[Forumgenzano] [ba ro news] (#138B) Seconda parte art. sull'…

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Autor: Bandiera Rossa News
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Temat: [Forumgenzano] [ba ro news] (#138B) Seconda parte art. sull'imperuialismo
IMPERIALISMO, GUERRA E RESISTENZA (parte II)=0D
Fernando Mart=EDnez Heredia=0D
=0D
Niente di quel che sta avvenendo dipende da una corruzione degli ideali o d=
alla mancata realizzazione della modernit=E0: =E8 la conseguenza obbligata =
dello sviluppo del capitalismo, per il quale ormai risulta eccedente parte =
della popolazione del pianeta e dei suoi stessi lavoratori. Non si tratta d=
i fallimenti dovuti a presunte necessit=E0 di adeguarsi o di aprirsi, di pr=
ivatizzare, di combattere l=B4inflazione o di sapere attirare gli investime=
nti, di ridurre o sopprimere la spesa sociale, n=E9 del mancato rispetto de=
lle leggi economiche generali. Si tratta del vicolo cieco al quale =E8 giun=
ta una precisa economia, quella capitalistica, rispetto alla soddisfazione =
dei bisogni e alla creazione di opportunit=E0 per la maggior parte della ge=
nte, e per il pianeta stesso. Lo stesso si potrebbe dire analizzando la dim=
ensione politica, quella delle idee e quella dei rapporti internazionali. N=
on si pu=F2, insomma, riformare il capitalismo: occorre denunciarlo, negarl=
o, sconfiggerlo e superarlo.=0D
L=B4imperialismo americano potrebbe contraddistinguersi attraverso le tre p=
arole che figurano nel titolo dell=B4incontro. =C8 stato il grande benefici=
ario delle due guerre mondiali e dello stesso bipolarismo, ed =E8 diventato=
la maggiore potenza capitalistica, economica, finanziaria e militare. Ha a=
ssunto il ruolo di avanguardia nell=B4attacco ai tentativi di sviluppo auto=
nomo e alle ribellioni in tutto il mondo: basti richiamare la guerra del Vi=
etnam per esemplificare il suo brutale uso della forza, fino ad arrivare al=
genocidio e all=B4"ecocidio", o il colpo di Stato militare dell=B411 sette=
mbre 1973 in Cile, per ricordarne le guerre sporche. Ed =E8 anche stato il =
principale inventore e promotore delle campagne ideologiche perch=E9 tutti =
si diano ai consumi. Nonostante la sua vecchia promessa di progresso, liber=
t=E0 e democrazia sia completamente fallita, con le sue formidabili risorse=
alimenta l=B4attrazione della sua proposta culturale, che =E8 sicuramente =
quella che ha dimostrato maggiore dinamismo e capacit=E0 di presa nello sco=
rso secolo. Gli Stati Uniti, tuttavia, non sono stati in grado di contribui=
re a far avanzare programmi concreti di eliminazione - sia pur parziale - d=
elle conseguenze pi=F9 gravi del colonialismo e dello sviluppo disuguale ne=
lla maggior parte del pianeta, n=E9 di consolidare un sistema internazional=
e che salvaguardi equit=E0 nei rapporti, pace e rispetto dei diritti formul=
ati e codificati nel corso del XX secolo, e neanche la difesa dell=B4ambien=
te. Anzich=E9 questo percorso, ha seguito quello dell=B4uso del proprio pot=
ere e del suo ruolo di protagonista al servizio degli interessi del capital=
e transnazionale e dell=B4estorsione finanziaria, del suo irresistibile pre=
dominio, di parvenza imperiale.=0D
A partire dalla bancarotta del rivale sovietico, gli Stati Uniti hanno intr=
apreso una nuova offensiva per il pieno predominio su scala mondiale, impie=
gando tutti i mezzi a disposizione nella nuova congiuntura degli anni =B490=
. Il gruppo attualmente dominante nel paese si =E8 spinto ben pi=F9 in l=E0=
, nonostante la discutibile legalit=E0 dell=B4elezione presidenziale del 20=
00. Con inaudita superbia si =E8 autoproclamato campione di una presunta lo=
tta mondiale contro il terrorismo, che lo autorizza a terrorizzare, ricatta=
re, sottomettere o aggredire chiunque voglia, comprese aggressioni preventi=
ve "in qualunque oscuro luogo del mondo". Sta cercando di restringere o di =
rimodellare le regole di convivenza a proprio arbitrario piacimento, di tra=
sformare in qualcosa di naturale le sue costrizioni e i suoi abusi, assumen=
do certi ruoli e pigli imperiali. Di fronte al suo potere e al suo ricatto =
gran parte degli Stati si sottomette semplicemente, e l=B4Onu =E8 andata de=
clinando ben oltre i suoi tentennamenti fino a trasformarsi in ombra. Se me=
ttiamo da parte la fitta coltre di retorica in cui si mescolano vecchi mott=
i sciovinisti e grottesche pi=F9 recenti arroganti invenzioni - come "giust=
izia infinita", "asse del male", o "Dio non =E8 neutrale" - i disegni dell=
=B4imperialismo nordamericano si potrebbero riassumere in questo: impadroni=
rsi delle maggiori risorse strategiche del pianeta e ottenere tutti i vanta=
ggi nell=B4economia internazionale, saccheggiare i paesi sottosviluppati e =
controllare maggiormente gli alleati del "primo mondo", fungere da polizia =
mondiale e sottoporre il proprio stesso popolo a un misto di manipolazione =
e coercizione.=0D
I pericoli di guerra aperta si sono rapidamente moltiplicati. Mentre si pre=
parava il III Forum sociale, gli imperialisti si apprestavano alla nuova gu=
erra contro l=B4Iraq. A mo=B4 di esemplare illustrazione delle miserie dell=
=B4epoca presente, non si discutevano in questo caso le realt=E0 palpabili:=
dodici anni di aggressione alla vita dei bambini e alla popolazione di que=
l paese, bombardamenti "limitati", forti ridimensionamenti della sovranit=
=E0, ispezioni dell=B4Onu che non trovano quello che si voleva si trovasse.=
Si avanzavano invece richieste di resa e si predisponeva un crescente spie=
gamento di forze militari, e il solo problema da discutere era se gli Stati=
Uniti avessero o meno il diritto di schiacciare l=B4Iraq senza occuparsi d=
=B4altro, o se dovessero aspettare l=B4"autorizzazione" del Consiglio di Si=
curezza dell=B4Onu.=0D
Il mondo attuale somiglia molto a quello della seconda met=E0 degli anni =
=B430 del secolo scorso, fatte salve le ovvie differenze. Una superpotenza =
fa appello all=B4ideologia della superiorit=E0 di una nazione e al suo diri=
tto sovrano di disporre delle altre, fa a pezzi gli organismi e il diritto =
internazionali, gioca a indebolire gli altri grandi del capitalismo e aspir=
a al governo supremo del pianeta. Per questa via, altera quel controllo ind=
iretto dei suoi stessi cittadini che aveva fatto parte delle basi della pro=
pria egemonia interna, e lo porta sul piano inclinato della liquidazione de=
i suoi diritti, dei rischi della guerra e dell=B4odio degli altri popoli. P=
er i paesi a un tempo soci e concorrenti si aprono interrogativi: smettere =
di sottomettersi, "riappacificarsi",(1) o affrontare la rivalit=E0 e la ric=
erca di nuove alleanze?=0D
I pi=F9 direttamente colpiti, i popoli della maggior parte dei paesi del mo=
ndo, non hanno in questo momento abbastanza potere per affrontare la superp=
otenza, n=E9 una volont=E0 generalizzata di rigetto di fronte alla sciagura=
ta prospettiva che incombe.=0D
I mesi successivi al Forum ci forniscono tuttavia esperienze su cui riflett=
ere e qualche segnale incoraggiante. Di fronte all=B4imminenza dell=B4aggre=
ssione all=B4Iraq, milioni di persone si sono mobilitate in tutto il mondo,=
manifestando la loro protesta e il loro rifiuto della guerra nelle strade =
e in tutti i modi possibili; le giornate del 15 febbraio e del 15 marzo han=
no visto mobilitazioni straordinarie. Movimenti sociali del tipo pi=F9 vari=
o hanno fatto sentire il peso della loro organizzazione, insieme a certi se=
ttori politici, ma l=B4elemento determinante =E8 l=B4enorme massa di gente =
che scende in piazza per partecipare. Alle proteste si sono aggiunte numero=
se personalit=E0 di vari settori, che stanno fornendo una produzione intell=
ettuale che contribuisce alla riflessione e alla mobilitazione. L=B4inizio =
della guerra non ha determinato la caduta della protesta, neppure negli Sta=
ti Uniti - come alcuni temevano - e la condanna morale degli imperialisti a=
ggressori =E8 stata quotidiana e ha trovato espressioni veramente forti. I =
massicci bombardamenti contro la popolazione civile, l=B4assassinio dall=B4=
alto e da parte delle truppe di terra di migliaia di persone inermi, le pri=
vazioni causate a milioni di persone hanno documentato chi fossero i crimin=
ali. La coraggiosa difesa della patria da parte dei combattenti iracheni ha=
costretto gli invasori a una campagna di tre settimane, e ha smentito tutt=
e le menzogne accumulate con le loro dichiarazioni e quelle dei mezzi di co=
municazione di massa loro complici; le censure e le notizie ridicole non so=
no riuscite a distorcere come stessero realmente le cose. I gravi saccheggi=
incoraggiati dagli invasori dopo la fine della resistenza - compresi tesor=
i appartenenti alla storia dell=B4umanit=E0 - rendono evidente l=B4intenzio=
ne di demoralizzare il popolo iracheno, che non indugerebbe di fronte a nes=
suna immoralit=E0.=0D
Risultano evidenti i costi fin qui dell=B4avventura irachena degli imperial=
isti. Non si =E8 riusciti a schiacciare dall=B4aria un paese e, malgrado il=
precedente notevole disarmo, i difensori sono riusciti a causare agli aggr=
essori centinaia di morti. Il gruppo dominante negli Stati Uniti sa ormai c=
he dovr=E0 affrontare difficolt=E0 interne in una prospettiva di perdite ul=
teriori. La resistenza, inoltre, =E8 stata ancora pi=F9 importante se si ti=
ene conto dell=B4assenza di un=B4unit=E0 etnico-religiosa dell=B4Iraq e dei=
conflitti e delle offese che si erano verificati durante il governo di Sad=
dam Hussein, oltre ad altri precedenti problemi che mettevano quel governo =
in posizione di svantaggio. Per altro verso, le mobilitazioni e le innumere=
voli scritte contro l=B4intervento imperialista lasciano indubbiamente trac=
ce positive rispetto all=B4approfondirsi del rifiuto, al maturare dei livel=
li di coscienza e alle esperienze pratiche acquisite dagli interessati, e a=
l disprezzo che ricade sui dirigenti dell=B4aggressione e sui loro argoment=
i, e ai meccanismi infine che l=B4hanno scatenata. Valutare bene quali diff=
icolt=E0 incontri la superpotenza quando passa dal regno della manipolazion=
e astratta a quello della realt=E0 concreta costituisce un buon antidoto co=
ntro la rassegnazione e lo scoraggiamento. La capacit=E0 di iniziativa e di=
sviluppo del movimento di protesta e lo straordinario significato che ha l=
a resistenza decisa di un popolo sono lezioni che indicano i limiti e le de=
bolezze dell=B4imperialismo. =0D
L=B4ultima parte di questa relazione =E8 dedicata alle potenzialit=E0 e ai =
bisogni del movimento che si oppone alla dominazione, visto che =E8 la nost=
ra opposizione ad essa che ci fa trovare insieme qui. Ma lo faccio soprattu=
tto per qualcosa che riguarda qualsiasi analisi si faccia oggi dell=B4attua=
le imperialismo: le debolezze della nostra opposizione ad esso costituiscon=
o una parte molto importante della sua forza.=0D
Il Foro sociale mondiale =E8 un=B4ulteriore espressione della maggiore forz=
a che ha il movimento: un=B4enorme accumulazione culturale, frutto di diver=
sissime iniziative, prodotto delle lotte, delle idee e dei sentimenti di va=
rie generazioni che si sono scontrate con la dominazione. Si tratta di un c=
orpo inestimabile di esperienze, tradizioni, solidariet=E0, organi di pensi=
ero e di lotta, aspirazioni, domande, dissensi. L=B4imperialismo si vede co=
stretto a riconoscere questo potenziale di ribellione, lo tiene costantemen=
te presente e si impegna a neutralizzarlo, sterilizzarlo, a indurci a dimen=
ticarlo. Prima ha tratto vantaggio dal nostro essere deboli e dal nostro es=
sere ignoranti. Ora siamo soltanto deboli. Permetteremo all=B4imperialismo =
di privarci della nostra cultura di ribellione, acquisita con tanti sacrifi=
ci?=0D
La prima cosa =E8 la pratica della volont=E0 di protesta, di denuncia, acqu=
istare sempre maggiore coscienza e migliore organizzazione, coordinare i no=
stri sforzi e formare una internazionale di volont=E0. La sfida =E8 forgiar=
e e trasformare in fenomeno di massa la volont=E0 di resistere, di fidarci =
di noi stessi, di pensare, parlare e sentire in modo indipendente, creativo=
e audace, in modo autonomo dal loro potere, di cessare di essere una parte=
subalterna del corpo stesso della dominazione. All=B4inizio c=B4=E8 la vol=
ont=E0 di lottare; la sfida sta nello strutturare bene questa volont=E0 e n=
el generalizzarla. Da questo punto di partenza occorre costantemente commis=
urare questa volont=E0 con i problemi essenziali e i dati della realt=E0, d=
a ricercare e sistematizzare in modo autonomo, da parte nostra, e non sul t=
erreno dei problemi, dati e credenze che lorsignori organizzano per nostro =
uso e consumo. Abbiamo un terreno comune che condividiamo in centinaia di m=
ilioni di persone, che =E8 anche prodotto del secolo precedente, idee che s=
ono entrate a far parte della sensibilit=E0 e delle convinzioni e che =E8 m=
olto difficile sradicare. Tra queste c=B4=E8 il rifiuto delle sofferenze e =
del lasciare indifese persone e gruppi umani, perch=E9 ormai non si accetta=
pi=F9 che questo rientri nell=B4ordine naturale delle cose, e c=B4=E8 anch=
e il nesso tra questa situazione e i privilegi e gli interessi di ricchi e =
potenti; le rivendicazioni di democrazia; la condanna della violenza.=0D
Occorre liberare il linguaggio e il pensiero dalle prigioni della dominazio=
ne. Sono state soppresse le parole che esprimevano le ansie, le conquiste e=
le lotte dei pi=F9, sostituendole con una "neolingua" che ci disarma imped=
endoci di pensare e sentire in modo autonomo, che confonde e distorce i rap=
porti tra persone, gruppi e paesi e altera il riconoscimento dei dati di fa=
tto e dei simboli, che trasforma l=B4ingiustizia sociale in dato naturale. =
Urge respingere ovunque questi strumenti del sistema, divulgarne la funzion=
e e difendere l=B4uso del linguaggio che il pensiero sociale ha elaborato a=
l fine di conoscere le societ=E0, e promuovere la creazione dei nuovi conce=
tti che risultino indispensabili. Per realizzare questo compito che non pu=
=F2 attendere, non c=B4=E8 bisogno di aspettare rapporti di forza favorevol=
i, n=E9 di grandi mezzi. Un aspetto centrale dell=B4indispensabile trasform=
azione democratica dei mass media =E8 ottenere che, anzich=E9 servire da po=
nte per l=B4accettazione progressiva della sottomissione all=B4imperialismo=
, siano veicoli di un linguaggio e di un pensiero favorevole ai bisogni del=
la societ=E0.=0D
Il capitalismo ha cessato di fornire al mondo promesse di progresso, svilup=
po economico e democrazia, perch=E9 non riesce neanche a enunciarle. Fa inv=
ece appello alla forza delle proprie finanze, risorse materiali ed armament=
i, cerca di indurre tutti a convincersi che il mondo sia diviso tra inclusi=
ed esclusi e che ciascuno debba lottare per essere un incluso; richiama al=
l=B4uso della violenza criminale in una presunta guerra mondiale "contro il=
terrorismo" organizzata dai maggiori terroristi della storia, esige che i =
paesi si sottomettano e abbandonino qualsiasi progetto nazionale, fabbrica =
e induce consensi grazie alla sua formidabile apparecchiatura culturale. Sp=
iegare, divulgare e condannare questa strategia della dominazione =E8 un pa=
sso avanti sull cammino per indebolirla e cominciare a smantellarla.=0D
Tuttavia, non otterremmo nulla se non intraprendessimo sin d=B4ora il cambi=
amento di noi stessi. Occorre fare in modo che il vigore e l=B4entusiasmo c=
on cui si partecipa alle iniziative di protesta, denuncia o ribellione si e=
stendano a pratiche di acquisizioni pi=F9 profonde e tendenti a permanere, =
che ci insegnino ad essere capaci di creare un altro mondo diverso ed oppos=
to - e non solo opposto - a quello in cui viviamo. Tali trasformazioni sogg=
ettive saranno quelle che contribuiranno in maniera decisiva allo sviluppo =
di una forza sufficiente a cambiare la societ=E0.=0D
Liberarsi dal predominio culturale =E8 la cosa pi=F9 difficile, e costituir=
=E0 un percorso lungo. Nulla tuttavia sostituisce il primato dell=B4agire. =
Obiettivi molto concreti e prospettive molto radicali di cambiamento, e lav=
oro nei due campi contemporaneamente: =E8 questa la strada. I milioni di pe=
rsone che manifestano contro la guerra, insieme a quelli che combattono in =
difesa della propria patria, insieme a quelli che costruiscono la riforma a=
graria e si propongono di abolire la fame in Brasile, insieme a noi che dif=
endiamo un futuro umano per l=B4Umanit=E0 a Cuba, insieme a quelli che resi=
stono e combattono in mille modi in tanti luoghi del mondo, possiamo e dobb=
iamo coordinare e raddoppiare i nostri sforzi. Se arriveremo ad essere capa=
ci di unirci, renderemo possibile la vittoria, e la trasformeremo in realt=
=E0.=0D
NOTA=0D
1) La politica di "riappacificazione" di Gran Bretagna e Francia, nel 1936-=
39, pretendeva di convincere Hitler a interrompere le conquiste fasciste in=
Europa. Quando si firm=F2 il Trattato di Monaco (29 sett. 1938) tra German=
ia, Italia, Gran Bretagna e Francia, il Primo ministro britannico disse che=
si era ottenuta "la pace per la nostra epoca". Era stato tutto inutile: en=
tro meno di un anno cominciava la seconda Guerra mondiale.=0D



La redazione di Bandiera Rossa News
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