[Cerchio] Fw: [movimento] Lo sciovinismo del linguaggio e la…

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Author: Pkrainer
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Subject: [Cerchio] Fw: [movimento] Lo sciovinismo del linguaggio e la sua funzione di prevaricazione
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From: "Pkrainer" <pkrainer@???>
To: <cerchiodig8@???>; <nihil@???>;
<libertari@???>
Sent: Monday, May 05, 2003 6:18 PM
Subject: Fw: [movimento] Lo sciovinismo del linguaggio e la sua funzione di
prevaricazione


>
>
>
>
> > Inoltro articolo del Comidad: Lo sciovinismo del linguaggio e la sua
> funzione di prevaricazione Uno degli effetti caratteristici della
> propaganda di dominio in tempi di guerra è quello della produzione e
> moltiplicazione delle spinte sciovinistiche. I vantaggi di questa

propaganda
> per il dominio sono evidenti: rafforzamento della coesione ideologica
> interna, esercizio della svalutazione morale e del disprezzo nei confronti
> del nemico, classificazione del dissenso interno come sostanziale
> fiancheggiamento del nemico, cioè tradimento, trasferimento della
> responsabilità dell'eliminazione fisica del nemico sul nemico stesso, in
> quanto la sua fondamentale diversità, la sua barbarie, ha prodotto le
> condizioni per una sorta di ineluttabile bonifica.
> > La recente "drôle de guerre" che gli USA hanno condotto contro l'Iraq
> non ha fatto eccezione e ci ha fornito molti esempi della tecnica di
> propaganda dello sciovinismo occidentale. Questa tecnica consiste nel

creare
> coppie di falsi opposti che si insinuano nella dinamica del linguaggio

fino
> a condizionarla e fino a imporsi come "realtà". Le coppie esplicite

generali
> sono quelle di occidente/oriente, democrazia/dittatura , quelle

implicite
> di civiltà/barbarie , cristianesimo/islam.
> > In questo modo i discorsi seguiranno questa strana biforcazione. Così

se
> il presidente Bush è attorniato da uno staff  di collaboratori, lo stato
> maggiore iracheno non poteva essere composto che da accoliti del rais, con
> tutte le caratteristiche del clan. Infatti Saddam aveva scelto i suoi
> satrapi fra i nativi di Tikrit, sua città natale, per legarli a sé secondo
> le regole del potere tribale. Mentre l'entourage di Bush è costituito da
> specialisti, magari selezionati in qualche convention, sorvolando su ogni
> legame parentale e affaristico.
> >    Se Saddam mette a capo della guardia repubblicana i suoi due figli,

ci
> troveremo di fronte al solito caso di nepotismo tipico di tutte le
> dittature. Se, dopo Bush senior, i cittadini americani dovranno godersi
> anche Bush jr. sarà opportuno parlare di una dinasty di uomini politici di
> successo.
> > Il trattamento dei prigionieri americani da parte degli iracheni è
> decisamente inumano e viola la Convenzione di Ginevra; nel caso dei
> prigionieri iracheni invece la questione non si pone neppure, visto che

per
> gli stessi soldati iracheni l'esser fatti prigionieri dagli americani
> rappresenta una liberazione.
> > Le immagini della propaganda televisiva rispettano questa

biforcazione.
> Le manifestazioni anti-americane in Iraq erano sguaiate, scomposte,
> violente, con l'immancabile bandiera a stelle e strisce data alle fiamme,

si
> trattava di dimostrazioni ovviamente volute ed organizzate dal regime. Le
> manifestazioni americane di sostegno alla guerra sono invece pacate e
> spontanee, fatte da gente composta che porta in braccio bambini biondi coi
> palloncini "support our troops". E d'altronde, mentre l'esercito iracheno
> era pronto a usare lo spietato terrore dei suoi quattromila kamikaze e

delle
> sue armi chimiche, l'esercito e l'aviazione anglo-americani si limitavano

a
> mettere a tacere le batterie nemiche oppure a rendere inoffensiva qualche
> divisione irachena, per poi dedicarsi alla loro attività preferita e cioè

di
> fornire pasti caldi e altri aiuti umanitari alla popolazione civile.
> > Se Saddam brandisce un fucile davanti alle sue truppe, siamo di fronte

ad
> una grottesca esibizione di protervia militaristica; mentre se Bush

atterra
> su di una porta-aerei, scendendo da un aereo da combattimento e con

indosso
> l'uniforme da pilota, lo fa per non far mancare a chi ha combattuto il
> riconoscimento della nazione. Ma il razzismo può anche utilizzare il
> giustificazionismo nei confronti dei suoi bersagli; quindi se gli iracheni
> si danno ai saccheggi, allora si tratta di una reazione prevedibile e
> comprensibile di sfogo, dopo la compressione dovuta alla dittatura; mentre

i
> saccheggi avvenuti a New York durante i black-out venivano bollati come

atti
> vandalici.
> > Questa manipolazione propagandistica non è basata su raffinate

alchimie
> comunicative, visto che il gioco è abbastanza scoperto, ma si veicola
> attraverso l'intimidazione, al punto che nelle sedi della comunicazione
> ufficiale anche le osservazioni più ovvie saranno rigorosamente evitate.

In
> altre parole, la propaganda non è semplice manipolazione dei dati e delle
> menti, ma è anche, nella sua sfacciataggine, una prevaricazione, ovvero
> un'esibizione della propria potenza e della propria posizione di forza, in
> quanto andarla a smentire comporterebbe il pagare un prezzo che molte
> persone non si sentono di sostenere, un prezzo in termini di aggressione e
> di isolamento.
> > La prevaricazione propagandistica consiste appunto in questo gioco
> ambivalente: da un lato si mostra una suscettibilità puntigliosa e
> vittimistica nei confronti di ogni cenno di sospetto e, nello stesso

tempo,
> si fa capire sfacciatamente che ciò che si sospetta è sin troppo vero.
> > Sarebbe quindi errato assumere un atteggiamento di superiorità o di
> sussiego nei confronti di questa propaganda, considerandola una
> dimostrazione di rozzezza culturale. In realtà, chi porta avanti questa
> propaganda sa benissimo cosa sta facendo, si muove su un terreno

consolidato
> e fa affidamento su reazioni prevedibili.
> > Il vero inganno di questa propaganda non consiste perciò nella versione
> dei fatti che va a rappresentarti, ma nella enfatizzazione della propria
> posizione di forza, che viene ingigantita agli occhi di chi riceve il
> messaggio. Non è quindi la forza a determinare l'atteggiamento di

arroganza,
> ma è l'arroganza che tende a far immaginare una potenza maggiore di quella
> che in realtà non sia. La "legge del più forte" diviene perciò la menzogna
> propagandistica più insidiosa, perché fa passare per pura forza ciò che in
> realtà poggia su meccanismi conformistici.
> > Non a caso, l'aggressione nei confronti dell'Iraq e la sua conquista da
> parte degli Usa, si sono potuti consumare soltanto attraverso la rete di
> complicità di soggetti apparentemente neutrali, o che si dichiaravano
> addirittura critici nei confronti dell'aggressione stessa.
> >
> > ComidadNapoli, maggio 2003
> >
> >
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