E' morto Dino Frisullo. Di sera, era il giorno del suo cinquantunesimo
compleanno. Ha percorso strade difficili, molto spesso lasciato solo, forse
perché chiedeva troppo a sé e agli altri. Forse perché il suo amore per la
giustizia era assoluto, impaziente dei tempi, impaziente e indignato.
Con lui ho percorso sentieri e strade in Kurdistan e in Turchia, prima in
Palestina e Israele. Non con lo stesso passo, litigando, ma volendogli bene e
rispettando il suo passo, pensando spesso che senza di lui molte cose tragiche e
ingiuste sarebbero passate inosservate e molti di noi sarebbero passati accanto
a curdi torturati, ad immigrati e profughi sbarcati in Italia in cerca di pace e
scurezza trovando invece abbandono, indifferenza,fame.
Ho il rimpianto, lo so quanto sia comune di fronte ad ogni morte, di non averlo
ascoltato abbastanza, di aver posato il telefono dopo conversazioni agitate sul
cosa fare di fronte ai problemi dei curdi, degli immigrati, pensando con
insofferenza, non ne posso più, ma perché e così testardo.
Avrei voluto vederlo e stargli accanto durante la malattia, ho parlato con lui
solo una volta, al solito, al telefono; disinteressato di sé, pensava a chi non
aveva avuto il permesso di soggiorno, a chi veniva espulso, a chi veniva
cacciato nei centri di detenzione.
D'ora in avanti in ogni sguardo sperduto e impaurito di immigrati o profughi che
incontrero' so che vedrò Dino, il mio sorriso a loro sarà anche per lui.
Ciao Dino, non sarò al tuo funerale, li manco quasi tutti, sarò da un'altra
parte, luoghi di conflitto e così via. Non so se sia giusto, soprattutto, non so
se sia quello che desidero so pero' che tu mi diresti, vai.