[RSF] [disobbedienti.roma] Intervista a Naomi Klein: "Diritt…

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Autore: forumroma@inventati.org
Data:  
Oggetto: [RSF] [disobbedienti.roma] Intervista a Naomi Klein: "Diritto a resistere"
----- Inoltrato da Maria Teresa Gennari/INA/Inadg il 23/04/03 08.52 ---=
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                      <marco.cianfanelli@???>         Per:      "dis=
obbedienti roma "                            =20
                      Inviato da:                         <disobbedient=
i.roma@???>                        =20
                      disobbedienti.roma-admin@in        Cc:           =
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                      ventati.org                        Oggetto:  [dis=
obbedienti.roma] Intervista a Naomi Klein:   =20
                                                          "Diritto a re=
sistere"                                     =20
                                                                       =
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                      22/04/03 13.58                                   =
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Intervista a Naomi Klein: "Diritto a resistere"





Intervista a Naomi Klein (spagnolo, tradotta all'italiano) - Argentina,=

movimenti globale contro la guerra, disobbedienza...

Intervista a Naomi Klein
"Abbiamo diritto a resistere"

Marcelo Exp=F3sito. Culturas, giornale La Vanguardia, Barcellona,
mercoledi 9 aprile 2003.

Naomi Klein e Avi Lewis realizzano in Argentina un film alimentato da
una ricerca realizzata da un collettivo di artisti e attivisti di tutto=

il mondo, un'opera che dar=E0 vita anche a un sito Web e a un libro o u=
na
serie di pubblicazioni. Il lungometraggio approfondisce la politica
di "dar voce a chi costruisce giorno per giorno alternative pratiche al=

capitalismo globalizzato", un argomento che rappresenta l'altra faccia
delle critiche di Klein a certe tendenze verso l'organizzazione
centralizzata e alla teorizzazione di "agende comuni" nel movimento dei=

movimenti ("Il sequestro del Forum Sociale Mondiale",
http://www.nologo.org). "Recinti e finestre" o il suo articolo sul
movimento
contro la guerra ("1000 Voil=E0 Moments to Stop the War") vanno in
direzione opposta.

ME: Il film, come i suoi testi recenti, sembra prestare attenzione alla=

proliferazione di alternative e alla decentralizzazione delle modalit=E0=

di opposizione al capitalismo.

NK: Il titolo "Fire the Experts" ("Licenziate gli esperti") fa da eco
allo slogan "=A1que se vayan todos!" ("Se ne vadano tutti!"). Molta gen=
te
in questo paese ha creduto nell'efficacia del lavoro di esperti che
adesso sono stati screditati. Nonostante sia realizzato in prossimit=E0=

della campagna presidenziale, non sar=E0 un classico film sulle elezion=
i,
ma piuttosto parler=E0 della democrazia, da vari punti di vista. Abbiam=
o
la visione classica della democrazia rappresentativa, e a un altro
livello la presenza del Fondo Monetario Internazionale (FMI), che ha
avuto colloqui con i vari candidati per assicurarsi che nessuno cambi
sostanzialmente la politica economica del paese. Come contrasto
vogliamo mostrare i movimenti che, senza aspettare messianicamente un
salvatore, costruiscono vie alternative giorno per giorno. Abbiamo
parlato con i piqueteros degli MTD (Movimenti dei Lavoratori
Disoccupati) per sapere cosa fanno per ridurre la loro dipendenza da
un "falso Stato" che non =E8 pi=F9 in grado di farsi carico di necessit=
=E0
sociali basilari. Il mercato mondializzato ne ha gi=E0 creati diversi d=
i
questi "falsi Stati", le cui condizioni di crisi favoriscono l'emergere=

di fondamentalismi religiosi o del fascismo. In Argentina al contrario
sorgono invece risposte che hanno una base popolare: nei quartieri dove=

la gente crea microimprese o mense, e anche, su scala pi=F9 ampia, nell=
e
fabbriche che gli operai hanno occupato per continuare a farle
funzionare. In questo paese come in altre parti del mondo si =E8
verificato un processo di deindustrializzazione per cui le fabbriche
semplicemente chiusero quando il capitale si spost=F2 in altri luoghi c=
on
condizioni economiche pi=F9 favorevoli. L'immagine delle fabbriche chiu=
se
e della fuga dei capitali in un mercato globale in cui i lavoratori non=

hanno nessun potere =E8 il miglior simbolo di quello che non funziona
nella globalizzazione economica. Per=F2 qui gli operai in molti casi
hanno deciso non di interrompere, ma di autogestire la produzione. Di
questo parla il film: dello spirito di autonomia sociale, in contrasto
con i politici che arrivano e si propongono come salvatori delle masse,=

e con il FMI che aleggia su tutto.

ME: Intendete evidenziare un qualche tipo di connessione fra i
movimenti popolari in Argentina e il movimento globale?

NK: In effetti crediamo che molti dei temi che hanno provocato le
nostre proteste nel movimento globale qui si sono state particolarmente=

intense. E anche molte delle alternative che abbiamo abbozzato in certi=

momenti di convergenza (centri sociali occupati, contro-conferenze,
varie forme di azione diretta...) qui sono in atto in tutto il paese.
Vogliamo mostrare tutto ci=F2 in una situazione specifica, senza analis=
i
generalizzate, che in questo momento mi sembrano poco utili.

ME: Qual =E8 il senso di estendere la disobbedienza sociale, come per
esempio le "bombe di pace" che lei ha proposto di "lanciare" in tutto
il mondo per bloccare la guerra contro l'Iraq?

NK: E' qualcosa che sta gi=E0 succedendo. Guarda in Italia il blocco de=
i
treni che trasportano equipaggiamenti militari per la guerra. Pensa
allo smantellamento di un aereo militare in Irlanda, o il rifiuto di
caricare le navi in molti porti. Si tratta di un aspetto della nostra
idea di globalizzazione: circondare e fare pressione da tutte le
direzioni. Pressione reale, non solo simbolica. In questo momento
questa idea trova un appoggio massiccio perch=E9 l'attuale movimento
contro la guerra ha molto a che vedere con la crisi della democrazia.

ME: Come possiamo rendere legittima l'idea di una forma reale, non
simbolica, di disobbedienza su larga scala nello scenario
di "criminalizzazione della dissidenza" aperto, secondo "Recinti e
finestre", dopo l'11-S?

NK: Credo che oggi abbiamo un'opportunit=E0 senza precedenti perch=E9
l'opinione pubblica in paesi come la Spagna, l'Italia o il Regno Unito
=E8 preoccupata e si oppone alle iniziative dei propri governi. Si pu=F2=

dire tranquillamente: benissimo, abbiamo espresso la nostra opinione,
abbiamo riempito le strade e tutto questo non cambia nulla. Chiaramente=

bisogna fare qualcosa di pi=F9, azioni pi=F9 elaborate. Il Movimento de=
i
Disobbedienti in Italia ha elaborato un tipo di "difesa aggressiva",
per niente passiva: la sua resistenza =E8 effettiva. Ma mai violenta.
Voglio essere precisa su questo punto delicato: dopo l'11-S, penso che
non sia pi=F9 fattibile appoggiare qualunque tipo di resistenza. Solo s=
e
facciamo in modo che sia ben chiaro che siamo per le tattiche che
rispettano le vite umane e che non considerano le persone come "danni
collaterali", saremo in grado di far crescere la legittimit=E0 di un ti=
po
di azioni pi=F9 efficaci. Non possiamo permetterci di lasciare ai nostr=
i
avversari la possibilit=E0 di confondere facilmente la differenza fra
forme di opposizione legittima e altre che non lo sono. Per=F2 l'altro
aspetto che mi preoccupa =E8 il solipsismo del "pacifismo debole". Per
tutto lo scorso anno ho osservato in America Latina le lotte dei
contadini in Bolivia, dei piqueteros in Argentina... Il loro messaggio
non =E8 "pace", ma piuttosto: "c'=E8 una guerra gi=E0 in atto", che col=
pisce
il lavoro delle persone, la loro vita quotidiana. E hanno diritto a
resistere. C'=E8 bisogno di progredire nelle tattiche di lotta per la
giustizia sociale, e farlo con attenzione: perch=E9 nello stesso moment=
o
in cui ci scontriamo contro la logica della guerra, dobbiamo anche
proteggere il nostro stesso diritto a combattere.

Trad. ital.: Vanni Brusadin.



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