[Lecce-sf] Yann Moulier Boutang

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Auteur: Alessandro Presicce
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Sujet: [Lecce-sf] Yann Moulier Boutang
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Yann Moulier Boutang, professore all'Institut d'=E9tudes politiques di =
Parigi, direttore della rivista Multitudes, da anni si occupa di =
problemi dell'immigrazione, intrecciati con quelli del lavoro (tra i =
suoi ultimi saggi, =ABDe l'escalvage au salariat=BB, che sar=E0 presto =
pubblicato dalla Manifestolibri e, con Monique Chemillier Gendreau, =
=ABLe droit dans la mondialisation. Une perspective critique=BB, Puf).=20

                     il manifesto - 12 Gennaio 2003=20
      Corpi prigionieri per legge
      Esce finalmente in Italia =ABDalla schiavit=F9 al lavoro =
salariato=BB, la monumentale opera dello studioso francese Yann Moulier =
Boutang. Un lungo e ambizioso lavoro storico che mette al centro =
dell'analisi la produzione normativa volta al controllo delle figure =
sociali interessate dal processo capitalistico
      FRANCO BARCHIESI
      Il senso generale di un'opera assai complessa come Dalla =
schiavit=F9 al lavoro salariato (Manifestolibri, pp. 717, =80 49) di =
Yann Moulier Boutang, finalmente tradotta in italiano, si pu=F2 cogliere =
a partire dal sottotitolo dell'edizione originale: =ABeconomia storica =
del proletariato imbrigliato=BB. Economia storica =E8, infatti, =
un'espressione particolarmente adeguata a rendere conto del progetto =
epistemologico dell'autore. Da questo punto di vista lo scopo del libro =
=E8 n=E9 pi=F9 n=E9 meno che tracciare i lineamenti di un ripensamento =
complessivo dell'economia politica marxiana (o, nelle parole =
dell'autore, di =ABrestituire la politica=BB all'economia marxiana) a =
partire dalle forme normative e istituzionali attraverso cui, in un =
percorso secolare che in larga parte predata l'origine stessa del =
capitalismo, si =E8 andato costituendo il rapporto di =ABlavoro =
dipendente=BB. Il compito =E8 svolto da Moulier Boutang attraverso una =
serie impressionante di excursus che ad una padronanza eccezionale dei =
termini del dibattito teorico combina una ricerca la cui vastit=E0 di =
orizzonti temporali e diversit=E0 di casi trattati rimangono =
ineguagliate. La genesi del rapporto capitalistico di lavoro =E8 infatti =
affrontata attraverso un'indagine che si dipana, con rigore e coerenza =
espositiva, tra il XIV e la prima met=E0 del XX secolo, prendendo in =
considerazione contesti estremamente diversificati come la formazione =
del mercato del lavoro salariato nell'Europa occidentale, la schiavit=F9 =
nelle Americhe, le economie minerarie e di piantagione in Brasile, le =
migrazioni a contratto dei coolies, fino alla nascita dell'apartheid =
sudafricano. Nel corso di questa traiettoria, Moulier Boutang fissa =
alcuni punti di riferimento concettuali che marcano risultati =
innovativi, spesso sorprendenti. In questo senso, l'opera pu=F2 ben =
meritare l'appellativo di =ABmonumentale=BB.


      Allo stesso tempo, l'urgenza di questo lavoro di rinnovamento =
concettuale =E8 dettata all'autore dalla consapevolezza di trovarsi di =
fronte a ci=F2 che egli chiama un =ABnuovo continente=BB rimasto a lungo =
escluso dalle mappe ufficiali dell'ortodossia marxista variamente =
codificata. Lo scenario storico dell'accumulazione capitalistica si =
sviluppa nel libro secondo coordinate che sfidano consolidate versioni =
strutturaliste (o =ABesternaliste=BB, per usare ancora le parole di =
Moulier Boutang). Queste ultime avevano confinato la codificazione del =
rapporto di lavoro nel capitalismo al terreno della =
=ABsovrastruttura=BB: la garanzia formale di diritti e libert=E0 =
individuali del lavoratore, con obblighi corrispondenti, svolgeva in =
questa prospettiva la funzione di rendere possibile e mascherare allo =
stesso tempo lo sfruttamento inerente a una compravendita di =
forza-lavoro che, rispetto a quei diritti e libert=E0, =E8 antecedente e =
costitutiva nella sua dinamica essenzialmente economica di =
espropriazione e dominazione. Il lavoro salariato si presentava quindi, =
in quella luce, come la forma pi=F9 compiuta, cumulativamente =
perfezionata e necessariamente universale di messa al lavoro del =
proletariato da parte del capitale.


      Moulier Boutang ribalta completamente i termini della questione e =
mostra come il rapporto di lavoro salariato si sia storicamente =
costituito solamente come una delle fattispecie di lavoro dipendente =
attraverso cui il capitale, sin da molto prima della nascita del =
capitalismo, ha cercato di rispondere al proprio imperativo, e sfida, =
centrale: immobilizzare il corpo del proletario, legarlo alla relazione =
di lavoro, prevenirne la =ABfuga=BB, la rottura del contratto, il =
rifiuto del lavoro. All'interno del capitalismo globale, altre forme di =
sfruttamento sono quindi coesistite in maniera spesso instabile e =
mutevole a fianco del lavoro salariato =ABlibero=BB e il lavoro non =
libero si =E8 spesso trovato in una condizione di complementarit=E0 con =
quest'ultimo nel vasto ambito di strategie miranti a disciplinare le =
classi subalterne.


      Lungi dal rappresentare meri arcaismi, aggiustamenti transitori o =
residui di arretratezza in societ=E0 =ABtradizionali=BB destinati ad =
essere spazzati via dalla =ABmodernizzazione=BB - in nome della quale =
larga parte del riformismo novecentesco appoggi=F2 vari regimi coloniali =
e neocoloniali - le forme di impiego servili, schiavistiche o di =
indentured labour hanno svolto un ruolo costituente nella traiettoria =
storica del capitalismo. E, suggerisce l'autore, continuano a svolgerlo =
nella misura in cui l'Occidente industrializzato combina l'affrancamento =
e i diritti di cittadinanza goduti da lavoratori autoctoni, quali =
condizioni per =ABfidelizzarl=BB a processi produttivi a crescente =
intensit=E0 di =ABcapitale umano=BB, con la permanenza di politiche di =
controllo burocratico dei flussi migratori, limitazione di status =
giuridico e di mobilit=E0 attraverso cui le nuove moltitudini migranti =
vengono, viceversa, legate al loro lavoro in occupazioni maggiormente =
vulnerabili, ricattabili e oppressive.


      D'altronde, come mostra l'importante Citizen and Subject di =
Mahmood Mamdani (Princeton University Press, 1996), la coesistenza di =
=ABcittadinanza=BB e forme coercitive e non-democratiche di =
=ABsoggezione=BB costituisce anche in ci=F2 che continua ad essere =
riferito come il =ABsud=BB del mondo un tratto distintivo del =
capitalismo nel suo farsi globale.


      La messa in discussione del concetto di =ABlavoro salariato=BB =
conduce Moulier Boutang ad una conclusione di grande rilevanza teorica e =
portata politica: il proletariato come soggetto astrattamente unitario =
dell'oppressione capitalistica inteso nella vulgata marxiana come =
presupposto della liberazione e orizzonte teleologico della resistenza =
tende a scomparire dall'orizzonte. Al suo posto troviamo molteplici =
soggettivit=E0 che, a partire da condizioni affatto specifiche, =
esercitano un diritto di resistenza alla disciplina del lavoro sulla =
base, nondimeno, di una strategia comune e riscontrabile attraverso i =
secoli: la fuga.


      La rilevanza della fuga, della diserzione, della rottura del =
contratto di lavoro, della migrazione come movimento collettivo di una =
forza-lavoro che si oppone a divenire proletariato, e comunque non vede =
in tale condizione la base di futuri progressi sociali, porta l'autore a =
una lettura del capitalismo che non ne mette pi=F9 al centro il momento =
della dominazione, confinando la =ABresistenza=BB ad un ruolo puramente =
reattivo o di preparazione all'inverarsi di una qualche =ABnecessit=E0 =
storica=BB. Allo stesso tempo, ci=F2 consente a Moulier Boutang di =
evitare di cadere nelle trappole contrapposte di assecondare una visione =
illuministica della libert=E0 individuale o di idealizzare una =
dimensione di testimonianza =ABmicro-storica=BB della comunit=E0 come =
residuo di forme sociali =ABestranee=BB al capitalismo. E' invece la =
traiettoria storica di quest'ultimo a uscire dal libro come accidentata, =
tortuosa, largamente incompleta nella misura in cui l'insorgenza =
antagonista della soggettivit=E0 che si vuole mettere al lavoro =
determina l'emergere di nuove forme normative e contrattuali, una =
gerarchizzazione di diritti e nuove combinazioni tra lavoro libero e non =
libero, le quali sono per=F2 subito dopo investite dall'emergere di =
nuove forme di fuga, di rifiuto della moltitudine a lasciarsi codificare =
in quella che si vuole come un'ordinata divisione, ormai globale, del =
lavoro. E' proprio nel sottolineare il ruolo delle norme e delle =
istituzioni nella definizione di forme contrattuali di codificazione del =
diritto che Moulier Boutang segna un secondo, decisivo punto di =
separazione dalla tradizione del =ABmarxismo strutturalista=BB.


      Il capitalismo non =E8, cio=E8, visto innanzitutto come =
l'estensione inarrestabile del mercato e della mercificazione universale =
delle condizioni di sussistenza tramutate in fattori produttivi, nei cui =
confronti il diritto e le istituzioni svolgono una funzione =
essenzialmente di codificazione, perpetuazione, mascheramento. =
Curiosamente, su una tale visione concordano tanto la versione leninista =
dell'estinzione dello stato, quanto la lettura keynesiana dello stato =
come correttivo all'inaffidabilit=E0 dei mercati, quanto l'approccio =
liberista dello =ABstato minimo=BB e della centralit=E0 del mercato =
autoregolato. Secondo Moulier Boutang, qui in aperta polemica con Karl =
Polanyi (in maniera simile all'analisi di Mark Granovetter del mercato =
capitalistico come profondamente =ABradicato=BB, o embedded, nelle forme =
sociali), le istituzioni e le norme regolative non intervengono =
meramente ex post, a rimediare alle indesiderabili conseguenze sociali =
prodotte da un mercato =ABsregolato=BB. Al contrario, le forme =
giuridiche e politiche di controllo sul lavoro riacquistano in questo =
libro una posizione centrale nel vasto armamentario di strategie =
attraverso cui il capitale cerca costantemente di venire a capo, potendo =
vantare solo successi parziali, del dilemma posto dalla =ABfacolt=E0 di =
fuga=BB del lavoratore.


      Moulier Boutang sviluppa il suo ragionamento su questo punto a =
partire da una lettura assolutamente originale della tradizione =
metodologica del =ABneo-istituzionalismo=BB, dell'economia delle =
convenzioni e dei costi di transazione cos=EC come sistematizzata, tra =
gli altri, da Oliver Williamson. Da questo ripensamento critico di =
correnti teoriche appartenenti al mainstream esce confermata una lettura =
del capitalismo - lontana da quella impersonale e ordinatrice dei suoi =
apologeti - come modo di produzione che, ben lungi dall'adottare metodi =
e strategie di impiego del lavoro =ABottimali=BB dal punto di vista =
della razionalit=E0 e dell'efficienza, deve costantemente ricorrere a =
vincoli, barriere, limitazioni giuridicamente imposte per controllare =
=ABesternalit=E0=BB indipendenti dal suo disegno. Come mostra attraverso =
un ricco repertorio di strategie quotidiane di sovversione sociale anche =
un recente e fondamentale libro di Ashwin Desai, We Are the Poors. =
Community Struggles. Post-apartheid South Africa (Monthly Review Press), =
la pi=F9 resistente di queste =ABesternalit=E0=BB, a cui ogni lettura =
del capitalismo che non voglia relegare la soggettivit=E0 della =
moltitudine ai margini deve fare riferimento, =E8 data da una costante =
volont=E0 di fuga animata da un mondo di socialit=E0, affetti, =
sensualit=E0 semplicemente refrattari al paradigma del lavoro.



    =20




da "il manifesto" del 16 Dicembre 1998=20

MOULIER BOUTANG=20
Migranti a briglie sciolte=20

Dallo statuto discriminatorio del lavoro dei migranti, funzionale allo =
sviluppo capitalistico e al lavoro libero, prende l'avvio la monumentale =
ricerca di Yann Moulier Boutang che restituisce alla figura del =
lavoratore il diritto alla libert=E0 soggettiva=20
ALESSANDRO DAL LAGO=20

Un vescovo illuminato ha scritto qualche tempo fa che i migranti sono le =
nuove vittime del capitalismo. Certamente, ma in che senso? Da quando le =
migrazioni hanno cominciato a inquietare i nostri politici, con lo =
strascico di retoriche forcaiole e nazionaliste e soprattutto di leggi =
restrittive, misure di polizia e campi di concentramento, quasi nessuno =
ha sottolineato il significato straordinario di questi viaggi per il =
mondo. Gente costretta per anni a risparmiare su salari di fame, a =
investire le povere ricchezze di famiglia in biglietti di sola andata, =
affronta traversate di mesi per ritrovarsi in spiagge ostili, quando non =
viene buttata fuori bordo in alto mare. Per finire poi sulle strade, =
nelle fabbrichette del nord est, nella zona grigia di un sommerso =
feroce, nel buco nero del lavoro domestico.=20
Braccati letteralmente da polizie nazionali e municipali quando non =
possono esibire contratti di lavoro, vessati da procedure =
impersonalmente sadiche se accampano il folle diritto di abitare, farsi =
curare, esistere come tutti quegli altri, i nazionali, che incrociano =
per le strade.L'ammirazione per questa gente coraggiosa aumenta, se si =
considera ci=F2 da cui fuggono: la sussistenza nelle periferie delle =
metropoli non sviluppate, la demolizione delle navi nei campi di lavoro =
nel delta del Gange, le innumerevoli fabbriche dispotiche disseminate =
appena al di l=E0 dei confini dei paesi sviluppati, sorvegliate dagli =
staterelli autoritari di mezzo mondo.=20

Dalla sicurezza della miseria e della subordinazione al lavoro libero, =
questo sarebbe dunque il loro tragitto. Ma in realt=E0 le cose vanno =
diversamente. Nelle nostre societ=E0, essi sono meteci e non cittadini, =
controllabili pi=F9 di ogni altro, soggetti per qualsiasi mancanza alla =
perdita, insieme ai loro contratti precari, di ogni diritto, sottoposti =
all'eterna alternativa tra criminalizzazione e subordinazione.=20

Proprio dalla discriminazione dei migranti nelle nostre societ=E0 prende =
l'avvio la monumentale ricerca storico-economico-giuridica di Yann =
Moulier Boutang sul "salariato imbrigliato", De l'esclavage au salariat. =
Per l'autore, lo statuto discriminatorio del lavoro dei migranti non =E8 =
una macchia o un'eccezione in societ=E0 fondate sul lavoro libero, ma =
l'esempio pi=F9 recente di una storia complessa in cui il controllo =
dispotico della forza-lavoro =E8 indispensabile allo sviluppo =
capitalistico, e quindi anche al lavoro libero. L'idea centrale di =
questa ricerca =E8 precisamente quella di "fuga del lavoratore" durante =
(e dopo) l'ascesa del capitalismo e della sua condizione giuridica =
ideale, il lavoro libero: "Il vero agente della storia... non =E8 la =
persona assoggettata al contratto che lo lega alla terra, al padrone, =
all'impiego, all'impresa, [...] ma =E8 la defezione anonima, collettiva, =
individuale, instancabile che trasforma il mercato del lavoro in marcia =
verso la libert=E0".=20

In altri termini, l'istituzione del lavoro libero non discende, come =
recita una ricostruzione storica di comodo, dal processo di =
liberalizzazione delle forme contrattuali. Sono piuttosto queste - le =
pretese liberali del diritto di propriet=E0, del lavoro libero, delle =
frontiere aperte e mobili - a dipendere dalla "spinta alla fuga" dei =
lavoratori, alla ricerca di condizioni di lavoro migliori e soprattutto =
non dispotiche.=20

La dialettica servo-padrone viene aggiornata da Moulier-Boutang in un =
conflitto tra le forme costrittive del lavoro e una ricerca perenne di =
libert=E0. E questo grazie a una serie di impressionanti excursus =
storici che rendono affascinante un lavoro dalla struttura teorica =
imponente, ricerche che spaziano dal tumulto dei Ciompi alla schiavit=F9 =
in Brasile e negli Usa, dal lavoro servile in America all'apartheid in =
Sudafrica.In base a queste ricerche, lo sviluppo capitalistico mostra =
due anime e soprattutto due esiti : uno =E8 quello "normale" del lavoro =
a tempo indeterminato e del lavoro salariato libero, l'altro =E8 quello =
del lavoro senza contratto, del paternalismo, del lavoro forzato =
coloniale, dei campi di lavoro del nostro secolo e, per finire, della =
segregazione etnica del lavoro dei migranti.=20

In questa rivisitazione, Moulier Boutang fa i conti con un buon numero =
di luoghi comuni e di spiegazioni di comodo su cui, soprattutto a =
sinistra, si =E8 ingabbiata la figura del lavoratore in cerca di chances =
di lavoro e di vita: in primo luogo il mito dell'esercito industriale di =
riserva, su cui riposa ancora oggi la diffidenza dei movimenti operai =
organizzati dei paesi ricchi nei confronti dei migranti; e poi i famosi =
fattori di "espulsione" e di "attrazione", con cui si =E8 cercato di =
spiegare il ciclo delle migrazioni (ieri l'impoverimento dei paesi non =
sviluppati, oggi le chimere della ricchezza), fattori che oscurano la =
spinta soggettiva verso condizioni diverse di lavoro e di vita; e =
ancora, tra tanti altri, il ruolo delle workhouses nell'Inghilterra =
della rivoluzione industriale, in cui Moulier Boutang non vede tanto una =
risposta correttiva al mercato (diversamente da La grande trasformazione =
di Polanyi), quanto la costituzione di una forma dispotica di lavoro =
contro le spinte alla fuga dei lavoratori.Il significato evidente di =
queste critiche =E8 sottrarre la figura del lavoratore al grigio =
determinismo della sociologia economica, per restituirgli il diritto =
alla libert=E0 soggettiva - una libert=E0 da non intendersi come rifiuto =
di qualsiasi forma di costrizione economica, ma come mobilit=E0, rifiuto =
di assoggettarsi a determinate condizioni di lavoro, per sceglierne =
altre. Grazie al lavoro di Moulier Boutang, la figura del migrante =
assume una connotazione diversa. Non pi=F9 la mera vittima di =
circostanze economiche, del sottosviluppo o della fame (per non parlare =
delle mafie e dei "trafficanti di carne umana"), ma un agente di forme =
di lavoro e di socialit=E0 diverse e meno dispotiche, qualcuno insomma =
che pratica la propria libert=E0 e, oltretutto, apre la strada alla =
libert=E0 degli altri. Che questa non sia retorica =E8 mostrato dalla =
crescenti contraddizioni delle politiche migratorie dei paesi =
occidentali.=20

Da una parte, i diritti umani dei migranti vengono quotidianamente =
violati nelle pratiche di polizia, nelle espulsioni e nei campi di =
internamento che sono sorti un po' dappertutto in Europa; dall'altra, =
queste pratiche sono difficilmente giustificabili in societ=E0 =
"democratiche", teoricamente legate al rispetto dei diritti.=20

Senza arrivare a dire con Saskia Sassen (in Losing Control), che le =
organizzazioni per i diritti umani limitano la sovranit=E0 degli stati =
nazionali, =E8 vero per=F2 che la contraddizione tra libera circolazione =
delle merci e limiti posti alle migrazioni sta diventando esplosiva =
nella societ=E0 globalizzata.=20

Il concetto chiave del lavoro di Moulier Boutang =E8 certamente quello =
di "esternalit=E0". Con esso si intendono quelle circostanze esterne al =
processo economico che possono incidere sul profitto senza essere =
comprese nei costi: esternalit=E0 positive, come la qualificazione =
gratuita della forza-lavoro nel sistema di istruzione pubblica, o =
negative, come i costi di transazione. Ora, una delle esternalit=E0 =
negative pi=F9 diffuse =E8 data precisamente dalla "fuga" del lavoro =
subordinato verso il lavoro autonomo, indipendente e immateriale. La =
tendenza, ormai dilagante, all'autonomia dissolve le forme tradizionali =
di controllo della forza-lavoro, a partire dall'indebolimento delle =
organizzazioni sindacali. La globalizzazione, per Moulier Boutang, non =
=E8 che una risposta del capitalismo a questa difficolt=E0 di controllo =
- una risposta che si basa esattamente sulla possibilit=E0 di esportare =
la produzione in zone della terra in cui la fuga verso l'autonomia =E8 =
difficile se non impossibile: dalla maquilladoras messicane alle =
fabbriche di indumenti sportivi nel Pakistan o in India.=20

Viste in questa prospettiva, le migrazioni sono, a loro volta, una =
risposta a questo tentativo di controllo della forza-lavoro globale. I =
migranti non farebbero che riportare al cuore dell'impero i conflitti =
che l'impero ha scatenato nella periferia del mondo.La prospettiva =
storico-teorica di Moulier Boutang ci affascina non solo perch=E9 =
restituisce, con il concetto di "fuga", libert=E0 soggettiva ai =
lavoratori di ogni tempo e ai migranti di oggi. Soprattutto, riporta il =
meccanismo delle migrazioni a un processo di dimensioni mondiali in cui =
lo statuto del lavoro ritorna dominante. Sottratte alla dimensione un =
po' lamentosa, anche se inevitabile, della mera difesa dei diritti umani =
e della "solidariet=E0", le migrazioni appaiono oggi un fenomeno =
centrale in quella che appare come la vera "grande trasformazione" del =
nostro tempo.=20


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      un'espressione particolarmente adeguata a rendere conto del =
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      epistemologico dell'autore. Da questo punto di vista lo scopo del =
libro =E8=20
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complessivo=20
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dalle forme=20
      normative e istituzionali attraverso cui, in un percorso secolare =
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      larga parte predata l'origine stessa del capitalismo, si =E8 =
andato=20
      costituendo il rapporto di =ABlavoro dipendente=BB. Il compito =E8 =
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      Moulier Boutang attraverso una serie impressionante di =
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      una ricerca la cui vastit=E0 di orizzonti temporali e diversit=E0 =
di casi=20
      trattati rimangono ineguagliate. La genesi del rapporto =
capitalistico di=20
      lavoro =E8 infatti affrontata attraverso un'indagine che si =
dipana, con=20
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      prendendo in considerazione contesti estremamente diversificati =
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      usare ancora le parole di Moulier Boutang). Queste ultime avevano=20
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costitutiva nella=20
      sua dinamica essenzialmente economica di espropriazione e =
dominazione. Il=20
      lavoro salariato si presentava quindi, in quella luce, come la =
forma pi=F9=20
      compiuta, cumulativamente perfezionata e necessariamente =
universale di=20
      messa al lavoro del proletariato da parte del =
capitale.<BR><BR>Moulier=20
      Boutang ribalta completamente i termini della questione e mostra =
come il=20
      rapporto di lavoro salariato si sia storicamente costituito =
solamente come=20
      una delle fattispecie di lavoro dipendente attraverso cui il =
capitale, sin=20
      da molto prima della nascita del capitalismo, ha cercato di =
rispondere al=20
      proprio imperativo, e sfida, centrale: immobilizzare il corpo del=20
      proletario, legarlo alla relazione di lavoro, prevenirne la =
=ABfuga=BB, la=20
      rottura del contratto, il rifiuto del lavoro. All'interno del =
capitalismo=20
      globale, altre forme di sfruttamento sono quindi coesistite in =
maniera=20
      spesso instabile e mutevole a fianco del lavoro salariato =
=ABlibero=BB e il=20
      lavoro non libero si =E8 spesso trovato in una condizione di =
complementarit=E0=20
      con quest'ultimo nel vasto ambito di strategie miranti a =
disciplinare le=20
      classi subalterne.<BR><BR>Lungi dal rappresentare meri arcaismi,=20
      aggiustamenti transitori o residui di arretratezza in societ=E0=20
      =ABtradizionali=BB destinati ad essere spazzati via dalla =
=ABmodernizzazione=BB -=20
      in nome della quale larga parte del riformismo novecentesco =
appoggi=F2 vari=20
      regimi coloniali e neocoloniali - le forme di impiego servili,=20
      schiavistiche o di <I>indentured labour</I> hanno svolto un ruolo=20
      <I>costituente</I> nella traiettoria storica del capitalismo. E,=20
      suggerisce l'autore, continuano a svolgerlo nella misura in cui=20
      l'Occidente industrializzato combina l'affrancamento e i diritti =
di=20
      cittadinanza goduti da lavoratori autoctoni, quali condizioni per=20
      =ABfidelizzarl=BB a processi produttivi a crescente intensit=E0 di =
=ABcapitale=20
      umano=BB, con la permanenza di politiche di controllo burocratico =
dei flussi=20
      migratori, limitazione di status giuridico e di mobilit=E0 =
attraverso cui le=20
      nuove moltitudini migranti vengono, viceversa, legate al loro =
lavoro in=20
      occupazioni maggiormente vulnerabili, ricattabili e=20
      oppressive.<BR><BR>D'altronde, come mostra l'importante <I>Citizen =
and=20
      Subject </I>di Mahmood Mamdani (Princeton University Press, 1996), =
la=20
      coesistenza di =ABcittadinanza=BB e forme coercitive e =
non-democratiche di=20
      =ABsoggezione=BB costituisce anche in ci=F2 che continua ad essere =
riferito come=20
      il =ABsud=BB del mondo un tratto distintivo del capitalismo nel =
suo farsi=20
      globale.<BR><BR>La messa in discussione del concetto di =ABlavoro =
salariato=BB=20
      conduce Moulier Boutang ad una conclusione di grande rilevanza =
teorica e=20
      portata politica: il proletariato come soggetto astrattamente =
unitario=20
      dell'oppressione capitalistica inteso nella <I>vulgata</I> =
marxiana come=20
      presupposto della liberazione e orizzonte teleologico della =
resistenza=20
      tende a scomparire dall'orizzonte. Al suo posto troviamo =
molteplici=20
      soggettivit=E0 che, a partire da condizioni affatto specifiche, =
esercitano=20
      un diritto di resistenza alla disciplina del lavoro sulla base, =
nondimeno,=20
      di una strategia comune e riscontrabile attraverso i secoli: la=20
      <I>fuga</I>.<BR><BR>La rilevanza della fuga, della diserzione, =
della=20
      rottura del contratto di lavoro, della migrazione come movimento=20
      collettivo di una forza-lavoro che <I>si oppone</I> a divenire=20
      proletariato, e comunque non vede in tale condizione la base di =
futuri=20
      progressi sociali, porta l'autore a una lettura del capitalismo =
che non ne=20
      mette pi=F9 al centro il momento della dominazione, confinando la=20
      =ABresistenza=BB ad un ruolo puramente reattivo o di preparazione=20
      all'inverarsi di una qualche =ABnecessit=E0 storica=BB. Allo =
stesso tempo, ci=F2=20
      consente a Moulier Boutang di evitare di cadere nelle trappole=20
      contrapposte di assecondare una visione illuministica della =
libert=E0=20
      individuale o di idealizzare una dimensione di testimonianza=20
      =ABmicro-storica=BB della comunit=E0 come residuo di forme sociali =
=ABestranee=BB al=20
      capitalismo. E' invece la traiettoria storica di quest'ultimo a =
uscire dal=20
      libro come accidentata, tortuosa, largamente incompleta nella =
misura in=20
      cui l'insorgenza antagonista della soggettivit=E0 che si vuole =
mettere al=20
      lavoro determina l'emergere di nuove forme normative e =
contrattuali, una=20
      gerarchizzazione di diritti e nuove combinazioni tra lavoro libero =
e non=20
      libero, le quali sono per=F2 subito dopo investite dall'emergere =
di nuove=20
      forme di fuga, di rifiuto della moltitudine a lasciarsi codificare =
in=20
      quella che si vuole come un'ordinata divisione, ormai globale, del =
lavoro.=20
      E' proprio nel sottolineare il ruolo delle norme e delle =
istituzioni nella=20
      definizione di forme contrattuali di codificazione del diritto che =
Moulier=20
      Boutang segna un secondo, decisivo punto di separazione dalla =
tradizione=20
      del =ABmarxismo strutturalista=BB.<BR><BR>Il capitalismo non =E8, =
cio=E8, visto=20
      innanzitutto come l'estensione inarrestabile del mercato e della=20
      mercificazione universale delle condizioni di sussistenza =
tramutate in=20
      fattori produttivi, nei cui confronti il diritto e le istituzioni =
svolgono=20
      una funzione essenzialmente di codificazione, perpetuazione,=20
      mascheramento. Curiosamente, su una tale visione concordano tanto =
la=20
      versione leninista dell'estinzione dello stato, quanto la lettura=20
      keynesiana dello stato come correttivo all'inaffidabilit=E0 dei =
mercati,=20
      quanto l'approccio liberista dello =ABstato minimo=BB e della =
centralit=E0 del=20
      mercato autoregolato<I>. </I>Secondo Moulier Boutang, qui in =
aperta=20
      polemica con Karl Polanyi (in maniera simile all'analisi di Mark=20
      Granovetter del mercato capitalistico come profondamente =
=ABradicato=BB, o=20
      <I>embedded</I>, nelle forme sociali), le istituzioni e le norme=20
      regolative non intervengono meramente <I>ex post</I>, a rimediare =
alle=20
      indesiderabili conseguenze sociali prodotte da un mercato =
=ABsregolato=BB. Al=20
      contrario, le forme giuridiche e politiche di controllo sul lavoro =


      riacquistano in questo libro una posizione centrale nel vasto =
armamentario=20
      di strategie attraverso cui il capitale cerca costantemente di =
venire a=20
      capo, potendo vantare solo successi parziali, del dilemma posto =
dalla=20
      =ABfacolt=E0 di fuga=BB del lavoratore.<BR><BR>Moulier Boutang =
sviluppa il suo=20
      ragionamento su questo punto a partire da una lettura =
assolutamente=20
      originale della tradizione metodologica del =
=ABneo-istituzionalismo=BB,=20
      dell'economia delle convenzioni e dei costi di transazione cos=EC =
come=20
      sistematizzata, tra gli altri, da Oliver Williamson. Da questo=20
      ripensamento critico di correnti teoriche appartenenti al=20
      <I>mainstream</I> esce confermata una lettura del capitalismo - =
lontana da=20
      quella impersonale e ordinatrice dei suoi apologeti - come modo di =


      produzione che, ben lungi dall'adottare metodi e strategie di =
impiego del=20
      lavoro =ABottimali=BB dal punto di vista della razionalit=E0 e =
dell'efficienza,=20
      deve costantemente ricorrere a vincoli, barriere, limitazioni=20
      giuridicamente imposte per controllare =ABesternalit=E0=BB =
indipendenti dal suo=20
      disegno. Come mostra attraverso un ricco repertorio di strategie=20
      quotidiane di sovversione sociale anche un recente e fondamentale =
libro di=20
      Ashwin Desai, <I>We Are the Poors. Community Struggles. =
Post-apartheid=20
      South Africa</I> (Monthly Review Press), la pi=F9 resistente di =
queste=20
      =ABesternalit=E0=BB, a cui ogni lettura del capitalismo che non =
voglia relegare=20
      la soggettivit=E0 della moltitudine ai margini deve fare =
riferimento, =E8 data=20
      da una costante volont=E0 di fuga animata da un mondo di =
socialit=E0, affetti,=20
      sensualit=E0 semplicemente refrattari al paradigma del=20
      =
lavoro.</FONT><BR><BR><BR></SPAN></TD></TR></TBODY></TABLE></DIV></SPAN><=
/SPAN></FONT></FONT></FONT>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><FONT size=3D3><FONT face=3D"Times New =
Roman"><SPAN=20
class=3Docchiello><SPAN=20
class=3Dtestata></SPAN></SPAN></FONT></FONT></FONT>&nbsp;</DIV>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><FONT size=3D3><FONT face=3D"Times New =
Roman"><SPAN=20
class=3Docchiello><SPAN=20
class=3Dtestata></SPAN></SPAN></FONT></FONT></FONT>&nbsp;</DIV>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><FONT size=3D3><FONT face=3D"Times New =
Roman"><SPAN=20
class=3Docchiello><SPAN class=3Dtestata>da "il manifesto" del 16 =
Dicembre 1998=20
</SPAN></SPAN></FONT></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><FONT size=3D3><FONT face=3D"Times New =
Roman"><SPAN=20
class=3Docchiello><SPAN=20
class=3Dtestata></SPAN></SPAN></FONT></FONT></FONT>&nbsp;</DIV>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><FONT size=3D3><FONT face=3D"Times New =
Roman"><SPAN=20
class=3Docchiello>MOULIER BOUTANG </SPAN><BR><SPAN =
class=3Dtitolone>Migranti a=20
briglie sciolte </SPAN></FONT></FONT></DIV>
<P></P>
<P><SPAN class=3Dsommario>Dallo statuto discriminatorio del lavoro dei =
migranti,=20
funzionale allo sviluppo capitalistico e al lavoro libero, prende =
l'avvio la=20
monumentale ricerca di Yann Moulier Boutang che restituisce alla figura =
del=20
lavoratore il diritto alla libert=E0 soggettiva </SPAN><BR><SPAN=20
class=3Dfirma>ALESSANDRO DAL LAGO </SPAN></P>
<DIV><SPAN class=3Dtesto>Un vescovo illuminato ha scritto qualche tempo =
fa che i=20
migranti sono le nuove vittime del capitalismo. Certamente, ma in che =
senso? Da=20
quando le migrazioni hanno cominciato a inquietare i nostri politici, =
con lo=20
strascico di retoriche forcaiole e nazionaliste e soprattutto di leggi=20
restrittive, misure di polizia e campi di concentramento, quasi nessuno =
ha=20
sottolineato il significato straordinario di questi viaggi per il mondo. =
Gente=20
costretta per anni a risparmiare su salari di fame, a investire le =
povere=20
ricchezze di famiglia in biglietti di sola andata, affronta traversate =
di mesi=20
per ritrovarsi in spiagge ostili, quando non viene buttata fuori bordo =
in alto=20
mare. Per finire poi sulle strade, nelle fabbrichette del nord est, =
nella zona=20
grigia di un sommerso feroce, nel buco nero del lavoro domestico. </DIV>
<P>Braccati letteralmente da polizie nazionali e municipali quando non =
possono=20
esibire contratti di lavoro, vessati da procedure impersonalmente =
sadiche se=20
accampano il folle diritto di abitare, farsi curare, esistere come tutti =
quegli=20
altri, i nazionali, che incrociano per le strade.</ST2>L'ammirazione per =
questa=20
gente coraggiosa aumenta, se si considera ci=F2 da cui fuggono: la =
sussistenza=20
nelle periferie delle metropoli non sviluppate, la demolizione delle =
navi nei=20
campi di lavoro nel delta del Gange, le innumerevoli fabbriche =
dispotiche=20
disseminate appena al di l=E0 dei confini dei paesi sviluppati, =
sorvegliate dagli=20
staterelli autoritari di mezzo mondo.=20
<P>Dalla sicurezza della miseria e della subordinazione al lavoro =
libero, questo=20
sarebbe dunque il loro tragitto. Ma in realt=E0 le cose vanno =
diversamente. Nelle=20
nostre societ=E0, essi sono meteci e non cittadini, controllabili pi=F9 =
di ogni=20
altro, soggetti per qualsiasi mancanza alla perdita, insieme ai loro =
contratti=20
precari, di ogni diritto, sottoposti all'eterna alternativa tra=20
criminalizzazione e subordinazione.=20
<P>Proprio dalla discriminazione dei migranti nelle nostre societ=E0 =
prende=20
l'avvio la monumentale ricerca storico-economico-giuridica di Yann =
Moulier=20
Boutang sul "salariato imbrigliato", <I>De l'esclavage au salariat</I>. =
Per=20
l'autore, lo statuto discriminatorio del lavoro dei migranti non =E8 una =
macchia o=20
un'eccezione in societ=E0 fondate sul lavoro libero, ma l'esempio pi=F9 =
recente di=20
una storia complessa in cui il controllo dispotico della forza-lavoro =
=E8=20
indispensabile allo sviluppo capitalistico, <I>e quindi anche</I> al =
lavoro=20
libero. L'idea centrale di questa ricerca =E8 precisamente quella di =
"fuga del=20
lavoratore" durante (e dopo) l'ascesa del capitalismo e della sua =
condizione=20
giuridica ideale, il lavoro libero: "Il vero agente della storia... non =
=E8 la=20
persona assoggettata al contratto che lo lega alla terra, al padrone,=20
all'impiego, all'impresa, [...] ma =E8 la defezione anonima, collettiva, =


individuale, instancabile che trasforma il mercato del lavoro in marcia =
verso la=20
libert=E0".=20
<P>In altri termini, l'istituzione del lavoro libero non discende, come =
recita=20
una ricostruzione storica di comodo, dal processo di liberalizzazione =
delle=20
forme contrattuali. Sono piuttosto queste - le pretese liberali del =
diritto di=20
propriet=E0, del lavoro libero, delle frontiere aperte e mobili - a =
dipendere=20
dalla "spinta alla fuga" dei lavoratori, alla ricerca di condizioni di =
lavoro=20
migliori e soprattutto non dispotiche.=20
<P>La dialettica servo-padrone viene aggiornata da Moulier-Boutang in un =

conflitto tra le forme costrittive del lavoro e una ricerca perenne di =
libert=E0.=20
E questo grazie a una serie di impressionanti excursus storici che =
rendono=20
affascinante un lavoro dalla struttura teorica imponente, ricerche che =
spaziano=20
dal tumulto dei Ciompi alla schiavit=F9 in Brasile e negli Usa, dal =
lavoro servile=20
in America all'apartheid in Sudafrica.</ST2>In base a queste ricerche, =
lo=20
sviluppo capitalistico mostra due anime e soprattutto due esiti : uno =
=E8 quello=20
"normale" del lavoro a tempo indeterminato e del lavoro salariato =
libero,=20
l'altro =E8 quello del lavoro senza contratto, del paternalismo, del =
lavoro=20
forzato coloniale, dei campi di lavoro del nostro secolo e, per finire, =
della=20
segregazione etnica del lavoro dei migranti.=20
<P>In questa rivisitazione, Moulier Boutang fa i conti con un buon =
numero di=20
luoghi comuni e di spiegazioni di comodo su cui, soprattutto a sinistra, =
si =E8=20
ingabbiata la figura del lavoratore in cerca di <I>chances</I> di lavoro =
e di=20
vita: in primo luogo il mito dell'esercito industriale di riserva, su =
cui riposa=20
ancora oggi la diffidenza dei movimenti operai organizzati dei paesi =
ricchi nei=20
confronti dei migranti; e poi i famosi fattori di "espulsione" e di=20
"attrazione", con cui si =E8 cercato di spiegare il ciclo delle =
migrazioni (ieri=20
l'impoverimento dei paesi non sviluppati, oggi le chimere della =
ricchezza),=20
fattori che oscurano la spinta soggettiva verso condizioni diverse di =
lavoro e=20
di vita; e ancora, tra tanti altri, il ruolo delle <I>workhouses</I>=20
nell'Inghilterra della rivoluzione industriale, in cui Moulier Boutang =
non vede=20
tanto una risposta correttiva al mercato (diversamente da <I>La grande=20
trasformazione</I> di Polanyi), quanto la costituzione di una forma =
dispotica di=20
lavoro contro le spinte alla fuga dei lavoratori.</ST2>Il significato =
evidente=20
di queste critiche =E8 sottrarre la figura del lavoratore al grigio =
determinismo=20
della sociologia economica, per restituirgli il diritto alla libert=E0 =
soggettiva=20
- una libert=E0 da non intendersi come rifiuto di qualsiasi forma di =
costrizione=20
economica, ma come mobilit=E0, rifiuto di assoggettarsi a determinate =
condizioni=20
di lavoro, per sceglierne altre. Grazie al lavoro di Moulier Boutang, la =
figura=20
del migrante assume una connotazione diversa. Non pi=F9 la mera vittima =
di=20
circostanze economiche, del sottosviluppo o della fame (per non parlare =
delle=20
mafie e dei "trafficanti di carne umana"), ma un agente di forme di =
lavoro e di=20
socialit=E0 diverse e meno dispotiche, qualcuno insomma che pratica la =
propria=20
libert=E0 e, oltretutto, apre la strada alla libert=E0 degli altri. Che =
questa non=20
sia retorica =E8 mostrato dalla crescenti contraddizioni delle politiche =

migratorie dei paesi occidentali.=20
<P>Da una parte, i diritti umani dei migranti vengono quotidianamente =
violati=20
nelle pratiche di polizia, nelle espulsioni e nei campi di internamento =
che sono=20
sorti un po' dappertutto in Europa; dall'altra, queste pratiche sono=20
difficilmente giustificabili in societ=E0 "democratiche", teoricamente =
legate al=20
rispetto dei diritti.=20
<P>Senza arrivare a dire con Saskia Sassen (in <I>Losing Control</I>), =
che le=20
organizzazioni per i diritti umani limitano la sovranit=E0 degli stati =
nazionali,=20
=E8 vero per=F2 che la contraddizione tra libera circolazione delle =
merci e limiti=20
posti alle migrazioni sta diventando esplosiva nella societ=E0 =
globalizzata.=20
<P>Il concetto chiave del lavoro di Moulier Boutang =E8 certamente =
quello di=20
"esternalit=E0". Con esso si intendono quelle circostanze esterne al =
processo=20
economico che possono incidere sul profitto senza essere comprese nei =
costi:=20
esternalit=E0 positive, come la qualificazione gratuita della =
forza-lavoro nel=20
sistema di istruzione pubblica, o negative, come i costi di transazione. =
Ora,=20
una delle esternalit=E0 negative pi=F9 diffuse =E8 data precisamente =
dalla "fuga" del=20
lavoro subordinato verso il lavoro autonomo, indipendente e immateriale. =
La=20
tendenza, ormai dilagante, all'autonomia dissolve le forme tradizionali =
di=20
controllo della forza-lavoro, a partire dall'indebolimento delle =
organizzazioni=20
sindacali. La globalizzazione, per Moulier Boutang, non =E8 che una =
risposta del=20
capitalismo a questa difficolt=E0 di controllo - una risposta che si =
basa=20
esattamente sulla possibilit=E0 di esportare la produzione in zone della =
terra in=20
cui la fuga verso l'autonomia =E8 difficile se non impossibile: dalla=20
<I>maquilladoras</I> messicane alle fabbriche di indumenti sportivi nel =
Pakistan=20
o in India.=20
<P>Viste in questa prospettiva, le migrazioni sono, a loro volta, una =
risposta a=20
questo tentativo di controllo della forza-lavoro globale. I migranti non =

farebbero che riportare al cuore dell'impero i conflitti che l'impero ha =

scatenato nella periferia del mondo.</ST2>La prospettiva storico-teorica =
di=20
Moulier Boutang ci affascina non solo perch=E9 restituisce, con il =
concetto di=20
"fuga", libert=E0 soggettiva ai lavoratori di ogni tempo e ai migranti =
di oggi.=20
Soprattutto, riporta il meccanismo delle migrazioni a un processo di =
dimensioni=20
mondiali in cui lo statuto del lavoro ritorna dominante. Sottratte alla=20
dimensione un po' lamentosa, anche se inevitabile, della mera difesa dei =
diritti=20
umani e della "solidariet=E0", le migrazioni appaiono oggi un fenomeno =
centrale in=20
quella che appare come la vera "grande trasformazione" del nostro tempo. =
</SPAN><!-- PAGINA FINE --></P></FONT></BODY></HTML>

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