[RSF] Grazie di tutto, Luigi.

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Auteur: stalkern
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Nouveaux-sujets: [RSF] QUALCHE RISPOSTE
Sujet: [RSF] Grazie di tutto, Luigi.
Ho letto il comunicato e mi sono stupito per le storie riportate. Vorrei fare
qualche domanda da "giovane", che gli anni Settanta li passava a giocare con
i suoi (piccoli) coetanei.

    1) È vero che nel '67-'68 il PCI era "ormai" "assente dalle grandi 
fabbriche"?
    2) Il gruppo del Manifesto fra il '72 e il '75 lavorò alla "costruzione di 
una difficile unità con altre due formazioni uscite sconfitte dalla prova 
elettorale del 1972: i cattolici del Movimento popolare dei lavoratori (MPL) 
di Livio Labor e il PDUP" ?
    3) DP nacque da Avanguardia operaia, Lotta continua e PDUP alle elezioni 
politiche del 1976, o si parla di DP diversi?
    4) Infine, sapevo che la scissione fra Manifesto e PCI aveva a che fare con 
la primavera di Praga e le proteste succedute all'avallo dell'occupazione da 
parte dei Partiti Comunisti nazionali. È vero? 


Ciao
Stalkern
PS Come dice la fine di un film di Rosi, "la verità non è sempre
rivoluzionaria" ...però se non sto violando qualche tabù, preferisco sentire
più campane. Sono giovane e ignorante, ma mano a mano che lascio la
giovinezza vorrei lasciare anche l'ignoranza.

Il Saturday 17 May 2003 18:29, Collettivo Bellaciao SFE ha scritto:
> LETTRE D'INFORMATION DU COLLECTIF BELLACIAO <br>
> Ne plus recevoir la lettre d'info : <a
> href="mailto:desinscription@bellaciao.org">desinscription@???</a>
><br> <b>[ GARDER LE CONTACT : <a
> href="mailto:collectifbellaciao@front.ru">collectifbellaciao@???</a> ]
> </b><br>
> ----------------------------------------------------------------------<br>
> Nous avons dû changer d'adresse email d'expédition, certains de nos comptes
> emails ayant été fermés par des gens voulant nous faire taire (...) <br> Il
> se peut que vous receviez notre lettre d'info en plusieurs exemplaires si
> vous êtes inscrits à des listes de diffusion dont nous sommes nous-mêmes
> membres.<br>
> ----------------------------------------------------------------------<br><
>br><br><br><br><br>
>
>
>
>
>
>
> <img src="http://www.bellaciao.org/images/luigipintor.jpg" alt=""
> hspace="5" vspace="5" BORDER="0" align="right"> <strong>Grazie di tutto,
> Luigi</strong><br>
> <br>
> <strong>È morto Luigi Pintor, fondatore del «Manifesto».</strong> <br>
> <br>
> E' morto oggi, Luigi Pintor uno dei fondatori del gruppo "Il Manifesto"
> che fu radiato dal Pci nel 1969... Nato a Roma il 18 settembre 1925,
> soffriva di un male incurabile del quale si era accorto un mese fa. Pintor,
> che era stato anche deputato, aveva 78 anni.<br>
> <br>
> Nel 1943 si iscrive al Pci, entra all'Unità (quotidiano del PCI) come
> redattore politico. Diventerà condirettore dell'edizione romana. Nel
> partito, Pintor entra nel Comitato centrale e poi nell' Ufficio di
> segreteria. Nel 1968 entra in Parlamento come deputato del PCI. Con Rossana
> Rossanda, Aldo Natoli, Lucio Magri, danno vita a un gruppo di sinistra
> interno, riunito intorno all'omonima rivista mensile "il manifesto'' Sarà
> radiato dal Partito Comunista italiano nel novembre del 1969.<br>
> <br>
> Pubblica a partire del 1990 il romanzo "Servabo", poi da "La signora
> Kirchgessner", "Il nespolo" e "Politicamente scorretto", uscito nel 1998,
> che rappresenta la sua autobiografia.<br>
> <br>
> <strong>Il collettivo redazionale de "Il Manifesto" dà appuntamento «a
> tutti quelli che vogliono ricordarlo» lunedì alle 18 in piazza Farnese a
> Roma.</strong><br> <br>
> <br>
> <img src="http://www.bellaciao.org/images/ilmainfesto.jpg" alt=""
> hspace="5" vspace="5" BORDER="0" align="right"> Il progetto di una rivista,
> nasce nell'estate del ‘68. La rivista Il Manifesto è uno degli sbocchi cui
> giunge la lunga e complessa storia del dissenso di sinistra all’interno del
> PCI. Ma non si tratta del dissenso del vecchio apparato stalinista
> (Secchia, D’Onofrio), ma di quello più moderno che si viene raccogliendosi
> attorno alla figura di Pietro Ingrao.<br>
> <br>
> Anche per la sinistra interna del PCI, infatti, gli avvenimenti del
> 1967-68 rappresentano un grosso fatto nuovo: il sorgere del primo movimento
> di massa "il movimento studentesco" non egemonizzato dal partito; la
> scoperta che il movimento non si accontenta di lottare nel chiuso delle
> università, ma cerca di collegarsi, sia pure con ingenuità, con errori di
> spontanesimo e dogmatismo, agli operai più giovani giunti alla politica
> quando ormai il PCI è assente dalle grandi fabbriche, non può che imporre
> scelte nuove ai dissenzienti interni al partito.<br> <br>
> Se l’idea di una rivista autonoma è dell’estate del ’68, il primo numero
> del giornale Il Manifesto uscirà effettivamente solo un anno dopo,
> nell'estate del 1969. In vista del XII congresso del PCI, infatti, il
> progetto è stato congelato.<br>
> <br>
> Il gruppo promotore del giornale (Rossana Rossanda, Lucio Magri, Luigi
> Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Luciana Castellina) manda in stampa
> il primo numero il 23 giugno 1969. Il Manifesto avrà una periodicità
> mensile. Il primo numero è un vero successo editoriale: con le ristampe
> arriverà a vendere 55 mila copie.<br>
> <br>
> La scommessa è ambiziosa, ma rischiosa su entrambi i fronti.<br>
> <br>
> I gruppi della sinistra extraparlamentare, che si stanno formando proprio
> nello stesso periodo, sono piuttosto diffidenti nei confronti di una
> iniziativa proveniente dall'interno del PCI.<br>
> <br>
> Il pericolo principale viene però proprio dall'interno del PCI e dalla
> prevedibile accusa di frazionismo.<br>
> <br>
> In un primo periodo le tendenze nel PCI sono due: una, incarnata da
> Natta, vuole arrivare rapidamente ai provvedimenti disciplinari e non è
> disposta ad alcuna concessione; l’altra, favorita da Berlinguer, non vede
> negativamente il permanere di un dissenso interno, ma a certe
> condizioni.<br>
> <br>
> Ma è un equilibrio instabile quello che vive il gruppo del Manifesto. A
> fine novembre 1969 il comitato centrale del PCI decreta la radiazione dal
> partito di tre suoi componenti che lavorano al Manifesto: Natoli, Pintor e
> Rossanda. <br> <br>
> Da questo momento Il Manifesto non è più solo la redazione di una rivista
> politica, ma una formazione politica con una sua piccola rappresentanza
> parlamentare: ai tre deputati radiati dal PCI si aggiungono anche Massimo
> Caprara (già segretario di Palmiro Togliatti che finirà poi vicino a
> Bettino Craxi e quindi, anni dopo, nello schieramento di centro-destra) e
> Valerio Bronzuto.<br>
> <br>
> Ma la vera svolta politica del gruppo del Manifesto avviene nel settembre
> 1970 con la pubblicazione sulla rivista delle Tesi per il comunismo: una
> piattaforma di discussione e di lavoro politico per l’unità della sinistra
> rivoluzionaria e la costruzione di una forza politica.<br>
> <br>
> Il gruppo della sinistra extraparlamentare con cui Il Manifesto cerca di
> stringere rapporti è Potere operaio.<br>
> <br>
> <img src="http://www.bellaciao.org/images/pintor.jpg" alt="" hspace="5"
> vspace="5" BORDER="0" align="right"> Si arriva così al febbraio 1971 quando
> l’unificazione tra Il Manifesto e Potere operaio sembra ormai cosa fatta.
> L’occasione sembra essere offerta dal convegno unitario in cui la parola
> d’ordine è: costruire i comitati politici. Il processo di unificazione si
> bloccherà perché, paradossalmente, sarà Potere operaio ad accusare Il
> Manifesto di eccessivo operaismo. <br>
> <br>
> Le energie del gruppo si sono intanto concentrate su un nuovo progetto
> editoriale, quanto mai ambizioso: la trasformazione del mensile in
> quotidiano. Il Manifesto quotidiano vedrà la luce a fine aprile 1971.
> Inteso, inizialmente, come uno strumento per tutti i gruppi alla sinistra
> del PCI, Il Manifesto finirà per diventare la voce del gruppo.<br>
> <br>
> Accusato di intellettualismo e riformismo, il gruppo del Manifesto già
> nel 1971, finisce con l’isolarsi all’interno della sinistra rivoluzionaria.
> Lo scontro politico con Avanguardia operaia e soprattutto con Lotta
> continua troverà il suo culmine in occasione della manifestazione nazionale
> di Milano per il secondo anniversario della strage di piazza Fontana. Sul
> problema della riposta da dare ad un corteo proibito dalla questura, Il
> Manifesto si isolerà, rifiutandosi anche di entrare nel Comitato nazionale
> contro la strage di Stato.<br> <br>
> Le elezioni anticipate del 7 maggio 1972 fanno precipitare la situazione.
> Il Manifesto decide di presentarsi con proprie liste alla Camera e di
> invitare a votare per il PCI al Senato. Il dibattito interno che porta a
> questa scelta è durissimo: due deputati, Massimo Caprara e Aldo Natoli,
> lasciano il direttivo del gruppo.<br> <br>
> Nonostante la presenza in tre importanti circoscrizioni, come capolista,
> di Pietro Valpreda, la lista del Manifesto ottiene una secca sconfitta
> elettorale: appena 224.313 voti, pari allo 0,7 %, nessun deputato. <br>
> <br>
> Comincia da questa sconfitta elettorale il lento, ma inesorabile, declino
> dell’organizzazione. Gli anni compresi tra il 1972 e il 1975 saranno
> dedicati alla costruzione di una difficile unità con altre due formazioni
> uscite sconfitte dalla prova elettorale del 1972: i cattolici del Movimento
> popolare dei lavoratori (MPL) di Livio Labor e il PDUP, ossia i resti - non
> confluiti nel PCI e non ritornati nel PSI - del Partito socialista di unità
> proletaria (il PSIUP, nato nel 1964 da una scissione a sinistra dei
> socialisti di Nenni, in occasione della scelta governativa del partito),
> guidato da Vittorio Foa e Silvano Miniati.<br> <br>
> Il processo di unificazione porterà nel gennaio del 1976 le tre
> formazioni alla creazione di una nuova forza politica che manterrà il nome
> PDUP (Partito di unità proletaria) a cui viene aggiunta l’espressione: per
> il comunismo di cui sarà segretario Lucio Magri.<br>
> <br>
> Nel 1975 il PDUP si presenta alle elezioni regionali del ‘75, in alcune
> circoscrizioni da solo, in altre insieme ad Avanguardia operaia, ottenendo
> un appena discreto successo.<br>
> <br>
> Assieme ad Avanguardia operaia e a Lotta continua, il PDUP da vita, nelle
> elezioni politiche del 1976, al cartello di Democrazia proletaria, ma anche
> questa volta il risultato è insoddisfacente: 556.022 voti, l’1,5 % e sei
> seggi. Risultano eletti: Magri, Castellina, Milani e Foa del PDUP; Gorla e
> Corvisieri di Avanguardia operaia. Successivamente, le dimissioni da
> parlamentare di Foa consentiranno l’ingresso alla Camera di Mimmo Pinto per
> Lotta continua. <br>
> <br>
> Tra il febbraio ed il marzo del 1977 - mentre il quotidiano Il Manifesto
> ha cessato di essere organo del PDUP per tornare ad essere soltanto un
> quotidiano comunista - avviene un ennesimo rimescolamento di carte: dal
> PDUP per il comunismo esce la componente minoritaria, ex psiuppina, che
> faceva capo a Miniati e Foa che, assieme alla componente maggioritaria di
> Avanguardia operaia assumerà in seguito il nome del vecchio cartello
> elettorale, ossia Democrazia proletaria, mentre alla maggioranza del PDUP
> di Magri si unirà la minoranza di AO, guidata da Aurelio Campi. <br>
> <br>
> Alle politiche del 1978 il PDUP si presenterà da solo, ottenendo sei
> deputati.<br> <br>
> Alle politiche del 1983 il PDUP presenterà, invece, i propri candidati
> nelle liste del PCI, partito in cui confluirà l’anno successivo, al termine
> di una parabola durata 15 anni.<br>
> <br>
> A tutt’oggi il quotidiano Il Manifesto prosegue le pubblicazioni,
> continuando a collocarsi in un’area di sinistra di opposizione.<br>
> <br>
> Roberto F.<br>
> 17.05.2003<br>
> Collettivo Bellaciao<br>
> <IMG SRC="http://www.bellaciao.org/images/puce.gif" BORDER="0"><a
> href="http://www.bellaciao.org">http://www.bellaciao.org</a>
>
>
>
>
>
>
> <br><br><br><br><br><br>
> ----------------------------------------------------------------------<br>
> COLLECTIF BELLACIAO <br>
> S'inspirer, en les pratiquant, des valeurs de la Résistance italienne <br>
> et européenne, autrement dit l'antifascisme, la démocratie directe, <br>
> le droit à l'indépendance des peuples par rapport à toute exploitation <br>
> coloniale ou néo-coloniale, dans le respect de l'égalité entre ethnies,<br>
> religions ou cultures diverses et du refus de la guerre comme solution <br>
> aux controverses internationales (...)<br><br>
>
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