[RSF] Newsletter 1 - Campagna Questo Mondo Non E' In Vendita

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Autor: Luigi Pirelli
Data:  
Assunto: [RSF] Newsletter 1 - Campagna Questo Mondo Non E' In Vendita
Date: Wed, 23 Apr 2003 10:01:07 +0200
From: Campagna WTO <info@???>

QUESTO MONDO NON E' IN VENDITA
**NEWSLETTER N° 1 del 15 aprile 2003*

Care amiche e amici,

come in molti altri paesi europei ed extra-europei, anche in Italia è
attiva dal 30 gennaio scorso, la campagna "Questo Mondo Non E' In
Vendita", nel tentativo di fermare l'espansione del Wto in vista della V
conferenza ministeriale di Cancun, che si svolgerà a settembre di
quest'anno.

Uno degli obiettivi della campagna è quello di informare il più
capillarmente possibile cittadini, associazioni della società civile ed
istituzioni sui rischi e le minacce di un ulteriore espansione ed
allargamento dei poteri del Wto, e sul ruolo dell'Unione Europea nei
negoziati preparatori, per generare una pressione che contribuisca ad
arrestare questa espansione.

Per questo motivo abbiamo pensato di inviare periodicamente una
Newsletter contenente un riassunto delle principali novità in materia di
Wto, l'andamento dei negoziati e le richieste della società civile.

Speriamo di farvi cosa gradita inviandovi questo primo numero della
newsletter, che vi invitiamo a fare circolare.

Per qualunque informazione, se non desiderate ricevere ulteriori
messaggi o se volete comunicarci i nomi di persone o associazioni che
potrebbero essere interessate a riceverli, vi preghiamo di scriverci
all'indirizzo: info@???

<mailto:info@campagnawto.org>Per ulteriori informazioni e per aderire
alla campagna, come singoli o organizzazioni, potete visitare il nostro
sito: www.campagnwto.org <http://www.campagnwto.org/> .

Ciao a tutte/i e grazie per l'attenzione

La Campagna "Questo Mondo Non E' In Vendita" è promossa da:

Arci, Attac, Azione Aiuto, Banca Etica, Campagna Riforma Banca Mondiale,
Centro Internazionale Crocevia, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Chiama
l'Africa, CIPSI, DeA - Donne e Ambiente, Focsiv, GreenPeace, Lila
Cedius, Lunaria, Mani Tese, Rete Lilliput, Roba Dell'Altro Mondo, Terra
Madre, Terra Nuova - Gruppo di appoggio al movimento contadino
africano, Unione degli Studenti, Unione Degli Universitari

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*La situazione attuale dei negoziati

*Il 31 marzo e' passato da qualche giorno e qualcuno si stara' chiedendo
se nel palazzo ginevrino di Rue de Lauzanne, sede del WTO, siano state
rispettate le importanti scadenze legate alla fine del mese di marzo.

Il 31 marzo era infatti la data, stabilita a Doha nel novembre 2001, per
presentare le offerte negoziali, cioe' i fatidichi elenchi con i settori
che ciascun Paese si impegna a liberalizzare nei prossimi anni.

L'Unione Europea ha lavorato intensamente, come principale attore, nei
negoziati sul commercio dei servizi, presentando un anno fa delle
richieste molto aggressive agli altri Paesi membri. Ma se non le e'
stato difficile a suo tempo preparare le 109 richieste, con disappunto
del Commissario Lamy, proprio l'UE ha mancato la data del 31 marzo e non
e' riuscita a presentare la sua offerta, superata sulla linea del
traguardo da USA, Canada, Australia, Giappone e Nuova Zelanda.

Le pressioni dei vari "rami" nazionali aderenti alla Seattle to
Bruselles Network si sono fatte sentire nelle varie capitali dei 15
Paesi dell'Unione ed hanno rallentato i lavori (il problema e' citati
esplicitamente in una nota del 12 marzo inviata di Lamy e Fischler agli
altri Commissari Europei). Il 26 marzo scorso, l'incontro del Comitato
133 che avrebbe dovuto approvare il documento delle offerte ha dato
fumata nera.

Ha pesato la scelta dell'Austria, di non poter prendere alcuna decisione
prima di una discussione parlamentare, hanno pesato soprattutto i dubbi
suscitati dall'apertura al movimento di persone fisiche evidenziato in
ogni modo dalla Dg Trade come passo in direzione dei Paesi in Via di
Sviluppo (PVS), apertura a ben guardare assolutamente debole ma comunque
in grado di suscitare reazioni dalle capitali Europee, ultrasensibili
sul tema immigrazione.

Il Belgio aveva palesato dubbi sull'offerta del servizio postale e
qualche problema pare sia emerso sul trasporto aereo. Morale della
favola le offerte europee non sono ancora pronte.

Sono stati invece puntualissimi gli USA visto che il collega di Lamy,
Robert Zoellick, in una conferenza stampa il 31 marzo ha illustrato i
positivi sviluppi che il negoziato GATS potra' avere per gli Stati Uniti
d'America.

Lori Wallach (Public Citizen), ha commentato molto aspramente la
proposta USA, soprattutto per la mancanza di trasparenza e di qualsiasi
forma di confronto con la società civile americana nella sua
preparazione, rilevando come l'attenzione dei mass media sulla guerra
stia permettendo all'amministrazione Bush di definire liberamente gli
obiettivi di questi negoziati.

Nella sua conferenza stampa, Zoellick, ha ricordato che il settore dei
servizi fornisce l'80% degli impieghi USA e produce il 64% del PIL;
secondo uno studio della Universita' del Michigan, l'eliminazione di un
terzo delle barriere nel commercio dei servizi si tradurrebbe in un
beneficio di 150 miliardi di dollari all'anno per l'economia USA (ben
2.100 dollari per una famiglia composta da quattro persone ha
evidenziato in conferenza stampa Zoellick)

Cosa offrono gli USA ?

Ovviamente i settori in cui si sentono forti: assicurazioni, banche ed
altri servizi finanziari, telecomunicazioni, energia, istruzione
superiore e servizi ambientali. Nel concreto si tratta di una offerta
non dissimile da quella che l'UE sta discutendo, confermando la
strategia dei Paesi ricchi di premere l'acceleratore sulle richieste
verso altri Paesi, ma di mantenersi prudenti nelle offerte.

Nel comunicato stampa dell'USTR (United States Trade Rapresentative)
addirittura si parla di difesa dei servizi gestiti in monopolio come le
poste e gli acquedotti per i quali "il GATS non e' lo strumento
appropriato per la privatizzazione dei servizi pubblici statunitensi"
("GATS is not the appropriate vehicle for pursuing privatization of U.S.
public services"), ricordiamo che gli acquedotti in USA sono ancora
gestiti a livello municipale e le privatizzazioni sono delle eccezioni
al contrario della situazione europea.


Ma se la scadenza GATS e' stata in parte rispettata, assolutamente
mancata e' invece la scommessa relativa ai negoziati agricoli.

Certo non e' una sorpresa, forse ci si attendeva l'impossibile visto che
nessuno avrebbe scommesso qualcosa sulla possibilita' di un accordo
sulle modalita' di prosecuzione del negoziato piu' delicato del Doha
Development Round.

Ma se largamente atteso era il mancato rispetto della scadenza non
altrettando era il modo, la distanza e soprattutto il clima dei negoziati.

Mai come in questo momento c'e' stata tanta distanza e cosi' poca voglia
di avvicinamento fra le diverse posizioni.

Lo stesso Stuart Harbinson, Chairman del Comitato AoA (Agreement on
Agricolture), ha ammesso che "la situazione in cui ora ci troviamo e'
molto seria", stanchi appaiono i negoziatori dei PVS, irremovibili
quelli Europei e sempre piu' distanti quelli statunitensi, pressati al
loro interno dai membri del Congresso che sono arrivati a minacciare la
"chiusura" del WTO se gli europei si ostineranno a difendere i loro dazi
doganali e i loro sussidi, oltre che a resistere all'importazione di
prodotti geneticamente modificati.

Lo stallo dei negoziati agricoli spaventa molto perche' il rischio di
rimandare ogni decisione a Cancun rischia di far saltare il vertice.

Gia' il menu' per la quinta conferenza ministeriale WTO e' ricco, gia'
il tema investimenti ed altri new issues non sara' facile da risolvere,
inserirvi l'agricoltura senza alcun accordo preventivo significherebbe
condannare Cancun ad un fiasco solenne.

USA ed UE lo sanno molto bene, entrambi il 2 aprile hanno infatti
ribadito che nei prossimi cinque mesi l'obiettivo e' proprio quello di
raggiungere un accordo sulle modalita', e non solo per agricoltura, ma
anche per la riduzione delle tariffe sui prodotti industriali (la
relativa scadenza e' il 31 maggio prossimo) e per l'avvio dei negoziati
sui new issues. Ma per raggiungere questo ambizioso risultato, dovranno
assolutamente ritrovare la volonta' politica di trovare un accordo che
necessita qualche sacrificio ma senza il quale nessun PVS siglerebbe il
Round.

Riguardo ai new issues, l'Unione Europea ha fatto un passo molto
importante mettendo sul tavolo una proposta relativa alle "modalita'" di
negoziazione dei quattro temi oggetto del contendere: investimenti,
appalti governativi, regole di concorrenza e regole di facilitazione al
commercio.

Il documento e' molto chiaro e ribadisce che questi quattro temi sono in
fase di chiarimento ma che i negoziati inizieranno dopo Cancun essendo
elementi chiave della Doha Development Agenda ed essendo parte del
single undertaking cioe del meccanismo WTO per cui ogni Paese e'
obbligato ad accettare tutti gli accordi negoziati o ad andarsene.

La proposta UE percio' mira a fare chiarezza sulle modalita' che sono
l'unica cosa da decidere a Cancun, essendo stato gia' deciso a Doha di
avviare questi negoziati.

Nel corso del WTO Trade Negotiations Committee, il comitato che
sovraintende a tutti i negoziati settoriali, svoltosi dal 2 al 4 aprile
a Ginevra, il direttore generale del WTO, Supachai Panitchpakdi, ha
naturalmente spronato i Paesi membri ad investire energie per evitare
nuovi fallimenti, ricordando che sul WTO gia' pesa il mancato rispetto
dell'impegno preso nel novembre 2001 sul tema TRIPS (l'accordo relativo
alle proprieta' intellettuali) e salute pubblica.

Per non parlare del trattaento speciale e differenziato per i PVS di cui
si discute da anni in modo sterile.

Per questo sono in programma ben due mini ministeriali (incontri
ristretti a cui partecipano poco piu di una ventina di Paesi): il primo
dovrebbe svolgersi il 27 maggio a Copenaghen, in Danimarca, mentre un
secondo e' previsto in Egitto il 21/22 giugno.

La guerra in Iraq certo contribuisce a complicare il quadro dei
negoziati e a generare incertezza, parra' incredibile ma le imprese
europee stanno gia' facendo pressione sulla Commissione Europea perche'
segnali agli USA che nella gestione del post guerra le imprese americane
evitino di lasciar loro solo le briciole.

Arancha Gonzalez, portavoce della Commissione Europea in una
dichiarazione del 10 Aprile, ha fatto sapere che verranno esaminati i
nuovi contratti di fornitura per verificare che rispettino le regole del
WTO, in particolare quelle relative agli appalti governativi previsti da
un accordo plurilaterale (Government Procurement Agreement) firmato sia
da UE che dagli USA.

La commissione eparticolarmente preoccupata da una proposta approvata
dalla Camera dei Rappresentanti Statunitensi che esclude imprese
francesi e tedesche dai nuovi appalti post-bellici.

Insomma i prossimi cinque mesi non si presentano meno turbolenti degli
ultimi ma saranno assolutamente decisivi per stabilire la riuscita o
meno della Conferenza di Cancun e con essa il futuro stesso di una
organizzazione che rischia il collasso.


     *Attività della Campagna


     O LA BORSA O LA VITA *


raccogliamo fondi per la Campagna WTO

In occasione della riunione WTO di Cancun del settembre prossimo, *ROBA
dell'Altro Mondo* (www.robaweb.com
<\cgi-bin\vlink.cgi?Link=http%3A\\www.robaweb.htm>), cooperativa
d'importazione equa e solidale - e tra i promotori della campagna - ha
lanciato "O LA BORSA O LA VITA": attraverso la vendita di borse di juta
raccogliere fondi per finanziare ulteriormente la campagna WTO.

Le borse sono prodotte in Bangladesh da COOR-The Jute Works, uno dei
produttori bengalesi equi e solidale più conosciuti, e sono
contrassegnate da un adesivo con il logo della campagna. Il prezzo di
ogni borsa è stato maggiorato di 50 centesimi, arrivando a 3.39
centesimi al pubblico, questa maggiorazione escluse spese ed IVA sarà la
quota che finirà direttamente nelle casse della campagna.

*Lo sconto rispetto al prezzo al pubblico per comitati, gruppi od
associazioni è del 34%.*

COME POSSONO ESSERE ORDINATE DA GRUPPI O ASSOCIAZIONI?

è necessario un codice fiscale (se persona fisica) o una partita Iva (se
associazione).
per ordini fino a 50 borse le spese postali sono 5.16 euro con consegna
in 5 giorni
il pagamento è in contrassegno alla consegna della merce
mandando la richiesta d'ordine a info@???
<\cgi-bin\webmail.cgi?Act_V_Compo=1&mailto=info@???> con come
oggetto "borse juta wto" o telefonando allo 0185 54830

L'alternativa è coordinarsi con la Bottega equa e solidale più vicina.
Assieme alle borse verranno fornite due locandine da appendere per
pubblicizzare l'iniziativa.