[Cm-milano] bodycrashing

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Author: Jacopo
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Subject: [Cm-milano] bodycrashing
mi viene voglia di riesumare i momenti patatrac in critical... è
geniale!!!!!!

Jaco*bonk*
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ROMA - La tecnica è semplice e alla portata di tutti: ci si lascia cadere in
terra, così all'improvviso e senza una ragione precisa. Si dirà: si pratica
da anni sui campi di calcio. Ma qui non si parla di sport. Quello che da
mesi si sta diffondendo come una moda, di più, un rito collettivo si può
fare in strada, al supermercato, sul tram o al lavoro. Si chiama
bodycrashing (letteralmente "corpo crollante) e dopo un po' che si pratica,
sembra che non se ne possa più fare a meno. Il senso liberatorio del gesto,
dicono gli adepti, è assolutamente garantito. Basta che venga fatto in
maniera spontanea e leggera. Bisogna lasciarsi andare, insomma.

C'è anche un luogo e una data d'inizio del nuovo fenomeno situazionista
targato tremila. Luogo: il Link, noto centro sociale bolognese. Data: un
giorno quasiasi di febbraio. Come: durante una festa, dieci giovanotti e
signorine si lasciano cadere all'improvviso. Uno sopra l'altro, senza motivo
apparente. L'azione è piaciuta. Altri vogliono partecipare. Si organizza il
primo crashing party. Si ritrovano in trenta. Tutti giù per terra. Nella
città delle Due torri e del Dams il fenomeno comincia a diffondersi. La
nuova moda viene lanciata sulla testata on-line della scuola superiore di
giornalismo di Bologna, si scrive il decalogo del perfetto bodycrasher.

Saranno famosi? E' presto per dirlo. Ma a crederci è, prima di tutto, Bc1,
alias bodycrasher 1. Ovvero, l'ideologo del movimento dei corpi cadenti. E'
lui ad aver fondato il Falling people movement, ribattezzato il club della
massa inerte. Così spiega la sua filosofia. "Il bisogno soffocante di
sicurezza è stato costruito a tavolino dai guru del fondamentalismo di
mercato - dice Bc1, dietro cui si nasconde un giovane laureando in storia,
specializzato nell'indagine dei rapporti tra i movimenti e la rete - la
sicurezza è un feticcio che serve a rinforzare le politiche di controllo
della società e di sperequazione della ricchezza". Perciò, dice, largo
all'insicurezza come diritto dell'uomo libero. "La vita umana è fatta di
imprevisti, non si può prevedere tutto. Siamo contro la vita preventiva".

E non finisce qui. Il decalogo spiega anche che cadere, come ogni buon
adepto dovrebbe fare quando partecipa ad una festa, è utile per ricordare
che nel piacere esiste anche il dolore e che l'edonismo stesso è, ça va sans
dire, caduco. Alcuni consigli per praticare? "Basta camminare in mezzo alla
strada o in un luogo pubblico. Si rovina per terra e poi ci si rialza, come
niente fosse. Chi ci vede e non ci conosce, rimane prima allibito e poi si
incuriosisce. Magari, vuole parteicipare". Non c'è il pericolo di farsi
male, al massimo qualche sbucciatura o escoriazione. "Chi sa cadere è un po'
allenato, più o meno come con gli skateboard negli anni '80 o i rollerblade
negli anni '90". Da oggi, quindi, nessuna preoccupazione se qualcuno vi si
affloscia davanti ai vostri occhi o, addirittura, addosso: sta provando
l'effetto a catena.