[Cerchio] tormentoni e spossatezza

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Aihe: [Cerchio] tormentoni e spossatezza
Tempo fa ho ascoltato una registrazione della Shiva in cui parlava
di globalizzazione e di culture e tradizioni locali. Per come l'ho
inteso io si riferiva al fatto che comunque in terre differenti si sono
evolute culture e tradizioni differenti e che la globalizzazione sta
distruggendo tutto ciò con grande danno per le popolazioni che sono
costrette a subire passivamente. Nonostante il discorso generalizzato a
360 gradi, lei, si riferisce, in particolare, alla cultura contadina della
sua terra di origine, a ciò che comporta la globalizzazione del settore
alimentare, a ciò che comporta la globalizzazione delle sementi. Anche
io credo che le differenze locali siano antecedenti alla storia
(scritta) e, di sicuro, al capitale. Le culture derivano da storie molto antiche,
esse si sono poi trasformate e hanno preso e perso ma l'origine rimane
antichissima e anche molti suoi tratti.



On Fri, May 02, 2003 at 11:46:20PM +0200, clochard wrote:
> Mi ero proposto di stuzzicare e non potevo dire molto io, x forza dovevo
> andare alla brutto Dio!
> Marx era figlio del suo tempo - così rispondo a Tuula - ma mi rifiuto di
> considerare il suo lavoro una variante della dialettica dell'Illuminismo.
> Non offriva domani radiosi ai sui contemporanei: li chiamava alla lotta, al
> di fuori di ogni determinismo storico.
> E' anke vero ke larghe e spesso violente furono le resistenze
> all'introduzione del "nuovo" regime, ma altrettanto diffusa era la stankezza
> e l'odio per le precedenti, soffocanti gerarkie.
> Questa parte di Marx, Paolo, mi sembra datata solo nel senso di
> "pacificamente archiviata". Poi, il suo "meglio" era strettamente connesso
> alle nuove possibiltà di lotta ke si diskiudevano, alle nuove alternative di
> organizzazione umana. Non un panegirico ma un grido di battaglia!
> Analogamente, non penso ke si debba esser contro la globalizzazione delle
> relazioni in se stessa - anzi ho sempre pensato ke i compagni intorno a me
> la vedessero allo stesso modo - ma contro una specifica configurazione di
> tali relazioni (i trattati capestro, gli impicci delle corporation ke
> giustamente denuncia Vittoria, su tutto questo siamo d'accordo, ci
> mankerebbe!!! Come anke sul fatto ke violenza e sfruttamento sono ancora +
> aumentati).
> Il fatto è ke da un lato tale evoluzione era nelle cose e, dall'altro, in un
> certo senso e con tutte le deformazioni del caso, è stata la risposta
> capitalistica alla crisi e al ciclo mondiale di lotte degli anni '60 e '70.
> Inoltre, se oggi ci sono le guerre di Bush, non dovremmo avere nostalgia di
> una belle époque del pre-global: massacri e atrocità senza tregua,
> nazionalisno, colonialismo, imperialismo.
> Dicevo ke Vandana Shiva pone male la questione. Concediamole ke è difficile
> farlo bene nello spazio di un articolo, ma è un fatto ke pone l'accento su
> alcuni fenomeni sganciandoli dal loro retroterra o almeno saltando molti
> passaggi logici.
> Il comun denominatore di certi discorsi, non solo suoi, sembra la rimozione
> della SUSSUNZIONE REALE.
> Da tale rimozione scaturisce l'assunto ke le differenze locali siano, come
> dire, naturali, preesistenti alla storia e al capitale. A me sembra una
> baggianata, francamente!
> Si pretende ke ci sia ancora qualcosa di "vergine", di "protetto", di
> ESTERNO ai processi del capitale stesso.
> Ecco ke, da malposte, queste posizioni diventano dannose, perkè sollevano
> polveroni, perké, magari con le migliori intenzioni, occultano la
> possibilità ke tali localismi possano essere prodotti dal e funzionali al
> capitale globale stesso, perké, in definitiva, ostacolano l'individuazione
> del nemico.
> Sono d'accordo con Paolo quando dice ke l'internazionalismo proletario, ke
> ha pur funzionato fino a 30 anni fa, ha esaurito la sua spinta.
> Il nuovo ambiente contiene grandissime potenzialità di lotta e di
> liberazione umana, ma i meccanismi di circolazione e diffusione
> dell'antagonismo funzionano in un modo ke ancora non abbiamo imparato a
> padroneggiare.
> Evidentemente ci aspetta molto lavoro non alla brutto Dio. Ma se non amiamo,
> giustamente, le concezioni provvidenzialistike della storia, dobbiamo
> puntare tutto sulla nostra volontà e sui nostri desideri, attenti ad
> evidenziare tutte le smagliature del nemico e i momenti in cui lo sviluppo
> storico può aprire possibilità alternative.
> Rapidamente: nazionalismo e terzomondismo sono un pericolo xké fuorvianti,
> non xké attuali. Stati-nazione (usa a parte) e i, II, III, IV mondo non
> esistono +: è tutto un sistema con aree dominanti e aree subalterne, ma
> dinamico e continuamente modulato, pezzi di III mondo nel cuore del I e
> viceversa.
> Il pericolo è nel camminare voltati indietro...
> Dice ancora Paolo:
> >Prima che arrivassero gli zapatisti con la cosa del
> >mondo che contiene molti mondi, un approccio che fosse insieme
> >antinazionalista e tuttavia fondato su una molteplicità CRESCENTE, non solo
> >da rispettare ma da incentivare, era un punto di vista del tutto
> >impercettibile fuori da un certo ambito anarchico
>
> Omaggio agli zapatisti e agli anarchici, ma talune propaggini del '68 ci
> erano arrivate. Penso alle femministe e all'opera principale di Deleuze e
> Guattarì, ke guarda caso ha titolo Mille Piani. Ne traggo spunto per dire ke
> la molteplicità può non necessariamente legarsi a un territorio.
> con stima e affetto
>
> enrico
>
>
>
>
>
> ----- Original Message -----
> From: "Pkrainer" <pkrainer@???>
> To: <cerchio@???>
> Sent: Friday, May 02, 2003 11:06 AM
> Subject: Re: [Cerchio] tormentoni e spossatezza
>
>
> >
> > ----- Original Message -----
> > From: "clochard" <spartacok@???>
> >
> > > Avevo spedito il discutibile testo di Vandana Shiva - la globalizzazione
> e
> > > il suo declino - proprio per sfruculiare i compagni, ma nessuno ha
> > raccolto
> > > la provocazione. Forse il tormentone su Cuba ha lasciato spossatezza...
> > > Discutibile, perké sebbene contenga molte verità si attesta su una linea
> > di
> > > difesa di ciò ke è locale, di resistenza all'accelerazione dei flussi
> del
> > > capitale. "Questa" globalizzazione porta tragedie, d'accordo, ma, come
> > > sosteneva Marx, il capitalismo era sempre meglio delle forme di società
> e
> > > dei modi di produzione ke aveva soppiantato.
> >
> > non era meglio, al massimo portava con sè delle conseguenze positive; ma,
> da
> > una parte, credo che questo sia cessato da un pezzo; dall'altra credo che
> > Marx avesse sottovalutato quanto di difesa del precedente legame sociale
> ci
> > fosse nel movimento operaio del suo tempo: insomma é uan delle parti più
> > datate di Marx, andrei davvero cauto a riproporla così senza cautela
> >
> > E qui, invece, si cerca,
> > > analogamente a quanto fa gran parte della sinistra e dello stesso
> > movimento
> > > no-global, di reintrodurre localismi - se non nazionalismi -, identità
> > > superate, barriere.
> >
> >
> > infatti credo, proprio a partire dalla propsota zapatista (sempre
> > sottovalutata a quanto vedo anche da persone acute e attente: capisco che
> i
> > Disobbedeinti sono i peggiori amabasciatori e i più abusivi possibili...),
> > che si tratta di spezzare il elgame mortale fra barriere e specificità.
> > Perché il mondo che contiene molti mondi, >é un mondo in cui si abbattono
> e
> > non si elvano barriere. Da questo punto di vista c'é da registrare una
> > cospicua involuzione
> >
> > > A mio avviso si tratta di posizioni reattive e, nonostante l'ammirazione
> x
> > > la combattività di alcuni suoi sostenitori, mal poste e dannose.
> > > Ciao
> > >
> > > enrico
> >
> > un po' alla brutto Dio, no? non ti pare che la cosa sia un pochino meno
> > semplice?
> >
> >
> >
>
> >
>
>
> per cancellarsi dalla lista, andare su https://www.inventati.org/mailman/listinfo/cerchio


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Le conquiste ottenute con la forza
richiedono un continuo ricorso alla forza
per poter essere mantenute;
è preferibile, perciò, convincere anziché costringere,
motivare anziché obbligare.
                    Mahatma Gandhi