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<TITLE>Baracca, Convivere con la bomba? </TITLE>
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<BODY BGCOLOR=3D"#ffffff" LINK=3D"#006600" ALINK=3D"#006600" =
VLINK=3D"#006600">
<P><B><TT><FONT SIZE=3D+2><A =
HREF=3D"../intermarx/ossinter/ossinter.html">osservatorio
internazionale</A></FONT></TT></B></P>
<P><CENTER><TABLE WIDTH=3D"100%" BORDER=3D"0" CELLSPACING=3D"2" =
CELLPADDING=3D"0"
HEIGHT=3D"126">
<TR>
<TD WIDTH=3D"18%" BGCOLOR=3D"#006600" HEIGHT=3D"121"><P><CENTER> <A =
HREF=3D"../intermarx/home.htm"><IMG =
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<TD WIDTH=3D"64%" BGCOLOR=3D"#ffffff"><P><CENTER><B><FONT =
SIZE=3D+1>Convivere con la bomba?</FONT></B></CENTER></P>
<P><CENTER><B><I><FONT SIZE=3D+1>di Angelo =
Baracca</FONT></I></B></CENTER></TD>
<TD WIDTH=3D"18%" BGCOLOR=3D"#006600"><P><CENTER> <A =
HREF=3D"../intermarx/posta.html"><IMG =
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</TABLE>
<HR><BR>
<FONT COLOR=3D"#FF0000" SIZE=3D-1>articolo pubblicato in </FONT><FONT =
SIZE=3D-1><A
HREF=3D"
http://www.mercatiesplosivi.com/guerrepace/">Guerre&Pace</A><=
/FONT><FONT
COLOR=3D"#FF0000" SIZE=3D-1>, marzo 2003</FONT><HR></CENTER></P>
<P>Mentre scriviamo queste note la spada di Damocle dell'attacco =
all'Iraq
pende sulle nostre teste. Gli appigli per questo attacco si =
assottigliano
sempre più, ma la fredda ragion di stato dell'ineffabile =
amministrazione
Bush (o forse più le ragioni del petrolio e del complesso =
militare-industriale)
punta inesorabilmente all'intervento. Che cosa può riservarci =
questa
guerra?<BR>
Poco meno di un anno fa George W. Bush autorizzò la realizzazione
di "mini bombe" nucleari, cioè di testate di potenza =
molto
bassa, e altamente penetranti, ossia capaci di penetrare molto =
profondamente
nel terreno (300 metri di granito) prima di esplodere, in modo da =
distruggere
rifugi sotterranei rinforzati. Questa proposta era nell'aria da alcuni =
anni
ed era stata avanzata anche in Russia: evidentemente i grandi laboratori
militari vi stavano lavorando attivamente (vi lavorano anche la Francia
e la Gran Bretagna; chissà la Cina!), e probabilmente Bush non ha
fatto altro che ratificarla; forse non si poteva aspettare oltre, per =
una
serie di motivi. Allo stesso tempo il Pentagono includeva esplicitamente
l'"attacco preventivo" tra le proprie opzioni. In un =
precedente
articolo (<I><A HREF=3D"nucleare.html">Ritorna l'incubo
nucleare</A></I>, di A. Baracca, "Guerre&Pace", n. 93) =
abbiamo
discusso i grandi progetti degli Stati uniti per rinnovare il proprio =
arsenale
nucleare: ma riteniamo necessario ritornare sul tema per esaminare altre
novità e altri dubbi ancora più inquietanti!</P>
<P><B>Inquietanti esperimenti di guerra</B></P>
<P>Che cosa bolle realmente in pentola? Naturalmente è =
estremamente
difficile dirlo, dato che le informazioni importanti sono coperte dal =
più
ferreo segreto. Però si può, e si deve, fare qualche =
considerazione
e illazione, perché è altamente possibile che stia =
avvenendo
qualcosa di estremamente grave, di cui non siamo né informati =
né
coscienti.<BR>
Le guerre sono sempre occasioni per sperimentare nuove armi e nuove =
tecniche
militari: tanto più oggi, quando la fine della Guerra fredda e =
dell'equilibrio
che bene o male l'aveva sottesa ha lasciato il posto al dominio =
incontrastato
unipolare. Non sappiamo esattamente quante e quali nuove armi il =
Pentagono
abbia sperimentato nelle guerre dell'ultimo decennio: ne conosciamo =
alcune,
ma non ne sappiamo tutte le caratteristiche e gli effetti (v., ad =
esempio,
Gordon Poole, <I>Afghanistan: poligono sperimentale Usa</I>, =
"Guerre&Pace",
n. 95). Sicuramente gli Stati uniti le hanno usate anche per saggiare le
reazioni internazionali: per quanto illimitata sia la loro protervia, =
devono
in qualche modo tenerne conto.<BR>
Sicuramente c'è stata la nuova forma di guerra chimica costituita
dai bombardamenti delle fabbriche di Pancevo e Novy Sad; e sicuramente =
c'è
stato l'uso massiccio delle munizioni a uranio depleto, che come minimo
costituiscono una forma di "guerra radiologica". In entrambi i
casi Washington ha potuto verificare che le reazioni internazionali sono
state molto deboli, per non dire nulle, almeno a livello diplomatico =
ufficiale,
malgrado gli effetti disastrosi, generalizzati e a lungo termine che =
entrambi
gli interventi dimostrano sulle popolazioni locali e sugli stessi =
veterani
americani e britannici (ma anche sui militari dei contingenti europei) =
esposti;
effetti coperti dal vergognoso silenzio e dalla colpevole =
complicità
degli organi di (dis)informazione.<BR>
C'è però qualcosa di inquietante nel fatto che gli Stati =
uniti
abbiano atteso la caduta dell'Unione sovietica per utilizzare una =
tecnologia
militare come le munizioni a uranio depleto, che sicuramente era stata =
sviluppata
da molto tempo ed era posseduta anche da Mosca e da altri paesi. =
È
veramente possibile che gli effetti deleteri, diffusi e a lungo termine
di queste armi siano dovuti alla sola bassa radioattività =
dell'uranio,
pur se volatilizzato nell'ambiente dall'esplosione piroforica e quindi =
inalato
e trasmesso alla catena alimentare? (Anche tenendo conto che =
probabilmente
altri fattori hanno contribuito alla "sindrome del Golfo", =
come
le vaccinazioni e l'uso segreto di armi chimiche). Anche perché =
vi
sono testimonianze che i carri armati iracheni colpiti non fossero =
semplicemente
perforati, ma deformati e distrutti come se fosse avvenuto qualche tipo
di esplosione ben più violenta di quella semplicemente =
piroforica;
e che sembrerebbe inoltre aver lasciato una forte radioattività,
superiore a quella attribuibile all'uranio, ma che non si è mai =
consentito
di verificare. Ma questo non è il solo interrogativo =
inquietante.</P>
<P><B>Microbombe nucleari</B></P>
<P>Un altro insegnamento delle guerre dell'ultimo decennio è che
gli esplosivi convenzionali trasportati da proiettili di alta precisione
comportano un rapporto costo-effetto molto alto. Spesso è =
necessario
più di un vettore per distruggere un obiettivo: sarebbe molto =
più
conveniente poter armare queste munizioni con un esplosivo più =
potente,
ma una testata nucleare - la cui potenza si misura in <I>kiloton</I>, =
ossia
migliaia di tonnellate di esplosivo convenzionale equivalente - sarebbe
sproporzionata per colpire un rifugio, o una carro armato, o un =
obiettivo
comune; e i suoi effetti a lungo termine renderebbero difficili le =
successive
operazioni militari, o l'occupazione del territorio. Questo è =
indubbiamente
uno dei motivi che spinge alla ricerca per realizzare testate nucleari =
di
bassa potenza (<I>low yeld warheads</I>, o <I>mini-nukes</I>).<BR>
La miniaturizzazione delle armi nucleari è pericolosissima: in =
particolare
tende a cancellare la distinzione tradizionale tra armi nucleari e armi
convenzionali, e a legittimare l'uso delle prime nelle comuni operazioni
militari; mentre gli sviluppi esasperati delle armi convenzionali ad =
alta
tecnologia tendono, per parte loro, a coprire alcuni degli effetti e =
degli
usi riservati in passato alle armi nucleari.<BR>
Un recente articolo di Andrè Gsponer analizza l'invenzione e lo =
sviluppo,
nei grandi laboratori militari, delle tecniche rivoluzionarie che vanno
sotto il nome di <I>nanotecnologia</I>, e le innovazioni che queste =
possono
portare tanto alle armi convenzionali, quanto alle armi nucleari, sia al
perfezionamento di quelle esistenti che alla realizzazione di una =
"quarta
generazione" di testate nucleari. La nanotecnologia riesce a =
controllare
strutture di dimensioni dell'ordine di 10-9 metri (un milionesimo di =
millimetro),
comprendenti pochi atomi: un fattore mille in più rispetto alla =
tecnologia
precedente (ad esempio la "<I>micro</I>elettronica"), che era
arrivata a controllare dimensioni dell'ordine di 10-6 metri, =
comprendenti
un numero di atomi dell'ordine del migliaio.<BR>
Componenti miniaturizzate a questo livello presentano anche =
caratteristiche
eccezionali di resistenza meccanica, oltre che di risposta. Le =
innovazioni
più importanti che questa tecnologia consente nel settore delle =
armi
convenzionali consistono in componenti quali sensori di alte =
sensibilità
e prestazioni, trasduttori, inneschi e componenti elettroniche. Il =
miglioramento
delle testate nucleari esistenti può giovarsi, tra molte cose, di
micromeccanismi di carica e di innesco estremamente resistenti, =
necessari
tanto per proiettili nucleari di artiglieria, come per testate che =
debbano
esplodere dopo avere penetrato in profondità nel terreno, che =
devono
quindi resistere ad accelerazioni e condizioni di tensione estreme.</P>
<P><B>La quarta generazione di bombe</B></P>
<P>Ma le applicazioni più rivoluzionarie riguardano il progetto =
di
testate nucleari nuove "di quarta generazione", =
miniaturizzate:
si parla di potenze comprese tra alcuni chilogrammi e alcune tonnellate
di esplosivo convenzionale equivalente, vale a dire tra 100 e 1000 volte
più basse delle potenze delle testate attuali. Armi di questo =
tipo
si potrebbero sviluppare senza violare formalmente il Ctbt =
(Comprehensive
Test Ban Treaty, il bando dei test nucleari), utilizzando le simulazioni
e le complesse strutture come la National Ignition Facility negli Stati
uniti e Mègajioule in Francia (che utilizzeranno rispettivamente
192 e 240 laser per riprodurre le condizioni fisiche di una esplosione =
termonucleare).
Sembra che si sia riconosciuto che è più facile realizzare
una "micro-fusione" che una "micro-fissione" =
nucleare:
la prima presenta anche il vantaggio di generare una minore =
radioattività.
Si ipotizza l'esplosione termonucleare di una miscela di deuterio-trizio
di peso e dimensioni di alcuni chilogrammi e litri: coloro che =
propongono
queste armi le definirebbero armi nucleari "pulite", =
tracciando
un parallelo con le munizioni a uranio depleto.<BR>
È opportuno aggiungere che queste ricerche, o queste =
realizzazioni,
non sarebbero circoscritte agli Usa, visti i progetti almeno di Parigi e
Londra (se non quelli di Mosca e Pechino).</P>
<P><B>L'"evoluzione delle bombe"</B></P>
<P>Se queste notizie sono degne di fede, si aprono ulteriori pesanti e =
inquietanti
interrogativi. Richiamiamo brevemente alcune nozioni di base riguardanti
le armi nucleari.<BR>
Vi sono in primo luogo le <I>bombe a fissione</I> (di prima =
generazione),
che utilizzano il processo in cui un nucleo di Uranio-235 (U), o di =
Plutonio-239
(Pu), assorbe un neutrone e si scinde in due nuclei, più =
l'emissione
di 2 o 3 neutroni e di una quantità relativamente molto grande di
energia (dell'ordine di un milione di volte quella liberata in un =
processo
chimico). Se più di uno, in media, dei neutroni emessi nelle =
fissioni
produce un'altra fissione prima di sfuggire dalla massa dell'esplosivo =
di
U o di Pu, si produce una reazione a catena: perché ciò =
avvenga
è necessario che questa massa non sia inferiore a una "massa
critica". Il valore di questa massa critica dipende da molti =
fattori,
come il grado di arricchimento dell'esplosivo, la struttura della bomba,
la configurazione dell'esplosivo, il meccanismo di innesco ecc. Tutto =
è
naturalmente segreto, ma la massa critica è dell'ordine dei =
chilogrammi.<BR>
Vi sono poi le <I>bombe a fusione</I> (di seconda generazione, =
"bomba
H"), che utilizzano il processo inverso: due nuclei leggeri si =
fondono
in un unico nucleo, con l'emissione di una grande quantità di =
energia,
ed eventualmente di qualche altra particella (neutroni, a seconda dei =
nuclei
che si fondono). Perché due nuclei possano fondersi, essi devono
avvicinarsi moltissimo, vincendo la repulsione elettrica dovuta alla =
loro
carica positiva: questo avviene quando la sostanza che contiene i nuclei
raggiunge temperature dell'ordine del milione di gradi. Una tale =
temperatura
regna ordinariamente all'interno delle stelle (che traggono da questi =
processi
nucleari l'energia che emettono, e che le fa evolvere), ma nel caso =
delle
bombe viene generata dall'esplosione di una bomba a fissione: queste =
bombe
sono quindi sempre <I>bombe a fissione-fusione</I> (o =
<I>termonucleari</I>).
Dopo Ctbt del 1996 si stanno mettendo a punto le citate tecniche di =
simulazione
e le strutture per riprodurre le condizioni di un'esplosione =
termonucleare.<BR>
Non abbiamo richiamato queste nozioni per nulla, giacché ne segue
una conseguenza importante. In entrambe le bombe tradizionali è =
necessaria
una massa critica minima di esplosivo della fissione: pertanto la =
potenza
di queste bombe non può essere abbassata al di sotto di un certo
limite, certamente superiore alla tonnellata, o alla decina di =
tonnellate
equivalenti di esplosivo chimico di cui si parla per le =
<I>mini-nukes</I>.</P>
<P><B>Ma che cosa stanno preparando?</B></P>
<P>A questo punto sono chiari gli interrogativi che devono =
inquietarci.<BR>
In primo luogo, quali nuovi meccanismi, o processi sono stati inventati
e messi a punto per innescare la fusione nucleare di una <I>piccola</I>
miscela di deuterio-trizio? L'innesco per mezzo della fissione =
richiederebbe
una massa critica di U o Pu e alzerebbe inevitabilmente la potenza =
esplosiva
all'ordine dei kiloton. Si parla di un innesco mediante un =
"superlaser":
sarebbe un'enorme innovazione capace di generrae potenze fino a un =
milione
di volte superiori a quelle generate dai laser ordinari.<BR>
Ma è credibile che esista una siffatta apparecchiatura capace di
innescare la mini-bomba? Abbiamo accennato all'enorme complessità
delle strutture che si stanno costruendo per riprodurre le condizioni di
un'esplosione termonucleare: sembra più plausibile che l'innesco
laser venga utilizzato piuttosto per la sperimentazione di queste =
testate
di quarta generazione. Anche perché non si vede come potrebbe un
simile apparato venire incorporato in una testata che dovrebbe avere =
anche
peso e dimensioni molto piccoli. Questo stesso ragionamento si applica =
ad
altri dispositivi di innesco di simili condizioni estreme che possano =
essere
stati inventati e realizzati.<BR>
Appare più plausibile ipotizzare la scoperta e la realizzazione =
di
qualche processo nucleare di tipo nuovo nella materia condensata, che si
inneschi cioè spontaneamente all'interno stesso della piccola =
quantità
di "esplosivo" nucleare: un siffatto processo non rientrerebbe
nel corpo delle conoscenze fisiche acquisite e riconosciute. Questa =
eventualità
rende ancora più difficile discutere questi aspetti, data la =
pervicacia
con cui la comunità scientifica si abbarbica alle conoscenze =
riconosciute,
sulle quali basa la sua autorità e il suo potere, negando =
qualsiasi
nuova conoscenza che non rientri in esse. Senza dubbio i laboratori =
militari
sono molto più spregiudicati, ma certo non ci vengono a =
raccontare
le loro scoperte e realizzazioni! (I militari americani, e probabilmente
anche i sovietici, fanno ricerche - non si sa mai! - perfino sugli Ufo,
un concetto che eminenti scienziati combattono come una credenza =
fantascientifica).
Siamo quindi necessariamente nel campo delle speculazioni. Si possono =
certo
liquidare tutte le considerazioni precedenti come pura fantasia: ma mi =
pare
che sarebbe come mettere la testa sotto la sabbia.</P>
<P><B>Pretendere delle risposte</B></P>
<P>Si aggiungono però, a mio avviso, ulteriori interrogativi, =
anche
più inquietanti.<BR>
Se Bush ha autorizzato la realizzazione delle <I>mini-nukes</I> la loro
fattibilità deve già essere stata provata, o addirittura =
esse
devono già esistere, almeno come prototipi: gli eventuali test, =
di
bassissima potenza, non avrebbero violato il Ctbt e le strutture come la
National Ignition Facility e Mègajoule sarebbero destinate al =
loro
perfezionamento. Ai primi di febbraio Bush ha dichiarato: "Stiamo =
realizzando
nuove testate di piccola potenza per distruggere bersagli =
profondi".
Questo significa che già ci sono! E per un bersaglio di questo =
tipo
non può trattarsi delle testate tradizionali. Allora ci si =
può
chiedere se nelle guerre dell'ultimo decennio non siano state =
sperimentate
proprio queste nuove armi segrete, e gli effetti deleteri che vediamo (e
che si fa di tutto per negare e occultare) non siano dovuti ad esse. =
Forse
non si tratta dell'uranio depleto; oppure potrebbe trattarsi proprio di
quello, e in tal caso la struttura delle munizioni e il loro meccanismo
distruttivo sarebbero completamente diversi da come si dice. Certo si =
spiegherebbero
molte cose, che a chi scrive non sembrano spiegate in modo =
soddisfacente.<BR>
Sia come sia, credo che non possiamo semplicemente ignorare certi =
interrogativi
e che dobbiamo porre con nuova forza il problema e pretendere delle =
risposte,
prima che ci troviamo letteralmente immersi in una guerra nucleare senza
neppure accorgercene! Una volta si diceva: "Meglio attivi oggi che
radioattivi domani".</P>
<P><I>(Ringraziamenti dell'autore a Emilio Del Giudice per l'illuminante
discussione su questi argomenti e a Mauro Cristaldi ed Edoardo Magnone =
per
la collaborazione)</I></P>
<P><B>FONTI:</B></P>
<P>
www.enn.com/news/wire-stories/2002/11/11052002/ap_48881.asp;</P>
<P>
www.reutershealth.com/en/index/html;</P>
<P>
http://jama.ama-assn.org/issues/v288n10/ffull/jlf20033.html;</P>
<P>
www.nlm.nih.gov/medlineplus/news/fullstory_10239.html;</P>
<P>
http://www.eoslifework.co.uk/du2012.htm;</P>
<P>http//
www.eoslifework.co.uk/u232.htm; =
http://www.cursor.org/stories/uranium.htm;</P>
<P>Tom Squitieri, <I>Usa Today</I>, 11.12.2002;</P>
<P>Jean-Pierre Benjamin, <I>1999 - Iraq, L'Apocalisse</I>, Edizioni =
Andromeda,
Bologna;</P>
<P>André Gsponer, <I>From the Lab to the Battlefield? =
Nanotechnology
and Fourth-Generation nuclear weapons</I>, "Disarmament =
Diplomacy",
n. 67, ottobre-novembre 2002, =
http://www.acronym.org.uk/dd/dd67/67op1.htm;
http://arxiv.org/abs/physics/0210071;</P>
<P>Luc Allemand, <I>Mégajoule: le plus gros laser du monde</I>, =
"La
Recherche", N. 360, January 2003.</P>
<UL>
<LI><A HREF=3D"../intermarx/ossinter/ossinter.html">torna al =
menù
dell'osservatorio internazionale</A>
<LI><A HREF=3D"../intermarx/default.htm">home page</A>
</UL>
</BODY>
</HTML>
------=_NextPart_000_000C_01C31762.132DAC20--