[Cerchio] Fw: da Umanità Nova "Solidarietà con Cuba, non c…

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Aihe: [Cerchio] Fw: da Umanità Nova "Solidarietà con Cuba, non con Castro!"
Questo mi pare il miglior contributo "di parte anarchica" sinora apparso,
riguardo all'attuale drammatica "emergenza-Cuba". La critica al "castrismo"
vi assume, certo, connotazioni di demonizzazione assoluta, scarsamente
rapportata al contesto geopolitico in cui l'esperimento cubano ha pur dovuto
faticosamente articolarsi, ma credo che il senso profondo di essa esprima
comunque un monito severo e tanto più doveroso quanto utile, nei confronti
dell'uso più o meno eteronomamente coatto dello "strumento-stato", da parte
di qualsivoglia movimento rivoluzionario.
Marco Melotti
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Da "Umanità Nova" n. 18 del 18 maggio 2003

Cuba dal mito alla realtà
Solidarietà con Cuba, non con Castro!


I recenti avvenimenti cubani hanno riproposto nuovamente il tema della
natura del regime castrista e quello relativo al tipo di risposta da dare
alle manovre USA nei confronti dell'isola caraibica.

Un ampio - e a tratti aspro - dibattito sta interessando politici,
intellettuali, filosofi, militanti di base, giornalisti, divisi sul tipo di
atteggiamento da tenere in un contesto di crescente aggressività
statunitense e di riaffermazione militare delle politiche neocoloniali. In
molti ritengono che sia arrivata l'ora di Cuba, l'ora di saldare i conti
cioè con questa piccola isola che ha avuto l'ardire di rompere i ponti con
gli USA e di resistere per più di quarant'anni ad invasioni armate, a
sabotaggi e attentati, al blocco economico, e a quant'altro la potenza
nordamericana ha messo in campo per sconfiggere il regime castrista.

Il tema della solidarietà viene ancora una volta fortemente sollevato da
quanti, avversando la politica guerrafondaia dell'amministrazione Bush,
vogliono riaffermare la loro vicinanza agli ideali della rivoluzione cubana.

A questa richiesta di solidarietà non vogliamo sottrarci, anche se è
importante sottolineare alcuni distinguo.

Proprio perché vogliamo riaffermare la nostra vicinanza agli ideali della
rivoluzione cubana non possiamo dimenticare che gli anarchici e gli
anarcosindacalisti cubani hanno rappresentato per lungo tempo la principale
componente del movimento operaio e contadino dell'isola, dando un
significativo contributo di sangue nella lotta contro regimi corrotti,
dittature feroci, protettorati statunitensi. Alla caduta di Batista, cui
concorse non solo l'azione guerrigliera dei 'barbudos' di Castro, ma anche
il clima di intensa agitazione sociale promossa dagli anarchici e dalle
altre correnti della sinistra, le promesse di eguaglianza e giustizia
sociale vennero a stemperarsi a fronte dell'affermazione progressiva del
modello sovietico del 'socialismo di stato'. Modello che troverà negli
anarchici, portatori di una progettualità autogestionaria di tipo sindacale
e consigliare, dei fieri oppositori. Il confronto/scontro all'interno del
movimento sindacale tra comunisti ed anarchici, iniziato già a gennaio del
1959, porterà all'espulsione degli anarcosindacalisti non solo dalla
direzione sindacale ma anche dagli stessi sindacati. Questo processo, che
corre parallelamente all'adozione di un progetto politico statalista
sedicente comunista da parte della dirigenza castristra, si accompagna alla
progressiva riduzione della libertà di organizzazione, di espressione, di
stampa. La chiusura de 'El Libertario'- organo della Federazione Libertaria
di Cuba - e di 'Solidaridad Gastronomica' - organo mensile del sindacato dei
lavoratori della ristorazione, ultima espressione anarcosindacalista ancora
operante - simbolizza la fine del breve periodo di apertura rivoluzionaria.
Da questo momento gli anarchici che rimangono in attività sono costretti
alla clandestinità oppure all'esilio sotto il peso dell'accusa infamante di
"controrivoluzionari" (Blas Roca, leader del Partito Comunista Cubano,
sostenitore a più riprese di Batista, ebbe a dichiarare: "Oggi a Cuba
abbiamo anarcosindacalisti che pubblicano 'Dichiarazioni di Principi' che
sono incredibilmente utili per la controrivoluzione... essi aiutano la
controrivoluzione da posizioni estremiste con fraseologia ed argomenti che
sembrano di sinistra"). Accusa che, è bene ricordare, venne ripresa a
livello internazionale da quanti, offuscati dall'esempio dato dal popolo
cubano e dalle ricadute che questa affermazione avrebbe potuto avere per lo
sviluppo della lotta rivoluzionaria, non coglievano l'avvitarsi della
direzione guerrigliera in dinamiche autoritarie e burocratiche.

Sulla base di queste brevi note - che vengono sviluppate in un libro di
prossima pubblicazione, per le edizioni Zero in Condotta, dal titolo
provvisorio "Anarchismo a Cuba", scritto da Frank Fernandez, attivo
militante anarchico cubano - appare evidente che la nostra solidarietà non
possa essere concepita in termini generici ad una mitica Cuba ed ad una
altrettanto mitica rivoluzione cubana. La nostra solidarietà non può
riguardare sicuramente un regime che si è reso colpevole della repressione e
della liquidazione di tutte le tendenze rivoluzionarie ad esso
incompatibili, anarchiche in primo luogo. Repressione e liquidazione che,
tra l'altro, non si sono fermate nei primi anni dell'affermazione del potere
castrista ma sono tuttora operanti. Nel 1993 era, ad esempio, giunta notizia
della repressione che aveva colpito , nei primi anni '80, un gruppo di
contadini dal nome significativo di "Emiliano Zapata" con l'accusa di aver
organizzato un sindacato e di avere con ciò sabotato la produzione. Dei
venti perseguiti, cinque vennero condannati a morte. Una donna, Caridad
Pavon, morì in prigione, non riuscendo a sopravvivere alle torture
inflittale a Villa Marista (luogo abilitato dal Dipartimento della Sicurezza
dello Stato per gli "interrogatori"). Di un altro, Angel Donato Martinez, si
seppe solo nel 1993 il nome del luogo di detenzione; degli altri più nulla.
E la storia di questo gruppo rappresenta solo un frammento della continua
lotta degli anarchici cubani per "Tierra y Libertad".

Ed è loro, a quanti sono i veri rivoluzionari e i reali protagonisti della
vita cubana, nei campi, nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole, nelle
università, a quanti lavorano per una reale trasformazione politica e
sociale in una prospettiva antiautoritaria, autogestionaria ed egualitaria,
contro ogni possibile aiuto del governo statunitense e delle organizzazioni
mafiose dell'esilio di Miami, che dobbiamo rivolgere tutta la nostra
solidarietà. Dobbiamo rendere visibile ciò che Castro tende ad occultare e
cioè l'esistenza di gruppi alternativi, anticapitalisti, anticonformisti,
per consentire la loro autodeterminazione e la loro emancipazione. Sono
numerosi infatti i segni di vitalità che provengono dall'isola: una vitalità
che si ritrova nei numerosi collettivi che si sono formati, nell'orgoglio di
quanti hanno vissuto nei fatti l'internazionalismo, di quanti si sono
impegnati nella costruzione di una società più giusta, di quanti non sono
disposti a passare armi e bagagli al campo dei latifondisti e dei
trafficanti in esilio, del capitalismo nordamericano.

Oggi, una volta di più, il popolo cubano è minacciato dai grandi capitali
finanziari (dal Fondo Monetario fino ai piccoli capitali della Florida) e
dalle volontà espansioniste degli USA sotto l'egida della "lotta al
terrorismo". Dobbiamo impegnarci a fondo contro queste minacce senza però
dimenticare la natura dittatoriale e l'opportunismo del regime castrista: il
"Giù le mani da Cuba!" che dobbiamo rivolgere agli aggressori statunitensi
non può accompagnarsi ad un 'Su le mani' di arresa di fronte alla polizia di
Castro. Per questo dobbiamo essere chiari nel distinguere la nostra
posizione da quella di quanti si schierano di fatto a difesa del regime.
Così come bisogna smascherare chi blatera di democrazia e di diritti umani
per preparare la strada all'intervento nordamericano.

La nostra solidarietà deve essere diretta al popolo cubano, non a Castro. La
nostra lotta deve essere diretta a spezzare un blocco criminale che affama
la popolazione e arricchisce le burocrazie. La nostra mobilitazione contro
ogni possibile intervento militare deve essere immediata.

Rimaniamo convinti che l'alternativa a Castro non possa essere il
capitalismo, bensì lo sviluppo creativo delle conquiste rivoluzionarie fatte
dal popolo e ossificate da una burocrazia estranea ad ogni logica di
libertà. Siamo convinti che la prosecuzione del blocco e le minacce di
intervento USA non facciano che alimentare le peggiori tendenze del regime
con la conseguenza che ogni aspirazione ad una società più libera e più
giusta viene assurdamente catalogata come controrivoluzionaria, dando vita
ad una spirale senza fine. Questa spirale va rotta, il blocco va rotto,
tutte le tendenze socialiste ed anarchiche devono poter riprendere la loro
azione, alla luce del sole, senza alcun limite. Il popolo cubano deve poter
sperare.

Massimo Varengo



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