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Aihe: [Forumgenzano] [ba ro news] (#138A) Martinez Heredia sull'imperialismo (I)
IMPERIALISMO, GUERRA E RESISTENZA=0D
Fernando Mart=EDnez Heredia*=0D
=0D
*Una versione abbreviata del testo =E8 stata presentata dall=B4autore il 24=
gennaio 2003 nel Panel 1 dell=B4Area 5, "Impero, guerra e unilateralismo",=
una delle iniziative centrali del III Forum sociale mondiale di Porto Aleg=
re. La conferenza chiedeva di riferirsi alla "contraddizione del sistema in=
ternazionale, in base all=B4analisi del significato attuale di impero e del=
l=B4auge dell=B4unilateralismo. Logica del terrore e guerra, inesistenza de=
lla legalit=E0 internazionale. Come si pu=F2 infrangere l=B4egemonia intern=
a ed esterna del governo degli Stati Uniti?". Questa versione finale contie=
ne una valutazione degli avvenimenti aggiornata al 13 aprile.=0D
=0D
In questo incontro abbiamo il compito di affrontare un lavoro di individuaz=
ione e di analisi dei tratti di fondo dell=B4imperialismo contemporaneo. No=
n dico "impero", perch=E9 ritengo che il termine, che va di moda da qualche=
tempo, non sia adeguato a definire il fenomeno al quale allude, mentre lo =
=E8 il concetto di "imperialismo", che ha alle spalle un secolo di elaboraz=
ioni scientifiche e un chiaro significato ideologico che non dobbiamo dispe=
rdere.(1) A mio avviso, gli studiosi dell=B4attuale imperialismo non posson=
o limitarsi a raccogliere analisi di dati recenti sulla dimensione economic=
a delle imprese, seguite da dati relativi alle sue funeste "conseguenze" so=
ciali; n=E9 basta fermarsi a intuizioni concettuali su questa economia. Le =
analisi dell=B4imperialismo debbono includere la sua strategia contro il fo=
rmarsi di alternative ribelli alla sua dominazione e le forme e il grado in=
cui l=B4attuale natura di questo sistema rafforza o indebolisce la sua ste=
ssa strategia. Solo cos=EC potremo contribuire al compito cruciale di stabi=
lire un nesso tra la caratterizzazione del nemico della vita umana e dello =
stesso pianeta in cui viviamo e il pensiero e le proposte di questo movimen=
to plurale, che ha come denominatore comune quello di conquistare cambiamen=
ti radicali e di contribuire a creare un "altro mondo possibile".=0D
La mia esposizione rimarr=E0 a un livello generale, secondo le richieste di=
chi ha promosso il dibattito, ma si basa su analisi di situazioni concrete=
, tenendo comunque presenti le grandi differenze e le specificit=E0 che fan=
no parte dell=B4argomento da affrontare.=0D
Oggi, su scala mondiale, funzionano due logiche di terrore e di guerra. Una=
intraprende la via della guerra, dell=B4intervento violento, o la minaccia=
di questo dovunque favorisca la dominazione e gli interessi imperialisti, =
o l=B4eliminazione di posizioni autonome, o i rischi che si formino ribelli=
oni. I mezzi impiegati sono: pressioni, ricatti e imposizioni; cospirazioni=
, attentati e sabotaggi terroristi; oppure l=B4uso dell=B4esercito in guerr=
e sporche o dichiarate. La sovranit=E0 degli Stati come principio del dirit=
to internazionale =E8 violata, nella pratica, a partire dalla rivendicazion=
e della maggioranza dei paesi di esercitare la "democrazia", i "diritti uma=
ni" o la "lotta contro la corruzione": nozioni ambigue la cui presenza o me=
no in ciascun caso =E8 mediata e manipolata dagli stessi che le pretndono. =
Argomenti che almeno suscitavano discussione, come quelli relativi all=B4in=
terdipendenza obbligata fra gli Stati, sono spariti e sono stati soppiantat=
i da sconsiderati richiami alla superiorit=E0 militare e tecnica, da operaz=
ioni limitate con pochi rischi per gli aggressori e crimini impuniti contro=
la popolazione civile, richiesta di ubbidire e sostenere o affrontare rapp=
resaglie economiche, e operazioni sempre pi=F9 mendaci e immorali di costru=
zione dell=B4opinione pubblica. Si cerca di ottenere che nel mondo tutti ac=
cettino come un dato di natura la disuguaglianza, la disparit=E0 e gli abus=
i impliciti in queste violenze.=0D
L=B4altra logica imperialista consiste in una guerra culturale su tutta la =
linea, che mobilita strumenti e risorse formidabili e che esercita controll=
i totalitari sull=B4informazione, la formazione dell=B4opinione pubblica, i=
gusti e le aspirazioni; questa vera e propria guerra mondiale punta a impe=
dire il formarsi di volont=E0, identit=E0 e pensieri che si oppongano alla =
dominazione. Essa ricorre all=B4occultamento dei fatti e a menzogne pi=F9 o=
meno grezze o raffinate, ma punta anche a offrire elementi e a creare orie=
ntamenti diffusi su determinate questioni e su ingiustizie selezionate - in=
modo molto controllato e manipolatorio - sempre che lo si consideri utile.=
L=B4obiettivo =E8 controllare l=B4intera sfera della coscienza degli uomin=
i per quegli aspetti che risultino interessanti per il sistema dominante. I=
l pi=F9 grossolano determinismo economico, la soppressione del passato e de=
l futuro (cio=E8 della memoria e del progetto), la banalizzazione dei probl=
emi, rientrano tra i principi di fondo di questa guerra culturale, su cui v=
orrei soffermarmi a fare qualche osservazione.=0D
La predilezione per la logica di guerra culturale trova i suoi precedenti n=
ella situazione cui si arriv=F2 dopo il 1945, in cui l=B4egemonia capitalis=
ta, dopo il grande discredito che avevano rappresentato per essa il fascism=
o e gli orrori della seconda Guerra mondiale, ha dovuto affrontare: rivendi=
cazioni generalizzate di riforme sociali che ridistribuissero il reddito e =
di riforme democratiche: identit=E0 nazionali attive trasformatesi in quell=
=B4ondata di lotte e di ideali anticoloniali e di liberazione che hanno per=
corso il mondo; l=B4emergere dell=B4Urss e del suo blocco come una grande p=
otenza rivale; e il prestigio del socialismo come valida proposta di organi=
zzazione sociale. La seconda grande ondata di rivoluzioni del XX secolo =E8=
sopraggiunta allora, con il suo centro in Asia, in America Latina e anche =
in Africa, come una grande sfida all=B4oppressione, alla fame e al predomin=
io coloniale e neocoloniale, ed =E8 stata in grado di dare vita a potenze a=
l di fuori del sistema capitalista, trasformandosi in polo di attrazione pe=
r chi voleva nel mondo radicali cambiamenti. Negli stessi paesi del centro =
del sistema si giunse a grandi movimenti di protesta, che non accettavano l=
=B4ordine della nuova fase imperialista, o avanzavano rivendicazioni social=
i o di riconoscimento della propria identit=E0. Liberazione nazionale, svil=
uppo, riforma agraria, socialismo, femminismo, erano parole largamente pres=
enti e ogni tentativo di riformulare l=B4egemonia era costretto ad adeguars=
i a queste realt=E0. Pur se repressioni e guerre sono continuate incessante=
mente nel cosiddetto Terzo mondo - spingendosi fino al genocidio nei tre co=
ntinenti - il capitalismo si =E8 visto costretto in generale a ricercare in=
tese attraverso negoziazioni, in un clima internazionale contraddistinto da=
lla decolonizzazione e dalla tendenza a trasformazioni democratiche. Il pas=
saggio al predominio del neocolonialismo, fondamentale rapporto di integraz=
ione nel sistema mondiale capitalista nella fase imperialista, ha stabilito=
anch=B4esso tipi di relazioni e di influenze che avevano bisogno, per cons=
olidarsi e legittimarsi, di adattamento alla mutata situazione.(2) Tutta un=
a vasta serie di iniziative sono state diretta a "conquistare la mente e i =
cuori" - un impegno che fu ben pi=F9 della frase felice di un documento - e=
avevano nessi molto stretti con la strategia imperialista delle "guerre di=
bassa intensit=E0" e le "operazioni segrete [di intelligence]".=0D
Il bipolarismo postbellico tra Stati Uniti e Urss ha avuto ripercussioni mo=
lto profonde sui contrasti fra le potenze imperialiste. A partire il 1945 s=
i =E8 sempre avuta la leadership nordamericana sulle alleanze militari in t=
utto il mondo dominato dal capitalismo; poi, il suo controllo delle finanze=
e l=B4approfondirsi della concentrazione capitalista, oltre alla gigantesc=
a presenza ideologica e culturale degli Stati Uniti, hanno determinato il p=
rogressivo predominio di questo paese ben al di l=E0 di qualsiasi differenz=
a di interessi e della concorrenza economica tra i paesi sviluppati. Il dec=
ennio e passa trascorso dalla fine del bipolarismo non ha modificato questa=
tendenza.=0D
A distanza di mezzo secolo dalla fine della seconda Guerra mondiale, la log=
ica di guerra culturale non esprime soltanto la maturit=E0 del capitalismo;=
=E8 diventata d=B4obbligo per il sistema, soprattutto per due motivi. Uno =
=E8 che la sua principale forma di esistenza attuale =E8 il processo di tra=
nsnazionalizzazione e di dominio del capitale parassitario su scala mondial=
e, dominio che sta inficiando le basi del meccanismo formatosi nella met=E0=
del XX secolo, implicando due esigenze essenziali: una nuova ricolonizzazi=
one del mondo e l=B4abbandono della forma democratica di dominazione. =0D
Il carattere del sistema di sfruttamento vigente e il modo in cui esso ragg=
iunge il suo obiettivo essenziale, che =E8 il profitto, nonch=E9 il grado d=
i concentrazione del potere raggiunto sui terreni principali, hanno lasciat=
o cadere i rapporti sociali capitalistici e i modelli politici, ideologici =
ed etici tradizionali. Non vi =E8 pi=F9 spazio per i liberalismi economico =
o politico, o per i riformismi basati sui ceti medi, n=E9 per programmi o a=
tteggiamenti populisti, e non funziona pi=F9 la vecchia promessa di realizz=
are gli ideali della modernit=E0. La logica della concorrenza =E8 stata sop=
piantata da quella dell=B4esclusione ed =E8 stato accantonato l=B4ideale de=
l progresso.=0D
Un mondo senza valori n=E9 solidariet=E0, senza un futuro da conquistare n=
=E9 speranze, pu=F2 sicuramente risultare molto pericoloso. Per scongiurare=
un simile rischio, una gigantesca operazione di omologazione di sentimenti=
e idee, di accettazione di criteri e appiattimento di sogni, ha la pretesa=
di supplire ai limiti cui il capitalismo =E8 pervenuto e di dominare tutti=
, inclusi gli esclusi, e ottenere un consenso che per noi sarebbe suicida, =
perch=E9 questo sistema non ha spazio in futuro per i pi=F9.=0D
L=B4altro motivo di predilezione per questa seconda logica consiste nell=B4=
immensa accumulazione culturale di conoscenze e di esperienze di ribellione=
che attualmente detengono coloro che sono dominati. Il XX secolo =E8 stato=
un secolo di intense e coinvolgenti esperienze liberatrici, in cui sono st=
ate coinvolte centinaia di milioni di persone. Hanno perso credibilit=E0 il=
colonialismo, il razzismo, la missione dell=B4uomo bianco e la sua civilt=
=E0; si =E8 appreso che la miseria non =E8 un dato di natura, ma ha radici =
sociali; le nazioni, le etnie, il genere, gli sfruttati, gli emarginati han=
no preso coscienza di s=E9 e si sono organizzati; gli oppressi del mondo ha=
nno messo insieme regole, idee, canzoni e rivoluzioni, per s=E9 e su di s=
=E9. La gente, i rapporti, le istituzioni, recano le impronte di queste pra=
tiche, delle diversit=E0 che hanno acquisito e delle trasformazioni che han=
no intrapreso o tentato. La guerra culturale imperialista ha la pretesa di =
cancellare tutto questo patrimonio di ribellioni che significa maturit=E0 c=
ulturale, o perlomeno cerca di trasformarlo in passato privo di valore, sem=
pre pi=F9 confuso e sconosciuto, e lo fa perch=E9 si rende conto che questo=
passato di ribellione =E8 potenzialmente molto pericoloso. Di qui l=B4impe=
gno per ottenere a tutti i costi questo risultato, cercando di approfittar=
e delle nostre stesse debolezze.=0D
Tutte e due le logiche di terrore e guerra tengono il mondo in uno stato di=
violenza quotidiana, violando i diritti di individui, gruppi e nazioni, im=
ponendo la cultura della paura, la frammentazione, l=B4indifferenza e la ra=
ssegnazione, umiliando la condizione umana. =0D
L=B4imperialismo lavora a sopprimere ogni traccia di progressi nella conviv=
enza umana e nella legalit=E0 internazionale, ottenuti - magari solo parzia=
lmente - attraverso incalcolabili sacrifici da parte di varie generazioni. =
Cerca, tuttavia, di non vedersi costretto ad ammettere esplicitamente di st=
arlo facendo, e per il momento c=B4=E8 riuscito: quelle che risultano chiar=
amente in contrasto con il diritto e la giustizia sono solo certe sue azion=
i determinate. In realt=E0, =E8 la specifica natura dell=B4attuale imperial=
ismo ad avere determinato per migliaia di milioni di persone la privazione =
generalizzata di un=B4esistenza dignitosa, del lavoro, del godimento di dir=
itti e di servizi sociali, dell=B4accesso ai progressi dell=B4ultimo secolo=
, negando la possibilit=E0 di prendersi cura della famiglia e di progredire=
, di aspirare alla felicit=E0. Le terribili lotte in cui sono morte milioni=
e milioni di persone hanno fatto s=EC che al ciclo imperialista di trent=
=B4anni di guerre mondiali e di fascismo (1914-45) seguissero decenni di co=
nquiste - certo, sempre interrotti da drammatici arretramenti - su terreni =
quali la fine del colonialismo, politiche sociali garantite dallo Stato e s=
istemi democratici. Oggi stiamo invece vivendo una nuova fase di arretramen=
ti, in questo e in altri settori.=0D
La privatizzazione =E8 uno dei meccanismi generali del sistema che ne nasco=
nde alcuni dei tratti peggiori e che rappresenta un o snodo emblematico nel=
la sua ideologia. =C8 la scelta privilegiata della politica economica di co=
loro che detengono tutti i vantaggi del potere, mascherata da necessit=E0 d=
i efficienza, senza che contribuisca minimamente alla concorrenza fra le im=
prese, perch=E9 si =E8 giunti a un livello di concentrazione, di multinazio=
nali, di fusioni mai conosciuto prima. =C8 farsesco proclamare il regno del=
mercato e dell=B4iniziativa privata quando mai come oggi sono stati cos=EC=
ferrei i controlli dell=B4offerta, della domanda, degli investimenti, dell=
a produzione, della distribuzione, del consumo, delle finanze e dei vari al=
tri fattori economici. La "privatizzazione" dei rapporti di lavoro lascia i=
l lavoratore in bal=ECa del padrone, sottoposto a forme precarie di occupaz=
ione, di salario e di sicurezza sociale. Sfruttato a fondo e "libero" da og=
ni protezione legale, statale o sindacale; una situazione tanto pi=F9 grave=
in quanto la disoccupazione strutturale in questa fase del capitalismo ha =
ormai raggiunto dimensioni gigantesche e ha cessato di dipendere da cicli c=
ongiunturali. L=B4enorme e crescente fetta di popolazione attiva che non go=
de di rapporti retributivi decenti n=E9 di altre attivit=E0 economiche sodd=
isfacenti costringe a ricercare risorse e a riprodurre la propria vita e qu=
ella familiare ricorrendo a tutto quello che si abbia a portata di mano o s=
i possa tentare; e si da, a questo, il nome di iniziativa individuale, micr=
oimprsa, o altre espressioni ciniche che alludono alla libert=E0 di cui god=
e chi sopravvive "privatamente". Le politiche sociali che avevano introdott=
o conquiste di giustizia e benessere, in gradi diversi, per le maggioranze =
del cosiddetto primo mondo, e per larghi settori in parte degli altri paesi=
, si sono ridotte e tendono a scomparire, e insieme ad esse svaniscono i co=
ntrolli statali delle attivit=E0 economiche e la funzione redistributiva e =
di fornitore di servizi dello Stato nei confronti della societ=E0.=0D
Non =E8 vero, certamente, che gli Stati "assottigliati" si indeboliscano; a=
nche quelli pi=F9 assoggettati all=B4imperialismo conservano abbastanza for=
za su due terreni principali: come entit=E0 repressive e come mallevatori e=
canalizzatori dei grandi traffici di capitale e delle istituzioni internaz=
ionali, per cui continuano ad avere rilevanza le scelte in campo economico,=
guidate dal potere e non dal mercato. D=B4altro canto, le decisioni che co=
ntano stanno al di fuori del controllo e della possibilit=E0 di incidervi d=
a parte dei governati, sia tramite i legislatori, i giudici, i controllori =
od altra forma di iniziativa civile. La democrazia politica - nella misura =
in cui funziona - si =E8 ridotta all=B4alternanza tra le varie formazioni p=
olitiche del sistema e a un fatto pubblico che somiglia piuttosto uno a spe=
ttacolo per occupare il tempo libero dei cittadini. =0D
Il vecchio principio dell=B4autodecisione delle nazioni torna ad essere rid=
imensionato, manipolato o negato, per la maggior parte dei paesi. La decolo=
nizzazione, trionfante appena mezzo secolo fa, sta invertendo il proprio co=
rso sistematicamente, attraverso nuove forme neocoloniali, ma si tagliano a=
nche fuori dal sistema e si abbandonano alla loro sfortuna regioni prima si=
stematicamente depredate. Dell=B4emarginazione, l=B4esclusione, la fame, la=
miseria estrema e del flagello di malattie che si potrebbero prevenire e c=
urare e che colpiscono centinaia di milioni di persone, sono piene le pagin=
e dei giornali; ma le multinazionali e lo Stato pi=F9 potente del pianeta a=
rrivano a opporsi anche alle misure pi=F9 moderate, come quella sui farmaci=
generici. Sono caduti i consensi che avevamo conquistato sulla giustizia c=
ome condizione per la libert=E0 e sul dovere dei paesi sviluppati di collab=
orare allo sviluppo di quelli cosiddetti sottosviluppati. Il capitale, che =
ha devastato l=B4Africa e ha inventato la moderna schiavit=F9 di massa, che=
ha fatto incetta di decine di milioni di immigrati a basso costo per massi=
mizzare i suoi profitti e per i suoi patti sociali metropolitani, ora tira =
fuori la preoccupazione per l=B4immigrazione e fa credere che sia questo un=
impegno essenziale della sua agenda, mentre promuove restrizioni e misure =
persecutorie, suscitando conseguenti rigurgiti razzisti. Nell=B4attuale fas=
e dell=B4imperialismo si stanno perdendo i livelli di sovranit=E0 e di auto=
nomia che avevano conquistato i paesi del cosiddetto terzo mondo e che eran=
o riconosciuti dai sistemi neocoloniali "ortodossi". Da pi=F9 di un decenni=
o a questa parte vengo denunciando che si =E8 rimessa in moto una ricoloniz=
zazione "pacifica" del mondo ad opera del grande capitale; oggi tuttavia mi=
=E8 sempre pi=F9 difficile continuare a definirla "pacifica". =0D
NOTE=0D
1) L=B4opera di M. Hardt, T. Negri, Impero (Rizzoli, Milano 2001), ha avuto=
vasta risonanza e varie riedizioni, suscitando forti polemiche. Per alcune=
critiche, che condivido, rinvio ad A. Bor=F3n, Imperio &Imperialismo, Cons=
ejo Latinoamericano de Ciencias Sociales, Buenos Aires, 2002.=0D
2) "Neocolonialismo =E8 il concetto che esprime la dipendenza pi=F9 o meno =
totale di un paese con entit=E0 statuale formalmente indipendente da un alt=
ro Stato (o a pi=F9 d=B4uno) che esprime o rappresenta forze economiche mol=
to superiori a quello dello Stato neocolonizzato, forze economiche che cost=
ituiscono il principale veicolo del generalizzarsi e del perdurare di quell=
a dipendenza, pur se sorretti da un potere politico, ideologico e anche mil=
itare" (F. Martinez, "Neocolonialismo y imperialismo. Las relaciones neocol=
onialistas de Europa en Africa", in Economia y desarrollo, (L=B4Avana), n. =
58, luglio-agosto 1980, p. 51.=0D
=0D
(segue)=0D
=0D



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