[Forumlucca] Assemblea dei lavoratori a sostegno del sì al r…

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Autore: Slai COBAS Prov. Lucca
Data:  
Oggetto: [Forumlucca] Assemblea dei lavoratori a sostegno del sì al referendum - Massa, 31 maggio 2003, ore 14.30 (aggiornamento al 20 maggio)
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SABATO 31 MAGGIO - ORE 14.30
MASSA - TEATRO LA SALLE
Via Chiesa (vicino Piazza Garibaldi)

ASSEMBLEA PUBBLICA DEI LAVORATORI A SOSTEGNO DEL
SI AL REFERENDUM
PER ESTENDERE L’ARTICOLO 18 DELLO STATUTO DEI
LAVORATORI ALLE AZIENDE CON MENO DI 15 DIPENDENTI
_______________________________________

Il 15 giugno prossimo oltre 40 milioni di persone verranno chiamate a votare
nel referendum per l’estensione dell’articolo 18 (reintegro in caso di
licenziamento senza giusta causa) alle aziende sotto i 15 dipendenti.
Quella dell’estensione dell’art.18 alle imprese con meno di 15 dipendenti è,
a nostro avviso, una giusta rivendicazione che deve essere appoggiata anche
perché si pone in controtendenza rispetto ad anni di precarizzazione
selvaggia del mondo del lavoro e cerca di porre un freno all’arroganza e ai
ricatti del padrone verso i lavoratori.
Infatti, un lavoratore che può essere licenziato da un giorno all’altro
senza motivo è spesso costretto ad accettare le richieste e gli
atteggiamenti del padrone che viene ad avere una potente arma per imporre il
proprio arbitrio. Si creano così situazioni di evidente illegalità che gli
stessi lavoratori tendono a non denunciare per non perdere il posto di
lavoro. Inoltre, un lavoratore privato di ogni garanzia, oltre alla
difficoltà di organizzarsi sindacalmente per difendere i propri diritti,
vive una condizione di continua insicurezza che rende ancora più complicata
l’organizzazione della propria vita sociale e del proprio futuro.

Oggi esistono già molti modi per licenziare un lavoratore.
Anzi, le mille forme di “flessibilità in entrata” (con l’uso di lavoro a
tempo determinato nelle sue varie espressioni) rendono spesso superflua
quella richiesta di “flessibilità in uscita” che i padroni tanto sembrano
inseguire e che comunque hanno già ottenuto in parte con la recente “legge
Biagi” e con il precedente “pacchetto Treu”.
Allora, perché permettere la possibilità di licenziare senza motivo ?
L’unica motivazione è quella che i padroni vogliono mano libera nei
licenziamenti per avere mano libera nei rapporti con i lavoratori e per
asservirli completamente alle logiche dell’impresa (cioè del profitto),
renderli disponibili ad ogni richiesta: creare un esercito di lavoratori
mansueti che non lottano per i propri diritti, un esercito di
lavoratori-schiavi.

In questi anni è avanzato un gigantesco processo di ristrutturazione del
mondo del lavoro.
Pilastri di questo processo sono stati l’esternalizzazione delle produzioni
(cessione di ramo d’azienda, outsourcing…) e l’uso massiccio di lavoro
“atipico” (cioè precario) con la creazione di una miriade di piccole entità
produttive (o dei servizi). Il tutto per frammentare i lavoratori rendendoli
più deboli e ricattabili (e dunque più disponibili ad accettare condizioni
di lavoro e di salario più svantaggiose), armonizzare il numero dei
lavoratori impiegati con l’andamento della produzione, giostrando tra
interinali, part-time, collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co.),
soci di cooperative… e abusando degli straordinari, in modo da ridurre al
minimo le fasi “morte” del ciclo produttivo, realizzare forme di produzione
“su ordinazione” (come il “just in time”) per ridurre magazzini e scorte (e
dunque liberare capitali da re-investire nelle varie speculazioni
finanziarie o in altri ambiti produttivi e/o commerciali).
Va in questo senso anche la recente approvazione della legge sull’orario di
lavoro che permette l’uso “ordinario” degli straordinari e - naturalmente -
la totale discrezionalità del padrone nella loro programmazione.

In questa situazione di progressiva precarizzazione cresce il numero dei
lavoratori impiegati in piccole e piccolissime imprese (spesso
sub-appaltatrici o comunque dipendenti da grandi imprese) che lo sbarramento
dei 15 dipendenti per l’applicazione dell’art.18 lascia sprovvisti di
tutela.
Dove i lavoratori delle cooperative e delle ditte sub-appaltatrici
rappresentano la maggioranza, come in molte grandi e medie aziende, vengono
loro riservate condizioni salariali (paghe conglobate), di sicurezza, di
fatica e di diritti ancora peggiori di quelle dei lavoratori interni.
L’estensione dell’art.18 alle imprese con meno di 15 dipendenti rappresenta
dunque una logica necessità per impedire che nei prossimi anni il mondo del
lavoro sia sempre più una giungla dove vale solo la legge del più forte (che
in un sistema capitalistico, evidentemente, è il padrone e non i
lavoratori).

In Italia ci sono milioni di lavoratori dipendenti che con le proprie
famiglie rappresentano la maggioranza nel paese. Quindi la battaglia
referendaria si può vincere.
Ma per vincerla non possiamo aspettare il 15 giugno e limitarci ad un
semplice voto perché al referendum non votano solo i lavoratori e tutti gli
strumenti delle formazione del consenso (dai giornali, alle radio, alle TV,
al denaro per la pubblicità) sono in mano del padronato e dei partiti che lo
sostengono.
Oltre a tutti i partiti del centro-destra anche diversi partiti ed esponenti
del centro-sinistra (come Cofferati) e alcuni sindacati (come CISL e UIL,
sempre più servili verso il padronato) sono già schierati contro i
lavoratori e contro il “sì” (e questo ci dice quanti nemici abbiano i
lavoratori nelle stanze del potere politico e sindacale).
E’ dunque indispensabile lanciare una massiccia campagna di mobilitazione e
di controinformazione diretta dai lavoratori stessi che come nessun altro
conoscono i propri interessi e la propria situazione.
Ed è indispensabile coinvolgere in questa battaglia tutti i lavoratori, da
quelli a cui si applica l’art.18 (perché la sconfitta referendaria
spianerebbe inevitabilmente la strada ad un ulteriore attacco analogo a
quello portato dal governo Berlusconi con la delega alla legge Biagi) a
quelli cui l’art.18 non si applica (e che ovviamente hanno tutto l’interesse
ad acquisire questo importante diritto).

La battaglia per il sì all’estensione dell’art.18 a tutti i lavoratori è una
battaglia politica.
E’ una battaglia di civiltà e giustizia sociale che può essere osteggiata
solo in un sistema politico caratterizzato dal profitto capitalistico e
dallo sfruttamento della forza-lavoro.
L’importanza di questa battaglia va oltre la vittoria referendaria (come
dicevamo prima difficile, ma possibile) e risiede nella conquista, da parte
del mondo del lavoro, di una chiara coscienza dei propri diritti e dei
propri interessi di classe.
Anche per questo riteniamo che sia indispensabile costruire un collegamento
dal basso dei lavoratori che sappia stimolarne l’autonomia e rappresentarne
direttamente la voce.
Aldilà delle sigle sindacali e delle categorie di appartenenza questo
collegamento può essere costruito dai lavoratori stessi, partendo sia dai
loro interessi generali che da quelli particolari.
Il collegamento che siamo impegnati a costruire deve essere basato su alcuni
pilastri che a nostro avviso possono riscontrare un grande consenso tra i
lavoratori: rifiutare la pratica e la logica stessa della concertazione,
ribadire la centralità della lotta come strumento per la difesa e la
conquista di diritti e salari, lottare contro la mancanza di democrazia sui
luoghi di lavoro (e nelle stesse organizzazioni sindacali), porre al centro
del dibattito la ricomposizione della classe dei lavoratori, dell’unità di
lotta tra lavoratori precari e lavoratori con maggiori diritti, della difesa
dei diritti acquisiti contro gli attacchi padronali - e non solo padronali -
come ad esempio sulle pensioni, sulla sanità, sulla casa, sulla sicurezza e
la salute sul lavoro…; sono, questi, tutti elementi che uniscono amplissimi
settori di lavoratori e che possono rappresentare una base di partenza per
aprire un confronto teso a ricostruire sul territorio una forza del lavoro
con cui tutti (dai padroni, alle istituzioni, ai partiti, ai sindacati)
debbano fare i conti.

Il primo appuntamento è dunque a Massa, il 31 maggio, per una assemblea dei
lavoratori per il sì al referendum sull’art.18.

Carrara - Massa - Versilia

Prime adesioni di lavoratori, lavoratrici e delegati (aggiornamento al 20
maggio):

Comitato iscritti FIOM Nuovi Cantieri Apuania (Marina di Carrara), RSU FIOM
NCA, una RSU indipendente NCA, lavoratori ditte appaltatrici NCA, lav. ICET
(ditta nel Nuovo Pignone di Massa), RSU SLAI Cobas (Cantieri Azimut
Viareggio), lav. Lion Boat (cantieristica, Viareggio), lav. MTM
(cantieristica, Viareggio), RSU Savema (marmo, Pietrasanta), lav. Fisa
(Marmo, Pietrasanta), lav. DS Data Systems (informatica, Marina di Massa),
lav. Ospedale (Carrara), RSU CGIL ASL-1 Massa, lav. CGIL ASL-1, lav.
Ospedale (Versilia), lav. ASL (Sarzana), RSA CGIL Don Gnocchi (M. Massa),
Comitato iscritti FIOM Tirrena Macchine (metalmeccanica, Massa), lav. SAEM
(M. di Carrara), Comitato iscritti FIOM Eaton (metalmeccanica, Massa), RSU
FIOM Eaton, Gruppo lavoratori Carp Apuana (M. di Carrara), lav. Comune di
Massarosa, lav. Comune di Montignoso, lav. ex-Climass (metalmeccanica,
Massa), lav. PAM (distribuzione, Sarzana), RSU Cobas Scuola Liceo
Linguistico e Psicopedagogico “Montessori” (Carrara), lav. Cimel Italiana
(M. di Carrara), lav. Salov-Salindo (Viareggio), lav. ATET (Azienda
Telefonica Elettrica Toscana), RSU SLAI Cobas Provincia di Lucca, SLAI Cobas
(Coordinamento provinciale di Lucca), Cobas settore privato (Massa-Carrara),
Cobas Scuola e Confederazione Cobas (Massa-Carrara), Unicobas (Carrara), Sin
Cobas (Massa), lavoratori delle cooperative sociali, precari, lavoratori
stagionali e del turismo, disoccupati della zona apuo-versiliese….

Per informazioni: 339.6473677, 339.8431056, 339.4505810, 333.8042110

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