Author: Giovanna Caviglione Date: Subject: [NuovoLaboratorio] otto per mille
da repubblica.it
Meno della met=E0 dei contribuenti sceglie a chi destinare i fondi
Ma l'87 per cento, oltre un miliardo di euro, va alla Chiesa
La sorpresa dell'otto per mille
opere di bene, ma non solo
Dagli stipendi dei parroci alle missioni militari
di GIANCARLO MOLA e MARIO REGGIO
ROMA - Il piatto vale ben oltre un miliardo di euro. La partita si gioca a
sette, ogni anno, quando arriva il momento di presentare la dichiarazione
dei redditi, quando gli italiani decidono a chi destinare l'otto per mille
del loro imponibile: alla Chiesa cattolica? Alle altre cinque confessioni d=
i
minoranza ammesse alla spartizione? O allo Stato? Un dubbio che non tocca l=
a
stragrande maggioranza degli italiani, che hanno inequivocabilmente deciso
di premiare la Santa Sede. Ma che si ripropone quando si fanno i conti
finali, per vedere come e dove sono stati spesi i soldi dei contribuenti.
I numeri parlano chiaro e dicono che la Chiesa cattolica non ha rivali.
Quest'anno per la prima volta ha superato il miliardo di euro di incasso =E8
ha stabilito il record di preferenze: 87,17 per cento delle scelte contro
l'86,58 del 2002 (anno nel quale lo Stato ha ottenuto l'11,04 per cento dei
consensi e gli altri le briciole rimanenti). "I cittadini - dice Paolo
Moscarino, direttore dell'ufficio promozione sostegno economico della
Conferenza episcopale italiana - hanno capito che non si tratta solo di una
firma ma della partecipazione consapevole alla missione della Chiesa".-
Pubblicit=E0 -
La Cei ha illustrato nei giorni passati l'utilizzo della sua quota di otto
per mille, a tredici anni dall'introduzione. Analizzando le cifre si scopre
cos=EC che gli introiti, dal 1990 al 2003, si sono praticamente quintuplicati=
.
Ma la distribuzione nei tre compiti istituzionalmente fissati dalla legge
non si =E8 mossa in modo omogeneo. =C8 cresciuta notevolmente la voce "esigenze
di culto e pastorale", che va dalla catechesi nelle parrocchie all'edilizia
di culto: il fondo =E8 passato da 38 a oltre 420 milioni di euro. Pi=F9 modesto
l'aumento delle somme spese per gli interventi caritativi (da 27 a 185
milioni di euro) e di quelle usate per il sostentamento del clero: (da 145 =
a
330 milioni di euro). "S=EC, solo il 18 per cento del totale finisce
direttamente in progetti umanitari", spiega ancora Moscarino. "Attenti per=F2
a non fare semplificazioni: la carit=E0 cammina sulle gambe degli uomini, che
la Chiesa deve formare e sostenere, anche economicamente".
Ma =E8 il meccanismo di attribuzione a far discutere. Soprattutto per quel ch=
e
riguarda l'otto per mille di chi hanno scelto di non scegliere, lasciando i=
n
bianco la casella della dichiarazione dei redditi. Si tratta della
maggioranza delle persone che pagano le tasse. In cifre: 22 milioni su 36
milioni di contribuenti del '99 (che hanno determinato la spartizione
dell'anno scorso). Ebbene, il loro otto per mille =E8 stato diviso tra tutti =
i
pretendenti (salvo quelli che, come i Valdesi, hanno espressamente
rinunciato a questa seconda divisione) in proporzione delle preferenze
ottenute. In altre parole: l'87 per cento dell'otto per mille di chi non ha
preso alcuna decisione =E8 andato comunque alla Chiesa cattolica, il dieci
allo Stato. E cos=EC via. "Il sistema non ci piace", dice Ignazio Barbuscia,
tesoriere dell'unione delle chiese avventiste del settimo giorno. "Avevamo
proposto che quei soldi andassero allo Stato, ma evidentemente hanno
prevalso altre logiche".
Gi=E0, lo Stato. Anche sulla gestione del suo otto per mille non mancano le
polemiche. Nel 2001 i tre quarti dei cento milioni di euro di sua competenz=
a
sono stati distolti, con un semplice decreto legge, dagli scopi prefissati.
E sono stati impiegati per finanziare la missione in Albania (con i risvolt=
i
militari che ne conseguono). Nello stesso anno, appena 500 euro sono andati
a progetti per combattere la fame nel mondo. La denuncia arriva dai
consumatori dell'Aduc, che contro l'attuale sistema dell'otto per mille
hanno lanciato una campagna che va avanti da anni. "Non solo lo Stato
costringe i cittadini a finanziare le religioni altrui. Ma si rende
protagonista di una vera beffa", spiega il presidente Vincenzo Donvito. "Se
si va a vedere infatti il dettaglio delle spese dello Stato si scopre che,
per esempio, nel 2002 un terzo dei cento milioni di euro che i cittadini
hanno dato allo Stato sono serviti per ristrutturare beni culturali di
propriet=E0, guarda caso, della Chiesa cattolica".
(27 maggio 2003)=20