[Forumumbri] FUTURO PER GLI ANTICAPITALISTI - Comunicato di …

Delete this message

Reply to this message
Autor: franco coppoli
Data:  
Assunto: [Forumumbri] FUTURO PER GLI ANTICAPITALISTI - Comunicato di "Vis-à-Vis"
--0-944927309-1052988495=:16273
Content-Type: multipart/alternative; boundary="0-1850553386-1052988495=:16273"

--0-1850553386-1052988495=:16273
Content-Type: text/plain; charset=iso-8859-1
Content-Transfer-Encoding: 8bit


FUTURO PER GLI

ANTICAPITALISTI - Comunicato di "Vis-à-Vis"





PRIMA PARTE



RITORNO AL FUTURO PER GLI ANTICAPITALISTI



Appunti per un'analisi di fase del "movimento" e qualche domanda





1. Il girotonto della società civile.





Inutile divagare: ora come ora, il "movimento di Seattle" è stato di fatto

annesso dal girotondismo.



La Cgil, con la massa del suo apparato organizzativo, è diventata il centro

di gravità attorno a cui orbitano le soggettività più o meno organizzate,

che dal '99 in poi hanno animato le piazze italiane.



L'originario tentativo dei disobbedienti di "dividersi la torta" con le componenti più moderate (alla Cgil lo sciopero generale, a loro quello "generalizzato") si è rivelato un patetico quanto fallimentare escamotage.

E' fallita miseramente, infatti, la loro pretesa di rappresentare il cosiddetto "cognitariato postfordistico" precarizzato, lasciando ad altri la rappresentanza del "lavoro classico", nell'intento di giocare sul tavolo della grande politica, facendosi forti dei soggetti sociali rispetto ai quali volevano costituirsi come il "moderno principe".



Ancora una volta il problema centrale si rivela quello di essere capaci di incidere in profondità sulla contraddizione capitale/lavoro. In mancanza di

questa capacità, ogni pretesa di radicalità diviene mera testimonianza o,

peggio ancora, insulso velleitarismo. Così come velleitario è appunto stato il tentativo dei disobbedienti, tutto formalistico (come loro solito!), di smarcarsi rispetto all'oggettiva "istituzionalità" dell'ultimo corteo per la pace.



L'unico risultato da essi ottenuto è stato quello di apparire, alla fin fine, come corpo estraneo rispetto alla massa di quel movimento per la pace che, tramite slittamenti progressivi, era pervenuto di fatto a definire il nuovo orizzonte semantico del fiume carsico nato con l'evento di Seattle, del 1999, e dispiegatamente sviluppatosi in Italia, dopo le giornate di Napoli e di Genova del 2001.



Né le cose sembrano essere molto migliori a livello internazionale.

L'epocale insorgenza dei 110 milioni di manifestanti scesi in piazza in

tutto il mondo il 15 febbraio è stata misconosciuta, nella sua reale valenza, e depotenziata al rango di una manifestazione di un'inedita quanto improbabile "società civile globale". Laddove il concetto stesso di "società civile" è infatti intrinsecamente mistificatorio, giacché esso rappresenta il sociale in modo affatto indistinto, come astratto agglomerato di atomi, totalmente irrelati, che si contrappongono fittiziamente alle istituzioni politiche. Tale contrapposizione" reca in sé la valenza effettuale, semmai, di una giustapposizione, che non esclude, ma anzi richiede necessariamente una ricomposizione, dal momento che la società civile, proprio in quanto sinonimo di una massa indistinta di atomi, non ha una sua struttura interna e necessita perciò di una forma esterna che non

può che provenirle, appunto,dalla mediazione politica. In tal modo - ed è

questo il dato rilevante e pernicioso di tutta la faccenda - si occulta il fatto che la cosiddetta società civile è frantumata al suo interno sulla base di specifiche materiali discriminanti di classe; e che, in forza di tali discriminanti,all'interno del "generico ammasso" della società civile, si intrattengono relazioni assai differenziate con la sfera della politica. Tant'è che, in questo ben determinato contesto storico, di fatto è la sola classe borghese che trova il suo proprio completamento/autoriconoscimento nella politica,

costitutivamente intesa come sfera istituzionale, separata e falsamente

"universale", preposta al compito di assicurare le normali condizioni di

riproduzione della valorizzazione capitalistica, con ogni mezzo necessario.



A partire da siffatti presupposti, è facile capire perché questa presunta

"società civile globale", in ultima istanza, non possa che limitarsi a

richiedere, tutt'al più, il ripristino di meccanismi di regolamentazione

multilaterale delle relazioni internazionali: laddove il "multilateralismo"

rappresenta solo un pallido succedaneo della democrazia. E tale richiesta,

in buona sostanza, non può a sua volta che rivelarsi o come la velleitaria

nostalgia di un passato oramai irriproducibile o, peggio ancora, come il

fiancheggiamento oggettivo degli interessi di alcune frazioni capitalistiche, aspiranti a riesumare organismi internazionali presuntivamente "legittimati" a mettere la mordacchia al potere politico-militare (oggi concentrato nelle mani

degli Usa e univocamente orientato, quindi, alla tutela dei loro soli

interessi), od a modificare gli attuali equilibri di esso a vantaggio di nuove,

nascenti "polarità" imperialistiche.





2. Poli imperialistici e lotta di classe.





A tal proposito abbiamo ripetuto fino ad annoiare noi stessi che non

esistono imperialismi "buoni" e imperialismi "cattivi". Da questo punto di

vista, l'ancor stentato polo europeo differisce da quello americano soltanto

per il fatto di non avere alle sue spalle un omologo potere politico-militare. Esso ha dunque degli elementi di forte debolezza nei confronti del suo antagonista.



Ma detto ciò, si apre un problema: dal punto di vista della lotta di classe

è indifferente il fatto che il mondo sia dominato da un unico polo imperialistico, o da più poli in competizione tra di loro? Noi non lo crediamo assolutamente. Pensiamo infatti che un mondo dominato da un'unica superpotenza, in grado di risolvere i propri problemi interni ed esterni, permettendosi di bombardare impunemente chiunque, ovunque e in ogni momento, non rappresenti certo il contesto più favorevole per far avanzare la lotta di classe. Senza contare cosa ciò significhi dal punto di vista della gestione dell'ordine interno, nell'ambito dei

singoli stati: un potere ormai assai marginalmente interessato ad un'egemonia

politica (in senso gramsciano), ma unicamente proteso ad affermarsi come puro dominio militare,porta con sé una dose massiccia di repressione interna, sia per ciò che riguarda il gendarme stesso, sia per i suoi eventuali vassalli.



A tale proposito, su un punto vale la pena soffermare l'attenzione.

Sicuramente la protesta per la pace non sarebbe stata così ampia, senza le

contraddizioni interimperialistiche che caratterizzano anche questa ennesima

riemersione della tendenza bellicistica, costitutivamente intrinseca al

capitale. La copertura mediatica della guerra è stata certamente mistificante. Ma lo sarebbe stata in modo assai maggiore se la società dello spettacolo non avesse dovuto tener conto dei conflitti che si sono aperti tra i suoi stessi padroni. Un'informazione simile a quella imposta in America quali effetti avrebbe avuto, se fosse stata estesa su tutto il globo?!?



Detto questo, ci troviamo però di fronte ad una serie di pesanti difficoltà.

Per esempio, è evidente che, in barba a tutte le proprie più o meno "sinistre" tifoserie, la crescita di un polo imperialistico europeo inevitabilmente comporterà un vertiginoso aumento delle spese militari, ad ulteriore discapito della già calante spesa sociale. Ma questo non è tutto: ci troviamo infatti di fronte ad una serie di altri perversi paradossi. Come non avere una qualche considerazione positiva, rispetto alla crescita del polo cinese che si configura, tra l'altro, quale uno dei più grossi tentativi di far uscire una parte cospicua

dell'umanità da uno stadio di "sottosviluppo" estremo, e nel contempo non

inorridire di fronte ad un sistema che unisce in sé il peggio del "dispotismo asiatico" e del più sfrenato liberismo accumulativo (si vedano le terrificanti condizioni di lavoro nelle "zone economiche speciali", in cui anche la morte degli operai, blindati dentro le fabbriche, a seguito di incendi occasionali, assurge a

spot pubblicitario testimoniante la grande capacità di controllare la forza-lavoro da parte del Partito """Comunista""" Cinese)?!?. Come non constatare l'oggettiva funzione di coagulante di un'identità antimperialista, svolta dell'islamismo, e non inorridire al contempo, di fronte all'oscurantismo di cui esso è portatore?

E, su una scala assai diversa, come non esprimere solidarietà nei confronti della Cuba castrista, che da decenni assicura un livello di vita decente alla sua popolazione, nonostante l'accerchiamento del colosso americano, e nell'identico momento non criticare con assoluta fermezza l'idiotismo repressivo che ha

contraddistinto il regime negli ultimi tempi (senza poi considerare, quella

ragion di stato nel cui nome, in forza anche del ricatto della pressoché

obbligata tutela sovietica, la revolucion cubana trovò ben presto la sua

normativizzazione disciplinare)?



Il dilemma, posto nei suoi termini più generali, è dunque: come evitare di

indulgere nel "tanto peggio tanto meglio", quando si ragiona nei termini dell'obiettivo finale e, all'opposto, come evitare di "lavorare per il re di

Prussia", quando si cerca di perseguire l'interesse immediato del proletariato, dovendo in quest'ultimo caso addivenire a qualche forma di compromesso, con il conseguente rischio di rafforzare le capacità di regolazione interna del sistema ?!



D'altronde, si tratta dello stesso problema che pone la battaglia per il

salario (nella sua accezione più ampia). Tale battaglia è infatti ineludibile, visto che da essa dipende il livello di vita del proletariato, ma è anche una battaglia che, di per sé, rimane sostanzialmente interna al sistema.



Da questo punto di vista, però, è possibile trarre una un'indicazione

fondamentale: la risoluzione della contraddizione non può essere trovata nei

termini della contraddizione stessa. Infatti, lavoro salariato e capitale

sono due "opposti" che si richiamano necessariamente, due poli dialettici:

entrambi possono esistere soltanto in funzione dell'altro. Il rafforzamento

del "polo proletario", di per sé, è una premessa necessaria, ma non

sufficiente per risolvere la contraddizione; affinché ciò possa accadere, il

lavoro salariato deve saper giungere a negare se stesso come tale, con ciò,

negando al contempo l'intero rapporto dialettico che lo lega al capitale. L'antagonismo esprimentesi sul terreno del salario non giunge a spezzare la

logica sistemica di questo, sinché non riesce a riconoscersi come

espressione di una radicale autonomia di classe, fuori e contro le

compatibilità sistemiche del ciclo accumulativo della valorizzazione.



Allo stesso modo, le crisi interimperialistiche costituiscono certamente un

elemento di destabilizzazione del fronte capitalistico e del ciclo

complessivo del valore, ma non contengono in sé la soluzione dei conflitti

necrogeni che ineluttabilmente innescano: esse aprono contraddizioni, ma non

offrono di per se stesse il principio risolutivo di alcunché. La soluzione,

ancora una volta può venire soltanto dal proletariato che, negandosi quale

indispensabile fattore dei rapporti di produzione capitalistici, può

giungere a trasformarsi in agente storico sociale, liberando se stesso nello

scardinamento/abolizione di quei rapporti, all'interno delle molteplici

frazioni imperialistiche in conflitto tra di loro (il famoso passaggio dalla

classe in sé alla classe per sé, alla classe, cioè, come soggetto collettivo

rivoluzionario).



Ciò detto, ovviamente, tutta la configurazione concreta dell'azione

rivoluzionaria rimane ancora da definire. Ma prima di giungere a questo

occorre compiere un ulteriore passaggio concettuale. Per uscire dalle secche

in cui il "movimento" si è attualmente arenato non possiamo che porre al

centro della riflessione ciò che in questi anni è stato costantemente

rimosso: dove vogliamo arrivare? Dobbiamo insomma fare uno sforzo per

rimettere al centro del dibattito i concetti di rivoluzione e comunismo.



E' ovvio che non si tratta di preparare "ricette per l'osteria

dell'avvenire". Progettini belli e pronti non ci interessano. Ma qualcosa

sul tema dell'"altro mondo possibile e necessario" occorrerà pur dirlo! Al

contrario (come abbiamo più volte segnalato, da quando denunciammo il

"Grande Inciucio" consumatosi dietro le quinte del pur oceanico raduno del

Social Forum Europeo di Firenze), l'impressione generale è che, nonostante

lo slogan che ha caratterizzato il "movimento" da Seattle in poi,

l'immaginario collettivo antagonista sia di fatto incapace di innalzarsi al

di sopra del contingente, quasi che non sia in grado di andare oltre il

presente, se non nella forma di un qualche parziale aggiustamento di natura

micro-assistenziale (vedi le Ong), o di un velleitario ritorno a forme di .

regolazionismo neo/post/cripto-keynesiano.



3. Il "movimento" dal no-global al no-liberism.





Da questo punto di vista, sorvolando sull'equivoca parola d'ordine

"no-global" (pregna di valenze ed allusioni almeno originariamente esposte,

addirittura, al rischio di . regressività), la stessa critica al

neo-liberismo era già di per sé fuorviante: essa nascondeva il sottinteso

che l'altro mondo possibile fosse pur sempre esperibile all'interno di un

orizzonte immutabilmente capitalistico, ma soltanto più regolamentato e

temperato. Il neo-liberismo appariva ed appare, infatti, come una delle

tante forme possibili di capitalismo - la più selvaggia e crudele -, cui si

potrebbe "legittimamente" contrapporne un'altra più umanitaria.



Il passaggio dal "movimento no-global", a quello "no-liberism", sino poi a

quello "no-war", ha segnato sicuramente un trend estremamente positivo da un

punto di vista quantitativo, ma al contempo ha rappresentato un andamento

non lineare, nel progredire verso la messa a fuoco dei problemi reali

all'ordine del giorno.



Il primo, benvenuto scarto verso l'anti-neoliberismo, manifestatosi con

irrefutabile evidenza nelle giornate di Nizza e poi, soprattutto, di Napoli

e di Genova (2001), recò al suo interno un forte, propositivo ritorno sulla

scena della contraddizione capitale-lavoro (e prova ne fu il ruolo sempre

più centrale che, per tutta una fase, l'universo del sindacalismo di base

esercitò, qui da noi, all'interno delle dinamiche - purtroppo, non certo

sempre trasparenti, né esenti da vetusti autoreferenzialismi elitari e

politicistici -, che soprassedettero all'indizione degli appuntamenti

metropolitani su cui, di volta in volta, il movimento seppe validamente

scegliere se riconoscersi o meno). E proprio questo dato, a nostro avviso,

seppe garantire la sostanziale, positiva "tenuta del movimento", pur di

fronte allo scatenarsi di una sempre più determinata campagna di criminale

criminalizzazione repressiva, da parte di "Lor Signori", giunta al suo

apice, su scala planetaria, con la dichiarazione della "guerra preventiva,totale ed infinita", da parte del boss dei boss di Washington, seguita al

provvidenziale (per lui) attacco alle Twin Towers.



Quando poi, dopo la campagna contro l'ex compagnuccio di merende Bin Ladem,

si cominciò a delineare la vera consistenza irrefutabile e tragica dei

deliri di potenza del vaccaro texano, le condizioni, in Italia, erano andate

lentamente modificandosi: sull'onda dei "tremilioni" che avevano costretto

de facto Cofferati (uno dei leader più "destri" che la Cgil abbia mai avuto)

a rivestire suo malgrado i panni del "capopopolo incazzoso", sia pur fuori

tempo massimo ed in chiave meramente antiberluskoniana, ed anche a seguito

del milione dei "girotontisti" attivatisi all'ombra di una ridiscesa in

campo del "partito degli scalfariani", si era andato riattivando lentamente,

dentro il "movimento", un processo di oggettivo sdoganamento della "sinistra

istituzionale".



E' inutile rinvangare qui gli errori che di volta in volta ha commesso, a

fronte di ciò, la stessa "sinistra anticapitalistica del movimento" (i

nostri comunicati sono sempre stati puntualmente eloquenti nel merito). Il

fatto certo è che, questo sotterraneo processo di smottamento verso un

livello sempre più esplicito di interlocuzione più o meno "ufficializzata",

con i "sinistri di governo", giunse a palesarsi nel modo più evidente, con

il già citato Grande Inciucio consumatosi a Firenze, dove - scrivemmo -



"Il governo ha fatto bene il suo sporco lavoro: ha imposto all'"opposizione"

di uscire allo scoperto, corresponsabilizzandola direttamente nella gestione

di quell'ordine pubblico su cui è riuscito ad appiattire l'"evento" diFirenze, anche grazie al pretesto offertogli dalle solite rodomontate dei

soliti noti specialisti della disobbedienza ridotta a spettacolino. Dal suo

canto, il centro sinistra ha potuto accollarsi questa responsabilità perché

in grado di trovare aree d'interlocuzione dentro al "movimento". In ampi

settori di questo alligna ancora la chimera di un'"Europa dei diritti", in

grado di imbrigliare gli spiriti animali del mercato e controbilanciare

l'espansione imperialistica statunitense.

L'esperienza di "Porto Alegre 2"

non è passata invano: l'araba fenice della "terza via" persevera nel suo

sempre più penoso tentativo di risorgere!" [dal Comunicato di "Vis-à-Vis"

del 03-11-02, LA QUARTA GUERRA MONDIALE E' COMINCIATA].



D'altronde, trascorsi appena una dozzina di giorni, avemmo modo di

denunciare che"Dopo la riuscita manovra del "Grande Inciucio

fiorentino", consumatasi nella notte fra il 30 e il 31 ottobre, sulla cui

base la "sinistra di governo" fu corresponsabilizzata alla

normativizzazione del Social Forum Europeo, adesso si rilancia la posta: quella

"sinistra", ben lungi dal poter riposare sugli allori di una "vittoria" giocatasi

nella logica "bipartizan" della ideologia dell'"unità nazionale" contro lo

spettro di un sociale sempre più recalcitrante, rispetto alla colonizzazione della politica istituzionale, deve continuare a farsi carico del

"comune" interesse dell'"azienda-paese".



Una vittoria di Pirro, quindi, che non deve consentire al nuovo asse

"Prodi-Cofferati-Bertinotti" di monopolizzare il successo ottenuto

nell'impedire il ventilato (ad arte!!!) "sacco di Firenze".



Il servizio d'ordine dell'apparato cigiellino è stato prontamente

surclassato dalla sbirraglia in toga: quando di tratta di "ordine" gli unici

servizi adatti alla bisogna rimangono sempre quelli "segreti", fedeli

servitori, ben sperimentati nel corso di lunghi anni di interventi più o

meno "deviati"!" [dal Comunicato di "Vis-à-Vis" del 15-11-02, CONTRO IL

TERRORISMO DI STATO SIAMO TUTTI SOVVERSIVI!!!].



4. Il movimento dal no war al peace & love.



Lo slittamento, infine, dello stesso movimento per la pace, dall'iniziale

"no war" al più generico pacifismo, ha segnato l'ultimo passaggio. Il "no

war" infatti (ma potremmo risalire al "not in my name" che, in opposizione

alla guerra afgana, esprimeva un chiaro chiamarsi fuori), con la sua diretta

opposizione al conflitto interstatuale, a quella guerra cioè che - con Von

Clausewitz - è solo "la politica con altri mezzi", conserva un carattere

potenzialmente allusivo ad una presa di distanza, o almeno ad una qualche

implicita disillusione, nei confronti della politica tout court (espressa

con qualsiasi mezzo), "rimandi" che sono, invece, totalmente assenti

nell'inconcludente buonismo di quel "peace & love", trasudante

dall'invocazione di una pace "senza se e senza ma".



Uno "slittamento" che ha non solo reso possibile il definitivo sdoganamento

della sinistra istituzionale, ma ha alimentato ulteriormente la già elevata

confusione sulla complessa e "scivolosa" questione delle modalità d'azione

dei movimenti e delle pratiche del conflitto. Ed è essenziale, a tale

proposito, denunciare le mistificanti e distorcenti operazioni ideologiche

(in senso marxiano) di chi vorrebbe imporre una scelta "integralisticamente

non-violenta" quale unica forma legittima di conflitto e opposizione. Come

se una tale imposizione - sia detto per inciso - non fosse a sua volta, in

quanto tale, una vera e propria "violenza" perpetrata ai danni di chi in

quella scelta non si riconosce.



L'ultimo parto letterario di Bertinotti, a ciò dedicato, nonché il revisionismo vergognosamente falsificante che supporta l'ossimoro insostenibile di "Carta", secondo cui si pretende leggere la violenza armata della resistenza, come fondamento di una predicazione di "non violenza senza sé e senza ma" ("ora e sempre non violenza" !?!), che sarebbe sancita addirittura dalla Costituzione, proprio da quella resistenza nata, stanno a dimostrare questa ulteriore "svolta".



Ma la demistificazione non basta!



Al di là delle operazioni ideologiche, infatti, la spinosa questione delle

forme di lotta che si possono e devono assumere, a fronte di una violenza

repressiva da parte dello stato sempre più spesso arbitrariamente

"preventiva" (vedi Genova), rimane non solo aperta ma, purtroppo, anche

scarsamente presente nelle riflessioni e nel dibattito interni al

"movimento". Una sorta di tabù, insomma, come testimoniano anche le enormi

differenze nelle risposte date quest'inverno all'inchiesta di Cosenza

(basata su reati di opinione e associativi) e quella di Genova (basata,

invece, su episodi di resistenza alle violenze delle forze dell'ordine).

Disparità giudiziarie ora peraltro "rivisitate" in una prospettiva di

esplicito quanto repentino inasprimento repressivo, anche nei confronti

degli inquisiti coinvolti nella prima "ondata cosentina"; ciò,

evidentemente, in funzione di quel generale processo di radicalizzazione

dello scontro sul "fronte interno", che i singoli "stati-gendarme" stanno

via via portando avanti in stretta sinergia con la "guerra infinita"

scatenata su scala globale dall'imperialismo yankee.



Già in altre occasione abbiamo espresso la necessità di rivendicare un

diritto di resistenza nei confronti del potere, quando esso sospende, come è

accaduto a Genova, lo "stato di diritto e le garanzie democratiche", perreprimere quell'intollerabile alterità che, con la sua critica pratico-teorica di massa, mette concretamente in forse il suo stesso dominio. Un diritto di resistenza, è bene essere chiari, che niente ha a che vedere con "il diritto di disobbedire alle leggi che si ritengono ingiuste. In quest'ultimo caso, infatti, la contestazione

puntuale di una singola norma non inficia affatto il sistema di norme in quanto

tale, anzi: a tale sistema necessariamente rimanda, perché presuppone la

necessità di sostituire la legge ritenuta ingiusta con un'altra considerata

più equa, con ciò spostando soltanto i confini della legalità esistente,

senza però contestarne l'intrinseca natura comunque sostanzialmente

quanto arbitrariamente impositiva. Rivendicare il diritto di resistenza

significa invece affermare la radicale autonomia del nuovo soggetto

collettivo rivoluzionario oggi nascente; un'autonomia che, nelle sue più

coerenti ed estreme conseguenze, nega l'obbligo di obbedienza nei confronti dello

stato e di tutte le sue leggi" [dal Comunicato di "Vis-à-Vis" del 01-01-03, Le vie del "movimento" non sono infinite].





D'altra parte, come spesso i filosofi della politica hanno riconosciuto, lo

stato e l'ordinamento giuridico in cui esso articola la propria costituzione

formale, altro non sono, dietro la loro presunzione di neutralità sociale e

astoricità, che una formalizzazione di rapporti di forza o, più

specificatamente, la sedimentazione normativizzata di specifici rapporti di

classe. Tale "concretizzazione normativa" può essere più o meno flessibile,

a seconda delle circostanze, ma mai a tal punto malleabile da poter

tollerare di veder messi in discussione i rapporti sociali di produzione su

cui essa è fondata, sia pur in modo occulto.



Rivendicare il diritto di resistenza - e non ci stancheremo mai di

ripeterlo - nulla ha a che fare con i deliri "lottarmatistici": le bombe e

le pistole sono le solite armi di una rinnovata strategia della tensione

che, come sempre, si avvale anche dei soliti "imbecilli manipolati" o, più

precisamente, degli usuali "manipolati perché imbecilli".



La rivendicazione del diritto di resistenza presuppone, al fondo, la

demistificazione della supposta neutralità sociale dello stato e

dell'ordinamento vigente, nonché il fatto che, con l'avanzare delle lotte ed

il balenare di un "nuovo mondo", il "vecchio mondo" metterà in campo tutte

le armi di cui potrà disporre per conservare se stesso. O forse pensiamo che

padroni e padroncini di questo mondo siano così gentili da consentirci di

costruirne indisturbati un altro, dove per loro non ci potrà comunque essere

alcun posto ?



E purtroppo, proprio questa illusione da "anime belle" sembrerebbe essersi

ormai diffusa in larghe fasce del "movimento". Come denuncia giustamente il

Cobas di Taranto, in un recentissimo suo comunicato "sulle inchieste di

Cosenza (e Taranto, passando per Genova)" [11-5-03]:





"ci sembra un segnale da non sottovalutare la mancata riuscita del presidio

convocato in concomitanza con l'udienza in Cassazione [a Roma il 7 maggio

2003]. [.] Ci lascia abbastanza perplessi il fatto che ancora oggi la

"tattica dello struzzo" sia così fortemente adottata, anche se mai

rivendicata apertamente. [.] Sta diventando insopportabile lo sfacciato

doppiopesismo di chi pur continuando a proclamarsi anticapitalista ed

antisistema, pur continuando a parlare di "processo di fase" che "porterà ad

un allargamento del conflitto", continua invece ad eludere le occasioni di

confronto sui contenuti, in nome di improbabili "inciuci" col

centrosinistra. [.] Non saremo certo noi a lanciare anatemi e scomuniche

verso chi compie scelte filoistituzionali, a

patto che queste scelte siano consapevoli e ce ne si assuma tutte le

responsabilità e conseguenze. E che soprattutto non diventino terreno di scambio".





Un terreno quanto mai inquinato da una logica strumentalmente perversa,

nella sua pretesa di costringere il "movimento" dentro le paludi di una

presunta "Grande Politica", in cui esso non può che finire schiacciato sotto

manovre e giochetti politicistici da esso difficilmente incontrollabili e -

come la situazione attuale tende purtroppo a dimostrare - inevitabilmente

causa dello svilimento, della sua stessa valenza progettuale, a mera

variabile dipendente di processi concertativi tutti interni alle dinamiche

degli apparti istituzionali (partitici e/o sindacali che siano) e, quindi,

affatto subalterni alle vigenti compatibilità sistemiche.



D'altronde, se sul fronte giudiziario si è potuti giungere alla citata

suicida passività, tale esito non può non ricollegarsi proprio alla deriva

complessiva che il "movimento" ha oggettivamente percorso, con spesso

inconsapevole inerzialità.



Nella battaglia per la pace che gradualmente è andata assorbendo la totalità

delle sue energie mobilitative, il vero nemico - quel capitale che nella

battaglia antiliberista era comunque presente - è via via scomparso: la

guerra ha assunto sempre più le sembianze di un mero accidente della storia,

legato, nella "migliore" delle ipotesi (veicolata da settori non immuni

rispetto alle litanie democraticistiche dei "sinistri di governo"), alla

stupida arroganza dell'attuale amministrazione statunitense, o, nella

peggiore (diffusa nell'"area cattolica", mai così vicina al proprio leader

maximo d'oltre Tevere), ad una qualche oscura e maligna tara della stessa

natura umana.





5. Anticapitalismo: anno zero?





La pur giusta aspirazione ad allargare il fronte della protesta ha finito,

insomma, per annacquare i contenuti anticapitalistici della protesta per la

pace. Da parte di tutte le componenti più coerentemente antagonistiche del

"movimento" si sarebbe dovuto continuamente ribadire che il neoliberismo non

è altro che l'unico capitalismo oggi possibile, dopo trent'anni di

stagnazione della valorizzazione e la conseguente ricerca, allo stesso tempo

spregiudicata e disperata, di nuove fonti di profitto; così come si sarebbe

dovuto denunciare instancabilmente il fatto che la guerra non è altro che la

prosecuzione del neoliberismo con altri mezzi, dopo che il neoliberismo

stesso si è mostrato incapace di risolvere la crisi strutturale che attanaglia il capitale e che sta conseguentemente riacutizzando i conflitti interimperialistici.



Tutto questo non è stato detto, o comunque non a sufficienza. In molti hanno

preferito lasciare la parola ai neofiti di un pacifismo asfittico e/o

moralisticheggiante, già patrocinatori della "guerra umanitaria" dei Balcani

(come i "sinistri di governo" o lo stesso papa), e nascondere la propria

pochezza dietro sermoni tanto più aulici quanto più criticamenteinconsistenti. Perché? Per opportunismo politico?

Certamente! Per confusione teorica, data l'accozzaglia di pseudoteorizzazioni che si sono affastellate in questi ultimi vent'anni? Di sicuro! Ma forse

c'è anche qualcos'altro, di più profondo. Se è vero quanto abbiamo detto a

proposito del rapporto tra capitalismo, neoliberismo e guerra, allora la

giusta fermezza con cui il "movimento" ha saputo schierarsi al fianco del

popolo iracheno, condannando l'aggressione imperialistica del Dr.Strangelove

Bush Jr. e stigmatizzando, al contempo, il dispotismo del satrapo Saddam

(degno esempio degli innumerevoli governi fantoccio "insediati" dagli

Usa, nel corso della loro storia), lascia comunque aperto un inquietante

interrogativo: "noi" con chi stiamo? per che cosa ci battiamo?



Purtroppo, da questo punto di vista, è come se ci trovassimo all'"anno

zero". E' inutile nasconderci, infatti, che la caduta del blocco sovietico è

giunta a rappresentare, nell'immaginario collettivo, la

"quasi-dimostrazione" dell'impossibilità di un'alterità complessiva di

sistema. E noi ci troviamo quindi nella scomoda situazione di dover

rivendicare la spinta ideale che ha mosso grandi masse di rivoluzionari

anche all'estremo sacrificio, per tentare di costruire un mondo diverso, e

al contempo di dover criticare, senza ambiguità alcuna, i mezzi e gli esiti

che quel tragico ma pur grandioso esperimento ha portato con sé.



Dobbiamo insomma marcare una netta differenza rispetto a quell'esperienza

storica, senza mai dimenticare, tuttavia, le ben difficili circostanze

concrete in cui essa ha avuto luogo. Dobbiamo essere in grado di distinguere

le responsabilità soggettive, imputabili alla deriva in salsa

politico-istituzional-statolatrica innescata dalla Seconda Internazionale,

sia sul versante socialdemocratico riformista, che su quello giacobino

rivoluzionario del leninismo e della sua estrema degenerazione staliniana (e

su questo occorre sanzionare delle nette distinzioni, anche per non cadere

nella trappola dell'automatica "filiazione Marx-Lenin-Stalin"), dalle

condizioni oggettive che in larga parte hanno drammaticamente condizionato

gli esiti di quelle vicende storiche, infrangendo l'illusione nefasta di una

politica erettasi ad autonoma facitrice della storia, al di là e contro le

surdeterminanti specificazioni concrete di questa.



D'altronde, la rivoluzione, comunque si potrà presentare, non sarà certo unpranzo di gala, e affinché la stessa idea di essa possa apparire al contempo

possibile e desiderabile, occorre mostrarsi in grado di ragionare nei

termini di un realismo politico che non diventi machiavellismo omologo alla

dominante e cinica "ragion politica", ma sappia costantemente orientarsi

verso un'utopia concreta che preveda in sé la rigorosa coerenza tra mezzi e fini.



Non possiamo più dunque tacere sulle questioni di prospettiva generale.

Anche perché la colpa più grossa dei vinti è appunto quella di essere stati

sconfitti e agli sconfitti non si perdona niente. I processi, così come la

"storia" stessa, li fanno sempre i vincitori e gli sconfitti sono colpevoli

fino a prova contraria: l'onere della prova sta a loro carico!



Contro di noi, dunque, gioca l'enorme macigno della sconfitta, intesa sia

come sconfitta del soggetto collettivo rivoluzionario degli anni '60-'70,

sia, per tragico paradosso, come crollo dello stesso "Socialismo ir/Reale".

A nostro favore gioca, invece, l'oramai conclamata insostenibilità

economica, sociale, ambientale e più generalmente umana, dell'attuale

sviluppo capitalistico che, nella sua ansia di nuove fonti di profitto, non

esita a scatenare una guerra infinita.



E soprattutto, come abbiamo già più volte affermato, giocano a nostro favore

quei 110 milioni di uomini e donne scesi in piazza il 15 febbraio:

"Questa comunità umana già ben "concreta", sia pur appena "in abbozzo", ha

fatto propria e potenziato esponenzialmente la carica di protesta e denuncia

di quel "vento di Seattle" da cui in certo senso è stata evocata e in forza

del quale si è materializzata. Il Re che già era stato costretto a mostrarsi

nella sua orrenda "nudità", è stato ulteriormente incalzato: la sua logica

di dominio e di guerra è stata definitivamente disvelata e rifiutata "senza

se e senza ma"! [.] Di fronte ad un mercato che non "accoglie" più ma

emargina ed espelle, di fronte ad uno stato che non "media" più ma

discrimina e reprime, diventa quasi obbligata la scelta di tornare a

ritrovarsi, spezzando l'atomizzazione, a mobilitarsi superando la

passivizzazione, a criticare rifiutando la colonizzazione . E tanto più tale

reazione tende ad incrementarsi, davanti allo sfociare della morte della

politica in una ormai dispiegata ed evidente politica della morte,

totalmente coniugata nel lessico mortifero di una guerra continua e

pervasiva" [Comunicato di "Vis-à-Vis" del 16-02-03, "15 Febbraio 2003"].





In quell'autentica epocale marea umana, la battaglia contro il neoliberismo

e quella contro la guerra alludevano alla lotta di classe contro il capitale

tout-court. Ma appunto, alludevano ed alludono soltanto, per ora. Spetta ai

monatti sovversivi dell'utopia concreta comunista cercare di fare chiarezza,

non certo "dall'esterno", ma facendosi parte in causa all'interno delle

dinamiche di formazione di una nuova soggettività collettiva rivoluzionaria,

senza velleitarie e perniciose pretese avanguardistiche e senza rinunciatarie tattiche codistiche!





6. Derive.





A fronte di tale "posta sul piatto" della storia, la mancanza di una

prospettiva generale condanna all'afasia e all'immobilismo. In mancanza di

essa, infatti, è impossibile articolare i necessari passaggi tattici e i

risultati non possono che essere i seguenti: o il velleitarismo

massimalistico, che scade facilmente in un "tanto peggio tanto meglio"

sostanzialmente incapace di articolazioni contestualizzate della propria

azione, in quanto ogni concreta lotta sul terreno dei bisogni, "qui ed ora",

negherebbe a priori l'assoluta quanto indeterminata alterità professata; o,

all'opposto, l'appiattimento, più o meno mascherato, sugli snodi tattici del

presente, nell'oggettivo implicito assunto di una ineludibile eternizzazione

di questo.



Un esempio estremo del primo caso è costituito dalla pratica politica di una

certa tradizione anarchica. Abbiamo qui a che fare con l'utopia astratta di

una società di individui liberi da qualsivoglia legame sociale. L'individuo

stirneriano, l'"unicum", non vi è che in veste di mera estremizzazione tutta

politica del "cogito" cartesiano, a sua volta risultante da una

concettualizzazione filosofica sorta per astrazione da quella sfera della

circolazione delle merci dove trionfano, come avverte Marx, "libertà,

uguaglianza e Bentham". Alla radice di un siffatto "libertarismo" si cela

dunque, in buona sostanza, l'atomismo borghese (paradossalmente, proprio

come per quella "società civile" tanto cara ai disobbedienti!?!). E,

comunque, nessuno scandalo, in realtà: la cultura della libertà individuale

è senza dubbio il lascito "ideale" più importante della civiltà borghese.

Tutto sta a riconoscerlo e di conseguenza a capire che occorre passare da

una posizione in cui la libertà di ciascun individuo è il limite della

libertà di tutti gli altri, ad una in cui la libertà di ciascuno è

condizione per la libertà di tutti. In altri termini, occorre affrontare e

consumare il passaggio dall'individuo borghese astratto, atomisticamente

separato da tutti gli altri, all'individuo pienamente sviluppato che non può

che essere individuo sociale. Ciò significa che gli esseri umani devono

essere in grado di riacquistare il controllo e la gestione collettiva dei

rapporti sociali di produzione e di riproduzione. Occorre cioè un surplus di

socialità. Ma proprio questo viene negato dal filone di pensiero anarchico

qui considerato, che dunque è condannato all'impotenza o, addirittura, a

vagheggiare improbabili quanto regressivi ritorni al passato e ad una

"naturalità" che, anche se fosse mai esistita, ora è certo definitivamente

scomparsa.



Per quanto riguarda la seconda posizione, quella di chi si appiattisce sul

presente, l'esempio migliore è probabilmente quello del cosiddetto

"volontariato", o almeno di una larga maggioranza dei suoi "militanti":

anche laddove praticato in perfetta buona fede, esso può soltanto mettere

momentanee toppe ad una nave oramai piena di falle e in procinto di

affondare inesorabilmente. Ben altra capacità critica e progettuale impone

l'urgenza di una radicale alterità sistemica, a fronte della necrogena corsa

verso il baratro di una totale implosione ecosistemica, in cui Monsieur le

Capital sta trascinando l'intera umanità!



Un discorso a parte merita poi l'attuale deriva del "negrismo". Esso è

oramai appiattito sull'"opzione europea", ma camuffa la sua pochezza da

riformismo ultraminimalistico (l'ormai mitico "impossessamento dei nessi

amministrativi"), facendo vestire al costituendo polo imperialistico europeo

tanto i panni del "vero impero", contrapposto al "golpismo imperialistico"

dell'unilateralismo americano, quanto gli abiti del "controimpero". Il suo

assoluto immanentismo di stampo gentiliano tira qui un brutto scherzo a

Totonno Negri: costretto ad individuare un comunismo sempre per lui "in

atto", egli finisce miseramente per scambiare la cacca con la cioccolata,

salvo poi rimenarcela in extremis con il suo solito, mai davvero ripudiato,

deus ex machina del "Partito-Coscienza" di leniniana memoria. Quindi, anche

in questa forma, estrema fino ai limiti di un risibile paradosso, si

conferma quanto abbiamo cercato fin qui di sostenere: l'incapacità di

concepire una prospettiva complessiva che sia radicalmente e

qualitativamente altra, rispetto al mondo in cui viviamo (sebbene la sua

possibilità reale sia in esso contenuta), ci condanna all'eternizzazione del

presente.



7. 13 domande in cerca di risposte.





D'altronde, sappiamo bene che rimettere a tema una riflessione sulle coordinate teoriche e pratiche del comunismo è un compito immane che può essere assunto, con una qualche prospettiva di successo, soltanto da un'intelligenza collettiva che, ricoagulandosi all'interno del conflitto capitale-lavoro infine nuovamente dispiegato, giunga ad essere in grado di supportare criticamente la pratica di massa di un nuovo soggetto collettivo rivoluzionario.



Ma siamo altrettanto consapevoli che non possiamo più continuare e

"cavarcela" con un pilatesco "ai posteri l'ardua sentenza". Per i comunisti

si impone, qui ed ora, un ritorno al futuro.

Per questo, riteniamo ormai assolutamente necessario ed indilazionabile

iniziare a misurarci su questo terreno, affinché una componente

coerentemente anticapitalistica possa acquisire visibilità e capacità

propositiva all'interno di quel "movimento" che qui ed ora, pur con tutti i

suoi limiti (ma anche con le sue "grandezze": i 110 milioni!), costituisce

oggettivamente l'unico vero "laboratorio conflittuale in atto", il vero

protagonista dell'inversione di tendenza che ha spezzato l'afasia sociale di

vent'anni di passività ed atomismo. C'è bisogno, dunque, di un processo di

pubblica discussione che sappia trovare le sue sedi e i suoi momenti

aggregativi, al di fuori di ogni "organizzativismo", tanto rozzamente

astratto quanto ingenuamente "praticone". Abbiamo la piena consapevolezza,

infatti, che, nell'ambito del "grande partito in senso storico della

classe", le differenze sono profonde e radicate. Ma nutriamo anche la

certezza che, nell'attuale fase, diventano possibili feconde interlocuzioni

per chi sappia far tesoro degli insegnamenti della storia recente. La

configurazione di un visibile polo anticapitalistico, articolato e plurale

al suo interno, può costituire un primo passo verso la ricostruzione di un

immaginario collettivo realmente antagonista. Le soggettività sparse, che

hanno animato le piazze italiane, in questi anni, potrebbero finalmente

riconoscersi in un concreto percorso di lotta e di ricerca, senza trovarsi

costrette a scegliere tra speculari moderatismi ("volontariato" e

"disobbedientismo") o astratti massimalismi ("cripto/neo-emmellismi" e

"libertarismi individualistici"). E questo, forse, potrebbe segnare davvero

un positivo scarto in avanti, verso l'effettivo inizio del processo di

ricomposizione del nuovo soggetto collettivo rivoluzionario che si cela, in

nuce, dentro il "movimento dei 110 milioni": il proletariato universale.



Per parte nostra, quindi, questa volta, invece di terminare tentando come al

solito di condensare le nostre argomentazioni con qualche frase "ad alta

capacità di sintesi", ci vorremmo soltanto limitare a porre al centro

dell'attenzione alcune "questioncelle" che, a nostro avviso (ma non solo) da

troppo tempo vengono sistematicamente ignorate, consapevoli del fatto che

porre le domande giuste significa già preparare il terreno per un'adeguata

futura risposta.





a.. Cos'è la rivoluzione? La presa del palazzo d'inverno? La conquista del

potere statale attraverso elezioni? La risultante di riforme più o meno

piccole, che si cumulano in modo irreversibile?

O, piuttosto, possiamo avanzare l'ipotesi che si tratti di un passaggio

processuale, in cui però si verificano momenti puntuali di rottura, anche

violenta, e di forte accelerazione, forse individuabili solo a

posteriori nella loro reale valenza epocale?





b.. Quello che forse si può dire è che oggi si è venuto a creare, ormai,

un divario esorbitante, tra la capacità di opposizione delle masse e la

potenza repressiva da parte degli apparati statuali dominanti, sia verso

l'interno, che verso l'esterno. Se questo è vero, non si può più certamente

ipotizzare alcun reale processo rivoluzionario, senza una qualche forma di

implosione interna del sistema di comando. Sul genere - a prescindere

ovviamente dagli esiti effettivi delle stesse - di quelle che si sono

verificate in Urss, dopo la caduta del muro del 1989, o anche in Argentina,

nell'autunno del 2002, o durante il maggio del '68 francese. E, in realtà,

le premesse di un processo "degenerativo" di tal fatta già si danno nella

forma di quella che da tempo abbiamo indicato come la morte della politica.

Se tale ipotesi è fondata, allora occorre allargare il divario tra "sociale"

e "politico", non già cercare di recuperare le spinte che vengono dal primo,

nelle forme del secondo. Ma, presupposta la giustezza di questo principio,

come evitare che l'allargamento di tale divario si trasformi in

restringimenti degli spazi democratici, fino ai limiti di una gestione

totalitaristica del potere ?





c.. E, in generale, qual è il rapporto con il potere? È sufficiente dire,

come fanno gli zapatisti, che non siamo interessati alla conquista di esso?

Dietro questa affermazione, peraltro sicuramente condivisibile nella sua

aspirazione di fondo, non si nasconde forse la sottovalutazione del potere

repressivo degli apparati statuali e degli interessi materiali da essi

difesi, che non scompariranno certo da un giorno all'altro?





d.. Riteniamo ancora fondata l'idea marxiana della necessità di una fase

di transizione in cui si dovrà utilizzare, in qualche modo, il potere

statuale in forma anche repressiva, nei confronti della borghesia? Se la

risposta è positiva, come conciliare il necessario utilizzo della forza da

parte proletaria e l'altrettanto necessario ed indilazionabile avvio del

processo di superamento/abbattimento dello stato?

In altri termini, più generali: si può accettare un qualche livello "di

compromesso" tra l'organizzazione sociale ereditata dal passato e

quella "altra e necessaria" che si vuole costruire?





e.. Certamente molto dipenderà dalle circostanze concrete in cui ci si

trova ad agire, ma altrettanto importante è la meta cui si vuole arrivare.

Da questo punto di vista, una questione appare preliminare. La forma-valore

è un rapporto sociale determinato dall'impossibilità di una gestione

collettiva e cosciente della società; se ciò è vero, la complessità

raggiunta dal mondo contemporaneo implica la necessaria permanenza, anche

nel lungo periodo, della merce e del denaro, come indispensabili e

prioritari "veicoli" di relazione sociale, oppure riteniamo l'umanità capace

di una gestione collettiva e consapevole di sé, in termini di comunità

universale, tale da eliminare la necessità di questa forma alienata/nte di

"rapporti tra gli individui"?





f.. Riteniamo ancora che la gestione collettiva della società implichi

forme ampie di pianificazione? Se la risposta è positiva, tale pianificazione non dovrebbe porsi su livello macroregionale, data anche la destrutturazione delle economie nazionali e delle economie di sussistenza agricole? Alcune cose a tal proposito possono essere dette. Dal punto di vista tecnico-economico, le vecchie obiezioni contro la pianificazione sono oggi fortemente indebolite. L'ultima e più

fondata critica di parte borghese era costituita dall'impossibilità di avere un

meccanismo informativo che sostituisse quello dei prezzi. Con l'informatica

questo problema è sostanzialmente superato. D'altra parte, non è oggi possibile ipotizzare che la flessibilità tecnica degli impianti produttivi consenta una

programmazione che si autocorregga, permettendo anche meccanismi di

capillare partecipazione collettiva, in grado di perfezionare "ex post" la

pianificazione stabilita "ex ante"?





g.. Il problema vero rimane, comunque, quello del rapporto tra

pianificazione e democrazia. Come conciliare processi di decisionalità

collettiva, nella forma della democrazia diretta, con la gestione efficiente

della cosa pubblica, per di più su scala transnazionale? Come armonizzare

l'autogestione, a livello delle singole unità produttive, con una

pianificazione che deve coordinare e dunque avocare a sé una parte della

decisioni relative alle stesse unità produttive?





h.. La questione dell'autogestione rimanda direttamente ad un ulteriore

problema: come eliminare l'estraneità del produttore rispetto al suo

prodotto e al processo produttivo? L'alienazione derivante dal partecipare

ad un processo di cui non si conoscono i meccanismi complessivi e di cui non

si condividono le finalità è intimamente correlata ad una divisone del

lavoro che non può essere abolita "per decreto", senza fare un enorme passo

indietro nell'efficienza produttiva complessiva. La divisione del lavoro che

verrà ereditata sarà fortemente determinata da fattori non meramentetecnici, ma più genericamente sociali, con le conseguenti gerarchie in termini di potere e di soddisfazione relativa all'atto lavorativo stesso.

Come mantenere nell'immediato i vantaggi di tale divisione del lavoro,

ereditata dal passato, e avviare nel contempo un processo di diffusione

delle conoscenze e di fluidificazione delle mansioni lavorative, in grado di

incidere in profondità sui meccanismi dell'alienazione direttamente

esperibile nell'atto lavorativo?





i.. I problemi cui si è accennato presuppongono un'altra questione

fondamentale: il comunismo deve essere mera redistribuzione di una ricchezza

prodotta fino al livello consentito dall'attuale sviluppo delle forze

produttive (il che implica misure, anche sensibili, di limitazione del

consumo per le parti più ricche del pianeta, al fine di ottenere una più

equa allocazione delle risorse), o deve essere piuttosto produzione e

distribuzione in forme nuove di ricchezza, che prevedano l'ulteriore

sviluppo delle forze produttive? Anche per chi, come noi, propende per la seconda ipotesi, il concetto stesso di "ricchezza" deve essere messo in

questione, dovendo esso subire una profonda mutazione semantica rispetto

alla valenza di senso che lo connota nella società del capitale

antropomorfizzato. Ci limitiamo ad accennare di seguito due necessari

cambiamenti in questo ambito: la questione del tempo libero e quella del consumo.

j.. Per quanto riguarda il primo punto, riteniamo che la ricchezza nel

comunismo dovrà significare, innanzitutto, ricchezza di tempo libero, cioè

tempo di lavoro che diviene parte sempre più esigua del tempo di vita. Ma come è possibile conciliare tale liberazione dal lavoro, con l'effettiva

liberazione dal bisogno di ben oltre sei miliardi di esseri umani? Di certo,

non si può tornare a regolare il ricambio organico tra uomo e natura sulla

base di "arcadiche" condizioni precapitalistiche.

La liberazione dal lavoro deve dunque portare con sé anche la liberazione

del lavoro dagli angusti limiti borghesi, che lo vedono attualmente

subordinato alla valorizzazione capitalistica, tanto nella sua quantità

complessivamente erogata, quanto nella sua concreta subordinata esecuzione,

nell'ambito di un'organizzazione predeterminata in modo affatto eteronomo.





k.. Se questo è vero allora diventa di grande importanza un ulteriore

problema: cosa significa appropriarsi delle conquiste tecnico-scientifiche

dell'epoca borghese, senza sottostare agli impliciti compiti cui esse sono

storicamente subordinate? La scienza e la tecnica sviluppate nell'ambito del

capitalismo non sono infatti mere conoscenze "oggettive" della natura. Esse,

costituiscono le specifiche risposte ad una domanda generale: come aumentare

la produttività del lavoro entro i limiti della valorizzazione

capitalistica, attraverso la conoscenza e l'utilizzo delle leggi della

natura? Occorre qui sottolineare che la ricerca dell'aumento della

produttività del lavoro non è mai stata perseguita con tanta determinazione

e con così ampio dispiegamento di mezzi come durante il capitalismo, in

quanto esso è l'unico modo di produzione finalizzato all'incessante

accumulazione di valore astratto attraverso la continua crescita delle forze

produttive. E' questo che spiega gli straordinari successi e al contempo i

limiti della scienza borghese. I programmi di ricerca, i paradigmi

scientifici e quelli tecnologici effettivamente realizzati sono infatti

selezionati, a partire dalle specifiche domande provenienti dalla struttura

socio-economia, tra i molti possibili in base alle conoscenze e agli

strumenti tecnici dati. E' allora plausibile sostenere che, di fronte a

domande diverse, anche le risposte saranno differenti. Ciò nonostante

riteniamo che esista un "nucleo duro" della scienza, così come oggi

determinatasi, che non potrà che permanere, nella sua sostanza, anche nella

società comunista, perché in entrambi i modi di produzione l'apparato

tecnico-scientifico dovrà rispondere ad una domanda comune: come aumentare

la produttività del lavoro, al fine di sempre più "tendenzialmente"

liberarsi da esso? Pur presupponendo questo comune background

pratico-teorico, non potranno che emergere profonde differenze: alcuni

limiti precedentemente ignorati dovranno infatti essere affermati con forza,

per esempio quelli relativi alla tutela della salute umana e dell'ambiente.

Altri, invece, verranno a cadere, per esempio tutti quelli relativi al fatto

che certe ricerche ed innovazioni tecnologiche, sebbene produttive dal punto

di vista dei valori d'uso potenzialmente ottenibili, non lo sono dal punto

di vista della profittabilità capitalistica. Per non parlare poi del fatto

che, in un mondo avviato sulla strada della generale ricchezza materiale,

potranno sorgere nuove domande slegate dalla necessità di aumentare la

ricchezza stessa e determinate invece dal puro principio del piacere di una

conoscenza fine a se stessa.





l.. Tornando al problema della mutazione del concetto di ricchezza,

accenniamo al secondo problema in precedenza segnalato: quello del consumo.

Diamo qui per scontato che una parte considerevole dei bisogni espressi

nella società capitalistica sono bisogni indotti, alienati e dunque

destinati a scomparire. Detto questo, pensiamo al comunismo come una società

"austera", o piuttosto come una forma sociale in cui nuovi bisogni potranno

liberamente sbocciare? In ogni caso riteniamo che sarà necessario sciogliere

il consumo di beni e servizi dalla sua connessione con la proprietà e

finanche col possesso. Ciò significa che, laddove sia possibile e anche

desiderabile, il consumo di beni appropriati/posseduti individualmente deve

essere sostituito dal consumo di beni e servizi collettivi. Questo, non solo

per un problema materiale di efficienza complessiva (consumare beni

collettivi significa aumentare i valori d'uso a disposizione di ciascuno,

diminuendo contemporaneamente il tempo di lavoro necessario a produrli), ma

anche per un problema di ordine "culturale": il consumo collettivo è una

forma di vita comunitaria che permette ai singoli di godere della ricchezza

prodotta senza escludere gli altri individui, ma insieme ad essi. Non stiamo

qui pensando ad un qualche socialismo "da caserma" (o da convento

francescano, visto l'attuale revival "a sinistra" del "santo poverello"!?!)

dal momento che riteniamo la condivisione collettiva portatrice di una

dimensione ludica e festosa. Considerati i limiti posti dai problemi di

efficienza e di compatibilità ecologica complessivi, all'individuo dovrebbe

essere lasciata la più ampia scelta possibile tra il consumo individuale e

quello collettivo, confidando nel fatto che proprio questa dimensione

festosa e l'abbandono di ansie proprietarie comportino una preferenza, per

quanto non esclusiva, per la seconda opzione.





m.. Partendo dal problema del consumo siamo così giunti a considerare una

questione più generale: la comunità umana di marxiana memoria non può essere

costituita su una base organicistica. In tale ottica, propria delle società

precapitalistiche, il legame sociale, sebbene vissuto come naturale e

spontaneo, impone di fatto una divisione più o meno gerarchica delle

funzioni che, nella sua fissità, incatena/annulla l'individuo nel suo ruolo

sociale. La comunità umana marxiana non può costituirsi sull'annientamento

dell'individuo. L'individuo pienamente sviluppato deve infatti realizzarsi

come forma di superamento storico dell'individualismo borghese. Considerare

il rapporto tra individuo e società significa mettere a tema il rapporto tra

sfera "pubblica" e "privata" degli individui. E' la società borghese che,

per prima, separa nettamente questi due ambiti, attribuendo al privato un

primato fondato su diritti presuntivamente naturali e metastorici. Pur

riconoscendo la falsità di questa fondazione storicamente determinata,

rimane un problema di non poco conto: il riconoscimento di una sferaprivata, lasciata alla pura volontà del singolo, sembra essere l'unica opzione possibile per salvaguardare la libertà individuale. Da qui, dunque l'ultimo ma NON ultimo quesito di come conciliare questa libertà con una regolazione collettiva della vita sociale: l'autentico nodo gordiano che già la Luxemburg seppe individuare come la cruna d'ago ineluttabile per qualsiasi progetto di vita vera, nella futura

comunità umana universale,affermando che, in ultima ma fondamentale istanza, "la libertà è sempre quella di chi la pensa diversamente".





13 maggio 2003





La Redazione di "Vis-à-Vis" Quaderni per l'autonomia di classe






francoppoli@???


---------------------------------
Yahoo! Mail: 6MB di spazio gratuito, 30MB per i tuoi allegati, l'antivirus, il filtro Anti-spam
--0-1850553386-1052988495=:16273
Content-Type: text/html; charset=iso-8859-1
Content-Transfer-Encoding: 8bit

<DIV>
<DIV><PRE><TT>FUTURO PER GLI<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ANTICAPITALISTI - Comunicato di "Vis-à-Vis"<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>PRIMA PARTE<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>RITORNO AL FUTURO PER GLI ANTICAPITALISTI<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Appunti per un'analisi di fase del "movimento" e qualche domanda<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>1. Il girotonto della società civile.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Inutile divagare: ora come ora, il "movimento di Seattle" è stato di fatto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>annesso dal girotondismo.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>La Cgil, con la massa del suo apparato organizzativo, è diventata il centro<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di gravità attorno a cui orbitano le soggettività più o meno organizzate,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>che dal '99 in poi hanno animato le piazze italiane.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>L'originario tentativo dei disobbedienti di "dividersi la torta" con le componenti più moderate (alla Cgil lo sciopero generale, a loro quello "generalizzato") si è rivelato un patetico quanto fallimentare escamotage.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>E' fallita miseramente, infatti, la loro pretesa di rappresentare il cosiddetto "cognitariato postfordistico" precarizzato, lasciando ad altri la rappresentanza del "lavoro classico", nell'intento di giocare sul tavolo della grande politica, facendosi forti dei soggetti sociali rispetto ai quali volevano costituirsi come il "moderno principe".<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Ancora una volta il problema centrale si rivela quello di essere capaci di incidere in profondità sulla contraddizione capitale/lavoro. In mancanza di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>questa capacità, ogni pretesa di radicalità diviene mera testimonianza o,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>peggio ancora, insulso velleitarismo. Così come velleitario è appunto stato il tentativo dei disobbedienti, tutto formalistico (come loro solito!), di smarcarsi rispetto all'oggettiva "istituzionalità" dell'ultimo corteo per la pace.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>L'unico risultato da essi ottenuto è stato quello di apparire, alla fin fine, come corpo estraneo rispetto alla massa di quel movimento per la pace che, tramite slittamenti progressivi, era pervenuto di fatto a definire il nuovo orizzonte semantico del fiume carsico nato con l'evento di Seattle, del 1999, e dispiegatamente sviluppatosi in Italia, dopo le giornate di Napoli e di Genova del 2001.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Né le cose sembrano essere molto migliori a livello internazionale.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>L'epocale insorgenza dei 110 milioni di manifestanti scesi in piazza in<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>tutto il mondo il 15 febbraio è stata misconosciuta, nella sua reale valenza, e depotenziata al rango di una manifestazione di un'inedita quanto improbabile "società civile globale". Laddove il concetto stesso di "società civile" è infatti intrinsecamente mistificatorio, giacché esso rappresenta il sociale in modo affatto indistinto, come astratto agglomerato di atomi, totalmente irrelati, che si contrappongono fittiziamente alle istituzioni politiche. Tale contrapposizione" reca in sé la valenza effettuale, semmai, di una giustapposizione, che non esclude, ma anzi richiede necessariamente una ricomposizione, dal momento che la società civile, proprio in quanto sinonimo di una massa indistinta di atomi, non ha una sua struttura interna e necessita perciò di una forma esterna che non <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>può che provenirle, appunto,dalla mediazione politica. In tal modo - ed è <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>questo il dato rilevante e pernicioso di tutta la faccenda - si occulta il fatto che la cosiddetta società civile è frantumata al suo interno sulla base di specifiche materiali discriminanti di classe; e che, in forza di tali discriminanti,all'interno del "generico ammasso" della società civile, si intrattengono relazioni assai differenziate con la sfera della politica. Tant'è che, in questo ben determinato contesto storico, di fatto è la sola classe borghese che trova il suo proprio completamento/autoriconoscimento nella politica,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>costitutivamente intesa come sfera istituzionale, separata e falsamente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"universale", preposta al compito di assicurare le normali condizioni di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>riproduzione della valorizzazione capitalistica, con ogni mezzo necessario.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>A partire da siffatti presupposti, è facile capire perché questa presunta<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"società civile globale", in ultima istanza, non possa che limitarsi a<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>richiedere, tutt'al più, il ripristino di meccanismi di regolamentazione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>multilaterale delle relazioni internazionali: laddove il "multilateralismo"<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rappresenta solo un pallido succedaneo della democrazia. E tale richiesta,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>in buona sostanza, non può a sua volta che rivelarsi o come la velleitaria<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nostalgia di un passato oramai irriproducibile o, peggio ancora, come il<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>fiancheggiamento oggettivo degli interessi di alcune frazioni capitalistiche, aspiranti a riesumare organismi internazionali presuntivamente "legittimati" a mettere la mordacchia al potere politico-militare (oggi concentrato nelle mani <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>degli Usa e univocamente orientato, quindi, alla tutela dei loro soli <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>interessi), od a modificare gli attuali equilibri di esso a vantaggio di nuove, <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nascenti "polarità" imperialistiche.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>2. Poli imperialistici e lotta di classe.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>A tal proposito abbiamo ripetuto fino ad annoiare noi stessi che non<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>esistono imperialismi "buoni" e imperialismi "cattivi". Da questo punto di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>vista, l'ancor stentato polo europeo differisce da quello americano soltanto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>per il fatto di non avere alle sue spalle un omologo potere politico-militare. Esso ha dunque degli elementi di forte debolezza nei confronti del suo antagonista.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Ma detto ciò, si apre un problema: dal punto di vista della lotta di classe<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>è indifferente il fatto che il mondo sia dominato da un unico polo imperialistico, o da più poli in competizione tra di loro? Noi non lo crediamo assolutamente. Pensiamo infatti che un mondo dominato da un'unica superpotenza, in grado di risolvere i propri problemi interni ed esterni, permettendosi di bombardare impunemente chiunque, ovunque e in ogni momento, non rappresenti certo il contesto più favorevole per far avanzare la lotta di classe. Senza contare cosa ciò significhi dal punto di vista della gestione dell'ordine interno, nell'ambito dei <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>singoli stati: un potere ormai assai marginalmente interessato ad un'egemonia <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>politica (in senso gramsciano), ma unicamente proteso ad affermarsi come puro dominio militare,porta con sé una dose massiccia di repressione interna, sia per ciò che riguarda il gendarme stesso, sia per i suoi eventuali vassalli.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>A tale proposito, su un punto vale la pena soffermare l'attenzione.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Sicuramente la protesta per la pace non sarebbe stata così ampia, senza le<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>contraddizioni interimperialistiche che caratterizzano anche questa ennesima<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>riemersione della tendenza bellicistica, costitutivamente intrinseca al<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>capitale. La copertura mediatica della guerra è stata certamente mistificante. Ma lo sarebbe stata in modo assai maggiore se la società dello spettacolo non avesse dovuto tener conto dei conflitti che si sono aperti tra i suoi stessi padroni. Un'informazione simile a quella imposta in America quali effetti avrebbe avuto, se fosse stata estesa su tutto il globo?!?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Detto questo, ci troviamo però di fronte ad una serie di pesanti difficoltà.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Per esempio, è evidente che, in barba a tutte le proprie più o meno "sinistre" tifoserie, la crescita di un polo imperialistico europeo inevitabilmente comporterà un vertiginoso aumento delle spese militari, ad ulteriore discapito della già calante spesa sociale. Ma questo non è tutto: ci troviamo infatti di fronte ad una serie di altri perversi paradossi. Come non avere una qualche considerazione positiva, rispetto alla crescita del polo cinese che si configura, tra l'altro, quale uno dei più grossi tentativi di far uscire una parte cospicua <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dell'umanità da uno stadio di "sottosviluppo" estremo, e nel contempo non <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>inorridire di fronte ad un sistema che unisce in sé il peggio del "dispotismo asiatico" e del più sfrenato liberismo accumulativo (si vedano le terrificanti condizioni di lavoro nelle "zone economiche speciali", in cui anche la morte degli operai, blindati dentro le fabbriche, a seguito di incendi occasionali, assurge a<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>spot pubblicitario testimoniante la grande capacità di controllare la forza-lavoro da parte del Partito """Comunista""" Cinese)?!?. Come non constatare l'oggettiva funzione di coagulante di un'identità antimperialista, svolta dell'islamismo, e non inorridire al contempo, di fronte all'oscurantismo di cui esso è portatore? <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>E, su una scala assai diversa, come non esprimere solidarietà nei confronti della Cuba castrista, che da decenni assicura un livello di vita decente alla sua popolazione, nonostante l'accerchiamento del colosso americano, e nell'identico momento non criticare con assoluta fermezza l'idiotismo repressivo che ha<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>contraddistinto il regime negli ultimi tempi (senza poi considerare, quella<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ragion di stato nel cui nome, in forza anche del ricatto della pressoché<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>obbligata tutela sovietica, la revolucion cubana trovò ben presto la sua<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>normativizzazione disciplinare)?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Il dilemma, posto nei suoi termini più generali, è dunque: come evitare di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>indulgere nel "tanto peggio tanto meglio", quando si ragiona nei termini dell'obiettivo finale e, all'opposto, come evitare di "lavorare per il re di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Prussia", quando si cerca di perseguire l'interesse immediato del proletariato, dovendo in quest'ultimo caso addivenire a qualche forma di compromesso, con il conseguente rischio di rafforzare le capacità di regolazione interna del sistema ?!<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>D'altronde, si tratta dello stesso problema che pone la battaglia per il<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>salario (nella sua accezione più ampia). Tale battaglia è infatti ineludibile, visto che da essa dipende il livello di vita del proletariato, ma è anche una battaglia che, di per sé, rimane sostanzialmente interna al sistema.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Da questo punto di vista, però, è possibile trarre una un'indicazione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>fondamentale: la risoluzione della contraddizione non può essere trovata nei<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>termini della contraddizione stessa. Infatti, lavoro salariato e capitale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sono due "opposti" che si richiamano necessariamente, due poli dialettici:<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>entrambi possono esistere soltanto in funzione dell'altro. Il rafforzamento<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>del "polo proletario", di per sé, è una premessa necessaria, ma non<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sufficiente per risolvere la contraddizione; affinché ciò possa accadere, il<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>lavoro salariato deve saper giungere a negare se stesso come tale, con ciò,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>negando al contempo l'intero rapporto dialettico che lo lega al capitale. L'antagonismo esprimentesi sul terreno del salario non giunge a spezzare la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>logica sistemica di questo, sinché non riesce a riconoscersi come<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>espressione di una radicale autonomia di classe, fuori e contro le<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>compatibilità sistemiche del ciclo accumulativo della valorizzazione.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Allo stesso modo, le crisi interimperialistiche costituiscono certamente un<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>elemento di destabilizzazione del fronte capitalistico e del ciclo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>complessivo del valore, ma non contengono in sé la soluzione dei conflitti<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>necrogeni che ineluttabilmente innescano: esse aprono contraddizioni, ma non<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>offrono di per se stesse il principio risolutivo di alcunché. La soluzione,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ancora una volta può venire soltanto dal proletariato che, negandosi quale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>indispensabile fattore dei rapporti di produzione capitalistici, può<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>giungere a trasformarsi in agente storico sociale, liberando se stesso nello<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>scardinamento/abolizione di quei rapporti, all'interno delle molteplici<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>frazioni imperialistiche in conflitto tra di loro (il famoso passaggio dalla<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>classe in sé alla classe per sé, alla classe, cioè, come soggetto collettivo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rivoluzionario).<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Ciò detto, ovviamente, tutta la configurazione concreta dell'azione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rivoluzionaria rimane ancora da definire. Ma prima di giungere a questo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>occorre compiere un ulteriore passaggio concettuale. Per uscire dalle secche<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>in cui il "movimento" si è attualmente arenato non possiamo che porre al<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>centro della riflessione ciò che in questi anni è stato costantemente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rimosso: dove vogliamo arrivare? Dobbiamo insomma fare uno sforzo per<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rimettere al centro del dibattito i concetti di rivoluzione e comunismo.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>E' ovvio che non si tratta di preparare "ricette per l'osteria<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dell'avvenire". Progettini belli e pronti non ci interessano. Ma qualcosa<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sul tema dell'"altro mondo possibile e necessario" occorrerà pur dirlo! Al<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>contrario (come abbiamo più volte segnalato, da quando denunciammo il<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"Grande Inciucio" consumatosi dietro le quinte del pur oceanico raduno del<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Social Forum Europeo di Firenze), l'impressione generale è che, nonostante<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>lo slogan che ha caratterizzato il "movimento" da Seattle in poi,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>l'immaginario collettivo antagonista sia di fatto incapace di innalzarsi al<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di sopra del contingente, quasi che non sia in grado di andare oltre il<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>presente, se non nella forma di un qualche parziale aggiustamento di natura<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>micro-assistenziale (vedi le Ong), o di un velleitario ritorno a forme di .<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>regolazionismo neo/post/cripto-keynesiano.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>3. Il "movimento" dal no-global al no-liberism.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Da questo punto di vista, sorvolando sull'equivoca parola d'ordine<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"no-global" (pregna di valenze ed allusioni almeno originariamente esposte,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>addirittura, al rischio di . regressività), la stessa critica al<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>neo-liberismo era già di per sé fuorviante: essa<SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>nascondeva il sottinteso<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>che l'altro mondo possibile fosse pur sempre esperibile all'interno di un<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>orizzonte immutabilmente capitalistico, ma soltanto più regolamentato e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>temperato. Il neo-liberismo appariva ed appare, infatti, come una delle<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>tante forme possibili di capitalismo - la più selvaggia e crudele -, cui si<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>potrebbe "legittimamente" contrapporne un'altra più umanitaria.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Il passaggio dal "movimento no-global", a quello "no-liberism", sino poi a<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>quello "no-war", ha segnato sicuramente un trend estremamente positivo da un<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>punto di vista quantitativo, ma al contempo ha rappresentato un andamento<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>non lineare, nel progredire verso la messa a fuoco dei problemi reali<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>all'ordine del giorno.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Il primo, benvenuto scarto verso l'anti-neoliberismo, manifestatosi con<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>irrefutabile evidenza nelle giornate di Nizza e poi, soprattutto, di Napoli<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>e di Genova (2001), recò al suo interno un forte, propositivo ritorno sulla<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>scena della contraddizione capitale-lavoro (e prova ne fu il ruolo sempre<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>più centrale che, per tutta una fase, l'universo del sindacalismo di base<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>esercitò, qui da noi, all'interno delle dinamiche - purtroppo, non certo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sempre trasparenti, né esenti da vetusti autoreferenzialismi elitari e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>politicistici -, che soprassedettero all'indizione degli appuntamenti<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>metropolitani su cui, di volta in volta, il movimento seppe validamente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>scegliere se riconoscersi o meno). E proprio questo dato, a nostro avviso,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>seppe garantire la sostanziale, positiva "tenuta del movimento", pur di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>fronte allo scatenarsi di una sempre più determinata campagna di criminale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>criminalizzazione repressiva, da parte di "Lor Signori", giunta al suo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>apice, su scala planetaria, con la dichiarazione della "guerra preventiva,totale ed infinita", da parte del boss dei boss di Washington, seguita al<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>provvidenziale (per lui) attacco alle Twin Towers.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Quando poi, dopo la campagna contro l'ex compagnuccio di merende Bin Ladem,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>si cominciò a delineare la vera consistenza irrefutabile e tragica dei<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>deliri di potenza del vaccaro texano, le condizioni, in Italia, erano andate<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>lentamente modificandosi: sull'onda dei "tremilioni" che avevano costretto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>de facto Cofferati (uno dei leader più "destri" che la Cgil abbia mai avuto)<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>a rivestire suo malgrado i panni del "capopopolo incazzoso", sia pur fuori<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>tempo massimo ed in chiave meramente antiberluskoniana, ed anche a seguito<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>del milione dei "girotontisti" attivatisi all'ombra di una ridiscesa in<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>campo del "partito degli scalfariani", si era andato riattivando lentamente,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dentro il "movimento", un processo di oggettivo sdoganamento della "sinistra<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>istituzionale".<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>E' inutile rinvangare qui gli errori che di volta in volta ha commesso, a<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>fronte di ciò, la stessa "sinistra anticapitalistica del movimento" (i<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nostri comunicati sono sempre stati puntualmente eloquenti nel merito). Il<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>fatto certo è che, questo sotterraneo processo di smottamento verso un<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>livello sempre più esplicito di interlocuzione più o meno "ufficializzata",<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>con i "sinistri di governo", giunse a palesarsi nel modo più evidente, con<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>il già citato Grande Inciucio consumatosi a Firenze, dove - scrivemmo -<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"Il governo ha fatto bene il suo sporco lavoro: ha imposto all'"opposizione"<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di uscire allo scoperto, corresponsabilizzandola direttamente nella gestione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di quell'ordine pubblico su cui è riuscito ad appiattire l'"evento" diFirenze, anche grazie al pretesto offertogli dalle solite rodomontate dei<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>soliti noti specialisti della disobbedienza ridotta a spettacolino. Dal suo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>canto, il centro sinistra ha potuto accollarsi questa responsabilità perché<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>in grado di trovare aree d'interlocuzione dentro al "movimento". In ampi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>settori di questo alligna ancora la chimera di un'"Europa dei diritti", in<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>grado di imbrigliare gli spiriti animali del mercato e controbilanciare<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>l'espansione imperialistica statunitense. <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>L'esperienza di "Porto Alegre 2"<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>non è passata invano: l'araba fenice della "terza via" persevera nel suo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sempre più penoso tentativo di risorgere!" [dal Comunicato di "Vis-à-Vis"<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>del 03-11-02, LA QUARTA GUERRA MONDIALE E' COMINCIATA].<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>D'altronde, trascorsi appena una dozzina di giorni, avemmo modo di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>denunciare che"Dopo la riuscita manovra del "Grande Inciucio <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>fiorentino", consumatasi nella notte fra il 30 e il 31 ottobre, sulla cui <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>base la "sinistra di governo" fu corresponsabilizzata alla <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>normativizzazione del Social Forum Europeo, adesso si rilancia la posta: quella <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"sinistra", ben lungi dal poter riposare sugli allori di una "vittoria" giocatasi <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nella logica "bipartizan" della ideologia dell'"unità nazionale" contro lo <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>spettro di un sociale sempre più recalcitrante, rispetto alla<SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>colonizzazione della politica istituzionale, deve continuare a farsi carico del <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"comune" interesse dell'"azienda-paese".<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Una vittoria di Pirro, quindi, che non deve consentire al nuovo asse<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"Prodi-Cofferati-Bertinotti" di monopolizzare il successo ottenuto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nell'impedire il ventilato (ad arte!!!) "sacco di Firenze".<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Il servizio d'ordine dell'apparato cigiellino è stato prontamente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>surclassato dalla sbirraglia in toga: quando di tratta di "ordine" gli unici<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>servizi adatti alla bisogna rimangono sempre quelli "segreti", fedeli<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>servitori, ben sperimentati nel corso di lunghi anni di interventi più o<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>meno "deviati"!" [dal Comunicato di "Vis-à-Vis" del 15-11-02, CONTRO IL<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>TERRORISMO DI STATO SIAMO TUTTI SOVVERSIVI!!!].<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT> 4. Il movimento dal no war al peace & love.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Lo slittamento, infine, dello stesso movimento per la pace, dall'iniziale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"no war" al più generico pacifismo, ha segnato l'ultimo passaggio. Il "no<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>war" infatti (ma potremmo risalire al "not in my name" che, in opposizione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>alla guerra afgana, esprimeva un chiaro chiamarsi fuori), con la sua diretta<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>opposizione al conflitto interstatuale, a quella guerra cioè che - con Von<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Clausewitz - è solo "la politica con altri mezzi", conserva un carattere<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>potenzialmente allusivo ad una presa di distanza, o almeno ad una qualche<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>implicita disillusione, nei confronti della politica tout court (espressa<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>con qualsiasi mezzo), "rimandi" che sono, invece, totalmente assenti<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nell'inconcludente buonismo di quel "peace & love", trasudante<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dall'invocazione di una pace "senza se e senza ma".<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Uno "slittamento" che ha non solo reso possibile il definitivo sdoganamento<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>della sinistra istituzionale, ma ha alimentato ulteriormente la già elevata<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>confusione sulla complessa e "scivolosa" questione delle modalità d'azione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dei movimenti e delle pratiche del conflitto. Ed è essenziale, a tale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>proposito, denunciare le mistificanti e distorcenti operazioni ideologiche<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>(in senso marxiano) di chi vorrebbe imporre una scelta "integralisticamente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>non-violenta" quale unica forma legittima di conflitto e opposizione. Come<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>se una tale imposizione - sia detto per inciso - non fosse a sua volta, in<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>quanto tale, una vera e propria "violenza" perpetrata ai danni di chi in<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>quella scelta non si riconosce.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>L'ultimo parto letterario di Bertinotti, a ciò dedicato, nonché il revisionismo vergognosamente falsificante che supporta l'ossimoro insostenibile di "Carta", secondo cui si pretende leggere la violenza armata della resistenza, come fondamento di una predicazione di "non violenza senza sé e senza ma" ("ora e sempre non violenza" !?!), che sarebbe sancita addirittura dalla Costituzione, proprio da quella<SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>resistenza nata, stanno a dimostrare questa ulteriore "svolta".<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Ma la demistificazione non basta!<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Al di là delle operazioni ideologiche, infatti, la spinosa questione delle<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>forme di lotta che si possono e devono assumere, a fronte di una violenza<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>repressiva da parte dello stato sempre più spesso arbitrariamente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"preventiva" (vedi Genova), rimane non solo aperta ma, purtroppo, anche<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>scarsamente presente nelle riflessioni e nel dibattito interni al<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"movimento". Una sorta di tabù, insomma, come testimoniano anche le enormi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>differenze nelle risposte date quest'inverno all'inchiesta di Cosenza<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>(basata su reati di opinione e associativi) e quella di Genova (basata,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>invece, su episodi di resistenza alle violenze delle forze dell'ordine).<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Disparità giudiziarie ora peraltro "rivisitate" in una prospettiva di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>esplicito quanto repentino inasprimento repressivo, anche nei confronti<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>degli inquisiti coinvolti nella prima "ondata cosentina"; ciò,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>evidentemente, in funzione di quel generale processo di radicalizzazione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dello scontro sul "fronte interno", che i singoli "stati-gendarme" stanno<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>via via portando avanti in stretta sinergia con la "guerra infinita"<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>scatenata su scala globale dall'imperialismo yankee.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Già in altre occasione abbiamo espresso la necessità di rivendicare un<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>diritto di resistenza nei confronti del potere, quando esso sospende, come è<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>accaduto a Genova, lo "stato di diritto e le garanzie democratiche", perreprimere quell'intollerabile alterità che, con la sua critica pratico-teorica di massa, mette concretamente in forse il suo stesso dominio. Un diritto di resistenza, è bene essere chiari, che niente ha a che vedere con "il diritto di disobbedire alle leggi che si ritengono ingiuste. In quest'ultimo caso, infatti, la contestazione <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>puntuale di una singola norma non inficia affatto il sistema di norme in quanto <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>tale, anzi: a tale sistema necessariamente rimanda, perché presuppone la <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>necessità di sostituire la legge ritenuta ingiusta con un'altra considerata <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>più equa, con ciò spostando soltanto i confini della legalità esistente, <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>senza però contestarne l'intrinseca natura comunque sostanzialmente <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>quanto arbitrariamente impositiva. Rivendicare il diritto di resistenza <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>significa invece affermare la radicale autonomia del nuovo soggetto <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>collettivo rivoluzionario oggi nascente; un'autonomia che, nelle sue più <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>coerenti ed estreme conseguenze, nega l'obbligo di obbedienza nei confronti dello <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>stato e di tutte le sue leggi" [dal Comunicato di "Vis-à-Vis" del 01-01-03, Le vie del "movimento" non sono infinite].<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>D'altra parte, come spesso i filosofi della politica hanno riconosciuto, lo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>stato e l'ordinamento giuridico in cui esso articola la propria costituzione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>formale, altro non sono, dietro la loro<SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>presunzione di neutralità sociale e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>astoricità, che una formalizzazione di rapporti di forza o, più<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>specificatamente, la sedimentazione normativizzata di specifici rapporti di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>classe. Tale "concretizzazione normativa" può essere più o meno flessibile,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>a seconda delle circostanze, ma mai a tal punto malleabile da poter<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>tollerare di veder messi in discussione i rapporti sociali di produzione su<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>cui essa è fondata, sia pur in modo occulto.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Rivendicare il diritto di resistenza - e non ci stancheremo mai di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ripeterlo - nulla ha a che fare con i deliri "lottarmatistici": le bombe e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>le pistole sono le solite armi di una rinnovata strategia della tensione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>che, come sempre, si avvale anche dei soliti "imbecilli manipolati" o, più<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>precisamente, degli usuali "manipolati perché imbecilli".<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>La rivendicazione del diritto di resistenza presuppone, al fondo, la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>demistificazione della supposta neutralità sociale dello stato e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dell'ordinamento vigente, nonché il fatto che, con l'avanzare delle lotte ed<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>il balenare di un "nuovo mondo", il "vecchio mondo" metterà in campo tutte<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>le armi di cui potrà disporre per conservare se stesso. O forse pensiamo che<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>padroni e padroncini di questo mondo siano così gentili da consentirci di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>costruirne indisturbati un altro, dove per loro non ci potrà comunque essere<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>alcun posto ?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>E purtroppo, proprio questa illusione da "anime belle" sembrerebbe essersi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ormai diffusa in larghe fasce del "movimento". Come denuncia giustamente il<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Cobas di Taranto, in un recentissimo suo comunicato "sulle inchieste di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Cosenza (e Taranto, passando per Genova)" [11-5-03]:<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"ci sembra un segnale da non sottovalutare la mancata riuscita del presidio<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>convocato in concomitanza con l'udienza in Cassazione [a Roma il 7 maggio<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>2003]. [.] Ci lascia abbastanza perplessi il fatto che ancora oggi la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"tattica dello struzzo" sia così fortemente adottata, anche se mai<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rivendicata apertamente. [.] Sta diventando insopportabile lo sfacciato<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>doppiopesismo di chi pur continuando a proclamarsi anticapitalista ed<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>antisistema, pur continuando a parlare di "processo di fase" che "porterà ad<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>un allargamento del conflitto", continua invece ad eludere le occasioni di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>confronto sui contenuti, in nome di improbabili "inciuci" col<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>centrosinistra. [.] Non saremo certo noi a lanciare anatemi e scomuniche<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>verso chi compie scelte filoistituzionali, a <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>patto che queste scelte siano consapevoli e ce ne si assuma tutte le <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>responsabilità e conseguenze. E che soprattutto non diventino terreno di scambio".<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Un terreno quanto mai inquinato da una logica strumentalmente perversa,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nella sua pretesa di costringere il "movimento" dentro le paludi di una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>presunta "Grande Politica", in cui esso non può che finire schiacciato sotto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>manovre e giochetti politicistici da esso difficilmente incontrollabili e -<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>come la situazione attuale tende purtroppo a dimostrare - inevitabilmente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>causa dello svilimento, della sua stessa valenza progettuale, a mera<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>variabile dipendente di processi concertativi tutti interni alle dinamiche<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>degli apparti istituzionali (partitici e/o sindacali che siano) e, quindi,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>affatto subalterni alle vigenti compatibilità sistemiche.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>D'altronde, se sul fronte giudiziario si è potuti giungere alla citata<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>suicida passività, tale esito non può non ricollegarsi proprio alla deriva<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>complessiva che il "movimento" ha oggettivamente percorso, con spesso<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>inconsapevole inerzialità.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Nella battaglia per la pace che gradualmente è andata assorbendo la totalità<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>delle sue energie mobilitative, il vero nemico - quel capitale che nella<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>battaglia antiliberista era comunque presente - è via via scomparso: la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>guerra ha assunto sempre più le sembianze di un mero accidente della storia,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>legato, nella "migliore" delle ipotesi (veicolata da settori non immuni<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rispetto alle litanie democraticistiche dei "sinistri di governo"), alla<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>stupida arroganza dell'attuale amministrazione statunitense, o, nella<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>peggiore (diffusa nell'"area cattolica", mai così vicina al proprio leader<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>maximo d'oltre Tevere), ad una qualche oscura e maligna tara della stessa<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>natura umana.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>5. Anticapitalismo: anno zero?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>La pur giusta aspirazione ad allargare il fronte della protesta ha finito,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>insomma, per annacquare i contenuti anticapitalistici della protesta per la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>pace. Da parte di tutte le componenti più coerentemente antagonistiche del<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"movimento" si sarebbe dovuto continuamente ribadire che il neoliberismo non<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>è altro che l'unico capitalismo oggi possibile, dopo trent'anni di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>stagnazione della valorizzazione e la conseguente ricerca, allo stesso tempo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>spregiudicata e disperata, di nuove fonti di profitto; così come si sarebbe<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dovuto denunciare instancabilmente il fatto che la guerra non è altro che la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>prosecuzione del neoliberismo con altri mezzi, dopo che il neoliberismo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>stesso si è mostrato incapace di risolvere la crisi strutturale che attanaglia il capitale e che sta conseguentemente riacutizzando i conflitti interimperialistici.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Tutto questo non è stato detto, o comunque non a sufficienza. In molti hanno<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>preferito lasciare la parola ai neofiti di un pacifismo asfittico e/o<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>moralisticheggiante, già patrocinatori della "guerra umanitaria" dei Balcani<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>(come i "sinistri di governo" o lo stesso papa), e nascondere la propria<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>pochezza dietro sermoni tanto più aulici quanto più criticamenteinconsistenti. Perché? Per opportunismo politico? <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Certamente! Per confusione teorica, data l'accozzaglia di pseudoteorizzazioni che si sono affastellate in questi ultimi vent'anni? Di sicuro! Ma forse <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>c'è anche qualcos'altro, di più profondo. Se è vero quanto abbiamo detto a <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>proposito del rapporto tra capitalismo, neoliberismo e guerra, allora la <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>giusta fermezza con cui il "movimento" ha saputo schierarsi al fianco del <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>popolo iracheno, condannando l'aggressione imperialistica del Dr.Strangelove <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Bush Jr. e stigmatizzando, al contempo, il dispotismo del satrapo Saddam <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>(degno esempio degli innumerevoli governi fantoccio "insediati" dagli <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Usa, nel corso della loro storia), lascia comunque aperto un inquietante <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>interrogativo: "noi" con chi stiamo? per che cosa ci battiamo?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Purtroppo, da questo punto di vista, è come se ci trovassimo all'"anno<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>zero". E' inutile nasconderci, infatti, che la caduta del blocco sovietico è<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>giunta a rappresentare, nell'immaginario collettivo, la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"quasi-dimostrazione" dell'impossibilità di un'alterità complessiva di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sistema. E noi ci troviamo quindi nella scomoda situazione di dover<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rivendicare la spinta ideale che ha mosso grandi masse di rivoluzionari<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>anche all'estremo sacrificio, per tentare di costruire un mondo diverso, e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>al contempo di dover criticare, senza ambiguità alcuna, i mezzi e gli esiti<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>che quel tragico ma pur grandioso esperimento ha portato con sé.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Dobbiamo insomma marcare una netta differenza rispetto a quell'esperienza<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>storica, senza mai dimenticare, tuttavia, le ben difficili circostanze<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>concrete in cui essa ha avuto luogo. Dobbiamo essere in grado di distinguere<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>le responsabilità soggettive, imputabili alla deriva in salsa<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>politico-istituzional-statolatrica innescata dalla Seconda Internazionale,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sia sul versante socialdemocratico riformista, che su quello giacobino<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rivoluzionario del leninismo e della sua estrema degenerazione staliniana (e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>su questo occorre sanzionare delle nette distinzioni, anche per non cadere<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nella trappola dell'automatica "filiazione Marx-Lenin-Stalin"), dalle<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>condizioni oggettive che in larga parte hanno drammaticamente condizionato<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>gli esiti di quelle vicende storiche, infrangendo l'illusione nefasta di una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>politica erettasi ad autonoma facitrice della storia, al di là e contro le<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>surdeterminanti specificazioni concrete di questa.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>D'altronde, la rivoluzione, comunque si potrà presentare, non sarà certo unpranzo di gala, e affinché la stessa idea di essa possa apparire al contempo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>possibile e desiderabile, occorre mostrarsi in grado di ragionare nei<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>termini di un realismo politico che non diventi machiavellismo omologo alla<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dominante e cinica "ragion politica", ma sappia costantemente orientarsi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>verso un'utopia concreta che preveda in sé la rigorosa coerenza tra mezzi e fini.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Non possiamo più dunque tacere sulle questioni di prospettiva generale.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Anche perché la colpa più grossa dei vinti è appunto quella di essere stati<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sconfitti e agli sconfitti non si perdona niente. I processi, così come la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"storia" stessa, li fanno sempre i vincitori e gli sconfitti sono colpevoli<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>fino a prova contraria: l'onere della prova sta a loro carico!<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Contro di noi, dunque, gioca l'enorme macigno della sconfitta, intesa sia<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>come sconfitta del soggetto collettivo rivoluzionario degli anni '60-'70,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sia, per tragico paradosso, come crollo dello stesso "Socialismo ir/Reale".<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>A nostro favore gioca, invece, l'oramai conclamata insostenibilità<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>economica, sociale, ambientale e più generalmente umana, dell'attuale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sviluppo capitalistico che, nella sua ansia di nuove fonti di profitto, non<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>esita a scatenare una guerra infinita.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>E soprattutto, come abbiamo già più volte affermato, giocano a nostro favore<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>quei 110 milioni di uomini e donne scesi in piazza il 15 febbraio:<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"Questa comunità umana già ben "concreta", sia pur appena "in abbozzo", ha<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>fatto propria e potenziato esponenzialmente la carica di protesta e denuncia<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di quel "vento di Seattle" da cui in certo senso è stata evocata e in forza<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>del quale si è materializzata. Il Re che già era stato costretto a mostrarsi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nella sua orrenda "nudità", è stato ulteriormente incalzato: la sua logica<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di dominio e di guerra è stata definitivamente disvelata e rifiutata "senza<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>se e senza ma"! [.] Di fronte ad un mercato che non "accoglie" più ma<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>emargina ed espelle, di fronte ad uno stato che non "media" più ma<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>discrimina e reprime, diventa quasi obbligata la scelta di tornare a<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ritrovarsi, spezzando l'atomizzazione, a mobilitarsi superando la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>passivizzazione, a criticare rifiutando la colonizzazione . E tanto più tale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>reazione tende ad incrementarsi, davanti allo sfociare della morte della<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>politica in una ormai dispiegata ed evidente politica della morte,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>totalmente coniugata nel lessico mortifero di una guerra continua e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>pervasiva" [Comunicato di "Vis-à-Vis" del 16-02-03, "15 Febbraio 2003"].<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>In quell'autentica epocale marea umana, la battaglia contro il neoliberismo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>e quella contro la guerra alludevano alla lotta di classe contro il capitale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>tout-court. Ma appunto, alludevano ed alludono soltanto, per ora. Spetta ai<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>monatti sovversivi dell'utopia concreta comunista cercare di fare chiarezza,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>non certo "dall'esterno", ma facendosi parte in causa all'interno delle<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dinamiche di formazione di una nuova soggettività collettiva rivoluzionaria,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>senza velleitarie e perniciose pretese avanguardistiche e senza rinunciatarie tattiche codistiche!<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>6. Derive.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>A fronte di tale "posta sul piatto" della storia, la mancanza di una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>prospettiva generale condanna all'afasia e all'immobilismo. In mancanza di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>essa, infatti, è impossibile articolare i necessari passaggi tattici e i<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>risultati non possono che essere i seguenti: o il velleitarismo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>massimalistico, che scade facilmente in un "tanto peggio tanto meglio"<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sostanzialmente incapace di articolazioni contestualizzate della propria<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>azione, in quanto ogni concreta lotta sul terreno dei bisogni, "qui ed ora",<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>negherebbe a priori l'assoluta quanto indeterminata alterità professata; o,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>all'opposto, l'appiattimento, più o meno mascherato, sugli snodi tattici del<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>presente, nell'oggettivo implicito assunto di una ineludibile eternizzazione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di questo.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Un esempio estremo del primo caso è costituito dalla pratica politica di una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>certa tradizione anarchica. Abbiamo qui a che fare con l'utopia astratta di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>una società di individui liberi da qualsivoglia legame sociale. L'individuo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>stirneriano, l'"unicum", non vi è che in veste di mera estremizzazione tutta<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>politica del "cogito" cartesiano, a sua volta risultante da una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>concettualizzazione filosofica sorta per astrazione da quella sfera della<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>circolazione delle merci dove trionfano, come avverte Marx, "libertà,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>uguaglianza e Bentham". Alla radice di un siffatto "libertarismo" si cela<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dunque, in buona sostanza, l'atomismo borghese (paradossalmente, proprio<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>come per quella "società civile" tanto cara ai disobbedienti!?!). E,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>comunque, nessuno scandalo, in realtà: la cultura della libertà individuale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>è senza dubbio il lascito "ideale" più importante della civiltà borghese.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Tutto sta a riconoscerlo e di conseguenza a capire che occorre passare da<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>una posizione in cui la libertà di ciascun individuo è il limite della<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>libertà di tutti gli altri, ad una in cui la libertà di ciascuno è<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>condizione per la libertà di tutti. In altri termini, occorre affrontare e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>consumare il passaggio dall'individuo borghese astratto, atomisticamente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>separato da tutti gli altri, all'individuo pienamente sviluppato che non può<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>che essere individuo sociale. Ciò significa che gli esseri umani devono<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>essere in grado di riacquistare il controllo e la gestione collettiva dei<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rapporti sociali di produzione e di riproduzione. Occorre cioè un surplus di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>socialità. Ma proprio questo viene negato dal filone di pensiero anarchico<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>qui considerato, che dunque è condannato all'impotenza o, addirittura, a<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>vagheggiare improbabili quanto regressivi ritorni al passato e ad una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"naturalità" che, anche se fosse mai esistita, ora è certo definitivamente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>scomparsa.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Per quanto riguarda la seconda posizione, quella di chi si appiattisce sul<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>presente, l'esempio migliore è probabilmente quello del cosiddetto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"volontariato", o almeno di una larga maggioranza dei suoi "militanti":<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>anche laddove praticato in perfetta buona fede, esso può soltanto mettere<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>momentanee toppe ad una nave oramai piena di falle e in procinto di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>affondare inesorabilmente. Ben altra capacità critica e progettuale impone<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>l'urgenza di una radicale alterità sistemica, a fronte della necrogena corsa<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>verso il baratro di una totale implosione ecosistemica, in cui Monsieur le<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Capital sta trascinando l'intera umanità!<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Un discorso a parte merita poi l'attuale deriva del "negrismo". Esso è<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>oramai appiattito sull'"opzione europea", ma camuffa la sua pochezza da<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>riformismo ultraminimalistico (l'ormai mitico "impossessamento dei nessi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>amministrativi"), facendo vestire al costituendo polo imperialistico europeo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>tanto i panni del "vero impero", contrapposto al "golpismo imperialistico"<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dell'unilateralismo americano, quanto gli abiti del "controimpero". Il suo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>assoluto immanentismo di stampo gentiliano tira qui un brutto scherzo a<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Totonno Negri: costretto ad individuare un comunismo sempre per lui "in<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>atto", egli finisce miseramente per scambiare la cacca con la cioccolata,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>salvo poi rimenarcela in extremis con il suo solito, mai davvero ripudiato,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>deus ex machina del "Partito-Coscienza" di leniniana memoria. Quindi, anche<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>in questa forma, estrema fino ai limiti di un risibile paradosso, si<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>conferma quanto abbiamo cercato fin qui di sostenere: l'incapacità di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>concepire una prospettiva complessiva che sia radicalmente e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>qualitativamente altra, rispetto al mondo in cui viviamo (sebbene la sua<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>possibilità reale sia in esso contenuta), ci condanna all'eternizzazione del<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>presente.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>7. 13 domande in cerca di risposte.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>D'altronde, sappiamo bene che rimettere a tema una riflessione sulle coordinate teoriche e pratiche del comunismo è un compito immane che può essere assunto, con una qualche prospettiva di successo, soltanto da un'intelligenza collettiva che, ricoagulandosi all'interno del conflitto<SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>capitale-lavoro infine nuovamente dispiegato, giunga ad essere in grado di supportare criticamente la pratica di massa di un nuovo soggetto collettivo rivoluzionario.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Ma siamo altrettanto consapevoli che non possiamo più continuare e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"cavarcela" con un pilatesco "ai posteri l'ardua sentenza". Per i comunisti<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>si impone, qui ed ora, un ritorno al futuro.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Per questo, riteniamo ormai assolutamente necessario ed indilazionabile<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>iniziare a misurarci su questo terreno, affinché una componente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>coerentemente anticapitalistica possa acquisire visibilità e capacità<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>propositiva all'interno di quel "movimento" che qui ed ora, pur con tutti i<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>suoi limiti (ma anche con le sue "grandezze": i 110 milioni!), costituisce<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>oggettivamente l'unico vero "laboratorio conflittuale in atto", il vero<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>protagonista dell'inversione di tendenza che ha spezzato l'afasia sociale di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>vent'anni di passività ed atomismo. C'è bisogno, dunque, di un processo di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>pubblica discussione che sappia trovare le sue sedi e i suoi momenti<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>aggregativi, al di fuori di ogni "organizzativismo", tanto rozzamente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>astratto quanto ingenuamente "praticone". Abbiamo la piena consapevolezza,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>infatti, che, nell'ambito del "grande partito in senso storico della<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>classe", le differenze sono profonde e radicate. Ma nutriamo anche la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>certezza che, nell'attuale fase, diventano possibili feconde interlocuzioni<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>per chi sappia far tesoro degli insegnamenti della storia recente. La<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>configurazione di un visibile polo anticapitalistico, articolato e plurale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>al suo interno, può costituire un primo passo verso la ricostruzione di un<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>immaginario collettivo realmente antagonista. Le soggettività sparse, che<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>hanno animato le piazze italiane, in questi anni, potrebbero finalmente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>riconoscersi in un concreto percorso di lotta e di ricerca, senza trovarsi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>costrette a scegliere tra speculari moderatismi ("volontariato" e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"disobbedientismo") o astratti massimalismi ("cripto/neo-emmellismi" e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"libertarismi individualistici"). E questo, forse, potrebbe segnare davvero<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>un positivo scarto in avanti, verso l'effettivo inizio del processo di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ricomposizione del nuovo soggetto collettivo rivoluzionario che si cela, in<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nuce, dentro il "movimento dei 110 milioni": il proletariato universale.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Per parte nostra, quindi, questa volta, invece di terminare tentando come al<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>solito di condensare le nostre argomentazioni con qualche frase "ad alta<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>capacità di sintesi", ci vorremmo soltanto limitare a porre al centro<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dell'attenzione alcune "questioncelle" che, a nostro avviso (ma non solo) da<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>troppo tempo vengono sistematicamente ignorate, consapevoli del fatto che<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>porre le domande giuste significa già preparare il terreno per un'adeguata<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>futura risposta.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>a.. Cos'è la rivoluzione? La presa del palazzo d'inverno? La conquista del<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>potere statale attraverso elezioni? La risultante di riforme più o meno<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>piccole, che si cumulano in modo irreversibile? <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>O, piuttosto, possiamo avanzare l'ipotesi che si tratti di un passaggio <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>processuale, in cui però si verificano momenti puntuali di rottura, anche <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>violenta, e di forte accelerazione, forse individuabili solo a <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>posteriori nella loro reale valenza epocale?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>b.. Quello che forse si può dire è che oggi si è venuto a creare, ormai,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>un divario esorbitante, tra la capacità di opposizione delle masse e la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>potenza repressiva da parte degli apparati statuali dominanti, sia verso<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>l'interno, che verso l'esterno. Se questo è vero, non si può più certamente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ipotizzare alcun reale processo rivoluzionario, senza una qualche forma di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>implosione interna del sistema di comando. Sul genere - a prescindere<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ovviamente dagli esiti effettivi delle stesse - di quelle che si sono<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>verificate in Urss, dopo la caduta del muro del 1989, o anche in Argentina,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nell'autunno del 2002, o durante il maggio del '68 francese. E, in realtà,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>le premesse di un processo "degenerativo" di tal fatta già si danno nella<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>forma di quella che da tempo abbiamo indicato come la morte della politica.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Se tale ipotesi è fondata, allora occorre allargare il divario tra "sociale"<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>e "politico", non già cercare di recuperare le spinte che vengono dal primo,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nelle forme del secondo. Ma, presupposta la giustezza di questo principio,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>come evitare che l'allargamento di tale divario si trasformi in<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>restringimenti degli spazi democratici, fino ai limiti di una gestione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>totalitaristica del potere ?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>c.. E, in generale, qual è il rapporto con il potere? È sufficiente dire,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>come fanno gli zapatisti, che non siamo interessati alla conquista di esso?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Dietro questa affermazione, peraltro sicuramente condivisibile nella sua<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>aspirazione di fondo, non si nasconde forse la sottovalutazione del potere<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>repressivo degli apparati statuali e degli interessi materiali da essi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>difesi, che non scompariranno certo da un giorno all'altro?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>d.. Riteniamo ancora fondata l'idea marxiana della necessità di una fase<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di transizione in cui si dovrà utilizzare, in qualche modo, il potere<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>statuale in forma anche repressiva, nei confronti della borghesia? Se la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>risposta è positiva, come conciliare il necessario utilizzo della forza da<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>parte proletaria e l'altrettanto necessario ed indilazionabile avvio del<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>processo di superamento/abbattimento dello stato? <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>In altri termini, più generali: si può accettare un qualche livello "di <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>compromesso" tra l'organizzazione sociale ereditata dal passato e <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>quella "altra e necessaria" che si vuole costruire?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>e.. Certamente molto dipenderà dalle circostanze concrete in cui ci si<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>trova ad agire, ma altrettanto importante è la meta cui si vuole arrivare.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Da questo punto di vista, una questione appare preliminare. La forma-valore<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>è un rapporto sociale determinato dall'impossibilità di una gestione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>collettiva e cosciente della società; se ciò è vero, la complessità<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>raggiunta dal mondo contemporaneo implica la necessaria permanenza, anche<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nel lungo periodo, della merce e del denaro, come indispensabili e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>prioritari "veicoli" di relazione sociale, oppure riteniamo l'umanità capace<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di una gestione collettiva e consapevole di sé, in termini di comunità<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>universale, tale da eliminare la necessità di questa forma alienata/nte di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"rapporti tra gli individui"?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>f.. Riteniamo ancora che la gestione collettiva della società implichi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>forme ampie di pianificazione? Se la risposta è positiva, tale<SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>pianificazione non dovrebbe porsi su livello macroregionale, data anche la destrutturazione delle economie nazionali e delle economie di sussistenza agricole? Alcune cose a tal proposito possono essere dette. Dal punto di vista tecnico-economico, le vecchie obiezioni contro la pianificazione sono oggi fortemente indebolite. L'ultima e più <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>fondata critica di parte borghese era costituita dall'impossibilità di avere un <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>meccanismo informativo che sostituisse quello dei prezzi. Con l'informatica <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>questo problema è sostanzialmente superato. D'altra parte, non è oggi possibile ipotizzare che la flessibilità tecnica degli impianti produttivi consenta una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>programmazione che si autocorregga, permettendo anche meccanismi di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>capillare partecipazione collettiva, in grado di perfezionare "ex post" la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>pianificazione stabilita "ex ante"?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>g.. Il problema vero rimane, comunque, quello del rapporto tra<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>pianificazione e democrazia. Come conciliare processi di decisionalità<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>collettiva, nella forma della democrazia diretta, con la gestione efficiente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>della cosa pubblica, per di più su scala transnazionale? Come armonizzare<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>l'autogestione, a livello delle singole unità produttive, con una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>pianificazione che deve coordinare e dunque avocare a sé una parte della<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>decisioni relative alle stesse unità produttive?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>h.. La questione dell'autogestione rimanda direttamente ad un ulteriore<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>problema: come eliminare l'estraneità del produttore rispetto al suo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>prodotto e al processo produttivo? L'alienazione derivante dal partecipare<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ad un processo di cui non si conoscono i meccanismi complessivi e di cui non<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>si condividono le finalità è intimamente correlata ad una divisone del<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>lavoro che non può essere abolita "per decreto", senza fare un enorme passo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>indietro nell'efficienza produttiva complessiva. La divisione del lavoro che<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>verrà ereditata sarà fortemente determinata da fattori non meramentetecnici, ma più genericamente sociali, con le conseguenti gerarchie in termini di potere e di soddisfazione relativa all'atto lavorativo stesso.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Come mantenere nell'immediato i vantaggi di tale divisione del lavoro,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ereditata dal passato, e avviare nel contempo un processo di diffusione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>delle conoscenze e di fluidificazione delle mansioni lavorative, in grado di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>incidere in profondità sui meccanismi dell'alienazione direttamente<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>esperibile nell'atto lavorativo?<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>i.. I problemi cui si è accennato presuppongono un'altra questione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>fondamentale: il comunismo deve essere mera redistribuzione di una ricchezza<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>prodotta fino al livello consentito dall'attuale sviluppo delle forze<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>produttive (il che implica misure, anche sensibili, di limitazione del<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>consumo per le parti più ricche del pianeta, al fine di ottenere una più<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>equa allocazione delle risorse), o deve essere piuttosto produzione e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>distribuzione in forme nuove di ricchezza, che prevedano l'ulteriore<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sviluppo delle forze produttive? Anche per chi, come noi, propende per la seconda ipotesi, il concetto stesso di "ricchezza" deve essere messo in<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>questione, dovendo esso subire una profonda mutazione semantica rispetto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>alla valenza di senso che lo connota nella società del capitale<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>antropomorfizzato. Ci limitiamo ad accennare di seguito due necessari<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>cambiamenti in questo ambito: la questione del tempo libero e quella del consumo.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>j.. Per quanto riguarda il primo punto, riteniamo che la ricchezza nel<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>comunismo dovrà significare, innanzitutto, ricchezza di tempo libero, cioè<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>tempo di lavoro che diviene parte sempre più esigua del tempo di vita. Ma come è possibile conciliare tale liberazione dal lavoro, con l'effettiva<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>liberazione dal bisogno di ben oltre sei miliardi di esseri umani? Di certo,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>non si può tornare a regolare il ricambio organico tra uomo e natura sulla<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>base di "arcadiche" condizioni precapitalistiche. <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>La liberazione dal lavoro deve dunque portare con sé anche la liberazione <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>del lavoro dagli angusti limiti borghesi, che lo vedono attualmente <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>subordinato alla valorizzazione capitalistica, tanto nella sua quantità <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>complessivamente erogata, quanto nella sua concreta subordinata esecuzione, <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nell'ambito di un'organizzazione predeterminata in modo affatto eteronomo.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>k.. Se questo è vero allora diventa di grande importanza un ulteriore<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>problema: cosa significa appropriarsi delle conquiste tecnico-scientifiche<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dell'epoca borghese, senza sottostare agli impliciti compiti cui esse sono<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>storicamente subordinate? La scienza e la tecnica sviluppate nell'ambito del<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>capitalismo non sono infatti mere conoscenze "oggettive" della natura. Esse,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>costituiscono le specifiche risposte ad una domanda generale: come aumentare<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>la produttività del lavoro entro i limiti della valorizzazione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>capitalistica, attraverso la conoscenza e l'utilizzo delle leggi della<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>natura? Occorre qui sottolineare che la ricerca dell'aumento della<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>produttività del lavoro non è mai stata perseguita con tanta determinazione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>e con così ampio dispiegamento di mezzi come durante il capitalismo, in<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>quanto esso è l'unico modo di produzione finalizzato all'incessante<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>accumulazione di valore astratto attraverso la continua crescita delle forze<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>produttive. E' questo che spiega gli straordinari successi e al contempo i<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>limiti della scienza borghese. I programmi di ricerca, i paradigmi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>scientifici e quelli tecnologici effettivamente realizzati sono infatti<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>selezionati, a partire dalle specifiche domande provenienti dalla struttura<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>socio-economia, tra i molti possibili in base alle conoscenze e agli<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>strumenti tecnici dati. E' allora plausibile sostenere che, di fronte a<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>domande diverse, anche le risposte saranno differenti. Ciò nonostante<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>riteniamo che esista un "nucleo duro" della scienza, così come oggi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>determinatasi, che non potrà che permanere, nella sua sostanza, anche nella<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>società comunista, perché in entrambi i modi di produzione l'apparato<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>tecnico-scientifico dovrà rispondere ad una domanda comune: come aumentare<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>la produttività del lavoro, al fine di sempre più "tendenzialmente"<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>liberarsi da esso? Pur presupponendo questo comune background<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>pratico-teorico, non potranno che emergere profonde differenze: alcuni<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>limiti precedentemente ignorati dovranno infatti essere affermati con forza,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>per esempio quelli relativi alla tutela della salute umana e dell'ambiente.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Altri, invece, verranno a cadere, per esempio tutti quelli relativi al fatto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>che certe ricerche ed innovazioni tecnologiche, sebbene produttive dal punto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di vista dei valori d'uso potenzialmente ottenibili, non lo sono dal punto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>di vista della profittabilità capitalistica. Per non parlare poi del fatto<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>che, in un mondo avviato sulla strada della generale ricchezza materiale,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>potranno sorgere nuove domande slegate dalla necessità di aumentare la<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>ricchezza stessa e determinate invece dal puro principio del piacere di una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>conoscenza fine a se stessa.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>l.. Tornando al problema della mutazione del concetto di ricchezza,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>accenniamo al secondo problema in precedenza segnalato: quello del consumo.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>Diamo qui per scontato che una parte considerevole dei bisogni espressi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>nella società capitalistica sono bisogni indotti, alienati e dunque<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>destinati a scomparire. Detto questo, pensiamo al comunismo come una società<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>"austera", o piuttosto come una forma sociale in cui nuovi bisogni potranno<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>liberamente sbocciare? In ogni caso riteniamo che sarà necessario sciogliere<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>il consumo di beni e servizi dalla sua connessione con la proprietà e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>finanche col possesso. Ciò significa che, laddove sia possibile e anche<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>desiderabile, il consumo di beni appropriati/posseduti individualmente deve<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>essere sostituito dal consumo di beni e servizi collettivi. Questo, non solo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>per un problema materiale di efficienza complessiva (consumare beni<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>collettivi significa aumentare i valori d'uso a disposizione di ciascuno,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>diminuendo contemporaneamente il tempo di lavoro necessario a produrli), ma<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>anche per un problema di ordine "culturale": il consumo collettivo è una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>forma di vita comunitaria che permette ai singoli di godere della ricchezza<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>prodotta senza escludere gli altri individui, ma insieme ad essi. Non stiamo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>qui pensando ad un qualche socialismo "da caserma" (o da convento<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>francescano, visto l'attuale revival "a sinistra" del "santo poverello"!?!)<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dal momento che riteniamo la condivisione collettiva portatrice di una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dimensione ludica e festosa. Considerati i limiti posti dai problemi di<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>efficienza e di compatibilità ecologica complessivi, all'individuo dovrebbe<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>essere lasciata la più ampia scelta possibile tra il consumo individuale e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>quello collettivo, confidando nel fatto che proprio questa dimensione<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>festosa e l'abbandono di ansie proprietarie comportino una preferenza, per<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>quanto non esclusiva, per la seconda opzione.<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT><SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>m.. Partendo dal problema del consumo siamo così giunti a considerare una<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>questione più generale: la comunità umana di marxiana memoria non può essere<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>costituita su una base organicistica. In tale ottica, propria delle società<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>precapitalistiche, il legame sociale, sebbene vissuto come naturale e<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>spontaneo, impone di fatto una divisione più o meno gerarchica delle<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>funzioni che, nella sua fissità, incatena/annulla l'individuo nel suo ruolo<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sociale. La comunità umana marxiana non può costituirsi sull'annientamento<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>dell'individuo. L'individuo pienamente sviluppato deve infatti realizzarsi<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>come forma di superamento storico dell'individualismo borghese. Considerare<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>il rapporto tra individuo e società significa mettere a tema il rapporto tra<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>sfera "pubblica" e "privata" degli individui. E' la società borghese che,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>per prima, separa nettamente questi due ambiti, attribuendo al privato un<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>primato fondato su diritti presuntivamente naturali e metastorici. Pur<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>riconoscendo la falsità di questa fondazione storicamente determinata,<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>rimane un problema di non poco conto: il riconoscimento di una sferaprivata, lasciata alla pura volontà del singolo, sembra essere l'unica opzione possibile per salvaguardare la libertà individuale. Da qui, dunque l'ultimo ma NON ultimo quesito di come conciliare questa libertà con una regolazione collettiva della vita sociale: l'autentico nodo gordiano che già la Luxemburg seppe individuare come la cruna d'ago ineluttabile per qualsiasi progetto di vita vera, nella futura <o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>comunità umana universale,affermando che, in ultima ma fondamentale istanza, "la libertà è sempre quella di chi la pensa diversamente".<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>13 maggio 2003<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE><TT>&nbsp;<o:p></o:p></TT></PRE><PRE style="TEXT-ALIGN: right"><TT>La Redazione di<SPAN style="mso-spacerun: yes">&nbsp; </SPAN>"Vis-à-Vis" Quaderni per l'autonomia di classe<o:p></o:p></TT></PRE>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt"><FONT size=3><FONT face="Times New Roman">&nbsp;<o:p></o:p></FONT></FONT></P></DIV></DIV><BR><BR>francoppoli@???<p><br><hr size=1><A HREF="http://it.yahoo.com/mail_it/foot/?http://it.mail.yahoo.com/"><b>Yahoo! Mail</a></b>: 6MB di spazio gratuito, 30MB per i tuoi allegati, l'antivirus, il filtro Anti-spam
--0-1850553386-1052988495=:16273--
--0-944927309-1052988495=:16273
Content-Type: application/msword; name="FUTURO PER GLI anticapitalisti.doc"
Content-Transfer-Encoding: base64
Content-Description: FUTURO PER GLI anticapitalisti.doc
Content-Disposition: attachment; filename="FUTURO PER GLI anticapitalisti.doc"

0M8R4KGxGuEAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAPgADAP7/CQAGAAAAAAAAAAAAAAAC
AAAA2AAAAAAAAAAAEAAA2gAAAAEAAAD+////AAAAANYAAADXAAAA////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
///////////////////////spcEATSAQBAAA8BK/AAAAAAAAEAAAAAAABAAA
XNsAAA4AYmpiauI94j0AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAQBBYALhgBAIBXAACA
VwAAXNcAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAD//w8AAAAAAAAA
AAD//w8AAAAAAAAAAAD//w8AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAGwAAAAAALYdAAAA
AAAAth0AALYdAAAAAAAAth0AAAAAAAC2HQAAAAAAALYdAAAAAAAAth0AABQA
AAAAAAAAAAAAAModAAAAAAAALmEAAAAAAAAuYQAAAAAAAC5hAAAAAAAALmEA
AAwAAAA6YQAA5AAAAModAAAAAAAAxW0AAC4BAAAqYgAAAAAAACpiAAAAAAAA
KmIAAAAAAAAqYgAAAAAAACpiAAAAAAAAKmIAAAAAAAAqYgAAAAAAACpiAAAA
AAAARG0AAAIAAABGbQAAAAAAAEZtAAAAAAAARm0AAAAAAABGbQAAAAAAAEZt
AAAAAAAARm0AACQAAADzbgAAIAIAABNxAADYAAAAam0AABUAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAth0AAAAAAAAqYgAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAqYgAA
AAAAACpiAAAAAAAAKmIAAAAAAAAqYgAAAAAAAGptAAAAAAAA7mkAAAAAAAC2
HQAAAAAAALYdAAAAAAAAKmIAAAAAAAAAAAAAAAAAACpiAAAAAAAAf20AABYA
AADuaQAAAAAAAO5pAAAAAAAA7mkAAAAAAAAqYgAAQgcAALYdAAAAAAAAKmIA
AAAAAAC2HQAAAAAAACpiAAAAAAAARG0AAAAAAAAAAAAAAAAAAO5pAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAKmIAAAAAAABEbQAAAAAAAO5pAABWAwAA7mkAAAAAAAAAAAAAAAAAAERt
AAAAAAAAth0AAAAAAAC2HQAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARG0AAAAAAAAqYgAA
AAAAAB5iAAAMAAAAIIZnm70awwHKHQAAZEMAAC5hAAAAAAAAbGkAAAAAAABE
bQAAAAAAAAAAAAAAAAAARG0AAAAAAACVbQAAMAAAAMVtAAAAAAAARG0AAAAA
AADrcQAAAAAAAGxpAACCAAAA63EAAAAAAABEbQAAAAAAAO5pAAAAAAAAyh0A
AAAAAADKHQAAAAAAALYdAAAAAAAAth0AAAAAAAC2HQAAAAAAALYdAAAAAAAA
AgDZAAAARlVUVVJPIFBFUiBHTEkNQU5USUNBUElUQUxJU1RJIC0gQ29tdW5p
Y2F0byBkaSAiVmlzLeAtVmlzIg0NDVBSSU1BIFBBUlRFDQ1SSVRPUk5PIEFM
IEZVVFVSTyBQRVIgR0xJIEFOVElDQVBJVEFMSVNUSQ0NQXBwdW50aSBwZXIg
dW4nYW5hbGlzaSBkaSBmYXNlIGRlbCAibW92aW1lbnRvIiBlIHF1YWxjaGUg
ZG9tYW5kYQ0NDTEuIElsIGdpcm90b250byBkZWxsYSBzb2NpZXTgIGNpdmls
ZS4NDQ1JbnV0aWxlIGRpdmFnYXJlOiBvcmEgY29tZSBvcmEsIGlsICJtb3Zp
bWVudG8gZGkgU2VhdHRsZSIg6CBzdGF0byBkaSBmYXR0bw1hbm5lc3NvIGRh
bCBnaXJvdG9uZGlzbW8uDQ1MYSBDZ2lsLCBjb24gbGEgbWFzc2EgZGVsIHN1
byBhcHBhcmF0byBvcmdhbml6emF0aXZvLCDoIGRpdmVudGF0YSBpbCBjZW50
cm8NZGkgZ3Jhdml04CBhdHRvcm5vIGEgY3VpIG9yYml0YW5vIGxlIHNvZ2dl
dHRpdml04CBwafkgbyBtZW5vIG9yZ2FuaXp6YXRlLA1jaGUgZGFsICc5OSBp
biBwb2kgaGFubm8gYW5pbWF0byBsZSBwaWF6emUgaXRhbGlhbmUuDQ1MJ29y
aWdpbmFyaW8gdGVudGF0aXZvIGRlaSBkaXNvYmJlZGllbnRpIGRpICJkaXZp
ZGVyc2kgbGEgdG9ydGEiIGNvbiBsZSBjb21wb25lbnRpIHBp+SBtb2RlcmF0
ZSAoYWxsYSBDZ2lsIGxvIHNjaW9wZXJvIGdlbmVyYWxlLCBhIGxvcm8gcXVl
bGxvICJnZW5lcmFsaXp6YXRvIikgc2kg6CByaXZlbGF0byB1biBwYXRldGlj
byBxdWFudG8gZmFsbGltZW50YXJlIGVzY2Ftb3RhZ2UuDUUnIGZhbGxpdGEg
bWlzZXJhbWVudGUsIGluZmF0dGksIGxhIGxvcm8gcHJldGVzYSBkaSByYXBw
cmVzZW50YXJlIGlsIGNvc2lkZGV0dG8gImNvZ25pdGFyaWF0byBwb3N0Zm9y
ZGlzdGljbyIgcHJlY2FyaXp6YXRvLCBsYXNjaWFuZG8gYWQgYWx0cmkgbGEg
cmFwcHJlc2VudGFuemEgZGVsICJsYXZvcm8gY2xhc3NpY28iLCBuZWxsJ2lu
dGVudG8gZGkgZ2lvY2FyZSBzdWwgdGF2b2xvIGRlbGxhIGdyYW5kZSBwb2xp
dGljYSwgZmFjZW5kb3NpIGZvcnRpIGRlaSBzb2dnZXR0aSBzb2NpYWxpIHJp
c3BldHRvIGFpIHF1YWxpIHZvbGV2YW5vIGNvc3RpdHVpcnNpIGNvbWUgaWwg
Im1vZGVybm8gcHJpbmNpcGUiLg0NQW5jb3JhIHVuYSB2b2x0YSBpbCBwcm9i
bGVtYSBjZW50cmFsZSBzaSByaXZlbGEgcXVlbGxvIGRpIGVzc2VyZSBjYXBh
Y2kgZGkgaW5jaWRlcmUgaW4gcHJvZm9uZGl04CBzdWxsYSBjb250cmFkZGl6
aW9uZSBjYXBpdGFsZS9sYXZvcm8uIEluIG1hbmNhbnphIGRpDXF1ZXN0YSBj
YXBhY2l04Cwgb2duaSBwcmV0ZXNhIGRpIHJhZGljYWxpdOAgZGl2aWVuZSBt
ZXJhIHRlc3RpbW9uaWFuemEgbywNcGVnZ2lvIGFuY29yYSwgaW5zdWxzbyB2
ZWxsZWl0YXJpc21vLiBDb3PsIGNvbWUgdmVsbGVpdGFyaW8g6CBhcHB1bnRv
IHN0YXRvIGlsIHRlbnRhdGl2byBkZWkgZGlzb2JiZWRpZW50aSwgdHV0dG8g
Zm9ybWFsaXN0aWNvIChjb21lIGxvcm8gc29saXRvISksIGRpIHNtYXJjYXJz
aSByaXNwZXR0byBhbGwnb2dnZXR0aXZhICJpc3RpdHV6aW9uYWxpdOAiIGRl
bGwndWx0aW1vIGNvcnRlbyBwZXIgbGEgcGFjZS4NDUwndW5pY28gcmlzdWx0
YXRvIGRhIGVzc2kgb3R0ZW51dG8g6CBzdGF0byBxdWVsbG8gZGkgYXBwYXJp
cmUsIGFsbGEgZmluIGZpbmUsIGNvbWUgY29ycG8gZXN0cmFuZW8gcmlzcGV0
dG8gYWxsYSBtYXNzYSBkaSBxdWVsIG1vdmltZW50byBwZXIgbGEgcGFjZSBj
aGUsIHRyYW1pdGUgc2xpdHRhbWVudGkgcHJvZ3Jlc3NpdmksIGVyYSBwZXJ2
ZW51dG8gZGkgZmF0dG8gYSBkZWZpbmlyZSBpbCBudW92byBvcml6em9udGUg
c2VtYW50aWNvIGRlbCBmaXVtZSBjYXJzaWNvIG5hdG8gY29uIGwnZXZlbnRv
IGRpIFNlYXR0bGUsIGRlbCAxOTk5LCBlIGRpc3BpZWdhdGFtZW50ZSBzdmls
dXBwYXRvc2kgaW4gSXRhbGlhLCBkb3BvIGxlIGdpb3JuYXRlIGRpIE5hcG9s
aSBlIGRpIEdlbm92YSBkZWwgMjAwMS4NDU7pIGxlIGNvc2Ugc2VtYnJhbm8g
ZXNzZXJlIG1vbHRvIG1pZ2xpb3JpIGEgbGl2ZWxsbyBpbnRlcm5hemlvbmFs
ZS4NTCdlcG9jYWxlIGluc29yZ2VuemEgZGVpIDExMCBtaWxpb25pIGRpIG1h
bmlmZXN0YW50aSBzY2VzaSBpbiBwaWF6emEgaW4NdHV0dG8gaWwgbW9uZG8g
aWwgMTUgZmViYnJhaW8g6CBzdGF0YSBtaXNjb25vc2NpdXRhLCBuZWxsYSBz
dWEgcmVhbGUgdmFsZW56YSwgZSBkZXBvdGVuemlhdGEgYWwgcmFuZ28gZGkg
dW5hIG1hbmlmZXN0YXppb25lIGRpIHVuJ2luZWRpdGEgcXVhbnRvIGltcHJv
YmFiaWxlICJzb2NpZXTgIGNpdmlsZSBnbG9iYWxlIi4gTGFkZG92ZSBpbCBj
b25jZXR0byBzdGVzc28gZGkgInNvY2lldOAgY2l2aWxlIiDoIGluZmF0dGkg
aW50cmluc2VjYW1lbnRlIG1pc3RpZmljYXRvcmlvLCBnaWFjY2jpIGVzc28g
cmFwcHJlc2VudGEgaWwgc29jaWFsZSBpbiBtb2RvIGFmZmF0dG8gaW5kaXN0
aW50bywgY29tZSBhc3RyYXR0byBhZ2dsb21lcmF0byBkaSBhdG9taSwgdG90
YWxtZW50ZSBpcnJlbGF0aSwgY2hlIHNpIGNvbnRyYXBwb25nb25vIGZpdHRp
emlhbWVudGUgYWxsZSBpc3RpdHV6aW9uaSBwb2xpdGljaGUuIFRhbGUgY29u
dHJhcHBvc2l6aW9uZSIgcmVjYSBpbiBz6SBsYSB2YWxlbnphIGVmZmV0dHVh
bGUsIHNlbW1haSwgZGkgdW5hIGdpdXN0YXBwb3NpemlvbmUsIGNoZSBub24g
ZXNjbHVkZSwgbWEgYW56aSByaWNoaWVkZSBuZWNlc3NhcmlhbWVudGUgdW5h
IHJpY29tcG9zaXppb25lLCBkYWwgbW9tZW50byBjaGUgbGEgc29jaWV04CBj
aXZpbGUsIHByb3ByaW8gaW4gcXVhbnRvIHNpbm9uaW1vIGRpIHVuYSBtYXNz
YSBpbmRpc3RpbnRhIGRpIGF0b21pLCBub24gaGEgdW5hIHN1YSBzdHJ1dHR1
cmEgaW50ZXJuYSBlIG5lY2Vzc2l0YSBwZXJjafIgZGkgdW5hIGZvcm1hIGVz
dGVybmEgY2hlIG5vbiANcHXyIGNoZSBwcm92ZW5pcmxlLCBhcHB1bnRvLGRh
bGxhIG1lZGlhemlvbmUgcG9saXRpY2EuIEluIHRhbCBtb2RvIC0gZWQg6CAN
cXVlc3RvIGlsIGRhdG8gcmlsZXZhbnRlIGUgcGVybmljaW9zbyBkaSB0dXR0
YSBsYSBmYWNjZW5kYSAtIHNpIG9jY3VsdGEgaWwgZmF0dG8gY2hlIGxhIGNv
c2lkZGV0dGEgc29jaWV04CBjaXZpbGUg6CBmcmFudHVtYXRhIGFsIHN1byBp
bnRlcm5vIHN1bGxhIGJhc2UgZGkgc3BlY2lmaWNoZSBtYXRlcmlhbGkgZGlz
Y3JpbWluYW50aSBkaSBjbGFzc2U7IGUgY2hlLCBpbiBmb3J6YSBkaSB0YWxp
IGRpc2NyaW1pbmFudGksYWxsJ2ludGVybm8gZGVsICJnZW5lcmljbyBhbW1h
c3NvIiBkZWxsYSBzb2NpZXTgIGNpdmlsZSwgc2kgaW50cmF0dGVuZ29ubyBy
ZWxhemlvbmkgYXNzYWkgZGlmZmVyZW56aWF0ZSBjb24gbGEgc2ZlcmEgZGVs
bGEgcG9saXRpY2EuIFRhbnQn6CBjaGUsIGluIHF1ZXN0byBiZW4gZGV0ZXJt
aW5hdG8gY29udGVzdG8gc3RvcmljbywgZGkgZmF0dG8g6CBsYSBzb2xhIGNs
YXNzZSBib3JnaGVzZSBjaGUgdHJvdmEgaWwgc3VvIHByb3ByaW8gY29tcGxl
dGFtZW50by9hdXRvcmljb25vc2NpbWVudG8gbmVsbGEgcG9saXRpY2EsDWNv
c3RpdHV0aXZhbWVudGUgaW50ZXNhIGNvbWUgc2ZlcmEgaXN0aXR1emlvbmFs
ZSwgc2VwYXJhdGEgZSBmYWxzYW1lbnRlDSJ1bml2ZXJzYWxlIiwgcHJlcG9z
dGEgYWwgY29tcGl0byBkaSBhc3NpY3VyYXJlIGxlIG5vcm1hbGkgY29uZGl6
aW9uaSBkaQ1yaXByb2R1emlvbmUgZGVsbGEgdmFsb3JpenphemlvbmUgY2Fw
aXRhbGlzdGljYSwgY29uIG9nbmkgbWV6em8gbmVjZXNzYXJpby4NDUEgcGFy
dGlyZSBkYSBzaWZmYXR0aSBwcmVzdXBwb3N0aSwg6CBmYWNpbGUgY2FwaXJl
IHBlcmNo6SBxdWVzdGEgcHJlc3VudGENInNvY2lldOAgY2l2aWxlIGdsb2Jh
bGUiLCBpbiB1bHRpbWEgaXN0YW56YSwgbm9uIHBvc3NhIGNoZSBsaW1pdGFy
c2kgYQ1yaWNoaWVkZXJlLCB0dXR0J2FsIHBp+SwgaWwgcmlwcmlzdGlubyBk
aSBtZWNjYW5pc21pIGRpIHJlZ29sYW1lbnRhemlvbmUNbXVsdGlsYXRlcmFs
ZSBkZWxsZSByZWxhemlvbmkgaW50ZXJuYXppb25hbGk6IGxhZGRvdmUgaWwg
Im11bHRpbGF0ZXJhbGlzbW8iDXJhcHByZXNlbnRhIHNvbG8gdW4gcGFsbGlk
byBzdWNjZWRhbmVvIGRlbGxhIGRlbW9jcmF6aWEuIEUgdGFsZSByaWNoaWVz
dGEsDWluIGJ1b25hIHNvc3RhbnphLCBub24gcHXyIGEgc3VhIHZvbHRhIGNo
ZSByaXZlbGFyc2kgbyBjb21lIGxhIHZlbGxlaXRhcmlhDW5vc3RhbGdpYSBk
aSB1biBwYXNzYXRvIG9yYW1haSBpcnJpcHJvZHVjaWJpbGUgbywgcGVnZ2lv
IGFuY29yYSwgY29tZSBpbA1maWFuY2hlZ2dpYW1lbnRvIG9nZ2V0dGl2byBk
ZWdsaSBpbnRlcmVzc2kgZGkgYWxjdW5lIGZyYXppb25pIGNhcGl0YWxpc3Rp
Y2hlLCBhc3BpcmFudGkgYSByaWVzdW1hcmUgb3JnYW5pc21pIGludGVybmF6
aW9uYWxpIHByZXN1bnRpdmFtZW50ZSAibGVnaXR0aW1hdGkiIGEgbWV0dGVy
ZSBsYSBtb3JkYWNjaGlhIGFsIHBvdGVyZSBwb2xpdGljby1taWxpdGFyZSAo
b2dnaSBjb25jZW50cmF0byBuZWxsZSBtYW5pIA1kZWdsaSBVc2EgZSB1bml2
b2NhbWVudGUgb3JpZW50YXRvLCBxdWluZGksIGFsbGEgdHV0ZWxhIGRlaSBs
b3JvIHNvbGkgDWludGVyZXNzaSksIG9kIGEgbW9kaWZpY2FyZSBnbGkgYXR0
dWFsaSBlcXVpbGlicmkgZGkgZXNzbyBhIHZhbnRhZ2dpbyBkaSBudW92ZSwg
DW5hc2NlbnRpICJwb2xhcml04CIgaW1wZXJpYWxpc3RpY2hlLg0NDTIuIFBv
bGkgaW1wZXJpYWxpc3RpY2kgZSBsb3R0YSBkaSBjbGFzc2UuDQ0NQSB0YWwg
cHJvcG9zaXRvIGFiYmlhbW8gcmlwZXR1dG8gZmlubyBhZCBhbm5vaWFyZSBu
b2kgc3Rlc3NpIGNoZSBub24NZXNpc3Rvbm8gaW1wZXJpYWxpc21pICJidW9u
aSIgZSBpbXBlcmlhbGlzbWkgImNhdHRpdmkiLiBEYSBxdWVzdG8gcHVudG8g
ZGkNdmlzdGEsIGwnYW5jb3Igc3RlbnRhdG8gcG9sbyBldXJvcGVvIGRpZmZl
cmlzY2UgZGEgcXVlbGxvIGFtZXJpY2FubyBzb2x0YW50bw1wZXIgaWwgZmF0
dG8gZGkgbm9uIGF2ZXJlIGFsbGUgc3VlIHNwYWxsZSB1biBvbW9sb2dvIHBv
dGVyZSBwb2xpdGljby1taWxpdGFyZS4gRXNzbyBoYSBkdW5xdWUgZGVnbGkg
ZWxlbWVudGkgZGkgZm9ydGUgZGVib2xlenphIG5laSBjb25mcm9udGkgZGVs
IHN1byBhbnRhZ29uaXN0YS4NDU1hIGRldHRvIGNp8iwgc2kgYXByZSB1biBw
cm9ibGVtYTogZGFsIHB1bnRvIGRpIHZpc3RhIGRlbGxhIGxvdHRhIGRpIGNs
YXNzZQ3oIGluZGlmZmVyZW50ZSBpbCBmYXR0byBjaGUgaWwgbW9uZG8gc2lh
IGRvbWluYXRvIGRhIHVuIHVuaWNvIHBvbG8gaW1wZXJpYWxpc3RpY28sIG8g
ZGEgcGn5IHBvbGkgaW4gY29tcGV0aXppb25lIHRyYSBkaSBsb3JvPyBOb2kg
bm9uIGxvIGNyZWRpYW1vIGFzc29sdXRhbWVudGUuIFBlbnNpYW1vIGluZmF0
dGkgY2hlIHVuIG1vbmRvIGRvbWluYXRvIGRhIHVuJ3VuaWNhIHN1cGVycG90
ZW56YSwgaW4gZ3JhZG8gZGkgcmlzb2x2ZXJlIGkgcHJvcHJpIHByb2JsZW1p
IGludGVybmkgZWQgZXN0ZXJuaSwgcGVybWV0dGVuZG9zaSBkaSBib21iYXJk
YXJlIGltcHVuZW1lbnRlIGNoaXVucXVlLCBvdnVucXVlIGUgaW4gb2duaSBt
b21lbnRvLCBub24gcmFwcHJlc2VudGkgY2VydG8gaWwgY29udGVzdG8gcGn5
IGZhdm9yZXZvbGUgcGVyIGZhciBhdmFuemFyZSBsYSBsb3R0YSBkaSBjbGFz
c2UuIFNlbnphIGNvbnRhcmUgY29zYSBjafIgc2lnbmlmaWNoaSBkYWwgcHVu
dG8gZGkgdmlzdGEgZGVsbGEgZ2VzdGlvbmUgZGVsbCdvcmRpbmUgaW50ZXJu
bywgbmVsbCdhbWJpdG8gZGVpIA1zaW5nb2xpIHN0YXRpOiB1biBwb3RlcmUg
b3JtYWkgYXNzYWkgbWFyZ2luYWxtZW50ZSBpbnRlcmVzc2F0byBhZCB1bidl
Z2Vtb25pYSANcG9saXRpY2EgKGluIHNlbnNvIGdyYW1zY2lhbm8pLCBtYSB1
bmljYW1lbnRlIHByb3Rlc28gYWQgYWZmZXJtYXJzaSBjb21lIHB1cm8gZG9t
aW5pbyBtaWxpdGFyZSxwb3J0YSBjb24gc+kgdW5hIGRvc2UgbWFzc2ljY2lh
IGRpIHJlcHJlc3Npb25lIGludGVybmEsIHNpYSBwZXIgY2nyIGNoZSByaWd1
YXJkYSBpbCBnZW5kYXJtZSBzdGVzc28sIHNpYSBwZXIgaSBzdW9pIGV2ZW50
dWFsaSB2YXNzYWxsaS4NDUEgdGFsZSBwcm9wb3NpdG8sIHN1IHVuIHB1bnRv
IHZhbGUgbGEgcGVuYSBzb2ZmZXJtYXJlIGwnYXR0ZW56aW9uZS4NU2ljdXJh
bWVudGUgbGEgcHJvdGVzdGEgcGVyIGxhIHBhY2Ugbm9uIHNhcmViYmUgc3Rh
dGEgY29z7CBhbXBpYSwgc2VuemEgbGUNY29udHJhZGRpemlvbmkgaW50ZXJp
bXBlcmlhbGlzdGljaGUgY2hlIGNhcmF0dGVyaXp6YW5vIGFuY2hlIHF1ZXN0
YSBlbm5lc2ltYQ1yaWVtZXJzaW9uZSBkZWxsYSB0ZW5kZW56YSBiZWxsaWNp
c3RpY2EsIGNvc3RpdHV0aXZhbWVudGUgaW50cmluc2VjYSBhbA1jYXBpdGFs
ZS4gTGEgY29wZXJ0dXJhIG1lZGlhdGljYSBkZWxsYSBndWVycmEg6CBzdGF0
YSBjZXJ0YW1lbnRlIG1pc3RpZmljYW50ZS4gTWEgbG8gc2FyZWJiZSBzdGF0
YSBpbiBtb2RvIGFzc2FpIG1hZ2dpb3JlIHNlIGxhIHNvY2lldOAgZGVsbG8g
c3BldHRhY29sbyBub24gYXZlc3NlIGRvdnV0byB0ZW5lciBjb250byBkZWkg
Y29uZmxpdHRpIGNoZSBzaSBzb25vIGFwZXJ0aSB0cmEgaSBzdW9pIHN0ZXNz
aSBwYWRyb25pLiBVbidpbmZvcm1hemlvbmUgc2ltaWxlIGEgcXVlbGxhIGlt
cG9zdGEgaW4gQW1lcmljYSBxdWFsaSBlZmZldHRpIGF2cmViYmUgYXZ1dG8s
IHNlIGZvc3NlIHN0YXRhIGVzdGVzYSBzdSB0dXR0byBpbCBnbG9ibz8hPw0N
RGV0dG8gcXVlc3RvLCBjaSB0cm92aWFtbyBwZXLyIGRpIGZyb250ZSBhZCB1
bmEgc2VyaWUgZGkgcGVzYW50aSBkaWZmaWNvbHTgLg1QZXIgZXNlbXBpbywg
6CBldmlkZW50ZSBjaGUsIGluIGJhcmJhIGEgdHV0dGUgbGUgcHJvcHJpZSBw
afkgbyBtZW5vICJzaW5pc3RyZSIgdGlmb3NlcmllLCBsYSBjcmVzY2l0YSBk
aSB1biBwb2xvIGltcGVyaWFsaXN0aWNvIGV1cm9wZW8gaW5ldml0YWJpbG1l
bnRlIGNvbXBvcnRlcuAgdW4gdmVydGlnaW5vc28gYXVtZW50byBkZWxsZSBz
cGVzZSBtaWxpdGFyaSwgYWQgdWx0ZXJpb3JlIGRpc2NhcGl0byBkZWxsYSBn
aeAgY2FsYW50ZSBzcGVzYSBzb2NpYWxlLiBNYSBxdWVzdG8gbm9uIOggdHV0
dG86IGNpIHRyb3ZpYW1vIGluZmF0dGkgZGkgZnJvbnRlIGFkIHVuYSBzZXJp
ZSBkaSBhbHRyaSBwZXJ2ZXJzaSBwYXJhZG9zc2kuIENvbWUgbm9uIGF2ZXJl
IHVuYSBxdWFsY2hlIGNvbnNpZGVyYXppb25lIHBvc2l0aXZhLCByaXNwZXR0
byBhbGxhIGNyZXNjaXRhIGRlbCBwb2xvIGNpbmVzZSBjaGUgc2kgY29uZmln
dXJhLCB0cmEgbCdhbHRybywgcXVhbGUgdW5vIGRlaSBwafkgZ3Jvc3NpIHRl
bnRhdGl2aSBkaSBmYXIgdXNjaXJlIHVuYSBwYXJ0ZSBjb3NwaWN1YSANZGVs
bCd1bWFuaXTgIGRhIHVubyBzdGFkaW8gZGkgInNvdHRvc3ZpbHVwcG8iIGVz
dHJlbW8sIGUgbmVsIGNvbnRlbXBvIG5vbiANaW5vcnJpZGlyZSBkaSBmcm9u
dGUgYWQgdW4gc2lzdGVtYSBjaGUgdW5pc2NlIGluIHPpIGlsIHBlZ2dpbyBk
ZWwgImRpc3BvdGlzbW8gYXNpYXRpY28iIGUgZGVsIHBp+SBzZnJlbmF0byBs
aWJlcmlzbW8gYWNjdW11bGF0aXZvIChzaSB2ZWRhbm8gbGUgdGVycmlmaWNh
bnRpIGNvbmRpemlvbmkgZGkgbGF2b3JvIG5lbGxlICJ6b25lIGVjb25vbWlj
aGUgc3BlY2lhbGkiLCBpbiBjdWkgYW5jaGUgbGEgbW9ydGUgZGVnbGkgb3Bl
cmFpLCBibGluZGF0aSBkZW50cm8gbGUgZmFiYnJpY2hlLCBhIHNlZ3VpdG8g
ZGkgaW5jZW5kaSBvY2Nhc2lvbmFsaSwgYXNzdXJnZSBhDXNwb3QgcHViYmxp
Y2l0YXJpbyB0ZXN0aW1vbmlhbnRlIGxhIGdyYW5kZSBjYXBhY2l04CBkaSBj
b250cm9sbGFyZSBsYSBmb3J6YS1sYXZvcm8gZGEgcGFydGUgZGVsIFBhcnRp
dG8gIiIiQ29tdW5pc3RhIiIiIENpbmVzZSk/IT8uIENvbWUgbm9uIGNvbnN0
YXRhcmUgbCdvZ2dldHRpdmEgZnVuemlvbmUgZGkgY29hZ3VsYW50ZSBkaSB1
bidpZGVudGl04CBhbnRpbXBlcmlhbGlzdGEsIHN2b2x0YSBkZWxsJ2lzbGFt
aXNtbywgZSBub24gaW5vcnJpZGlyZSBhbCBjb250ZW1wbywgZGkgZnJvbnRl
IGFsbCdvc2N1cmFudGlzbW8gZGkgY3VpIGVzc28g6CBwb3J0YXRvcmU/IA1F
LCBzdSB1bmEgc2NhbGEgYXNzYWkgZGl2ZXJzYSwgY29tZSBub24gZXNwcmlt
ZXJlIHNvbGlkYXJpZXTgIG5laSBjb25mcm9udGkgZGVsbGEgQ3ViYSBjYXN0
cmlzdGEsIGNoZSBkYSBkZWNlbm5pIGFzc2ljdXJhIHVuIGxpdmVsbG8gZGkg
dml0YSBkZWNlbnRlIGFsbGEgc3VhIHBvcG9sYXppb25lLCBub25vc3RhbnRl
IGwnYWNjZXJjaGlhbWVudG8gZGVsIGNvbG9zc28gYW1lcmljYW5vLCBlIG5l
bGwnaWRlbnRpY28gbW9tZW50byBub24gY3JpdGljYXJlIGNvbiBhc3NvbHV0
YSBmZXJtZXp6YSBsJ2lkaW90aXNtbyByZXByZXNzaXZvIGNoZSBoYQ1jb250
cmFkZGlzdGludG8gaWwgcmVnaW1lIG5lZ2xpIHVsdGltaSB0ZW1waSAoc2Vu
emEgcG9pIGNvbnNpZGVyYXJlLCBxdWVsbGENcmFnaW9uIGRpIHN0YXRvIG5l
bCBjdWkgbm9tZSwgaW4gZm9yemEgYW5jaGUgZGVsIHJpY2F0dG8gZGVsbGEg
cHJlc3NvY2jpDW9iYmxpZ2F0YSB0dXRlbGEgc292aWV0aWNhLCBsYSByZXZv
bHVjaW9uIGN1YmFuYSB0cm928iBiZW4gcHJlc3RvIGxhIHN1YQ1ub3JtYXRp
dml6emF6aW9uZSBkaXNjaXBsaW5hcmUpPw0NSWwgZGlsZW1tYSwgcG9zdG8g
bmVpIHN1b2kgdGVybWluaSBwafkgZ2VuZXJhbGksIOggZHVucXVlOiBjb21l
IGV2aXRhcmUgZGkNaW5kdWxnZXJlIG5lbCAidGFudG8gcGVnZ2lvIHRhbnRv
IG1lZ2xpbyIsIHF1YW5kbyBzaSByYWdpb25hIG5laSB0ZXJtaW5pIGRlbGwn
b2JpZXR0aXZvIGZpbmFsZSBlLCBhbGwnb3Bwb3N0bywgY29tZSBldml0YXJl
IGRpICJsYXZvcmFyZSBwZXIgaWwgcmUgZGkNUHJ1c3NpYSIsIHF1YW5kbyBz
aSBjZXJjYSBkaSBwZXJzZWd1aXJlIGwnaW50ZXJlc3NlIGltbWVkaWF0byBk
ZWwgcHJvbGV0YXJpYXRvLCBkb3ZlbmRvIGluIHF1ZXN0J3VsdGltbyBjYXNv
IGFkZGl2ZW5pcmUgYSBxdWFsY2hlIGZvcm1hIGRpIGNvbXByb21lc3NvLCBj
b24gaWwgY29uc2VndWVudGUgcmlzY2hpbyBkaSByYWZmb3J6YXJlIGxlIGNh
cGFjaXTgIGRpIHJlZ29sYXppb25lIGludGVybmEgZGVsIHNpc3RlbWEgPyEN
DUQnYWx0cm9uZGUsIHNpIHRyYXR0YSBkZWxsbyBzdGVzc28gcHJvYmxlbWEg
Y2hlIHBvbmUgbGEgYmF0dGFnbGlhIHBlciBpbA1zYWxhcmlvIChuZWxsYSBz
dWEgYWNjZXppb25lIHBp+SBhbXBpYSkuIFRhbGUgYmF0dGFnbGlhIOggaW5m
YXR0aSBpbmVsdWRpYmlsZSwgdmlzdG8gY2hlIGRhIGVzc2EgZGlwZW5kZSBp
bCBsaXZlbGxvIGRpIHZpdGEgZGVsIHByb2xldGFyaWF0bywgbWEg6CBhbmNo
ZSB1bmEgYmF0dGFnbGlhIGNoZSwgZGkgcGVyIHPpLCByaW1hbmUgc29zdGFu
emlhbG1lbnRlIGludGVybmEgYWwgc2lzdGVtYS4NDURhIHF1ZXN0byBwdW50
byBkaSB2aXN0YSwgcGVy8iwg6CBwb3NzaWJpbGUgdHJhcnJlIHVuYSB1bidp
bmRpY2F6aW9uZQ1mb25kYW1lbnRhbGU6IGxhIHJpc29sdXppb25lIGRlbGxh
IGNvbnRyYWRkaXppb25lIG5vbiBwdfIgZXNzZXJlIHRyb3ZhdGEgbmVpDXRl
cm1pbmkgZGVsbGEgY29udHJhZGRpemlvbmUgc3Rlc3NhLiBJbmZhdHRpLCBs
YXZvcm8gc2FsYXJpYXRvIGUgY2FwaXRhbGUNc29ubyBkdWUgIm9wcG9zdGki
IGNoZSBzaSByaWNoaWFtYW5vIG5lY2Vzc2FyaWFtZW50ZSwgZHVlIHBvbGkg
ZGlhbGV0dGljaToNZW50cmFtYmkgcG9zc29ubyBlc2lzdGVyZSBzb2x0YW50
byBpbiBmdW56aW9uZSBkZWxsJ2FsdHJvLiBJbCByYWZmb3J6YW1lbnRvDWRl
bCAicG9sbyBwcm9sZXRhcmlvIiwgZGkgcGVyIHPpLCDoIHVuYSBwcmVtZXNz
YSBuZWNlc3NhcmlhLCBtYSBub24Nc3VmZmljaWVudGUgcGVyIHJpc29sdmVy
ZSBsYSBjb250cmFkZGl6aW9uZTsgYWZmaW5jaOkgY2nyIHBvc3NhIGFjY2Fk
ZXJlLCBpbA1sYXZvcm8gc2FsYXJpYXRvIGRldmUgc2FwZXIgZ2l1bmdlcmUg
YSBuZWdhcmUgc2Ugc3Rlc3NvIGNvbWUgdGFsZSwgY29uIGNp8iwNbmVnYW5k
byBhbCBjb250ZW1wbyBsJ2ludGVybyByYXBwb3J0byBkaWFsZXR0aWNvIGNo
ZSBsbyBsZWdhIGFsIGNhcGl0YWxlLiBMJ2FudGFnb25pc21vIGVzcHJpbWVu
dGVzaSBzdWwgdGVycmVubyBkZWwgc2FsYXJpbyBub24gZ2l1bmdlIGEgc3Bl
enphcmUgbGENbG9naWNhIHNpc3RlbWljYSBkaSBxdWVzdG8sIHNpbmNo6SBu
b24gcmllc2NlIGEgcmljb25vc2NlcnNpIGNvbWUNZXNwcmVzc2lvbmUgZGkg
dW5hIHJhZGljYWxlIGF1dG9ub21pYSBkaSBjbGFzc2UsIGZ1b3JpIGUgY29u
dHJvIGxlDWNvbXBhdGliaWxpdOAgc2lzdGVtaWNoZSBkZWwgY2ljbG8gYWNj
dW11bGF0aXZvIGRlbGxhIHZhbG9yaXp6YXppb25lLg0NQWxsbyBzdGVzc28g
bW9kbywgbGUgY3Jpc2kgaW50ZXJpbXBlcmlhbGlzdGljaGUgY29zdGl0dWlz
Y29ubyBjZXJ0YW1lbnRlIHVuDWVsZW1lbnRvIGRpIGRlc3RhYmlsaXp6YXpp
b25lIGRlbCBmcm9udGUgY2FwaXRhbGlzdGljbyBlIGRlbCBjaWNsbw1jb21w
bGVzc2l2byBkZWwgdmFsb3JlLCBtYSBub24gY29udGVuZ29ubyBpbiBz6SBs
YSBzb2x1emlvbmUgZGVpIGNvbmZsaXR0aQ1uZWNyb2dlbmkgY2hlIGluZWx1
dHRhYmlsbWVudGUgaW5uZXNjYW5vOiBlc3NlIGFwcm9ubyBjb250cmFkZGl6
aW9uaSwgbWEgbm9uDW9mZnJvbm8gZGkgcGVyIHNlIHN0ZXNzZSBpbCBwcmlu
Y2lwaW8gcmlzb2x1dGl2byBkaSBhbGN1bmNo6S4gTGEgc29sdXppb25lLA1h
bmNvcmEgdW5hIHZvbHRhIHB18iB2ZW5pcmUgc29sdGFudG8gZGFsIHByb2xl
dGFyaWF0byBjaGUsIG5lZ2FuZG9zaSBxdWFsZQ1pbmRpc3BlbnNhYmlsZSBm
YXR0b3JlIGRlaSByYXBwb3J0aSBkaSBwcm9kdXppb25lIGNhcGl0YWxpc3Rp
Y2ksIHB18g1naXVuZ2VyZSBhIHRyYXNmb3JtYXJzaSBpbiBhZ2VudGUgc3Rv
cmljbyBzb2NpYWxlLCBsaWJlcmFuZG8gc2Ugc3Rlc3NvIG5lbGxvDXNjYXJk
aW5hbWVudG8vYWJvbGl6aW9uZSBkaSBxdWVpIHJhcHBvcnRpLCBhbGwnaW50
ZXJubyBkZWxsZSBtb2x0ZXBsaWNpDWZyYXppb25pIGltcGVyaWFsaXN0aWNo
ZSBpbiBjb25mbGl0dG8gdHJhIGRpIGxvcm8gKGlsIGZhbW9zbyBwYXNzYWdn
aW8gZGFsbGENY2xhc3NlIGluIHPpIGFsbGEgY2xhc3NlIHBlciBz6SwgYWxs
YSBjbGFzc2UsIGNpb+gsIGNvbWUgc29nZ2V0dG8gY29sbGV0dGl2bw1yaXZv
bHV6aW9uYXJpbykuDQ1DafIgZGV0dG8sIG92dmlhbWVudGUsIHR1dHRhIGxh
IGNvbmZpZ3VyYXppb25lIGNvbmNyZXRhIGRlbGwnYXppb25lDXJpdm9sdXpp
b25hcmlhIHJpbWFuZSBhbmNvcmEgZGEgZGVmaW5pcmUuIE1hIHByaW1hIGRp
IGdpdW5nZXJlIGEgcXVlc3RvDW9jY29ycmUgY29tcGllcmUgdW4gdWx0ZXJp
b3JlIHBhc3NhZ2dpbyBjb25jZXR0dWFsZS4gUGVyIHVzY2lyZSBkYWxsZSBz
ZWNjaGUNaW4gY3VpIGlsICJtb3ZpbWVudG8iIHNpIOggYXR0dWFsbWVudGUg
YXJlbmF0byBub24gcG9zc2lhbW8gY2hlIHBvcnJlIGFsDWNlbnRybyBkZWxs
YSByaWZsZXNzaW9uZSBjafIgY2hlIGluIHF1ZXN0aSBhbm5pIOggc3RhdG8g
Y29zdGFudGVtZW50ZQ1yaW1vc3NvOiBkb3ZlIHZvZ2xpYW1vIGFycml2YXJl
PyBEb2JiaWFtbyBpbnNvbW1hIGZhcmUgdW5vIHNmb3J6byBwZXINcmltZXR0
ZXJlIGFsIGNlbnRybyBkZWwgZGliYXR0aXRvIGkgY29uY2V0dGkgZGkgcml2
b2x1emlvbmUgZSBjb211bmlzbW8uDQ1FJyBvdnZpbyBjaGUgbm9uIHNpIHRy
YXR0YSBkaSBwcmVwYXJhcmUgInJpY2V0dGUgcGVyIGwnb3N0ZXJpYQ1kZWxs
J2F2dmVuaXJlIi4gUHJvZ2V0dGluaSBiZWxsaSBlIHByb250aSBub24gY2kg
aW50ZXJlc3Nhbm8uIE1hIHF1YWxjb3NhDXN1bCB0ZW1hIGRlbGwnImFsdHJv
IG1vbmRvIHBvc3NpYmlsZSBlIG5lY2Vzc2FyaW8iIG9jY29ycmVy4CBwdXIg
ZGlybG8hIEFsDWNvbnRyYXJpbyAoY29tZSBhYmJpYW1vIHBp+SB2b2x0ZSBz
ZWduYWxhdG8sIGRhIHF1YW5kbyBkZW51bmNpYW1tbyBpbA0iR3JhbmRlIElu
Y2l1Y2lvIiBjb25zdW1hdG9zaSBkaWV0cm8gbGUgcXVpbnRlIGRlbCBwdXIg
b2NlYW5pY28gcmFkdW5vIGRlbA1Tb2NpYWwgRm9ydW0gRXVyb3BlbyBkaSBG
aXJlbnplKSwgbCdpbXByZXNzaW9uZSBnZW5lcmFsZSDoIGNoZSwgbm9ub3N0
YW50ZQ1sbyBzbG9nYW4gY2hlIGhhIGNhcmF0dGVyaXp6YXRvIGlsICJtb3Zp
bWVudG8iIGRhIFNlYXR0bGUgaW4gcG9pLA1sJ2ltbWFnaW5hcmlvIGNvbGxl
dHRpdm8gYW50YWdvbmlzdGEgc2lhIGRpIGZhdHRvIGluY2FwYWNlIGRpIGlu
bmFsemFyc2kgYWwNZGkgc29wcmEgZGVsIGNvbnRpbmdlbnRlLCBxdWFzaSBj
aGUgbm9uIHNpYSBpbiBncmFkbyBkaSBhbmRhcmUgb2x0cmUgaWwNcHJlc2Vu
dGUsIHNlIG5vbiBuZWxsYSBmb3JtYSBkaSB1biBxdWFsY2hlIHBhcnppYWxl
IGFnZ2l1c3RhbWVudG8gZGkgbmF0dXJhDW1pY3JvLWFzc2lzdGVuemlhbGUg
KHZlZGkgbGUgT25nKSwgbyBkaSB1biB2ZWxsZWl0YXJpbyByaXRvcm5vIGEg
Zm9ybWUgZGkgLg1yZWdvbGF6aW9uaXNtbyBuZW8vcG9zdC9jcmlwdG8ta2V5
bmVzaWFuby4NDTMuIElsICJtb3ZpbWVudG8iIGRhbCBuby1nbG9iYWwgYWwg
bm8tbGliZXJpc20uDQ0NRGEgcXVlc3RvIHB1bnRvIGRpIHZpc3RhLCBzb3J2
b2xhbmRvIHN1bGwnZXF1aXZvY2EgcGFyb2xhIGQnb3JkaW5lDSJuby1nbG9i
YWwiIChwcmVnbmEgZGkgdmFsZW56ZSBlZCBhbGx1c2lvbmkgYWxtZW5vIG9y
aWdpbmFyaWFtZW50ZSBlc3Bvc3RlLA1hZGRpcml0dHVyYSwgYWwgcmlzY2hp
byBkaSAuIHJlZ3Jlc3Npdml04CksIGxhIHN0ZXNzYSBjcml0aWNhIGFsDW5l
by1saWJlcmlzbW8gZXJhIGdp4CBkaSBwZXIgc+kgZnVvcnZpYW50ZTogZXNz
YSAgbmFzY29uZGV2YSBpbCBzb3R0aW50ZXNvDWNoZSBsJ2FsdHJvIG1vbmRv
IHBvc3NpYmlsZSBmb3NzZSBwdXIgc2VtcHJlIGVzcGVyaWJpbGUgYWxsJ2lu
dGVybm8gZGkgdW4Nb3JpenpvbnRlIGltbXV0YWJpbG1lbnRlIGNhcGl0YWxp
c3RpY28sIG1hIHNvbHRhbnRvIHBp+SByZWdvbGFtZW50YXRvIGUNdGVtcGVy
YXRvLiBJbCBuZW8tbGliZXJpc21vIGFwcGFyaXZhIGVkIGFwcGFyZSwgaW5m
YXR0aSwgY29tZSB1bmEgZGVsbGUNdGFudGUgZm9ybWUgcG9zc2liaWxpIGRp
IGNhcGl0YWxpc21vIC0gbGEgcGn5IHNlbHZhZ2dpYSBlIGNydWRlbGUgLSwg
Y3VpIHNpDXBvdHJlYmJlICJsZWdpdHRpbWFtZW50ZSIgY29udHJhcHBvcm5l
IHVuJ2FsdHJhIHBp+SB1bWFuaXRhcmlhLg0NSWwgcGFzc2FnZ2lvIGRhbCAi
bW92aW1lbnRvIG5vLWdsb2JhbCIsIGEgcXVlbGxvICJuby1saWJlcmlzbSIs
IHNpbm8gcG9pIGENcXVlbGxvICJuby13YXIiLCBoYSBzZWduYXRvIHNpY3Vy
YW1lbnRlIHVuIHRyZW5kIGVzdHJlbWFtZW50ZSBwb3NpdGl2byBkYSB1bg1w
dW50byBkaSB2aXN0YSBxdWFudGl0YXRpdm8sIG1hIGFsIGNvbnRlbXBvIGhh
IHJhcHByZXNlbnRhdG8gdW4gYW5kYW1lbnRvDW5vbiBsaW5lYXJlLCBuZWwg
cHJvZ3JlZGlyZSB2ZXJzbyBsYSBtZXNzYSBhIGZ1b2NvIGRlaSBwcm9ibGVt
aSByZWFsaQ1hbGwnb3JkaW5lIGRlbCBnaW9ybm8uDQ1JbCBwcmltbywgYmVu
dmVudXRvIHNjYXJ0byB2ZXJzbyBsJ2FudGktbmVvbGliZXJpc21vLCBtYW5p
ZmVzdGF0b3NpIGNvbg1pcnJlZnV0YWJpbGUgZXZpZGVuemEgbmVsbGUgZ2lv
cm5hdGUgZGkgTml6emEgZSBwb2ksIHNvcHJhdHR1dHRvLCBkaSBOYXBvbGkN
ZSBkaSBHZW5vdmEgKDIwMDEpLCByZWPyIGFsIHN1byBpbnRlcm5vIHVuIGZv
cnRlLCBwcm9wb3NpdGl2byByaXRvcm5vIHN1bGxhDXNjZW5hIGRlbGxhIGNv
bnRyYWRkaXppb25lIGNhcGl0YWxlLWxhdm9ybyAoZSBwcm92YSBuZSBmdSBp
bCBydW9sbyBzZW1wcmUNcGn5IGNlbnRyYWxlIGNoZSwgcGVyIHR1dHRhIHVu
YSBmYXNlLCBsJ3VuaXZlcnNvIGRlbCBzaW5kYWNhbGlzbW8gZGkgYmFzZQ1l
c2VyY2l08iwgcXVpIGRhIG5vaSwgYWxsJ2ludGVybm8gZGVsbGUgZGluYW1p
Y2hlIC0gcHVydHJvcHBvLCBub24gY2VydG8Nc2VtcHJlIHRyYXNwYXJlbnRp
LCBu6SBlc2VudGkgZGEgdmV0dXN0aSBhdXRvcmVmZXJlbnppYWxpc21pIGVs
aXRhcmkgZQ1wb2xpdGljaXN0aWNpIC0sIGNoZSBzb3ByYXNzZWRldHRlcm8g
YWxsJ2luZGl6aW9uZSBkZWdsaSBhcHB1bnRhbWVudGkNbWV0cm9wb2xpdGFu
aSBzdSBjdWksIGRpIHZvbHRhIGluIHZvbHRhLCBpbCBtb3ZpbWVudG8gc2Vw
cGUgdmFsaWRhbWVudGUNc2NlZ2xpZXJlIHNlIHJpY29ub3NjZXJzaSBvIG1l
bm8pLiBFIHByb3ByaW8gcXVlc3RvIGRhdG8sIGEgbm9zdHJvIGF2dmlzbywN
c2VwcGUgZ2FyYW50aXJlIGxhIHNvc3RhbnppYWxlLCBwb3NpdGl2YSAidGVu
dXRhIGRlbCBtb3ZpbWVudG8iLCBwdXIgZGkNZnJvbnRlIGFsbG8gc2NhdGVu
YXJzaSBkaSB1bmEgc2VtcHJlIHBp+SBkZXRlcm1pbmF0YSBjYW1wYWduYSBk
aSBjcmltaW5hbGUNY3JpbWluYWxpenphemlvbmUgcmVwcmVzc2l2YSwgZGEg
cGFydGUgZGkgIkxvciBTaWdub3JpIiwgZ2l1bnRhIGFsIHN1bw1hcGljZSwg
c3Ugc2NhbGEgcGxhbmV0YXJpYSwgY29uIGxhIGRpY2hpYXJhemlvbmUgZGVs
bGEgImd1ZXJyYSBwcmV2ZW50aXZhLHRvdGFsZSBlZCBpbmZpbml0YSIsIGRh
IHBhcnRlIGRlbCBib3NzIGRlaSBib3NzIGRpIFdhc2hpbmd0b24sIHNlZ3Vp
dGEgYWwNcHJvdnZpZGVuemlhbGUgKHBlciBsdWkpIGF0dGFjY28gYWxsZSBU
d2luIFRvd2Vycy4NDVF1YW5kbyBwb2ksIGRvcG8gbGEgY2FtcGFnbmEgY29u
dHJvIGwnZXggY29tcGFnbnVjY2lvIGRpIG1lcmVuZGUgQmluIExhZGVtLA1z
aSBjb21pbmNp8iBhIGRlbGluZWFyZSBsYSB2ZXJhIGNvbnNpc3RlbnphIGly
cmVmdXRhYmlsZSBlIHRyYWdpY2EgZGVpDWRlbGlyaSBkaSBwb3RlbnphIGRl
bCB2YWNjYXJvIHRleGFubywgbGUgY29uZGl6aW9uaSwgaW4gSXRhbGlhLCBl
cmFubyBhbmRhdGUNbGVudGFtZW50ZSBtb2RpZmljYW5kb3NpOiBzdWxsJ29u
ZGEgZGVpICJ0cmVtaWxpb25pIiBjaGUgYXZldmFubyBjb3N0cmV0dG8NZGUg
ZmFjdG8gQ29mZmVyYXRpICh1bm8gZGVpIGxlYWRlciBwafkgImRlc3RyaSIg
Y2hlIGxhIENnaWwgYWJiaWEgbWFpIGF2dXRvKQ1hIHJpdmVzdGlyZSBzdW8g
bWFsZ3JhZG8gaSBwYW5uaSBkZWwgImNhcG9wb3BvbG8gaW5jYXp6b3NvIiwg
c2lhIHB1ciBmdW9yaQ10ZW1wbyBtYXNzaW1vIGVkIGluIGNoaWF2ZSBtZXJh
bWVudGUgYW50aWJlcmx1c2tvbmlhbmEsIGVkIGFuY2hlIGEgc2VndWl0bw1k
ZWwgbWlsaW9uZSBkZWkgImdpcm90b250aXN0aSIgYXR0aXZhdGlzaSBhbGwn
b21icmEgZGkgdW5hIHJpZGlzY2VzYSBpbg1jYW1wbyBkZWwgInBhcnRpdG8g
ZGVnbGkgc2NhbGZhcmlhbmkiLCBzaSBlcmEgYW5kYXRvIHJpYXR0aXZhbmRv
IGxlbnRhbWVudGUsDWRlbnRybyBpbCAibW92aW1lbnRvIiwgdW4gcHJvY2Vz
c28gZGkgb2dnZXR0aXZvIHNkb2dhbmFtZW50byBkZWxsYSAic2luaXN0cmEN
aXN0aXR1emlvbmFsZSIuDQ1FJyBpbnV0aWxlIHJpbnZhbmdhcmUgcXVpIGds
aSBlcnJvcmkgY2hlIGRpIHZvbHRhIGluIHZvbHRhIGhhIGNvbW1lc3NvLCBh
DWZyb250ZSBkaSBjafIsIGxhIHN0ZXNzYSAic2luaXN0cmEgYW50aWNhcGl0
YWxpc3RpY2EgZGVsIG1vdmltZW50byIgKGkNbm9zdHJpIGNvbXVuaWNhdGkg
c29ubyBzZW1wcmUgc3RhdGkgcHVudHVhbG1lbnRlIGVsb3F1ZW50aSBuZWwg
bWVyaXRvKS4gSWwNZmF0dG8gY2VydG8g6CBjaGUsIHF1ZXN0byBzb3R0ZXJy
YW5lbyBwcm9jZXNzbyBkaSBzbW90dGFtZW50byB2ZXJzbyB1bg1saXZlbGxv
IHNlbXByZSBwafkgZXNwbGljaXRvIGRpIGludGVybG9jdXppb25lIHBp+SBv
IG1lbm8gInVmZmljaWFsaXp6YXRhIiwNY29uIGkgInNpbmlzdHJpIGRpIGdv
dmVybm8iLCBnaXVuc2UgYSBwYWxlc2Fyc2kgbmVsIG1vZG8gcGn5IGV2aWRl
bnRlLCBjb24NaWwgZ2ngIGNpdGF0byBHcmFuZGUgSW5jaXVjaW8gY29uc3Vt
YXRvc2kgYSBGaXJlbnplLCBkb3ZlIC0gc2NyaXZlbW1vIC0NDSJJbCBnb3Zl
cm5vIGhhIGZhdHRvIGJlbmUgaWwgc3VvIHNwb3JjbyBsYXZvcm86IGhhIGlt
cG9zdG8gYWxsJyJvcHBvc2l6aW9uZSINZGkgdXNjaXJlIGFsbG8gc2NvcGVy
dG8sIGNvcnJlc3BvbnNhYmlsaXp6YW5kb2xhIGRpcmV0dGFtZW50ZSBuZWxs
YSBnZXN0aW9uZQ1kaSBxdWVsbCdvcmRpbmUgcHViYmxpY28gc3UgY3VpIOgg
cml1c2NpdG8gYWQgYXBwaWF0dGlyZSBsJyJldmVudG8iIGRpRmlyZW56ZSwg
YW5jaGUgZ3JhemllIGFsIHByZXRlc3RvIG9mZmVydG9nbGkgZGFsbGUgc29s
aXRlIHJvZG9tb250YXRlIGRlaQ1zb2xpdGkgbm90aSBzcGVjaWFsaXN0aSBk
ZWxsYSBkaXNvYmJlZGllbnphIHJpZG90dGEgYSBzcGV0dGFjb2xpbm8uIERh
bCBzdW8NY2FudG8sIGlsIGNlbnRybyBzaW5pc3RyYSBoYSBwb3R1dG8gYWNj
b2xsYXJzaSBxdWVzdGEgcmVzcG9uc2FiaWxpdOAgcGVyY2jpDWluIGdyYWRv
IGRpIHRyb3ZhcmUgYXJlZSBkJ2ludGVybG9jdXppb25lIGRlbnRybyBhbCAi
bW92aW1lbnRvIi4gSW4gYW1waQ1zZXR0b3JpIGRpIHF1ZXN0byBhbGxpZ25h
IGFuY29yYSBsYSBjaGltZXJhIGRpIHVuJyJFdXJvcGEgZGVpIGRpcml0dGki
LCBpbg1ncmFkbyBkaSBpbWJyaWdsaWFyZSBnbGkgc3Bpcml0aSBhbmltYWxp
IGRlbCBtZXJjYXRvIGUgY29udHJvYmlsYW5jaWFyZQ1sJ2VzcGFuc2lvbmUg
aW1wZXJpYWxpc3RpY2Egc3RhdHVuaXRlbnNlLiANTCdlc3BlcmllbnphIGRp
ICJQb3J0byBBbGVncmUgMiINbm9uIOggcGFzc2F0YSBpbnZhbm86IGwnYXJh
YmEgZmVuaWNlIGRlbGxhICJ0ZXJ6YSB2aWEiIHBlcnNldmVyYSBuZWwgc3Vv
DXNlbXByZSBwafkgcGVub3NvIHRlbnRhdGl2byBkaSByaXNvcmdlcmUhIiBb
ZGFsIENvbXVuaWNhdG8gZGkgIlZpcy3gLVZpcyINZGVsIDAzLTExLTAyLCBM
QSBRVUFSVEEgR1VFUlJBIE1PTkRJQUxFIEUnIENPTUlOQ0lBVEFdLg0NRCdh
bHRyb25kZSwgdHJhc2NvcnNpIGFwcGVuYSB1bmEgZG96emluYSBkaSBnaW9y
bmksIGF2ZW1tbyBtb2RvIGRpDWRlbnVuY2lhcmUgY2hlIkRvcG8gbGEgcml1
c2NpdGEgbWFub3ZyYSBkZWwgIkdyYW5kZSBJbmNpdWNpbyANZmlvcmVudGlu
byIsIGNvbnN1bWF0YXNpIG5lbGxhIG5vdHRlIGZyYSBpbCAzMCBlIGlsIDMx
IG90dG9icmUsIHN1bGxhIGN1aSANYmFzZSBsYSAic2luaXN0cmEgZGkgZ292
ZXJubyIgZnUgY29ycmVzcG9uc2FiaWxpenphdGEgYWxsYSANbm9ybWF0aXZp
enphemlvbmUgZGVsIFNvY2lhbCBGb3J1bSBFdXJvcGVvLCBhZGVzc28gc2kg
cmlsYW5jaWEgbGEgcG9zdGE6IHF1ZWxsYSANInNpbmlzdHJhIiwgYmVuIGx1
bmdpIGRhbCBwb3RlciByaXBvc2FyZSBzdWdsaSBhbGxvcmkgZGkgdW5hICJ2
aXR0b3JpYSIgZ2lvY2F0YXNpIA1uZWxsYSBsb2dpY2EgImJpcGFydGl6YW4i
IGRlbGxhIGlkZW9sb2dpYSBkZWxsJyJ1bml04CBuYXppb25hbGUiIGNvbnRy
byBsbyANc3BldHRybyBkaSB1biBzb2NpYWxlIHNlbXByZSBwafkgcmVjYWxj
aXRyYW50ZSwgcmlzcGV0dG8gYWxsYSAgY29sb25penphemlvbmUgZGVsbGEg
cG9saXRpY2EgaXN0aXR1emlvbmFsZSwgZGV2ZSBjb250aW51YXJlIGEgZmFy
c2kgY2FyaWNvIGRlbCANImNvbXVuZSIgaW50ZXJlc3NlIGRlbGwnImF6aWVu
ZGEtcGFlc2UiLg0NVW5hIHZpdHRvcmlhIGRpIFBpcnJvLCBxdWluZGksIGNo
ZSBub24gZGV2ZSBjb25zZW50aXJlIGFsIG51b3ZvIGFzc2UNIlByb2RpLUNv
ZmZlcmF0aS1CZXJ0aW5vdHRpIiBkaSBtb25vcG9saXp6YXJlIGlsIHN1Y2Nl
c3NvIG90dGVudXRvDW5lbGwnaW1wZWRpcmUgaWwgdmVudGlsYXRvIChhZCBh
cnRlISEhKSAic2FjY28gZGkgRmlyZW56ZSIuDQ1JbCBzZXJ2aXppbyBkJ29y
ZGluZSBkZWxsJ2FwcGFyYXRvIGNpZ2llbGxpbm8g6CBzdGF0byBwcm9udGFt
ZW50ZQ1zdXJjbGFzc2F0byBkYWxsYSBzYmlycmFnbGlhIGluIHRvZ2E6IHF1
YW5kbyBkaSB0cmF0dGEgZGkgIm9yZGluZSIgZ2xpIHVuaWNpDXNlcnZpemkg
YWRhdHRpIGFsbGEgYmlzb2duYSByaW1hbmdvbm8gc2VtcHJlIHF1ZWxsaSAi
c2VncmV0aSIsIGZlZGVsaQ1zZXJ2aXRvcmksIGJlbiBzcGVyaW1lbnRhdGkg
bmVsIGNvcnNvIGRpIGx1bmdoaSBhbm5pIGRpIGludGVydmVudGkgcGn5IG8N
bWVubyAiZGV2aWF0aSIhIiBbZGFsIENvbXVuaWNhdG8gZGkgIlZpcy3gLVZp
cyIgZGVsIDE1LTExLTAyLCBDT05UUk8gSUwNVEVSUk9SSVNNTyBESSBTVEFU
TyBTSUFNTyBUVVRUSSBTT1ZWRVJTSVZJISEhXS4NDSA0LiBJbCBtb3ZpbWVu
dG8gZGFsIG5vIHdhciBhbCBwZWFjZSAmIGxvdmUuDQ1MbyBzbGl0dGFtZW50
bywgaW5maW5lLCBkZWxsbyBzdGVzc28gbW92aW1lbnRvIHBlciBsYSBwYWNl
LCBkYWxsJ2luaXppYWxlDSJubyB3YXIiIGFsIHBp+SBnZW5lcmljbyBwYWNp
ZmlzbW8sIGhhIHNlZ25hdG8gbCd1bHRpbW8gcGFzc2FnZ2lvLiBJbCAibm8N
d2FyIiBpbmZhdHRpIChtYSBwb3RyZW1tbyByaXNhbGlyZSBhbCAibm90IGlu
IG15IG5hbWUiIGNoZSwgaW4gb3Bwb3NpemlvbmUNYWxsYSBndWVycmEgYWZn
YW5hLCBlc3ByaW1ldmEgdW4gY2hpYXJvIGNoaWFtYXJzaSBmdW9yaSksIGNv
biBsYSBzdWEgZGlyZXR0YQ1vcHBvc2l6aW9uZSBhbCBjb25mbGl0dG8gaW50
ZXJzdGF0dWFsZSwgYSBxdWVsbGEgZ3VlcnJhIGNpb+ggY2hlIC0gY29uIFZv
bg1DbGF1c2V3aXR6IC0g6CBzb2xvICJsYSBwb2xpdGljYSBjb24gYWx0cmkg
bWV6emkiLCBjb25zZXJ2YSB1biBjYXJhdHRlcmUNcG90ZW56aWFsbWVudGUg
YWxsdXNpdm8gYWQgdW5hIHByZXNhIGRpIGRpc3RhbnphLCBvIGFsbWVubyBh
ZCB1bmEgcXVhbGNoZQ1pbXBsaWNpdGEgZGlzaWxsdXNpb25lLCBuZWkgY29u
ZnJvbnRpIGRlbGxhIHBvbGl0aWNhIHRvdXQgY291cnQgKGVzcHJlc3NhDWNv
biBxdWFsc2lhc2kgbWV6em8pLCAicmltYW5kaSIgY2hlIHNvbm8sIGludmVj
ZSwgdG90YWxtZW50ZSBhc3NlbnRpDW5lbGwnaW5jb25jbHVkZW50ZSBidW9u
aXNtbyBkaSBxdWVsICJwZWFjZSAmIGxvdmUiLCB0cmFzdWRhbnRlDWRhbGwn
aW52b2NhemlvbmUgZGkgdW5hIHBhY2UgInNlbnphIHNlIGUgc2VuemEgbWEi
Lg0NVW5vICJzbGl0dGFtZW50byIgY2hlIGhhIG5vbiBzb2xvIHJlc28gcG9z
c2liaWxlIGlsIGRlZmluaXRpdm8gc2RvZ2FuYW1lbnRvDWRlbGxhIHNpbmlz
dHJhIGlzdGl0dXppb25hbGUsIG1hIGhhIGFsaW1lbnRhdG8gdWx0ZXJpb3Jt
ZW50ZSBsYSBnaeAgZWxldmF0YQ1jb25mdXNpb25lIHN1bGxhIGNvbXBsZXNz
YSBlICJzY2l2b2xvc2EiIHF1ZXN0aW9uZSBkZWxsZSBtb2RhbGl04CBkJ2F6
aW9uZQ1kZWkgbW92aW1lbnRpIGUgZGVsbGUgcHJhdGljaGUgZGVsIGNvbmZs
aXR0by4gRWQg6CBlc3NlbnppYWxlLCBhIHRhbGUNcHJvcG9zaXRvLCBkZW51
bmNpYXJlIGxlIG1pc3RpZmljYW50aSBlIGRpc3RvcmNlbnRpIG9wZXJhemlv
bmkgaWRlb2xvZ2ljaGUNKGluIHNlbnNvIG1hcnhpYW5vKSBkaSBjaGkgdm9y
cmViYmUgaW1wb3JyZSB1bmEgc2NlbHRhICJpbnRlZ3JhbGlzdGljYW1lbnRl
DW5vbi12aW9sZW50YSIgcXVhbGUgdW5pY2EgZm9ybWEgbGVnaXR0aW1hIGRp
IGNvbmZsaXR0byBlIG9wcG9zaXppb25lLiBDb21lDXNlIHVuYSB0YWxlIGlt
cG9zaXppb25lIC0gc2lhIGRldHRvIHBlciBpbmNpc28gLSBub24gZm9zc2Ug
YSBzdWEgdm9sdGEsIGluDXF1YW50byB0YWxlLCB1bmEgdmVyYSBlIHByb3By
aWEgInZpb2xlbnphIiBwZXJwZXRyYXRhIGFpIGRhbm5pIGRpIGNoaSBpbg1x
dWVsbGEgc2NlbHRhIG5vbiBzaSByaWNvbm9zY2UuDQ1MJ3VsdGltbyBwYXJ0
byBsZXR0ZXJhcmlvIGRpIEJlcnRpbm90dGksIGEgY2nyIGRlZGljYXRvLCBu
b25jaOkgaWwgcmV2aXNpb25pc21vIHZlcmdvZ25vc2FtZW50ZSBmYWxzaWZp
Y2FudGUgY2hlIHN1cHBvcnRhIGwnb3NzaW1vcm8gaW5zb3N0ZW5pYmlsZSBk
aSAiQ2FydGEiLCBzZWNvbmRvIGN1aSBzaSBwcmV0ZW5kZSBsZWdnZXJlIGxh
IHZpb2xlbnphIGFybWF0YSBkZWxsYSByZXNpc3RlbnphLCBjb21lIGZvbmRh
bWVudG8gZGkgdW5hIHByZWRpY2F6aW9uZSBkaSAibm9uIHZpb2xlbnphIHNl
bnphIHPpIGUgc2VuemEgbWEiICgib3JhIGUgc2VtcHJlIG5vbiB2aW9sZW56
YSIgIT8hKSwgY2hlIHNhcmViYmUgc2FuY2l0YSBhZGRpcml0dHVyYSBkYWxs
YSBDb3N0aXR1emlvbmUsIHByb3ByaW8gZGEgcXVlbGxhICByZXNpc3Rlbnph
IG5hdGEsIHN0YW5ubyBhIGRpbW9zdHJhcmUgcXVlc3RhIHVsdGVyaW9yZSAi
c3ZvbHRhIi4NDU1hIGxhIGRlbWlzdGlmaWNhemlvbmUgbm9uIGJhc3RhIQ0N
QWwgZGkgbOAgZGVsbGUgb3BlcmF6aW9uaSBpZGVvbG9naWNoZSwgaW5mYXR0
aSwgbGEgc3Bpbm9zYSBxdWVzdGlvbmUgZGVsbGUNZm9ybWUgZGkgbG90dGEg
Y2hlIHNpIHBvc3Nvbm8gZSBkZXZvbm8gYXNzdW1lcmUsIGEgZnJvbnRlIGRp
IHVuYSB2aW9sZW56YQ1yZXByZXNzaXZhIGRhIHBhcnRlIGRlbGxvIHN0YXRv
IHNlbXByZSBwafkgc3Blc3NvIGFyYml0cmFyaWFtZW50ZQ0icHJldmVudGl2
YSIgKHZlZGkgR2Vub3ZhKSwgcmltYW5lIG5vbiBzb2xvIGFwZXJ0YSBtYSwg
cHVydHJvcHBvLCBhbmNoZQ1zY2Fyc2FtZW50ZSBwcmVzZW50ZSBuZWxsZSBy
aWZsZXNzaW9uaSBlIG5lbCBkaWJhdHRpdG8gaW50ZXJuaSBhbA0ibW92aW1l
bnRvIi4gVW5hIHNvcnRhIGRpIHRhYvksIGluc29tbWEsIGNvbWUgdGVzdGlt
b25pYW5vIGFuY2hlIGxlIGVub3JtaQ1kaWZmZXJlbnplIG5lbGxlIHJpc3Bv
c3RlIGRhdGUgcXVlc3QnaW52ZXJubyBhbGwnaW5jaGllc3RhIGRpIENvc2Vu
emENKGJhc2F0YSBzdSByZWF0aSBkaSBvcGluaW9uZSBlIGFzc29jaWF0aXZp
KSBlIHF1ZWxsYSBkaSBHZW5vdmEgKGJhc2F0YSwNaW52ZWNlLCBzdSBlcGlz
b2RpIGRpIHJlc2lzdGVuemEgYWxsZSB2aW9sZW56ZSBkZWxsZSBmb3J6ZSBk
ZWxsJ29yZGluZSkuDURpc3Bhcml04CBnaXVkaXppYXJpZSBvcmEgcGVyYWx0
cm8gInJpdmlzaXRhdGUiIGluIHVuYSBwcm9zcGV0dGl2YSBkaQ1lc3BsaWNp
dG8gcXVhbnRvIHJlcGVudGlubyBpbmFzcHJpbWVudG8gcmVwcmVzc2l2bywg
YW5jaGUgbmVpIGNvbmZyb250aQ1kZWdsaSBpbnF1aXNpdGkgY29pbnZvbHRp
IG5lbGxhIHByaW1hICJvbmRhdGEgY29zZW50aW5hIjsgY2nyLA1ldmlkZW50
ZW1lbnRlLCBpbiBmdW56aW9uZSBkaSBxdWVsIGdlbmVyYWxlIHByb2Nlc3Nv
IGRpIHJhZGljYWxpenphemlvbmUNZGVsbG8gc2NvbnRybyBzdWwgImZyb250
ZSBpbnRlcm5vIiwgY2hlIGkgc2luZ29saSAic3RhdGktZ2VuZGFybWUiIHN0
YW5ubw12aWEgdmlhIHBvcnRhbmRvIGF2YW50aSBpbiBzdHJldHRhIHNpbmVy
Z2lhIGNvbiBsYSAiZ3VlcnJhIGluZmluaXRhIg1zY2F0ZW5hdGEgc3Ugc2Nh
bGEgZ2xvYmFsZSBkYWxsJ2ltcGVyaWFsaXNtbyB5YW5rZWUuDQ1HaeAgaW4g
YWx0cmUgb2NjYXNpb25lIGFiYmlhbW8gZXNwcmVzc28gbGEgbmVjZXNzaXTg
IGRpIHJpdmVuZGljYXJlIHVuDWRpcml0dG8gZGkgcmVzaXN0ZW56YSBuZWkg
Y29uZnJvbnRpIGRlbCBwb3RlcmUsIHF1YW5kbyBlc3NvIHNvc3BlbmRlLCBj
b21lIOgNYWNjYWR1dG8gYSBHZW5vdmEsIGxvICJzdGF0byBkaSBkaXJpdHRv
IGUgbGUgZ2FyYW56aWUgZGVtb2NyYXRpY2hlIiwgcGVycmVwcmltZXJlIHF1
ZWxsJ2ludG9sbGVyYWJpbGUgYWx0ZXJpdOAgY2hlLCBjb24gbGEgc3VhIGNy
aXRpY2EgcHJhdGljby10ZW9yaWNhIGRpIG1hc3NhLCBtZXR0ZSBjb25jcmV0
YW1lbnRlIGluIGZvcnNlIGlsIHN1byBzdGVzc28gZG9taW5pby4gVW4gZGly
aXR0byBkaSByZXNpc3RlbnphLCDoIGJlbmUgZXNzZXJlIGNoaWFyaSwgY2hl
IG5pZW50ZSBoYSBhIGNoZSB2ZWRlcmUgY29uICJpbCBkaXJpdHRvIGRpIGRp
c29iYmVkaXJlIGFsbGUgbGVnZ2kgY2hlIHNpIHJpdGVuZ29ubyBpbmdpdXN0
ZS4gSW4gcXVlc3QndWx0aW1vIGNhc28sIGluZmF0dGksIGxhIGNvbnRlc3Rh
emlvbmUgDXB1bnR1YWxlIGRpIHVuYSBzaW5nb2xhIG5vcm1hIG5vbiBpbmZp
Y2lhIGFmZmF0dG8gaWwgc2lzdGVtYSBkaSBub3JtZSBpbiBxdWFudG8gDXRh
bGUsIGFuemk6IGEgdGFsZSBzaXN0ZW1hIG5lY2Vzc2FyaWFtZW50ZSByaW1h
bmRhLCBwZXJjaOkgcHJlc3VwcG9uZSBsYSANbmVjZXNzaXTgIGRpIHNvc3Rp
dHVpcmUgbGEgbGVnZ2Ugcml0ZW51dGEgaW5naXVzdGEgY29uIHVuJ2FsdHJh
IGNvbnNpZGVyYXRhIA1wafkgZXF1YSwgY29uIGNp8iBzcG9zdGFuZG8gc29s
dGFudG8gaSBjb25maW5pIGRlbGxhIGxlZ2FsaXTgIGVzaXN0ZW50ZSwgDXNl
bnphIHBlcvIgY29udGVzdGFybmUgbCdpbnRyaW5zZWNhIG5hdHVyYSBjb211
bnF1ZSBzb3N0YW56aWFsbWVudGUgDXF1YW50byBhcmJpdHJhcmlhbWVudGUg
aW1wb3NpdGl2YS4gUml2ZW5kaWNhcmUgaWwgZGlyaXR0byBkaSByZXNpc3Rl
bnphIA1zaWduaWZpY2EgaW52ZWNlIGFmZmVybWFyZSBsYSByYWRpY2FsZSBh
dXRvbm9taWEgZGVsIG51b3ZvIHNvZ2dldHRvIA1jb2xsZXR0aXZvIHJpdm9s
dXppb25hcmlvIG9nZ2kgbmFzY2VudGU7IHVuJ2F1dG9ub21pYSBjaGUsIG5l
bGxlIHN1ZSBwafkgDWNvZXJlbnRpIGVkIGVzdHJlbWUgY29uc2VndWVuemUs
IG5lZ2EgbCdvYmJsaWdvIGRpIG9iYmVkaWVuemEgbmVpIGNvbmZyb250aSBk
ZWxsbyANc3RhdG8gZSBkaSB0dXR0ZSBsZSBzdWUgbGVnZ2kiIFtkYWwgQ29t
dW5pY2F0byBkaSAiVmlzLeAtVmlzIiBkZWwgMDEtMDEtMDMsIExlIHZpZSBk
ZWwgIm1vdmltZW50byIgbm9uIHNvbm8gaW5maW5pdGVdLg0NDUQnYWx0cmEg
cGFydGUsIGNvbWUgc3Blc3NvIGkgZmlsb3NvZmkgZGVsbGEgcG9saXRpY2Eg
aGFubm8gcmljb25vc2NpdXRvLCBsbw1zdGF0byBlIGwnb3JkaW5hbWVudG8g
Z2l1cmlkaWNvIGluIGN1aSBlc3NvIGFydGljb2xhIGxhIHByb3ByaWEgY29z
dGl0dXppb25lDWZvcm1hbGUsIGFsdHJvIG5vbiBzb25vLCBkaWV0cm8gbGEg
bG9ybyAgcHJlc3VuemlvbmUgZGkgbmV1dHJhbGl04CBzb2NpYWxlIGUNYXN0
b3JpY2l04CwgY2hlIHVuYSBmb3JtYWxpenphemlvbmUgZGkgcmFwcG9ydGkg
ZGkgZm9yemEgbywgcGn5DXNwZWNpZmljYXRhbWVudGUsIGxhIHNlZGltZW50
YXppb25lIG5vcm1hdGl2aXp6YXRhIGRpIHNwZWNpZmljaSByYXBwb3J0aSBk
aQ1jbGFzc2UuIFRhbGUgImNvbmNyZXRpenphemlvbmUgbm9ybWF0aXZhIiBw
dfIgZXNzZXJlIHBp+SBvIG1lbm8gZmxlc3NpYmlsZSwNYSBzZWNvbmRhIGRl
bGxlIGNpcmNvc3RhbnplLCBtYSBtYWkgYSB0YWwgcHVudG8gbWFsbGVhYmls
ZSBkYSBwb3Rlcg10b2xsZXJhcmUgZGkgdmVkZXIgbWVzc2kgaW4gZGlzY3Vz
c2lvbmUgaSByYXBwb3J0aSBzb2NpYWxpIGRpIHByb2R1emlvbmUgc3UNY3Vp
IGVzc2Eg6CBmb25kYXRhLCBzaWEgcHVyIGluIG1vZG8gb2NjdWx0by4NDVJp
dmVuZGljYXJlIGlsIGRpcml0dG8gZGkgcmVzaXN0ZW56YSAtIGUgbm9uIGNp
IHN0YW5jaGVyZW1vIG1haSBkaQ1yaXBldGVybG8gLSBudWxsYSBoYSBhIGNo
ZSBmYXJlIGNvbiBpIGRlbGlyaSAibG90dGFybWF0aXN0aWNpIjogbGUgYm9t
YmUgZQ1sZSBwaXN0b2xlIHNvbm8gbGUgc29saXRlIGFybWkgZGkgdW5hIHJp
bm5vdmF0YSBzdHJhdGVnaWEgZGVsbGEgdGVuc2lvbmUNY2hlLCBjb21lIHNl
bXByZSwgc2kgYXZ2YWxlIGFuY2hlIGRlaSBzb2xpdGkgImltYmVjaWxsaSBt
YW5pcG9sYXRpIiBvLCBwafkNcHJlY2lzYW1lbnRlLCBkZWdsaSB1c3VhbGkg
Im1hbmlwb2xhdGkgcGVyY2jpIGltYmVjaWxsaSIuDQ1MYSByaXZlbmRpY2F6
aW9uZSBkZWwgZGlyaXR0byBkaSByZXNpc3RlbnphIHByZXN1cHBvbmUsIGFs
IGZvbmRvLCBsYQ1kZW1pc3RpZmljYXppb25lIGRlbGxhIHN1cHBvc3RhIG5l
dXRyYWxpdOAgc29jaWFsZSBkZWxsbyBzdGF0byBlDWRlbGwnb3JkaW5hbWVu
dG8gdmlnZW50ZSwgbm9uY2jpIGlsIGZhdHRvIGNoZSwgY29uIGwnYXZhbnph
cmUgZGVsbGUgbG90dGUgZWQNaWwgYmFsZW5hcmUgZGkgdW4gIm51b3ZvIG1v
bmRvIiwgaWwgInZlY2NoaW8gbW9uZG8iIG1ldHRlcuAgaW4gY2FtcG8gdHV0
dGUNbGUgYXJtaSBkaSBjdWkgcG90cuAgZGlzcG9ycmUgcGVyIGNvbnNlcnZh
cmUgc2Ugc3Rlc3NvLiBPIGZvcnNlIHBlbnNpYW1vIGNoZQ1wYWRyb25pIGUg
cGFkcm9uY2luaSBkaSBxdWVzdG8gbW9uZG8gc2lhbm8gY29z7CBnZW50aWxp
IGRhIGNvbnNlbnRpcmNpIGRpDWNvc3RydWlybmUgaW5kaXN0dXJiYXRpIHVu
IGFsdHJvLCBkb3ZlIHBlciBsb3JvIG5vbiBjaSBwb3Ry4CBjb211bnF1ZSBl
c3NlcmUNYWxjdW4gcG9zdG8gPw0NRSBwdXJ0cm9wcG8sIHByb3ByaW8gcXVl
c3RhIGlsbHVzaW9uZSBkYSAiYW5pbWUgYmVsbGUiIHNlbWJyZXJlYmJlIGVz
c2Vyc2kNb3JtYWkgZGlmZnVzYSBpbiBsYXJnaGUgZmFzY2UgZGVsICJtb3Zp
bWVudG8iLiBDb21lIGRlbnVuY2lhIGdpdXN0YW1lbnRlIGlsDUNvYmFzIGRp
IFRhcmFudG8sIGluIHVuIHJlY2VudGlzc2ltbyBzdW8gY29tdW5pY2F0byAi
c3VsbGUgaW5jaGllc3RlIGRpDUNvc2VuemEgKGUgVGFyYW50bywgcGFzc2Fu
ZG8gcGVyIEdlbm92YSkiIFsxMS01LTAzXToNDQ0iY2kgc2VtYnJhIHVuIHNl
Z25hbGUgZGEgbm9uIHNvdHRvdmFsdXRhcmUgbGEgbWFuY2F0YSByaXVzY2l0
YSBkZWwgcHJlc2lkaW8NY29udm9jYXRvIGluIGNvbmNvbWl0YW56YSBjb24g
bCd1ZGllbnphIGluIENhc3NhemlvbmUgW2EgUm9tYSBpbCA3IG1hZ2dpbw0y
MDAzXS4gWy5dIENpIGxhc2NpYSBhYmJhc3RhbnphIHBlcnBsZXNzaSBpbCBm
YXR0byBjaGUgYW5jb3JhIG9nZ2kgbGENInRhdHRpY2EgZGVsbG8gc3RydXp6
byIgc2lhIGNvc+wgZm9ydGVtZW50ZSBhZG90dGF0YSwgYW5jaGUgc2UgbWFp
DXJpdmVuZGljYXRhIGFwZXJ0YW1lbnRlLiBbLl0gU3RhIGRpdmVudGFuZG8g
aW5zb3Bwb3J0YWJpbGUgbG8gc2ZhY2NpYXRvDWRvcHBpb3Blc2lzbW8gZGkg
Y2hpIHB1ciBjb250aW51YW5kbyBhIHByb2NsYW1hcnNpIGFudGljYXBpdGFs
aXN0YSBlZA1hbnRpc2lzdGVtYSwgcHVyIGNvbnRpbnVhbmRvIGEgcGFybGFy
ZSBkaSAicHJvY2Vzc28gZGkgZmFzZSIgY2hlICJwb3J0ZXLgIGFkDXVuIGFs
bGFyZ2FtZW50byBkZWwgY29uZmxpdHRvIiwgY29udGludWEgaW52ZWNlIGFk
IGVsdWRlcmUgbGUgb2NjYXNpb25pIGRpDWNvbmZyb250byBzdWkgY29udGVu
dXRpLCBpbiBub21lIGRpIGltcHJvYmFiaWxpICJpbmNpdWNpIiBjb2wNY2Vu
dHJvc2luaXN0cmEuIFsuXSBOb24gc2FyZW1vIGNlcnRvIG5vaSBhIGxhbmNp
YXJlIGFuYXRlbWkgZSBzY29tdW5pY2hlDXZlcnNvIGNoaSBjb21waWUgc2Nl
bHRlIGZpbG9pc3RpdHV6aW9uYWxpLCBhIA1wYXR0byBjaGUgcXVlc3RlIHNj
ZWx0ZSBzaWFubyBjb25zYXBldm9saSBlIGNlIG5lIHNpIGFzc3VtYSB0dXR0
ZSBsZSANcmVzcG9uc2FiaWxpdOAgZSBjb25zZWd1ZW56ZS4gRSBjaGUgc29w
cmF0dHV0dG8gbm9uIGRpdmVudGlubyB0ZXJyZW5vIGRpIHNjYW1iaW8iLg0N
DVVuIHRlcnJlbm8gcXVhbnRvIG1haSBpbnF1aW5hdG8gZGEgdW5hIGxvZ2lj
YSBzdHJ1bWVudGFsbWVudGUgcGVydmVyc2EsDW5lbGxhIHN1YSBwcmV0ZXNh
IGRpIGNvc3RyaW5nZXJlIGlsICJtb3ZpbWVudG8iIGRlbnRybyBsZSBwYWx1
ZGkgZGkgdW5hDXByZXN1bnRhICJHcmFuZGUgUG9saXRpY2EiLCBpbiBjdWkg
ZXNzbyBub24gcHXyIGNoZSBmaW5pcmUgc2NoaWFjY2lhdG8gc290dG8NbWFu
b3ZyZSBlIGdpb2NoZXR0aSBwb2xpdGljaXN0aWNpIGRhIGVzc28gZGlmZmlj
aWxtZW50ZSBpbmNvbnRyb2xsYWJpbGkgZSAtDWNvbWUgbGEgc2l0dWF6aW9u
ZSBhdHR1YWxlIHRlbmRlIHB1cnRyb3BwbyBhIGRpbW9zdHJhcmUgLSBpbmV2
aXRhYmlsbWVudGUNY2F1c2EgZGVsbG8gc3ZpbGltZW50bywgZGVsbGEgc3Vh
IHN0ZXNzYSB2YWxlbnphIHByb2dldHR1YWxlLCBhIG1lcmENdmFyaWFiaWxl
IGRpcGVuZGVudGUgZGkgcHJvY2Vzc2kgY29uY2VydGF0aXZpIHR1dHRpIGlu
dGVybmkgYWxsZSBkaW5hbWljaGUNZGVnbGkgYXBwYXJ0aSBpc3RpdHV6aW9u
YWxpIChwYXJ0aXRpY2kgZS9vIHNpbmRhY2FsaSBjaGUgc2lhbm8pIGUsIHF1
aW5kaSwNYWZmYXR0byBzdWJhbHRlcm5pIGFsbGUgdmlnZW50aSBjb21wYXRp
YmlsaXTgIHNpc3RlbWljaGUuDQ1EJ2FsdHJvbmRlLCBzZSBzdWwgZnJvbnRl
IGdpdWRpemlhcmlvIHNpIOggcG90dXRpIGdpdW5nZXJlIGFsbGEgY2l0YXRh
DXN1aWNpZGEgcGFzc2l2aXTgLCB0YWxlIGVzaXRvIG5vbiBwdfIgbm9uIHJp
Y29sbGVnYXJzaSBwcm9wcmlvIGFsbGEgZGVyaXZhDWNvbXBsZXNzaXZhIGNo
ZSBpbCAibW92aW1lbnRvIiBoYSBvZ2dldHRpdmFtZW50ZSBwZXJjb3Jzbywg
Y29uIHNwZXNzbw1pbmNvbnNhcGV2b2xlIGluZXJ6aWFsaXTgLg0NTmVsbGEg
YmF0dGFnbGlhIHBlciBsYSBwYWNlIGNoZSBncmFkdWFsbWVudGUg6CBhbmRh
dGEgYXNzb3JiZW5kbyBsYSB0b3RhbGl04A1kZWxsZSBzdWUgZW5lcmdpZSBt
b2JpbGl0YXRpdmUsIGlsIHZlcm8gbmVtaWNvIC0gcXVlbCBjYXBpdGFsZSBj
aGUgbmVsbGENYmF0dGFnbGlhIGFudGlsaWJlcmlzdGEgZXJhIGNvbXVucXVl
IHByZXNlbnRlIC0g6CB2aWEgdmlhIHNjb21wYXJzbzogbGENZ3VlcnJhIGhh
IGFzc3VudG8gc2VtcHJlIHBp+SBsZSBzZW1iaWFuemUgZGkgdW4gbWVybyBh
Y2NpZGVudGUgZGVsbGEgc3RvcmlhLA1sZWdhdG8sIG5lbGxhICJtaWdsaW9y
ZSIgZGVsbGUgaXBvdGVzaSAodmVpY29sYXRhIGRhIHNldHRvcmkgbm9uIGlt
bXVuaQ1yaXNwZXR0byBhbGxlIGxpdGFuaWUgZGVtb2NyYXRpY2lzdGljaGUg
ZGVpICJzaW5pc3RyaSBkaSBnb3Zlcm5vIiksIGFsbGENc3R1cGlkYSBhcnJv
Z2FuemEgZGVsbCdhdHR1YWxlIGFtbWluaXN0cmF6aW9uZSBzdGF0dW5pdGVu
c2UsIG8sIG5lbGxhDXBlZ2dpb3JlIChkaWZmdXNhIG5lbGwnImFyZWEgY2F0
dG9saWNhIiwgbWFpIGNvc+wgdmljaW5hIGFsIHByb3ByaW8gbGVhZGVyDW1h
eGltbyBkJ29sdHJlIFRldmVyZSksIGFkIHVuYSBxdWFsY2hlIG9zY3VyYSBl
IG1hbGlnbmEgdGFyYSBkZWxsYSBzdGVzc2ENbmF0dXJhIHVtYW5hLg0NDTUu
IEFudGljYXBpdGFsaXNtbzogYW5ubyB6ZXJvPw0NDUxhIHB1ciBnaXVzdGEg
YXNwaXJhemlvbmUgYWQgYWxsYXJnYXJlIGlsIGZyb250ZSBkZWxsYSBwcm90
ZXN0YSBoYSBmaW5pdG8sDWluc29tbWEsIHBlciBhbm5hY3F1YXJlIGkgY29u
dGVudXRpIGFudGljYXBpdGFsaXN0aWNpIGRlbGxhIHByb3Rlc3RhIHBlciBs
YQ1wYWNlLiBEYSBwYXJ0ZSBkaSB0dXR0ZSBsZSBjb21wb25lbnRpIHBp+SBj
b2VyZW50ZW1lbnRlIGFudGFnb25pc3RpY2hlIGRlbA0ibW92aW1lbnRvIiBz
aSBzYXJlYmJlIGRvdnV0byBjb250aW51YW1lbnRlIHJpYmFkaXJlIGNoZSBp
bCBuZW9saWJlcmlzbW8gbm9uDeggYWx0cm8gY2hlIGwndW5pY28gY2FwaXRh
bGlzbW8gb2dnaSBwb3NzaWJpbGUsIGRvcG8gdHJlbnQnYW5uaSBkaQ1zdGFn
bmF6aW9uZSBkZWxsYSB2YWxvcml6emF6aW9uZSBlIGxhIGNvbnNlZ3VlbnRl
IHJpY2VyY2EsIGFsbG8gc3Rlc3NvIHRlbXBvDXNwcmVnaXVkaWNhdGEgZSBk
aXNwZXJhdGEsIGRpIG51b3ZlIGZvbnRpIGRpIHByb2ZpdHRvOyBjb3PsIGNv
bWUgc2kgc2FyZWJiZQ1kb3Z1dG8gZGVudW5jaWFyZSBpbnN0YW5jYWJpbG1l
bnRlIGlsIGZhdHRvIGNoZSBsYSBndWVycmEgbm9uIOggYWx0cm8gY2hlIGxh
DXByb3NlY3V6aW9uZSBkZWwgbmVvbGliZXJpc21vIGNvbiBhbHRyaSBtZXp6
aSwgZG9wbyBjaGUgaWwgbmVvbGliZXJpc21vDXN0ZXNzbyBzaSDoIG1vc3Ry
YXRvIGluY2FwYWNlIGRpIHJpc29sdmVyZSBsYSBjcmlzaSBzdHJ1dHR1cmFs
ZSBjaGUgYXR0YW5hZ2xpYSBpbCBjYXBpdGFsZSBlIGNoZSBzdGEgY29uc2Vn
dWVudGVtZW50ZSByaWFjdXRpenphbmRvIGkgY29uZmxpdHRpIGludGVyaW1w
ZXJpYWxpc3RpY2kuDQ1UdXR0byBxdWVzdG8gbm9uIOggc3RhdG8gZGV0dG8s
IG8gY29tdW5xdWUgbm9uIGEgc3VmZmljaWVuemEuIEluIG1vbHRpIGhhbm5v
DXByZWZlcml0byBsYXNjaWFyZSBsYSBwYXJvbGEgYWkgbmVvZml0aSBkaSB1
biBwYWNpZmlzbW8gYXNmaXR0aWNvIGUvbw1tb3JhbGlzdGljaGVnZ2lhbnRl
LCBnaeAgcGF0cm9jaW5hdG9yaSBkZWxsYSAiZ3VlcnJhIHVtYW5pdGFyaWEi
IGRlaSBCYWxjYW5pDShjb21lIGkgInNpbmlzdHJpIGRpIGdvdmVybm8iIG8g
bG8gc3Rlc3NvIHBhcGEpLCBlIG5hc2NvbmRlcmUgbGEgcHJvcHJpYQ1wb2No
ZXp6YSBkaWV0cm8gc2VybW9uaSB0YW50byBwafkgYXVsaWNpIHF1YW50byBw
afkgY3JpdGljYW1lbnRlaW5jb25zaXN0ZW50aS4gUGVyY2jpPyBQZXIgb3Bw
b3J0dW5pc21vIHBvbGl0aWNvPyANQ2VydGFtZW50ZSEgUGVyIGNvbmZ1c2lv
bmUgdGVvcmljYSwgZGF0YSBsJ2FjY296emFnbGlhIGRpIHBzZXVkb3Rlb3Jp
enphemlvbmkgY2hlIHNpIHNvbm8gYWZmYXN0ZWxsYXRlIGluIHF1ZXN0aSB1
bHRpbWkgdmVudCdhbm5pPyBEaSBzaWN1cm8hIE1hIGZvcnNlIA1jJ+ggYW5j
aGUgcXVhbGNvcydhbHRybywgZGkgcGn5IHByb2ZvbmRvLiBTZSDoIHZlcm8g
cXVhbnRvIGFiYmlhbW8gZGV0dG8gYSANcHJvcG9zaXRvIGRlbCByYXBwb3J0
byB0cmEgY2FwaXRhbGlzbW8sIG5lb2xpYmVyaXNtbyBlIGd1ZXJyYSwgYWxs
b3JhIGxhIA1naXVzdGEgZmVybWV6emEgY29uIGN1aSBpbCAibW92aW1lbnRv
IiBoYSBzYXB1dG8gc2NoaWVyYXJzaSBhbCBmaWFuY28gZGVsIA1wb3BvbG8g
aXJhY2hlbm8sIGNvbmRhbm5hbmRvIGwnYWdncmVzc2lvbmUgaW1wZXJpYWxp
c3RpY2EgZGVsIERyLlN0cmFuZ2Vsb3ZlIA1CdXNoIEpyLiBlIHN0aWdtYXRp
enphbmRvLCBhbCBjb250ZW1wbywgaWwgZGlzcG90aXNtbyBkZWwgc2F0cmFw
byBTYWRkYW0gDShkZWdubyBlc2VtcGlvIGRlZ2xpIGlubnVtZXJldm9saSBn
b3Zlcm5pIGZhbnRvY2NpbyAiaW5zZWRpYXRpIiBkYWdsaSANVXNhLCBuZWwg
Y29yc28gZGVsbGEgbG9ybyBzdG9yaWEpLCBsYXNjaWEgY29tdW5xdWUgYXBl
cnRvIHVuIGlucXVpZXRhbnRlIA1pbnRlcnJvZ2F0aXZvOiAibm9pIiBjb24g
Y2hpIHN0aWFtbz8gcGVyIGNoZSBjb3NhIGNpIGJhdHRpYW1vPw0NUHVydHJv
cHBvLCBkYSBxdWVzdG8gcHVudG8gZGkgdmlzdGEsIOggY29tZSBzZSBjaSB0
cm92YXNzaW1vIGFsbCciYW5ubw16ZXJvIi4gRScgaW51dGlsZSBuYXNjb25k
ZXJjaSwgaW5mYXR0aSwgY2hlIGxhIGNhZHV0YSBkZWwgYmxvY2NvIHNvdmll
dGljbyDoDWdpdW50YSBhIHJhcHByZXNlbnRhcmUsIG5lbGwnaW1tYWdpbmFy
aW8gY29sbGV0dGl2bywgbGENInF1YXNpLWRpbW9zdHJhemlvbmUiIGRlbGwn
aW1wb3NzaWJpbGl04CBkaSB1bidhbHRlcml04CBjb21wbGVzc2l2YSBkaQ1z
aXN0ZW1hLiBFIG5vaSBjaSB0cm92aWFtbyBxdWluZGkgbmVsbGEgc2NvbW9k
YSBzaXR1YXppb25lIGRpIGRvdmVyDXJpdmVuZGljYXJlIGxhIHNwaW50YSBp
ZGVhbGUgY2hlIGhhIG1vc3NvIGdyYW5kaSBtYXNzZSBkaSByaXZvbHV6aW9u
YXJpDWFuY2hlIGFsbCdlc3RyZW1vIHNhY3JpZmljaW8sIHBlciB0ZW50YXJl
IGRpIGNvc3RydWlyZSB1biBtb25kbyBkaXZlcnNvLCBlDWFsIGNvbnRlbXBv
IGRpIGRvdmVyIGNyaXRpY2FyZSwgc2VuemEgYW1iaWd1aXTgIGFsY3VuYSwg
aSBtZXp6aSBlIGdsaSBlc2l0aQ1jaGUgcXVlbCB0cmFnaWNvIG1hIHB1ciBn
cmFuZGlvc28gZXNwZXJpbWVudG8gaGEgcG9ydGF0byBjb24gc+kuDQ1Eb2Ji
aWFtbyBpbnNvbW1hIG1hcmNhcmUgdW5hIG5ldHRhIGRpZmZlcmVuemEgcmlz
cGV0dG8gYSBxdWVsbCdlc3BlcmllbnphDXN0b3JpY2EsIHNlbnphIG1haSBk
aW1lbnRpY2FyZSwgdHV0dGF2aWEsIGxlIGJlbiBkaWZmaWNpbGkgY2lyY29z
dGFuemUNY29uY3JldGUgaW4gY3VpIGVzc2EgaGEgYXZ1dG8gbHVvZ28uIERv
YmJpYW1vIGVzc2VyZSBpbiBncmFkbyBkaSBkaXN0aW5ndWVyZQ1sZSByZXNw
b25zYWJpbGl04CBzb2dnZXR0aXZlLCBpbXB1dGFiaWxpIGFsbGEgZGVyaXZh
IGluIHNhbHNhDXBvbGl0aWNvLWlzdGl0dXppb25hbC1zdGF0b2xhdHJpY2Eg
aW5uZXNjYXRhIGRhbGxhIFNlY29uZGEgSW50ZXJuYXppb25hbGUsDXNpYSBz
dWwgdmVyc2FudGUgc29jaWFsZGVtb2NyYXRpY28gcmlmb3JtaXN0YSwgY2hl
IHN1IHF1ZWxsbyBnaWFjb2Jpbm8Ncml2b2x1emlvbmFyaW8gZGVsIGxlbmlu
aXNtbyBlIGRlbGxhIHN1YSBlc3RyZW1hIGRlZ2VuZXJhemlvbmUgc3RhbGlu
aWFuYSAoZQ1zdSBxdWVzdG8gb2Njb3JyZSBzYW56aW9uYXJlIGRlbGxlIG5l
dHRlIGRpc3Rpbnppb25pLCBhbmNoZSBwZXIgbm9uIGNhZGVyZQ1uZWxsYSB0
cmFwcG9sYSBkZWxsJ2F1dG9tYXRpY2EgImZpbGlhemlvbmUgTWFyeC1MZW5p
bi1TdGFsaW4iKSwgZGFsbGUNY29uZGl6aW9uaSBvZ2dldHRpdmUgY2hlIGlu
IGxhcmdhIHBhcnRlIGhhbm5vIGRyYW1tYXRpY2FtZW50ZSBjb25kaXppb25h
dG8NZ2xpIGVzaXRpIGRpIHF1ZWxsZSB2aWNlbmRlIHN0b3JpY2hlLCBpbmZy
YW5nZW5kbyBsJ2lsbHVzaW9uZSBuZWZhc3RhIGRpIHVuYQ1wb2xpdGljYSBl
cmV0dGFzaSBhZCBhdXRvbm9tYSBmYWNpdHJpY2UgZGVsbGEgc3RvcmlhLCBh
bCBkaSBs4CBlIGNvbnRybyBsZQ1zdXJkZXRlcm1pbmFudGkgc3BlY2lmaWNh
emlvbmkgY29uY3JldGUgZGkgcXVlc3RhLg0NRCdhbHRyb25kZSwgbGEgcml2
b2x1emlvbmUsIGNvbXVucXVlIHNpIHBvdHLgIHByZXNlbnRhcmUsIG5vbiBz
YXLgIGNlcnRvIHVucHJhbnpvIGRpIGdhbGEsIGUgYWZmaW5jaOkgbGEgc3Rl
c3NhIGlkZWEgZGkgZXNzYSBwb3NzYSBhcHBhcmlyZSBhbCBjb250ZW1wbw1w
b3NzaWJpbGUgZSBkZXNpZGVyYWJpbGUsIG9jY29ycmUgbW9zdHJhcnNpIGlu
IGdyYWRvIGRpIHJhZ2lvbmFyZSBuZWkNdGVybWluaSBkaSB1biByZWFsaXNt
byBwb2xpdGljbyBjaGUgbm9uIGRpdmVudGkgbWFjaGlhdmVsbGlzbW8gb21v
bG9nbyBhbGxhDWRvbWluYW50ZSBlIGNpbmljYSAicmFnaW9uIHBvbGl0aWNh
IiwgbWEgc2FwcGlhIGNvc3RhbnRlbWVudGUgb3JpZW50YXJzaQ12ZXJzbyB1
bid1dG9waWEgY29uY3JldGEgY2hlIHByZXZlZGEgaW4gc+kgbGEgcmlnb3Jv
c2EgY29lcmVuemEgdHJhIG1lenppIGUgZmluaS4NDU5vbiBwb3NzaWFtbyBw
afkgZHVucXVlIHRhY2VyZSBzdWxsZSBxdWVzdGlvbmkgZGkgcHJvc3BldHRp
dmEgZ2VuZXJhbGUuDUFuY2hlIHBlcmNo6SBsYSBjb2xwYSBwafkgZ3Jvc3Nh
IGRlaSB2aW50aSDoIGFwcHVudG8gcXVlbGxhIGRpIGVzc2VyZSBzdGF0aQ1z
Y29uZml0dGkgZSBhZ2xpIHNjb25maXR0aSBub24gc2kgcGVyZG9uYSBuaWVu
dGUuIEkgcHJvY2Vzc2ksIGNvc+wgY29tZSBsYQ0ic3RvcmlhIiBzdGVzc2Es
IGxpIGZhbm5vIHNlbXByZSBpIHZpbmNpdG9yaSBlIGdsaSBzY29uZml0dGkg
c29ubyBjb2xwZXZvbGkNZmlubyBhIHByb3ZhIGNvbnRyYXJpYTogbCdvbmVy
ZSBkZWxsYSBwcm92YSBzdGEgYSBsb3JvIGNhcmljbyENDUNvbnRybyBkaSBu
b2ksIGR1bnF1ZSwgZ2lvY2EgbCdlbm9ybWUgbWFjaWdubyBkZWxsYSBzY29u
Zml0dGEsIGludGVzYSBzaWENY29tZSBzY29uZml0dGEgZGVsIHNvZ2dldHRv
IGNvbGxldHRpdm8gcml2b2x1emlvbmFyaW8gZGVnbGkgYW5uaSAnNjAtJzcw
LA1zaWEsIHBlciB0cmFnaWNvIHBhcmFkb3NzbywgY29tZSBjcm9sbG8gZGVs
bG8gc3Rlc3NvICJTb2NpYWxpc21vIGlyL1JlYWxlIi4NQSBub3N0cm8gZmF2
b3JlIGdpb2NhLCBpbnZlY2UsIGwnb3JhbWFpIGNvbmNsYW1hdGEgaW5zb3N0
ZW5pYmlsaXTgDWVjb25vbWljYSwgc29jaWFsZSwgYW1iaWVudGFsZSBlIHBp
+SBnZW5lcmFsbWVudGUgdW1hbmEsIGRlbGwnYXR0dWFsZQ1zdmlsdXBwbyBj
YXBpdGFsaXN0aWNvIGNoZSwgbmVsbGEgc3VhIGFuc2lhIGRpIG51b3ZlIGZv
bnRpIGRpIHByb2ZpdHRvLCBub24NZXNpdGEgYSBzY2F0ZW5hcmUgdW5hIGd1
ZXJyYSBpbmZpbml0YS4NDUUgc29wcmF0dHV0dG8sIGNvbWUgYWJiaWFtbyBn
aeAgcGn5IHZvbHRlIGFmZmVybWF0bywgZ2lvY2FubyBhIG5vc3RybyBmYXZv
cmUNcXVlaSAxMTAgbWlsaW9uaSBkaSB1b21pbmkgZSBkb25uZSBzY2VzaSBp
biBwaWF6emEgaWwgMTUgZmViYnJhaW86DSJRdWVzdGEgY29tdW5pdOAgdW1h
bmEgZ2ngIGJlbiAiY29uY3JldGEiLCBzaWEgcHVyIGFwcGVuYSAiaW4gYWJi
b3p6byIsIGhhDWZhdHRvIHByb3ByaWEgZSBwb3RlbnppYXRvIGVzcG9uZW56
aWFsbWVudGUgbGEgY2FyaWNhIGRpIHByb3Rlc3RhIGUgZGVudW5jaWENZGkg
cXVlbCAidmVudG8gZGkgU2VhdHRsZSIgZGEgY3VpIGluIGNlcnRvIHNlbnNv
IOggc3RhdGEgZXZvY2F0YSBlIGluIGZvcnphDWRlbCBxdWFsZSBzaSDoIG1h
dGVyaWFsaXp6YXRhLiBJbCBSZSBjaGUgZ2ngIGVyYSBzdGF0byBjb3N0cmV0
dG8gYSBtb3N0cmFyc2kNbmVsbGEgc3VhIG9ycmVuZGEgIm51ZGl04CIsIOgg
c3RhdG8gdWx0ZXJpb3JtZW50ZSBpbmNhbHphdG86IGxhIHN1YSBsb2dpY2EN
ZGkgZG9taW5pbyBlIGRpIGd1ZXJyYSDoIHN0YXRhIGRlZmluaXRpdmFtZW50
ZSBkaXN2ZWxhdGEgZSByaWZpdXRhdGEgInNlbnphDXNlIGUgc2VuemEgbWEi
ISBbLl0gRGkgZnJvbnRlIGFkIHVuIG1lcmNhdG8gY2hlIG5vbiAiYWNjb2ds
aWUiIHBp+SBtYQ1lbWFyZ2luYSBlZCBlc3BlbGxlLCBkaSBmcm9udGUgYWQg
dW5vIHN0YXRvIGNoZSBub24gIm1lZGlhIiBwafkgbWENZGlzY3JpbWluYSBl
IHJlcHJpbWUsIGRpdmVudGEgcXVhc2kgb2JibGlnYXRhIGxhIHNjZWx0YSBk
aSB0b3JuYXJlIGENcml0cm92YXJzaSwgc3BlenphbmRvIGwnYXRvbWl6emF6
aW9uZSwgYSBtb2JpbGl0YXJzaSBzdXBlcmFuZG8gbGENcGFzc2l2aXp6YXpp
b25lLCBhIGNyaXRpY2FyZSByaWZpdXRhbmRvIGxhIGNvbG9uaXp6YXppb25l
IC4gRSB0YW50byBwafkgdGFsZQ1yZWF6aW9uZSB0ZW5kZSBhZCBpbmNyZW1l
bnRhcnNpLCBkYXZhbnRpIGFsbG8gc2ZvY2lhcmUgZGVsbGEgbW9ydGUgZGVs
bGENcG9saXRpY2EgaW4gdW5hIG9ybWFpIGRpc3BpZWdhdGEgZWQgZXZpZGVu
dGUgcG9saXRpY2EgZGVsbGEgbW9ydGUsDXRvdGFsbWVudGUgY29uaXVnYXRh
IG5lbCBsZXNzaWNvIG1vcnRpZmVybyBkaSB1bmEgZ3VlcnJhIGNvbnRpbnVh
IGUNcGVydmFzaXZhIiBbQ29tdW5pY2F0byBkaSAiVmlzLeAtVmlzIiBkZWwg
MTYtMDItMDMsICIxNSBGZWJicmFpbyAyMDAzIl0uDQ0NSW4gcXVlbGwnYXV0
ZW50aWNhIGVwb2NhbGUgbWFyZWEgdW1hbmEsIGxhIGJhdHRhZ2xpYSBjb250
cm8gaWwgbmVvbGliZXJpc21vDWUgcXVlbGxhIGNvbnRybyBsYSBndWVycmEg
YWxsdWRldmFubyBhbGxhIGxvdHRhIGRpIGNsYXNzZSBjb250cm8gaWwgY2Fw
aXRhbGUNdG91dC1jb3VydC4gTWEgYXBwdW50bywgYWxsdWRldmFubyBlZCBh
bGx1ZG9ubyBzb2x0YW50bywgcGVyIG9yYS4gU3BldHRhIGFpDW1vbmF0dGkg
c292dmVyc2l2aSBkZWxsJ3V0b3BpYSBjb25jcmV0YSBjb211bmlzdGEgY2Vy
Y2FyZSBkaSBmYXJlIGNoaWFyZXp6YSwNbm9uIGNlcnRvICJkYWxsJ2VzdGVy
bm8iLCBtYSBmYWNlbmRvc2kgcGFydGUgaW4gY2F1c2EgYWxsJ2ludGVybm8g
ZGVsbGUNZGluYW1pY2hlIGRpIGZvcm1hemlvbmUgZGkgdW5hIG51b3ZhIHNv
Z2dldHRpdml04CBjb2xsZXR0aXZhIHJpdm9sdXppb25hcmlhLA1zZW56YSB2
ZWxsZWl0YXJpZSBlIHBlcm5pY2lvc2UgcHJldGVzZSBhdmFuZ3VhcmRpc3Rp
Y2hlIGUgc2VuemEgcmludW5jaWF0YXJpZSB0YXR0aWNoZSBjb2Rpc3RpY2hl
IQ0NDTYuIERlcml2ZS4NDQ1BIGZyb250ZSBkaSB0YWxlICJwb3N0YSBzdWwg
cGlhdHRvIiBkZWxsYSBzdG9yaWEsIGxhIG1hbmNhbnphIGRpIHVuYQ1wcm9z
cGV0dGl2YSBnZW5lcmFsZSBjb25kYW5uYSBhbGwnYWZhc2lhIGUgYWxsJ2lt
bW9iaWxpc21vLiBJbiBtYW5jYW56YSBkaQ1lc3NhLCBpbmZhdHRpLCDoIGlt
cG9zc2liaWxlIGFydGljb2xhcmUgaSBuZWNlc3NhcmkgcGFzc2FnZ2kgdGF0
dGljaSBlIGkNcmlzdWx0YXRpIG5vbiBwb3Nzb25vIGNoZSBlc3NlcmUgaSBz
ZWd1ZW50aTogbyBpbCB2ZWxsZWl0YXJpc21vDW1hc3NpbWFsaXN0aWNvLCBj
aGUgc2NhZGUgZmFjaWxtZW50ZSBpbiB1biAidGFudG8gcGVnZ2lvIHRhbnRv
IG1lZ2xpbyINc29zdGFuemlhbG1lbnRlIGluY2FwYWNlIGRpIGFydGljb2xh
emlvbmkgY29udGVzdHVhbGl6emF0ZSBkZWxsYSBwcm9wcmlhDWF6aW9uZSwg
aW4gcXVhbnRvIG9nbmkgY29uY3JldGEgbG90dGEgc3VsIHRlcnJlbm8gZGVp
IGJpc29nbmksICJxdWkgZWQgb3JhIiwNbmVnaGVyZWJiZSBhIHByaW9yaSBs
J2Fzc29sdXRhIHF1YW50byBpbmRldGVybWluYXRhIGFsdGVyaXTgIHByb2Zl
c3NhdGE7IG8sDWFsbCdvcHBvc3RvLCBsJ2FwcGlhdHRpbWVudG8sIHBp+SBv
IG1lbm8gbWFzY2hlcmF0bywgc3VnbGkgc25vZGkgdGF0dGljaSBkZWwNcHJl
c2VudGUsIG5lbGwnb2dnZXR0aXZvIGltcGxpY2l0byBhc3N1bnRvIGRpIHVu
YSBpbmVsdWRpYmlsZSBldGVybml6emF6aW9uZQ1kaSBxdWVzdG8uDQ1VbiBl
c2VtcGlvIGVzdHJlbW8gZGVsIHByaW1vIGNhc28g6CBjb3N0aXR1aXRvIGRh
bGxhIHByYXRpY2EgcG9saXRpY2EgZGkgdW5hDWNlcnRhIHRyYWRpemlvbmUg
YW5hcmNoaWNhLiBBYmJpYW1vIHF1aSBhIGNoZSBmYXJlIGNvbiBsJ3V0b3Bp
YSBhc3RyYXR0YSBkaQ11bmEgc29jaWV04CBkaSBpbmRpdmlkdWkgbGliZXJp
IGRhIHF1YWxzaXZvZ2xpYSBsZWdhbWUgc29jaWFsZS4gTCdpbmRpdmlkdW8N
c3Rpcm5lcmlhbm8sIGwnInVuaWN1bSIsIG5vbiB2aSDoIGNoZSBpbiB2ZXN0
ZSBkaSBtZXJhIGVzdHJlbWl6emF6aW9uZSB0dXR0YQ1wb2xpdGljYSBkZWwg
ImNvZ2l0byIgY2FydGVzaWFubywgYSBzdWEgdm9sdGEgcmlzdWx0YW50ZSBk
YSB1bmENY29uY2V0dHVhbGl6emF6aW9uZSBmaWxvc29maWNhIHNvcnRhIHBl
ciBhc3RyYXppb25lIGRhIHF1ZWxsYSBzZmVyYSBkZWxsYQ1jaXJjb2xhemlv
bmUgZGVsbGUgbWVyY2kgZG92ZSB0cmlvbmZhbm8sIGNvbWUgYXZ2ZXJ0ZSBN
YXJ4LCAibGliZXJ04CwNdWd1YWdsaWFuemEgZSBCZW50aGFtIi4gQWxsYSBy
YWRpY2UgZGkgdW4gc2lmZmF0dG8gImxpYmVydGFyaXNtbyIgc2kgY2VsYQ1k
dW5xdWUsIGluIGJ1b25hIHNvc3RhbnphLCBsJ2F0b21pc21vIGJvcmdoZXNl
IChwYXJhZG9zc2FsbWVudGUsIHByb3ByaW8NY29tZSBwZXIgcXVlbGxhICJz
b2NpZXTgIGNpdmlsZSIgdGFudG8gY2FyYSBhaSBkaXNvYmJlZGllbnRpIT8h
KS4gRSwNY29tdW5xdWUsIG5lc3N1bm8gc2NhbmRhbG8sIGluIHJlYWx04Dog
bGEgY3VsdHVyYSBkZWxsYSBsaWJlcnTgIGluZGl2aWR1YWxlDeggc2VuemEg
ZHViYmlvIGlsIGxhc2NpdG8gImlkZWFsZSIgcGn5IGltcG9ydGFudGUgZGVs
bGEgY2l2aWx04CBib3JnaGVzZS4NVHV0dG8gc3RhIGEgcmljb25vc2Nlcmxv
IGUgZGkgY29uc2VndWVuemEgYSBjYXBpcmUgY2hlIG9jY29ycmUgcGFzc2Fy
ZSBkYQ11bmEgcG9zaXppb25lIGluIGN1aSBsYSBsaWJlcnTgIGRpIGNpYXNj
dW4gaW5kaXZpZHVvIOggaWwgbGltaXRlIGRlbGxhDWxpYmVydOAgZGkgdHV0
dGkgZ2xpIGFsdHJpLCBhZCB1bmEgaW4gY3VpIGxhIGxpYmVydOAgZGkgY2lh
c2N1bm8g6A1jb25kaXppb25lIHBlciBsYSBsaWJlcnTgIGRpIHR1dHRpLiBJ
biBhbHRyaSB0ZXJtaW5pLCBvY2NvcnJlIGFmZnJvbnRhcmUgZQ1jb25zdW1h
cmUgaWwgcGFzc2FnZ2lvIGRhbGwnaW5kaXZpZHVvIGJvcmdoZXNlIGFzdHJh
dHRvLCBhdG9taXN0aWNhbWVudGUNc2VwYXJhdG8gZGEgdHV0dGkgZ2xpIGFs
dHJpLCBhbGwnaW5kaXZpZHVvIHBpZW5hbWVudGUgc3ZpbHVwcGF0byBjaGUg
bm9uIHB18g1jaGUgZXNzZXJlIGluZGl2aWR1byBzb2NpYWxlLiBDafIgc2ln
bmlmaWNhIGNoZSBnbGkgZXNzZXJpIHVtYW5pIGRldm9ubw1lc3NlcmUgaW4g
Z3JhZG8gZGkgcmlhY3F1aXN0YXJlIGlsIGNvbnRyb2xsbyBlIGxhIGdlc3Rp
b25lIGNvbGxldHRpdmEgZGVpDXJhcHBvcnRpIHNvY2lhbGkgZGkgcHJvZHV6
aW9uZSBlIGRpIHJpcHJvZHV6aW9uZS4gT2Njb3JyZSBjaW/oIHVuIHN1cnBs
dXMgZGkNc29jaWFsaXTgLiBNYSBwcm9wcmlvIHF1ZXN0byB2aWVuZSBuZWdh
dG8gZGFsIGZpbG9uZSBkaSBwZW5zaWVybyBhbmFyY2hpY28NcXVpIGNvbnNp
ZGVyYXRvLCBjaGUgZHVucXVlIOggY29uZGFubmF0byBhbGwnaW1wb3Rlbnph
IG8sIGFkZGlyaXR0dXJhLCBhDXZhZ2hlZ2dpYXJlIGltcHJvYmFiaWxpIHF1
YW50byByZWdyZXNzaXZpIHJpdG9ybmkgYWwgcGFzc2F0byBlIGFkIHVuYQ0i
bmF0dXJhbGl04CIgY2hlLCBhbmNoZSBzZSBmb3NzZSBtYWkgZXNpc3RpdGEs
IG9yYSDoIGNlcnRvIGRlZmluaXRpdmFtZW50ZQ1zY29tcGFyc2EuDQ1QZXIg
cXVhbnRvIHJpZ3VhcmRhIGxhIHNlY29uZGEgcG9zaXppb25lLCBxdWVsbGEg
ZGkgY2hpIHNpIGFwcGlhdHRpc2NlIHN1bA1wcmVzZW50ZSwgbCdlc2VtcGlv
IG1pZ2xpb3JlIOggcHJvYmFiaWxtZW50ZSBxdWVsbG8gZGVsIGNvc2lkZGV0
dG8NInZvbG9udGFyaWF0byIsIG8gYWxtZW5vIGRpIHVuYSBsYXJnYSBtYWdn
aW9yYW56YSBkZWkgc3VvaSAibWlsaXRhbnRpIjoNYW5jaGUgbGFkZG92ZSBw
cmF0aWNhdG8gaW4gcGVyZmV0dGEgYnVvbmEgZmVkZSwgZXNzbyBwdfIgc29s
dGFudG8gbWV0dGVyZQ1tb21lbnRhbmVlIHRvcHBlIGFkIHVuYSBuYXZlIG9y
YW1haSBwaWVuYSBkaSBmYWxsZSBlIGluIHByb2NpbnRvIGRpDWFmZm9uZGFy
ZSBpbmVzb3JhYmlsbWVudGUuIEJlbiBhbHRyYSBjYXBhY2l04CBjcml0aWNh
IGUgcHJvZ2V0dHVhbGUgaW1wb25lDWwndXJnZW56YSBkaSB1bmEgcmFkaWNh
bGUgYWx0ZXJpdOAgc2lzdGVtaWNhLCBhIGZyb250ZSBkZWxsYSBuZWNyb2dl
bmEgY29yc2ENdmVyc28gaWwgYmFyYXRybyBkaSB1bmEgdG90YWxlIGltcGxv
c2lvbmUgZWNvc2lzdGVtaWNhLCBpbiBjdWkgTW9uc2lldXIgbGUNQ2FwaXRh
bCBzdGEgdHJhc2NpbmFuZG8gbCdpbnRlcmEgdW1hbml04CENDVVuIGRpc2Nv
cnNvIGEgcGFydGUgbWVyaXRhIHBvaSBsJ2F0dHVhbGUgZGVyaXZhIGRlbCAi
bmVncmlzbW8iLiBFc3NvIOgNb3JhbWFpIGFwcGlhdHRpdG8gc3VsbCcib3B6
aW9uZSBldXJvcGVhIiwgbWEgY2FtdWZmYSBsYSBzdWEgcG9jaGV6emEgZGEN
cmlmb3JtaXNtbyB1bHRyYW1pbmltYWxpc3RpY28gKGwnb3JtYWkgbWl0aWNv
ICJpbXBvc3Nlc3NhbWVudG8gZGVpIG5lc3NpDWFtbWluaXN0cmF0aXZpIiks
IGZhY2VuZG8gdmVzdGlyZSBhbCBjb3N0aXR1ZW5kbyBwb2xvIGltcGVyaWFs
aXN0aWNvIGV1cm9wZW8NdGFudG8gaSBwYW5uaSBkZWwgInZlcm8gaW1wZXJv
IiwgY29udHJhcHBvc3RvIGFsICJnb2xwaXNtbyBpbXBlcmlhbGlzdGljbyIN
ZGVsbCd1bmlsYXRlcmFsaXNtbyBhbWVyaWNhbm8sIHF1YW50byBnbGkgYWJp
dGkgZGVsICJjb250cm9pbXBlcm8iLiBJbCBzdW8NYXNzb2x1dG8gaW1tYW5l
bnRpc21vIGRpIHN0YW1wbyBnZW50aWxpYW5vIHRpcmEgcXVpIHVuIGJydXR0
byBzY2hlcnpvIGENVG90b25ubyBOZWdyaTogY29zdHJldHRvIGFkIGluZGl2
aWR1YXJlIHVuIGNvbXVuaXNtbyBzZW1wcmUgcGVyIGx1aSAiaW4NYXR0byIs
IGVnbGkgZmluaXNjZSBtaXNlcmFtZW50ZSBwZXIgc2NhbWJpYXJlIGxhIGNh
Y2NhIGNvbiBsYSBjaW9jY29sYXRhLA1zYWx2byBwb2kgcmltZW5hcmNlbGEg
aW4gZXh0cmVtaXMgY29uIGlsIHN1byBzb2xpdG8sIG1haSBkYXZ2ZXJvIHJp
cHVkaWF0bywNZGV1cyBleCBtYWNoaW5hIGRlbCAiUGFydGl0by1Db3NjaWVu
emEiIGRpIGxlbmluaWFuYSBtZW1vcmlhLiBRdWluZGksIGFuY2hlDWluIHF1
ZXN0YSBmb3JtYSwgZXN0cmVtYSBmaW5vIGFpIGxpbWl0aSBkaSB1biByaXNp
YmlsZSBwYXJhZG9zc28sIHNpDWNvbmZlcm1hIHF1YW50byBhYmJpYW1vIGNl
cmNhdG8gZmluIHF1aSBkaSBzb3N0ZW5lcmU6IGwnaW5jYXBhY2l04CBkaQ1j
b25jZXBpcmUgdW5hIHByb3NwZXR0aXZhIGNvbXBsZXNzaXZhIGNoZSBzaWEg
cmFkaWNhbG1lbnRlIGUNcXVhbGl0YXRpdmFtZW50ZSBhbHRyYSwgcmlzcGV0
dG8gYWwgbW9uZG8gaW4gY3VpIHZpdmlhbW8gKHNlYmJlbmUgbGEgc3VhDXBv
c3NpYmlsaXTgIHJlYWxlIHNpYSBpbiBlc3NvIGNvbnRlbnV0YSksIGNpIGNv
bmRhbm5hIGFsbCdldGVybml6emF6aW9uZSBkZWwNcHJlc2VudGUuDQ03LiAx
MyBkb21hbmRlIGluIGNlcmNhIGRpIHJpc3Bvc3RlLg0NDUQnYWx0cm9uZGUs
IHNhcHBpYW1vIGJlbmUgY2hlIHJpbWV0dGVyZSBhIHRlbWEgdW5hIHJpZmxl
c3Npb25lIHN1bGxlIGNvb3JkaW5hdGUgdGVvcmljaGUgZSBwcmF0aWNoZSBk
ZWwgY29tdW5pc21vIOggdW4gY29tcGl0byBpbW1hbmUgY2hlIHB18iBlc3Nl
cmUgYXNzdW50bywgY29uIHVuYSBxdWFsY2hlIHByb3NwZXR0aXZhIGRpIHN1
Y2Nlc3NvLCBzb2x0YW50byBkYSB1bidpbnRlbGxpZ2VuemEgY29sbGV0dGl2
YSBjaGUsIHJpY29hZ3VsYW5kb3NpIGFsbCdpbnRlcm5vIGRlbCBjb25mbGl0
dG8gIGNhcGl0YWxlLWxhdm9ybyBpbmZpbmUgbnVvdmFtZW50ZSBkaXNwaWVn
YXRvLCBnaXVuZ2EgYWQgZXNzZXJlIGluIGdyYWRvIGRpIHN1cHBvcnRhcmUg
Y3JpdGljYW1lbnRlIGxhIHByYXRpY2EgZGkgbWFzc2EgZGkgdW4gbnVvdm8g
c29nZ2V0dG8gY29sbGV0dGl2byByaXZvbHV6aW9uYXJpby4NDU1hIHNpYW1v
IGFsdHJldHRhbnRvIGNvbnNhcGV2b2xpIGNoZSBub24gcG9zc2lhbW8gcGn5
IGNvbnRpbnVhcmUgZQ0iY2F2YXJjZWxhIiBjb24gdW4gcGlsYXRlc2NvICJh
aSBwb3N0ZXJpIGwnYXJkdWEgc2VudGVuemEiLiBQZXIgaSBjb211bmlzdGkN
c2kgaW1wb25lLCBxdWkgZWQgb3JhLCB1biByaXRvcm5vIGFsIGZ1dHVyby4N
UGVyIHF1ZXN0bywgcml0ZW5pYW1vIG9ybWFpIGFzc29sdXRhbWVudGUgbmVj
ZXNzYXJpbyBlZCBpbmRpbGF6aW9uYWJpbGUNaW5pemlhcmUgYSBtaXN1cmFy
Y2kgc3UgcXVlc3RvIHRlcnJlbm8sIGFmZmluY2jpIHVuYSBjb21wb25lbnRl
DWNvZXJlbnRlbWVudGUgYW50aWNhcGl0YWxpc3RpY2EgcG9zc2EgYWNxdWlz
aXJlIHZpc2liaWxpdOAgZSBjYXBhY2l04A1wcm9wb3NpdGl2YSBhbGwnaW50
ZXJubyBkaSBxdWVsICJtb3ZpbWVudG8iIGNoZSBxdWkgZWQgb3JhLCBwdXIg
Y29uIHR1dHRpIGkNc3VvaSBsaW1pdGkgKG1hIGFuY2hlIGNvbiBsZSBzdWUg
ImdyYW5kZXp6ZSI6IGkgMTEwIG1pbGlvbmkhKSwgY29zdGl0dWlzY2UNb2dn
ZXR0aXZhbWVudGUgbCd1bmljbyB2ZXJvICJsYWJvcmF0b3JpbyBjb25mbGl0
dHVhbGUgaW4gYXR0byIsIGlsIHZlcm8NcHJvdGFnb25pc3RhIGRlbGwnaW52
ZXJzaW9uZSBkaSB0ZW5kZW56YSBjaGUgaGEgc3BlenphdG8gbCdhZmFzaWEg
c29jaWFsZSBkaQ12ZW50J2FubmkgZGkgcGFzc2l2aXTgIGVkIGF0b21pc21v
LiBDJ+ggYmlzb2dubywgZHVucXVlLCBkaSB1biBwcm9jZXNzbyBkaQ1wdWJi
bGljYSBkaXNjdXNzaW9uZSBjaGUgc2FwcGlhIHRyb3ZhcmUgbGUgc3VlIHNl
ZGkgZSBpIHN1b2kgbW9tZW50aQ1hZ2dyZWdhdGl2aSwgYWwgZGkgZnVvcmkg
ZGkgb2duaSAib3JnYW5penphdGl2aXNtbyIsIHRhbnRvIHJvenphbWVudGUN
YXN0cmF0dG8gcXVhbnRvIGluZ2VudWFtZW50ZSAicHJhdGljb25lIi4gQWJi
aWFtbyBsYSBwaWVuYSBjb25zYXBldm9sZXp6YSwNaW5mYXR0aSwgY2hlLCBu
ZWxsJ2FtYml0byBkZWwgImdyYW5kZSBwYXJ0aXRvIGluIHNlbnNvIHN0b3Jp
Y28gZGVsbGENY2xhc3NlIiwgbGUgZGlmZmVyZW56ZSBzb25vIHByb2ZvbmRl
IGUgcmFkaWNhdGUuIE1hIG51dHJpYW1vIGFuY2hlIGxhDWNlcnRlenphIGNo
ZSwgbmVsbCdhdHR1YWxlIGZhc2UsIGRpdmVudGFubyBwb3NzaWJpbGkgZmVj
b25kZSBpbnRlcmxvY3V6aW9uaQ1wZXIgY2hpIHNhcHBpYSBmYXIgdGVzb3Jv
IGRlZ2xpIGluc2VnbmFtZW50aSBkZWxsYSBzdG9yaWEgcmVjZW50ZS4gTGEN
Y29uZmlndXJhemlvbmUgZGkgdW4gdmlzaWJpbGUgcG9sbyBhbnRpY2FwaXRh
bGlzdGljbywgYXJ0aWNvbGF0byBlIHBsdXJhbGUNYWwgc3VvIGludGVybm8s
IHB18iBjb3N0aXR1aXJlIHVuIHByaW1vIHBhc3NvIHZlcnNvIGxhIHJpY29z
dHJ1emlvbmUgZGkgdW4NaW1tYWdpbmFyaW8gY29sbGV0dGl2byByZWFsbWVu
dGUgYW50YWdvbmlzdGEuIExlIHNvZ2dldHRpdml04CBzcGFyc2UsIGNoZQ1o
YW5ubyBhbmltYXRvIGxlIHBpYXp6ZSBpdGFsaWFuZSwgaW4gcXVlc3RpIGFu
bmksIHBvdHJlYmJlcm8gZmluYWxtZW50ZQ1yaWNvbm9zY2Vyc2kgaW4gdW4g
Y29uY3JldG8gcGVyY29yc28gZGkgbG90dGEgZSBkaSByaWNlcmNhLCBzZW56
YSB0cm92YXJzaQ1jb3N0cmV0dGUgYSBzY2VnbGllcmUgdHJhIHNwZWN1bGFy
aSBtb2RlcmF0aXNtaSAoInZvbG9udGFyaWF0byIgZQ0iZGlzb2JiZWRpZW50
aXNtbyIpIG8gYXN0cmF0dGkgbWFzc2ltYWxpc21pICgiY3JpcHRvL25lby1l
bW1lbGxpc21pIiBlDSJsaWJlcnRhcmlzbWkgaW5kaXZpZHVhbGlzdGljaSIp
LiBFIHF1ZXN0bywgZm9yc2UsIHBvdHJlYmJlIHNlZ25hcmUgZGF2dmVybw11
biBwb3NpdGl2byBzY2FydG8gaW4gYXZhbnRpLCB2ZXJzbyBsJ2VmZmV0dGl2
byBpbml6aW8gZGVsIHByb2Nlc3NvIGRpDXJpY29tcG9zaXppb25lIGRlbCBu
dW92byBzb2dnZXR0byBjb2xsZXR0aXZvIHJpdm9sdXppb25hcmlvIGNoZSBz
aSBjZWxhLCBpbg1udWNlLCBkZW50cm8gaWwgIm1vdmltZW50byBkZWkgMTEw
IG1pbGlvbmkiOiBpbCBwcm9sZXRhcmlhdG8gdW5pdmVyc2FsZS4NDVBlciBw
YXJ0ZSBub3N0cmEsIHF1aW5kaSwgcXVlc3RhIHZvbHRhLCBpbnZlY2UgZGkg
dGVybWluYXJlIHRlbnRhbmRvIGNvbWUgYWwNc29saXRvIGRpIGNvbmRlbnNh
cmUgbGUgbm9zdHJlIGFyZ29tZW50YXppb25pIGNvbiBxdWFsY2hlIGZyYXNl
ICJhZCBhbHRhDWNhcGFjaXTgIGRpIHNpbnRlc2kiLCBjaSB2b3JyZW1tbyBz
b2x0YW50byBsaW1pdGFyZSBhIHBvcnJlIGFsIGNlbnRybw1kZWxsJ2F0dGVu
emlvbmUgYWxjdW5lICJxdWVzdGlvbmNlbGxlIiBjaGUsIGEgbm9zdHJvIGF2
dmlzbyAobWEgbm9uIHNvbG8pIGRhDXRyb3BwbyB0ZW1wbyB2ZW5nb25vIHNp
c3RlbWF0aWNhbWVudGUgaWdub3JhdGUsIGNvbnNhcGV2b2xpIGRlbCBmYXR0
byBjaGUNcG9ycmUgbGUgZG9tYW5kZSBnaXVzdGUgc2lnbmlmaWNhIGdp4CBw
cmVwYXJhcmUgaWwgdGVycmVubyBwZXIgdW4nYWRlZ3VhdGENZnV0dXJhIHJp
c3Bvc3RhLg0NDSAgYS4uIENvcyfoIGxhIHJpdm9sdXppb25lPyBMYSBwcmVz
YSBkZWwgcGFsYXp6byBkJ2ludmVybm8/IExhIGNvbnF1aXN0YSBkZWwNcG90
ZXJlIHN0YXRhbGUgYXR0cmF2ZXJzbyBlbGV6aW9uaT8gTGEgcmlzdWx0YW50
ZSBkaSByaWZvcm1lIHBp+SBvIG1lbm8NcGljY29sZSwgY2hlIHNpIGN1bXVs
YW5vIGluIG1vZG8gaXJyZXZlcnNpYmlsZT8gDU8sIHBpdXR0b3N0bywgcG9z
c2lhbW8gYXZhbnphcmUgbCdpcG90ZXNpIGNoZSBzaSB0cmF0dGkgZGkgdW4g
cGFzc2FnZ2lvIA1wcm9jZXNzdWFsZSwgaW4gY3VpIHBlcvIgc2kgdmVyaWZp
Y2FubyBtb21lbnRpIHB1bnR1YWxpIGRpIHJvdHR1cmEsIGFuY2hlIA12aW9s
ZW50YSwgZSBkaSBmb3J0ZSBhY2NlbGVyYXppb25lLCBmb3JzZSBpbmRpdmlk
dWFiaWxpIHNvbG8gYSANcG9zdGVyaW9yaSBuZWxsYSBsb3JvIHJlYWxlIHZh
bGVuemEgZXBvY2FsZT8NDQ0gIGIuLiBRdWVsbG8gY2hlIGZvcnNlIHNpIHB1
8iBkaXJlIOggY2hlIG9nZ2kgc2kg6CB2ZW51dG8gYSBjcmVhcmUsIG9ybWFp
LA11biBkaXZhcmlvIGVzb3JiaXRhbnRlLCB0cmEgbGEgY2FwYWNpdOAgZGkg
b3Bwb3NpemlvbmUgZGVsbGUgbWFzc2UgZSBsYQ1wb3RlbnphIHJlcHJlc3Np
dmEgZGEgcGFydGUgZGVnbGkgYXBwYXJhdGkgc3RhdHVhbGkgZG9taW5hbnRp
LCBzaWEgdmVyc28NbCdpbnRlcm5vLCBjaGUgdmVyc28gbCdlc3Rlcm5vLiBT
ZSBxdWVzdG8g6CB2ZXJvLCBub24gc2kgcHXyIHBp+SBjZXJ0YW1lbnRlDWlw
b3RpenphcmUgYWxjdW4gcmVhbGUgcHJvY2Vzc28gcml2b2x1emlvbmFyaW8s
IHNlbnphIHVuYSBxdWFsY2hlIGZvcm1hIGRpDWltcGxvc2lvbmUgaW50ZXJu
YSBkZWwgc2lzdGVtYSBkaSBjb21hbmRvLiBTdWwgZ2VuZXJlIC0gYSBwcmVz
Y2luZGVyZQ1vdnZpYW1lbnRlIGRhZ2xpIGVzaXRpIGVmZmV0dGl2aSBkZWxs
ZSBzdGVzc2UgLSBkaSBxdWVsbGUgY2hlIHNpIHNvbm8NdmVyaWZpY2F0ZSBp
biBVcnNzLCBkb3BvIGxhIGNhZHV0YSBkZWwgbXVybyBkZWwgMTk4OSwgbyBh
bmNoZSBpbiBBcmdlbnRpbmEsDW5lbGwnYXV0dW5ubyBkZWwgMjAwMiwgbyBk
dXJhbnRlIGlsIG1hZ2dpbyBkZWwgJzY4IGZyYW5jZXNlLiBFLCBpbiByZWFs
dOAsDWxlIHByZW1lc3NlIGRpIHVuIHByb2Nlc3NvICJkZWdlbmVyYXRpdm8i
IGRpIHRhbCBmYXR0YSBnaeAgc2kgZGFubm8gbmVsbGENZm9ybWEgZGkgcXVl
bGxhIGNoZSBkYSB0ZW1wbyBhYmJpYW1vIGluZGljYXRvIGNvbWUgbGEgbW9y
dGUgZGVsbGEgcG9saXRpY2EuDVNlIHRhbGUgaXBvdGVzaSDoIGZvbmRhdGEs
IGFsbG9yYSBvY2NvcnJlIGFsbGFyZ2FyZSBpbCBkaXZhcmlvIHRyYSAic29j
aWFsZSINZSAicG9saXRpY28iLCBub24gZ2ngIGNlcmNhcmUgZGkgcmVjdXBl
cmFyZSBsZSBzcGludGUgY2hlIHZlbmdvbm8gZGFsIHByaW1vLA1uZWxsZSBm
b3JtZSBkZWwgc2Vjb25kby4gTWEsIHByZXN1cHBvc3RhIGxhIGdpdXN0ZXp6
YSBkaSBxdWVzdG8gcHJpbmNpcGlvLA1jb21lIGV2aXRhcmUgY2hlIGwnYWxs
YXJnYW1lbnRvIGRpIHRhbGUgZGl2YXJpbyBzaSB0cmFzZm9ybWkgaW4NcmVz
dHJpbmdpbWVudGkgZGVnbGkgc3BhemkgZGVtb2NyYXRpY2ksIGZpbm8gYWkg
bGltaXRpIGRpIHVuYSBnZXN0aW9uZQ10b3RhbGl0YXJpc3RpY2EgZGVsIHBv
dGVyZSA/DQ0NICBjLi4gRSwgaW4gZ2VuZXJhbGUsIHF1YWwg6CBpbCByYXBw
b3J0byBjb24gaWwgcG90ZXJlPyDIIHN1ZmZpY2llbnRlIGRpcmUsDWNvbWUg
ZmFubm8gZ2xpIHphcGF0aXN0aSwgY2hlIG5vbiBzaWFtbyBpbnRlcmVzc2F0
aSBhbGxhIGNvbnF1aXN0YSBkaSBlc3NvPw1EaWV0cm8gcXVlc3RhIGFmZmVy
bWF6aW9uZSwgcGVyYWx0cm8gc2ljdXJhbWVudGUgY29uZGl2aXNpYmlsZSBu
ZWxsYSBzdWENYXNwaXJhemlvbmUgZGkgZm9uZG8sIG5vbiBzaSBuYXNjb25k
ZSBmb3JzZSBsYSBzb3R0b3ZhbHV0YXppb25lIGRlbCBwb3RlcmUNcmVwcmVz
c2l2byBkZWdsaSBhcHBhcmF0aSBzdGF0dWFsaSBlIGRlZ2xpIGludGVyZXNz
aSBtYXRlcmlhbGkgZGEgZXNzaQ1kaWZlc2ksIGNoZSBub24gc2NvbXBhcmly
YW5ubyBjZXJ0byBkYSB1biBnaW9ybm8gYWxsJ2FsdHJvPw0NDSAgZC4uIFJp
dGVuaWFtbyBhbmNvcmEgZm9uZGF0YSBsJ2lkZWEgbWFyeGlhbmEgZGVsbGEg
bmVjZXNzaXTgIGRpIHVuYSBmYXNlDWRpIHRyYW5zaXppb25lIGluIGN1aSBz
aSBkb3Zy4CB1dGlsaXp6YXJlLCBpbiBxdWFsY2hlIG1vZG8sIGlsIHBvdGVy
ZQ1zdGF0dWFsZSBpbiBmb3JtYSBhbmNoZSByZXByZXNzaXZhLCBuZWkgY29u
ZnJvbnRpIGRlbGxhIGJvcmdoZXNpYT8gU2UgbGENcmlzcG9zdGEg6CBwb3Np
dGl2YSwgY29tZSBjb25jaWxpYXJlIGlsIG5lY2Vzc2FyaW8gdXRpbGl6em8g
ZGVsbGEgZm9yemEgZGENcGFydGUgcHJvbGV0YXJpYSBlIGwnYWx0cmV0dGFu
dG8gbmVjZXNzYXJpbyBlZCBpbmRpbGF6aW9uYWJpbGUgYXZ2aW8gZGVsDXBy
b2Nlc3NvIGRpIHN1cGVyYW1lbnRvL2FiYmF0dGltZW50byBkZWxsbyBzdGF0
bz8gDUluIGFsdHJpIHRlcm1pbmksIHBp+SBnZW5lcmFsaTogc2kgcHXyIGFj
Y2V0dGFyZSB1biBxdWFsY2hlIGxpdmVsbG8gImRpIA1jb21wcm9tZXNzbyIg
dHJhIGwnb3JnYW5penphemlvbmUgc29jaWFsZSBlcmVkaXRhdGEgZGFsIHBh
c3NhdG8gZSANcXVlbGxhICJhbHRyYSBlIG5lY2Vzc2FyaWEiIGNoZSBzaSB2
dW9sZSBjb3N0cnVpcmU/DQ0NICBlLi4gQ2VydGFtZW50ZSBtb2x0byBkaXBl
bmRlcuAgZGFsbGUgY2lyY29zdGFuemUgY29uY3JldGUgaW4gY3VpIGNpIHNp
DXRyb3ZhIGFkIGFnaXJlLCBtYSBhbHRyZXR0YW50byBpbXBvcnRhbnRlIOgg
bGEgbWV0YSBjdWkgc2kgdnVvbGUgYXJyaXZhcmUuDURhIHF1ZXN0byBwdW50
byBkaSB2aXN0YSwgdW5hIHF1ZXN0aW9uZSBhcHBhcmUgcHJlbGltaW5hcmUu
IExhIGZvcm1hLXZhbG9yZQ3oIHVuIHJhcHBvcnRvIHNvY2lhbGUgZGV0ZXJt
aW5hdG8gZGFsbCdpbXBvc3NpYmlsaXTgIGRpIHVuYSBnZXN0aW9uZQ1jb2xs
ZXR0aXZhIGUgY29zY2llbnRlIGRlbGxhIHNvY2lldOA7IHNlIGNp8iDoIHZl
cm8sIGxhIGNvbXBsZXNzaXTgDXJhZ2dpdW50YSBkYWwgbW9uZG8gY29udGVt
cG9yYW5lbyBpbXBsaWNhIGxhIG5lY2Vzc2FyaWEgcGVybWFuZW56YSwgYW5j
aGUNbmVsIGx1bmdvIHBlcmlvZG8sIGRlbGxhIG1lcmNlIGUgZGVsIGRlbmFy
bywgY29tZSBpbmRpc3BlbnNhYmlsaSBlDXByaW9yaXRhcmkgInZlaWNvbGki
IGRpIHJlbGF6aW9uZSBzb2NpYWxlLCBvcHB1cmUgcml0ZW5pYW1vIGwndW1h
bml04CBjYXBhY2UNZGkgdW5hIGdlc3Rpb25lIGNvbGxldHRpdmEgZSBjb25z
YXBldm9sZSBkaSBz6SwgaW4gdGVybWluaSBkaSBjb211bml04A11bml2ZXJz
YWxlLCB0YWxlIGRhIGVsaW1pbmFyZSBsYSBuZWNlc3NpdOAgZGkgcXVlc3Rh
IGZvcm1hIGFsaWVuYXRhL250ZSBkaQ0icmFwcG9ydGkgdHJhIGdsaSBpbmRp
dmlkdWkiPw0NDSAgZi4uIFJpdGVuaWFtbyBhbmNvcmEgY2hlIGxhIGdlc3Rp
b25lIGNvbGxldHRpdmEgZGVsbGEgc29jaWV04CBpbXBsaWNoaQ1mb3JtZSBh
bXBpZSBkaSBwaWFuaWZpY2F6aW9uZT8gU2UgbGEgcmlzcG9zdGEg6CBwb3Np
dGl2YSwgdGFsZSAgcGlhbmlmaWNhemlvbmUgbm9uIGRvdnJlYmJlIHBvcnNp
IHN1IGxpdmVsbG8gbWFjcm9yZWdpb25hbGUsIGRhdGEgYW5jaGUgbGEgZGVz
dHJ1dHR1cmF6aW9uZSBkZWxsZSBlY29ub21pZSBuYXppb25hbGkgZSBkZWxs
ZSBlY29ub21pZSBkaSBzdXNzaXN0ZW56YSBhZ3JpY29sZT8gQWxjdW5lIGNv
c2UgYSB0YWwgcHJvcG9zaXRvIHBvc3Nvbm8gZXNzZXJlIGRldHRlLiBEYWwg
cHVudG8gZGkgdmlzdGEgdGVjbmljby1lY29ub21pY28sIGxlIHZlY2NoaWUg
b2JpZXppb25pIGNvbnRybyBsYSBwaWFuaWZpY2F6aW9uZSBzb25vIG9nZ2kg
Zm9ydGVtZW50ZSBpbmRlYm9saXRlLiBMJ3VsdGltYSBlIHBp+SANZm9uZGF0
YSBjcml0aWNhIGRpIHBhcnRlIGJvcmdoZXNlIGVyYSBjb3N0aXR1aXRhIGRh
bGwnaW1wb3NzaWJpbGl04CBkaSBhdmVyZSB1biANbWVjY2FuaXNtbyBpbmZv
cm1hdGl2byBjaGUgc29zdGl0dWlzc2UgcXVlbGxvIGRlaSBwcmV6emkuIENv
biBsJ2luZm9ybWF0aWNhIA1xdWVzdG8gcHJvYmxlbWEg6CBzb3N0YW56aWFs
bWVudGUgc3VwZXJhdG8uIEQnYWx0cmEgcGFydGUsIG5vbiDoIG9nZ2kgcG9z
c2liaWxlIGlwb3RpenphcmUgY2hlIGxhIGZsZXNzaWJpbGl04CB0ZWNuaWNh
IGRlZ2xpIGltcGlhbnRpIHByb2R1dHRpdmkgY29uc2VudGEgdW5hDXByb2dy
YW1tYXppb25lIGNoZSBzaSBhdXRvY29ycmVnZ2EsIHBlcm1ldHRlbmRvIGFu
Y2hlIG1lY2NhbmlzbWkgZGkNY2FwaWxsYXJlIHBhcnRlY2lwYXppb25lIGNv
bGxldHRpdmEsIGluIGdyYWRvIGRpIHBlcmZlemlvbmFyZSAiZXggcG9zdCIg
bGENcGlhbmlmaWNhemlvbmUgc3RhYmlsaXRhICJleCBhbnRlIj8NDQ0gIGcu
LiBJbCBwcm9ibGVtYSB2ZXJvIHJpbWFuZSwgY29tdW5xdWUsIHF1ZWxsbyBk
ZWwgcmFwcG9ydG8gdHJhDXBpYW5pZmljYXppb25lIGUgZGVtb2NyYXppYS4g
Q29tZSBjb25jaWxpYXJlIHByb2Nlc3NpIGRpIGRlY2lzaW9uYWxpdOANY29s
bGV0dGl2YSwgbmVsbGEgZm9ybWEgZGVsbGEgZGVtb2NyYXppYSBkaXJldHRh
LCBjb24gbGEgZ2VzdGlvbmUgZWZmaWNpZW50ZQ1kZWxsYSBjb3NhIHB1YmJs
aWNhLCBwZXIgZGkgcGn5IHN1IHNjYWxhIHRyYW5zbmF6aW9uYWxlPyBDb21l
IGFybW9uaXp6YXJlDWwnYXV0b2dlc3Rpb25lLCBhIGxpdmVsbG8gZGVsbGUg
c2luZ29sZSB1bml04CBwcm9kdXR0aXZlLCBjb24gdW5hDXBpYW5pZmljYXpp
b25lIGNoZSBkZXZlIGNvb3JkaW5hcmUgZSBkdW5xdWUgYXZvY2FyZSBhIHPp
IHVuYSBwYXJ0ZSBkZWxsYQ1kZWNpc2lvbmkgcmVsYXRpdmUgYWxsZSBzdGVz
c2UgdW5pdOAgcHJvZHV0dGl2ZT8NDQ0gIGguLiBMYSBxdWVzdGlvbmUgZGVs
bCdhdXRvZ2VzdGlvbmUgcmltYW5kYSBkaXJldHRhbWVudGUgYWQgdW4gdWx0
ZXJpb3JlDXByb2JsZW1hOiBjb21lIGVsaW1pbmFyZSBsJ2VzdHJhbmVpdOAg
ZGVsIHByb2R1dHRvcmUgcmlzcGV0dG8gYWwgc3VvDXByb2RvdHRvIGUgYWwg
cHJvY2Vzc28gcHJvZHV0dGl2bz8gTCdhbGllbmF6aW9uZSBkZXJpdmFudGUg
ZGFsIHBhcnRlY2lwYXJlDWFkIHVuIHByb2Nlc3NvIGRpIGN1aSBub24gc2kg
Y29ub3Njb25vIGkgbWVjY2FuaXNtaSBjb21wbGVzc2l2aSBlIGRpIGN1aSBu
b24Nc2kgY29uZGl2aWRvbm8gbGUgZmluYWxpdOAg6CBpbnRpbWFtZW50ZSBj
b3JyZWxhdGEgYWQgdW5hIGRpdmlzb25lIGRlbA1sYXZvcm8gY2hlIG5vbiBw
dfIgZXNzZXJlIGFib2xpdGEgInBlciBkZWNyZXRvIiwgc2VuemEgZmFyZSB1
biBlbm9ybWUgcGFzc28NaW5kaWV0cm8gbmVsbCdlZmZpY2llbnphIHByb2R1
dHRpdmEgY29tcGxlc3NpdmEuIExhIGRpdmlzaW9uZSBkZWwgbGF2b3JvIGNo
ZQ12ZXJy4CBlcmVkaXRhdGEgc2Fy4CBmb3J0ZW1lbnRlIGRldGVybWluYXRh
IGRhIGZhdHRvcmkgbm9uIG1lcmFtZW50ZXRlY25pY2ksIG1hIHBp+SBnZW5l
cmljYW1lbnRlIHNvY2lhbGksIGNvbiBsZSBjb25zZWd1ZW50aSBnZXJhcmNo
aWUgaW4gdGVybWluaSBkaSBwb3RlcmUgZSBkaSBzb2RkaXNmYXppb25lIHJl
bGF0aXZhIGFsbCdhdHRvIGxhdm9yYXRpdm8gc3Rlc3NvLg1Db21lIG1hbnRl
bmVyZSBuZWxsJ2ltbWVkaWF0byBpIHZhbnRhZ2dpIGRpIHRhbGUgZGl2aXNp
b25lIGRlbCBsYXZvcm8sDWVyZWRpdGF0YSBkYWwgcGFzc2F0bywgZSBhdnZp
YXJlIG5lbCBjb250ZW1wbyB1biBwcm9jZXNzbyBkaSBkaWZmdXNpb25lDWRl
bGxlIGNvbm9zY2VuemUgZSBkaSBmbHVpZGlmaWNhemlvbmUgZGVsbGUgbWFu
c2lvbmkgbGF2b3JhdGl2ZSwgaW4gZ3JhZG8gZGkNaW5jaWRlcmUgaW4gcHJv
Zm9uZGl04CBzdWkgbWVjY2FuaXNtaSBkZWxsJ2FsaWVuYXppb25lIGRpcmV0
dGFtZW50ZQ1lc3BlcmliaWxlIG5lbGwnYXR0byBsYXZvcmF0aXZvPw0NDSAg
aS4uIEkgcHJvYmxlbWkgY3VpIHNpIOggYWNjZW5uYXRvIHByZXN1cHBvbmdv
bm8gdW4nYWx0cmEgcXVlc3Rpb25lDWZvbmRhbWVudGFsZTogaWwgY29tdW5p
c21vIGRldmUgZXNzZXJlIG1lcmEgcmVkaXN0cmlidXppb25lIGRpIHVuYSBy
aWNjaGV6emENcHJvZG90dGEgZmlubyBhbCBsaXZlbGxvIGNvbnNlbnRpdG8g
ZGFsbCdhdHR1YWxlIHN2aWx1cHBvIGRlbGxlIGZvcnplDXByb2R1dHRpdmUg
KGlsIGNoZSBpbXBsaWNhIG1pc3VyZSwgYW5jaGUgc2Vuc2liaWxpLCBkaSBs
aW1pdGF6aW9uZSBkZWwNY29uc3VtbyBwZXIgbGUgcGFydGkgcGn5IHJpY2No
ZSBkZWwgcGlhbmV0YSwgYWwgZmluZSBkaSBvdHRlbmVyZSB1bmEgcGn5DWVx
dWEgYWxsb2NhemlvbmUgZGVsbGUgcmlzb3JzZSksIG8gZGV2ZSBlc3NlcmUg
cGl1dHRvc3RvIHByb2R1emlvbmUgZQ1kaXN0cmlidXppb25lIGluIGZvcm1l
IG51b3ZlIGRpIHJpY2NoZXp6YSwgY2hlIHByZXZlZGFubyBsJ3VsdGVyaW9y
ZQ1zdmlsdXBwbyBkZWxsZSBmb3J6ZSBwcm9kdXR0aXZlPyBBbmNoZSBwZXIg
Y2hpLCBjb21lIG5vaSwgcHJvcGVuZGUgcGVyIGxhIHNlY29uZGEgaXBvdGVz
aSwgaWwgY29uY2V0dG8gc3Rlc3NvIGRpICJyaWNjaGV6emEiIGRldmUgZXNz
ZXJlIG1lc3NvIGluDXF1ZXN0aW9uZSwgZG92ZW5kbyBlc3NvIHN1YmlyZSB1
bmEgcHJvZm9uZGEgbXV0YXppb25lIHNlbWFudGljYSByaXNwZXR0bw1hbGxh
IHZhbGVuemEgZGkgc2Vuc28gY2hlIGxvIGNvbm5vdGEgbmVsbGEgc29jaWV0
4CBkZWwgY2FwaXRhbGUNYW50cm9wb21vcmZpenphdG8uIENpIGxpbWl0aWFt
byBhZCBhY2Nlbm5hcmUgZGkgc2VndWl0byBkdWUgbmVjZXNzYXJpDWNhbWJp
YW1lbnRpIGluIHF1ZXN0byBhbWJpdG86IGxhIHF1ZXN0aW9uZSBkZWwgdGVt
cG8gbGliZXJvIGUgcXVlbGxhIGRlbCBjb25zdW1vLg0gIGouLiBQZXIgcXVh
bnRvIHJpZ3VhcmRhIGlsIHByaW1vIHB1bnRvLCByaXRlbmlhbW8gY2hlIGxh
IHJpY2NoZXp6YSBuZWwNY29tdW5pc21vIGRvdnLgIHNpZ25pZmljYXJlLCBp
bm5hbnppdHV0dG8sIHJpY2NoZXp6YSBkaSB0ZW1wbyBsaWJlcm8sIGNpb+gN
dGVtcG8gZGkgbGF2b3JvIGNoZSBkaXZpZW5lIHBhcnRlIHNlbXByZSBwafkg
ZXNpZ3VhIGRlbCB0ZW1wbyBkaSB2aXRhLiBNYSBjb21lIOggcG9zc2liaWxl
IGNvbmNpbGlhcmUgdGFsZSBsaWJlcmF6aW9uZSBkYWwgbGF2b3JvLCBjb24g
bCdlZmZldHRpdmENbGliZXJhemlvbmUgZGFsIGJpc29nbm8gZGkgYmVuIG9s
dHJlIHNlaSBtaWxpYXJkaSBkaSBlc3NlcmkgdW1hbmk/IERpIGNlcnRvLA1u
b24gc2kgcHXyIHRvcm5hcmUgYSByZWdvbGFyZSBpbCByaWNhbWJpbyBvcmdh
bmljbyB0cmEgdW9tbyBlIG5hdHVyYSBzdWxsYQ1iYXNlIGRpICJhcmNhZGlj
aGUiIGNvbmRpemlvbmkgcHJlY2FwaXRhbGlzdGljaGUuIA1MYSBsaWJlcmF6
aW9uZSBkYWwgbGF2b3JvIGRldmUgZHVucXVlIHBvcnRhcmUgY29uIHPpIGFu
Y2hlIGxhIGxpYmVyYXppb25lIA1kZWwgbGF2b3JvIGRhZ2xpIGFuZ3VzdGkg
bGltaXRpIGJvcmdoZXNpLCBjaGUgbG8gdmVkb25vIGF0dHVhbG1lbnRlIA1z
dWJvcmRpbmF0byBhbGxhIHZhbG9yaXp6YXppb25lIGNhcGl0YWxpc3RpY2Es
IHRhbnRvIG5lbGxhIHN1YSBxdWFudGl04CANY29tcGxlc3NpdmFtZW50ZSBl
cm9nYXRhLCBxdWFudG8gbmVsbGEgc3VhIGNvbmNyZXRhIHN1Ym9yZGluYXRh
IGVzZWN1emlvbmUsIA1uZWxsJ2FtYml0byBkaSB1bidvcmdhbml6emF6aW9u
ZSBwcmVkZXRlcm1pbmF0YSBpbiBtb2RvIGFmZmF0dG8gZXRlcm9ub21vLg0N
DSAgay4uIFNlIHF1ZXN0byDoIHZlcm8gYWxsb3JhIGRpdmVudGEgZGkgZ3Jh
bmRlIGltcG9ydGFuemEgdW4gdWx0ZXJpb3JlDXByb2JsZW1hOiBjb3NhIHNp
Z25pZmljYSBhcHByb3ByaWFyc2kgZGVsbGUgY29ucXVpc3RlIHRlY25pY28t
c2NpZW50aWZpY2hlDWRlbGwnZXBvY2EgYm9yZ2hlc2UsIHNlbnphIHNvdHRv
c3RhcmUgYWdsaSBpbXBsaWNpdGkgY29tcGl0aSBjdWkgZXNzZSBzb25vDXN0
b3JpY2FtZW50ZSBzdWJvcmRpbmF0ZT8gTGEgc2NpZW56YSBlIGxhIHRlY25p
Y2Egc3ZpbHVwcGF0ZSBuZWxsJ2FtYml0byBkZWwNY2FwaXRhbGlzbW8gbm9u
IHNvbm8gaW5mYXR0aSBtZXJlIGNvbm9zY2VuemUgIm9nZ2V0dGl2ZSIgZGVs
bGEgbmF0dXJhLiBFc3NlLA1jb3N0aXR1aXNjb25vIGxlIHNwZWNpZmljaGUg
cmlzcG9zdGUgYWQgdW5hIGRvbWFuZGEgZ2VuZXJhbGU6IGNvbWUgYXVtZW50
YXJlDWxhIHByb2R1dHRpdml04CBkZWwgbGF2b3JvIGVudHJvIGkgbGltaXRp
IGRlbGxhIHZhbG9yaXp6YXppb25lDWNhcGl0YWxpc3RpY2EsIGF0dHJhdmVy
c28gbGEgY29ub3NjZW56YSBlIGwndXRpbGl6em8gZGVsbGUgbGVnZ2kgZGVs
bGENbmF0dXJhPyBPY2NvcnJlIHF1aSBzb3R0b2xpbmVhcmUgY2hlIGxhIHJp
Y2VyY2EgZGVsbCdhdW1lbnRvIGRlbGxhDXByb2R1dHRpdml04CBkZWwgbGF2
b3JvIG5vbiDoIG1haSBzdGF0YSBwZXJzZWd1aXRhIGNvbiB0YW50YSBkZXRl
cm1pbmF6aW9uZQ1lIGNvbiBjb3PsIGFtcGlvIGRpc3BpZWdhbWVudG8gZGkg
bWV6emkgY29tZSBkdXJhbnRlIGlsIGNhcGl0YWxpc21vLCBpbg1xdWFudG8g
ZXNzbyDoIGwndW5pY28gbW9kbyBkaSBwcm9kdXppb25lIGZpbmFsaXp6YXRv
IGFsbCdpbmNlc3NhbnRlDWFjY3VtdWxhemlvbmUgZGkgdmFsb3JlIGFzdHJh
dHRvIGF0dHJhdmVyc28gbGEgY29udGludWEgY3Jlc2NpdGEgZGVsbGUgZm9y
emUNcHJvZHV0dGl2ZS4gRScgcXVlc3RvIGNoZSBzcGllZ2EgZ2xpIHN0cmFv
cmRpbmFyaSBzdWNjZXNzaSBlIGFsIGNvbnRlbXBvIGkNbGltaXRpIGRlbGxh
IHNjaWVuemEgYm9yZ2hlc2UuIEkgcHJvZ3JhbW1pIGRpIHJpY2VyY2EsIGkg
cGFyYWRpZ21pDXNjaWVudGlmaWNpIGUgcXVlbGxpIHRlY25vbG9naWNpIGVm
ZmV0dGl2YW1lbnRlIHJlYWxpenphdGkgc29ubyBpbmZhdHRpDXNlbGV6aW9u
YXRpLCBhIHBhcnRpcmUgZGFsbGUgc3BlY2lmaWNoZSBkb21hbmRlIHByb3Zl
bmllbnRpIGRhbGxhIHN0cnV0dHVyYQ1zb2Npby1lY29ub21pYSwgdHJhIGkg
bW9sdGkgcG9zc2liaWxpIGluIGJhc2UgYWxsZSBjb25vc2NlbnplIGUgYWds
aQ1zdHJ1bWVudGkgdGVjbmljaSBkYXRpLiBFJyBhbGxvcmEgcGxhdXNpYmls
ZSBzb3N0ZW5lcmUgY2hlLCBkaSBmcm9udGUgYQ1kb21hbmRlIGRpdmVyc2Us
IGFuY2hlIGxlIHJpc3Bvc3RlIHNhcmFubm8gZGlmZmVyZW50aS4gQ2nyIG5v
bm9zdGFudGUNcml0ZW5pYW1vIGNoZSBlc2lzdGEgdW4gIm51Y2xlbyBkdXJv
IiBkZWxsYSBzY2llbnphLCBjb3PsIGNvbWUgb2dnaQ1kZXRlcm1pbmF0YXNp
LCBjaGUgbm9uIHBvdHLgIGNoZSBwZXJtYW5lcmUsIG5lbGxhIHN1YSBzb3N0
YW56YSwgYW5jaGUgbmVsbGENc29jaWV04CBjb211bmlzdGEsIHBlcmNo6SBp
biBlbnRyYW1iaSBpIG1vZGkgZGkgcHJvZHV6aW9uZSBsJ2FwcGFyYXRvDXRl
Y25pY28tc2NpZW50aWZpY28gZG92cuAgcmlzcG9uZGVyZSBhZCB1bmEgZG9t
YW5kYSBjb211bmU6IGNvbWUgYXVtZW50YXJlDWxhIHByb2R1dHRpdml04CBk
ZWwgbGF2b3JvLCBhbCBmaW5lIGRpIHNlbXByZSBwafkgInRlbmRlbnppYWxt
ZW50ZSINbGliZXJhcnNpIGRhIGVzc28/IFB1ciBwcmVzdXBwb25lbmRvIHF1
ZXN0byBjb211bmUgYmFja2dyb3VuZA1wcmF0aWNvLXRlb3JpY28sIG5vbiBw
b3RyYW5ubyBjaGUgZW1lcmdlcmUgcHJvZm9uZGUgZGlmZmVyZW56ZTogYWxj
dW5pDWxpbWl0aSBwcmVjZWRlbnRlbWVudGUgaWdub3JhdGkgZG92cmFubm8g
aW5mYXR0aSBlc3NlcmUgYWZmZXJtYXRpIGNvbiBmb3J6YSwNcGVyIGVzZW1w
aW8gcXVlbGxpIHJlbGF0aXZpIGFsbGEgdHV0ZWxhIGRlbGxhIHNhbHV0ZSB1
bWFuYSBlIGRlbGwnYW1iaWVudGUuDUFsdHJpLCBpbnZlY2UsIHZlcnJhbm5v
IGEgY2FkZXJlLCBwZXIgZXNlbXBpbyB0dXR0aSBxdWVsbGkgcmVsYXRpdmkg
YWwgZmF0dG8NY2hlIGNlcnRlIHJpY2VyY2hlIGVkIGlubm92YXppb25pIHRl
Y25vbG9naWNoZSwgc2ViYmVuZSBwcm9kdXR0aXZlIGRhbCBwdW50bw1kaSB2
aXN0YSBkZWkgdmFsb3JpIGQndXNvIHBvdGVuemlhbG1lbnRlIG90dGVuaWJp
bGksIG5vbiBsbyBzb25vIGRhbCBwdW50bw1kaSB2aXN0YSBkZWxsYSBwcm9m
aXR0YWJpbGl04CBjYXBpdGFsaXN0aWNhLiBQZXIgbm9uIHBhcmxhcmUgcG9p
IGRlbCBmYXR0bw1jaGUsIGluIHVuIG1vbmRvIGF2dmlhdG8gc3VsbGEgc3Ry
YWRhIGRlbGxhIGdlbmVyYWxlIHJpY2NoZXp6YSBtYXRlcmlhbGUsDXBvdHJh
bm5vIHNvcmdlcmUgbnVvdmUgZG9tYW5kZSBzbGVnYXRlIGRhbGxhIG5lY2Vz
c2l04CBkaSBhdW1lbnRhcmUgbGENcmljY2hlenphIHN0ZXNzYSBlIGRldGVy
bWluYXRlIGludmVjZSBkYWwgcHVybyBwcmluY2lwaW8gZGVsIHBpYWNlcmUg
ZGkgdW5hDWNvbm9zY2VuemEgZmluZSBhIHNlIHN0ZXNzYS4NDQ0gIGwuLiBU
b3JuYW5kbyBhbCBwcm9ibGVtYSBkZWxsYSBtdXRhemlvbmUgZGVsIGNvbmNl
dHRvIGRpIHJpY2NoZXp6YSwNYWNjZW5uaWFtbyBhbCBzZWNvbmRvIHByb2Js
ZW1hIGluIHByZWNlZGVuemEgc2VnbmFsYXRvOiBxdWVsbG8gZGVsIGNvbnN1
bW8uDURpYW1vIHF1aSBwZXIgc2NvbnRhdG8gY2hlIHVuYSBwYXJ0ZSBjb25z
aWRlcmV2b2xlIGRlaSBiaXNvZ25pIGVzcHJlc3NpDW5lbGxhIHNvY2lldOAg
Y2FwaXRhbGlzdGljYSBzb25vIGJpc29nbmkgaW5kb3R0aSwgYWxpZW5hdGkg
ZSBkdW5xdWUNZGVzdGluYXRpIGEgc2NvbXBhcmlyZS4gRGV0dG8gcXVlc3Rv
LCBwZW5zaWFtbyBhbCBjb211bmlzbW8gY29tZSB1bmEgc29jaWV04A0iYXVz
dGVyYSIsIG8gcGl1dHRvc3RvIGNvbWUgdW5hIGZvcm1hIHNvY2lhbGUgaW4g
Y3VpIG51b3ZpIGJpc29nbmkgcG90cmFubm8NbGliZXJhbWVudGUgc2JvY2Np
YXJlPyBJbiBvZ25pIGNhc28gcml0ZW5pYW1vIGNoZSBzYXLgIG5lY2Vzc2Fy
aW8gc2Npb2dsaWVyZQ1pbCBjb25zdW1vIGRpIGJlbmkgZSBzZXJ2aXppIGRh
bGxhIHN1YSBjb25uZXNzaW9uZSBjb24gbGEgcHJvcHJpZXTgIGUNZmluYW5j
aGUgY29sIHBvc3Nlc3NvLiBDafIgc2lnbmlmaWNhIGNoZSwgbGFkZG92ZSBz
aWEgcG9zc2liaWxlIGUgYW5jaGUNZGVzaWRlcmFiaWxlLCBpbCBjb25zdW1v
IGRpIGJlbmkgYXBwcm9wcmlhdGkvcG9zc2VkdXRpIGluZGl2aWR1YWxtZW50
ZSBkZXZlDWVzc2VyZSBzb3N0aXR1aXRvIGRhbCBjb25zdW1vIGRpIGJlbmkg
ZSBzZXJ2aXppIGNvbGxldHRpdmkuIFF1ZXN0bywgbm9uIHNvbG8NcGVyIHVu
IHByb2JsZW1hIG1hdGVyaWFsZSBkaSBlZmZpY2llbnphIGNvbXBsZXNzaXZh
IChjb25zdW1hcmUgYmVuaQ1jb2xsZXR0aXZpIHNpZ25pZmljYSBhdW1lbnRh
cmUgaSB2YWxvcmkgZCd1c28gYSBkaXNwb3NpemlvbmUgZGkgY2lhc2N1bm8s
DWRpbWludWVuZG8gY29udGVtcG9yYW5lYW1lbnRlIGlsIHRlbXBvIGRpIGxh
dm9ybyBuZWNlc3NhcmlvIGEgcHJvZHVybGkpLCBtYQ1hbmNoZSBwZXIgdW4g
cHJvYmxlbWEgZGkgb3JkaW5lICJjdWx0dXJhbGUiOiBpbCBjb25zdW1vIGNv
bGxldHRpdm8g6CB1bmENZm9ybWEgZGkgdml0YSBjb211bml0YXJpYSBjaGUg
cGVybWV0dGUgYWkgc2luZ29saSBkaSBnb2RlcmUgZGVsbGEgcmljY2hlenph
DXByb2RvdHRhIHNlbnphIGVzY2x1ZGVyZSBnbGkgYWx0cmkgaW5kaXZpZHVp
LCBtYSBpbnNpZW1lIGFkIGVzc2kuIE5vbiBzdGlhbW8NcXVpIHBlbnNhbmRv
IGFkIHVuIHF1YWxjaGUgc29jaWFsaXNtbyAiZGEgY2FzZXJtYSIgKG8gZGEg
Y29udmVudG8NZnJhbmNlc2Nhbm8sIHZpc3RvIGwnYXR0dWFsZSByZXZpdmFs
ICJhIHNpbmlzdHJhIiBkZWwgInNhbnRvIHBvdmVyZWxsbyIhPyEpDWRhbCBt
b21lbnRvIGNoZSByaXRlbmlhbW8gbGEgY29uZGl2aXNpb25lIGNvbGxldHRp
dmEgcG9ydGF0cmljZSBkaSB1bmENZGltZW5zaW9uZSBsdWRpY2EgZSBmZXN0
b3NhLiBDb25zaWRlcmF0aSBpIGxpbWl0aSBwb3N0aSBkYWkgcHJvYmxlbWkg
ZGkNZWZmaWNpZW56YSBlIGRpIGNvbXBhdGliaWxpdOAgZWNvbG9naWNhIGNv
bXBsZXNzaXZpLCBhbGwnaW5kaXZpZHVvIGRvdnJlYmJlDWVzc2VyZSBsYXNj
aWF0YSBsYSBwafkgYW1waWEgc2NlbHRhIHBvc3NpYmlsZSB0cmEgaWwgY29u
c3VtbyBpbmRpdmlkdWFsZSBlDXF1ZWxsbyBjb2xsZXR0aXZvLCBjb25maWRh
bmRvIG5lbCBmYXR0byBjaGUgcHJvcHJpbyBxdWVzdGEgZGltZW5zaW9uZQ1m
ZXN0b3NhIGUgbCdhYmJhbmRvbm8gZGkgYW5zaWUgcHJvcHJpZXRhcmllIGNv
bXBvcnRpbm8gdW5hIHByZWZlcmVuemEsIHBlcg1xdWFudG8gbm9uIGVzY2x1
c2l2YSwgcGVyIGxhIHNlY29uZGEgb3B6aW9uZS4NDQ0gIG0uLiBQYXJ0ZW5k
byBkYWwgcHJvYmxlbWEgZGVsIGNvbnN1bW8gc2lhbW8gY29z7CBnaXVudGkg
YSBjb25zaWRlcmFyZSB1bmENcXVlc3Rpb25lIHBp+SBnZW5lcmFsZTogbGEg
Y29tdW5pdOAgdW1hbmEgZGkgbWFyeGlhbmEgbWVtb3JpYSBub24gcHXyIGVz
c2VyZQ1jb3N0aXR1aXRhIHN1IHVuYSBiYXNlIG9yZ2FuaWNpc3RpY2EuIElu
IHRhbGUgb3R0aWNhLCBwcm9wcmlhIGRlbGxlIHNvY2lldOANcHJlY2FwaXRh
bGlzdGljaGUsIGlsIGxlZ2FtZSBzb2NpYWxlLCBzZWJiZW5lIHZpc3N1dG8g
Y29tZSBuYXR1cmFsZSBlDXNwb250YW5lbywgaW1wb25lIGRpIGZhdHRvIHVu
YSBkaXZpc2lvbmUgcGn5IG8gbWVubyBnZXJhcmNoaWNhIGRlbGxlDWZ1bnpp
b25pIGNoZSwgbmVsbGEgc3VhIGZpc3NpdOAsIGluY2F0ZW5hL2FubnVsbGEg
bCdpbmRpdmlkdW8gbmVsIHN1byBydW9sbw1zb2NpYWxlLiBMYSBjb211bml0
4CB1bWFuYSBtYXJ4aWFuYSBub24gcHXyIGNvc3RpdHVpcnNpIHN1bGwnYW5u
aWVudGFtZW50bw1kZWxsJ2luZGl2aWR1by4gTCdpbmRpdmlkdW8gcGllbmFt
ZW50ZSBzdmlsdXBwYXRvIGRldmUgaW5mYXR0aSByZWFsaXp6YXJzaQ1jb21l
IGZvcm1hIGRpIHN1cGVyYW1lbnRvIHN0b3JpY28gZGVsbCdpbmRpdmlkdWFs
aXNtbyBib3JnaGVzZS4gQ29uc2lkZXJhcmUNaWwgcmFwcG9ydG8gdHJhIGlu
ZGl2aWR1byBlIHNvY2lldOAgc2lnbmlmaWNhIG1ldHRlcmUgYSB0ZW1hIGls
IHJhcHBvcnRvIHRyYQ1zZmVyYSAicHViYmxpY2EiIGUgInByaXZhdGEiIGRl
Z2xpIGluZGl2aWR1aS4gRScgbGEgc29jaWV04CBib3JnaGVzZSBjaGUsDXBl
ciBwcmltYSwgc2VwYXJhIG5ldHRhbWVudGUgcXVlc3RpIGR1ZSBhbWJpdGks
IGF0dHJpYnVlbmRvIGFsIHByaXZhdG8gdW4NcHJpbWF0byBmb25kYXRvIHN1
IGRpcml0dGkgcHJlc3VudGl2YW1lbnRlIG5hdHVyYWxpIGUgbWV0YXN0b3Jp
Y2kuIFB1cg1yaWNvbm9zY2VuZG8gbGEgZmFsc2l04CBkaSBxdWVzdGEgZm9u
ZGF6aW9uZSBzdG9yaWNhbWVudGUgZGV0ZXJtaW5hdGEsDXJpbWFuZSB1biBw
cm9ibGVtYSBkaSBub24gcG9jbyBjb250bzogaWwgcmljb25vc2NpbWVudG8g
ZGkgdW5hIHNmZXJhcHJpdmF0YSwgbGFzY2lhdGEgYWxsYSBwdXJhIHZvbG9u
dOAgZGVsIHNpbmdvbG8sIHNlbWJyYSBlc3NlcmUgbCd1bmljYSBvcHppb25l
IHBvc3NpYmlsZSBwZXIgc2FsdmFndWFyZGFyZSBsYSBsaWJlcnTgIGluZGl2
aWR1YWxlLiBEYSBxdWksIGR1bnF1ZSBsJ3VsdGltbyBtYSBOT04gdWx0aW1v
IHF1ZXNpdG8gZGkgY29tZSBjb25jaWxpYXJlIHF1ZXN0YSBsaWJlcnTgIGNv
biB1bmEgcmVnb2xhemlvbmUgY29sbGV0dGl2YSBkZWxsYSB2aXRhIHNvY2lh
bGU6IGwnYXV0ZW50aWNvIG5vZG8gZ29yZGlhbm8gY2hlIGdp4CBsYSBMdXhl
bWJ1cmcgc2VwcGUgaW5kaXZpZHVhcmUgY29tZSBsYSBjcnVuYSBkJ2FnbyBp
bmVsdXR0YWJpbGUgcGVyIHF1YWxzaWFzaSBwcm9nZXR0byBkaSB2aXRhIHZl
cmEsIG5lbGxhIGZ1dHVyYSANY29tdW5pdOAgdW1hbmEgdW5pdmVyc2FsZSxh
ZmZlcm1hbmRvIGNoZSwgaW4gdWx0aW1hIG1hIGZvbmRhbWVudGFsZSBpc3Rh
bnphLCAibGEgbGliZXJ04CDoIHNlbXByZSBxdWVsbGEgZGkgY2hpIGxhIHBl
bnNhIGRpdmVyc2FtZW50ZSIuDQ0NMTMgbWFnZ2lvIDIwMDMNDQ1MYSBSZWRh
emlvbmUgZGkgICJWaXMt4C1WaXMiIFF1YWRlcm5pIHBlciBsJ2F1dG9ub21p
YSBkaSBjbGFzc2UNDQAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAQA
AFvbAABc2wAA/QAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAEMEpkAAIABAAADwQAADsEAAA8BAAAPQQAAEkEAABKBAAAdAQA
AHUEAAC2BAAAtwQAALgEAADeBAAA3wQAAOAEAAArBQAARQUAAEYFAACSBQAA
3AUAABEGAAASBgAA7AYAAEYIAABHCAAA3ggAACgJAAASCgAAEwoAAKELAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAABZQAAHQAEAABc2wAA/gAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAC
AQEBoQsAAKILAADmCwAALgwAAEkPAACUDwAArhEAAPYRAAA/EgAAixIAAIwS
AADWEgAAHRMAAGYTAACyEwAA/RMAAEgUAACRFAAAfhUAAMUVAAAWFgAAOxYA
ADwWAAA9FgAAZxYAAGgWAABpFgAArhYAAPkWAABGFwAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAWUAAB1GFwAA6RcAAOoXAAA2GAAAYRoAALAaAACX
GwAAmBsAANwbAAAnHAAAdBwAALwcAAAqHgAAKx4AAHgeAACeIAAA6SAAACsi
AABwIwAAqCQAAPQkAAA9JQAAhiUAAKclAACoJQAA8yUAAIkmAAB8JwAAfScA
AMYnAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAABZQAAHcYnAACoKAAA
qSgAAO8oAAA8KQAAhikAANEpAAAdKgAAYSoAAK4qAAD6KgAAkCsAANIrAAAV
LAAAWywAAFwsAACoLAAA6ywAADYtAACDLQAAzy0AABouAABfLgAArC4AAPQu
AABBLwAAji8AAJ8vAACgLwAA5C8AAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAFlAAAd5C8AACwwAAB5MAAAwjAAAAgxAABOMQAAlzEAAJgxAADXMQAA
ITIAAGwyAACyMgAA/TIAAEgzAACKMwAA1jMAAB40AABqNAAAtjQAAOE0AADi
NAAAEjUAABM1AAAUNQAAVzUAAKM1AADkNQAALzYAAHk2AADBNgAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAWUAAB3BNgAACTcAAFU3AACVNwAAljcA
AOE3AAAuOAAAeDgAAL44AADVOAAA1jgAAB45AABqOQAAtjkAAAA6AABKOgAA
kzoAANo6AAAgOwAAaDsAALM7AAD7OwAARjwAAI08AAAhPQAAVD0AAFU9AACh
PQAA6D0AADU+AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAABZQAAHTU+
AACAPgAAzT4AABg/AABjPwAAqz8AAPg/AABFQAAAVUAAAFZAAACgQAAA50AA
ADJBAAB5QQAAxUEAABBCAABYQgAAWUIAAKZCAADzQgAAg0MAAM9DAAAbRAAA
ZEQAAK9EAAD3RAAAIkUAAENFAACMRQAA1kUAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAFlAAAd1kUAAA5GAAAPRgAAUkYAAJBGAADbRgAAF0cAAGhH
AAC7RwAAB0gAAJdIAADASAAAwUgAAAZJAABJSQAAhUkAAIZJAADISQAAFUoA
AFtKAACkSgAA7EoAABxLAAAdSwAASksAAEtLAACVSwAA30sAACpMAAB3TAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAWUAAB13TAAAwkwAAAtNAABV
TQAAn00AAORNAAAjTgAAV04AAFhOAACkTgAA8E4AADtPAACBTwAAzE8AABhQ
AABjUAAArlAAAPdQAAAXUQAAGFEAAPBSAADxUgAAE1MAABRTAABfUwAAqVMA
AOtTAAAzVAAAdVQAAMBUAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAB
ZQAAHcBUAAAGVQAATlUAAJdVAADdVQAAJVYAAGRWAACtVgAA91YAADxXAABx
VwAAclcAALlXAAAGWAAAnFkAAO1ZAAA3WgAAhFoAAM5aAAATWwAAXFsAAKFb
AADrWwAAPlwAALVcAAC2XAAAt1wAAANdAABQXQAAnV0AAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAFlAAAdnV0AAN1dAAApXgAAdV4AALleAAAFXwAA
Ml8AADNfAAB2XwAAwV8AAApgAABVYAAAj2AAAJBgAADVYAAAFmEAAGNhAACu
YQAA+2EAAEViAACSYgAAoGIAAKFiAADsYgAAOGMAAIBjAAC1YwAAtmMAALdj
AAADZAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAWUAAB0DZAAATWQA
AJNkAADWZAAAHmUAAGRlAACxZQAA/GUAADpmAACDZgAAsWYAAPdmAABKZwAA
S2cAAExnAACUZwAA3GcAACloAAB1aAAAv2gAAARpAABPaQAAmmkAANRpAADV
aQAAHGoAAGdqAACtagAAyGoAAMlqAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAABZQAAHclqAAAWawAAX2sAAKdrAAD0awAAPGwAAIVsAADLbAAAFm0A
AGBtAABubQAAb20AAHBtAACPbQAAkG0AAJFtAADcbQAAKG4AAHNuAADAbgAA
A28AAFBvAACcbwAA6W8AADFwAADWcAAA13AAACRxAABqcQAAt3EAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAFlAAAdt3EAAAByAABzcgAAC3MAAFdz
AAChcwAA7HMAADp0AACEdAAAy3QAABV1AABUdQAAVXUAAJx1AADpdQAAIXYA
AGh2AACsdgAA9HYAAD93AACLdwAAzHcAAM13AAAXeAAAXngAAKt4AADpeAAA
NHkAAHt5AADIeQAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAWUAAB3I
eQAAE3oAAFl6AACkegAA8XoAADx7AABvewAAcHsAAAh8AABOfAAAmnwAAON8
AAA1fQAANn0AAH59AADKfQAAFX4AAGF+AACgfgAAoX4AAOt+AAA1fwAAgX8A
AMR/AAAKgAAAVoAAAH2AAAB+gAAAy4AAAA6BAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAABZQAAHQ6BAABZgQAApoEAAPKBAAA/ggAAioIAANaCAAAc
gwAAX4MAAKSDAADmgwAAM4QAAHyEAAC/hAAAA4UAAEyFAABNhQAAToUAAJqF
AADnhQAAM4YAAICGAADIhgAAFYcAAHiHAAB5hwAAeocAAIWHAACGhwAAh4cA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAFlAAAdh4cAAMyHAAAXiAAA
YIgAAKCIAADniAAAMIkAAH2JAADJiQAAFooAAGOKAABuigAAb4oAALyKAAAI
iwAAVIsAAKGLAADhiwAAK4wAAHGMAAC7jAAABI0AAEmNAACVjQAA340AACmO
AABwjgAAs44AAP6OAABHjwAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AWUAAB1HjwAAlI8AANyPAAAmkAAAc5AAAL6QAAAHkQAATZEAAJiRAACjkQAA
pJEAAO+RAAAykgAAepIAAMSSAAAIkwAAU5MAAKCTAADrkwAAFZQAABaUAABd
lAAApZQAAO6UAAA7lQAAhpUAANGVAAAZlgAAYZYAAKuWAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAABZQAAHauWAAD3lgAAQ5cAAIiXAADOlwAAC5gA
AFSYAAChmAAAq5gAAKyYAADQmAAA0ZgAANKYAACWmgAAl5oAANqaAAAmmwAA
U5sAAJubAADbmwAAIZwAAG2cAAC4nAAAAJ0AAE2dAACYnQAA3Z0AACOeAABu
ngAAs54AAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAFlAAAds54AAPme
AABFnwAAi58AANafAAAhoAAAa6AAALOgAAD+oAAAQKEAAIehAADToQAAGqIA
AGaiAACvogAAsKIAAP2iAABGowAAjKMAANmjAAAjpAAAbqQAAH+kAACApAAA
gaQAAM6kAAAWpQAAR6UAAJClAADbpQAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAWUAAB3bpQAAG6YAAEimAABJpgAASqYAAJWmAADdpgAAJqcAAHKn
AAC9pwAAA6gAAEmoAACVqAAA4KgAACqpAAB2qQAAw6kAABCqAABbqgAAm6oA
AOKqAAD/qgAAAKsAAAGrAABNqwAAmasAAOKrAAAtrAAAdKwAALCsAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAABZQAAHbCsAACxrAAAsqwAAP2sAABD
rQAAjK0AANetAAAgrgAAU64AAJyuAADfrgAAE68AABSvAAAVrwAAXq8AAKmv
AAD1rwAAOrAAAH6wAADIsAAAC7EAAFixAACfsQAA6rEAAAiyAAAJsgAACrIA
AFOyAADpswAAOrQAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAFlAAAd
OrQAAIe0AAAltQAAabUAALS1AADYtQAA2bUAANq1AAAbtgAAYrYAAK+2AAD5
tgAAO7cAAIS3AAC1twAAtrcAALe3AAABuAAARrgAAJG4AADeuAAAJbkAAHG5
AAC+uQAAk7oAANq6AAAiuwAAb7sAALO7AADUuwAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAWUAAB3UuwAA1bsAANa7AAAbvAAAaLwAAK68AAD1vAAA
Pr0AAIS9AADJvQAAW74AAKS+AADkvgAAKr8AAHy/AADFvwAAEMAAAKPAAADw
wAAAO8EAAG7BAAC5wQAA/sEAAEfCAACUwgAA38IAAODCAADhwgAAKcMAAHTD
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAABZQAAHXTDAAC/wwAADMQA
AFnEAACmxAAA5cQAACzFAABvxQAAu8UAAAPGAABHxgAAlMYAAN/GAAAixwAA
ascAALbHAAD7xwAAQ8gAAInIAADNyAAAGckAAF/JAACqyQAA7skAACzKAABz
ygAAwMoAAAzLAABZywAApssAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAA
AAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAA
AAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAA
AAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAA
AAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAFlAAAdpssAAPHLAAA8zAAAhswAAM3MAAAZzQAANs0AADfNAAA4zQAAfs0A
AMrNAAASzgAAVs4AAKPOAADvzgAAPM8AAILPAADKzwAAFtAAAGPQAACn0AAA
8dAAAD3RAACG0QAA0tEAAB/SAABh0gAArdIAAPTSAAA80wAA/QAAAAAAAAAA
AAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAWUAAB080wAAiNMAANPTAAAZ1AAAZNQAAJLU
AACT1AAAlNQAAODUAAAt1QAAedUAAL/VAAAE1gAAUNYAAJvWAADm1gAAMtcA
AH/XAADJ1wAAE9gAAFrYAACh2AAAgNoAAAjbAAAJ2wAACtsAABnbAAAa2wAA
G9sAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0A
AAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAA
AAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9
AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAA
AAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA
/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAA
AAAAAAAAAP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAA
AP0AAAAAAAAAAAAAAAD9AAAAAAAAAAAAAAAA/QAAAAAAAAAAAAAAAP0AAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAABZQAAHBvbAABb
2wAAXNsAAPoAAAAAAAAAAAAAAAD4AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAQAA
AARlAAMkAmEkAgACLAAxkGgBH7CCLiCwxkEhsP0DIrD9AyOQ/QMkkP0DJbAA
ABewxQIYsMUCDJDEAgAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAUAGYACgABAGkADwADAAAA
AAAAAAAAOgAAQPH/AgA6AAwABwBOAG8AcgBtAGEAbABlAAAAAgAAABgAQ0oY
AF9IAQRhShgAbUgQBHNIEAR0SBAEAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAATgBBQPL/
oQBOAAwAHwBDAGEAcgBhAHQAdABlAHIAZQAgAHAAcgBlAGQAZQBmAGkAbgBp
AHQAbwAgAHAAYQByAGEAZwByAGEAZgBvAAAAAAAAAAAAAAAAAEQA/k8BAPIA
RAAMAAQAdgBlAHIAZAAAABAADwATpGQAFKRkAFskAVwkARkAQioIQ0oPAE9K
AwBRSgMAYUoPAHBo////AABGAP5PAQACAUYADAAIAGMAbwBtAHAAbwBzAGUA
ZgAAABAAEAATpGQAFKRkAFskAVwkARQAQ0oUAE9KBABRSgQAXkoEAGFKFABS
AP5PAQASAVIADAAGAG0AdABpAHQAbABlAAAAEAARABOkZAAUpGQAWyQBXCQB
IwA1CIFCKgdDSiQAT0oCAFFKAgBcCIFeSgIAYUokAHBo3IgeAABWAP5PAQAi
AVYADAAIAGUAcgByAHQAaQB0AGwAZQAAABAAEgATpGQAFKRkAFskAVwkASMA
NQiBQioGQ0okAE9KAgBRSgIAXAiBXkoCAGFKJABwaP8zMwAAUgD+TwEAMgFS
AAwABgB0AGEAYgBoAGkAdAAAABAAEwATpGQAFKRkAFskAVwkASMANQiBQioH
Q0oVAE9KAgBRSgIAXAiBXkoCAGFKFQBwaMZvAQAAUgD+TwEAQgFSAAwABgB0
AGEAYgBsAG8AdAAAABAAFAATpGQAFKRkAFskAVwkASMANQiBQioHQ0oVAE9K
AgBRSgIAXAiBXkoCAGFKFQBwaNyIHgAAOgD+TwEAUgE6AAwAAwBiAGcAYwAA
ACEAFQATpGQAFKRkAC1E4ABNxgoAAAD/871NAAAAWyQBXCQBAAAAOgD+TwEA
YgE6AAwAAwBiAGcAZAAAACEAFgATpGQAFKRkAC1E4ABNxgoAAAD/9uipAAAA
WyQBXCQBAAAAOgD+TwEAcgE6AAwAAwBiAGcAZQAAACEAFwATpGQAFKRkAC1E
4ABNxgoAAAD//froAAAAWyQBXCQBAAAAOgD+TwEAggE6AAwAAwBiAGcAZgAA
ACEAGAATpGQAFKRkAC1EAAFNxgoAAAD/////AAAAWyQBXCQBAAAAOgD+TwEA
kgE6AAwAAwBiAGcAZwAAACEAGQATpGQAFKRkAC1EAAJNxgoAAAD/zMzMAAAA
WyQBXCQBAAAAjAD+TwEAogGMAAwABwB0AGIAdQB0AHQAbwBuAAAAawAaAAMk
AROkZAAUpGQAJGQMAQgAJWQMAQgAJmQMAQcAJ2QMAQcALUTgAE3GCgAAAP/7
9dgAAABOxgj///8ADAEAAE/GCP///wAMAQAAUMYI871NAAwBAABRxgjzvU0A
DAEAAFskAVwkAWEkAQAAADwA/k8BALIBPAAMAAQAYgBiAGEAcgAAACEAGwAT
pGQAFKRkAC1E4ABNxgoAAAD/871NAAAAWyQBXCQBAAAAQgD+TwEAwgFCAAwA
BwBiAGEAcgBsAGkAbgBrAAAAIQAcABOkZAAUpGQAJWQMAQcAT8YI871NAAwB
AABbJAFcJAEAAAA6AP5PAQDSAToADAAHAGIAYQByAHQAZQB4AHQAAAAQAB0A
E6RkABSkZABbJAFcJAEJAEIqCHBo////AAA4AP5PAQDiATgADAAGAGwAaAB0
AGUAeAB0AAAAEAAeABOkZAAUpGQAWyQBXCQBCQBCKgFwaAAAAAAANAD+TwEA
8gE0AAwABABkAGUAYQBkAAAAEAAfABOkZAAUpGQAWyQBXCQBCQBCKg9waJmZ
mQAAcAD+TwEAAgJwAAwABQB0AGEAYgBoAGkAAABUACAAE6RkABSkZAAkZAYB
BwAlZAYBBwAnZAYBBwAtROAATcYKAAAA//boqQAAAE7GCPO9TQAGAQAAT8YI
871NAAYBAABRxgjzvU0ABgEAAFskAVwkAQAAcgD+TwEAEgJyAAwABgB0AGEA
YgBsAG8AbAAAAFQAIQATpGQAFKRkACRkBgEHACVkBgEHACZkBgEHAC1E4ABN
xgoAAAD//froAAAATsYI9uipAAYBAABPxgj26KkABgEAAFDGCPO9TQAGAQAA
WyQBXCQBAAByAP5PAQAiAnIADAAGAHQAYQBiAGwAbwByAAAAVAAiABOkZAAU
pGQAJGQGAQcAJmQGAQcAJ2QGAQcALUTgAE3GCgAAAP/9+ugAAABOxgj26KkA
BgEAAFDGCPO9TQAGAQAAUcYI9uipAAYBAABbJAFcJAEAAIIA/k8BADICggAM
AAUAdABhAGIAbABvAAAAZQAjABOkZAAUpGQAJGQGAQcAJWQGAQcAJmQGAQcA
J2QGAQcALUTgAE3GCgAAAP/9+ugAAABOxgj26KkABgEAAE/GCPboqQAGAQAA
UMYI871NAAYBAABRxgj26KkABgEAAFskAVwkAQAAAFIA/k8BAEICUgAMAAcA
dABhAGIAbgBvAG4AZQAAADIAJAATpGQAFKRkACZkBgEHAC1EAAFNxgoAAAD/
////AAAAUMYI871NAAYBAABbJAFcJAEAAD4A/k8BAFICPgAMAAUAaABlAGEA
ZABhAAAAIQAlABOkZAAUpGQALUTgAE3GCgAAAP/9+ugAAABbJAFcJAEAAABI
AP5PAQBiAkgADAAFAGgAZQBhAGQAYgAAACEAJgATpGQAFKRkAC1E4ABNxgoA
AAD/871NAAAAWyQBXCQBAAkAQioIcGj///8AAD4A/k8BAHICPgAMAAUAaABl
AGEAZABjAAAAIQAnABOkZAAUpGQALUTgAE3GCgAAAP/9+ugAAABbJAFcJAEA
AAA+AP5PAQCCAj4ADAAFAGgAZQBhAGQAZAAAACEAKAATpGQAFKRkAC1E4ABN
xgoAAAD//froAAAAWyQBXCQBAAAAPgD+TwEAkgI+AAwABQBoAGUAYQBkAGUA
AAAhACkAE6RkABSkZAAtRAABTcYKAAAA/+7u7gAAAFskAVwkAQAAAHwA/k8B
AKICfAAMAAIAYgBkAAAAZQAqABOkZAAUpGQAJGQGAQcAJWQGAQcAJmQGAQcA
J2QGAQcALUTgAE3GCgAAAP/9+ugAAABOxgjzvU0ABgEAAE/GCPO9TQAGAQAA
UMYI871NAAYBAABRxgjzvU0ABgEAAFskAVwkAQAAAIwA/k8BALICjAAMAAoA
YQBsAGUAcgB0AHQAYQBiAGwAZQAAAGUAKwATpGQAFKRkACRkDAEHACVkDAEH
ACZkDAEHACdkDAEHAC1E4ABNxgoAAAD//froAAAATsYI9uipAAwBAABPxgj2
6KkADAEAAFDGCPboqQAMAQAAUcYI9uipAAwBAABbJAFcJAEAAACKAP5PAQDC
AooADAAJAHcAYQByAG4AdABhAGIAbABlAAAAZQAsABOkZAAUpGQAJGQMARAA
JWQMARAAJmQMARAAJ2QMARAALUQAAU3GCgAAAP/u7u4AAABOxgjMzMwADAEA
AE/GCMzMzAAMAQAAUMYIzMzMAAwBAABRxgjMzMwADAEAAFskAVwkAQAAAIgA
/k8BANICiAAMAAgAZQByAHIAdABhAGIAbABlAAAAZQAtABOkZAAUpGQAJGQM
AQYAJWQMAQYAJmQMAQYAJ2QMAQYALUTAAE3GCgAAAP//3d0AAABOxgj/MzMA
DAEAAE/GCP8zMwAMAQAAUMYI/zMzAAwBAABRxgj/MzMADAEAAFskAVwkAQAA
ADgA/k8BAOICOAAMAAYAZQByAHIAbQBzAGcAAAAQAC4AE6RkABSkZABbJAFc
JAEJAEIqBnBozAAAAABAAP5PAQDyAkAADAAGAGYAdABpAHQAbABlAAAAIQAv
ABOkZAAUpGQALUTgAE3GCgAAAP/9+ugAAABbJAFcJAEAAAA6AP5PAQACAzoA
DAADAGYAbABvAAAAIQAwABOkZAAUpGQALUTgAE3GCgAAAP/9+ugAAABbJAFc
JAEAAAA6AP5PAQASAzoADAADAGYAaABpAAAAIQAxABOkZAAUpGQALUQAAU3G
CgAAAP////8AAABbJAFcJAEAAABIAP5PAQAiA0gADAAIAGwAaQBzAHQAaABl
AGEAZAAAACUAMgATpGQAFKRkAC1EAAI5RAAATcYKAAAA/93d3QAAAFskAVwk
AQAAAGgA/k8BADIDaAAMAAcAcwBvAHIAdABjAG8AbAAAAEcAMwATpGQAFKRk
ACVkBgEHACdkBgEHAC1E4AA5RAAATcYKAAAA//366AAAAE/GCPboqQAGAQAA
UcYI9uipAAYBAABbJAFcJAEAAABCAP5PAQBCA0IADAAFAGwAaQBzAHQAYQAA
ACUANAATpGQAFKRkAC1EAAE5RAAATcYKAAAA/////wAAAFskAVwkAQAAAEIA
/k8BAFIDQgAMAAUAbABpAHMAdABiAAAAJQA1ABOkZAAUpGQALUQAATlEAABN
xgoAAAD/9vb2AAAAWyQBXCQBAAAARAD+TwEAYgNEAAwABgBsAGkAcwB0AGEA
cwAAACUANgATpGQAFKRkAC1EAAE5RAAATcYKAAAA/+Ts9gAAAFskAVwkAQAA
AEQA/k8BAHIDRAAMAAYAbABpAHMAdABiAHMAAAAlADcAE6RkABSkZAAtRAAB
OUQAAE3GCgAAAP/c5O0AAABbJAFcJAEAAABKAP5PAQCCA0oADAAGAG0AcwBn
AG4AZQB3AAAAJQA4ABOkZAAUpGQALUQAATlEAABNxgoAAAD/////AAAAWyQB
XCQBAAYANQiBXAiBRAD+TwEAkgNEAAwABgBtAHMAZwBvAGwAZAAAACUAOQAT
pGQAFKRkAC1EAAE5RAAATcYKAAAA/+7u7gAAAFskAVwkAQAAAEwA/k8BAKID
TAAMAAcAbQBzAGcAbgBlAHcAcwAAACUAOgATpGQAFKRkAC1EAAE5RAAATcYK
AAAA/+Ts9gAAAFskAVwkAQAGADUIgVwIgUYA/k8BALIDRgAMAAcAbQBzAGcA
bwBsAGQAcwAAACUAOwATpGQAFKRkAC1EAAI5RAAATcYKAAAA/9Xd5AAAAFsk
AVwkAQAAADwA/k8BAMIDPAAMAAQAZgByAG0AdAAAACEAPAATpGQAFKRkAC1E
AAFNxgoAAAD/////AAAAWyQBXCQBAAAAPAD+TwEA0gM8AAwABABmAHIAbQBi
AAAAIQA9ABOkZAAUpGQALUQAAU3GCgAAAP/u7u4AAABbJAFcJAEAAAA8AP5P
AQDiAzwADAAEAGYAcgBtAGUAAAAhAD4AE6RkABSkZAAtRMAATcYKAAAA///d
3QAAAFskAVwkAQAAAEgA/k8BAPIDSAAMAAUAZgByAG0AYgBnAAAAIQA/ABOk
ZAAUpGQALUSAAE3GCgAAAP/M/8wAAABbJAFcJAEACQBCKgFwaAAAAAAASAD+
TwEAAgRIAAwABQBmAHIAbQBiAHIAAAAhAEAAE6RkABSkZAAtRMAATcYKAAAA
///MzAAAAFskAVwkAQAJAEIqAXBoAAAAAABIAP5PAQASBEgADAAFAGYAcgBt
AGIAYgAAACEAQQATpGQAFKRkAC1EQABNxgoAAAD/zMz/AAAAWyQBXCQBAAkA
QioBcGgAAAAAAIQA/k8BACIEhAAMAAYAaQBuAHYAdwB5AGEAAABlAEIAE6Rk
ABSkZAAkZAwBBwAlZAwBBwAmZAwBBwAnZAwBBwAtROAATcYKAAAA//366AAA
AE7GCPboqQAMAQAAT8YI9uipAAwBAABQxgj26KkADAEAAFHGCPboqQAMAQAA
WyQBXCQBAAAAQAD+TwEAMgRAAAwAAwBtAG8AbgAAACcAQwADJAITpGQAFKRk
AC1E4ABNxgoAAAD//froAAAAWyQBXCQBYSQCAAAASAD+TwEAQgRIAAwABABt
AG8AbgB5AAAAJwBEAAMkAhOkZAAUpGQALUTgAE3GCgAAAP/9+ugAAABbJAFc
JAFhJAIABgA1CIFcCIFCAP5PAQBSBEIADAAEAG0AbwBuAG4AAAAnAEUAAyQC
E6RkABSkZAAtROAATcYKAAAA//366AAAAFskAVwkAWEkAgAAAEgA/k8BAGIE
SAAMAAQAbQBvAG4AcwAAACcARgADJAITpGQAFKRkAC1EAAFNxgoAAAD/////
AAAAWyQBXCQBYSQCAAYANQiBXAiBVgD+TwEAcgRWAAwABwBjAGEAbABuAG8A
bgBlAAAANgBHABOkZAAUpGQAJmQMAQgALUQAATlEAABNxgoAAAD/////AAAA
UMYI7u7uAAwBAABbJAFcJAEAAGQA/k8BAIIEZAAMAAUAYwBhAGwAbQB5AAAA
RwBIABOkZAAUpGQAJWQGAQcAJmQMAQcALUTgADlEAABNxgoAAAD//froAAAA
T8YI9uipAAYBAABQxgj26KkADAEAAFskAVwkAQAAAGoA/k8BAJIEagAMAAgA
YwBhAGwAZwB1AGkAZABlAAAARwBJABOkZAAUpGQAJWQGARAAJmQMARAALUTg
ADlEAABNxgoAAAD/9PXhAAAAT8YIzMyqAAYBAABQxgjMzKoADAEAAFskAVwk
AQAAADIA/k8BAKIEMgAMAAYAbQBvAG4AZABhAHkAAAAUAEoAE6RkABSkZAA5
RAAAWyQBXCQBAACGAP5PAQCyBIYADAAFAG0AbwBuAG0AeQAAAGkASwATpGQA
FKRkACRkBgEHAiVkBgEHAiZkBgEHAidkBgEHAi1E4AA5RAAATcYKAAAA//36
6AAAAE7GCP366AAGAQIAT8YI/froAAYBAgBQxgj26KkABgECAFHGCP366AAG
AQIAWyQBXCQBAAAAjAD+TwEAwgSMAAwACABtAG8AbgBnAHUAaQBkAGUAAABp
AEwAE6RkABSkZAAkZAYBBwIlZAYBBwImZAYBEAInZAYBBwItROAAOUQAAE3G
CgAAAP/09eEAAABOxgj09eEABgECAE/GCPT14QAGAQIAUMYIzMyqAAYBAgBR
xgj09eEABgECAFskAVwkAQAAAEgA/k8BANIESAAMAAcAZgBiAHUAdAB0AG8A
bgAAACcATQADJAETpGQAFKRkAC1E4ABNxgoAAAD/9uipAAAAWyQBXCQBYSQB
AAAATgD+TwEA4gROAAwABwBhAGIAdQB0AHQAbwBuAAAAJwBOAAMkAROkZAAU
pGQALUTgAE3GCgAAAP/26KkAAABbJAFcJAFhJAEABgA1CIFcCIGOAP5PAQDy
BI4ADAAIAHQAYgB1AHQAdABvAG4AcAAAAGsATwADJAETpGQAFKRkACRkDAEH
ACVkDAEHACZkDAEIACdkDAEIAC1E4ABNxgoAAAD/+/XYAAAATsYI871NAAwB
AABPxgjzvU0ADAEAAFDGCP///wAMAQAAUcYI////AAwBAABbJAFcJAFhJAEA
AABCAP5PAQACBUIADAAHAGMAYgB1AHQAdABvAG4AAAAhAFAAE6RkABSkZAAt
RAABTcYKAAAA/////wAAAFskAVwkAQAAADQA/k8BABIFNAAMAAQAawBjAG0A
ZAAAABAAUQATpGQAFKRkAFskAVwkAQkAQioPcGhmZmYAAHIA/k8BACIFcgAM
AAYAdABhAGIAbABvAGEAAABUAFIAE6RkABSkZAAkZAwBBwAlZAwBBwAmZAwB
BwAnZAwBBwBOxgj9+ugADAEAAE/GCP366AAMAQAAUMYI/froAAwBAABRxgj9
+ugADAEAAFskAVwkAQAAcgD+TwEAMgVyAAwABgB0AGEAYgBsAG8AYgAAAFQA
UwATpGQAFKRkACRkDAEIACVkDAEIACZkDAEHACdkDAEHAE7GCP///wAMAQAA
T8YI////AAwBAABQxgj26KkADAEAAFHGCPboqQAMAQAAWyQBXCQBAAByAP5P
AQBCBXIADAAGAHQAYQBiAGwAbwBjAAAAVABUABOkZAAUpGQAJGQMAQcAJWQM
AQcAJmQMAQgAJ2QMAQgATsYI9uipAAwBAABPxgj26KkADAEAAFDGCP///wAM
AQAAUcYI////AAwBAABbJAFcJAEAAHIA/k8BAFIFcgAMAAYAdABhAGIAaABp
AGEAAABUAFUAE6RkABSkZAAkZAwBBwAlZAwBBwAmZAwBBwAnZAwBBwBOxgj2
6KkADAEAAE/GCPboqQAMAQAAUMYI9uipAAwBAABRxgj26KkADAEAAFskAVwk
AQAAcgD+TwEAYgVyAAwABgB0AGEAYgBoAGkAYgAAAFQAVgATpGQAFKRkACRk
DAEHACVkDAEHACZkDAEHACdkDAEHAE7GCP366AAMAQAAT8YI/froAAwBAABQ
xgjzvU0ADAEAAFHGCPO9TQAMAQAAWyQBXCQBAAByAP5PAQByBXIADAAGAHQA
YQBiAGgAaQBjAAAAVABXABOkZAAUpGQAJGQMAQcAJWQMAQcAJmQMAQcAJ2QM
AQcATsYI871NAAwBAABPxgjzvU0ADAEAAFDGCP366AAMAQAAUcYI/froAAwB
AABbJAFcJAEAAIgA/k8BAIIFiAAMAAgAcAB1AGwAbABkAG8AdwBuAAAAZQBY
ABOkZAAUpGQAJGQMAQgAJWQMAQgAJmQMAQcAJ2QMAQcALUTgAE3GCgAAAP/9
+ugAAABOxgj///8ADAEAAE/GCP///wAMAQAAUMYI9uipAAwBAABRxgj26KkA
DAEAAFskAVwkAQAAAEYA/k+iAJEFRgAMABYAQwBvAGwAbABlAGcAYQBtAGUA
bgB0AG8AIAB2AGkAcwBpAHQAYQB0AG8AMQAAAAkAPioBcGj///8AAEYA/k+i
AKEFRgAMABYAQwBvAGwAbABlAGcAYQBtAGUAbgB0AG8AIAB2AGkAcwBpAHQA
YQB0AG8AMgAAAAkAPioBcGgAAAAAAE4A/k+iALEFTgAMABYAQwBvAGwAbABl
AGcAYQBtAGUAbgB0AG8AIAB2AGkAcwBpAHQAYQB0AG8AMwAAABIANwiAPioA
UyqAWSgAcGgAAAAARgD+T6IAwQVGAAwAFgBDAG8AbABsAGUAZwBhAG0AZQBu
AHQAbwAgAHYAaQBzAGkAdABhAHQAbwA0AAAACQA+KgFwaDMzmQAARgD+T6IA
0QVGAAwAFgBDAG8AbABsAGUAZwBhAG0AZQBuAHQAbwAgAHYAaQBzAGkAdABh
AHQAbwA1AAAACQA+KgFwaP8AAAAARgD+T6IA4QVGAAwAFgBDAG8AbABsAGUA
ZwBhAG0AZQBuAHQAbwAgAHYAaQBzAGkAdABhAHQAbwA2AAAACQA+KgFwaMZv
AQAARgD+T6IA8QVGAAwAFgBDAG8AbABsAGUAZwBhAG0AZQBuAHQAbwAgAHYA
aQBzAGkAdABhAHQAbwA3AAAACQA+KgFwaNyIHgAARgD+T6IAAQZGAAwAFgBD
AG8AbABsAGUAZwBhAG0AZQBuAHQAbwAgAHYAaQBzAGkAdABhAHQAbwA4AAAA
CQA+KgFwaJlmAAAARgD+T6IAEQZGAAwAFgBDAG8AbABsAGUAZwBhAG0AZQBu
AHQAbwAgAHYAaQBzAGkAdABhAHQAbwA5AAAACQA+KgFwaJlmAAAAUAD+T6IA
IQZQAAwAFwBDAG8AbABsAGUAZwBhAG0AZQBuAHQAbwAgAHYAaQBzAGkAdABh
AHQAbwAxADAAAAASADcIgD4qAFMqgFkoAHBoAAAAAFAA/k+iADEGUAAMABcA
QwBvAGwAbABlAGcAYQBtAGUAbgB0AG8AIAB2AGkAcwBpAHQAYQB0AG8AMQAx
AAAAEgA3CIA+KgBTKoBZKABwaAAAAABeAGdAogBBBl4ADAAZAE0AYQBjAGMA
aABpAG4AYQAgAGQAYQAgAHMAYwByAGkAdgBlAHIAZQAgAEgAVABNAEwAAAAb
AENKFABPSgQAUEoEAFFKBABeSgQAYUoUAG8oAACGAGVAAQBSBoYADAASAFAA
cgBlAGYAbwByAG0AYQB0AHQAYQB0AG8AIABIAFQATQBMAAAANwBlAA3GMgAQ
lAMoB7wKUA7kEXgVDBmgHDQgyCNcJ/AqhC4YMqw1QDkAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAABgAQ0oUAE9KBABQSgQAUUoEAF5KBABhShQAAAAAAFzXAAAHAAAYAQAI
AP////8AAAAADwAAADsAAAA8AAAAPQAAAEkAAABKAAAAdAAAAHUAAAC2AAAA
twAAALgAAADeAAAA3wAAAOAAAAArAQAARQEAAEYBAACSAQAA3AEAABECAAAS
AgAA7AIAAEYEAABHBAAA3gQAACgFAAASBgAAEwYAAKEHAACiBwAA5gcAAC4I
AABJCwAAlAsAAK4NAAD2DQAAPw4AAIsOAACMDgAA1g4AAB0PAABmDwAAsg8A
AP0PAABIEAAAkRAAAH4RAADFEQAAFhIAADsSAAA8EgAAPRIAAGcSAABoEgAA
aRIAAK4SAAD5EgAARhMAAOkTAADqEwAANhQAAGEWAACwFgAAlxcAAJgXAADc
FwAAJxgAAHQYAAC8GAAAKhoAACsaAAB4GgAAnhwAAOkcAAArHgAAcB8AAKgg
AAD0IAAAPSEAAIYhAACnIQAAqCEAAPMhAACJIgAAfCMAAH0jAADGIwAAqCQA
AKkkAADvJAAAPCUAAIYlAADRJQAAHSYAAGEmAACuJgAA+iYAAJAnAADSJwAA
FSgAAFsoAABcKAAAqCgAAOsoAAA2KQAAgykAAM8pAAAaKgAAXyoAAKwqAAD0
KgAAQSsAAI4rAACfKwAAoCsAAOQrAAAsLAAAeSwAAMIsAAAILQAATi0AAJct
AACYLQAA1y0AACEuAABsLgAAsi4AAP0uAABILwAAii8AANYvAAAeMAAAajAA
ALYwAADhMAAA4jAAABIxAAATMQAAFDEAAFcxAACjMQAA5DEAAC8yAAB5MgAA
wTIAAAkzAABVMwAAlTMAAJYzAADhMwAALjQAAHg0AAC+NAAA1TQAANY0AAAe
NQAAajUAALY1AAAANgAASjYAAJM2AADaNgAAIDcAAGg3AACzNwAA+zcAAEY4
AACNOAAAITkAAFQ5AABVOQAAoTkAAOg5AAA1OgAAgDoAAM06AAAYOwAAYzsA
AKs7AAD4OwAARTwAAFU8AABWPAAAoDwAAOc8AAAyPQAAeT0AAMU9AAAQPgAA
WD4AAFk+AACmPgAA8z4AAIM/AADPPwAAG0AAAGRAAACvQAAA90AAACJBAABD
QQAAjEEAANZBAAAOQgAAD0IAAFJCAACQQgAA20IAABdDAABoQwAAu0MAAAdE
AACXRAAAwEQAAMFEAAAGRQAASUUAAIVFAACGRQAAyEUAABVGAABbRgAApEYA
AOxGAAAcRwAAHUcAAEpHAABLRwAAlUcAAN9HAAAqSAAAd0gAAMJIAAALSQAA
VUkAAJ9JAADkSQAAI0oAAFdKAABYSgAApEoAAPBKAAA7SwAAgUsAAMxLAAAY
TAAAY0wAAK5MAAD3TAAAF00AABhNAADwTgAA8U4AABNPAAAUTwAAX08AAKlP
AADrTwAAM1AAAHVQAADAUAAABlEAAE5RAACXUQAA3VEAACVSAABkUgAArVIA
APdSAAA8UwAAcVMAAHJTAAC5UwAABlQAAJxVAADtVQAAN1YAAIRWAADOVgAA
E1cAAFxXAAChVwAA61cAAD5YAAC1WAAAtlgAALdYAAADWQAAUFkAAJ1ZAADd
WQAAKVoAAHVaAAC5WgAABVsAADJbAAAzWwAAdlsAAMFbAAAKXAAAVVwAAI9c
AACQXAAA1VwAABZdAABjXQAArl0AAPtdAABFXgAAkl4AAKBeAAChXgAA7F4A
ADhfAACAXwAAtV8AALZfAAC3XwAAA2AAAE1gAACTYAAA1mAAAB5hAABkYQAA
sWEAAPxhAAA6YgAAg2IAALFiAAD3YgAASmMAAEtjAABMYwAAlGMAANxjAAAp
ZAAAdWQAAL9kAAAEZQAAT2UAAJplAADUZQAA1WUAABxmAABnZgAArWYAAMhm
AADJZgAAFmcAAF9nAACnZwAA9GcAADxoAACFaAAAy2gAABZpAABgaQAAbmkA
AG9pAABwaQAAj2kAAJBpAACRaQAA3GkAAChqAABzagAAwGoAAANrAABQawAA
nGsAAOlrAAAxbAAA1mwAANdsAAAkbQAAam0AALdtAAAAbgAAc24AAAtvAABX
bwAAoW8AAOxvAAA6cAAAhHAAAMtwAAAVcQAAVHEAAFVxAACccQAA6XEAACFy
AABocgAArHIAAPRyAAA/cwAAi3MAAMxzAADNcwAAF3QAAF50AACrdAAA6XQA
ADR1AAB7dQAAyHUAABN2AABZdgAApHYAAPF2AAA8dwAAb3cAAHB3AAAIeAAA
TngAAJp4AADjeAAANXkAADZ5AAB+eQAAynkAABV6AABhegAAoHoAAKF6AADr
egAANXsAAIF7AADEewAACnwAAFZ8AAB9fAAAfnwAAMt8AAAOfQAAWX0AAKZ9
AADyfQAAP34AAIp+AADWfgAAHH8AAF9/AACkfwAA5n8AADOAAAB8gAAAv4AA
AAOBAABMgQAATYEAAE6BAACagQAA54EAADOCAACAggAAyIIAABWDAAB4gwAA
eYMAAHqDAACFgwAAhoMAAIeDAADMgwAAF4QAAGCEAACghAAA54QAADCFAAB9
hQAAyYUAABaGAABjhgAAboYAAG+GAAC8hgAACIcAAFSHAAChhwAA4YcAACuI
AABxiAAAu4gAAASJAABJiQAAlYkAAN+JAAApigAAcIoAALOKAAD+igAAR4sA
AJSLAADciwAAJowAAHOMAAC+jAAAB40AAE2NAACYjQAAo40AAKSNAADvjQAA
Mo4AAHqOAADEjgAACI8AAFOPAACgjwAA648AABWQAAAWkAAAXZAAAKWQAADu
kAAAO5EAAIaRAADRkQAAGZIAAGGSAACrkgAA95IAAEOTAACIkwAAzpMAAAuU
AABUlAAAoZQAAKuUAACslAAA0JQAANGUAADSlAAAlpYAAJeWAADalgAAJpcA
AFOXAACblwAA25cAACGYAABtmAAAuJgAAACZAABNmQAAmJkAAN2ZAAAjmgAA
bpoAALOaAAD5mgAARZsAAIubAADWmwAAIZwAAGucAACznAAA/pwAAECdAACH
nQAA050AABqeAABmngAAr54AALCeAAD9ngAARp8AAIyfAADZnwAAI6AAAG6g
AAB/oAAAgKAAAIGgAADOoAAAFqEAAEehAACQoQAA26EAABuiAABIogAASaIA
AEqiAACVogAA3aIAACajAAByowAAvaMAAAOkAABJpAAAlaQAAOCkAAAqpQAA
dqUAAMOlAAAQpgAAW6YAAJumAADipgAA/6YAAACnAAABpwAATacAAJmnAADi
pwAALagAAHSoAACwqAAAsagAALKoAAD9qAAAQ6kAAIypAADXqQAAIKoAAFOq
AACcqgAA36oAABOrAAAUqwAAFasAAF6rAACpqwAA9asAADqsAAB+rAAAyKwA
AAutAABYrQAAn60AAOqtAAAIrgAACa4AAAquAABTrgAA6a8AADqwAACHsAAA
JbEAAGmxAAC0sQAA2LEAANmxAADasQAAG7IAAGKyAACvsgAA+bIAADuzAACE
swAAtbMAALazAAC3swAAAbQAAEa0AACRtAAA3rQAACW1AABxtQAAvrUAAJO2
AADatgAAIrcAAG+3AACztwAA1LcAANW3AADWtwAAG7gAAGi4AACuuAAA9bgA
AD65AACEuQAAybkAAFu6AACkugAA5LoAACq7AAB8uwAAxbsAABC8AACjvAAA
8LwAADu9AABuvQAAub0AAP69AABHvgAAlL4AAN++AADgvgAA4b4AACm/AAB0
vwAAv78AAAzAAABZwAAApsAAAOXAAAAswQAAb8EAALvBAAADwgAAR8IAAJTC
AADfwgAAIsMAAGrDAAC2wwAA+8MAAEPEAACJxAAAzcQAABnFAABfxQAAqsUA
AO7FAAAsxgAAc8YAAMDGAAAMxwAAWccAAKbHAADxxwAAPMgAAIbIAADNyAAA
GckAADbJAAA3yQAAOMkAAH7JAADKyQAAEsoAAFbKAACjygAA78oAADzLAACC
ywAAyssAABbMAABjzAAAp8wAAPHMAAA9zQAAhs0AANLNAAAfzgAAYc4AAK3O
AAD0zgAAPM8AAIjPAADTzwAAGdAAAGTQAACS0AAAk9AAAJTQAADg0AAALdEA
AHnRAAC/0QAABNIAAFDSAACb0gAA5tIAADLTAAB/0wAAydMAABPUAABa1AAA
odQAAIDWAAAI1wAACdcAAArXAAAZ1wAAGtcAABvXAABb1wAAXtcAAJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABl
MAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACAAAAAgJoAAABlMAAAAAAAAACA
AAAAgJoAAAAAMAAAAAAAAACAAAAAgAAEAABc2wAAbgAAAAAEAAChCwAARhcA
AMYnAADkLwAAwTYAADU+AADWRQAAd0wAAMBUAACdXQAAA2QAAMlqAAC3cQAA
yHkAAA6BAACHhwAAR48AAKuWAACzngAA26UAALCsAAA6tAAA1LsAAHTDAACm
ywAAPNMAABvbAABc2wAAbwAAAHEAAAByAAAAcwAAAHQAAAB1AAAAdgAAAHcA
AAB4AAAAeQAAAHoAAAB7AAAAfAAAAH0AAAB+AAAAfwAAAIAAAACBAAAAggAA
AIMAAACEAAAAhQAAAIYAAACHAAAAiAAAAIkAAACKAAAAiwAAAAAEAABc2wAA
cAAAAAAAAAAwAAAAOQAAAL4AAADHAAAANwEAAEMBAABJAQAATQEAAHgCAAB8
AgAAPQMAAEkDAABKAwAAWAMAAOEFAADwBQAASAcAAFcHAADNCQAA2gkAAIsN
AACdDQAArg0AAL4NAACgDwAAsA8AAMMWAADNFgAAjxgAAJsYAACdGAAArRgA
AF4dAABqHQAAXCEAAGYhAACGIQAAlyEAAIkiAACQIgAACCQAABMkAABSJwAA
XicAAKwnAACyJwAAOCgAAEQoAAA2KQAAPykAAOctAADxLQAAui4AAMIuAACH
MAAAijAAALYwAADEMAAAzjAAAN8wAAAFMQAAEDEAAMAxAADMMQAAyDMAANMz
AAD5NAAACjUAALw2AADPNgAA2jYAAOc2AABMOQAAUjkAAH45AACKOQAAljkA
AJk5AACaOQAAnzkAAP45AAAFOgAAtzoAALs6AAD+OgAABzsAAD07AABOOwAA
dDsAAIA7AADEOwAAzzsAACg8AAA0PAAAJT4AAC0+AAC/PgAA1j4AADc/AABA
PwAAy0EAANRBAACGQgAAjkIAAPxCAAAQQwAAF0MAAChDAADJQwAA00MAAAdF
AAAhRQAAqUUAALNFAADJRgAA0kYAADxHAABBRwAABkgAAAlIAAANSAAAD0gA
ABBIAAAUSAAAvkgAAMFIAADCSAAAzEgAAAlKAAAOSgAAl0oAAKNKAAAETAAA
F0wAADVNAAA/TQAA/lAAAAVRAABTUgAAXFIAAJxSAACsUgAA+1IAAP5SAABL
VAAAV1QAAGxUAAB0VAAAKlcAADRXAABxWAAAelgAAJ1ZAACnWQAAAVoAAA9a
AACkWwAAs1sAAIBfAACHXwAAHmEAACthAAAtYgAANGIAAJtiAACsYgAAPWQA
AEpkAAC7ZgAAxmYAAChnAAA0ZwAAlWcAAJhnAABSaAAAY2gAAGptAAB9bQAA
r20AALZtAAA0bgAATW4AAK1uAADAbgAAKnAAADhwAAAicgAANXIAAFByAABY
cgAA6XQAAAt1AAA+dgAAT3YAAA93AAAYdwAAPHcAAEt3AAC5dwAAwXcAAHZ7
AAB4ewAAuX4AAMJ+AAADgQAADIEAAB6BAAAngQAAPIMAAEyDAABsgwAAdoMA
AKCEAACuhAAAEYUAACGFAACxhQAAuYUAAEiGAABThgAAVIYAAGKGAABUhwAA
X4cAAOGHAAD0hwAAf4gAAIaIAACliAAAsYgAANiIAADgiAAAN4sAAEaLAABt
jwAAdY8AAJCPAACZjwAAyo8AANaPAADfjwAA548AAEuQAABTkAAAsJAAAMKQ
AABtkQAAdZEAAIuRAACZkQAAu5EAAMeRAADxkQAA+5EAABmSAAAgkgAAIpMA
ACuTAACOlAAAnJQAAMWVAADTlQAA7ZYAAPaWAABnmQAAb5kAAP+ZAAAPmgAA
QZ0AAFGdAAB1nQAAg50AAIidAACUnQAAZp4AAGqeAACknwAAsZ8AAFekAABb
pAAA460AAOatAAA7sQAAR7EAAFSyAABhsgAA+bUAAAm2AABHuAAAVrgAAOS6
AAD1ugAAWr0AAGu9AACezgAAp84AAETRAABR0QAAedEAAIrRAABJ1AAAVNQA
AODUAADs1AAAENYAABnWAAAt1wAANtcAAF7XAAAHABwABwAcAAcAHAAHABwA
BwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAH
ABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcA
HAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAc
AAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwA
BwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAH
ABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcA
GwAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAc
AAcAHAAHABwABwAcAAcAGwAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwA
BwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAH
ABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcA
HAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAc
AAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwA
BwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAHABwABwAcAAcAHAAH
ABwABwAcAAcAHAAHABwABwAAAAAAgaAAAIegAABKogAAUKIAALKoAAC4qAAA
FasAABurAAAKrgAAEK4AANqxAADgsQAAt7MAAL2zAAB8uwAAgrsAAOG+AADn
vgAAk9AAAJTQAABe1wAABwAFAAcABQAHAAUABwAFAAcABQAHAAUABwAFAAcA
BQAHAAUABwAEAAcA//8IAAAAAQAqADQAQwA6AFwAXwBVAHQAZQBuAHQAaQBc
AEYAcgBhAG4AYwBvAFwARgBVAFQAVQBSAE8AIABQAEUAUgAgAEcATABJACAA
YQBuAHQAaQBjAGEAcABpAHQAYQBsAGkAcwB0AGkALgBkAG8AYwABACoAeABD
ADoAXABXAEkATgBEAE8AVwBTAFwAUAByAG8AZgBpAGwAZQBzAFwAYwBvAGIA
YQBzAFwAQQBwAHAAbABpAGMAYQB0AGkAbwBuACAARABhAHQAYQBcAE0AaQBj
AHIAbwBzAG8AZgB0AFwAVwBvAHIAZABcAFMAYQBsAHYAYQB0AGEAZwBnAGkA
bwAgAGEAdQB0AG8AbQBhAHQAaQBjAG8AIABkAGkAIAAgACAARgBVAFQAVQBS
AE8AIABQAEUAUgAgAEcATABJACAAYQBuAHQAaQBjAGEAcABpAHQAYQBsAGkA
cwB0AGkALgBhAHMAZAABACoAeABDADoAXABXAEkATgBEAE8AVwBTAFwAUABy
AG8AZgBpAGwAZQBzAFwAYwBvAGIAYQBzAFwAQQBwAHAAbABpAGMAYQB0AGkA
bwBuACAARABhAHQAYQBcAE0AaQBjAHIAbwBzAG8AZgB0AFwAVwBvAHIAZABc
AFMAYQBsAHYAYQB0AGEAZwBnAGkAbwAgAGEAdQB0AG8AbQBhAHQAaQBjAG8A
IABkAGkAIAAgACAARgBVAFQAVQBSAE8AIABQAEUAUgAgAEcATABJACAAYQBu
AHQAaQBjAGEAcABpAHQAYQBsAGkAcwB0AGkALgBhAHMAZAABACoAeABDADoA
XABXAEkATgBEAE8AVwBTAFwAUAByAG8AZgBpAGwAZQBzAFwAYwBvAGIAYQBz
AFwAQQBwAHAAbABpAGMAYQB0AGkAbwBuACAARABhAHQAYQBcAE0AaQBjAHIA
bwBzAG8AZgB0AFwAVwBvAHIAZABcAFMAYQBsAHYAYQB0AGEAZwBnAGkAbwAg
AGEAdQB0AG8AbQBhAHQAaQBjAG8AIABkAGkAIAAgACAARgBVAFQAVQBSAE8A
IABQAEUAUgAgAEcATABJACAAYQBuAHQAaQBjAGEAcABpAHQAYQBsAGkAcwB0
AGkALgBhAHMAZAD/QAOAAQCT0AAAk9AAAHCOZAABAAAAk9AAAAAAAACT0AAA
AAAAAAIQAAAAAAAAAFzXAABwAAAIAEAAAP//AQAAAAcAVQBuAGsAbgBvAHcA
bgD//wEACAAAAAAAAAAAAAAA//8BAAAAAAD//wAAAgD//wAAAAD//wAAAgD/
/wAAAAAFAAAARxaQAQAAAgIGAwUEBQIDBIc6AAAAAAAAAAAAAAAAAAD/AAAA
AAAAAFQAaQBtAGUAcwAgAE4AZQB3ACAAUgBvAG0AYQBuAAAANRaQAQIABQUB
AgEHBgIFBwAAAAAAAAAQAAAAAAAAAAAAAACAAAAAAFMAeQBtAGIAbwBsAAAA
MyaQAQAAAgsGBAICAgICBIc6AAAAAAAAAAAAAAAAAAD/AAAAAAAAAEEAcgBp
AGEAbAAAADcmkAEAAAILBgQDBQQEAgSHAgAAAAAAAAAAAAAAAAAAnwAAAAAA
AABWAGUAcgBkAGEAbgBhAAAAPzWQAQAAAgcDCQICBQIEBIc6AAAAAAAAAAAA
AAAAAAD/AAAAAAAAAEMAbwB1AHIAaQBlAHIAIABOAGUAdwAAACIABABxCIgY
APDEAgAAGwEAAAAAh3p1hqh6dYYAAAAAAwAhAAAAJx8AAJOxAAABAFoAAAAE
AAMQegEAAAAAAAAAAAAAAQABAAAAAQAAAAAAAAAhAwDwEAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAD9A/0DuwC0AIKBEjAA
AAAAAAAAAAAAAAAAABLaAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAgAAAAAAAAAA
AAEygxEA8BAACAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAD//xIA
AAAAAEcAQwA6AFwAVwBJAE4ARABPAFcAUwBcAFAAcgBvAGYAaQBsAGUAcwBc
AGMAbwBiAGEAcwBcAEEAcABwAGwAaQBjAGEAdABpAG8AbgAgAEQAYQB0AGEA
XABNAGkAYwByAG8AcwBvAGYAdABcAE0AbwBkAGUAbABsAGkAXABOAG8AcgBt
AGEAbAAuAGQAbwB0AA4ARgBVAFQAVQBSAE8AIABQAEUAUgAgAEcATABJAAAA
AAAAAAEAKgABACoAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAD+/wAABFoCAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAABAAAA4IWf8vlPaBCr
kQgAKyez2TAAAABsAQAAEQAAAAEAAACQAAAAAgAAAJgAAAADAAAAsAAAAAQA
AAC8AAAABQAAAMgAAAAGAAAA1AAAAAcAAADgAAAACAAAAPQAAAAJAAAAAAEA
ABIAAAAMAQAACgAAACgBAAAMAAAANAEAAA0AAABAAQAADgAAAEwBAAAPAAAA
VAEAABAAAABcAQAAEwAAAGQBAAACAAAA5AQAAB4AAAAPAAAARlVUVVJPIFBF
UiBHTEkAAB4AAAABAAAAAFVUVR4AAAACAAAAKgBUVR4AAAABAAAAAABUVR4A
AAABAAAAAABUVR4AAAALAAAATm9ybWFsLmRvdABHHgAAAAIAAAAqAHJtHgAA
AAIAAAAzAHJtHgAAABMAAABNaWNyb3NvZnQgV29yZCA5LjAAAEAAAAAABiyc
BAAAAEAAAAAA6v/1uBrDAUAAAAAA8CuSvRrDAQMAAAABAAAAAwAAACcfAAAD
AAAAk7EAAAMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAA/v8AAARaAgAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAQAAAALVzdWcLhsQ
k5cIACss+a4wAAAA+AAAAAwAAAABAAAAaAAAAA8AAABwAAAABQAAAHwAAAAG
AAAAhAAAABEAAACMAAAAFwAAAJQAAAALAAAAnAAAABAAAACkAAAAEwAAAKwA
AAAWAAAAtAAAAA0AAAC8AAAADAAAANcAAAACAAAA5AQAAB4AAAABAAAAAABP
AAMAAAB6AQAAAwAAAFoAAAADAAAAEtoAAAMAAADtDgkACwAAAAAAAAALAAAA
AAAAAAsAAAAAAAAACwAAAAAAAAAeEAAAAQAAAA8AAABGVVRVUk8gUEVSIEdM
SQAMEAAAAgAAAB4AAAAHAAAAVGl0b2xvAAMAAAABAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAEAAAACAAAAAwAAAAQAAAAFAAAABgAAAAcAAAAIAAAACQAA
AAoAAAALAAAADAAAAA0AAAAOAAAADwAAABAAAAARAAAAEgAAABMAAAAUAAAA
FQAAABYAAAAXAAAAGAAAABkAAAAaAAAAGwAAABwAAAAdAAAAHgAAAB8AAAAg
AAAAIQAAACIAAAAjAAAAJAAAACUAAAAmAAAAJwAAACgAAAApAAAAKgAAACsA
AAAsAAAALQAAAC4AAAAvAAAAMAAAADEAAAAyAAAAMwAAADQAAAA1AAAANgAA
ADcAAAA4AAAAOQAAADoAAAA7AAAAPAAAAD0AAAA+AAAAPwAAAEAAAABBAAAA
QgAAAEMAAABEAAAARQAAAEYAAABHAAAASAAAAEkAAABKAAAASwAAAEwAAABN
AAAATgAAAE8AAABQAAAAUQAAAFIAAABTAAAAVAAAAFUAAABWAAAAVwAAAFgA
AABZAAAAWgAAAFsAAABcAAAAXQAAAF4AAABfAAAAYAAAAGEAAABiAAAAYwAA
AGQAAABlAAAAZgAAAGcAAABoAAAAaQAAAGoAAABrAAAAbAAAAG0AAABuAAAA
bwAAAHAAAABxAAAAcgAAAHMAAAB0AAAAdQAAAHYAAAB3AAAAeAAAAHkAAAB6
AAAAewAAAHwAAAB9AAAAfgAAAH8AAACAAAAAgQAAAIIAAACDAAAAhAAAAIUA
AACGAAAAhwAAAIgAAACJAAAAigAAAIsAAACMAAAA/v///44AAACPAAAAkAAA
AJEAAACSAAAAkwAAAJQAAACVAAAAlgAAAJcAAACYAAAAmQAAAJoAAACbAAAA
nAAAAJ0AAACeAAAAnwAAAKAAAAChAAAAogAAAKMAAACkAAAApQAAAKYAAACn
AAAAqAAAAKkAAACqAAAAqwAAAKwAAACtAAAArgAAAK8AAACwAAAAsQAAALIA
AACzAAAAtAAAALUAAAC2AAAAtwAAALgAAAC5AAAAugAAALsAAAC8AAAAvQAA
AL4AAAC/AAAAwAAAAMEAAADCAAAAwwAAAMQAAADFAAAA/v///8cAAADIAAAA
yQAAAMoAAADLAAAAzAAAAM0AAAD+////zwAAANAAAADRAAAA0gAAANMAAADU
AAAA1QAAAP7////9/////f///9kAAAD+/////v////7/////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
//////////////////////////////////////////////////////////9S
AG8AbwB0ACAARQBuAHQAcgB5AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAFgAFAf//////////AwAAAAYJAgAAAAAAwAAA
AAAAAEYAAAAAAAAAAAAAAABAJ2+bvRrDAdsAAACAAAAAAAAAADEAVABhAGIA
bABlAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAOAAIA////////////////AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAjQAAAOtxAAAAAAAAVwBvAHIAZABEAG8AYwB1
AG0AZQBuAHQAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAABoAAgEFAAAA//////////8AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAALhgBAAAAAAAFAFMAdQBtAG0AYQByAHkASQBuAGYA
bwByAG0AYQB0AGkAbwBuAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKAAC
AQIAAAAEAAAA/////wAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAMYAAAAAEAAAAAAAAAUARABvAGMAdQBtAGUAbgB0AFMAdQBtAG0AYQBy
AHkASQBuAGYAbwByAG0AYQB0AGkAbwBuAAAAAAAAAAAAAAA4AAIB////////
////////AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAzgAA
AAAQAAAAAAAAAQBDAG8AbQBwAE8AYgBqAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAABIAAgEBAAAABgAAAP////8A
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAbgAAAAAA
AABPAGIAagBlAGMAdABQAG8AbwBsAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAFgABAP///////////////wAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAQCdvm70awwFAJ2+bvRrDAQAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA////////////////AAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAQAAAP7/////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
////////////////////////////////////////////////////////////
//////8BAP7/AwoAAP////8GCQIAAAAAAMAAAAAAAABGHAAAAERvY3VtZW50
byBkaSBNaWNyb3NvZnQgV29yZAAKAAAATVNXb3JkRG9jABAAAABXb3JkLkRv
Y3VtZW50LjgA9DmycQAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA==

--0-944927309-1052988495=:16273--