[Cerchio] Terza Parte: RITORNO AL FUTURO PER GLI ANTICAPIT…

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Autor: Karlettom
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Assunto: [Cerchio] Terza Parte: RITORNO AL FUTURO PER GLI ANTICAPITALISTI - Comunicato di "Vis-à-Vis"
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TERZA PARTE

7. 13 domande in cerca di risposte.=20


D'altronde, sappiamo bene che rimettere a tema una riflessione sulle =
coordinate teoriche e pratiche del comunismo =E8 un compito immane che =
pu=F2 essere assunto, con una qualche prospettiva di successo, soltanto =
da un'intelligenza collettiva che, ricoagulandosi all'interno del =
conflitto capitale-lavoro infine nuovamente dispiegato, giunga ad essere =
in grado di supportare criticamente la pratica di massa di un nuovo =
soggetto collettivo rivoluzionario.

Ma siamo altrettanto consapevoli che non possiamo pi=F9 continuare e =
"cavarcela" con un pilatesco "ai posteri l'ardua sentenza". Per i =
comunisti si impone, qui ed ora, un ritorno al futuro.

Per questo, riteniamo ormai assolutamente necessario ed indilazionabile =
iniziare a misurarci su questo terreno, affinch=E9 una componente =
coerentemente anticapitalistica possa acquisire visibilit=E0 e =
capacit=E0 propositiva all'interno di quel "movimento" che qui ed ora, =
pur con tutti i suoi limiti (ma anche con le sue "grandezze": i 110 =
milioni!), costituisce oggettivamente l'unico vero "laboratorio =
conflittuale in atto", il vero protagonista dell'inversione di tendenza =
che ha spezzato l'afasia sociale di vent'anni di passivit=E0 ed =
atomismo. C'=E8 bisogno, dunque, di un processo di pubblica discussione =
che sappia trovare le sue sedi e i suoi momenti aggregativi, al di fuori =
di ogni "organizzativismo", tanto rozzamente astratto quanto =
ingenuamente "praticone". Abbiamo la piena consapevolezza, infatti, che, =
nell'ambito del "grande partito in senso storico della classe", le =
differenze sono profonde e radicate. Ma nutriamo anche la certezza che, =
nell'attuale fase, diventano possibili feconde interlocuzioni per chi =
sappia far tesoro degli insegnamenti della storia recente. La =
configurazione di un visibile polo anticapitalistico, articolato e =
plurale al suo interno, pu=F2 costituire un primo passo verso la =
ricostruzione di un immaginario collettivo realmente antagonista. Le =
soggettivit=E0 sparse, che hanno animato le piazze italiane, in questi =
anni, potrebbero finalmente riconoscersi in un concreto percorso di =
lotta e di ricerca, senza trovarsi costrette a scegliere tra speculari =
moderatismi ("volontariato" e "disobbedientismo") o astratti =
massimalismi ("cripto/neo-emmellismi" e "libertarismi =
individualistici"). E questo, forse, potrebbe segnare davvero un =
positivo scarto in avanti, verso l'effettivo inizio del processo di =
ricomposizione del nuovo soggetto collettivo rivoluzionario che si cela, =
in nuce, dentro il "movimento dei 110 milioni": il proletariato =
universale.

Per parte nostra, quindi, questa volta, invece di terminare tentando =
come al solito di condensare le nostre argomentazioni con qualche frase =
"ad alta capacit=E0 di sintesi", ci vorremmo soltanto limitare a porre =
al centro dell'attenzione alcune "questioncelle" che, a nostro avviso =
(ma non solo) da troppo tempo vengono sistematicamente ignorate, =
consapevoli del fatto che porre le domande giuste significa gi=E0 =
preparare il terreno per un'adeguata futura risposta.



a.. Cos'=E8 la rivoluzione? La presa del palazzo d'inverno? La =
conquista del potere statale attraverso elezioni? La risultante di =
riforme pi=F9 o meno piccole, che si cumulano in modo irreversibile? O, =
piuttosto, possiamo avanzare l'ipotesi che si tratti di un passaggio =
processuale, in cui per=F2 si verificano momenti puntuali di rottura, =
anche violenta, e di forte accelerazione, forse individuabili solo a =
posteriori nella loro reale valenza epocale?



b.. Quello che forse si pu=F2 dire =E8 che oggi si =E8 venuto a =
creare, ormai, un divario esorbitante, tra la capacit=E0 di opposizione =
delle masse e la potenza repressiva da parte degli apparati statuali =
dominanti, sia verso l'interno, che verso l'esterno. Se questo =E8 vero, =
non si pu=F2 pi=F9 certamente ipotizzare alcun reale processo =
rivoluzionario, senza una qualche forma di implosione interna del =
sistema di comando. Sul genere - a prescindere ovviamente dagli esiti =
effettivi delle stesse - di quelle che si sono verificate in Urss, dopo =
la caduta del muro del 1989, o anche in Argentina, nell'autunno del =
2002, o durante il maggio del '68 francese. E, in realt=E0, le premesse =
di un processo "degenerativo" di tal fatta gi=E0 si danno nella forma di =
quella che da tempo abbiamo indicato come la morte della politica. Se =
tale ipotesi =E8 fondata, allora occorre allargare il divario tra =
"sociale" e "politico", non gi=E0 cercare di recuperare le spinte che =
vengono dal primo, nelle forme del secondo. Ma, presupposta la giustezza =
di questo principio, come evitare che l'allargamento di tale divario si =
trasformi in restringimenti degli spazi democratici, fino ai limiti di =
una gestione totalitaristica del potere ?



c.. E, in generale, qual =E8 il rapporto con il potere? =C8 =
sufficiente dire, come fanno gli zapatisti, che non siamo interessati =
alla conquista di esso? Dietro questa affermazione, peraltro sicuramente =
condivisibile nella sua aspirazione di fondo, non si nasconde forse la =
sottovalutazione del potere repressivo degli apparati statuali e degli =
interessi materiali da essi difesi, che non scompariranno certo da un =
giorno all'altro?=20



d.. Riteniamo ancora fondata l'idea marxiana della necessit=E0 di una =
fase di transizione in cui si dovr=E0 utilizzare, in qualche modo, il =
potere statuale in forma anche repressiva, nei confronti della =
borghesia? Se la risposta =E8 positiva, come conciliare il necessario =
utilizzo della forza da parte proletaria e l'altrettanto necessario ed =
indilazionabile avvio del processo di superamento/abbattimento dello =
stato? In altri termini, pi=F9 generali: si pu=F2 accettare un qualche =
livello "di compromesso" tra l'organizzazione sociale ereditata dal =
passato e quella "altra e necessaria" che si vuole costruire?



e.. Certamente molto dipender=E0 dalle circostanze concrete in cui ci =
si trova ad agire, ma altrettanto importante =E8 la meta cui si vuole =
arrivare. Da questo punto di vista, una questione appare preliminare. La =
forma-valore =E8 un rapporto sociale determinato dall'impossibilit=E0 di =
una gestione collettiva e cosciente della societ=E0; se ci=F2 =E8 vero, =
la complessit=E0 raggiunta dal mondo contemporaneo implica la necessaria =
permanenza, anche nel lungo periodo, della merce e del denaro, come =
indispensabili e prioritari "veicoli" di relazione sociale, oppure =
riteniamo l'umanit=E0 capace di una gestione collettiva e consapevole di =
s=E9, in termini di comunit=E0 universale, tale da eliminare la =
necessit=E0 di questa forma alienata/nte di "rapporti tra gli =
individui"?



f.. Riteniamo ancora che la gestione collettiva della societ=E0 =
implichi forme ampie di pianificazione? Se la risposta =E8 positiva, =
tale pianificazione non dovrebbe porsi su livello macroregionale, data =
anche la destrutturazione delle economie nazionali e delle economie di =
sussistenza agricole? Alcune cose a tal proposito possono essere dette. =
Dal punto di vista tecnico-economico, le vecchie obiezioni contro la =
pianificazione sono oggi fortemente indebolite. L'ultima e pi=F9 fondata =
critica di parte borghese era costituita dall'impossibilit=E0 di avere =
un meccanismo informativo che sostituisse quello dei prezzi. Con =
l'informatica questo problema =E8 sostanzialmente superato. D'altra =
parte, non =E8 oggi possibile ipotizzare che la flessibilit=E0 tecnica =
degli impianti produttivi consenta una programmazione che si =
autocorregga, permettendo anche meccanismi di capillare partecipazione =
collettiva, in grado di perfezionare "ex post" la pianificazione =
stabilita "ex ante"?



g.. Il problema vero rimane, comunque, quello del rapporto tra =
pianificazione e democrazia. Come conciliare processi di decisionalit=E0 =
collettiva, nella forma della democrazia diretta, con la gestione =
efficiente della cosa pubblica, per di pi=F9 su scala transnazionale? =
Come armonizzare l'autogestione, a livello delle singole unit=E0 =
produttive, con una pianificazione che deve coordinare e dunque avocare =
a s=E9 una parte della decisioni relative alle stesse unit=E0 =
produttive?



h.. La questione dell'autogestione rimanda direttamente ad un =
ulteriore problema: come eliminare l'estraneit=E0 del produttore =
rispetto al suo prodotto e al processo produttivo? L'alienazione =
derivante dal partecipare ad un processo di cui non si conoscono i =
meccanismi complessivi e di cui non si condividono le finalit=E0 =E8 =
intimamente correlata ad una divisone del lavoro che non pu=F2 essere =
abolita "per decreto", senza fare un enorme passo indietro =
nell'efficienza produttiva complessiva. La divisione del lavoro che =
verr=E0 ereditata sar=E0 fortemente determinata da fattori non meramente =
tecnici, ma pi=F9 genericamente sociali, con le conseguenti gerarchie in =
termini di potere e di soddisfazione relativa all'atto lavorativo =
stesso. Come mantenere nell'immediato i vantaggi di tale divisione del =
lavoro, ereditata dal passato, e avviare nel contempo un processo di =
diffusione delle conoscenze e di fluidificazione delle mansioni =
lavorative, in grado di incidere in profondit=E0 sui meccanismi =
dell'alienazione direttamente esperibile nell'atto lavorativo?



i.. I problemi cui si =E8 accennato presuppongono un'altra questione =
fondamentale: il comunismo deve essere mera redistribuzione di una =
ricchezza prodotta fino al livello consentito dall'attuale sviluppo =
delle forze produttive (il che implica misure, anche sensibili, di =
limitazione del consumo per le parti pi=F9 ricche del pianeta, al fine =
di ottenere una pi=F9 equa allocazione delle risorse), o deve essere =
piuttosto produzione e distribuzione in forme nuove di ricchezza, che =
prevedano l'ulteriore sviluppo delle forze produttive? Anche per chi, =
come noi, propende per la seconda ipotesi, il concetto stesso di =
"ricchezza" deve essere messo in questione, dovendo esso subire una =
profonda mutazione semantica rispetto alla valenza di senso che lo =
connota nella societ=E0 del capitale antropomorfizzato. Ci limitiamo ad =
accennare di seguito due necessari cambiamenti in questo ambito: la =
questione del tempo libero e quella del consumo.



j.. Per quanto riguarda il primo punto, riteniamo che la ricchezza nel =
comunismo dovr=E0 significare, innanzitutto, ricchezza di tempo libero, =
cio=E8 tempo di lavoro che diviene parte sempre pi=F9 esigua del tempo =
di vita. Ma come =E8 possibile conciliare tale liberazione dal lavoro, =
con l'effettiva liberazione dal bisogno di ben oltre sei miliardi di =
esseri umani? Di certo, non si pu=F2 tornare a regolare il ricambio =
organico tra uomo e natura sulla base di "arcadiche" condizioni =
precapitalistiche. La liberazione dal lavoro deve dunque portare con =
s=E9 anche la liberazione del lavoro dagli angusti limiti borghesi, che =
lo vedono attualmente subordinato alla valorizzazione capitalistica, =
tanto nella sua quantit=E0 complessivamente erogata, quanto nella sua =
concreta subordinata esecuzione, nell'ambito di un'organizzazione =
predeterminata in modo affatto eteronomo.



k.. Se questo =E8 vero allora diventa di grande importanza un =
ulteriore problema: cosa significa appropriarsi delle conquiste =
tecnico-scientifiche dell'epoca borghese, senza sottostare agli =
impliciti compiti cui esse sono storicamente subordinate? La scienza e =
la tecnica sviluppate nell'ambito del capitalismo non sono infatti mere =
conoscenze "oggettive" della natura. Esse, costituiscono le specifiche =
risposte ad una domanda generale: come aumentare la produttivit=E0 del =
lavoro entro i limiti della valorizzazione capitalistica, attraverso la =
conoscenza e l'utilizzo delle leggi della natura? Occorre qui =
sottolineare che la ricerca dell'aumento della produttivit=E0 del lavoro =
non =E8 mai stata perseguita con tanta determinazione e con cos=EC ampio =
dispiegamento di mezzi come durante il capitalismo, in quanto esso =E8 =
l'unico modo di produzione finalizzato all'incessante accumulazione di =
valore astratto attraverso la continua crescita delle forze produttive. =
E' questo che spiega gli straordinari successi e al contempo i limiti =
della scienza borghese. I programmi di ricerca, i paradigmi scientifici =
e quelli tecnologici effettivamente realizzati sono infatti selezionati, =
a partire dalle specifiche domande provenienti dalla struttura =
socio-economia, tra i molti possibili in base alle conoscenze e agli =
strumenti tecnici dati. E' allora plausibile sostenere che, di fronte a =
domande diverse, anche le risposte saranno differenti. Ci=F2 nonostante =
riteniamo che esista un "nucleo duro" della scienza, cos=EC come oggi =
determinatasi, che non potr=E0 che permanere, nella sua sostanza, anche =
nella societ=E0 comunista, perch=E9 in entrambi i modi di produzione =
l'apparato tecnico-scientifico dovr=E0 rispondere ad una domanda comune: =
come aumentare la produttivit=E0 del lavoro, al fine di sempre pi=F9 =
"tendenzialmente" liberarsi da esso? Pur presupponendo questo comune =
background pratico-teorico, non potranno che emergere profonde =
differenze: alcuni limiti precedentemente ignorati dovranno infatti =
essere affermati con forza, per esempio quelli relativi alla tutela =
della salute umana e dell'ambiente. Altri, invece, verranno a cadere, =
per esempio tutti quelli relativi al fatto che certe ricerche ed =
innovazioni tecnologiche, sebbene produttive dal punto di vista dei =
valori d'uso potenzialmente ottenibili, non lo sono dal punto di vista =
della profittabilit=E0 capitalistica. Per non parlare poi del fatto che, =
in un mondo avviato sulla strada della generale ricchezza materiale, =
potranno sorgere nuove domande slegate dalla necessit=E0 di aumentare la =
ricchezza stessa e determinate invece dal puro principio del piacere di =
una conoscenza fine a se stessa.



l.. Tornando al problema della mutazione del concetto di ricchezza, =
accenniamo al secondo problema in precedenza segnalato: quello del =
consumo. Diamo qui per scontato che una parte considerevole dei bisogni =
espressi nella societ=E0 capitalistica sono bisogni indotti, alienati e =
dunque destinati a scomparire. Detto questo, pensiamo al comunismo come =
una societ=E0 "austera", o piuttosto come una forma sociale in cui nuovi =
bisogni potranno liberamente sbocciare? In ogni caso riteniamo che =
sar=E0 necessario sciogliere il consumo di beni e servizi dalla sua =
connessione con la propriet=E0 e finanche col possesso. Ci=F2 significa =
che, laddove sia possibile e anche desiderabile, il consumo di beni =
appropriati/posseduti individualmente deve essere sostituito dal consumo =
di beni e servizi collettivi. Questo, non solo per un problema materiale =
di efficienza complessiva (consumare beni collettivi significa aumentare =
i valori d'uso a disposizione di ciascuno, diminuendo contemporaneamente =
il tempo di lavoro necessario a produrli), ma anche per un problema di =
ordine "culturale": il consumo collettivo =E8 una forma di vita =
comunitaria che permette ai singoli di godere della ricchezza prodotta =
senza escludere gli altri individui, ma insieme ad essi. Non stiamo qui =
pensando ad un qualche socialismo "da caserma" (o da convento =
francescano, visto l'attuale revival "a sinistra" del "santo =
poverello"!?!) dal momento che riteniamo la condivisione collettiva =
portatrice di una dimensione ludica e festosa. Considerati i limiti =
posti dai problemi di efficienza e di compatibilit=E0 ecologica =
complessivi, all'individuo dovrebbe essere lasciata la pi=F9 ampia =
scelta possibile tra il consumo individuale e quello collettivo, =
confidando nel fatto che proprio questa dimensione festosa e l'abbandono =
di ansie proprietarie comportino una preferenza, per quanto non =
esclusiva, per la seconda opzione.



m.. Partendo dal problema del consumo siamo cos=EC giunti a =
considerare una questione pi=F9 generale: la comunit=E0 umana di =
marxiana memoria non pu=F2 essere costituita su una base organicistica. =
In tale ottica, propria delle societ=E0 precapitalistiche, il legame =
sociale, sebbene vissuto come naturale e spontaneo, impone di fatto una =
divisione pi=F9 o meno gerarchica delle funzioni che, nella sua =
fissit=E0, incatena/annulla l'individuo nel suo ruolo sociale. La =
comunit=E0 umana marxiana non pu=F2 costituirsi sull'annientamento =
dell'individuo. L'individuo pienamente sviluppato deve infatti =
realizzarsi come forma di superamento storico dell'individualismo =
borghese. Considerare il rapporto tra individuo e societ=E0 significa =
mettere a tema il rapporto tra sfera "pubblica" e "privata" degli =
individui. E' la societ=E0 borghese che, per prima, separa nettamente =
questi due ambiti, attribuendo al privato un primato fondato su diritti =
presuntivamente naturali e metastorici. Pur riconoscendo la falsit=E0 di =
questa fondazione storicamente determinata, rimane un problema di non =
poco conto: il riconoscimento di una sfera privata, lasciata alla pura =
volont=E0 del singolo, sembra essere l'unica opzione possibile per =
salvaguardare la libert=E0 individuale. Da qui, dunque l'ultimo ma NON =
ultimo quesito di come conciliare questa libert=E0 con una regolazione =
collettiva della vita sociale: l'autentico nodo gordiano che gi=E0 la =
Luxemburg seppe individuare come la cruna d'ago ineluttabile per =
qualsiasi progetto di vita vera, nella futura comunit=E0 umana =
universale, affermando che, in ultima ma fondamentale istanza, "la =
libert=E0 =E8 sempre quella di chi la pensa diversamente".


13 maggio 2003


La Redazione

di

"Vis-=E0-Vis"

Quaderni per l'autonomia di classe

http://web.tiscalinet.it/visavis

karletto@???

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<P align=3Djustify>Ma siamo altrettanto consapevoli che non possiamo =
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continuare e "cavarcela" con un pilatesco "ai posteri l=92ardua =
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i comunisti si impone, qui ed ora, un ritorno al futuro</B>.</P>
<P align=3Djustify>Per questo, riteniamo ormai assolutamente necessario =
ed=20
indilazionabile iniziare a misurarci su questo terreno, affinch=E9 una=20
<B>componente coerentemente anticapitalistica</B> possa acquisire =
visibilit=E0 e=20
capacit=E0 propositiva all=92interno di quel "movimento" che qui ed ora, =
pur con=20
tutti i suoi limiti (ma anche con le sue "grandezze": i 110 milioni!),=20
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vero protagonista dell=92inversione di tendenza che ha spezzato =
l=92afasia sociale=20
di vent=92anni di passivit=E0 ed atomismo. <B>C=92=E8 bisogno, dunque, =
di un processo di=20
pubblica discussione che sappia trovare le sue sedi e i suoi momenti=20
aggregativi, al di fuori di ogni "organizzativismo", tanto rozzamente =
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quanto ingenuamente "praticone"</B>. Abbiamo la piena consapevolezza, =
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che, nell=92ambito del "<B>grande partito in senso storico della =
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nell=92attuale fase, diventano possibili feconde interlocuzioni per chi =
sappia far=20
tesoro degli insegnamenti della storia recente. La configurazione di un =
visibile=20
polo anticapitalistico, articolato e plurale al suo interno, pu=F2 =
costituire un=20
primo passo verso la ricostruzione di un immaginario collettivo =
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antagonista. Le soggettivit=E0 sparse, che hanno animato le piazze =
italiane, in=20
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percorso di=20
lotta e di ricerca</B>, senza trovarsi costrette a scegliere tra =
speculari=20
moderatismi ("volontariato" e "disobbedientismo") o astratti =
massimalismi=20
("cripto/neo-emmellismi" e "libertarismi individualistici"). E questo, =
forse,=20
potrebbe segnare davvero un positivo scarto in avanti, verso =
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che si cela, <I>in nuce</I>, dentro il "movimento dei 110 milioni": il=20
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certamente ipotizzare alcun reale processo rivoluzionario, senza una =
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forma di implosione interna del sistema di comando. Sul genere - a =
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ovviamente dagli esiti effettivi delle stesse - di quelle che si sono=20
verificate in Urss, dopo la caduta del muro del 1989, o anche in =
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nell=92autunno del 2002, o durante il maggio del =9168 francese. E, in =
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di quella che da tempo abbiamo indicato come la morte della politica. =
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ipotesi =E8 fondata, allora occorre allargare il divario tra "sociale" =
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"politico", non gi=E0 cercare di recuperare le spinte che vengono dal =
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nelle forme del secondo. Ma, presupposta la giustezza di questo =
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come evitare che l=92allargamento di tale divario si trasformi in =
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"veicoli" di relazione sociale, oppure riteniamo l=92umanit=E0 capace =
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<DIV align=3Djustify>Riteniamo ancora che la gestione collettiva della =
societ=E0=20
implichi forme ampie di pianificazione? Se la risposta =E8 positiva, =
tale=20
pianificazione non dovrebbe porsi su livello macroregionale, data =
anche la=20
destrutturazione delle economie nazionali e delle economie di =
sussistenza=20
agricole? Alcune cose a tal proposito possono essere dette. Dal punto =
di vista=20
tecnico-economico, le vecchie obiezioni contro la pianificazione sono =
oggi=20
fortemente indebolite. L=92ultima e pi=F9 fondata critica di parte =
borghese era=20
costituita dall=92impossibilit=E0 di avere un meccanismo informativo =
che=20
sostituisse quello dei prezzi. Con l=92informatica questo problema =E8 =

sostanzialmente superato. D=92altra parte, non =E8 oggi possibile =
ipotizzare che=20
la flessibilit=E0 tecnica degli impianti produttivi consenta una =
programmazione=20
che si autocorregga, permettendo anche meccanismi di capillare =
partecipazione=20
collettiva, in grado di perfezionare "ex post" la pianificazione =
stabilita "ex=20
ante"?</DIV></LI>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D1>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D2>
<P align=3Djustify>
<LI>
<DIV align=3Djustify>Il problema vero rimane, comunque, quello del =
rapporto tra=20
pianificazione e democrazia. Come conciliare processi di =
decisionalit=E0=20
collettiva, nella forma della democrazia diretta, con la gestione =
efficiente=20
della cosa pubblica, per di pi=F9 su scala transnazionale? Come =
armonizzare=20
l=92autogestione, a livello delle singole unit=E0 produttive, con una=20
pianificazione che deve coordinare e dunque avocare a s=E9 una parte =
della=20
decisioni relative alle stesse unit=E0 produttive?</DIV></LI>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D1>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D2>
<P align=3Djustify>
<LI>
<DIV align=3Djustify>La questione dell=92autogestione rimanda =
direttamente ad un=20
ulteriore problema: come eliminare l=92estraneit=E0 del produttore =
rispetto al suo=20
prodotto e al processo produttivo? L=92alienazione derivante dal =
partecipare ad=20
un processo di cui non si conoscono i meccanismi complessivi e di cui =
non si=20
condividono le finalit=E0 =E8 intimamente correlata ad una divisone =
del lavoro che=20
non pu=F2 essere abolita "per decreto", senza fare un enorme passo =
indietro=20
nell=92efficienza produttiva complessiva. La divisione del lavoro che =
verr=E0=20
ereditata sar=E0 fortemente determinata da fattori non meramente =
tecnici, ma pi=F9=20
genericamente sociali, con le conseguenti gerarchie in termini di =
potere e di=20
soddisfazione relativa all=92atto lavorativo stesso. Come mantenere=20
nell=92immediato i vantaggi di tale divisione del lavoro, ereditata =
dal passato,=20
e avviare nel contempo un processo di diffusione delle conoscenze e di =

fluidificazione delle mansioni lavorative, in grado di incidere in =
profondit=E0=20
sui meccanismi dell=92alienazione direttamente esperibile nell=92atto=20
lavorativo?</DIV></LI>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D1>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D2>
<P align=3Djustify>
<LI>
<DIV align=3Djustify>I problemi cui si =E8 accennato presuppongono =
un=92altra=20
questione fondamentale: il comunismo deve essere mera redistribuzione =
di una=20
ricchezza prodotta fino al livello consentito dall=92attuale sviluppo =
delle=20
forze produttive (il che implica misure, anche sensibili, di =
limitazione del=20
consumo per le parti pi=F9 ricche del pianeta, al fine di ottenere una =
pi=F9 equa=20
allocazione delle risorse), o deve essere piuttosto produzione e =
distribuzione=20
in forme nuove di ricchezza, che prevedano l=92ulteriore sviluppo =
delle forze=20
produttive? Anche per chi, come noi, propende per la seconda ipotesi, =
il=20
concetto stesso di "ricchezza" deve essere messo in questione, dovendo =
esso=20
subire una profonda mutazione semantica rispetto alla valenza di senso =
che lo=20
connota nella societ=E0 del capitale antropomorfizzato. Ci limitiamo =
ad=20
accennare di seguito due necessari cambiamenti in questo ambito: la =
questione=20
del tempo libero e quella del consumo.</DIV></LI>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D1>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D2>
<P align=3Djustify>
<LI>
<DIV align=3Djustify>Per quanto riguarda il primo punto, riteniamo che =
la=20
ricchezza nel comunismo dovr=E0 significare, innanzitutto, ricchezza =
di tempo=20
libero, cio=E8 tempo di lavoro che diviene parte sempre pi=F9 esigua =
del tempo di=20
vita. Ma come =E8 possibile conciliare tale liberazione dal lavoro, =
con=20
l=92effettiva liberazione dal bisogno di ben oltre sei miliardi di =
esseri umani?=20
Di certo, non si pu=F2 tornare a regolare il ricambio organico tra =
uomo e natura=20
sulla base di "arcadiche" condizioni precapitalistiche. La liberazione =
dal=20
lavoro deve dunque portare con s=E9 anche la liberazione del lavoro =
dagli=20
angusti limiti borghesi, che lo vedono attualmente subordinato alla=20
valorizzazione capitalistica, tanto nella sua quantit=E0 =
complessivamente=20
erogata, quanto nella sua concreta subordinata esecuzione, =
nell=92ambito di=20
un=92organizzazione predeterminata in modo affatto =
eteronomo.</DIV></LI>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D1>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D2>
<P align=3Djustify>
<LI>
<DIV align=3Djustify>Se questo =E8 vero allora diventa di grande =
importanza un=20
ulteriore problema: cosa significa appropriarsi delle conquiste=20
tecnico-scientifiche dell=92epoca borghese, senza sottostare agli =
impliciti=20
compiti cui esse sono storicamente subordinate? La scienza e la =
tecnica=20
sviluppate nell=92ambito del capitalismo non sono infatti mere =
conoscenze=20
"oggettive" della natura. Esse, costituiscono le specifiche risposte =
ad una=20
domanda generale: come aumentare la produttivit=E0 del lavoro entro i =
limiti=20
della valorizzazione capitalistica, attraverso la conoscenza e =
l=92utilizzo=20
delle leggi della natura? Occorre qui sottolineare che la ricerca =
dell=92aumento=20
della produttivit=E0 del lavoro non =E8 mai stata perseguita con tanta =

determinazione e con cos=EC ampio dispiegamento di mezzi come durante =
il=20
capitalismo, in quanto esso =E8 l=92unico modo di produzione =
finalizzato=20
all=92incessante accumulazione di valore astratto attraverso la =
continua=20
crescita delle forze produttive. E=92 questo che spiega gli =
straordinari=20
successi e al contempo i limiti della scienza borghese. I programmi di =

ricerca, i paradigmi scientifici e quelli tecnologici effettivamente=20
realizzati sono infatti selezionati, a partire dalle specifiche =
domande=20
provenienti dalla struttura socio-economia, tra i molti possibili in =
base alle=20
conoscenze e agli strumenti tecnici dati. E=92 allora plausibile =
sostenere che,=20
di fronte a domande diverse, anche le risposte saranno differenti. =
Ci=F2=20
nonostante riteniamo che esista un "nucleo duro" della scienza, cos=EC =
come oggi=20
determinatasi, che non potr=E0 che permanere, nella sua sostanza, =
anche nella=20
societ=E0 comunista, perch=E9 in entrambi i modi di produzione =
l=92apparato=20
tecnico-scientifico dovr=E0 rispondere ad una domanda comune: come =
aumentare la=20
produttivit=E0 del lavoro, al fine di sempre pi=F9 "tendenzialmente" =
liberarsi da=20
esso? Pur presupponendo questo comune background pratico-teorico, non =
potranno=20
che emergere profonde differenze: alcuni limiti precedentemente =
ignorati=20
dovranno infatti essere affermati con forza, per esempio quelli =
relativi alla=20
tutela della salute umana e dell=92ambiente. Altri, invece, verranno a =
cadere,=20
per esempio tutti quelli relativi al fatto che certe ricerche ed =
innovazioni=20
tecnologiche, sebbene produttive dal punto di vista dei valori d=92uso =

potenzialmente ottenibili, non lo sono dal punto di vista della =
profittabilit=E0=20
capitalistica. Per non parlare poi del fatto che, in un mondo avviato =
sulla=20
strada della generale ricchezza materiale, potranno sorgere nuove =
domande=20
slegate dalla necessit=E0 di aumentare la ricchezza stessa e =
determinate invece=20
dal puro principio del piacere di una conoscenza fine a se =
stessa.</DIV></LI>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D1>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D2>
<P align=3Djustify>
<LI>
<DIV align=3Djustify>Tornando al problema della mutazione del concetto =
di=20
ricchezza, accenniamo al secondo problema in precedenza segnalato: =
quello del=20
consumo. Diamo qui per scontato che una parte considerevole dei =
bisogni=20
espressi nella societ=E0 capitalistica sono bisogni indotti, alienati =
e dunque=20
destinati a scomparire. Detto questo, pensiamo al comunismo come una =
societ=E0=20
"austera", o piuttosto come una forma sociale in cui nuovi bisogni =
potranno=20
liberamente sbocciare? In ogni caso riteniamo che sar=E0 necessario =
sciogliere=20
il consumo di beni e servizi dalla sua connessione con la propriet=E0 =
e finanche=20
col possesso. Ci=F2 significa che, laddove sia possibile e anche =
desiderabile,=20
il consumo di beni appropriati/posseduti individualmente deve essere=20
sostituito dal consumo di beni e servizi collettivi. Questo, non solo =
per un=20
problema materiale di efficienza complessiva (consumare beni =
collettivi=20
significa aumentare i valori d=92uso a disposizione di ciascuno, =
diminuendo=20
contemporaneamente il tempo di lavoro necessario a produrli), ma anche =
per un=20
problema di ordine "culturale": il consumo collettivo =E8 una forma di =
vita=20
comunitaria che permette ai singoli di godere della ricchezza prodotta =
senza=20
escludere gli altri individui, ma insieme ad essi. Non stiamo qui =
pensando ad=20
un qualche socialismo "da caserma" (o da convento francescano, visto =
l=92attuale=20
revival "a sinistra" del "santo poverello"!?!) dal momento che =
riteniamo la=20
condivisione collettiva portatrice di una dimensione ludica e festosa. =

Considerati i limiti posti dai problemi di efficienza e di =
compatibilit=E0=20
ecologica complessivi, all=92individuo dovrebbe essere lasciata la =
pi=F9 ampia=20
scelta possibile tra il consumo individuale e quello collettivo, =
confidando=20
nel fatto che proprio questa dimensione festosa e l=92abbandono di =
ansie=20
proprietarie comportino una preferenza, per quanto non esclusiva, per =
la=20
seconda opzione.</DIV></LI>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D1>
<P align=3Djustify></P></FONT><FONT size=3D2>
<P align=3Djustify>
<LI>
<DIV align=3Djustify>Partendo dal problema del consumo siamo cos=EC =
giunti a=20
considerare una questione pi=F9 generale: la comunit=E0 umana di =
marxiana memoria=20
non pu=F2 essere costituita su una base organicistica. In tale ottica, =
propria=20
delle societ=E0 precapitalistiche, il legame sociale, sebbene vissuto =
come=20
naturale e spontaneo, impone di fatto una divisione pi=F9 o meno =
gerarchica=20
delle funzioni che, nella sua fissit=E0, incatena/annulla =
l=92individuo nel suo=20
ruolo sociale. La comunit=E0 umana marxiana non pu=F2 costituirsi=20
sull=92annientamento dell=92individuo. L=92individuo pienamente =
sviluppato deve=20
infatti realizzarsi come forma di superamento storico =
dell=92individualismo=20
borghese. Considerare il rapporto tra individuo e societ=E0 significa =
mettere a=20
tema il rapporto tra sfera "pubblica" e "privata" degli individui. =
E=92 la=20
societ=E0 borghese che, per prima, separa nettamente questi due =
ambiti,=20
attribuendo al privato un primato fondato su diritti presuntivamente =
naturali=20
e metastorici. Pur riconoscendo la falsit=E0 di questa fondazione =
storicamente=20
determinata, rimane un problema di non poco conto: il riconoscimento =
di una=20
sfera privata, lasciata alla pura volont=E0 del singolo, sembra essere =
l=92unica=20
opzione possibile per salvaguardare la libert=E0 individuale. Da qui, =
dunque=20
l=92ultimo ma NON ultimo quesito di come conciliare questa libert=E0 =
con una=20
regolazione collettiva della vita sociale: l=92autentico nodo gordiano =
che gi=E0=20
la Luxemburg seppe individuare come la cruna d=92ago ineluttabile per =
qualsiasi=20
progetto di vita vera, nella futura comunit=E0 umana universale, =
affermando che,=20
in ultima ma fondamentale istanza, "la libert=E0 =E8 sempre quella di =
chi la pensa=20
diversamente".</DIV></LI>
<P align=3Djustify></P></OL>
<P align=3Djustify></P></I>
<P align=3Djustify>13 maggio 2003</P>
<P align=3Djustify></P></FONT><B>
<P align=3Dcenter><FONT size=3D3>La Redazione</FONT></P><FONT size=3D2>
<P align=3Dcenter>di</P></FONT><FONT size=3D6>
<P align=3Dcenter>"<I>Vis-=E0-Vis</I>"</P></FONT><FONT size=3D4>
<P align=3Dcenter>Quaderni per l=92autonomia di =
classe</P></B></FONT><FONT size=3D2>
<P align=3Dcenter></FONT><A =
href=3D"http://web.tiscalinet.it/visavis"><U><FONT=20
color=3D#0000ff =
size=3D2>http://web.tiscalinet.it/visavis</U></FONT></A></P><FONT=20
size=3D2>
<P align=3Dcenter></FONT><A href=3D"mailto:karletto@rm.ats.it"><U><FONT=20
color=3D#0000ff=20
size=3D2>karletto@???</U></FONT></A></P></FONT></FONT></DIV></BODY>=
</HTML>

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