitto, incontro ma anche scontro,
prossimita' ma anche alterita', comunione ma anche distanziamento, movimento
di accostamento reciproco che non cancella le differenze ed anzi proprio sul
riconoscimento di esse fonda la propria possibilita' di adeguazione)
significa a un tempo interrogarsi sui propri convincimenti e porsi
all'ascolto dell'altro, e non su questioni marginali, ma su cio' che piu'
intimamente ci tocca: le convinzioni piu' profonde, le parole forti
attraverso cui pensiamo e comunichiamo quel che sentiamo essenziale e
costitutivo, le chiamate radicali, cio' per cui ne va della salvezza, ne va
della verita', ne va del senso della propria vita e della riconoscibilita'
del mondo.
Le differenze e le contraddizioni che si incontrano in questo ambito sono
grandi, i conflitti non attenuabili e difficoltosamente mediabili; i
tentativi eclettici o sincretici tanto piu' inammissibili quanto piu' si
vuole rispettare l'altro e se stessi; le risposte scarse e incerte, le paure
abissali, ineludibili le aporie.
Ma il dialogo e' la scelta necessaria: la sola alternativa umana al subire e
all'infliggere la morte.
*
2. Dal punto di vista della nonviolenza
Ma tutte le grandi tradizioni culturali, tutte le rilevanti esperienze
religiose, tutte le forti proposte di pensiero e pratiche di convivenza
hanno un tratto comune, alludono ad una medesima esigenza, significano una
stessa realta': il consistere e l'esistere dell'umanita'; l'incontro di
esseri umani; il senso e la speranza della vita umana, come condizione
personale e come esperienza condivisa, comune appartenenza, orizzonte
comune.
Ha scritto Mohandas Gandhi: "tutte le fedi costituiscono una rivelazione
della Verita', ma tutte sono imperfette ed esposte all'errore" (Mohandas K.
Gandhi, La forza della verita', vol. I, Sonda, Torino-Milano 1991, p. 480).
E' della nostra medesima umanita' che tutte le culture e le grandi
tradizioni di pensiero religiose, filosofiche, ideologiche e linguistiche
parlano, e questo dialogo essa medesima umanita' costituisce nella sua
preziosa tessitura, e in verita' ed errore, in ricerca e apertura, nella
persuasione e nel dubbio, in intimita' e condivisione, in latenza e
compresenza.
Ed e' nel volto dell'altro, e nella nostra responsabilita' verso l'altro,
che si fonda una morale all'altezza delle ultimative interrogazioni
dell'epoca nostra: pensatrici e pensatori come Simone Weil, Hannah Arendt,
Hans Jonas ed Emmanuel Levinas, come Franco Basaglia, e come Raimon
Panikkar, Luce Irigaray e Vandana Shiva, ci hanno donato a tal fine
straordinari strumenti conoscitivi, occasioni di riconoscimento: pensieri
che sono ponti.
Per definire la sua proposta di liberazione e degnificazione umana Gandhi
conio' il termine satyagraha, "forza della verita'"; Martin Luther King uso'
la perfettamente equivalente espressione "forza dell'amore": e' di questo
che stiamo parlando, su questo si fonda il dialogo, cosi' l'umanita' si
oppone al nulla che la minaccia.
*
3. Una riflessione di Severino Vardacampi
Alcuni mesi fa per iniziativa dei promotori dell'appello al dialogo
cristiano-islamico (cfr. i materiali relativi nel sito della rivista "Il
dialogo": www.ildialogo.org) si e' svolta una giornata di riflessione comune
che ha coinvolto anche persone appartenenti ad altre tradizioni di pensiero,
religiose e non; in occasione di essa il "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo proponeva una riflessione - anzi cinque - a firma di Severino
Vardacampi che ci pare utile qui riproporre:
"I. Noi non credenti interpellati da Mose'
Le religioni ci convocano al sentimento della comune umanita', cosi' come
anche le altre grandi tradizioni che, con una certa approssimazione, vengono
definite "laiche", e tra esse quella visione del mondo che viene chiamata
"materialistica" ed alla quale persuaso da Lucrezio, Diderot e Leopardi io
che qui parlo mi sento di dare il mio consentimento.
Anche chi come me non ha sentito o colto la chiamata ad una fede religiosa,
e tra le sue molte e varie convinzioni ovvero credenze non ha quella in un
Dio personale, sempre si e' sentito interrogato, convocato, coinvolto
particolarmente dalla fede e dalla proposta di Mose', che incessantemente
torna a dirmi e chiedermi qualcosa che sento ineffabile e necessario,
qualcosa di ineludibile - che afferisce all'esistenza, che afferisce al
linguaggio, che afferisce a ogni fibra dell'essere mio e del mondo -. Ed
interrogato, convocato, coinvolto mi sento dunque anche da tutte le tre
grandi religioni del Libro, come da altre.
L'ebraismo, il cristianesimo, l'islam, sono tradizioni che mi riguardano; ed
ogni religione, in quanto asserzione ed evocazione e speranza di una
"religio", di un legame tra gli esseri umani e tra essi ed il mondo, mi
riguarda. Ci riguarda oserei dire tutte e tutti.
E cosi' in questa giornata del dialogo cristiano-islamico, intesa come
convivio delle culture, convivenza dell'umanita' nelle sue diverse
articolazioni culturali e nella sua sostanziale unita', sento di essere
anch'io convocato all'incontro, al dialogo, che e' logos condiviso, e che e'
sempre dialogo tra diversi ed affini che si riconoscono tali e
riconoscendosi diversi si riconoscono anche un'umanita' comune: uguaglianza
e diversita' in un sinolo che di ambedue gli elementi ha bisogno per essere
autentico e non alienato, e non oppressivo, fraterno e sororale.
Ed insieme questo dialogo e' ascolto, ascolto dell'altro, e se e' ascolto
sincero dell'altro esso e' quell'ascolto dell'altro che e' anche nel suo
stesso darsi ascolto un farsi risposta, responsabilita': come ci hanno
insegnato tra altre maestre e maestri grandi Simone Weil, Hannah Arendt,
Emmanuel Levinas e Hans Jonas.
II. Noi figli delle figlie degli uomini (ovvero figli di Virginia Woolf)
Ed in questo dialogo, in questo incontro, in questo convivio, forte e alto
c'e' il sentire la nostra comune umanita' di nati di donna.
E il nostro ascolto del discorso prezioso delle donne che a me maschio
insegnano cose nuove e grandi, ed insieme "antiche come le montagne", e mi e
ci convocano all'impegno di liberazione del nostro agire ma anche del nostro
sentire e pensare (anche il sentire e pensare la metafisica, anche il
sentire e pensare l'ontologia) dalle oppressive e violente e alienanti
strutture concrete (storiche e politiche, sociali e culturali, ideologiche e
mentali) dell'oppressione di genere; e dal cupo e feroce disconoscimento e
denegazione della differenza sessuale, differenza sessuale che e'
consustanziale al nostro essere esseri umani, e la cui rimozione e pretesa
cancellazione ci dimidia e disquatra tutte e tutti, e' negazione di umanita'
e brutale incrudire sull'altro e sull'altra ed infine ed insieme su se
medesimi.
Nel convivio delle differenze la cultura delle donne, il pensiero della
differenza sessuale, recano bella e splendente una ricchezza preziosa per
tutte e per tutti.
Che questa giornata sia anche la giornata di questo incontro e di questa
agnizione. Sia anche giornata di impegno a contrastare le strutture
dell'oppressione patriarcale e maschilista che maculano e distorcono ancora
fino al crimine e alla follia tante esperienze che pure alle tradizioni piu'
alte dell'umanita' in cammino dichiarano di rifarsi in fedelta' e
adempimento.
Questo impegno contro l'oppressione patriarcale e maschilista che in quanto
maschio io stesso sento di recare entro me e di dover entro me stesso
combattere, credo vada elaborato ed espresso ed agito nell'ordine sociale e
fin in quello giuridico, ma anche e innanzitutto nell'ordine simbolico e del
linguaggio, e non vi e' dubbio che nel nesso linguaggio-cultura, e
linguaggio-scritture (ed esegesi) per quanto decisivamente afferisce alle
religioni, si appalesi come per molti versi effettualmente il linguaggio sia
quella "casa dell'essere" di cui diceva un pensatore che fu forse uno dei
nascosti e grandi teologi laici del Novecento, e scrisse cose di gran lunga
piu' elevate della sua rovinosa empirica condotta quando - per dirla con
fratel Jacopone da Todi - giunse al paragone.
III. "E' meglio essere in due che uno solo" (Qohelet, 4, 9)
Qui di Giobbe e di Qohelet e del Cantico dei Cantici avrei voluto dire, ma
bastera' questo: e' meglio essere in due che uno solo.
L'essere insieme, il convivere, e' la nostra scelta, il compito nostro, la
via e l'oasi.
IV. Sul digiuno come esistenza e come figura, come resistenza e come
ripetizione
Disvela il digiuno il nostro consistere di esistenti, connotati
dall'ex-sistere, l'essere-fuori, l'essere-esposti; ed il nostro consistere
quindi di carenza e di scarsita', di assenza in presenza, di bisogno di
cura.
Il digiuno e' testimonianza: interrogazione radicale e volto nudo, domanda
d'aiuto che aiuta ad aiutare.
Ma dunque anche rivolgimento amoroso e suscitamente ed offerta del gesto
soccorrevole (ugualmente soccorrevoli il chiedere e il dare, l'uno all'altro
in circolo rinviando, insieme costruendo linguaggio e figura ed incontro e
riconoscimento di umanita').
Figura altresi' del dono e del gratuito. Gesto che allude a un'umanita'
fraterna e sororale, liberante e liberata: quella "internazionale futura
umanita'" gia' compresente ogni volta che tu, proprio tu, compi l'azione
giusta, fai la cosa buona.
Apertura e ricerca, condivisione.
E accostamento all'insegnamento che reca la nozione di processo chenotico, e
apprensione meravigliata e meravigliosa di quanto narrato da quei concetti
densissimi di shekhina' e di tzintzum.
Ma anche, e ancora: resistenza all'inumano, e dell'umano ripetizione: nuova
richiesta, nuova esperienza, nuova restituzione, e speranza - e speranza
contro speranza - ancora.
V. Shalom - Salaam
Che la pace sia su tutti: da tutte e tutti, a tutte e tutti e per tutte e
tutti; quel tutti che, diceva Capitini, e' il plurale di tu.
Che la pace venga come benedizione ed opera, riposo ed agire, contemplazione
e cammino, frutto e sogno, che adempie, convoca, e' via che apre vie alla
nostra comune ricerca di senso e di felicita' condivisa.
La pace e' l'incontro.
L'incontro e' festa.
La festa e' riconoscimento di umanita'.
Ha scritto Umberto Saba, il poeta dal nome di nutrice e dalla poesia buona e
fragrante come pane: "Esser uomo tra gli umani / io non so piu' dolce cosa".
In queste ore venendo dal digiuno, in queste ore muovendo verso la
condivisione del pane frutto della benignita' della natura e del lavoro
umano, a tutte e tutti giunga, sorelle e fratelli, un saluto di pace".
*
4. Esseri umani
In uno dei suoi libri piu' belli (ma nessun libro potra' restituirci altro
che una lontana eco della sua prorompente, luminosa, convocante, fabrile e
quasi febbrile umanita') Ernesto Balducci cosi' concludeva il suo percepire,
meditare e argomentare sui compiti dell'ora, sui compiti nostri: "Se invece
noi decidiamo, spogliandoci di ogni costume di violenza, anche di quello
divenuto struttura della mente, di morire al nostro passato e di andarci
incontro l'un l'altro con le mani colme delle diverse eredita', per
stringere tra noi un patto che bandisca ogni arma e stabilisca i modi della
comunione creaturale, allora capiremo il senso del frammento che ora ci
chiude nei suoi confini. E' questa la mia professione di fede, sotto le
forme della speranza. Chi ancora si professa ateo, o marxista, o laico e ha
bisogno di un cristiano per completare la serie delle rappresentanze sul
proscenio della cultura, non mi cerchi. Io non sono che un uomo" (Ernesto
Balducci, L'uomo planetario, Camunia, Brescia 1985, pp. 202-203).
*
5. Alcune proposte per l'approfondimento
Indicare una bibliografia essenziale su temi cosi' vasti e densi e' impresa
improba; proponiamo un percorso in appena quattro-cinque testi, ma e' ovvio
che le alternative sarebbero infinite: sull'educazione interculturale cfr.
ad esempio Francesco Susi (a cura di), Come si e' stretto il mondo, Armando,
Roma 1999; una lettura comunque indispensabile e' a nostro avviso Virginia
Woolf, Le tre ghinee (varie edizioni); un libro molto utile e molto bello e'
quello di Fatema Mernissi, Islam e democrazia, Giunti, Firenze 2002; a
nostro parere e' sempre di grande valore e pressoche' ineludibile - quale
che sia il punto di vista del lettore - la riflessione di Ludwig Feuerbach,
di cui si legga almeno L'essenza del cristianesimo e L'essenza della
religione (disponibili in varie edizioni); di Martin Buber occorrerebbe
leggere molte cose, una monografia pregevole sulla sua riflessione e la sua
opera e' quella di Clara Levi Coen, Martin Buber, Edizioni cultura della
pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; non si puo' non ricordare Guido
Calogero, Filosofia del dialogo, Comunita', Milano, 1962, 1977; un autore di
cui consiglieremmo la lettura di tutte le opere e' Primo Levi, Opere, 2
voll., Einaudi, Torino 1997.

33. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

34. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@???
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@???;
angelaebeppe@???; mir@???, sudest@???
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@???

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin